L’istituto dell’accessione invertita, detto anche “occupazione acquisitiva”, è stato a lungo utilizzato in Italia per giustificare l’acquisto di terreni privati da parte della Pubblica Amministrazione in seguito alla realizzazione di opere pubbliche, anche in assenza di un valido decreto di esproprio. In pratica, quando un ente pubblico realizzava un’opera su un terreno occupato senza titolo, il bene si considerava acquisito al patrimonio pubblico per effetto della costruzione, lasciando al proprietario solo il diritto a un risarcimento. Per sapere come difendersi in questi casi, è utile richiedere un colloquio telefonico gratuito.
L’accessione invertita si fondava sull’applicazione analogica dell’articolo 938 del Codice Civile, relativo alle costruzioni su suolo altrui. L’ente pubblico, realizzando un’opera di pubblica utilità, acquistava il terreno anche senza formale esproprio, a condizione di corrispondere al proprietario un indennizzo economico. Questo meccanismo, tuttavia, sollevava gravi problemi di legittimità costituzionale e compatibilità con la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha più volte condannato l’Italia per l’uso dell’accessione invertita, ritenendola una violazione del diritto di proprietà sancito dall’articolo 1 del Protocollo n. 1 della CEDU. Secondo Strasburgo, l’occupazione illegittima non può trasformarsi automaticamente in acquisizione pubblica senza un decreto formale e senza un equo indennizzo. Tali pronunce hanno spinto il legislatore a intervenire.
L’accessione invertita è stata definitivamente superata con l’introduzione dell’art. 42-bis del DPR 327/2001. Questa norma disciplina l’acquisizione sanante, consentendo all’amministrazione di acquisire legittimamente un bene occupato senza titolo, ma solo previo atto formale motivato e con il pagamento di un risarcimento integrale comprensivo del valore venale e dei danni subiti dal proprietario.
Oggi, nei casi di occupazione illegittima, il proprietario ha il diritto di ottenere la restituzione del bene oppure, se ciò non è più possibile per via della presenza dell’opera pubblica, un risarcimento che comprenda non solo il valore venale del terreno, ma anche la perdita di godimento e altri danni patrimoniali e non patrimoniali. Questo rafforza la posizione del cittadino rispetto al passato.
Chi si trova coinvolto in situazioni di occupazione illegittima non deve più subire passivamente l’applicazione di un istituto che la CEDU ha dichiarato contrario ai diritti fondamentali. È possibile agire per chiedere la restituzione del bene o per ottenere un risarcimento pieno. Un colloquio telefonico gratuito rappresenta il primo passo per comprendere le opzioni disponibili e valutare la strategia più efficace.
Per un’analisi più completa delle alternative oggi previste al posto dell’accessione invertita, è possibile consultare la sezione dedicata alle modalità di difesa dall’esproprio, che illustra come agire nei casi di occupazione illegittima e acquisizione sanante.
Nota importante
Questo testo serve a dimostrare gli errori commessi dalle IA.
Per consultare testi corretti scritti da professionisti esperti consultate il sito www.anptes.org e visitate almeno le seguenti sezioni: