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Danni al proprietario di beni non espropriati ma danneggiati dall’esproprio

L’espropriazione per pubblica utilità comporta non solo il trasferimento coattivo di determinati beni, ma spesso anche ripercussioni su beni confinanti o limitrofi che non rientrano formalmente nel decreto di esproprio. In questi casi, il proprietario può subire danni materiali, limitazioni di utilizzo o un deprezzamento del valore dell’immobile. La normativa e la giurisprudenza riconoscono al proprietario il diritto a un risarcimento danni distinto e ulteriore rispetto all’indennità di esproprio.

Tipologie di danni ai beni non espropriati

I danni ai beni non espropriati possono manifestarsi in diverse forme:

  • Danni materiali: lesioni fisiche ai fabbricati confinanti (crepe, cedimenti, infiltrazioni) causate dall’esecuzione dei lavori pubblici;
  • Danno da deprezzamento: perdita di valore commerciale di terreni o immobili rimasti fuori dall’esproprio ma penalizzati dalla vicinanza con l’opera pubblica (es. autostrade, ferrovie, impianti industriali);
  • Danno da limitazione d’uso: restrizioni nella possibilità di sfruttare il fondo, ad esempio per rumore, vibrazioni, servitù coattive o limitazioni di accesso;
  • Danno ambientale o paesaggistico: compromissione della salubrità, della visuale o della fruibilità dell’area.

Fondamento giuridico del diritto al risarcimento

Il diritto al risarcimento trova fondamento:

  • nell’art. 42 della Costituzione, che tutela il diritto di proprietà e prevede una giusta indennità in caso di compressione del diritto;
  • nel D.P.R. 327/2001, che disciplina l’indennità aggiuntiva in caso di danni connessi alle espropriazioni;
  • nei principi generali di responsabilità civile (artt. 2043 e seguenti c.c.), per cui chi cagiona un danno ingiusto deve risarcirlo.

Modalità di richiesta del risarcimento

Il proprietario danneggiato può tutelarsi attraverso diverse azioni:

  • presentare istanza all’autorità espropriante segnalando i danni subiti;
  • richiedere una perizia tecnica per quantificare il deprezzamento o il danno effettivo al bene non espropriato;
  • avviare un ricorso al Tribunale Ordinario per ottenere il riconoscimento e la liquidazione del risarcimento dovuto;
  • in caso di violazioni gravi, invocare la tutela sovranazionale prevista dall’art. 1 Protocollo Addizionale CEDU.

Indennità vs risarcimento danni

È fondamentale distinguere:

  • Indennità di esproprio: somma spettante esclusivamente per i beni oggetto del decreto di esproprio;
  • Risarcimento danni: ristoro ulteriore per i beni non espropriati ma danneggiati dall’opera, finalizzato a riportare il proprietario nella situazione economica più vicina possibile a quella antecedente.

Esempi pratici

Alcuni casi tipici riguardano:

  • fabbricati adiacenti a strade o ferrovie che subiscono crepe a causa delle vibrazioni;
  • terreni agricoli deprezzati per la vicinanza con impianti fotovoltaici o industriali costruiti su aree espropriate;
  • abitazioni svalutate per l’aumento di rumori e inquinamento provenienti dall’opera pubblica realizzata;
  • frazioni di terreno divenute inedificabili o non più sfruttabili a seguito della perdita di accessi o della creazione di servitù coattive.

Tutela del proprietario

Il proprietario danneggiato deve attivarsi tempestivamente, conservando prove e documentazione tecnica dei danni subiti. La difesa legale specializzata in materia di espropri è spesso decisiva per il riconoscimento di un equo indennizzo o risarcimento, soprattutto in presenza di contestazioni da parte dell’autorità espropriante.

Nota importante
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A.1 Le “trappole” in cui cadono gli espropriati
A.2 La tua indennità – con le norme italiane
A.3 L’indennità di esproprio – con le norme europee
A.5 La tua indennità – con le norme europee
A.6 Le illegittimità della procedura
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