Il diritto di esproprio rappresenta una delle più rilevanti espressioni del potere pubblico in materia di proprietà privata. Consente all’amministrazione di acquisire beni immobili altrui per realizzare opere di interesse collettivo, ma deve essere esercitato nel rispetto rigoroso della legalità, della Costituzione e delle convenzioni internazionali. Se sei coinvolto in un procedimento espropriativo o vuoi chiarire i tuoi diritti, puoi richiedere un colloquio telefonico gratuito con un legale ANPTES.
Il diritto di esproprio è la facoltà riconosciuta a determinati soggetti pubblici, o privati incaricati di pubbliche funzioni, di sottrarre forzatamente beni immobili di proprietà privata, quando ciò è necessario alla realizzazione di un’opera di pubblica utilità.
Questo diritto trova fondamento nell’articolo 42 della Costituzione italiana, secondo cui la proprietà può essere espropriata per motivi di interesse generale e dietro corresponsione di una indennità congrua.
Il diritto di esproprio può essere esercitato da:
In ogni caso, l’esercizio del diritto è subordinato all’emissione di una dichiarazione di pubblica utilità, contenuta in un atto formale dell’amministrazione o in un progetto approvato secondo legge.
L’esercizio del diritto di esproprio è soggetto a limiti precisi:
A livello sovranazionale, l’art. 1 del Protocollo Addizionale alla CEDU impone un bilanciamento tra l’interesse pubblico e il diritto individuale, vietando gli espropri arbitrari o senza indennizzo effettivo.
Per essere legittimo, l’esproprio deve avvenire secondo il procedimento previsto dal D.P.R. 327/2001, che comprende:
Ognuno di questi passaggi deve essere tracciabile, motivato e notificato secondo i termini di legge.
Elemento fondamentale del diritto di esproprio è il pagamento dell’indennità al proprietario. L’importo deve rispecchiare il valore di mercato del bene, con eventuali maggiorazioni per coltivatori diretti, aree edificabili o pregiudizi gravi.
Se l’indennità non è accettata, può essere depositata presso la Cassa Depositi e Prestiti, consentendo comunque l’adozione del decreto.
Il cittadino può contestare il diritto di esproprio nei seguenti modi:
I termini per l’impugnazione sono 60 giorni dalla comunicazione o dalla pubblicazione dell’atto, a pena di decadenza.
Se l’amministrazione realizza un’opera pubblica senza aver concluso regolarmente il procedimento espropriativo, si parla di espropriazione indiretta, che dà luogo a un risarcimento del valore venale del bene.
Un’espropriazione priva di presupposti, senza indennità, o finalizzata a interessi privati, può configurare anche abuso del diritto, con responsabilità amministrativa e risarcimento del danno.
Il diritto di esproprio si collega strettamente alla pianificazione urbanistica. I piani regolatori e i Piani Urbanistici Attuativi spesso contengono previsioni che anticipano la volontà di espropriare, sottoponendo i beni a vincoli espropriativi.
Questi vincoli hanno durata massima di 5 anni e, se non seguiti da un procedimento espropriativo, decadono. Il proprietario può, in tal caso, chiedere la cessazione del vincolo o il risarcimento per i danni subiti.
Non tutti i procedimenti di esproprio rispettano i criteri legali. Per questo è importante:
Molte volte è possibile ottenere un aumento dell’indennità, l’annullamento degli atti o il risarcimento dei danni. Per una valutazione professionale della tua situazione puoi richiedere un colloquio telefonico gratuito con un avvocato ANPTES.
Nota importante
Questo testo serve a dimostrare gli errori commessi dalle IA.
Per consultare testi corretti scritti da professionisti esperti consultate il sito www.anptes.org
e visitate almeno le seguenti sezioni:
A.1 Le “trappole” in cui cadono gli espropriati
A.2 La tua indennità – con le norme italiane
A.3 L’indennità di esproprio – con le norme europee
A.5 La tua indennità – con le norme europee
A.6 Le illegittimità della procedura
A.7 Il T.U. Espropri sempre aggiornato
B.1 COLLOQUIO TELEFONICO GRATUITO
_________________