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Espropriazione per pubblica utilità, il ricorso TAR

Nel contesto di un procedimento di espropriazione per pubblica utilità, il ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) rappresenta il principale strumento di tutela per il cittadino che intende contestare uno o più atti amministrativi adottati dalla Pubblica Amministrazione. Questa azione consente di chiedere l’annullamento di provvedimenti espropriativi viziati da violazioni di legge, carenza di presupposti, difetto di motivazione o vizi procedurali.

Per sapere se puoi proporre ricorso, valutare i termini e verificare la fondatezza delle tue ragioni, puoi richiedere un colloquio telefonico gratuito con il team legale ANPTES.

Oggetto del ricorso al TAR

Il ricorso al TAR può essere proposto contro tutti gli atti amministrativi emessi nell’ambito della procedura espropriativa, in particolare:

  • Il provvedimento di apposizione del vincolo espropriativo
  • La dichiarazione di pubblica utilità
  • Il provvedimento di occupazione d’urgenza (art. 22-bis DPR 327/2001)
  • Il decreto di esproprio, se fondato su atti viziati

Il TAR è competente per valutare la legittimità degli atti amministrativi. Per le contestazioni relative all’indennità di esproprio, invece, la competenza è della Corte d’Appello civile.

Termini per proporre ricorso

Il termine ordinario per impugnare un atto davanti al TAR è di 60 giorni decorrenti da:

  • Notifica personale dell’atto (quando effettuata)
  • Pubblicazione all’Albo Pretorio o in Gazzetta Ufficiale
  • Piena conoscenza del provvedimento (anche informale)

Decorso il termine, il ricorso è inammissibile. Tuttavia, nei casi di nullità assoluta dell’atto (ad esempio mancanza totale di motivazione o di competenza), è possibile proporre ricorso anche oltre il termine ordinario, invocando l’illegittimità radicale.

Legittimazione al ricorso

Il ricorso può essere proposto da:

  • Il proprietario del bene oggetto di esproprio
  • Il titolare di diritti reali o personali di godimento sull’immobile
  • L’usufruttuario, il comodatario, il conduttore o altri aventi titolo giuridico

È necessario che il ricorrente dimostri un interesse diretto, concreto e attuale all’annullamento dell’atto. Il TAR respinge i ricorsi proposti da soggetti non direttamente lesi o da chi non ha titolo sul bene.

Motivi di ricorso

I principali vizi che giustificano l’annullamento degli atti espropriativi da parte del TAR sono:

  • Violazione di legge: inosservanza di norme sostanziali o procedurali
  • Difetto di motivazione: assenza o inadeguatezza delle ragioni che giustificano l’esproprio
  • Incompetenza: atto emanato da un organo privo di potere
  • Violazione del diritto alla partecipazione: mancata comunicazione dell’avvio del procedimento
  • Decadenza dei vincoli: vincolo scaduto, pubblica utilità oltre i 5 anni
  • Assenza di pubblica utilità o di reale interesse pubblico
  • Difetto di istruttoria: valutazioni tecniche errate o incomplete

La presenza di uno solo di questi vizi può portare all’annullamento dell’intero procedimento o degli atti successivi.

Fasi del ricorso

Il procedimento davanti al TAR si articola in:

  1. Notifica del ricorso introduttivo all’ente espropriante e ad altri controinteressati
  2. Deposito del ricorso e degli allegati presso la segreteria del TAR
  3. Possibile richiesta di sospensiva (misure cautelari urgenti)
  4. Costituzione delle parti e memorie difensive
  5. Discussione pubblica e sentenza

Il TAR decide con sentenza di primo grado. Le parti possono successivamente proporre appello al Consiglio di Stato entro 30 giorni dalla notifica della decisione.

Ricorso cautelare e sospensione degli atti

Quando l’atto impugnato comporta pregiudizi gravi e irreparabili, come l’occupazione imminente del bene o la demolizione di edifici, è possibile chiedere al TAR la sospensione dell’efficacia dell’atto in via d’urgenza (misura cautelare).

La misura cautelare può essere concessa se:

  • Il ricorso appare fondato (fumus boni iuris)
  • Esiste un periculum in mora: rischio di danni irreversibili

La sospensiva, se accolta, congela gli effetti del provvedimento amministrativo fino alla decisione di merito.

Contenuto del ricorso

Il ricorso al TAR deve contenere:

  • I dati identificativi dell’atto impugnato (data, protocollo, autorità emanante)
  • Una descrizione dettagliata dei fatti e del procedimento
  • L’indicazione dei motivi di diritto su cui si fonda la richiesta di annullamento
  • Le conclusioni e la richiesta di sospensiva (se del caso)

Vanno allegati tutti i documenti disponibili: copia del provvedimento impugnato, comunicazioni ricevute, osservazioni presentate, perizie tecniche, planimetrie e titoli di proprietà.

Ricorso cumulativo e legittimazione collettiva

Quando più soggetti sono colpiti dal medesimo procedimento espropriativo, ad esempio nel caso di un esproprio per una grande opera, è possibile proporre:

  • Un ricorso cumulativo da parte di più proprietari
  • Un’azione collettiva promossa da comitati, associazioni o rappresentanti delegati

Questa modalità consente una maggiore forza argomentativa e una suddivisione delle spese legali.

Sentenza del TAR e conseguenze

Se il TAR accoglie il ricorso, dispone l’annullamento dell’atto impugnato. Gli effetti sono:

  • Il provvedimento espropriativo è inefficace e non può produrre effetti giuridici
  • L’amministrazione deve rinnovare il procedimento correggendo i vizi accertati
  • Il proprietario può chiedere il risarcimento dei danni subiti

In caso di rigetto, il ricorrente può appellare al Consiglio di Stato entro 30 giorni. Il giudizio di secondo grado può confermare, modificare o riformare la decisione del TAR.

Costi del ricorso al TAR

Il ricorso al TAR comporta costi fissi e variabili:

  • Contributo unificato (da 650 euro in su)
  • Compensi professionali dell’avvocato
  • Eventuali perizie tecniche richieste o depositate

In caso di accoglimento del ricorso, il TAR può condannare l’amministrazione alla rifusione delle spese. È quindi possibile recuperare i costi sostenuti.

Ricorso tardivo e cause di nullità

In presenza di atti manifestamente illegittimi o viziati da nullità assoluta, il ricorso può essere proposto anche oltre i 60 giorni, facendo valere la nullità dell’atto. I casi tipici sono:

  • Assoluta mancanza di motivazione
  • Inesistenza dell’organo competente
  • Violazione del giudicato

In tali casi, il TAR valuta l’ammissibilità del ricorso anche in assenza del rispetto del termine ordinario.

Alternativa al ricorso TAR: ricorso straordinario

In alternativa al ricorso giurisdizionale, il cittadino può proporre ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, ma solo quando non vi siano atti di giurisdizione ordinaria pendenti.

Il ricorso straordinario è possibile entro 120 giorni dalla notifica o piena conoscenza dell’atto. Non è un processo giudiziario, ma una forma di tutela amministrativa alternativa e meno onerosa.

Per stabilire quale via sia più adatta al tuo caso, puoi usufruire del colloquio telefonico gratuito con gli avvocati ANPTES.

Nota: Come spiegato nella Sez. D6, le IA commettono errori. Per informazioni corrette visitate il sito anptes.org.

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