A.N.P.T.ES. - Associazione Nazionale per la Tutela degli Espropriati.A.N.P.T.ES. Oltre 6.500 espropri trattati in 18 anni di attività. Tel. 340.95.85.515
Questo testo serve a dimostrare che non bisogna MAI AFFIDARSI alle IA che possono contenere gravi errori. Per informazioni corrette andate sull'INDICE GENERALE o chiedete un Colloquio telefonico gratuito.
QUI L'ESPROPRIATO PUÒ
  1. Avere assistenza GRATUITA cliccando qui COLLOQUIO TELEFONICO GRATUITO
  2. Esaminare l'assistenza a TARIFFE CONCORDATE per iscritto cliccando qui ISTRUZIONI PER TUTELARSI
  3. Consultare nell'INDICE GENERALE le nostre oltre 100 SCHEDE illustrative e le oltre 40.000 PAGINE di testi a difesa degli espropriati

Espropriazione e acquisizione sanante: il valore venale del bene

La sentenza n. 34399/2024 della Corte di Cassazione affronta temi centrali e attuali in tema di espropriazione e acquisizione sanante: il valore venale del bene, la rilevanza delle opere pubbliche realizzate sul fondo, la determinazione dell’indennizzo e la durata dell’occupazione senza titolo. Il caso offre spunti di riflessione su questioni ricorrenti nella prassi, come la distinzione tra giudicato sulla qualifica e sul valore del fondo, la natura e la retroattività del provvedimento ex art. 42-bis D.P.R. 327/2001, la liquidazione dell’indennizzo patrimoniale e non patrimoniale, e i rapporti con le statuizioni dei giudici amministrativi e ordinari.

1. La vicenda processuale: quadro dei fatti

La controversia nasce dalla richiesta di indennità di esproprio e di occupazione da parte del proprietario di un suolo, inserito in un piano di esproprio per viabilità comunale. La Corte d’appello di Reggio Calabria aveva precedentemente liquidato la sola indennità di occupazione legittima per il periodo 2 marzo 2001 – 2 marzo 2005, sulla base di una valutazione di €120/mq.

Scaduto il termine di occupazione senza che fosse stato emesso il decreto di esproprio, il proprietario si rivolgeva al TAR per ottenere l’indennizzo integrale per la perdita della proprietà, ottenendo una liquidazione pari a €324.135,41 (€120/mq). Nel 2013, il Comune adottava un provvedimento di acquisizione sanante ex art. 42-bis, liquidando €92.339,00. Il Consiglio di Stato dichiarava improcedibile l’appello, essendo sopravvenuta l’acquisizione sanante.

Nella successiva causa davanti alla Corte d’appello (poi oggetto di ricorso in Cassazione), la superficie corretta era individuata in 1.874 mq, il valore venale in €40/mq, indennizzo patrimoniale in €74.960, non patrimoniale in €7.496 e per occupazione illegittima in €14.055, per un totale di €96.511, inferiore agli importi già percepiti dal proprietario, cui veniva ordinata la restituzione dell’eccedenza.

2. Giudicato su qualificazione e valore: autonomia delle domande

I ricorrenti lamentavano che la precedente sentenza della Corte d’appello, che aveva riconosciuto la natura edificabile del fondo e il valore di €120/mq, facesse giudicato anche sul valore del bene. La Cassazione chiarisce che:

  • il giudicato sulla natura edificabile del suolo vale come antecedente logico-giuridico per le successive cause;
  • il giudicato non si estende al valore di mercato del fondo, che può essere rivalutato nei diversi giudizi (occupazione legittima, espropriazione, acquisizione sanante) in ragione della diversità dei periodi e delle causae petendi.

“Le opposizioni alla stima dell’indennità di occupazione e quelle all’indennità di espropriazione contengono domande distinte ed autonome, avuto riguardo alle diversità delle relative causae petendi, costituite l’una dalla privazione del godimento del bene occupato e l’altra dall’ablazione di quello espropriato” (Cass., sez. 1, 14 ottobre 2019, n. 25859).

3. Il valore delle opere pubbliche nel calcolo dell’indennizzo

Uno dei punti centrali della sentenza è la contestazione, da parte dei ricorrenti, dell’esclusione dal calcolo dell’indennizzo del valore delle opere pubbliche realizzate sul fondo prima dell’acquisizione sanante.

La Cassazione conferma che:

  • l’acquisizione ex art. 42-bis non ha effetto retroattivo;
  • l’indennizzo deve essere commisurato al valore venale del bene al momento dell’adozione del provvedimento;
  • non si tiene conto del valore delle opere pubbliche già realizzate sul fondo.

La ratio è evitare un indebito arricchimento dell’ablato, che altrimenti riceverebbe sia il valore del suolo che quello dell’opera realizzata dalla PA con oneri a proprio carico.

“Il valore venale del bene oggetto del provvedimento di c.d. acquisizione sanante… deve essere determinato senza tenere conto del valore delle opere pubbliche realizzate medio tempore dalla PA”.

Sono richiamati il principio di accessione (art. 934 c.c.), il divieto di duplicazione di costo per l’amministrazione e la giurisprudenza della Corte EDU (Guiso-Gallisay c. Italia, 22 dicembre 2009), che ha escluso la necessità di riconoscere anche il plusvalore dell’opera pubblica.

4. Liquidazione dell’indennizzo e principi di diritto

L’indennizzo ex art. 42-bis si compone di:

  • indennizzo patrimoniale, calcolato sul valore venale del bene (“bene utilizzato per scopi di pubblica utilità”), senza tener conto della presenza dell’opera pubblica;
  • indennizzo non patrimoniale (es. danno morale);
  • risarcimento per occupazione senza titolo, parametrato al 5% annuo sul valore venale del bene, salvo prova di danni diversi e maggiori.

La Corte ribadisce che il valore venale va determinato “alla data dell’adozione del provvedimento acquisitivo”, tenendo conto delle condizioni di mercato e delle caratteristiche effettive del cespite.

5. Durata dell’occupazione senza titolo e decorrenza dell’indennizzo

Un ulteriore motivo di ricorso riguardava la determinazione del periodo di occupazione senza titolo. I ricorrenti sostenevano che dovesse andare dal 2 marzo 2005 (scadenza occupazione legittima) fino al 26 giugno 2013 (data di acquisizione sanante), mentre la Corte d’appello lo aveva limitato al 15 dicembre 2008.

La Cassazione accoglie il rilievo e precisa che:

  • il Comune ha detenuto senza titolo il fondo dal 2 marzo 2005 fino al 26 giugno 2013 (data dell’acquisizione sanante);
  • l’indennizzo per questa ulteriore occupazione va liquidato integralmente, oltre quanto già riconosciuto per il periodo precedente.

6. Conseguenze pratiche della decisione

La sentenza della Cassazione comporta:

  • la cassazione della sentenza impugnata nella parte relativa alla durata dell’occupazione senza titolo;
  • il rinvio alla Corte d’appello per la nuova liquidazione dell’indennizzo per tale periodo, secondo i principi esposti;
  • la conferma che l’eventuale giudicato sul valore del fondo non preclude una nuova valutazione in base al periodo e alle diverse ragioni giuridiche delle pretese.

7. Riferimenti normativi e giurisprudenziali

La sentenza richiama e conferma:

  • art. 42-bis D.P.R. 327/2001: acquisizione sanante, criteri di liquidazione dell’indennizzo;
  • art. 934 c.c.: accessione e opere fatte da terzi;
  • Corte Costituzionale n. 283/1993 (criteri di liquidazione e discrezionalità del legislatore);
  • Corte EDU, Grande Camera, Guiso-Gallisay c. Italia (no obbligo di riconoscere anche il plusvalore dell’opera pubblica);
  • Cass. Sez. 1, 25 luglio 2018, n. 19758; Cass. Sez. 1, 14 ottobre 2019, n. 25859.

8. Spunti critici e riflessioni dottrinali

La decisione si pone in continuità con la giurisprudenza più recente, volta a evitare duplicazioni di ristoro e a privilegiare una valutazione oggettiva del valore del bene espropriato. Resta centrale il tema della certezza dei criteri di liquidazione e della separazione tra giudicati riguardanti diverse fasi e diversi periodi del procedimento espropriativo.

Alcuni autori sottolineano che la mancata inclusione del valore delle opere pubbliche realizza un equilibrio tra la necessità di evitare arricchimenti ingiustificati e quella di garantire un ristoro adeguato: il proprietario deve essere indennizzato per la perdita del bene, non per le migliorie apportate dalla collettività.

9. Possiamo riassumere che

La sentenza n. 34399/2024 offre chiarezza su aspetti cruciali dell’acquisizione sanante: il giudicato non copre il valore venale del fondo nei diversi giudizi, l’indennizzo non può comprendere il valore delle opere pubbliche, la durata dell’occupazione senza titolo va coperta integralmente fino al provvedimento di acquisizione. Il quadro che emerge è volto a bilanciare gli interessi pubblici e privati, evitando distorsioni e garantendo equità e certezza nei procedimenti espropriativi.

10. Approfondimenti dottrinali: l’evoluzione del concetto di “giudicato” nell’espropriazione

La sentenza della Cassazione n. 34399/2024 offre lo spunto per riflettere sulle nozioni di giudicato interno ed esterno nei procedimenti espropriativi. In dottrina si è evidenziato che il giudicato formatosi sulla natura del terreno (es. edificabile o agricolo) rappresenta un presupposto logico-giuridico vincolante per i successivi giudizi, ma non si estende automaticamente alla quantificazione del valore venale, che può subire variazioni a seconda della domanda introdotta e del periodo di riferimento. Questo evita il rischio di “cristallizzazione” di valori non più attuali e consente al giudice di adattare la valutazione all’effettivo stato del bene al momento della liquidazione dell’indennizzo.

11. Il valore delle opere pubbliche e il principio di “non arricchimento”

La giurisprudenza nazionale e quella della Corte EDU, come ricordato nella sentenza in commento, concordano nel ritenere che il proprietario non abbia diritto a essere indennizzato anche per il valore delle opere pubbliche realizzate sul fondo. Il principio di “non arricchimento” mira a evitare che il proprietario riceva un compenso superiore al reale pregiudizio subito, tenendo conto che le opere sono frutto di investimento pubblico e destinate a finalità collettive.

In dottrina si discute se, in presenza di opere che abbiano determinato una radicale trasformazione del bene e una perdita di valore residuo, sia corretto riconoscere comunque il pieno valore venale originario o se debba applicarsi una stima “intermedia”. La Cassazione, in linea con la Corte EDU, propende per la valorizzazione della situazione al momento del provvedimento di acquisizione sanante, senza attribuire plusvalore per le migliorie pubbliche.

12. Occupazione senza titolo: tutela del privato e responsabilità della PA

La durata dell’occupazione senza titolo è uno dei temi più delicati nella prassi espropriativa. La Cassazione ribadisce il principio per cui il Comune è tenuto a liquidare l’indennizzo per tutto il periodo di detenzione sine titulo, a partire dalla scadenza dell’occupazione legittima fino all’emissione del provvedimento sanante. Questo meccanismo incentiva la pubblica amministrazione a non procrastinare indefinitamente la regolarizzazione della situazione di fatto e rafforza la tutela del diritto di proprietà contro le condotte dilatorie o omissive degli enti pubblici.

13. Spunti operativi per la prassi e strategie difensive

Alla luce della sentenza, alcuni suggerimenti operativi per avvocati, tecnici e funzionari coinvolti in procedimenti di espropriazione e acquisizione sanante:

  • Curare la tempestiva impugnazione dei provvedimenti che determinano la natura e il valore del bene, per evitare preclusioni;
  • Richiedere sempre la liquidazione dell’indennizzo per tutto il periodo di occupazione illegittima, documentando eventuali danni ulteriori subiti;
  • Fare attenzione alle modalità di quantificazione del valore venale, producendo perizie aggiornate e congrue rispetto alla situazione di mercato;
  • Per la PA, adottare tempestivamente il provvedimento di acquisizione sanante per non aggravare l’esborso dovuto per il periodo di occupazione senza titolo.

14. Comparazione con altri ordinamenti e prospettive di riforma

Il tema della determinazione dell’indennizzo e della gestione di occupazioni illegittime non è peculiare solo all’ordinamento italiano. In Francia, ad esempio, la giurisprudenza distingue tra indennité d’expropriation (calcolata al valore corrente) e indennité d’occupation (a titolo di perdita di godimento), mentre in Germania il risarcimento è ancorato al principio della “giusta compensazione” secondo il valore di mercato, con attenzione particolare alla situazione effettiva del bene al momento dell’ablazione definitiva.

In Italia si discute sull’opportunità di introdurre meccanismi che rendano più rapida e trasparente la liquidazione degli indennizzi, anche mediante forme di mediazione obbligatoria o arbitrato, per evitare la moltiplicazione dei giudizi e i tempi lunghi che spesso caratterizzano queste controversie.

15. Questioni aperte e prospettive evolutive

Rimangono aperte alcune questioni, tra cui:

  • la determinazione del valore venale in presenza di vincoli urbanistici sopravvenuti;
  • il diritto all’indennizzo per danni non patrimoniali (sofferenza, perdita di chance, ecc.);
  • la sorte delle somme già corrisposte in ipotesi di ricalcolo dell’indennizzo in sede di giudizio successivo.

La giurisprudenza più recente sembra orientata a una sempre maggiore tutela dell’affidamento del privato, ma senza sacrificare l’equilibrio finanziario dell’ente pubblico e l’interesse collettivo alla realizzazione delle opere.

 

A.N.P.T.ES.
Panoramica privacy

Questo sito web utilizza i cookie per offrirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser e svolgono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito web trovi più interessanti e utili.

La data dell'ultimo controllo di validità dei testi è la seguente: 14/07/2025