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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASO PAR E HYODO c. AZERBAIGIAN

Tipologia: Sentenza
Importanza: 2
Articoli: 41,P1-1
Numero: 54563/11 22428/15
Stato: Azerbaijan
Data: 2021-11-18 00:00:00
Organo: Sezione Quinta
Testo Originale

QUINTA SEZIONE
CASO PAR E HYODO c. AZERBAIGIAN
(Domande n. 54563/11 e 22428/15 )

GIUDIZIO

Art 1 P1 ? Il pacifico godimento dei beni ? Illegittima detenzione da parte delle autorit? statali di somme non dichiarate di denaro sequestrate ai ricorrenti dalle autorit? doganali ? Sequestrato denaro trasferito al bilancio dello Stato apparentemente in cambio della chiusura del procedimento penale a carico dei ricorrenti e del loro permesso di lasciare l’Azerbaigian ? Atto arbitrario di sottrazione di denaro a un imputato

STRASBURGO
18 novembre 2021

Questa sentenza diverr? definitiva nelle circostanze previste dall’articolo 44 ? 2 della Convenzione. Pu? essere soggetto a revisione editoriale.

Nel caso Par e Hyodo c. Azerbaigian,
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Quinta Sezione), riunita in una Sezione composta da:
Siofra O’Leary, Presidente,
M?rti?? Mits,
St?phanie Mourou-Vikstr?m,
Latif Huseynov,
Jovan Ilievski,
Ivana Jelic,
Arnfinn B?rdsen, giudici,
e Martina Keller, vice cancelliere della sezione,
visto:
i ricorsi (nn. 54563/11 e 22428/15 ) contro la Repubblica dell’Azerbaigian presentati alla Corte ai sensi dell’articolo 34 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libert? fondamentali (“la Convenzione”) da una cittadina turca, la sig.ra Serpil Par (“il primo ricorrente”), e un cittadino giapponese, il sig. Katsunori Hyodo (“il secondo ricorrente”) (“i ricorrenti”), rispettivamente il 20 agosto 2011 e il 4 maggio 2015;
la decisione di notificare al governo dell’Azerbaigian (“il governo”) i ricorsi ai sensi dell’articolo 6 della Convenzione e dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 della Convenzione e di dichiarare il resto dei ricorsi irricevibili;
la decisione del governo turco di non intervenire nella causa;
le osservazioni delle parti;
Avendo deliberato in forma riservata il 19 ottobre 2021,
Emette la seguente sentenza, adottata in tale data:
INTRODUZIONE
1. I ricorsi riguardano la ritenzione da parte delle autorit? statali di somme non dichiarate di denaro sequestrate ai ricorrenti dalle autorit? doganali e sollevano questioni principalmente ai sensi dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 alla Convenzione.
I FATTI
2. Il primo ricorrente ? nato nel 1960 e vive a Istanbul, Turchia. Il secondo ricorrente ? nato nel 1973 e vive a Yokohama, in Giappone. Sono stati rappresentati dinanzi alla Corte dal sig. M. Mustafayev, un avvocato con sede in Azerbaigian.
3. Il governo era rappresentato dal suo agente, il sig. ?. sg?rov.
4. I fatti di causa, cos? come presentati dalle parti, possono essere riassunti come segue.
I. IL PRIMO RICHIEDENTE
5. Il 25 maggio 2010 la prima ricorrente ha viaggiato da Istanbul a Baku. Secondo lei, lo scopo del viaggio era quello di ritirare il denaro che era stato trasferito sul suo conto bancario a Baku da una societ? operante in Cina e di portarlo in contanti in Turchia. Il giorno seguente la ricorrente ? arrivata all’aeroporto internazionale Heydar Aliyev di Baku per recarsi a Istanbul. Al controllo doganale ha dichiarato 39.900 euro (EUR), ma ha omesso di dichiarare la somma di 210.100 euro nel suo bagaglio a mano, che era trasportato dal suo collega A.A., anch’egli cittadino turco. Alla scoperta di quest’ultima somma, i doganieri hanno redatto un verbale e sequestrato il denaro (una copia del verbale non ? disponibile nel fascicolo).
6. ? stata ordinata una misura preventiva che vieta alla ricorrente di “lasciare il suo luogo di residenza”.
7. Il 9 agosto 2010 un investigatore del Dipartimento investigativo del Comitato doganale di Stato (“il CSC”) ha formalmente accusato la ricorrente di contrabbando da parte di un gruppo organizzato ai sensi dell’articolo 206.3.2 del codice penale (si veda il successivo paragrafo 31).
8. Secondo la ricorrente, i funzionari doganali le dissero informalmente che avrebbero chiuso il procedimento penale contro di lei e che avrebbe potuto tornare in Turchia se avesse accettato di trasferire l’importo sequestrato al bilancio statale dell’Azerbaigian.
9. Secondo la ricorrente, l’applicazione della suddetta misura preventiva e la situazione nel suo complesso hanno limitato le sue attivit? commerciali e hanno influito negativamente sulla sua salute. Di conseguenza, il 22 settembre 2010 ha firmato una dichiarazione scritta indirizzata agli “organi statali autorizzati”. Ha dichiarato di essere impegnata in attivit? commerciali in Turchia e in altri paesi. Ha negato di aver formato un gruppo con A.A., che non era a conoscenza del denaro nella borsa che aveva con s? e ha espresso il suo rammarico per non averlo dichiarato. La ricorrente ha indicato di aver “accettato” di trasferire l’importo sequestrato al bilancio statale dell’Azerbaigian, chiedendo al contempo alle autorit? di respingere le gravi accuse e di formulare accuse appropriate nei suoi confronti (veril?n a??r ittiham?n l??v edil?r?k d?zg?n ittiham ir?li s?r?lm?kl?). Questa richiesta ? stata approvata da un notaio nella stessa data.
10. Il 23 settembre 2010 l’avvocato della ricorrente ha chiesto al CP di archiviare il procedimento penale a suo carico, tenuto conto della sua franca confessione, della sua salute malata, del fatto che aveva commesso un reato meno grave come prima volta e del suo accordo di trasferire l’importo sequestrato al bilancio dello Stato.
11. La stessa data l’inquirente ha accusato la ricorrente del reato meno grave di contrabbando ai sensi dell’articolo 206.1 del codice penale (cfr. paragrafo 31 qui di seguito). Nel fare ci?, l’inquirente non ha fatto riferimento alla decisione del 9 agosto 2010 (si veda il precedente paragrafo 7), ma sembra che la nuova accusa abbia sostituito la precedente.
12. Il 24 settembre 2010 l’inquirente ha deciso di chiudere il procedimento penale contro il ricorrente a causa di un cambiamento delle circostanze (??raitin d?yi?m?si il? ba?l?), ai sensi dell’articolo 74 del codice penale (cfr. paragrafo 30 di seguito). La decisione affermava che il ricorrente, essendo impegnato in attivit? commerciali e avendo in precedenza viaggiato in Azerbaigian in numerose occasioni, aveva commesso il reato di contrabbando omettendo di dichiarare la somma di 210.100 euro. La decisione affermava inoltre che la ricorrente aveva confessato di aver commesso il suddetto reato penale, che aveva rinunciato al denaro in questione, oggetto del reato, a favore dello Stato e che nessun danno era stato inflitto agli interessi dei cittadini o dello Stato in conseguenza del reato.
13. In una data imprecisata la ricorrente lasci? l’Azerbaigian.
14. Il 5 gennaio e il 7 febbraio 2011 la ricorrente chiese all’inquirente di inviarle una copia della decisione che chiudeva il procedimento penale a suo carico e di restituirle la somma di 210.100 euro. Non avendo ricevuto risposta, il 18 aprile 2011 ha presentato una denuncia contro l’investigatore presso il tribunale distrettuale di Yasamal nell’ambito della procedura di controllo giudiziario prevista dall’articolo 449 del codice di procedura penale, (“il CCrP”) chiedendo che il suo operato, in particolare la mancata restituzione del suo denaro, fosse dichiarato illegittimo.
15. Il 17 maggio 2011 il tribunale distrettuale di Yasamal respinse il reclamo senza alcuna motivazione, limitandosi a constatare che non vi era stata alcuna illegittimit? nell’operato dell’investigatore.
16. La ricorrente ha presentato ricorso, sostenendo che il denaro in questione era stato portato in Azerbaigian legalmente dall’estero e che l? si trovava sul suo conto bancario. Basandosi sugli articoli 51 e 206.1 del codice penale e sull’articolo 132.0.4 della CCrP (cfr. paragrafi 28 e 31-32 qui di seguito), la ricorrente ha sostenuto che non c’era nulla nel fascicolo che dimostrasse che il denaro era stato acquisito con mezzi criminali, e che quindi non poteva essere confiscato. Ha inoltre sostenuto che il trasferimento al bilancio dello Stato del denaro in questione non poteva essere considerato come un “cambiamento di circostanze”.
17. Il 22 giugno 2011 la Corte d’appello di Baku ha confermato la decisione del giudice di primo grado. Essa ha ritenuto che la richiesta scritta del ricorrente fosse stata presentata volontariamente. La decisione della corte d’appello non ? stata impugnata.
II. IL SECONDO RICHIEDENTE
18. Il 27 marzo 2011 il secondo ricorrente ha viaggiato da Istanbul a Baku. Secondo il ricorrente, aveva portato con s? denaro contante che aveva prelevato dal suo conto bancario in Giappone ma che non aveva dichiarato al suo arrivo perch? nessuno gli aveva chiesto di farlo. Poich? voleva acquistare un bene immobile in Azerbaigian, ha convertito la maggior parte del suo denaro in manat azerbaigiani (AZN) in una banca di Baku. Il 30 marzo 2011 il ricorrente ? arrivato all’aeroporto internazionale Heydar Aliyev per recarsi a Istanbul. Al controllo doganale, i funzionari doganali hanno scoperto nella sua borsa la somma di 248.300 AZN, che non aveva dichiarato. Questa somma ? stata sequestrata dai funzionari. Quando gli ? stato chiesto se avesse altro da dichiarare, il ricorrente ha ammesso di avere diversi importi in diverse valute straniere (8.865,96 AZN in totale). Anche questi importi sono stati sequestrati dai funzionari, che hanno redatto un rapporto sulla questione (una copia del rapporto non ? disponibile nel fascicolo del caso).

19. Il 4 aprile 2011 il ricorrente ? stato formalmente accusato di contrabbando ai sensi dell’articolo 206.1 del codice penale.

20. Il 29 aprile 2011 l’avvocato del ricorrente chiese alla SCC di chiudere il procedimento penale a suo carico e di restituirgli il denaro. Egli ha sostenuto che il ricorrente desiderava acquistare beni immobili in Azerbaigian e aveva prelevato il denaro dal suo conto bancario in Giappone. L’avvocato ha presentato argomenti simili a quelli avanzati nel ricorso del primo ricorrente alla Corte d’appello di Baku (vedi paragrafo 16 sopra). A sostegno delle sue argomentazioni, ha anche fatto riferimento a una sentenza emessa dalla Corte d’appello il 6 febbraio 2007 in un procedimento penale intentato ai sensi dell’articolo 206.1 del codice penale contro un altro individuo (cfr. paragrafo 35 di seguito per i dettagli).

21. Il 21 maggio 2011 il ricorrente ha revocato la procura conferita al suo avvocato. Sembra che l’avvocato non sia stato informato della revoca.

22. Il 23 maggio 2011, apparentemente senza il coinvolgimento del suo avvocato, il ricorrente ha firmato una dichiarazione scritta in azerbaigiano e in giapponese indirizzata al capo dell’SCC, con la quale chiedeva la chiusura del procedimento penale contro di lui e l’assistenza per il suo ritorno in Giappone, esprimendo nel contempo la sua volont? di trasferire la somma di AZN 248.300 al bilancio dello Stato.

23. Il 23 giugno 2011 l’inquirente decise di chiudere il procedimento penale contro il ricorrente, facendo riferimento alla stessa disposizione del codice penale e a motivi simili a quelli addotti nel caso del primo ricorrente (cfr. paragrafo 12 supra). L’inquirente ha anche deciso di restituire al ricorrente il resto del denaro sequestrato (diversi importi in valuta estera – cfr. paragrafo 18 di cui sopra) perch? egli lo aveva dichiarato verbalmente.

24. In una data imprecisata il ricorrente lasci? l’Azerbaigian.

25. Due anni dopo, il 20 giugno 2013, il ricorrente present? al tribunale distrettuale di Yasamal, nell’ambito della procedura di controllo giudiziario, un reclamo contro il dipartimento investigativo dell’SCC, chiedendo l’archiviazione del procedimento penale a suo carico per vari motivi, in particolare perch? non vi era stato alcun reato, e la restituzione del denaro sequestrato. Oltre ai suoi precedenti argomenti (cfr. paragrafo 20 supra), il ricorrente lamentava il fatto che gli atti d’indagine erano stati compiuti in assenza del suo avvocato e che non vi era stata alcuna base giuridica per il trasferimento del suo denaro al bilancio dello Stato.

26. All’udienza, N.A., un traduttore che aveva accompagnato pi? volte il ricorrente presso l’SCC, ha dichiarato che, durante la loro precedente visita in loco, il ricorrente lo aveva informato che l’investigatore gli aveva ordinato di presentarsi senza avvocato o traduttore alla sua prossima visita.

27. Il 14 novembre 2013 il tribunale distrettuale di Yasamal ha respinto il reclamo, constatando sommariamente che la decisione dell’inquirente era stata legittima e che non vi era alcuna prova per quanto riguarda eventuali pressioni nei confronti del ricorrente. Il 3 ottobre 2014 la Corte d’appello di Baku ha confermato tale decisione senza affrontare gli argomenti del ricorrente. Una copia della decisione della corte d’appello ? stata notificata al ricorrente l’8 dicembre 2014.QUADRO GIURIDICO E PRATICA RILEVANTI
I. IL CODICE PENALE DEL 2000
28. L’articolo 51 del codice, in vigore all’epoca dei fatti, definiva la confisca come il prelievo obbligatorio da parte dello Stato, senza alcun indennizzo, di (i) strumenti e mezzi utilizzati per la commissione di un reato, (ii) oggetti di un reato e (iii) beni acquisiti con mezzi criminali. Poteva essere applicata solo quando era prevista da disposizioni specifiche del Codice.

29. L’articolo 62 prevedeva che il giudice potesse applicare una pena pi? clemente di quella prevista da disposizioni specifiche del codice a causa, tra l’altro, dell’esistenza di circostanze eccezionali relative allo scopo e al movente del reato, al ruolo dell’imputato nel commettere il reato e ad altre circostanze che riducono sostanzialmente il pericolo per il pubblico rappresentato dal reato.

30. L’articolo 74 del codice, nella versione in vigore all’epoca dei fatti, prevedeva che una persona che avesse commesso per la prima volta un reato minore o meno grave potesse essere esonerata dalla responsabilit? penale se veniva stabilito che il reato o la persona che lo aveva commesso non costituivano pi? un pericolo per il pubblico a causa di un cambiamento delle circostanze.

31. 31. Ai sensi dell’articolo 206.1, in vigore all’epoca dei fatti, il contrabbando, cio? il movimento di grandi quantit? di merci o altri oggetti attraverso il confine doganale della Repubblica dell’Azerbaigian, commesso nascondendo tali merci alla dogana o combinato con la mancata o inesatta dichiarazione di tali merci, comportava una pena penale fino a cinque anni di reclusione. L’articolo 206.3.2, in vigore all’epoca dei fatti, prevedeva una sanzione penale da cinque a otto anni di reclusione, con o senza confisca, per il contrabbando di un gruppo organizzato.

IL CODICE DI PROCEDURA PENALE DEL 2000
32. L’articolo 132.0.4 del codice di procedura penale, in vigore all’epoca dei fatti, prevedeva che il denaro o i valori acquisiti con mezzi criminali o oggetto di un reato dovevano essere destinati, sulla base di una sentenza giudiziaria, al risarcimento dei danni inflitti a seguito del reato, o trasferiti allo Stato se la vittima era sconosciuta.

33. L’articolo 449 del codice di procedura penale prevedeva che gli atti procedurali o le decisioni dell’autorit? che conduceva il procedimento penale, compreso, tra gli altri, l’investigatore, potessero essere impugnati davanti ai tribunali di sorveglianza.

LA LEGGE SULLA VALUTAZIONE DELLA VALUTA E LE NORME SULL’IMPORTAZIONE E L’ESPORTAZIONE DALLA REPUBBLICA DELL’AZERBAIGIAN DI ATTIVIT? IN VALUTA DA PARTE DI PERSONE FISICHE
34. L’articolo 11 della legge sulla valutazione della valuta del 21 ottobre 1994 (“la legge”) e l’articolo 3 delle norme sull’importazione nella Repubblica dell’Azerbaigian e l’esportazione dalla Repubblica dell’Azerbaigian di attivit? in valuta da parte di persone fisiche, approvate dalla Banca Nazionale dell’Azerbaigian il 18 marzo 2002, che erano in vigore all’epoca dei fatti, prevedeva che i non residenti potessero portare fuori dall’Azerbaigian una parte del denaro precedentemente portato in contanti o trasferito in Azerbaigian per un importo fino all’equivalente di 50.000 dollari USA (USD) in contanti, senza pagare alcun dazio, dichiarandolo alle autorit? doganali. Gli importi che superano l’equivalente di 50.000 dollari americani che erano stati precedentemente portati in Azerbaigian in contanti potevano essere trasferiti all’estero previa presentazione di un certificato ufficiale di una banca o altro istituto di credito del paese da cui il denaro era stato portato, che confermava che il denaro in questione era stato rilasciato in contanti alla persona. L’articolo 11 della legge prevedeva inoltre che i non residenti avessero il diritto di trasferire all’estero beni in valuta precedentemente trasferiti in Azerbaigian senza alcun ostacolo.

GIURISPRUDENZA NAZIONALE
35. In una sentenza del 6 febbraio 2007 (caso n. 2-182/2007), la Corte d’appello ha annullato la sentenza di un tribunale di primo grado che condannava O.C. ai sensi dell’articolo 206.1 del codice penale, condannandolo a un anno e mezzo di reclusione e ordinando la confisca del denaro non dichiarato (64.900 USD). La corte ha concluso che anche se O.C. non aveva dichiarato il denaro in questione, esso non era stato acquisito con mezzi criminali n? era oggetto di un reato. Ha quindi ordinato la restituzione del denaro e, applicando l’articolo 62 del codice penale, ha condannato O.C. a una multa di 2.000 AZN.

36. In una sentenza del 20 aprile 2010 (causa no. 1(102)-191/10), la Corte suprema ha confermato la sentenza di una corte d’appello che ordinava la restituzione a F.O. di una somma di denaro non dichiarata (160.000 USD) che gli era stata confiscata. La Corte Suprema ha trovato che l’origine del denaro non era stata contestata e che nessuna delle ipotesi elencate nell’articolo 51 del codice penale esisteva nel caso di F.O. Ha inoltre aggiunto che la confisca dei beni poteva essere ordinata solo in base a specifiche disposizioni del codice e che l’articolo 206.1 del codice non prevedeva tale confisca come pena.
37. Nelle sentenze dell’11 luglio 2017 (caso no. 1(003)-273/2017) e 3 ottobre 2017 (caso n. 1(003)-367/2017), il tribunale distrettuale di Khazar ha ordinato la restituzione del denaro non dichiarato sequestrato dalle autorit? doganali a A.G. (25.000 USD) e I.A. (68.000 EUR). Ha osservato, tra l’altro, che il denaro in questione non era stato acquisito con mezzi criminali e che l’articolo 206.1 del codice penale non prevedeva la confisca come pena. Applicando l’articolo 62 del codice penale, ha condannato A.G. e I.A. a multe di 1.000 e 2.000 AZN rispettivamente
LA LEGGE
RIUNIONE DELLE DOMANDE
38. Considerato l’analogo oggetto dei ricorsi, la Corte ritiene opportuno esaminarli congiuntamente in un’unica sentenza.

PRESUNTA VIOLAZIONE DELL’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N. 1 DELLA CONVENZIONE
39. I ricorrenti lamentavano che il loro denaro era stato di fatto confiscato illegalmente dalle autorit? nazionali, in violazione dell’articolo 6 della Convenzione e dell’articolo 1 del Protocollo n. 1. La Corte ritiene che questo reclamo debba essere esaminato esclusivamente ai sensi dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 (confrontare Adzhigovich c. Russia, no. 23202/05, ? 17, 8 ottobre 2009), che recita come segue:

“Ogni persona fisica o giuridica ha diritto al pacifico godimento dei suoi beni. Nessuno pu? essere privato dei suoi beni se non nel pubblico interesse e alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali del diritto internazionale.

Tuttavia, le disposizioni precedenti non pregiudicano in alcun modo il diritto di uno Stato di applicare le leggi che ritiene necessarie per controllare l’uso dei beni in conformit? dell’interesse generale o per assicurare il pagamento delle imposte o di altri contributi o sanzioni.”

Ammissibilit?
40. La Corte osserva che questo reclamo non ? manifestamente infondato n? inammissibile per altri motivi elencati all’articolo 35 della Convenzione. Deve pertanto essere dichiarato ricevibile.

Merito
Gli argomenti delle parti
41. I ricorrenti hanno sostenuto di aver trasferito il loro denaro al bilancio dello Stato non volontariamente, ma sotto la pressione delle autorit? doganali, che avevano detto loro informalmente che il procedimento penale contro di loro si sarebbe concluso se lo avessero fatto. Essi sostenevano che il testo delle richieste da loro presentate dimostrava anche che il trasferimento era stato condizionato “all’archiviazione delle gravi accuse e alla presentazione di accuse adeguate” per quanto riguarda il primo ricorrente e “alla chiusura del procedimento penale” per quanto riguarda il secondo ricorrente.

42. I ricorrenti sostenevano inoltre che l’articolo 206.1 del codice penale non prevedeva la confisca di somme di denaro non dichiarate e che il diritto interno consentiva tale confisca solo se il denaro fosse stato oggetto o strumento di un reato, il che non era applicabile nei loro rispettivi casi. Hanno anche fatto riferimento a diverse decisioni di tribunali nazionali in cui i tribunali avevano ordinato la restituzione di somme non dichiarate ai loro proprietari in circostanze simili.

43. Il Governo sosteneva che i ricorrenti avevano trasferito volontariamente le somme in questione al bilancio dello Stato. Essi hanno sostenuto che la prima ricorrente aveva dichiarato 39.900 euro, che all’epoca dei fatti era l’equivalente di 50.000 dollari USA – la somma consentita per essere portata fuori dal paese dai non residenti. Questo fatto dimostrava che era a conoscenza dell’importo massimo di denaro che poteva portare fuori dal paese secondo il diritto nazionale. Essi sostenevano inoltre che la dichiarazione della prima ricorrente era stata debitamente approvata da un notaio, il che dimostrava che ella aveva pienamente compreso le sue azioni e non le aveva compiute sotto costrizione.

44. Per quanto riguarda il secondo ricorrente, il governo ha sostenuto che la sua dichiarazione che esprimeva la volont? di trasferire il denaro allo Stato era stata scritta sia in azerbaigiano che in giapponese ed era stata inviata alla SCC attraverso l’ambasciata del Giappone in Azerbaigian. Di conseguenza, qualsiasi affermazione che fosse stata scritta contro la sua volont? era falsa. Essi sostenevano inoltre che il fatto che il secondo ricorrente avesse presentato la sua denuncia al tribunale nazionale due anni dopo la data di conclusione del procedimento penale contro di lui (cfr. paragrafo 25 sopra) faceva dubitare della veridicit? delle sue affermazioni.

45. Il Governo ha sostenuto che, a differenza di Ismayilov c. Russia (no. 30352/03, 6 novembre 2008), cui fa riferimento la prima ricorrente nel suo ricorso, non c’era stata alcuna confisca, e quindi nessuna privazione dei beni, nei casi in questione.

La valutazione della Corte
46. La Corte ribadisce che l’articolo 1 del Protocollo n. 1 garantisce in sostanza il diritto di propriet? e comprende tre norme distinte. La prima, espressa nella prima frase del primo paragrafo e di carattere generale, stabilisce il principio del pacifico godimento del possesso. La seconda regola, nella seconda frase dello stesso paragrafo, riguarda la privazione del possesso e la subordina a certe condizioni. La terza, contenuta nel secondo paragrafo, riconosce che gli Stati contraenti hanno il diritto, tra l’altro, di controllare l’uso della propriet? secondo l’interesse generale. La seconda e la terza norma, che riguardano casi particolari di interferenza con il diritto al pacifico godimento della propriet?, devono essere interpretate alla luce del principio generale enunciato nella prima norma (si veda, ad esempio, Ismayilov, gi? citata, ? 28, e Karapetyan c. Georgia, n. 61233/12, ? 30, 15 ottobre 2020).
47. Non ? contestato che il denaro in questione costituisse il “possesso” dei ricorrenti. Appare altres? incontestato che le somme in questione, pur essendo state inizialmente sequestrate dai funzionari doganali, sono rimaste di propriet? dei ricorrenti fino al momento in cui sono state trasferite al bilancio dello Stato sulla base delle dichiarazioni dei ricorrenti, non in virt? di alcun atto giuridico formale emanato dalle autorit? (si vedano i paragrafi 9 e 22 di cui sopra). In questo contesto, le parti sono in disaccordo sull’esistenza di un’interferenza da parte delle autorit? statali. La Corte deve quindi innanzitutto determinare se nelle presenti cause vi sia stata un’interferenza delle autorit? statali nei diritti dei ricorrenti ai sensi dell’articolo 1 del Protocollo n. 1. Nel fare ci?, essa ? costretta a guardare dietro le apparenze e ad indagare le realt? della situazione di cui ? investita.

48. La Corte nota innanzitutto che esisteva un chiaro legame tra le dichiarazioni asseritamente involontarie dei ricorrenti di trasferire le somme sequestrate al bilancio dello Stato e gli sviluppi del procedimento penale a loro carico. Alla prima ricorrente ? stato impedito di lasciare l’Azerbaigian in attesa del procedimento penale a suo carico e, pi? di due mesi dopo il sequestro del denaro non dichiarato, ? stata formalmente accusata di contrabbando da parte di un gruppo organizzato – un reato penale che comporta una pena da cinque a otto anni di reclusione (cfr. paragrafi 6-7 sopra). Proprio un giorno dopo aver presentato la richiesta con la quale “accettava” di trasferire il denaro sequestrato al bilancio dello Stato, ? stata accusata di un reato meno grave e, il giorno successivo, il procedimento penale contro di lei ? stato chiuso (cfr. paragrafi 11-12 sopra). La Corte osserva uno scenario simile nel caso della seconda ricorrente. Alcuni giorni dopo aver revocato la procura conferita al suo avvocato, il secondo ricorrente ha presentato una richiesta simile al CP esprimendo la sua volont? di trasferire l’importo sequestrato al bilancio dello Stato, dopo di che il procedimento penale contro di lui ? stato rapidamente chiuso (vedi paragrafi 21-23 sopra). Il testo delle richieste dei ricorrenti contenenti le loro dichiarazioni sul trasferimento del loro denaro al bilancio dello Stato mostrano chiaramente che essi hanno fatto tali dichiarazioni con la speranza di ottenere sviluppi favorevoli nel procedimento penale contro di loro – la prima ricorrente ha chiesto di avere le gravi accuse contro di lei respinte, mentre il secondo ricorrente ha cercato la chiusura del procedimento penale contro di lui, che avrebbe potuto portare fino a cinque anni di reclusione (vedi paragrafi 9 e 22 sopra). Inoltre, c’era anche un chiaro legame tra la fine del procedimento penale e la possibilit? per i ricorrenti di lasciare l’Azerbaigian (cfr. paragrafi 12-13 e 23-24 sopra).

49. La Corte osserva inoltre che le decisioni di chiusura del procedimento penale contro i ricorrenti hanno fatto riferimento a un cambiamento delle circostanze e hanno affermato che i ricorrenti non rappresentavano pi? un “pericolo per il pubblico”, un’affermazione che sembra essersi basata principalmente sulle richieste scritte dei ricorrenti di trasferire il loro denaro al bilancio dello Stato.
50. Tenuto conto dei fattori summenzionati, della sequenza degli eventi e, in particolare, della chiusura del procedimento penale contro i ricorrenti immediatamente dopo la presentazione delle loro richieste di trasferire il denaro al bilancio dello Stato, la Corte ritiene plausibili le affermazioni dei ricorrenti che hanno presentato tali richieste sotto pressione mentre affrontavano il rischio di una pena detentiva e un prolungato divieto di lasciare l’Azerbaigian. ? anche significativo che, come risulta dai fascicoli, nessuno dei ricorrenti era accompagnato da un avvocato mentre firmava le richieste. Per quanto riguarda gli argomenti del governo secondo cui l’approvazione della dichiarazione del primo ricorrente da parte di un notaio e la presentazione della richiesta del secondo ricorrente in una versione giapponese aggiuntiva dimostrano che non c’era stata alcuna pressione su di loro, la Corte ritiene che, alla luce degli elementi di cui sopra, ? altamente probabile che i ricorrenti abbiano compiuto tali passi sotto le istruzioni delle autorit? doganali e non di propria iniziativa. Pertanto, la Corte ? del parere che la situazione nei rispettivi casi dei ricorrenti in cui il loro denaro ? stato trasferito al bilancio dello Stato, apparentemente in cambio della chiusura del procedimento penale contro di loro e, di conseguenza, il loro permesso di lasciare l’Azerbaigian, ha rappresentato un’interferenza con il diritto dei ricorrenti al pacifico godimento dei loro beni ai sensi dell’articolo 1 del protocollo n. 1.
51. Le parti non hanno presentato osservazioni sulla questione della norma dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 in base alla quale il caso dovrebbe essere esaminato. La Corte ritiene che non sia necessario risolvere tale questione perch? i principi che regolano la questione della giustificazione sono sostanzialmente gli stessi, coinvolgendo come fanno la legittimit? dello scopo di qualsiasi interferenza, cos? come la sua proporzionalit? e la conservazione di un giusto equilibrio (confrontare Denisova e Moiseyeva c. Russia, no. 16903/03, ? 55, 1 aprile 2010, e Credit Europe Leasing Ifn S.A. c. Romania, no. 38072/11, ? 71, 21 luglio 2020).

52. La Corte ribadisce che il primo e pi? importante requisito dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 ? che ogni interferenza di un’autorit? pubblica nel pacifico godimento dei beni deve essere “legittima” (si veda Baklanov c. Russia, n. 68443/01, ? 39, 9 giugno 2005, e Rafig Aliyev c. Azerbaigian, no. 45875/06, ? 119, 6 dicembre 2011).

53. La Corte osserva che, dopo aver lasciato l’Azerbaigian, entrambi i ricorrenti hanno avviato procedimenti dinanzi ai tribunali nazionali in Azerbaigian chiedendo la restituzione del loro denaro, ma senza alcun risultato. I tribunali interni, senza alcun esame adeguato, hanno brevemente respinto le argomentazioni dei ricorrenti che erano stati costretti illegalmente a trasferire il loro denaro al bilancio dello Stato.

54. La Corte osserva che il patteggiamento o la procedura di composizione extragiudiziale nei procedimenti penali sono possibili in alcuni sistemi giuridici (si veda, per uno studio comparativo negli Stati membri del Consiglio d’Europa, Natsvlishvili e Togonidze c. Georgia, no. 9043/05, ?? 62-75, CEDU 2014 (estratti)). In base a questi meccanismi ? possibile modificare o far cadere le accuse contro la persona accusata raggiungendo un accordo che viene stipulato volontariamente ed ? conforme alle norme procedurali e sostanziali applicabili. Sembra che in Azerbaigian non esistano meccanismi equivalenti (ibidem, ? 62).

55. La Corte ammette che il suo potere di controllare il rispetto del diritto interno ? limitato, poich? spetta in primo luogo alle autorit? nazionali, in particolare ai tribunali, interpretare e applicare il diritto interno, anche in quei settori in cui la Convenzione “incorpora” le norme di tale diritto, poich? le autorit? nazionali sono, per natura delle cose, particolarmente qualificate per risolvere le questioni che sorgono a questo riguardo. A meno che l’interpretazione sia arbitraria o manifestamente irragionevole, il ruolo della Corte si limita a verificare se gli effetti di tale interpretazione siano compatibili con la Convenzione (cfr. Radomilja e altri c. Croazia [GC], nn. 37685/10 e 22768/12, ? 149, 20 marzo 2018, con ulteriori riferimenti). Tuttavia, la Corte osserva nelle presenti cause che, nel ritenere che i ricorrenti avessero trasferito volontariamente il loro denaro al bilancio dello Stato, i giudici nazionali non hanno fatto riferimento ad alcuna disposizione giuridica che avrebbe potuto servire da base giuridica per una simile procedura.
56. Allo stesso modo, il Governo non ha citato alcuna disposizione giuridica che avrebbe potuto servire come base per il trasferimento di somme cos? consistenti da parte dei ricorrenti al bilancio dello Stato.
57. Inoltre, i ricorrenti avevano presentato le loro richieste scritte in assenza di consultazione di un avvocato o di qualsiasi altra garanzia procedurale. In tal caso, la Corte non pu? che concludere che la situazione in questione equivaleva a un atto arbitrario di prelievo di denaro da un imputato.

58. Tenuto conto delle considerazioni che precedono, la Corte ritiene che l’ingerenza nei casi di specie nei diritti di propriet? dei ricorrenti non pu? essere considerata “legittima” ai sensi dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 della Convenzione. Questa constatazione rende superfluo esaminare se sia stato raggiunto un giusto equilibrio tra le esigenze dell’interesse generale della comunit? e quelle della tutela dei diritti fondamentali dei ricorrenti.

59. Vi ? stata pertanto una violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 della Convenzione.

APPLICAZIONE DELL’ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
60. L’articolo 41 della Convenzione prevede:

“Se la Corte constata una violazione della Convenzione o dei suoi protocolli e se il diritto interno dell’Alta Parte contraente interessata consente solo una riparazione parziale, la Corte accorda, se necessario, una giusta soddisfazione alla parte lesa.”

Danno
Danno pecuniario
61. La prima ricorrente ha chiesto 210.100 euro (EUR), che rappresentano l’importo sequestrato, e 142.686 euro, che rappresentano gli interessi maturati su tale importo per un periodo di otto anni, a titolo di danno patrimoniale. Il secondo ricorrente ha chiesto 248.300 manat azerbaigiani (AZN) (circa 127.500 euro al momento della presentazione della domanda), che rappresentano l’importo sequestrato, e 156.429 euro, che rappresentano gli interessi maturati su tale importo su un periodo di sette anni, a titolo di danno patrimoniale. In entrambi i casi, i calcoli facevano riferimento agli articoli 439.3 (adempimento delle obbligazioni pecuniarie) e 449.1 (responsabilit? per inadempimento delle obbligazioni pecuniarie) del codice civile e ai parametri di riferimento della Banca centrale.

62. Il Governo sosteneva che i relativi importi erano stati trasferiti volontariamente al bilancio dello Stato e che i ricorrenti non avevano quindi subito alcun danno patrimoniale. Ciononostante, se la Corte avesse riscontrato una violazione dei diritti dei ricorrenti ai sensi della Convenzione, essi avrebbero potuto reclamare solo gli importi che avevano trasferito al momento rilevante, esclusi gli interessi e le differenze nei tassi di cambio. Il governo sosteneva inoltre che i tassi di riferimento richiesti non erano supportati da alcun documento ufficiale e i calcoli sembravano essere errati e irragionevoli. Infine, essi sostenevano che il ricorso dei ricorrenti alle summenzionate disposizioni del codice civile era irrilevante, poich? esse riguardavano l’esecuzione di obblighi monetari.

63. La Corte ha constatato che le somme di 210.100 euro e di 248.300 AZN sono state prelevate rispettivamente alla prima ricorrente e alla seconda ricorrente, in violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1. Se ? vero che i ricorrenti, con ogni probabilit?, hanno commesso un reato omettendo di dichiarare tali importi alla dogana e se ? vero che ci poteva essere una base giuridica nel diritto azerbaigiano per ordinare ai ricorrenti di pagare multe da detrarre dai suddetti importi sequestrati dalla dogana, le autorit? non hanno perseguito tale possibilit? giuridica e quindi non vi ? alcuna base per la Corte per detrarre qualsiasi parte degli importi richiesti. Essa non ha quindi altra scelta che accogliere la domanda di danno patrimoniale in questa parte e concede alla prima ricorrente 210.100 euro e alla seconda ricorrente 127.500 euro.

64. Per quanto riguarda gli interessi maturati richiesti dai ricorrenti, la Corte osserva che tali richieste si basavano su disposizioni irrilevanti del codice civile che riguardavano l’esecuzione di obblighi monetari di diritto civile. In tali circostanze, e in assenza di documenti giustificativi di importi adeguatamente quantificati, la Corte respinge le richieste dei ricorrenti in questa parte.

Danni non pecuniari
65. Ogni ricorrente ha anche chiesto 50.000 euro per il danno non patrimoniale.

66. Il Governo ha sostenuto che tali richieste erano infondate ed eccessive.

67. La Corte ritiene che nelle circostanze dei casi in esame la constatazione di una violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 della Convenzione costituisca di per s? una sufficiente giusta soddisfazione (confrontare Boljevi? c. Croazia, no. 43492/11, ? 54, 31 gennaio 2017, e Sadocha c. Ucraina, no. 77508/11, ? 44, 11 luglio 2019).

Interessi di mora
68. La Corte ritiene opportuno che il tasso di interesse di mora sia basato sul tasso di rifinanziamento marginale della Banca centrale europea, al quale vanno aggiunti tre punti percentuali.

PER QUESTI MOTIVI, LA CORTE, ALL’UNANIMIT?,
Decide di unire le domande;
Dichiara i ricorsi ammissibili;
Dichiara che vi ? stata una violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 della Convenzione;
Dichiara che la constatazione di una violazione costituisce di per s? una soddisfazione sufficiente per i danni non pecuniari subiti dai ricorrenti;
Dichiara
(a) che lo Stato convenuto deve pagare ai ricorrenti, entro tre mesi dalla data in cui la sentenza diventa definitiva in conformit? con l’articolo 44 ? 2 della Convenzione, i seguenti importi, da convertire nella valuta dello Stato convenuto al tasso applicabile alla data del regolamento:

(i) 210.100 euro (duecentodiecimila e cento euro) al primo ricorrente, pi? le imposte eventualmente applicabili, a titolo di danno patrimoniale;

(ii) 127.500 euro (centoventisettemilacinquecento euro) alla seconda ricorrente, oltre alle imposte eventualmente applicabili, a titolo di danno patrimoniale;

(b) che, a decorrere dalla scadenza dei tre mesi summenzionati e fino al saldo, sugli importi summenzionati saranno dovuti interessi semplici ad un tasso pari al tasso di rifinanziamento marginale della Banca centrale europea durante il periodo di mora, maggiorato di tre punti percentuali;

3) La domanda di equa soddisfazione delle ricorrenti ? respinta per il resto.
Fatto in inglese e notificato per iscritto il 18 novembre 2021, ai sensi dell’articolo 77 ?? 2 e 3 del Regolamento del Tribunale.

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Martina Keller S?ofra O’Leary
Cancelliere aggiunto Presidente

Testo Tradotto

FIFTH SECTION
CASE OF PAR AND HYODO v. AZERBAIJAN
(Applications nos. 54563/11 and 22428/15)

JUDGMENT

Art 1 P1 ? Peaceful enjoyment of possessions ? Unlawful retention by State authorities of undeclared sums of money seized from the applicants by the customs authorities ? Seized money transferred to State budget apparently in exchange for termination of criminal proceedings against the applicants and their being allowed to leave Azerbaijan ? Arbitrary act of taking money from an accused person

STRASBOURG
18 November 2021

This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 ? 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Par and Hyodo v. Azerbaijan,
The European Court of Human Rights (Fifth Section), sitting as a Chamber composed of:
S?ofra O?Leary, President,
M?rti?? Mits,
St?phanie Mourou-Vikstr?m,
L?tif H?seynov,
Jovan Ilievski,
Ivana Jeli?,
Arnfinn B?rdsen, judges,
and Martina Keller, Deputy Section Registrar,
Having regard to:
the applications (nos. 54563/11 and 22428/15) against the Republic of Azerbaijan lodged with the Court under Article 34 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (?the Convention?) by a Turkish national, Ms Serpil Par (?the first applicant?), and a Japanese national, Mr Katsunori Hyodo (?the second applicant?) (?the applicants?), on 20 August 2011 and 4 May 2015 respectively;
the decision to give notice to the Azerbaijani Government (?the Government?) of the complaints under Article 6 of the Convention and Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention and to declare the remainder of the applications inadmissible;
the decision of the Turkish Government not to intervene in the case;
the parties? observations;
Having deliberated in private on 19 October 2021,
Delivers the following judgment, which was adopted on that date:
INTRODUCTION
1. The applications concern the retention by the State authorities of undeclared sums of money seized from the applicants by the customs authorities, and raise issues mainly under Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention.
THE FACTS
2. The first applicant was born in 1960 and lives in Istanbul, Turkey. The second applicant was born in 1973 and lives in Yokohama, Japan. They were represented before the Court by Mr M. Mustafayev, a lawyer based in Azerbaijan.
3. The Government were represented by their Agent, Mr ?. ?sg?rov.
4. The facts of the cases, as submitted by the parties, may be summarised as follows.
I. THE FIRST APPLICANT
5. On 25 May 2010 the first applicant travelled from Istanbul to Baku. According to her, the purpose of the trip was to withdraw money that had been transferred to her bank account in Baku from a company operating in China and to take it in cash to Turkey. The following day the applicant arrived at Heydar Aliyev International Airport in Baku to travel to Istanbul. At the customs checkpoint she declared 39,900 euros (EUR) but failed to declare the sum of EUR 210,100 in her cabin bag, which was being carried by her colleague A.A., also a Turkish national. Upon the discovery of the latter amount, the customs officers drew up a report and seized the money (a copy of the report is not available in the case file).
6. A preventive measure prohibiting the applicant from ?leaving her place of residence? was ordered.
7. On 9 August 2010 an investigator of the Investigation Department of the State Customs Committee (?the SCC?) formally charged the applicant with smuggling by an organised group under Article 206.3.2 of the Criminal Code (see paragraph 31 below).
8. According to the applicant, the customs officials informally told her that they would terminate the criminal proceedings against her and that she could return to Turkey if she agreed to transfer the seized amount to the State budget of Azerbaijan.
9. According to the applicant, the application of the above-mentioned preventive measure and the situation as a whole limited her business activities and negatively affected her health. As a result, on 22 September 2010 she signed a written statement addressed to ?the authorised State bodies?. She submitted that she was engaged in business activities in Turkey and other countries. She denied forming any group with A.A., who had been unaware of the money in the bag she was carrying and expressed her regret for failing to declare it. The applicant indicated that she ?agreed? to transfer the seized amount to the State budget of Azerbaijan while asking the authorities to dismiss the serious charges and bring appropriate charges against her (veril?n a??r ittiham?n l??v edil?r?k d?zg?n ittiham ir?li s?r?lm?kl?). This request was approved by a notary on the same date.
10. On 23 September 2010 the applicant?s lawyer asked the SCC to terminate the criminal proceedings against her, having regard to her frank confession, her ill health, the fact that she had committed a less serious criminal offence as a first-time offender and her agreement to transfer the seized amount to the State budget.
11. On the same date the investigator charged the applicant with the less serious offence of smuggling under Article 206.1 of the Criminal Code (see paragraph 31 below). In doing so, the investigator did not refer to the decision of 9 August 2010 (see paragraph 7 above), but it appears that the new charge replaced the previous one.
12. On 24 September 2010 the investigator decided to terminate the criminal proceedings against the applicant on account of a change of circumstances (??raitin d?yi?m?si il? ba?l?), under Article 74 of the Criminal Code (see paragraph 30 below). The decision stated that the applicant, having been engaged in business activities and having previously travelled to Azerbaijan on numerous occasions, had committed the criminal offence of smuggling by failing to declare the sum of EUR 210,100. The decision further stated that the applicant had confessed to committing the above-mentioned criminal offence, that she had given up the money in question, which was the object of the offence, in favour of the State and that no damage had been inflicted on citizens? or the State?s interests as a result of the offence.
13. On an unspecified date the applicant left Azerbaijan.
14. On 5 January and 7 February 2011 the applicant asked the investigator to send her a copy of the decision terminating the criminal proceedings against her and to return the sum of EUR 210,100 to her. Having received no reply, on 18 April 2011 she lodged a complaint against the investigator with the Yasamal District Court under the judicial supervision procedure provided for by Article 449 of the Code of Criminal Procedure, (?the CCrP?) asking to have his actions, in particular his failure to return her money, declared unlawful.
15. On 17 May 2011 the Yasamal District Court dismissed the complaint without any reasoning, merely noting that there had been no unlawfulness in the investigator?s actions.
16. The applicant lodged an appeal, arguing that the money in question had been brought to Azerbaijan lawfully from abroad and had been in her bank account there. Relying on Articles 51 and 206.1 of the Criminal Code and Article 132.0.4 of the CCrP (see paragraphs 28 and 31-32 below), the applicant argued that there was nothing in the case file to show that the money had been acquired by criminal means, and that therefore it could not be confiscated. She further argued that the transfer to the State budget of the money in question could not be regarded as a ?change of circumstances?.
17. On 22 June 2011 the Baku Court of Appeal upheld the first-instance court?s decision. It held that the written request by the applicant had been submitted voluntarily. No further appeal lay against the appellate court?s decision.
II. THE SECOND APPLICANT
18. On 27 March 2011 the second applicant travelled from Istanbul to Baku. According to the applicant, he brought cash with him which he had withdrawn from his bank account in Japan but had not declared upon his arrival because no one had asked him to do so. Since he wanted to buy immovable property in Azerbaijan, he converted most of his money into Azerbaijani manats (AZN) at a bank in Baku. On 30 March 2011 the applicant arrived at Heydar Aliyev International Airport to travel to Istanbul. At the customs checkpoint the customs officials discovered in his bag the sum of AZN 248,300, which he had failed to declare. That amount was seized by the officials. When asked if he had anything else to declare, the applicant admitted that he had different amounts in several foreign currencies (AZN 8,865.96 in total). Those amounts were also seized by the officials, who drew up a report on the matter (a copy of the report is not available in the case file).
19. On 4 April 2011 the applicant was formally charged with smuggling under Article 206.1 of the Criminal Code.
20. On 29 April 2011 the applicant?s lawyer asked the SCC to terminate the criminal proceedings against him and to return his money. He submitted that the applicant wished to buy immovable property in Azerbaijan and had withdrawn the money from his bank account in Japan. The lawyer presented similar arguments to those put forward in the first applicant?s appeal to the Baku Court of Appeal (see paragraph 16 above). In support of his arguments, he also referred to a judgment given by the Court of Appeal on 6 February 2007 in criminal proceedings instituted under Article 206.1 of the Criminal Code against another individual (see paragraph 35 below for details).
21. On 21 May 2011 the applicant revoked the power of attorney given to his lawyer. It appears that the lawyer was not informed of the revocation.
22. On 23 May 2011, apparently without his lawyer?s involvement, the applicant signed a statement written in Azerbaijani and in Japanese addressed to the head of the SCC, whereby he asked for the termination of the criminal proceedings against him and assistance with his return to Japan while expressing his willingness to transfer the sum of AZN 248,300 to the State budget.
23. On 23 June 2011 the investigator decided to terminate the criminal proceedings against the applicant, referring to the same provision of the Criminal Code and to similar grounds to those put forward in the first applicant?s case (see paragraph 12 above). The investigator also decided to return to the applicant the remainder of the seized money (different amounts in foreign currencies ? see paragraph 18 above) because he had verbally declared them.
24. On an unspecified date the applicant left Azerbaijan.
25. Two years later, on 20 June 2013 the applicant lodged a complaint against the Investigation Department of the SCC with the Yasamal District Court under the judicial supervision procedure, asking for the termination of the criminal proceedings against him on various grounds, in particular because there had been no criminal offence, and for the return of the seized money. In addition to his previous arguments (see paragraph 20 above), the applicant complained that investigative steps had been taken in the absence of his lawyer and that there had been no legal basis for the transfer of his money to the State budget.
26. At the court hearing, N.A., a translator who had accompanied the applicant several times at the SCC, submitted that, during their previous visit there, the applicant had informed him that the investigator had instructed him to come without a lawyer or a translator on his next visit.
27. On 14 November 2013 the Yasamal District Court dismissed the complaint, finding briefly that the investigator?s decision had been lawful and that there was no proof as regards any pressure against the applicant. On 3 October 2014 the Baku Court of Appeal upheld that decision without addressing the applicant?s arguments. A copy of the appellate court?s decision was served on the applicant on 8 December 2014.
RELEVANT LEGAL FRAMEWORK AND PRACTICE
I. THE 2000 CRIMINAL CODE
28. Article 51 of the Code, which was in force at the material time, defined confiscation as the compulsory taking by the State, without any compensation, of (i) instruments and means used for the commission of a criminal offence, (ii) objects of a crime and (iii) property acquired by criminal means. It could be applied only where it was provided for under specific provisions of the Code.
29. Article 62 provided that a court could apply a more lenient sentence than the one provided for under specific provisions of the Code because of, inter alia, the existence of exceptional circumstances relating to the purpose and motive of the crime, the role of the accused in committing the criminal offence and other circumstances substantially reducing the danger to the public posed by the criminal offence.
30. Article 74 of the Code, as in force at the material time, provided that a person who had committed a minor or a less serious criminal offence for the first time could be released from criminal liability if it was established that the criminal offence or the person who had committed it no longer posed a danger to the public on account of a change of circumstances.
31. Under Article 206.1, as in force at the material time, smuggling, that is, the movement of large amounts of goods or other objects across the customs border of the Azerbaijan Republic, committed by concealing such goods from customs or combined with the non-declaration or inaccurate declaration of such goods, carried a criminal penalty of up to five years? imprisonment. Article 206.3.2, as in force at the material time, provided for a criminal penalty of five to eight years? imprisonment, with or without confiscation, for smuggling by an organised group.
II. THE 2000 CODE OF CRIMINAL PROCEDURE
32. Article 132.0.4 of the Code of Criminal Procedure, which was in force at the material time, provided that money or valuables which were acquired by criminal means or were the object of a crime had to be directed, on the basis of a court judgment, towards paying for damage inflicted as a result of the criminal offence, or transferred to the State if the victim was unknown.
33. Article 449 of the Code of Criminal Procedure provided that procedural acts or decisions of the authority conducting the criminal proceedings, including, among others, the investigator, could be contested before the supervising courts.
III. THE LAW ON CURRENCY VALUATION AND THE RULES ON IMPORT TO AND EXPORT FROM THE REPUBLIC OF AZERBAIJAN OF CURRENCY ASSETS BY PHYSICAL PERSONS
34. Article 11 of the Law on Currency Valuation of 21 October 1994 (?the Law?) and Article 3 of the Rules on Import to and Export from the Republic of Azerbaijan of Currency Assets by Physical Persons, approved by the National Bank of Azerbaijan on 18 March 2002, which were in force at the material time, provided that non-residents could take out of Azerbaijan a portion of the money previously brought in cash or transferred to Azerbaijan in an amount up to the equivalent of 50,000 United States dollars (USD) in cash, without paying any duties, by declaring it to the customs authorities. Amounts exceeding the equivalent of USD 50,000 that had previously been brought to Azerbaijan in cash could be transferred abroad subject to the presentation of an official certificate from a bank or other credit institution of the country from which the money had been brought confirming that the money in question had been issued in cash to the person. Article 11 of the Law also provided that non-residents had the right to transfer abroad currency assets previously transferred to Azerbaijan without any obstacles.
IV. DOMESTIC CASE-LAW
35. In a judgment of 6 February 2007 (case no. 2-182/2007), the Court of Appeal quashed a first-instance court?s judgment convicting O.C. under Article 206.1 of the Criminal Code, sentencing him to one and a half years? imprisonment and ordering the confiscation of the undeclared money (USD 64,900). The court concluded that even though O.C. had failed to declare the money in question, it was neither acquired by criminal means nor the object of a crime. It therefore ordered the return of the money and, applying Article 62 of the Criminal Code, sentenced O.C. to a fine of AZN 2,000.
36. In a judgment of 20 April 2010 (case no. 1(102)-191/10), the Supreme Court upheld an appellate court?s judgment ordering the return to F.O. of an undeclared sum of money (USD 160,000) that had been confiscated from him. The Supreme Court found that the origin of the money had not been disputed and that none of the scenarios listed in Article 51 of the Criminal Code existed in F.O.?s case. It also added that the confiscation of property could be ordered only under specific provisions of the Code and that Article 206.1 of the Code did not provide for such confiscation as a penalty.
37. In its judgments of 11 July 2017 (case no. 1(003)-273/2017) and 3 October 2017 (case no. 1(003)-367/2017), the Khazar District Court ordered the return of undeclared money seized by the customs authorities to A.G. (USD 25,000) and I.A. (EUR 68,000). It noted, inter alia, that the money in question had not been acquired by criminal means and that Article 206.1 of the Criminal Code did not provide for confiscation as a penalty. Applying Article 62 of the Criminal Code, it sentenced A.G. and I.A. to fines of AZN 1,000 and AZN 2,000 respectively.
THE LAW
I. JOINDER OF THE APPLICATIONS
38. Having regard to the similar subject matter of the applications, the Court finds it appropriate to examine them jointly in a single judgment.
II. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 1 OF PROTOCOL No. 1 TO THE CONVENTION
39. The applicants complained that their money had, in fact, been confiscated unlawfully by the domestic authorities, in violation of Article 6 of the Convention and Article 1 of Protocol No. 1. The Court considers that this complaint should be examined solely under Article 1 of Protocol No. 1 (compare Adzhigovich v. Russia, no. 23202/05, ? 17, 8 October 2009), which reads as follows:
?Every natural or legal person is entitled to the peaceful enjoyment of his possessions. No one shall be deprived of his possessions except in the public interest and subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law.
The preceding provisions shall not, however, in any way impair the right of a State to enforce such laws as it deems necessary to control the use of property in accordance with the general interest or to secure the payment of taxes or other contributions or penalties.?
A. Admissibility
40. The Court notes that this complaint is neither manifestly ill-founded nor inadmissible on any other grounds listed in Article 35 of the Convention. It must therefore be declared admissible.
B. Merits
1. The parties? arguments
41. The applicants argued that they had transferred their money to the State budget not voluntarily, but under pressure from the customs authorities, which had told them informally that the criminal proceedings against them would be terminated if they did so. They argued that the text of the requests submitted by them also showed that the transfer had been conditional on ?the dismissal of serious charges and the bringing of appropriate charges? in respect of the first applicant and ?the termination of criminal proceedings? in respect of the second applicant.
42. The applicants further argued that Article 206.1 of the Criminal Code did not provide for the confiscation of undeclared sums of money and that the domestic law allowed such confiscation only if the money had been the object or instrument of a crime, which did not apply in their respective cases. They also referred to several domestic court decisions where the courts had ordered the return of undeclared sums to their owners in similar circumstances.
43. The Government argued that the applicants had voluntarily transferred the amounts in question to the State budget. They submitted that the first applicant had declared EUR 39,900, which at the material time was the equivalent of USD 50,000 ? the amount allowed to be taken out of the country by non-residents. This fact proved that she had known the maximum amount of money she could take out of the country under domestic law. They further argued that the first applicant?s statement had been duly approved by a notary, which showed that she had fully understood her actions and had not performed them under any duress.
44. As to the second applicant, the Government submitted that his statement expressing willingness to transfer the money to the State had been written both in Azerbaijani and in Japanese and had been sent to the SCC through the Embassy of Japan in Azerbaijan. Accordingly, any allegation that it had been written against his will was untrue. They further submitted that the fact that the second applicant had lodged his complaint with the domestic court two years after the date of the termination of the criminal proceedings against him (see paragraph 25 above) cast doubt on the truthfulness of his assertions.
45. The Government argued that, in contrast to Ismayilov v. Russia (no. 30352/03, 6 November 2008), referred to by the first applicant in her application, there had been no confiscation, and therefore no deprivation of possessions, in the present cases.
2. The Court?s assessment
46. The Court reiterates that Article 1 of Protocol No. 1 guarantees in substance the right of property and comprises three distinct rules. The first, which is expressed in the first sentence of the first paragraph and is of a general nature, lays down the principle of peaceful enjoyment of possessions. The second rule, in the second sentence of the same paragraph, covers deprivation of possessions and makes it subject to certain conditions. The third, contained in the second paragraph, recognises that the Contracting States are entitled, amongst other things, to control the use of property in accordance with the general interest. The second and third rules, which are concerned with particular instances of interference with the right to peaceful enjoyment of property, are to be construed in the light of the general principle laid down in the first rule (see, for example, Ismayilov, cited above, ? 28, and Karapetyan v. Georgia, no. 61233/12, ? 30, 15 October 2020).
47. It is not disputed that the money in question constituted the applicants? ?possessions?. It also appears undisputed that the amounts at issue, while initially seized by customs officers, remained the property of the applicants until the moment when they were transferred to the State budget on the basis of statements made by the applicants, not pursuant to any formal legal act emanating from the authorities (see paragraphs 9 and 22 above). Against that background, the parties are in dispute as to the existence of an interference by the State authorities. The Court must therefore first determine whether in the present cases there has been an interference by the State authorities with the applicants? rights under Article 1 of Protocol No. 1. While doing so, it is compelled to look behind the appearances and investigate the realities of the situation before it.
48. The Court firstly notes that there was a clear link between the applicants? allegedly involuntary statements to transfer the seized amounts to the State budget and developments in the criminal proceedings against them. The first applicant was prevented from leaving Azerbaijan pending the criminal proceedings against her and, more than two months after the seizure of the undeclared money, was formally charged with smuggling by an organised group ? a criminal offence which carried a criminal penalty of five to eight years? imprisonment (see paragraphs 6-7 above). It was precisely one day after submitting the request by which she ?agreed? to transfer the seized money to the State budget, that she was charged with a less serious offence and, on the next day, the criminal proceedings against her were terminated (see paragraphs 11-12 above). The Court observes a similar scenario in the second applicant?s case. Several days after revoking the power of attorney given to his lawyer, the second applicant submitted a similar request to the SCC expressing his willingness to transfer the seized amount to the State budget, after which the criminal proceedings against him were swiftly terminated (see paragraphs 21-23 above). The text of the applicants? requests containing their statements about transferring their money to the State budget clearly show that they made those statements with the hope to obtain favourable developments in the criminal proceedings against them – the first applicant asked to have the serious charges against her dismissed, while the second applicant sought the termination of the criminal proceedings against him, which could have led to up to five years? imprisonment (see paragraphs 9 and 22 above). Moreover, there was also a clear link between the termination of the criminal proceedings and the applicants being able to leave Azerbaijan (see paragraphs 12-13 and 23-24 above).
49. The Court further observes that the decisions on terminating the criminal proceedings against the applicants referred to a change of circumstances and stated that the applicants no longer posed a ?danger to the public?, a statement which appears to have been mainly based on the applicants? written requests to transfer their money to the State budget.
50. Having regard to the above-mentioned factors, the sequence of events and, in particular, the termination of the criminal proceedings against the applicants immediately after the submission of their requests to transfer the money to the State budget, the Court considers that the applicants? allegations that they submitted those requests under pressure while facing the risk of a prison sentence and a prolonged ban on leaving Azerbaijan are plausible. It is also significant that, as is apparent from the case files, neither of the applicants was accompanied by a lawyer while signing the requests. As to the Government?s arguments that the approval of the first applicant?s statement by a notary and the submission of the second applicant?s request in an additional Japanese version proved that there had been no pressure on them, the Court considers that, in the light of the above-mentioned elements, it is highly probable that the applicants had taken those steps under the customs authorities? instructions and not of their own motion. Therefore, the Court is of the view that the situation in the applicants? respective cases whereby their money was transferred to the State budget, apparently in exchange for the termination of criminal proceedings against them and, consequently, their being allowed to leave Azerbaijan, amounted to an interference with the applicants? right to the peaceful enjoyment of their possessions under Article 1 of Protocol No. 1.
51. The parties did not make submissions on the question of the rule of Article 1 of Protocol No. 1 under which the case should be examined. The Court considers that there is no need to resolve this issue because the principles governing the question of justification are substantially the same, involving as they do the legitimacy of the aim of any interference, as well as its proportionality and the preservation of a fair balance (compare Denisova and Moiseyeva v. Russia, no. 16903/03, ? 55, 1 April 2010, and Credit Europe Leasing Ifn S.A. v. Romania, no. 38072/11, ? 71, 21 July 2020).
52. The Court reiterates that the first and most important requirement of Article 1 of Protocol No. 1 is that any interference by a public authority with the peaceful enjoyment of possessions should be ?lawful? (see Baklanov v. Russia, no. 68443/01, ? 39, 9 June 2005, and Rafig Aliyev v. Azerbaijan, no. 45875/06, ? 119, 6 December 2011).
53. The Court observes that, after having left Azerbaijan, both applicants brought proceedings before the domestic courts in Azerbaijan asking for the return of their money, but to no avail. The domestic courts, without any adequate examination, briefly dismissed the applicants? arguments that they had been unlawfully forced to transfer their money to the State budget.
54. The Court notes that plea bargaining or out-of-court settlement procedure in criminal proceedings are possible in some legal systems (see, for a comparative study in the Council of Europe member States, Natsvlishvili and Togonidze v. Georgia, no. 9043/05, ?? 62-75, ECHR 2014 (extracts)). Under these mechanisms it is possible to change or drop charges against the accused person by reaching an agreement which is entered into voluntarily and is in accordance with applicable procedural and substantive rules. It appears that no equivalent mechanisms exist in Azerbaijan (ibid., ? 62).
55. The Court accepts that its power to review compliance with domestic law is limited as it is in the first place for the national authorities, notably the courts, to interpret and apply domestic law, even in those fields where the Convention ?incorporates? the rules of that law, since the national authorities are, in the nature of things, particularly qualified to settle the issues arising in this connection. Unless the interpretation is arbitrary or manifestly unreasonable, the Court?s role is confined to ascertaining whether the effects of that interpretation are compatible with the Convention (see Radomilja and Others v. Croatia [GC], nos. 37685/10 and 22768/12, ? 149, 20 March 2018, with further references). However, the Court notes in the present cases that when holding that the applicants had voluntarily transferred their money to the State budget, the domestic courts failed to refer to any legal provision which could have served as a legal basis for such a procedure.
56. Likewise, the Government failed to cite any legal provision that could have served as a basis for the transfer of such substantial amounts by the applicants to the State budget.
57. Moreover, the applicants had submitted their written requests in the absence of consultation with a lawyer or any other procedural guarantees. In such case, the Court cannot but conclude that the situation at hand amounted to an arbitrary act of taking money from an accused person.
58. Having regard to the above considerations, the Court finds that the interference in the present cases with the applicants? property rights cannot be considered ?lawful? within the meaning of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention. This finding makes it unnecessary to examine whether a fair balance was struck between the demands of the general interest of the community and the requirements of the protection of the applicants? fundamental rights.
59. There has accordingly been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention.
III. APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
60. Article 41 of the Convention provides:
?If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.?
A. Damage
1. Pecuniary damage
61. The first applicant claimed 210,100 euros (EUR), representing the seized amount, and EUR 142,686, representing the accrued interest on that amount over a period of eight years, in respect of pecuniary damage. The second applicant claimed 248,300 Azerbaijani manats (AZN) (approximately EUR 127,500 at the time of submission of the claim), representing the seized amount, and EUR 156,429, representing the accrued interest on that amount over a period of seven years, in respect of pecuniary damage. In both cases, the calculations referred to Articles 439.3 (performance of monetary obligations) and 449.1 (liability for failure to perform monetary obligations) of the Civil Code and the Central Bank?s benchmarks.
62. The Government argued that the relevant amounts had been transferred to the State budget voluntarily, and that the applicants had therefore not suffered any pecuniary damage. Nonetheless, if the Court found a violation of the applicants? rights under the Convention, they could only claim the amounts which they had transferred at the relevant time, excluding any interest and differences in exchange rates. The Government further argued that the benchmark rates claimed were not supported by any official documents and the calculations appeared to be incorrect and unreasonable. Lastly, they argued that the applicants? reliance on the above mentioned provisions of the Civil Code was irrelevant since they concerned the performance of monetary obligations.
63. The Court has found that the sums of EUR 210,100 and AZN 248,300 were taken from the first applicant and the second applicant respectively, in breach of Article 1 of Protocol No. 1. While it is true that the applicants in all likelihood committed an offence by failing to declare those amounts at the customs and while there may have been a legal basis in Azerbaijani law to order the applicants to pay fines to be deducted from the above amounts seized by the customs, the authorities did not pursue that legal possibility and there is therefore no basis for the Court to deduct any part of the amounts claimed. It therefore has no choice but to accept the claim for pecuniary damage in this part and awards the first applicant EUR 210,100 and the second applicant EUR 127,500.
64. As to the accrued interest claimed by the applicants, the Court observes that those claims were based on irrelevant provisions of the Civil Code which concerned the performance of monetary obligations under civil law. In such circumstances, and in the absence of any supporting documents as to properly quantified amounts, the Court rejects the applicants? claims in this part.
2. Non-pecuniary damage
65. Each applicant also claimed EUR 50,000 in respect of non-pecuniary damage.
66. The Government argued that those claims were unsubstantiated and excessive.
67. The Court considers that in the circumstances of the present cases the finding of a violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention constitutes in itself sufficient just satisfaction (compare Boljevi? v. Croatia, no. 43492/11, ? 54, 31 January 2017, and Sadocha v. Ukraine, no. 77508/11, ? 44, 11 July 2019).
B. Default interest
68. The Court considers it appropriate that the default interest rate should be based on the marginal lending rate of the European Central Bank, to which should be added three percentage points.
FOR THESE REASONS, THE COURT, UNANIMOUSLY,
1. Decides to join the applications;
2. Declares the applications admissible;
3. Holds that there has been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention;
4. Holds that the finding of a violation constitutes in itself sufficient just satisfaction for the non-pecuniary damage sustained by the applicants;
5. Holds
(a) that the respondent State is to pay the applicants, within three months from the date on which the judgment becomes final in accordance with Article 44 ? 2 of the Convention, the following amounts, to be converted into the currency of the respondent State at the rate applicable at the date of settlement:
(i) EUR 210,100 (two-hundred and ten thousand one hundred euros) to the first applicant, plus any tax that may be chargeable, in respect of pecuniary damage;
(ii) EUR 127,500 (one hundred and twenty-seven thousand five hundred euros) to the second applicant, plus any tax that may be chargeable, in respect of pecuniary damage;
(b) that from the expiry of the above-mentioned three months until settlement simple interest shall be payable on the above amounts at a rate equal to the marginal lending rate of the European Central Bank during the default period plus three percentage points;
6. Dismisses the remainder of the applicants? claim for just satisfaction.
Done in English, and notified in writing on 18 November 2021, pursuant to Rule 77 ?? 2 and 3 of the Rules of Court.
{signature_p_2}
Martina Keller S?ofra O?Leary
Deputy Registrar President

A chi rivolgersi e i costi dell'assistenza

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La data dell'ultimo controllo di validità dei testi è la seguente: 14/09/2024