Il procedimento di espropriazione, oltre a determinare la perdita di un bene, può generare danni indiretti che incidono profondamente sulla vita della persona. Tra questi, uno dei più delicati e complessi da accertare è il danno alla salute. Si tratta di un pregiudizio di natura fisica o psichica che trova tutela giuridica autonoma rispetto all’indennità di esproprio, in quanto afferisce a diritti fondamentali della persona garantiti dall’articolo 32 della Costituzione.
Il danno alla salute legato a un’espropriazione può emergere in contesti molto diversi: dall’impatto di cantieri e opere pubbliche vicine a un’abitazione, fino a situazioni in cui l’esproprio priva una persona del luogo in cui vive o lavora, generando stress, ansia e patologie psicosomatiche. Nei casi più gravi, può derivare da fattori ambientali e inquinanti introdotti o aggravati dalle nuove opere.
Chi si trova in una condizione simile può richiedere un colloquio telefonico gratuito con professionisti esperti, per valutare la possibilità di ottenere un risarcimento specifico, distinto dall’indennità di espropriazione.
La tutela del diritto alla salute è sancita dall’art. 32 della Costituzione, che lo definisce “fondamentale diritto dell’individuo” e impone alla Repubblica di garantirne la protezione. In ambito espropriativo, questo principio si intreccia con l’art. 2043 del Codice Civile, secondo cui “qualunque fatto doloso o colposo che cagiona ad altri un danno ingiusto obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcirlo”.
Ciò significa che, anche in presenza di un’espropriazione formalmente legittima, se le modalità di esecuzione o le conseguenze dell’opera pubblica ledono la salute del cittadino, quest’ultimo può agire per ottenere un risarcimento integrale.
Perché il danno alla salute sia risarcibile, è necessario dimostrare il nesso causale tra l’esproprio o le opere realizzate e il peggioramento dello stato di salute. Tale prova può essere fornita attraverso:
È importante distinguere tra l’indennità di esproprio e il risarcimento del danno alla salute. La prima è dovuta per legge a fronte della perdita del bene; il secondo ha natura risarcitoria e presuppone la dimostrazione di un pregiudizio ulteriore, non patrimoniale, subito a causa delle modalità o delle conseguenze dell’intervento pubblico.
La quantificazione avviene generalmente tramite le tabelle medico-legali in uso presso i tribunali, che attribuiscono un punteggio percentuale di invalidità permanente o temporanea in base alla lesione subita. In sede civile, il valore monetario si calcola moltiplicando il grado di invalidità per il valore economico di ogni punto percentuale, variabile a seconda dell’età e della gravità del danno.
In alcuni casi, al danno biologico si aggiunge il danno morale, volto a compensare la sofferenza interiore e le ripercussioni sulla vita relazionale e sociale.
Il diritto al risarcimento per danno alla salute si prescrive generalmente in cinque anni dal momento in cui la persona ha avuto piena conoscenza del danno e della sua causa. È fondamentale agire tempestivamente, avvalendosi di perizie mediche e legali. Un colloquio telefonico gratuito con un avvocato esperto può aiutare a individuare la strategia migliore per ottenere il riconoscimento del danno.
Il risarcimento per danno alla salute è cumulabile con altre forme di indennizzo, come:
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