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Espropriazione. Criteri di determinazione dell’indennità

La determinazione dell’indennità di espropriazione, la stima del deprezzamento delle aree residue e la liquidazione degli interessi dovuti sull’indennità di occupazione costituiscono temi di centrale importanza nel diritto dell’espropriazione per pubblica utilità. Si tratta di questioni che richiedono un bilanciamento accurato tra l’interesse pubblico e la tutela del diritto di proprietà del privato, nonché una rigorosa osservanza dei criteri normativi e giurisprudenziali. L’ordinanza Cass. n. 18679/2024 offre una ricostruzione esemplare dei principi applicabili, segnando importanti punti fermi nell’interpretazione e nella pratica.

2. Il caso concreto: fatti, domande e percorso processuale

2.1. I fatti

La Corte d’Appello di Venezia, quale giudice del rinvio dopo precedente annullamento della Cassazione, ha liquidato in favore della 6 M snc di Mancin Rino & C. le seguenti somme relative all’espropriazione di un’area destinata alla realizzazione di un incrocio stradale:

  • € 317.366,54 a titolo di indennità di espropriazione,
  • € 142.721,00 per deprezzamento dell’area residua,
  • € 74.933,00 per indennità di occupazione.

Il giudice d’appello ha fatto proprie le conclusioni del CTU, che aveva valutato le possibilità edificatorie “intermedie” e triplicato il valore agricolo medio (VAM), e ha applicato i criteri previsti da un accordo regionale per la determinazione dell’indennità di espropriazione.

La società espropriata ha proposto ricorso per cassazione su tre motivi: criteri di valutazione del valore venale, criteri di deprezzamento del fondo residuo e modalità di liquidazione degli interessi sull’indennità di occupazione.

3. Determinazione dell’indennità di espropriazione e possibilità edificatorie “intermedie”

3.1. I principi richiamati dalla Cassazione

Nel giudizio di rinvio la Corte d’Appello aveva recepito le indicazioni della Cassazione (sent. n. 3607/2017), che imponevano di valutare “le possibilità di utilizzazione intermedie tra l’agricola e l’edificatoria (parcheggi, depositi, attività sportive e ricreative, chioschi per la vendita di prodotti)”.

La Corte ha triplicato il VAM, riconoscendo che tale incremento rifletteva le potenzialità d’uso dell’area, e ha valorizzato che la destinazione urbanistica vigente al momento dell’esproprio era specificamente limitata a “aree verdi piantumate e attrezzate per il gioco dei bambini, con insediamento di attrezzature ricreative, culturali e di ristoro”.

“…la valutazione di € 16,49 al mq. triplicata rispetto al VAM, corrispondeva alle possibilità edificatorie ‘intermedie’ espresse dalla Cassazione per l’incidenza delle potenziali utilizzazioni dell’area… si tratta di edificabilità molto specifica, limitata e particolare, non certo raffrontabile con la edificabilità usuale dei terreni ove i privati possono realizzare opere di edilizia abitativa o commerciale o direzionale e secondo indici ben superiori…”

La censura della ricorrente, che lamentava il riferimento a un valore precedente di sei anni, è stata ritenuta inammissibile in quanto la valutazione del CTU era fondata su una compravendita intervenuta solo 48 giorni prima dell’apposizione del vincolo espropriativo e in assenza di variazioni di mercato rilevate.

4. Deprezzamento dell’area residua e criteri di quantificazione

La Cassazione conferma la correttezza dell’applicazione dei criteri previsti dall’“Accordo sulle procedure e metodologie da adottare per la determinazione delle indennità di espropriazione” stipulato in Veneto, anche per aree non strettamente agricole. La Corte d’Appello aveva individuato nel 15% il deprezzamento dell’area residua, trattandosi di area destinata a verde pubblico, e aveva comunque verificato che il risultato era congruo anche applicando la differenza tra il valore ante e post intervento.

La censura della ricorrente è stata ritenuta inammissibile perché sollecitava una diversa valutazione di fatto rispetto a quella compiuta dal giudice di merito

5. Decorrenza degli interessi sull’indennità di occupazione: principi e correzioni giurisprudenziali

5.1. Il dies a quo e il dies ad quem

Sul terzo motivo, la Cassazione accoglie la censura della ricorrente, ribadendo che:

  • Gli interessi sull’indennità di occupazione decorrono dalla scadenza di ciascuna annualità, a partire dal giorno in cui è emesso il decreto di occupazione, e non dall’immissione in possesso.
  • Gli interessi vanno corrisposti sino alla data dell’effettivo deposito dell’indennità di esproprio presso la Cassa Depositi e Prestiti, non sino alla data del decreto di esproprio.

“…in materia di espropriazione per pubblica utilità, l’indennità di occupazione d’urgenza, essendo volta a compensare il proprietario per la mancata disponibilità del bene, in relazione a quanto avrebbe percepito periodicamente da esso, va calcolata sino alla data dell’effettivo deposito dell’indennità di esproprio presso la Cassa Depositi e Prestiti, momento che conclude la fattispecie complessa da cui deriva l’effetto dell’acquisizione della proprietà del bene anzidetto da parte della Pubblica Amministrazione o dei soggetti ad essa equiparati. Ne consegue che gli interessi vanno corrisposti sino a tale deposito, e non fino alla data del decreto di esproprio, come indicato dalla Corte d’Appello.” (1867920240709snciv@s10@a2024@n18679@tO.clean.pdf)

La sentenza impugnata è stata quindi cassata su questo punto, con decisione nel merito.

6. Riflessioni operative e applicative

6.1. Per la Pubblica Amministrazione

  • È fondamentale che la determinazione dell’indennità di espropriazione tenga conto delle potenzialità effettive dell’area, con riferimento allo strumento urbanistico vigente.
  • Nella stima del deprezzamento delle aree residue, occorre motivare adeguatamente la percentuale applicata, anche in relazione ad accordi regionali o metodologie di settore.
  • L’amministrazione deve liquidare gli interessi sull’indennità di occupazione sino al deposito presso la Cassa DDPP, non sino al decreto di esproprio.

6.2. Per i privati e i tecnici

  • È necessario produrre in giudizio tutta la documentazione utile a dimostrare le reali potenzialità edificatorie e il valore venale delle aree.
  • Le contestazioni sui criteri applicati dal CTU devono essere puntuali e supportate da contrarie perizie tecniche.
  • In caso di liquidazione degli interessi sull’indennità di occupazione, verificare sempre il rispetto dei principi giurisprudenziali consolidati.

7. Infine

L’ordinanza Cass. n. 18679/2024 rappresenta un punto fermo su tre questioni fondamentali: la valutazione delle possibilità edificatorie “intermedie” nella determinazione del valore dei terreni espropriati, la corretta metodologia di quantificazione del deprezzamento delle aree residue e la decorrenza degli interessi sull’indennità di occupazione. La sentenza valorizza il ruolo dell’accertamento tecnico, ribadisce la centralità dello strumento urbanistico vigente e tutela il privato nella liquidazione dei compensi dovuti per la perdita della disponibilità del bene.

A.N.P.T.ES.
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