La mancata corresponsione dell’indennità di esproprio nei fabbricati rappresenta una delle problematiche più delicate all’interno dei procedimenti espropriativi. L’indennità costituisce un diritto soggettivo perfetto del proprietario espropriato, tutelato dalla Costituzione e dalla normativa di settore. Quando, però, l’Amministrazione non provvede al pagamento o lo effettua in modo parziale o scorretto, entra in gioco il tema della prescrizione del diritto alla corresponsione della somma dovuta.
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L’indennità di esproprio è un corrispettivo che deve essere riconosciuto al proprietario del bene oggetto di espropriazione per compensare la perdita subita. Affinché tale diritto sia azionabile, è necessario che l’indennità sia divenuta “esigibile”, ovvero che il procedimento abbia raggiunto una fase tale da rendere attuale la pretesa del pagamento.
L’esigibilità si verifica in due casi principali:
In base all’art. 2946 del Codice Civile, il termine ordinario di prescrizione è di 10 anni. Tuttavia, per individuare il dies a quo (cioè il momento dal quale il termine inizia a decorrere) occorre valutare il momento in cui il diritto diventa effettivamente esigibile.
Per esempio, se un proprietario ha accettato l’indennità provvisoria e il bene è stato espropriato con decreto, il termine inizierà a decorrere dalla data in cui il decreto è stato notificato o trascritto. Se invece si tratta di un’indennità definitiva determinata con sentenza, il termine decorre dal momento del passaggio in giudicato.
Nel caso in cui l’Amministrazione non proceda al pagamento diretto dell’indennità, ma opti per il deposito presso la Cassa Depositi e Prestiti, la decorrenza del termine di prescrizione può risultare controversa. La giurisprudenza ha chiarito che il deposito produce effetti estintivi solo se il proprietario ne è stato informato e ha avuto possibilità concreta di svincolare le somme.
Quindi, se il deposito è avvenuto senza comunicazione, il termine di prescrizione potrebbe non iniziare affatto, rendendo ancora azionabile il diritto del proprietario.
È importante ricordare che la prescrizione può essere interrotta o sospesa. Ad esempio, una richiesta formale di pagamento o un atto giudiziario (come un ricorso al TAR o una diffida) sono validi strumenti per interrompere il decorso del termine prescrizionale, facendo ripartire da capo il conteggio dei 10 anni.
Una volta decorso il termine prescrizionale senza che il diritto sia stato azionato, il proprietario perde definitivamente la possibilità di ottenere l’indennità. L’Amministrazione non è più obbligata a pagare, e un’eventuale azione legale verrà rigettata per intervenuta prescrizione.
Questo accade anche nei casi in cui l’Amministrazione abbia ammesso l’esistenza del credito ma non vi abbia provveduto, a meno che non vi sia stata un’interruzione del termine prescrizionale.
La mancata comunicazione del deposito o il ritardo nel pagamento dell’indennità possono configurare profili di responsabilità in capo all’Amministrazione. In tali casi, il proprietario ha la possibilità di agire legalmente non solo per ottenere le somme dovute, ma anche per il risarcimento di eventuali danni patrimoniali subiti.
Un colloquio telefonico gratuito può aiutare a comprendere se vi siano ancora margini per ottenere l’indennità o far valere il proprio diritto, anche in prossimità della scadenza del termine decennale.
La giurisprudenza più recente tende a considerare che, in mancanza di notifica del deposito, il termine di prescrizione non decorra affatto. Tuttavia, questa interpretazione non è sempre pacifica, ed è fondamentale valutare caso per caso le modalità con cui l’Amministrazione ha agito e gli effetti prodotti sugli atti notificati.
In alcuni casi, l’indennità di esproprio è connessa a un’espropriazione “larvata”, ovvero a una situazione in cui non vi è stato un decreto di esproprio, ma il bene è stato sottratto di fatto al godimento del proprietario. Anche in questo caso si può rivendicare un indennizzo, ma i termini di prescrizione potrebbero seguire regole diverse, collegate alla conoscenza effettiva del danno e al momento in cui esso è divenuto irreversibile.
Chi ritiene di avere diritto all’indennità e non ha ricevuto alcun pagamento deve agire con tempestività. Il passare del tempo può determinare la perdita definitiva del diritto, anche in presenza di un’espropriazione illegittima o di un valore indennitario già definito.
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