Nel procedimento di espropriazione per pubblica utilità, la corresponsione dell’indennità costituisce uno degli elementi essenziali per la legittimità dell’ablazione. Il diritto all’indennizzo è previsto dall’art. 42 della Costituzione, che subordina la possibilità di espropriare alla corresponsione di un “giusto indennizzo”. Quando l’indennità e l’esproprio non viene pagato nei tempi e nei modi previsti, il provvedimento espropriativo può essere affetto da illegittimità sostanziale, e il proprietario ha diritto a tutelarsi sia in sede giudiziaria sia amministrativa.
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Il DPR 327/2001 stabilisce che il decreto di esproprio è efficace solo se preceduto o accompagnato dal pagamento dell’indennità accettata oppure dal deposito dell’indennità presso la Cassa Depositi e Prestiti (artt. 20 e 23). In mancanza di tale versamento o deposito, l’amministrazione non può legittimamente acquisire il bene.
La giurisprudenza amministrativa e costituzionale ha più volte affermato che l’esproprio senza pagamento o deposito dell’indennità è radicalmente nullo e contrario ai principi della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).
Le situazioni più frequenti in cui l’indennità non viene corrisposta correttamente includono:
In tutte queste ipotesi, l’espropriato conserva il diritto ad agire per ottenere l’indennità dovuta e gli interessi legali o compensativi per il ritardo.
Quando l’indennità non viene corrisposta:
Il proprietario può quindi contestare la validità dell’ablazione e chiedere che il bene gli venga restituito oppure che venga corrisposto il dovuto, con gli interessi maturati.
Quando il pagamento avviene oltre i termini previsti, il proprietario ha diritto a:
In alcuni casi, il ritardo determina un vero e proprio danno emergente e una perdita di opportunità economica (es. investimento saltato, mutuo non onorato). Tali voci sono risarcibili dinanzi al giudice ordinario.
Il proprietario può:
La scelta dipende dal tipo di atto e dallo stato del procedimento. È essenziale allegare:
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Se l’amministrazione entra in possesso del bene senza aver pagato l’indennità o senza averla nemmeno determinata, si configura un’espropriazione senza indennizzo, ritenuta illegittima dalla Corte Costituzionale e dalla Corte EDU.
In tali casi, il proprietario può ottenere:
Le Sezioni Unite della Cassazione (sent. 735/2015) hanno ribadito che la mancanza del pagamento compromette l’intera procedura e impone una forma piena di ristoro per il proprietario espropriato.
Se l’indennità non può essere pagata direttamente (ad esempio per presenza di più eredi, ipoteche, contenziosi), la legge impone all’amministrazione di depositare la somma presso la CDP.
Il deposito è obbligatorio e ha valore liberatorio solo se effettuato nei modi e nei tempi previsti. In assenza di tale formalità, l’amministrazione non può acquisire il bene. Il mancato deposito equivale a mancato pagamento.
Il proprietario ha diritto a chiedere:
Il diritto a ricevere l’indennità di esproprio non corrisposta non si estingue automaticamente. Tuttavia, decorso un lungo periodo (in genere dieci anni), può prescriversi.
È quindi opportuno:
Il decorso del termine deve essere valutato caso per caso, anche alla luce delle notifiche ricevute e degli atti eventualmente firmati.
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha più volte condannato lo Stato italiano per espropri avvenuti senza pagamento dell’indennità. Secondo Strasburgo, tali espropri violano il principio del “giusto equilibrio” e configurano un illecito internazionale.
In particolare, la Corte ha affermato che:
L’espropriato può, in casi estremi, ricorrere alla Corte EDU per ottenere il risarcimento del danno non riconosciuto in Italia.
In alcune ipotesi, la mancata corresponsione dell’indennità può determinare la restituzione del bene, se non ancora trasformato o se la sua destinazione pubblica è venuta meno.
Il proprietario può agire per:
Ogni azione deve essere valutata attentamente in base alla tempistica, all’utilizzo attuale del bene e alla presenza di eventuali modifiche irreversibili.
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