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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF YASAR v. ROMANIA

Tipologia: Sentenza
Importanza: 2
Articoli: 01,P1-1
Numero: 64863/13/2019
Stato: Romania
Data: 2019-11-26 00:00:00
Organo: Sezione Quarta
Testo Originale

QUARTA SEZIONE

CASO DI YASAR v. ROMANIA

(Applicazione n. 64863/13)
GIUDICE

Art. 1 P1 – Godimento pacifico dei beni – Confisca dell’imbarcazione del richiedente utilizzata da terzi per la pesca illegale – Malafede del richiedente accertata dai tribunali nazionali in contraddittorio – Nessun onere eccessivo

STRASBURGO

26 novembre 2019
Questa sentenza diverr? definitiva nelle circostanze previste dall’articolo 44 ? 2 della Convenzione. Essa pu? essere soggetta a revisione editoriale.

Nel caso di Yasar contro la Romania,

La Corte europea dei diritti dell’uomo (Quarta Sezione), che si riunisce come Sezione composta da:

Jon Fridrik Kj?lbro, Presidente,
Iulia Antoanella Motoc,
Branko Lubarda,
Carlo Ranzoni,
Georges Ravarani,
Jolien Schukking,
P?ter Paczolay, giudici,
e Andrea Tamietti, vice cancelliere della sezione,

Avendo deliberato in privato il 15 ottobre 2019,

Emette la seguente sentenza, che ? stata adottata in tale data:

PROCEDURA

1. La causa ha avuto origine da un ricorso (n. 64863/13) contro la Romania presentato alla Corte ai sensi dell’articolo 34 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libert? fondamentali (“la Convenzione”) da due cittadini turchi, i sigg. Kad?r D?kmen e Erol Ya?ar (“i ricorrenti”), il 7 ottobre 2013.
2. I ricorrenti erano rappresentati dal sig. Matei Ilie Lieanu, avvocato che esercitava a Bucarest. Il governo rumeno (in prosieguo: il “governo”) era rappresentato dal loro agente, da ultimo
Simona-Maya Teodoroiu, del Ministero degli Affari Esteri.
3. Erol Ya?ar ha sostenuto, in particolare, che la confisca della sua nave violava l’articolo 1 del protocollo n. 1 della convenzione.
4. Il 18 novembre 2014 il governo ? stato informato della denuncia di Erol Ya?ar relativa alla confisca della sua nave; le denunce presentate dal sig. Kad?r D?kmen (di seguito “K.D.”) e le altre denunce presentate dal sig. Yasar sono state dichiarate irricevibili ai sensi dell’articolo 54, paragrafo 3, del regolamento del tribunale. La denominazione della causa ? stata pertanto modificata da D?kmen e Ya?ar c. Romania a Ya?ar c. Romania e di seguito il termine “il ricorrente” si riferisce al sig. Ya?ar.

I FATTI

LE CIRCOSTANZE DEL CASO
5. Il richiedente vive a ?ay?rl? (Turchia).
Perquisizione e sequestro della nave del richiedente
6. Il 2 aprile 2010 K.D. stava navigando con il suo equipaggio sul Mar Nero su una nave noleggiata dal richiedente. La nave esponeva una bandiera rumena.
7. La guardia costiera rumena ha chiesto loro di fermarsi a circa 42 miglia nautiche da Sf. Gheorghe e 68 miglia nautiche da Gura Porti?ei. Poich? l’equipaggio si ? inizialmente rifiutato di fermarsi, la guardia costiera rumena ha formalmente ordinato loro di farlo, minacciando di aprire il fuoco. L’equipaggio ha obbedito all’ordine di fermarsi e la nave ? stata successivamente sottoposta a controlli di frontiera.
8. A seguito delle perquisizioni condotte sul ponte della nave, la guardia costiera non ha trovato alcun pesce, ma ha trovato attrezzature per la pesca non autorizzate che mostravano segni di essere state usate di recente. Hanno anche accertato che la nave non era autorizzata a svolgere attivit? di pesca nella zona economica esclusiva rumena nel Mar Nero, che K.D. non aveva un permesso di pesca e che la nave non possedeva un giornale di pesca in cui le sue attivit? di pesca avrebbero dovuto essere registrate. Sembrava che le attivit? fossero state ordinate da K.D. in qualit? di comandante della nave ed eseguite dai membri dell’equipaggio, senza che questi ultimi fossero a conoscenza del mancato rispetto dei requisiti di pesca previsti dalla legge e dell’esposizione illegale della bandiera rumena.
9. L’equipaggio ? stato accusato di aver commesso reati relativi al regime di pesca nelle acque territoriali rumene.
10. La nave ? stata scortata al porto di Constan?a e le merci e la nave sono state sequestrate. Secondo la ricorrente, il valore della nave era di 800.000 euro (EUR), poich? era dotata di nuovi motori di tipo Volvo e di mappe elettroniche che utilizzavano le pi? recenti tecnologie.

Prima serie di procedimenti e la condanna penale di K.D.
11. Con atto di accusa del 9 giugno 2010, K.D. ? stato rinviato a giudizio dinanzi al tribunale distrettuale di Constan?a per aver commesso i reati punibili con l’ordinanza governativa d’urgenza n. 23/2008 sulla pesca e l’acquacoltura (“GEO 23/2008”), in quanto si ? ritenuto che non avesse un permesso di pesca per la nave, che possedesse e avesse utilizzato attrezzature da pesca senza autorizzazione, che avesse svolto attivit? di pesca illegali e che avesse esposto illegalmente la bandiera rumena.
12. K.D., rappresentato da un avvocato di sua scelta, il sig. Lieanu, ha scelto di riconoscere pienamente la sua colpevolezza e quindi di seguire una procedura semplificata, ai sensi dell’articolo 3201 del codice di procedura penale (cfr. paragrafo 35).
13. Il 24 maggio 2011 K.D. ha dichiarato dinanzi al tribunale di aver utilizzato l’imbarcazione sulla base di un accordo verbale con il ricorrente, che ne era proprietario. Egli ha inoltre dichiarato che, pur non avendo notificato al ricorrente ogni volta che l’imbarcazione lasciava le acque territoriali turche, al ritorno dalle acque territoriali straniere l’equipaggio comunicava sempre al ricorrente da dove aveva pescato il pesce e, nonostante il fatto che il ricorrente si arrabbiava di solito per questa informazione, egli dava comunque loro un bonus per la cattura del pesce.
14. Il richiedente ha presentato al tribunale una dichiarazione scritta, rilasciata davanti a un notaio a Istanbul il 27 gennaio 2011. In essa affermava che il peschereccio, che era di sua propriet?, era stato “catturato a sua insaputa nelle acque territoriali rumene”. Ha chiesto al tribunale di restituirgli tutta l’attrezzatura della nave (comprese le reti da pesca). Si ? impegnato a non entrare mai nelle acque territoriali rumene e ad agire contro le leggi rumene. Ha inoltre presentato una copia del suo titolo alla nave, nonch? un permesso per la pesca nelle acque territoriali turche.
15. Nonostante diverse richieste del tribunale che gli chiedeva di esprimere la sua posizione in merito, l’Agenzia nazionale per la pesca e l’acquacoltura non ha risposto n? ha formulato alcuna richiesta civile.
16. Con sentenza del 13 luglio 2011 il tribunale distrettuale di Constan?a ha condannato K.D. a due anni di reclusione, con la condizionale. Ha inoltre ordinato il sequestro dell’attrezzatura da pesca e ha ordinato la restituzione della nave al richiedente, poich? non vi erano prove evidenti che K.D. avesse utilizzato la nave nelle acque territoriali rumene con le conoscenze del richiedente.
17. L’ufficio del pubblico ministero presso il tribunale distrettuale di Constan?a (“l’ufficio del pubblico ministero”) ha presentato un ricorso per motivi di diritto (ricorsi) contro tale sentenza, sostenendo che K.D. dovrebbe essere condannato anche al pagamento di un’ammenda di 6.000 lei rumeni (RON) a causa della sua precedente condanna penale per reati relativi al regime di pesca e che la nave del richiedente dovrebbe essere sequestrata come misura di sicurezza ai sensi dell’articolo 66 del GEO 23/2008 (paragrafo 33 di seguito).
18. Con sentenza definitiva del 30 marzo 2012 la Corte d’appello di Constan?a ha accolto il ricorso della procura per motivi di diritto e ha parzialmente annullato la sentenza del tribunale di grado inferiore. Il tribunale ha respinto la richiesta di infliggere un’ammenda penale in relazione a K.D.; tuttavia, rilevando che il ricorrente non era stato citato a comparire durante il procedimento, il tribunale ha ordinato al tribunale di grado inferiore di riesaminare il caso esclusivamente per quanto riguarda la misura di confisca speciale della nave del ricorrente, e di convocare il ricorrente a comparire in tribunale, poich? la misura in questione potrebbe incidere sostanzialmente sui suoi diritti di propriet?.

Seconda serie di procedimenti: esame del provvedimento di confisca speciale
19. Nel corso del nuovo procedimento, K.D. era rappresentato dal sig. Lieanu, avvocato della ricorrente nel procedimento dinanzi al Tribunale (cfr. punto 2); la ricorrente ? stata legalmente citata a comparire. Tuttavia, n? K.D., n? il ricorrente erano presenti durante le udienze dinanzi alla prima istanza o alla corte d’appello.
20. Durante l’ultima udienza del 21 marzo 2013, il tribunale distrettuale di Constan?a ha stabilito in primo luogo l’ambito di applicazione del caso, ritenendo di essere competente a esaminare solo la misura di sicurezza imposta in relazione alla nave del ricorrente, mentre il resto del caso ? gi? stato giudicato, sia per quanto riguarda gli arti civili che per quelli penali. L’avvocato di K.D. ha accettato tali conclusioni.

Tuttavia, egli ha sostenuto che la nave non era stata catturata nelle acque territoriali rumene e che ci? implicava che il reato che ha dato luogo alla misura di sicurezza non rientrava nella giurisdizione della Romania.
21. Con sentenza dell’8 aprile 2013 il tribunale distrettuale di Constan?a ha ordinato la confisca della nave appartenente al ricorrente, basandosi sull’articolo 66 del GEO 23/2008 (paragrafo 33 in appresso). Esso ha rilevato che la lunghezza delle reti da pesca dispiegate in acque profonde indicava che il peschereccio era stato necessariamente utilizzato per commettere il reato di pesca illegale di cui K.D. era stato condannato e che senza il peschereccio le attivit? di pesca nel Mar Nero non sarebbero state possibili. Essa ha ritenuto che non fosse rilevante se il richiedente fosse o meno a conoscenza dello scopo dell’utilizzo dell’imbarcazione da parte di K.D., in quanto, in virt? dell’art. 66 del GEO 23/2008, il provvedimento di confisca non era condizionato dall’atteggiamento soggettivo del proprietario dell’imbarcazione, nel caso in cui il proprietario non fosse anche l’autore del reato; da questo punto di vista, l’art. 66 rappresentava la norma speciale, discostandosi cos? dalla norma generale (cio? l’art. 118 del Codice Penale, di seguito “CC”; si veda il successivo paragrafo 34).
22. K.D. e il ricorrente, entrambi rappresentati dal sig. Lieanu, hanno impugnato tale sentenza.
23. Nel ricorso presentato per conto di K.D., il suo rappresentante, il sig. Lieanu, ha sollevato le seguenti argomentazioni.
24. In primo luogo, egli ha sostenuto che la definizione della zona economica esclusiva rumena era controversa, poich?, in assenza di una specifica regolamentazione nella Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, essa avrebbe dovuto essere decisa dagli Stati costieri interessati, cosa che non era avvenuta nel caso di specie.
25. Egli ha anche invocato l’articolo 118 ? 6 della CC (si veda il successivo paragrafo 34), che prevedeva che i beni che servivano a garantire il sostentamento di una persona o che erano utilizzati per l’esercizio di una professione non dovessero essere confiscati. Egli ha sostenuto che il richiedente ricavava il suo unico reddito dal noleggio della nave e dalle attivit? di pesca ad essa associate. Ha inoltre affermato che una misura speciale di confisca dovrebbe essere applicata quando i beni in questione servirebbero come potenziale risarcimento per le parti lese; ha sostenuto che in casi simili in cui la misura speciale di confisca ? applicabile, i tribunali nazionali hanno ordinato che la confisca sia effettuata sotto forma di equivalente monetario (cfr. prassi nazionale, paragrafo 36).
26. Il verbale dell’ultima udienza del 20 giugno 2013 menziona che K.D. e il richiedente hanno contestato l’imposizione della misura speciale di confisca e hanno invocato le disposizioni dell’articolo 118 ? 1 (b) del CC (si veda il successivo paragrafo 34), secondo cui gli oggetti utilizzati per commettere un reato non devono essere confiscati se appartengono a una persona diversa dall’autore del reato, che non era a conoscenza dello scopo del loro utilizzo. Essi hanno dichiarato che la nave e l’attrezzatura da pesca erano di propriet? del richiedente e che quest’ultimo non era a conoscenza dell’uso che K.D. faceva degli oggetti noleggiati nella zona economica esclusiva rumena. Secondo loro, la confisca della nave era sproporzionata rispetto alla natura e alla gravit? del reato, dato il notevole valore della nave e l’assenza di danni comprovati. Essi sostengono che non ? stato causato alcun danno e che nessuna parte civile o lesa si ? associata alle loro denunce. A tale riguardo, hanno chiesto che, qualora fosse necessario un provvedimento di confisca, esso venga adottato ai sensi dell’articolo 118 ? 2 del CC, sotto forma di un equivalente monetario pari a 10.000 euro.
27. Con sentenza definitiva del 26 giugno 2013 (redatta il 15 luglio 2013) la Corte d’appello di Constan?a ha respinto il ricorso del ricorrente per motivi di diritto e ha confermato la sentenza del tribunale di grado inferiore.
28. Senza fare riferimento in alcun modo alle argomentazioni presentate a nome di K.D. relative alla competenza giurisdizionale (si veda il precedente paragrafo 24), il giudice d’appello ha ritenuto che le disposizioni della lex specialis GEO 23/2008 fossero quelle applicabili al caso di specie, rendendo obbligatoria la confisca della nave ai sensi dell’articolo 66 della stessa. Il giudice ha tuttavia valutato la buona fede e la consapevolezza del ricorrente, ai sensi dell’articolo 118 del CC, della finalit? illecita dell’utilizzo del suo natante.
29. Il giudice ha quindi ritenuto che l’esistenza a bordo di diversi strumenti utilizzati specificamente per la pesca illegale fosse un indizio della malafede del ricorrente. Inoltre, al momento del sequestro, il peschereccio non era in possesso n? di un permesso di pesca n? di un’autorizzazione per l’utilizzo di attrezzature da pesca. Il tribunale ha pertanto dichiarato che l’innocenza del richiedente non poteva essere accertata (“nu se poate sus?ine inocen?a reclamantului”), mentre la sua dichiarazione dinanzi al notaio a tal fine (cfr. paragrafo 14) non era sufficiente a dimostrare la sua buona fede, non essendo corroborata da altre prove.
30. Il tribunale ha inoltre ritenuto che la confisca sotto forma di equivalente monetario non fosse accettabile nel caso di specie, in considerazione del fatto che la misura di confisca applicata era proporzionata alla gravit? del reato e all’entit? delle conseguenze che avrebbero potuto essere causate da un punto di vista economico ed ecologico, vale a dire il potenziale danno agli stock ittici protetti nel Mar Nero. In questo contesto, il tribunale ha fatto riferimento alle frequenti lesioni ai delfini e ad altre specie causate da questo particolare tipo di attivit? criminale.

Sviluppi successivi
31. Il governo ha sostenuto che nel 2013 il valore della nave ? stato valutato da una commissione speciale di valutazione, che nella sua relazione del 14 novembre 2013 aveva riscontrato che la nave aveva un grado di deprezzamento dell’81%.
32. Sono stati pubblicati diversi bandi per un’asta pubblica. La nave era stata infine venduta a un privato l’8 agosto 2016 al prezzo di 8.500 RON (circa 1.900 EUR), che rifletteva il grave deprezzamento del valore della nave. Il denaro ? stato raccolto dall’erario il 27 settembre 2016.

LEGGE E PRASSI NAZIONALE IN MATERIA
Diritto nazionale
33. L’articolo 66 ? 1 del decreto governativo di emergenza n. 23/2008 sulla pesca e l’acquacoltura (“GEO 23/2008”) recita come segue:

Articolo 66

“(1) I pescherecci e le attrezzature, gli animali, i mezzi di trasporto, le armi da fuoco e qualsiasi altro oggetto che sia servito a commettere un reato sono confiscati a scopo di confisca.”.

34. Le disposizioni rilevanti dell’art. 118 del Codice Penale (“CC”), come in vigore al momento dei fatti, si leggono come segue:

Art. 118

“(1) Sono soggetti a speciale confisca:

(b) i beni che sono stati utilizzati in qualsiasi modo per commettere un reato, se appartenevano all’autore del reato o se appartenevano a un terzo e quest’ultimo era a conoscenza dello scopo del loro uso …

(2) Nel caso previsto dal paragrafo 1, lettera b), se il valore dei beni oggetto della confisca ? manifestamente sproporzionato rispetto alla natura e alla gravit? del reato, pu? essere disposta la confisca parziale sotto forma di equivalente monetario, tenendo conto dell’esito del reato e del contributo dei beni alla sua realizzazione.

(6) Il tribunale non pu? ordinare la confisca dei beni se essi servono a garantire il sostentamento, o sono destinati all’uso quotidiano o all’esercizio della professione dell’autore del reato o della persona che il provvedimento di confisca pu? influenzare”.
35. L’art. 3201 c.p.p.c., nella versione in vigore al momento, prevedeva una procedura semplificata per la situazione in cui l’imputato riconosceva pienamente la sua colpevolezza e accettava che il giudice si sarebbe basato esclusivamente sulle prove prodotte durante la fase investigativa, in cambio di una sentenza pi? clemente, ridotta fino a un terzo, in caso di condanna.

Pratiche domestiche
36. La prassi interna cui fa riferimento il richiedente ha dimostrato che, da un lato, la misura della confisca speciale dovrebbe essere applicata solo quando i beni servirebbero come potenziale risarcimento (sentenza n. 717/16 settembre 2003 della Corte d’appello di Constan?a). Dall’altro lato, le sentenze n. 963 del 18 ottobre 2012 e n. 1017 del 3 novembre 2011 della Corte d’Appello di Constan?a hanno rivelato che i tribunali avevano invece disposto la confisca sotto forma di equivalente monetario pari a 10.000 euro ai sensi dell’articolo 118 ? 2 del CC, in considerazione del fatto che il valore pecuniario della nave in questione era di molte volte superiore a qualsiasi danno potenzialmente causato.
37. Il Governo ha presentato un punto di vista formulato dai tribunali nazionali nell’ambito della giurisdizione territoriale della Corte d’appello di Constan?a. I giudici avevano indicato che il loro approccio coerente in relazione all’oggetto della causa era sempre quello di valutare l’applicabilit? dell’articolo 118 ? 2 del CC in combinato disposto con l’articolo 66 del GEO 23/2008, sulla base del fatto che il valore della nave fosse sproporzionato rispetto alla natura e alla gravit? del reato, alle conseguenze del reato e al ruolo svolto dalla nave nel commettere il reato. Tale approccio era chiaro e prevedibile, nel senso che la misura di confisca applicata sulla base dell’articolo 66 non era automatica, ma veniva sempre valutata nelle particolari circostanze di ciascun caso. ? stata presentata una giurisprudenza pertinente in cui i tribunali avevano ordinato la confisca di altre navi turche, indicando la frequenza di reati simili a quelli commessi nel caso in questione da equipaggi di pescherecci battenti bandiera turca. I giudici avevano inoltre indicato la frequente pratica di dissimulare il vero proprietario di una nave facendola registrare a nome di una persona diversa dal suo comandante, in modo da evitare che ne venisse ordinata la potenziale confisca da parte di terzi.

LA LEGGE

ALLEGATO VIOLAZIONE DELL’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N. 1 DELLA CONVENZIONE
38. Il ricorrente lamentava che la confisca della sua nave costituiva un’interferenza illecita e sproporzionata con il suo diritto al pacifico godimento dei suoi beni. Egli ha invocato l’articolo 1 del Protocollo n. 1, che recita come segue:

“Ogni persona fisica o giuridica ha diritto al pacifico godimento dei suoi beni. Nessuno pu? essere privato dei suoi beni se non nell’interesse pubblico e alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali del diritto internazionale.

Le disposizioni che precedono non pregiudicano tuttavia in alcun modo il diritto di uno Stato di far rispettare le leggi che ritiene necessarie per controllare l’uso dei beni in conformit? all’interesse generale o per garantire il pagamento di tasse o altri contributi o sanzioni”.

Ammissibilit?
39. La Corte rileva che tale denuncia non ? manifestamente infondata ai sensi dell’articolo 35 ? 3 (a) della Convenzione e non ? inammissibile per altri motivi. Essa deve pertanto essere dichiarata ammissibile.

Meriti
Le osservazioni delle parti
a) Il richiedente

40. Il ricorrente ha sostenuto che la confisca della sua nave era stata illegittima con riferimento al fatto che le sue azioni non erano soggette alla giurisdizione della Romania, in quanto al momento del sequestro la nave non si trovava nella zona economica esclusiva rumena. A questo proposito, egli ha sottolineato che non era stato concluso alcun trattato bilaterale che istituisse le rispettive zone economiche esclusive tra gli Stati costieri interessati.
41. Egli ha inoltre sostenuto che la misura della confisca era stata sproporzionata in considerazione del valore della nave rispetto ai danni effettivamente subiti a seguito della commissione del reato – danni che, secondo lui, erano di fatto inesistenti, in assenza di pretese civili da parte della parte lesa nel procedimento penale.
42. Inoltre, le autorit? rumene non avevano applicato le pertinenti disposizioni dell’articolo 118, paragrafo 2, del codice penale, che consentivano la confisca sotto forma di equivalente monetario, come illustrato dalla giurisprudenza della Corte d’appello di Constan?a (cfr. paragrafo 36).

b) Il Governo
43. Per quanto riguarda la questione della giurisdizione, il governo ha sostenuto che, in considerazione delle coordinate geografiche che indicano la posizione in cui la nave ? stata confiscata (cfr. paragrafo 7), vale a dire all’interno della zona economica esclusiva rumena, la giurisdizione della Romania ? incontestabile. Essi hanno sottolineato che la posizione specifica della nave era tale da poter sollevare potenziali problemi di giurisdizione solo in relazione all’Ucraina e, anche in tale situazione, la giurisdizione della Romania era divenuta chiara a seguito della sentenza della Corte Internazionale di Giustizia del 3 febbraio 2009, che aveva stabilito le zone di giurisdizione esclusiva nei confronti dei due Paesi. Inoltre, il Governo ha sostenuto che K.D. e il suo equipaggio erano a conoscenza del luogo in cui si trovava la nave, ovvero che si trovavano all’interno della zona rumena, in considerazione del fatto che, una volta avvicinata, la nave aveva esposto la bandiera rumena, anche se la nave era registrata presso le autorit? turche.
44. Il Governo ha inoltre sostenuto che la misura contestata era legittima, avendo il suo fondamento nell’articolo 66 del GEO 23/2008, in combinato disposto con le disposizioni dell’articolo 118 del CC (cfr. i precedenti punti 33 e 34). La legge in questione era chiara, accessibile e applicata in modo prevedibile, come dimostra anche la giurisprudenza dei tribunali nazionali nella giurisdizione territoriale della Corte d’appello di Constan?a (cfr. punto 37). La misura era stata necessaria per il controllo dell’uso della propriet?, in conformit? con il secondo paragrafo dell’articolo 1 del protocollo n. 1, nel contesto generale della lotta contro la pesca illegale e del tentativo di proteggere le risorse biologiche della zona economica esclusiva rumena.

45. Il Governo ha inoltre sostenuto che il provvedimento adottato nei confronti della ricorrente ? stato proporzionato, in considerazione della natura e della gravit? del reato commesso. Ha inoltre affermato che il ricorrente non aveva presentato dinanzi ai tribunali nazionali o alla Corte alcun documento o rapporto relativo al valore della nave e del suo equipaggiamento, o al fatto che la nave rappresentasse la sua unica fonte di reddito, ai sensi dell’art. 118 ? 6 del CC. Nell’ordinare la confisca della nave appartenente al ricorrente, i giudici nazionali avevano valutato non solo la rilevanza dell’articolo 66 del GEO 23/2008, ma anche aspetti relativi alla sua condotta in relazione al reato commesso da K.D. A seguito di un procedimento in contraddittorio in cui il ricorrente, rappresentato da un avvocato di sua scelta (cfr. paragrafo 22), aveva avuto la possibilit? di produrre prove e presentare argomentazioni, i giudici avevano ritenuto che la sua buona fede non fosse supportata da prove sufficienti, e quindi non potevano essere applicate le eccezioni alla confisca previste dall’articolo 118 del CC.

La valutazione della Corte
a) La norma applicabile

46. La Corte rileva che la confisca ha costituito un’interferenza nell’esercizio del diritto del ricorrente al pacifico godimento dei suoi beni. Ci? non ? stato contestato dalle parti.
47. Ricorda inoltre che l’articolo 1 del Protocollo n. 1 comprende tre regole distinte: la prima regola, contenuta nel primo periodo del primo comma, ha carattere generale ed enuncia il principio del godimento pacifico dei beni; la seconda regola, contenuta nel secondo periodo del primo comma, riguarda la privazione dei beni e la sottopone a determinate condizioni; la terza regola, contenuta nel secondo comma, riconosce agli Stati contraenti il diritto di controllare l’uso dei beni in conformit? all’interesse generale o di garantire il pagamento di tasse o altri contributi o sanzioni. Le tre regole non sono, tuttavia, “distinte” nel senso di non essere collegate tra loro. La seconda e la terza regola riguardano casi particolari di interferenza con il diritto al pacifico godimento della propriet? e devono quindi essere interpretate alla luce del principio generale enunciato nella prima regola (cfr., tra molte autorit?, AGOSI c. Regno Unito, 24 ottobre 1986, ? 48, Serie A n. 108, e Centro Europa 7 S.r.l. e Di Stefano c. Italia [GC], no. 38433/09, ? 185, ECHR 2012)
48. Nel caso di specie, la confisca riguardava un possesso che il tribunale aveva ritenuto essere stato utilizzato illegalmente e mirava ad impedire che la nave del richiedente venisse utilizzata per commettere altri reati, a danno della comunit?.
49. La Corte rileva che la confisca della nave del ricorrente era un provvedimento permanente che comportava un trasferimento definitivo della propriet? (cfr. Andonoski c. l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia, n. 16225/08, ? 30, 17 settembre 2015; e, per un effetto convergente, JGK Statyba Ltd e Guselnikovas c. Lituania, no. 3330/12, ?115, 5 novembre 2013; e H?benczius c. Ungheria, n. 44473/06, ? 28, 21 ottobre 2014). Il Governo non ha sostenuto che vi fosse alcuna possibilit? per il richiedente di chiedere il ripristino del suo possesso (cfr., al contrario, C.M. c. Francia (dicembre), n. 28078/95, CEDU 2001-VII). La Corte ritiene pertanto che la misura equivalga, nelle circostanze del caso di specie, ad una privazione di propriet? (cfr. B.K.M. Lojistik Tasimacilik Ticaret Limited Sirketi c. Slovenia, n. 42079/12, ?? 37-38, 17 gennaio 2017 e S.C. Service Benz Com S.R.L. contro Romania, n. 58045/11, ? 30, 4 luglio 2017).

b) Conformit? con l’articolo 1 del protocollo n. 1 della Convenzione

i) Principi generali

50. La Corte ribadisce che, per essere compatibile con l’articolo 1 del Protocollo n. 1, un’ingerenza nel diritto di propriet? deve essere effettuata “nell’interesse pubblico” e “alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali del diritto internazionale”. L’ingerenza deve trovare un “giusto equilibrio” tra le esigenze dell’interesse generale della comunit? e le esigenze della tutela dei diritti fondamentali dell’individuo (cfr. Sporrong e L?nnroth c. Svezia, 23 settembre 1982, ?? 69 e 73, serie A n. 52, e S.C. Service Benz Com S.R.L., citata, ? 28).
51. Nel determinare ci?, la Corte riconosce che lo Stato gode di un ampio margine di discrezionalit? per quanto riguarda i mezzi da impiegare e la questione se le conseguenze siano giustificate nell’interesse generale al fine di raggiungere l’obiettivo perseguito (si veda G.I.E.M. S.r.l. e altri contro Italia [GC], nn. 1828/06 e altri 2, ?? 292-93, 28 giugno 2018, con ulteriori riferimenti, e B.K.M. Lojistik Tasimacilik Ticaret Limited Sirketi, citata, ? 39). L’equilibrio necessario non sar? trovato se la persona o le persone interessate hanno dovuto sopportare un onere individuale ed eccessivo (cfr. Sporrong e L?nnroth, citato, ? 73, e Waldemar Nowakowski c. Polonia, no. 55167/11, ? 47, 24 luglio 2012).

(ii) Applicazione al caso di specie

In conformit? con la legge

52. Per quanto riguarda la questione se l’interferenza con il diritto di propriet? del richiedente fosse legittima, la Corte rileva che la confisca contestata ? avvenuta ai sensi delle pertinenti disposizioni della GEO 23/2008, lette in combinato disposto con le disposizioni dell’art. 118 del CC (v. supra, punti 33 e 34).
53. Nella misura in cui il ricorrente ha addotto una violazione del principio di legalit?, facendo riferimento all’incompetenza dei tribunali rumeni (si veda il precedente paragrafo 40), la Corte osserva che durante la prima serie di procedimenti, K.D. implicitamente e il ricorrente hanno accettato espressamente che il reato era avvenuto all’interno delle acque territoriali rumene, rendendo cos? applicabile la legislazione rumena (si vedano i precedenti paragrafi 12 e 14).
54. Inoltre, il procedimento penale si ? concluso il 30 marzo 2012 con la condanna di K.D. per il reato che aveva fatto scattare l’applicazione della misura di sicurezza nei confronti della nave del ricorrente. Le conclusioni tratte dal tribunale in tal senso sono passate in giudicato, essendo il caso stato rinviato a giudizio solo in relazione alla necessit? di esaminare la misura di confisca in un procedimento in contraddittorio in cui il richiedente sarebbe stato anche legalmente chiamato a comparire (si veda il precedente paragrafo 18).
55. Infine, la Corte rileva che, secondo gli atti del fascicolo, resta in dubbio se il ricorrente abbia sollevato l’eccezione di incompetenza dinanzi ai giudici nazionali nell’ambito della seconda serie di procedimenti (cfr. punti 23 e 26). Se ? vero che lo stesso motivo ? stato sollevato da K.D., la Corte rileva che esso sembra essere stato implicitamente respinto dai giudici una volta stabiliti la portata e i limiti del procedimento di nuovo processo (cfr. i precedenti punti 20 e 27).
56. La Corte ribadisce che, in qualsiasi sistema giuridico, spetta ai giudici nazionali interpretare le disposizioni di diritto penale sostanziale al fine di determinare, con riferimento alla struttura di ciascun reato, se tutti gli ingredienti del reato sono presenti (cfr. Plechkov c. Romania, n. 1660/03, ? 70, 16 settembre 2014). Essa sottolinea inoltre che non ? suo compito esaminare e definire l’esistenza o i limiti della zona economica esclusiva rumena, n? gli obblighi che incombono alla Romania in relazione a tale zona (cfr., mutatis mutandis, Plechkov, citato, ? 67).
57. Alla luce di quanto precede, la Corte non ravvisa alcun segno di arbitrariet? nell’interpretazione in questione per quanto riguarda il diritto nazionale applicabile (v., mutatis mutandis, Beyeler c. Italia [GC], n. 33202/96, ? 108, CEDU 2000-I), che ? rimasta ragionevolmente prevedibile ai sensi della giurisprudenza della Corte (cfr. Leki? c. Slovenia [GC], n. 36480/07, ? 95, 11 dicembre 2018; e, sebbene nel contesto dell’articolo 7 della Convenzione, Previti c. Italia (dec.), n. 45291/06, ? 283, 8 dicembre 2009).
58. La Corte conclude pertanto che l’ingerenza ? stata conforme alla legge.

Scopo legittimo

59. La Corte riconosce che l’ingerenza denunciata persegue il legittimo obiettivo di prevenire i reati relativi alla pesca illegale nel Mar Nero; poich? tali attivit? costituiscono una grave minaccia per le risorse biologiche della zona, tale obiettivo ? di interesse generale.

Proporzionalit?

60. Per quanto riguarda la ricerca di un giusto equilibrio tra i mezzi impiegati dalle autorit? nazionali per prevenire le attivit? criminali relative alla pesca illegale nel Mar Nero e la tutela dei diritti di propriet? del richiedente, la Corte ribadisce che tale equilibrio dipende da molti fattori, e il comportamento del proprietario della propriet? ? un elemento dell’insieme delle circostanze che dovrebbero essere prese in considerazione (cfr. AGOSI, citato, ? 54). La Corte deve considerare se le procedure applicabili nel caso di specie fossero tali da consentire di tenere ragionevolmente conto del grado di colpa o di diligenza attribuibile al richiedente o, almeno, del rapporto tra il suo comportamento e la violazione della legge che si ? verificata; e anche se le procedure in questione gli offrissero una ragionevole opportunit? di sottoporre il suo caso alle autorit? competenti (ibidem, ? 55). Per verificare se queste condizioni sono state soddisfatte, occorre avere una visione globale delle procedure applicabili (cfr. B.K.M. Lojistik Tasimacilik Ticaret Limited Sirketi, citato, ? 43).
61. Passando ai fatti del caso in esame, la Corte rileva innanzitutto che la nave ? stata confiscata nel contesto del procedimento penale contro K.D., che ha dichiarato di utilizzarla sulla base di un accordo verbale con il richiedente (cfr. paragrafo 13 sopra). Quest’ultimo non ? stato accusato in tale procedimento, in cui K.D. ? stato condannato in seguito a una procedura semplificata basata sul riconoscimento della sua colpevolezza (cfr. paragrafi 12-18). Nella misura in cui i tribunali nazionali hanno ritenuto che il provvedimento di confisca non fosse stato adottato a seguito di un procedimento in contraddittorio perch? il richiedente non era stato chiamato a comparire in tribunale, il procedimento ? ricominciato, al fine di consentire al proprietario della nave di presentare le argomentazioni e le prove che riteneva opportune in relazione al provvedimento in questione (cfr. paragrafo 18).
62. La nuova serie di procedimenti, relativi alla legittimit? e all’assenza di arbitrariet? del sequestro e della confisca, in cui il ricorrente ? stato legalmente convocato e rappresentato da un avvocato di sua scelta, ? stata condotta in contraddittorio e il ricorrente ha avuto la possibilit? di presentare le prove e le argomentazioni che ha ritenuto necessarie per tutelare i suoi interessi. Inoltre, non ? stata applicata alcuna presunzione inconfutabile a suo danno. Al contrario, egli avrebbe potuto dimostrare la sua buona fede, e ci? avrebbe potuto portare alla restituzione della sua propriet? (si veda, per esempio e mutatis mutandis, Yildirim c. Italia (dic.), n. 38602/02, CEDH 2003-IV). Infatti, ai sensi dell’articolo 118 ? 1 (b) del CC (v. paragrafo 34), le cui disposizioni sono state infine considerate applicabili dalla Corte d’appello di Constan?a (v. paragrafo 28), i beni appartenenti a un terzo potevano essere confiscati solo se quest’ultimo era a conoscenza dello scopo del loro uso da parte dell’autore del reato.
63. Al termine di tale procedimento, i giudici nazionali hanno stabilito che il richiedente doveva essere a conoscenza del fatto che la nave era stata utilizzata per commettere il reato. Per giungere a tale conclusione, la corte d’appello ha attribuito rilevanza al fatto che la nave non era in possesso n? di un permesso di pesca n? di un’autorizzazione per l’utilizzo di attrezzature da pesca. La presenza a bordo di diversi strumenti utilizzati specificamente per la pesca illegale, che sono stati rivendicati dal richiedente come propri possedimenti, costituiva un’ulteriore indicazione della sua malafede (cfr. il precedente paragrafo 29). Nulla nel fascicolo suggerisce che i tribunali rumeni abbiano agito in modo arbitrario nella valutazione delle prove presentate dal richiedente su questo punto.
64. Inoltre, nel bilanciare i diritti in gioco, i tribunali nazionali hanno fatto riferimento alla gravit? del reato commesso utilizzando la nave confiscata e hanno ritenuto che la confisca sotto forma di equivalente monetario non sarebbe stata una misura appropriata (si veda il precedente paragrafo 30). In tale contesto, la Corte ritiene rilevante il fatto che il richiedente non abbia fornito ai giudici nazionali la prova del valore della nave, che sarebbe stato di gran lunga superiore a qualsiasi danno potenzialmente causato (cfr. paragrafi 10 e 41) e del fatto che il noleggio delle navi fosse la sua unica fonte di reddito (cfr. paragrafo 25). A tale proposito, la Corte non pu? fare a meno di osservare che, a causa del suo grave grado di deprezzamento, la nave ? stata infine venduta per circa 1.900 euro (cfr. i precedenti paragrafi 31-32).
65. Le considerazioni che precedono sono sufficienti per consentire alla Corte di concludere che, in considerazione dell’ampio margine di valutazione di cui godono le autorit? nazionali in questo settore, la confisca della nave del richiedente non gli ha imposto un onere eccessivo.
66. Di conseguenza, non vi ? stata alcuna violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 della Convenzione.

PER QUESTI MOTIVI, IL TRIBUNALE, ALL’UNANIMIT?,

Dichiara il ricorso ammissibile;
Dichiara che non vi ? stata violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 della Convenzione.
Fatto in inglese, e notificato per iscritto il 26 novembre 2019, ai sensi dell’articolo 77 ?? 2 e 3 del Regolamento della Corte.

Andrea Tamietti Jon Fridrik Kj?lbro
Cancelliere aggiunto Presidente

Testo Tradotto

FOURTH SECTION

CASE OF YASAR v. ROMANIA

(Application no. 64863/13)

JUDGMENT

Art 1 P1 ? Peaceful enjoyment of possessions ? Confiscation of applicant?s vessel used by third person for illegal fishing ? Applicant?s bad faith established by domestic courts in adversarial proceedings ? No excessive burden

STRASBOURG

26 November 2019

This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 ? 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Ya?ar v. Romania,

The European Court of Human Rights (Fourth Section), sitting as a Chamber composed of:

Jon Fridrik Kj?lbro, President,
Iulia Antoanella Motoc,
Branko Lubarda,
Carlo Ranzoni,
Georges Ravarani,
Jolien Schukking,
P?ter Paczolay, judges,
and Andrea Tamietti, Deputy Section Registrar,
Having deliberated in private on 15 October 2019,

Delivers the following judgment, which was adopted on that date:

PROCEDURE

1. The case originated in an application (no. 64863/13) against Romania lodged with the Court under Article 34 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (?the Convention?) by two Turkish nationals, Mr Kad?r D?kmen and Mr Erol Ya?ar (?the applicants?), on 7 October 2013.
2. The applicants were represented by Mr Matei Ilie Lieanu, a lawyer practising in Bucharest. The Romanian Government (?the Government?) were represented by their Agent, most recently
Ms Simona-Maya Teodoroiu, from the Ministry of Foreign Affairs.
3. Mr Erol Ya?ar alleged, in particular, that the confiscation of his vessel was in breach of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention.
4. On 18 November 2014 the Government were given notice of Mr Erol Ya?ar?s complaint concerning the confiscation of his vessel; the complaints introduced by Mr Kad?r D?kmen (hereinafter K.D.) as well as the other complaints lodged by Mr Yasar were declared inadmissible pursuant to Rule 54 ? 3 of the Rules of Court. The name of the case has consequently been changed from D?kmen and Ya?ar v. Romania to Ya?ar v. Romania and hereinafter the term ?the applicant? refers to Mr Ya?ar.

THE FACTS

THE CIRCUMSTANCES OF THE CASE
5. The applicant lives in ?ay?rl? (Turkey).

Search and seizure of the applicant?s vessel
6. On 2 April 2010 K.D. was sailing with his crew on the Black Sea on a vessel rented from the applicant. The vessel displayed a Romanian flag.
7. The Romanian coastguard asked them to stop at a distance of approximately 42 nautical miles from Sf. Gheorghe and 68 nautical miles from Gura Porti?ei. Since the crew initially refused to stop, the Romanian coastguard formally ordered them to do so, by threatening to open fire. The crew obeyed the order to stop and the vessel was subsequently subjected to border controls.
8. Further to the search conducted on the deck of the vessel, the coastguard did not find any fish, but found unauthorised fishing equipment which showed signs of having been recently used. They also ascertained that the vessel was not authorised to perform fishing activities in the Romanian exclusive economic zone in the Black Sea, that K.D. did not have a fishing permit and that the vessel did not possess a fishing journal in which its fishing activities should have been recorded. It seemed that the activities had been ordered by K.D. as commander of the vessel and performed by the members of the crew, without the latter being aware of the failure to comply with the statutory fishing requirements and of the illegal display of the Romanian flag.
9. The crew were accused of having committed criminal offences relating to the fishing regime in Romanian territorial waters.
10. The vessel was escorted to the Constan?a harbour and the goods and the vessel were seized. According to the applicant, the value of the vessel was 800,000 euros (EUR), since it was equipped with new Volvo-type engines and electronic maps using the latest technology.

First set of proceedings and the criminal conviction of K.D.
11. By a bill of indictment of 9 June 2010, K.D. was sent for trial before the Constan?a District Court for having committed the criminal offences punishable by Government Emergency Ordinance no. 23/2008 on fishing and aquaculture (?GEO 23/2008?) since it was held that he did not have a fishing permit for the vessel, that he possessed and had used fishing equipment without authorisation, that he had performed illegal fishing activities and that he had unlawfully displayed the Romanian flag.
12. K.D., represented by a lawyer of his choice, namely Mr Lieanu, opted to fully acknowledge his guilt and thus to follow a simplified procedure, in accordance with Article 3201 of the Code of Criminal Procedure (see paragraph 35 below).
13. On 24 May 2011 K.D. declared before the court that he used the vessel on the basis of a verbal agreement with the applicant, who was its owner. He further stated that even though he did not notify the applicant whenever the vessel left Turkish territorial waters, upon returning from foreign territorial waters the crew always informed the applicant where they had caught any fish from, and despite the fact that the applicant usually got upset about this information, he still gave them a bonus for catching fish.

14. The applicant submitted to the court a written statement, given before a notary public in Istanbul on 27 January 2011. In it he stated that the vessel, which was his property, had been ?caught without his knowledge within Romanian territorial waters?. He asked the court to return all the equipment on the ship to him (including the fishing nets). He gave an undertaking never to enter Romanian territorial waters or to act against Romanian laws. He also submitted a copy of his title to the vessel, as well as a permit for fishing within Turkish territorial waters.
15. Despite several requests from the court asking it to state its position in the case, the National Agency for Fishing and Aquaculture did not reply or formulate any civil claims.
16. By a judgment of 13 July 2011 the Constan?a District Court sentenced K.D. to two years? imprisonment, suspended. It also ordered the seizure of the fishing equipment and ordered the return of the vessel to the applicant since there was no clear evidence that K.D. had used the vessel in Romanian territorial waters with the applicant?s knowledge.
17. The prosecutor?s office attached to the Constan?a District Court (?the prosecutor?s office?) lodged an appeal on points of law (recurs) against that judgment, arguing that K.D. should also be sentenced to the payment of a fine of 6,000 Romanian lei (RON) on account of his prior criminal conviction for offences relating to the fishing regime and that the applicant?s vessel should be seized as a security measure as per Article 66 of GEO 23/2008 (paragraph 33 below).
18. By a final judgment of 30 March 2012 the Constan?a Court of Appeal allowed the prosecutor?s office?s appeal on points of law and partially quashed the lower court?s judgment. The court rejected the request to impose a criminal fine in relation to K.D.; however, noting that the applicant had not been summoned to appear during the proceedings, the court ordered the lower court to re-examine the case solely in respect of the measure of special confiscation of the applicant?s vessel, and to summon the applicant to appear in court, since the measure in question might substantially affect his property rights.

Second set of proceedings: examination of the special confiscation measure
19. During the new set of proceedings, K.D. was represented by Mr Lieanu, the applicant?s lawyer in the proceedings before the Court (see paragraph 2 above); the applicant was legally summoned to appear. However, neither K.D., nor the applicant was present during any of the hearings before either the first-instance or the appeal court.
20. During its last hearing on 21 March 2013 the Constan?a District Court firstly established the scope of the case, holding that it had jurisdiction to examine only the security measure imposed in respect of the applicant?s vessel, the remainder of the case having already been adjudicated, in respect of both its criminal and its civil limbs. K.D.?s lawyer accepted those conclusions.

Nevertheless, he argued that the vessel had not been caught within Romanian territorial waters, and that this implied that the criminal offence giving rise to the security measure fell outside Romania?s jurisdiction.
21. By a judgment of 8 April 2013 the Constan?a District Court ordered the confiscation of the vessel belonging to the applicant, relying on Article 66 of GEO 23/2008 (paragraph 33 below). It noted that the length of the fishing nets deployed in the deep seas indicated that the vessel had necessarily been used to commit the criminal offence of illegal fishing of which K.D. had been convicted, and that without the vessel, fishing activities in the Black Sea would not have been possible. It held that it was of no relevance whether the applicant had or had not been aware of the purpose of the use of the vessel by K.D, because by virtue of Article 66 of GEO 23/2008, the confiscation measure was not conditioned by the subjective attitude of the owner of the vessel, in the event that the owner was not also the perpetrator; from that respect, Article 66 represented the special norm, thus departing from the general norm (that is, Article 118 of the Criminal Code, hereinafter ?the CC?; see paragraph 34 below).
22. K.D. and the applicant, both represented by Mr Lieanu, appealed against that judgment.
23. In the appeal lodged on behalf of K.D., his representative Mr Lieanu raised the following arguments.

24. Firstly, he argued that the definition of the Romanian exclusive economic zone was in dispute, since, in the absence of a specific regulation in the United Nations Convention on the Law of the Sea, it should have been decided upon by the relevant coastal States, which had not happened in the present case.
25. He also invoked Article 118 ? 6 of the CC (see paragraph 34 below), which provided that goods that served to ensure a person?s subsistence or were used for the practice of a profession should not be confiscated. He argued that the applicant derived his only income from the rental of the vessel and the associated fishing activities. He further stated that a special confiscation measure should be applied when the goods in question would serve as potential compensation for the injured parties; he contended that in similar cases where the special confiscation measure was applicable, the domestic courts had ordered that the forfeiture be carried out in the form of a monetary equivalent (see domestic practice, paragraph 36 below).
26. The record of the last hearing of 20 June 2013 mentions that K.D. as well as the applicant contested the imposition of the special confiscation measure and invoked the provisions of Article 118 ? 1 (b) of the CC (see paragraph 34 below) which stated that the items used to commit a criminal offence should not be confiscated if they belonged to another person than the perpetrator, who was not aware of the purpose of their use. They stated that the vessel and the fishing equipment were the applicant?s property and that the latter had not been aware of the use made of the rented items by K.D. in the Romanian exclusive economic zone. According to them, the confiscation of the vessel was disproportionate to the nature and gravity of the offence, given the significant value of the vessel and the absence of any proven damage. They argued that no harm had been caused and that no civil or injured parties had joined their complaints to the proceedings. In that connection, they requested that if any confiscation measure was necessary, it should be taken in accordance with Article 118 ? 2 of the CC, in the form of a monetary equivalent amounting to EUR 10,000.
27. By a final judgment of 26 June 2013 (drafted on 15 July 2013) the Constan?a Court of Appeal dismissed the applicant?s appeal on points of law and upheld the lower court?s judgment.
28. Without referring in any way to the arguments brought on behalf of K.D. relating to jurisdiction (see paragraph 24 above), the appellate court considered the provisions of the lex specialis GEO 23/2008 to be those applicable to the case, making the confiscation of the vessel mandatory in accordance with its Article 66. The court nevertheless assessed the applicant?s good faith and awareness, within the meaning of Article 118 of the CC, of the unlawful purpose of the use of his vessel.
29. The court thus found that the existence on board of several instruments used specifically for illegal fishing was an indication of the applicant?s bad faith. Furthermore, at the time of the seizure, the vessel had not had either a fishing permit or any authorisation for using fishing equipment. The court therefore stated that the applicant?s innocence could not be ascertained (?nu se poate sus?ine inocen?a reclamantului?), while his statement before the notary public to that end (see paragraph 14 above) did not suffice to prove his good faith since it was not corroborated by other evidence.
30. The court also held that forfeiture in the form of a monetary equivalent was not acceptable in the present case in view of the fact that the confiscation measure applied was proportionate to the gravity of the criminal offence and the extent of the consequences that might have been caused from an economic and ecological standpoint, namely the potential damage to protected fish stocks in the Black Sea. In this context, the court referred to the frequent injuries to dolphins and other species caused by this particular type of criminal activity.

Subsequent developments
31. The Government submitted that in 2013 the value of the vessel had been assessed by a special valuation commission, which had found in its report of 14 November 2013 that the vessel had an 81% degree of depreciation.
32. Several calls for a public auction had been issued. The vessel had finally been sold to a private party on 8 August 2016 for the price of RON 8,500 (approximately EUR 1,900), which reflected the severe depreciation of the value of the vessel. The money was collected by the State Treasury on 27 September 2016.

RELEVANT DOMESTIC LAW AND PRACTICE
Domestic law
33. Article 66 ? 1 of Government Emergency Ordinance no. 23/2008 on fishing and aquaculture (?GEO 23/2008?) reads as follows:

Article 66
?(1) Fishing vessels and equipment, animals, transportation means, firearms and any other items that have served to commit a criminal offence shall be seized for the purpose of confiscation.?
34. The relevant provisions of Article 118 of the Criminal Code (?CC?), as in force at the time of the events, read as follows:

Article 118
?(1) The following shall be subject to special confiscation:


(b) goods that have been used in any way to commit a criminal offence, if they belonged to the perpetrator or if they belonged to a third party and the latter had been aware of the purpose of their use …

(2) In the case provided for by paragraph 1 (b), if the value of the goods subject to confiscation is clearly disproportionate with reference to the nature and gravity of the offence, partial forfeiture in the form of a monetary equivalent may be ordered, taking into consideration the outcome of the criminal offence and the contribution of the goods to its commission.

(6) The court may not order the confiscation of goods if they serve to ensure the subsistence, or are intended for the daily use or for the practice of the profession of the perpetrator or of the person whom the confiscation measure may affect.?

35. Article 3201 of the Code of Criminal Procedure, as in force at the relevant time, provided for a simplified procedure for the situation when the accused fully acknowledged his or her guilt and accepted that the court would rely exclusively on the evidence adduced during the investigation stage, in exchange for a more lenient sentence, reduced by up to one-third, in the event of a conviction.

Domestic practice
36. The domestic practice referred to by the applicant showed that, on the one hand, the measure of special confiscation should only be applied when the goods would serve as potential compensation (judgment no. 717/16 September 2003 by the Constan?a Court of Appeal). On the other hand, judgments no. 963 of 18 October 2012 and no. 1017 of 3 November 2011 by the Constan?a Court of Appeal revealed that the courts had instead ordered forfeiture in the form of a monetary equivalent amounting to EUR 10,000 in accordance with Article 118 ? 2 of the CC, in view of the fact that the pecuniary value of the vessel in question was many times higher than any damage potentially caused.
37. The Government submitted a viewpoint formulated by the domestic courts within the Constan?a Court of Appeal?s territorial jurisdiction. The courts had indicated that their consistent approach in relation to the subject matter of the case was always to make an assessment on the applicability of Article 118 ? 2 of the CC in conjunction with Article 66 of GEO 23/2008, based on whether the value of the vessel was disproportionate compared to the nature and gravity of the offence, the consequences of the offence and the role played by the vessel in committing the offence. This approach was clear and foreseeable in the sense that the confiscation measure applied on the basis of Article 66 was not automatic, but was always assessed in the particular circumstances of each case. Relevant case-law in which the courts had ordered the confiscation of other Turkish vessels was submitted, the courts pointing to the frequency of offences similar to those in the present case committed by fishing crews cruising under the Turkish flag. The courts had also indicated that there was a frequent practice of dissimulating the real owner of a vessel by having it registered in the name of a different person from its commander, so as to prevent its potential confiscation from a third party from being ordered.

THE LAW

ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 1 OF PROTOCOL No. 1 TO THE CONVENTION
38. The applicant complained that the confiscation of his vessel amounted to an unlawful and disproportionate interference with his right to the peaceful enjoyment of his possessions. He invoked Article 1 of Protocol No. 1, which reads as follows:

?Every natural or legal person is entitled to the peaceful enjoyment of his possessions. No one shall be deprived of his possessions except in the public interest and subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law.

The preceding provisions shall not, however, in any way impair the right of a State to enforce such laws as it deems necessary to control the use of property in accordance with the general interest or to secure the payment of taxes or other contributions or penalties.?

Admissibility
39. The Court notes that this complaint is not manifestly ill-founded within the meaning of Article 35 ? 3 (a) of the Convention and not inadmissible on any other grounds. It must therefore be declared admissible.

Merits
The parties? submissions
(a) The applicant

40. The applicant argued that the confiscation of his vessel had been unlawful with reference to the fact that his actions had not been subject to Romania?s jurisdiction, in so far as at the moment of the seizure, the vessel had not been within the Romanian exclusive economic zone. In this connection, he underlined that no bilateral treaties establishing the respective exclusive economic zones had been concluded between the relevant costal States.
41. He further argued that the measure of confiscation had been disproportionate in view of the value of the vessel in relation to the damage actually incurred through the perpetration of the criminal offence ? damage which, he claimed, was in fact non-existent, in the absence of any civil claims by any injured party in the criminal proceedings.
42. Furthermore, the Romanian authorities had failed to apply the relevant provisions of Article 118 ? 2 of the CC, which allowed forfeiture in the form of a monetary equivalent, as illustrated by the case-law of the Constan?a Court of Appeal (see paragraph 36 above).

(b) The Government
43. Concerning the matter of jurisdiction, the Government contended that in view of the geographical coordinates indicating the position where the vessel had been confiscated (see paragraph 7 above), namely within the Romanian exclusive economic zone, Romania?s jurisdiction was undisputable. They pointed out that the vessel?s specific position had been of such a nature as to be capable of raising potential jurisdiction issues only in relation to Ukraine, and even in such a situation, Romania?s jurisdiction had become clear following the International Court of Justice?s judgment of 3 February 2009, which had established the zones of exclusive jurisdiction in respect of the two countries. Furthermore, the Government argued that K.D. and his crew had been aware of the whereabouts of the vessel, namely that they were within the Romanian zone, in view of the fact that when approached, the vessel had displayed the Romanian flag, even though the vessel was registered with the Turkish authorities.
44. The Government further contended that the impugned measure was lawful, having its basis in Article 66 of GEO 23/2008, in conjunction with the provisions of Article 118 of the CC (see paragraphs 33 and 34 above). The relevant law had been clear, accessible and applied in a foreseeable manner, as proved also by the relevant jurisprudence of the domestic courts within the Constan?a Court of Appeal?s territorial jurisdiction (see paragraph 37 above). The measure had been necessary for the control of the use of property, in accordance with the second paragraph of Article 1 of Protocol No. 1, in the general context of the fight against illegal fishing and of the attempt to protect the biological resources of the Romanian exclusive economic zone.
45. The Government further submitted that the measure taken against the applicant had been proportionate, in view of the nature and the gravity of the offence committed. They also mentioned that the applicant had failed to produce before the domestic courts or the Court any document or report relating to the value of the vessel and its equipment, or to the fact that the vessel represented his only source of income, within the meaning of Article 118 ? 6 of the CC. In ordering the confiscation of the vessel belonging to the applicant, the domestic courts had assessed not only the relevance of Article 66 of GEO 23/2008, but also aspects relating to his own conduct in relation to the criminal offence committed by K.D. Following an adversarial procedure in which the applicant, represented by a lawyer of his choice (see paragraph 22 above), had had the opportunity to adduce evidence and submit arguments, the courts had found that his good faith was not supported by sufficient evidence, and hence the exceptions to confiscation provided for by Article 118 of the CC could not be applied.

The Court?s assessment
(a) The applicable rule
46. The Court notes that the confiscation complained of constituted interference with the applicant?s exercise of his right to the peaceful enjoyment of his possessions. This was not contested by the parties.
47. It further points out that Article 1 of Protocol No. 1 comprises three distinct rules: the first rule, set out in the first sentence of the first paragraph, is of a general nature and enunciates the principle of the peaceful enjoyment of property; the second rule, contained in the second sentence of the first paragraph, covers the deprivation of possessions and subjects it to certain conditions; the third rule, stated in the second paragraph, recognises that the Contracting States are entitled to control the use of property in accordance with the general interest or to secure the payment of taxes or other contributions or penalties. The three rules are not, however, ?distinct? in the sense of being unconnected. The second and third rules are concerned with particular instances of interference with the right to peaceful enjoyment of property and should therefore be construed in the light of the general principle enunciated in the first rule (see, among many authorities, AGOSI v. the United Kingdom, 24 October 1986, ? 48, Series A no. 108, and Centro Europa 7 S.r.l. and Di Stefano v. Italy [GC], no. 38433/09, ? 185, ECHR 2012)
48. In the present case, the confiscation affected a possession which the courts had found to have been used unlawfully, and was intended to prevent the applicant?s vessel from being used to commit other offences, to the community?s detriment.
49. The Court notes that the confiscation of the applicant?s vessel was a permanent measure which entailed a conclusive transfer of ownership (see Andonoski v. the former Yugoslav Republic of Macedonia, no. 16225/08, ? 30, 17 September 2015; and to a converse effect, JGK Statyba Ltd and Guselnikovas v. Lithuania, no. 3330/12, ?115, 5 November 2013; and H?benczius v. Hungary, no. 44473/06, ? 28, 21 October 2014). The Government did not argue that there was any possibility for the applicant to seek restoration of his possession (see, conversely, C.M. v. France (dec.), no. 28078/95, ECHR 2001?VII). The Court therefore considers that the measure amounts, in the circumstances of the present case, to a deprivation of property (see B.K.M. Lojistik Tasimacilik Ticaret Limited Sirketi v. Slovenia, no. 42079/12, ?? 37-38, 17 January 2017 and S.C. Service Benz Com S.R.L. v. Romania, no. 58045/11, ? 30, 4 July 2017).

(b) Compliance with Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention

(i) General principles

50. The Court reiterates that in order to be compatible with Article 1 of Protocol No. 1, an interference with the right of property must be effected ?in the public interest? and ?subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law?. The interference must strike a ?fair balance? between the demands of the general interest of the community and the requirements of the protection of the individual?s fundamental rights (see Sporrong and L?nnroth v. Sweden, 23 September 1982, ?? 69 and 73, Series A no. 52, and S.C. Service Benz Com S.R.L., cited above, ? 28).
51. In so determining, the Court recognises that the State enjoys a wide margin of appreciation with regard to the means to be employed and to the question of whether the consequences are justified in the general interest for the purpose of achieving the objective pursued (see G.I.E.M. S.r.l. and Others v. Italy [GC], nos. 1828/06 and 2 others, ?? 292-93, 28 June 2018, with further references, and B.K.M. Lojistik Tasimacilik Ticaret Limited Sirketi, cited above, ? 39). The requisite balance will not be found if the person or persons concerned have had to bear an individual and excessive burden (see, Sporrong and L?nnroth, cited above, ? 73, and Waldemar Nowakowski v. Poland, no. 55167/11, ? 47, 24 July 2012).

(ii) Application to the present case

??? In accordance with the law

52. As to the question whether the interference with the applicant?s right of property was lawful, the Court notes that the impugned confiscation took place pursuant to the relevant provisions of GEO 23/2008, read in conjunction with the provisions of Article 118 of the CC (see paragraphs 33 and 34 above).
53. Inasmuch as the applicant alleged a violation of the legality principle, by referring to the lack of jurisdiction of the Romanian courts (see paragraph 40 above), the Court observes that during the first set of proceedings, K.D. implicitly and the applicant expressly accepted that the offence had taken place within Romanian territorial waters, thus rendering Romanian legislation applicable (see paragraphs 12 and 14 above).
54. Furthermore, the criminal proceedings ended on 30 March 2012 with K.D.?s conviction for the offence which had triggered the application of the security measure in respect of the applicant?s vessel. The conclusions drawn by the court to that effect became res judicata, the case being sent for retrial solely in relation to the need to examine the confiscation measure in adversarial proceedings in which the applicant would also be legally summoned to appear (see paragraph 18 above).
55. Lastly, the Court notes that according to the documents in the file, the question whether the applicant raised the plea of lack of jurisdiction before the domestic courts within the second set of proceedings remains in doubt (see paragraphs 23 and 26 above). While it is true that the same plea was raised by K.D., the Court notes that it appears to have been implicitly dismissed by the courts once they established the scope and limits of the retrial proceedings (see paragraphs 20 and 27 above).
56. The Court reiterates that, in any system of law, it is for the domestic courts to interpret the provisions of substantive criminal law in order to determine, by reference to the structure of each offence, if all the ingredients of the offence are present (see Plechkov v. Romania, no. 1660/03, ? 70, 16 September 2014). It also underlines that it is not its role to examine and define the existence or the limits of the Romanian exclusive economic zone, or the obligations incumbent on Romania in relation to such a zone (see, mutatis mutandis, Plechkov, cited above, ? 67).
57. In view of the above, the Court sees no sign of arbitrariness in the interpretation in question concerning the applicable domestic law (see, mutatis mutandis, Beyeler v. Italy [GC], no. 33202/96, ? 108, ECHR 2000?I), which remained reasonably foreseeable within the meaning of the Court?s case-law (see Leki? v. Slovenia [GC], no. 36480/07, ? 95, 11 December 2018; and, albeit in the context of Article 7 of the Convention, Previti v. Italy (dec.), no. 45291/06, ? 283, 8 December 2009).
58. The Court concludes therefore that the interference was in accordance with the law.

??? Legitimate aim
59. The Court accepts that the interference complained of pursued the legitimate aim of preventing offences relating to illegal fishing in the Black Sea; since such activities pose a serious threat to the biological resources in the area, this aim serves the general interest.

??? Proportionality

60. As regards the striking of a fair balance between the means employed by the domestic authorities for the purpose of preventing criminal activities relating to illegal fishing in the Black Sea and the protection of the applicant?s property rights, the Court reiterates that such a balance depends on many factors, and the behaviour of the owner of the property is one element of the entirety of circumstances which should be taken into account (see AGOSI, cited above, ? 54). The Court must consider whether the applicable procedures in the present case were such as to enable reasonable account to be taken of the degree of fault or care attributable to the applicant or, at least, of the relationship between his conduct and the breach of the law which occurred; and also whether the procedures in question afforded him a reasonable opportunity to put his case to the relevant authorities (ibid., ? 55). In ascertaining whether these conditions were satisfied, a comprehensive view must be taken of the applicable procedures (see B.K.M. Lojistik Tasimacilik Ticaret Limited Sirketi, cited above, ? 43).
61. Turning to the facts of the case before it, the Court firstly notes that the vessel was confiscated in the context of the criminal proceedings against K.D., who declared that he was using it on the basis of a verbal agreement with the applicant (see paragraph 13 above). The latter was not accused in those proceedings, in which K.D. was convicted following a simplified procedure based on his acknowledgment of guilt (see paragraphs 12-18 above). In so far as the domestic courts considered that the confiscation measure had not been taken following an adversarial procedure because the applicant had not been summoned to appear in court, the proceedings started anew, in order to allow the owner of the vessel to submit any arguments and evidence he considered appropriate in relation to the measure in question (see paragraph 18 above).
62. The new set of proceedings, which related to whether the seizure and confiscation were both lawful and free from arbitrariness, and in which the applicant was legally summoned and represented by a lawyer of his choice, were conducted adversarially, and the applicant had an opportunity to submit the evidence and arguments which he considered necessary to protect his interests. Moreover, no irrebuttable presumption was applied to his detriment. On the contrary, he could have proved his good faith, and that could have led to the restitution of his property (see, for instance and mutatis mutandis, Yildirim v. Italy (dec.), no. 38602/02, CEDH 2003-IV). Indeed, according to Article 118 ? 1 (b) of the CC (see paragraph 34 above), whose provisions were eventually considered applicable by the Constan?a Court of Appeal (see paragraph 28 above), goods belonging to a third party could be confiscated only if the latter had been aware of the purpose of their use by the perpetrator.
63. At the close of those proceedings, it was established by the domestic courts that the applicant must have been aware that the vessel had been used to commit the offence. In order to reach that conclusion, the appeal court attached relevance to the fact that the vessel did not have either a fishing permit or any authorisation for using fishing equipment. The presence on board of several instruments used specifically for illegal fishing, which were claimed by the applicant as his own possessions, constituted another indication of his bad faith (see paragraph 29 above). Nothing in the file suggests that the Romanian courts acted arbitrarily in their assessment of the evidence submitted to them by the applicant on that point.
64. Furthermore, in balancing the rights at stake, the domestic courts referred to the gravity of the crime committed using the confiscated vessel, and held that forfeiture in the form of a monetary equivalent would not be an appropriate measure (see paragraph 30 above). In this context, the Court considers it relevant that the applicant failed to adduce proof before the domestic courts as to the value of the vessel, which allegedly was many times higher than any damage potentially caused (see paragraphs 10 and 41 above) and of the fact that the rental of the vessels was his only source of income (see paragraph 25 above). In connection with this, the Court cannot but observe that, due to its severe degree of depreciation, the vessel was ultimately sold for approximately EUR 1,900 (see paragraphs 31-32 above)
65. The foregoing considerations are sufficient to enable the Court to conclude that, in view of the wide margin of appreciation enjoyed by the domestic authorities in this area, the confiscation of the applicant?s vessel did not impose an excessive burden on him.
66. Accordingly, there has been no violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention.

FOR THESE REASONS, THE COURT, UNANIMOUSLY,

Declares the application admissible;
Holds that there has been no violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention.
Done in English, and notified in writing on 26 November 2019, pursuant to Rule 77 ?? 2 and 3 of the Rules of Court.

Andrea Tamietti Jon Fridrik Kj?lbro
Deputy Registrar President

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La data dell'ultimo controllo di validità dei testi è la seguente: 15/10/2024