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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF YAREMIYCHUK AND OTHERS v. UKRAINE

Tipologia: Sentenza
Importanza: 2
Articoli: 41,34,P1-1
Numero: 2720/13 and 6 others
Stato: Ucraina
Data: 2021-12-09 00:00:00
Organo: Sezione Quinta
Testo Originale

QUINTA SEZIONE
CASO YAREMIYCHUK E ALTRI c. UCRAINA
(Domande n. 2720/13 e altre 6 – cfr. tabella allegata)

GIUDIZIO
Art 1 P1 ? Controllo dell’uso dei beni ? Confisca illegittima (rispetto a un richiedente) dell’intera somma di denaro non dichiarata alla dogana di frontiera invece di quella eccedente il limite legale ? Confisca obbligatoria sproporzionata (nei confronti dei restanti ricorrenti) della somma eccedente non dichiarata e imposizione di multe per violazione delle procedure di controllo doganale – Natura obbligatoria delle sanzioni ai sensi della nuova legislazione che impedisce ai giudici nazionali di effettuare un esercizio di bilanciamento tra gli interessi in gioco e di valutare le misure caso per caso
STRASBURGO
9 dicembre 2021

Questa sentenza diverr? definitiva nelle circostanze previste dall’articolo 44 ? 2 della Convenzione. Pu? essere soggetto a revisione editoriale.

Nel caso Yaremiychuk e altri c. Ucraina,
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Quinta Sezione), riunita in una Sezione composta da:
S?ofra O’Leary, Presidente,
M?rti?? Mits,
Ganna Yudkivska,
Latif Huseynov,
Jovan Ilievski,
Ivana Jelic,
Mattias Guyomar, giudici,
e Victor Soloveytchik, cancelliere di sezione,
Aver riguardo di:
i ricorsi contro l’Ucraina presentati alla Corte ai sensi dell’articolo 34 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libert? fondamentali (“la Convenzione”) da sette cittadini ucraini (“i ricorrenti”) nelle varie date indicate nell’appendice;
la decisione di notificare le domande al governo ucraino (“il governo”);
le osservazioni delle parti;
la lettera del governo russo che informa la Corte che non desiderano avvalersi del loro diritto di intervenire nei procedimenti relativi al ricorso n. 70418/13 (Articolo 36 ? 1 della Convenzione);
Avendo deliberato in privato il 9 novembre 2021,
Emette la seguente sentenza, adottata in tale data:
INTRODUZIONE
1. Le presenti cause riguardano principalmente la denuncia dei ricorrenti ai sensi dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 secondo cui l’imposizione di ammende nonch? la confisca integrale del loro denaro legittimamente acquisito a seguito della loro mancata dichiarazione alle autorit? doganali erano state illecite e misura sproporzionata.
I FATTI
2. L’elenco dei richiedenti ei relativi dettagli delle domande sono riportati nella tabella allegata.
3. Il Governo era rappresentato dal suo Agente, il Sig. I. Lishchyna, del Ministero della Giustizia.
4. I fatti di causa, cos? come esposti dalle parti, possono essere riassunti come segue.
5. Quando hanno attraversato il confine ucraino, i ricorrenti hanno utilizzato il “canale verde” per passare attraverso l’area di controllo doganale senza fare una dichiarazione scritta riguardo al denaro che stavano trasportando, che ammontava a pi? di 10.000 euro (EUR). I tribunali nazionali hanno ritenuto i ricorrenti colpevoli di aver violato le procedure di controllo doganale nell’area di controllo doganale semplificata (articolo 471 del codice doganale). Ai ricorrenti sono state inflitte multe per l’importo specificato nell’articolo 471, comprese tra 73 e 165 euro, ed ? stata ordinata la confisca della parte di denaro contante eccedente i 10.000 euro in ciascun caso, ad eccezione della domanda n. 38071/13, in cui ? stata sequestrata l’intera somma di denaro contante trasportata dal ricorrente (per maggiori dettagli si veda l’appendice sottostante). Nel decidere il caso, i tribunali nazionali si sono basati essenzialmente sul regolamento relativo al trasporto di contanti e metalli preziosi attraverso la frontiera doganale dell’Ucraina, che prevedeva l’obbligo di dichiarare per iscritto alla frontiera qualsiasi valuta straniera per un importo superiore a 10.000 euro; tale disposizione poneva, secondo i tribunali, una restrizione all’ingresso di qualsiasi valuta straniera in Ucraina (si veda il paragrafo 8 in basso). Gli argomenti dei ricorrenti che la loro mancata dichiarazione del denaro non era stata intenzionale, che il denaro in questione era stato acquisito legalmente e che l’importo non era insignificante per i ricorrenti, cos? come l’argomento del signor Popelyuk che possedeva solo una parte del denaro (n. 74638/13) sono stati ignorati o respinti dai giudici nazionali.
6 . Il 21 luglio 2021 la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale la parte dell’articolo 471 del Codice doganale che prevede la confisca obbligatoria di tutto il denaro contante non dichiarato. Ha rilevato, in particolare, che tale misura non era in grado di garantire il necessario equilibrio tra l’interesse pubblico e il diritto di un individuo al pacifico godimento dei suoi beni e che pertanto era contraria allo stato di diritto. La Corte Costituzionale ha inoltre stabilito che l’impugnata disposizione del Codice Doganale continuer? ad applicarsi per sei mesi al fine di dare tempo alle autorit? di elaborare una disciplina alternativa in materia di responsabilit? per l’illecito amministrativo in esame. Il 14 settembre 2021 sono state presentate al parlamento le relative modifiche legislative.
QUADRO GIURIDICO PERTINENTE
7 . Il codice doganale del 13 marzo 2012, cos? come formulato all’epoca dei fatti, prevedeva quanto segue:
Articolo 197
Restrizioni alla circolazione di determinate merci
attraverso la frontiera doganale dell’Ucraina
?1. Nei casi previsti dalla legge, alcune merci sono soggette a restrizioni alla loro circolazione attraverso la frontiera doganale dell’Ucraina. Lo svincolo di tali merci attraverso la frontiera doganale dell’Ucraina e lo sdoganamento devono essere effettuati dalle autorit? fiscali e doganali sulla base dei documenti ottenuti mediante l’uso di tecnologie informatiche che confermano il rispetto di tali restrizioni, rilasciati dalle autorit? pubbliche incaricate di effettuare i controlli appropriati e da altre persone giuridiche autorizzate a rilasciarli, se la presentazione di tali documenti alle autorit? fiscali e doganali ? prevista dalle leggi dell’Ucraina.
2. Gli elenchi di tali merci (con la loro descrizione e codice secondo la Classificazione ucraina delle merci per attivit? economica estera), e la procedura per il rilascio delle autorizzazioni e la loro circolazione con l’uso della tecnologia dell’informazione, sono approvati dal Consiglio dei ministri dell’Ucraina. …
3. Le restrizioni all’importazione e all’esportazione di valuta in Ucraina e dall’Ucraina, e la procedura per lo spostamento di valuta attraverso il confine doganale dell’Ucraina, comprese le disposizioni specifiche sulla dichiarazione di valuta (in particolare, la specificazione dell’importo soggetto a dichiarazione scritta o orale) possono essere determinate dalla Banca Nazionale dell’Ucraina?.
Articolo 366
Sistema a doppio canale di vigilanza doganale delle merci e dei mezzi di trasporto
spostati da privati attraverso il confine doganale dell’Ucraina
?1. Il sistema a doppio canale ? un sistema semplificato di controllo doganale che consente ai cittadini di procedere, con una dichiarazione, attraverso uno dei due canali di ingresso (compreso l’attraversamento con mezzi di trasporto privato ) attraverso il confine doganale dell’Ucraina.
2. Il canale contrassegnato con il colore verde (“canale verde”) ? destinato ai cittadini che dichiarano di trasferire attraverso la frontiera doganale dell’Ucraina merci che: (i) sono di importo non soggetto a dazi doganali; (ii) non rientrino nel divieto o nella restrizione all’importazione o all’esportazione dal territorio doganale dell’Ucraina come stabilito dalla legislazione; e (iii) non sono soggetti a dichiarazione scritta.

5. La scelta di passare attraverso il canale verde ? considerata come la dichiarazione di un individuo che le merci da lui spostate attraverso la frontiera doganale dell’Ucraina non sono soggette a una dichiarazione scritta, tasse doganali o qualsiasi divieto e/o restrizione importazione/esportazione in entrata e in uscita dal territorio doganale dell’Ucraina e costituiscono atti aventi rilevanza giuridica.
6. I cittadini che entrano (o guidano) attraverso il canale verde sono esonerati dalla compilazione della dichiarazione doganale. L’esenzione dalla compilazione della dichiarazione doganale non esonera le persone interessate dal rispetto della procedura per la circolazione delle merci attraverso la frontiera doganale dell’Ucraina?.
Articolo 471
Violazioni della procedura di controllo doganale
nelle aree di controllo doganale semplificate (canali)
?1. Violazioni della procedura di controllo doganale nelle aree di controllo doganale (canali) semplificate, come specificato dal presente Codice, ovvero quando un individuo che ha scelto di attraversare un canale verde trasporta merci il cui trasporto ? vietato oltre il confine doganale di Ucraina o soggetti a restrizioni al riguardo, o li trasporta in quantit? superiori al limite non imponibile fissato per la circolazione di tali merci attraverso la frontiera doganale dell’Ucraina,
? ? punito con una multa di cento volte la franchigia personale minima e, quando l’oggetto diretto dei reati sono merci la cui circolazione attraverso la frontiera doganale dell’Ucraina ? vietata o limitata dalla legislazione dell’Ucraina, con la loro confisca. “
8 . Il Regolamento sul trasporto di denaro contante e metalli preziosi attraverso il confine doganale dell’Ucraina , approvato con decreto n. 148 della Banca nazionale dell’Ucraina del 27 maggio 2008 (come modificato il 25 luglio 2012), disponeva quanto segue:
?2. Portare contanti dentro e fuori dall’Ucraina
1. Le persone fisiche possono portare fino a 10.000 EUR in contanti (o l’equivalente) in entrata e in uscita dall’Ucraina senza dichiararlo per iscritto all’ufficio doganale.
2. I singoli residenti possono portare pi? di 10.000 EUR in contanti (o l’equivalente) in entrata e in uscita dall’Ucraina previa dichiarazione scritta completa presso l’ufficio doganale e presentazione di una ricevuta di ritiro rilasciata da una banca (istituto finanziario) per la parte superiore a 10.000 EUR (o equivalente). Le ricevute di recesso sono valide per trenta giorni di calendario dalla data di emissione.
3. I singoli non residenti possono portare in Ucraina pi? di 10.000 EUR in contanti (o l’equivalente) previa dichiarazione scritta completa presso l’ufficio doganale.
4. I non residenti possono portare pi? di 10.000 EUR in contanti (o l’equivalente) fuori dall’Ucraina se l’importo non supera l’importo dichiarato dall’individuo all’ufficio doganale al suo arrivo in Ucraina. In questo caso, il denaro ? soggetto a una dichiarazione completa per iscritto presso l’ufficio doganale?.
LA LEGGE
I. PROBLEMA PRELIMINARE
Locus standi della madre del ricorrente (ricorso n. 38071/13 )
9. Il 26 ottobre 2020 la madre del ricorrente ha informato la Corte della morte del ricorrente il 5 settembre 2015 e della sua volont? di portare avanti il ricorso per suo conto.
10. Il Governo ha chiesto alla Corte di cancellare il ricorso dall’elenco dei casi della Corte in vista della morte del ricorrente.
11. Nei casi in cui il richiedente ? morto dopo aver presentato una domanda, la Corte ha ammesso che il prossimo-of-kin o l’erede possono in linea di principio perseguire l’applicazione, a condizione che lui o lei ha interesse sufficiente nel caso (vedi Centro for Legal Resources per conto di Valentin C?mpeanu c. Romania [GC], n. 47848/08 , ? 97, CEDU 2014). A questo proposito, la Corte ribadisce che le cause sui diritti umani dinanzi ad essa hanno generalmente una dimensione morale e le persone vicine a un ricorrente possono quindi avere un legittimo interesse a garantire che sia fatta giustizia, anche dopo la morte del ricorrente (vedi Malhous c. Repubblica ceca (dec.) [GC], n.33071 / 96 , CEDU 2000 – XII).
12. In considerazione di quanto sopra e tenuto conto delle circostanze del caso di specie , la Corte ammette che la madre del ricorrente ha un legittimo interesse a perseguire il ricorso in vece del defunto ricorrente (si veda, ad esempio, Ergezen c. Turchia , n. . 73359/10 , ? 29, l’8 aprile 2014; . Mammadov ed altri contro l’Azerbaigian , n. 35432/07 , ? 80, 21 febbraio 2019, e Ghavalyan contro l’Armenia. , n. 50423/08 , ? 59, 22 Ottobre 2020 ).
II. UNIONE DELLE DOMANDA
13. Considerato l’analogo oggetto dei ricorsi, la Corte ritiene opportuno esaminarli congiuntamente in un’unica sentenza.
III. PRESUNTA VIOLAZIONE DELL’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N o . 1
14 . I ricorrenti lamentavano che l’imposizione di ammende nonch? la confisca integrale del loro denaro legittimamente acquisito a seguito della loro mancata dichiarazione alle autorit? doganali fosse stata una misura illegale e sproporzionata. Si sono appellati all’articolo 1 del Protocollo n. 1 , che recita come segue:
?Ogni persona fisica o giuridica ha diritto al godimento pacifico dei suoi beni. Nessuno pu? essere privato dei suoi beni se non nell’interesse pubblico e alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali del diritto internazionale.
Le precedenti disposizioni non pregiudicano tuttavia in alcun modo il diritto di uno Stato di far applicare le leggi che ritenga necessarie per controllare l’uso dei beni secondo l’interesse generale o per garantire il pagamento di tasse o altri contributi o sanzioni. “
A. ammissibilit?
15. Il Governo non sollev? alcuna eccezione riguardo all’ammissibilit? delle doglianze. La Corte nota che le doglianze non sono manifestamente infondate ai sensi dell’articolo 35 ? 3 (a) della Convenzione. Rileva inoltre che non sono inammissibili per nessun altro motivo. Devono pertanto essere dichiarati ammissibili.
B. meriti
1. Le argomentazioni delle parti
(un) I ricorrenti
16. Il sig. Rogach (n. 39154/15 ), il sig. Gordeyev (n. 38071/13 ), il sig. Tarakhovskyy (n. 60818/15 ) e il sig. Sheverdinov (n. 70418/13 ) hanno sostenuto che il provvedimento di confisca era illegittimo e imprevedibile. L’articolo 471 del codice doganale, invocato dai tribunali nazionali, prevedeva che la misura di confisca si applicasse esclusivamente alle merci la cui importazione in Ucraina era vietata o limitata. Tuttavia, mentre le persone fisiche erano obbligate a dichiarare alla frontiera qualsiasi denaro contante per un importo superiore a 10.000 euro, ci? era puramente a scopo informativo e non rappresentava una “restrizione” ai sensi dell’articolo 471 del codice doganale. I ricorrenti hanno fatto valere , inter alia, all’articolo 366 del codice doganale, che ha stabilito il quadro per l’utilizzo del canale verde e ha distinto tra le merci che erano soggette a una dichiarazione scritta e quelle la cui importazione in Ucraina era vietata o limitata (vedere paragrafo 7 supra).
17. Il sig. Gordeyev (n. 38071/13 ) ha inoltre lamentato che gli era stata confiscata l’intera somma di denaro che aveva con s?, non solo la parte superiore a 10.000 EUR.
18 . Secondo tutti i ricorrenti, la misura di confisca era una misura eccessiva e sproporzionata: non era illegale trasportare valuta straniera attraverso il confine doganale dell’Ucraina; il denaro era stato acquisito legalmente e non era stato occultato ma era stato presentato ai doganieri su loro richiesta; la mancata dichiarazione del denaro non era stata dolosa e non aveva causato alcun danno allo Stato; e le somme confiscate rappresentavano una somma di denaro non trascurabile per i ricorrenti. Nonostante fossero a conoscenza di tutti questi fattori, i tribunali nazionali avevano comunque imposto l’ordine di confisca, anche se un’ammenda sarebbe stata sufficiente nelle circostanze dei loro casi. Secondo i ricorrenti, la loro situazione era molto simile a quella del ricorrente in Sadocha c. Ucraina (n. 77508/11, 11 luglio 2019), in cui la Corte aveva accertato che il denaro non dichiarato era stato confiscato al ricorrente in violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1.
(b) Il governo
19. Il Governo ha ammesso che c’era stata un’interferenza con il diritto di propriet? dei ricorrenti quando le autorit? nazionali avevano confiscato il denaro non dichiarato ai ricorrenti. Tuttavia, l’ingerenza era stata legittima e proporzionata. Senza affrontare specificamente le argomentazioni dei ricorrenti circa la liceit? dell’applicazione del provvedimento di confisca nei loro casi, essi hanno sostenuto che la confisca, quale sanzione dell’illecito amministrativo in questione, era stata prevista dall’articolo 471 del codice doganale e che i ricorrenti erano o avrebbero dovuto essere consapevoli che il trasferimento di una considerevole somma di denaro attraverso il confine era soggetto a determinate restrizioni previste dalla legge. Ci si poteva ragionevolmente aspettare che facessero alcune indagini in merito prima di mettersi in viaggio.
20. Lo Stato aveva anche il diritto e il dovere di rilevare e monitorare i movimenti di denaro contante attraverso i suoi confini, poich? ingenti somme di denaro potevano essere utilizzate per riciclaggio di denaro, traffico di droga, finanziamento del terrorismo o della criminalit? organizzata, evasione fiscale o la commissione di altri gravi reati finanziari.
2. La valutazione della Corte
21. La Corte osserva che non ? in discussione tra le parti che il denaro confiscato costituisse il possesso dei ricorrenti, ad eccezione del sig. Popelyuk, che sosteneva di aver posseduto solo una parte della somma confiscata, e il cui presunto “possesso” in questione nel caso di specie ? il denaro che rivendica come proprio (vedi n. 4 nell’Appendice). Allo stesso modo, non ? in discussione che le decisioni dei tribunali nazionali che ordinano la confisca del denaro non dichiarato abbiano costituito un’interferenza con il diritto dei ricorrenti al pacifico godimento dei loro beni garantito dall’articolo 1 del Protocollo n. 1. La Corte non trova motivo per ritenere altrimenti.
22. Ribadisce inoltre il suo approccio coerente secondo cui un provvedimento di confisca, anche se comporta una privazione dei beni, costituisce controllo dell’uso dei beni ai sensi del secondo comma dell’articolo 1 del Protocollo n. 1. Tuttavia, questa disposizione deve essere interpretata alla luce del principio generale enunciato nella prima frase del primo comma (si veda, tra l’altro, Perdig?o c. Portugal [GC], n. 24768/06, ? 57, 16 novembre 2010; ?nsped Paket Servisi San. Ve TiC. A.?. c. Bulgaria , n. 3503/08, ? 36, 13 ottobre 2015 e Gyrlyan c. Russia , n. 35943 /15 , ? 21, 9 ottobre 2018).
23. Il primo e pi? importante requisito dell’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 ? che qualsiasi interferenza da parte di un’autorit? pubblica con il pacifico godimento dei beni dovrebbe essere lecita. L’esistenza di un fondamento normativo nel diritto interno non basta, di per s?, a soddisfare il principio di liceit? che, inoltre, presuppone che le disposizioni di diritto interno applicabili siano sufficientemente accessibili, precise e prevedibili nella loro applicazione (v., tra l’altro, autorit? competenti, Centro Europa 7 Srl e Di Stefano c. Italia [GC], n.38433 / 09 , ? 187, CEDU 2012, e Visti?? e Perepjolkins c. Lettonia [GC], n.71243 / 01 , ? 96, 25 ottobre 2012).
24. La Corte ha anche riconosciuto nella sua giurisprudenza che, per quanto chiaramente formulata possa essere una disposizione giuridica, in qualsiasi sistema di diritto esiste un elemento inevitabile di interpretazione giurisdizionale. Ci sar? sempre bisogno di chiarire i punti dubbi e di adattarsi alle mutevoli circostanze. Anche in questo caso, sebbene la certezza sia altamente desiderabile, pu? comportare un’eccessiva rigidit? e la legge deve essere in grado di stare al passo con le mutevoli circostanze. Di conseguenza, molte leggi sono inevitabilmente formulate in termini che, in misura maggiore o minore, sono vaghi e la cui interpretazione e applicazione sono questioni di pratica. Il ruolo dell’aggiudicazione affidato ai tribunali ? proprio quello di dissipare tali dubbi interpretativi che permangono (vedi OAO Neftyanaya Kompaniya Yukos c. Russia , n. 14902/04, ? 568, 20 settembre 2011).
25. Passando alle circostanze della presente causa, la Corte nota che i ricorrenti sono stati sostanzialmente giudicati colpevoli di non aver dichiarato alle autorit? doganali la somma di denaro che stavano trasportando. L’obbligo di dichiarare l’importo totale del contante, quando fosse superiore a 10.000 EUR , ? stato stabilito nel regolamento emesso dalla Banca nazionale dell’Ucraina (cfr. 8 sopra). Il quadro normativo per l’utilizzo del canale verde, che escludeva l’utilizzo di tale canale da parte di un trasportatore di merci soggette a dichiarazione scritta, era stabilito dall’articolo 366 del codice doganale (v. supra, paragrafo 7). La condotta dei ricorrenti ? stata definita dalle autorit? nazionali come il reato di violazione della procedura di controllo doganale nelle aree di controllo doganale semplificato (art. che aveva scelto di passare attraverso un canale verde trasportava merci a cui era vietato il trasporto attraverso il confine doganale dell’Ucraina o soggette a restrizioni al riguardo, o li trasportava in quantit? eccedenti il limite non imponibile fissato per la circolazione di tali merci attraverso la frontiera doganale dell’Ucraina (ibid.). La sanzione per tale reato era la sanzione pecuniaria e, nel caso di merci vietate al transito attraverso la frontiera doganale o soggette a restrizioni in tal senso, la confisca delle merci.
26. Per quanto riguarda l’articolo 471 del codice doganale, che ? stato redatto in modo tale da creare difficolt?, spettava ai tribunali nazionali interpretare e chiarire eventuali questioni sollevate. Un gran numero di ricorsi simili pendenti dinanzi alla Corte e la sentenza emessa nella causa Sadocha (cit.) mostrano che le autorit? nazionali hanno coerentemente interpretato e applicato l’articolo 471 secondo cui il denaro contante era un bene il cui ingresso nel territorio ucraino era soggetto a restrizioni sotto forma di obbligo di dichiarazione alle autorit? doganali qualora l’importo fosse superiore a 10.000 euro, e che la confisca dell’importo eccedente fosse applicabile in caso di mancato rispetto di tale obbligo ( vedi ? 8 della Sadocha , sopra citata ).
27. In queste circostanze, ed essendo vincolata dal suo ruolo sussidiario, la Corte ammette che l’ingerenza lamentata ha soddisfatto il requisito di legittimit? ai sensi della Convenzione nei confronti di tutti i ricorrenti ad eccezione del signor Gordeyev (n. 38071/13), che ? stato privato di tutto il contante che portava con s?, non solo della parte che superava i 10.000 euro, contrariamente alla prassi generale dei giudici nazionali. In assenza di qualsiasi motivo addotto al riguardo dai tribunali nazionali o dal governo, la Corte ritiene che l’ingerenza nei diritti di propriet? del signor Gordeyev sia stata illegittima.
28. La Corte rileva inoltre che gli Stati hanno un interesse legittimo e anche il dovere, in virt? di vari trattati internazionali, di attuare misure per rilevare e monitorare il movimento di denaro contante attraverso i loro confini, poich? grandi quantit? di denaro possono essere utilizzate per riciclaggio di denaro, droga tratta, finanziamento del terrorismo o della criminalit? organizzata, evasione fiscale o commissione di altri gravi reati finanziari. L’obbligo generale di dichiarazione applicabile a chiunque attraversi il confine di Stato impedisce al denaro contante di entrare o uscire dal paese senza essere scoperto e il provvedimento di confisca che la mancata dichiarazione di denaro contante alle autorit? doganali fa parte del sistema normativo generale volto a contrastare tali illeciti. Al riguardo, la Corte ritiene che il provvedimento di confisca sia conforme all’interesse generale della comunit? (si veda, ad esempio, Sadocha , sopra citata, ? 26).
29. La restante questione da determinare ? se l’ingerenza abbia raggiunto il necessario equo equilibrio tra la protezione del diritto di propriet? e le esigenze dell’interesse generale, tenendo conto del margine di apprezzamento lasciato allo Stato convenuto in quell’area. L’equilibrio richiesto non sar? raggiunto se il proprietario dell’immobile interessato ha dovuto sopportare ?un onere individuale ed eccessivo?. Inoltre, sebbene il secondo comma dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 non contiene requisiti procedurali espliciti, la Corte deve valutare se il procedimento nel suo insieme offrisse ai ricorrenti una ragionevole opportunit? di sottoporre i propri casi alle autorit? competenti al fine di consentire loro di stabilire un giusto equilibrio tra gli interessi in conflitto in gioco (cfr. , tra le altre autorit?, Boljevi? c. Croazia , n. 43492/11 , ? 41, 31 gennaio 2017).
30. La Corte nota che l’articolo 471 del codice doganale non lasciava alcuna discrezionalit? ai tribunali per quanto riguarda la sanzione da irrogare, poich? la confisca dell’importo in eccesso era obbligatoria senza eccezioni consentite. Rileva inoltre che nel 2021, diversi anni dopo gli eventi del caso di specie, la Corte costituzionale dell’Ucraina ha dichiarato incostituzionale parte di tale disposizione, ritenendo, in particolare, che tale confisca obbligatoria non fosse in grado di garantire il necessario equilibrio tra l’interesse pubblico e il diritto di un individuo al pacifico godimento dei suoi beni (vedere paragrafo 6 sopra).
31. Come la Corte costituzionale, la Corte ? del parere che un approccio legislativo cos? rigido non sia di per s? in grado di garantire il necessario equo equilibrio tra le esigenze dell’interesse generale e la tutela del diritto di propriet? di un individuo (si veda, mutatis mutandis, , Gyrlyan , cit., ? 31). In realt?, non lascia spazio a una valutazione della proporzionalit? dell’ingerenza da parte dei tribunali nazionali rendendo tale valutazione inutile. Allo stesso modo, la confisca automatica ha privato i ricorrenti di ogni possibilit? di argomentare le loro cause e di avere ogni prospettiva di successo nei procedimenti a loro carico (si veda, mutatis mutandis , Andonoski c. l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia , n. 16225/08 , ? 38, 17 settembre 2015).
32. La mancanza di discrezionalit? lasciata ai giudici nazionali in merito alla sanzione da irrogare distingue la presente causa da quella di Sadocha (sopra citata) richiamata dai ricorrenti (v. supra paragrafo 18), in cui, ai sensi della normativa allora in vigore, i tribunali ucraini avevano una scelta in materia, ma la Corte ha ritenuto che non avessero eseguito debitamente la valutazione di proporzionalit? nella scelta della sanzione applicabile Tuttavia, il compito della Corte non ? quello di rivedere il diritto interno in abstracto , ma di determinare se il modo in cui ? stato applicato o influenzato il ricorrente ha dato luogo a una violazione della Convenzione (si veda, ad esempio, Karapetyan c. Georgia , n. 61233/12 , ? 36, 15 ottobre 2020 e Imeri c. Croazia , n. 77668/14 , ? 76, 24 giugno 2021).
33. La Corte nota a questo riguardo che l’atto di portare valuta straniera dentro e fuori l’Ucraina non era illegale secondo la legge ucraina. Non solo era consentito spostare la valuta estera attraverso il confine doganale, ma la somma non era, in linea di principio, limitata al momento degli eventi, se dichiarata (vedere paragrafo 8 supra). Inoltre, i fascicoli suggeriscono che non ? stato stabilito dalle autorit? nazionali nei presenti casi che il denaro confiscato fosse stato ottenuto illegalmente dai ricorrenti o che i ricorrenti fossero stati coinvolti nel riciclaggio di denaro o in qualsiasi altra attivit? criminale.
34. La Corte accetta che la misura di confisca in questione fosse deterrente e punitiva nel suo scopo. Tuttavia, come stabilito sopra, la natura obbligatoria della confisca di tutto il denaro in eccesso e di una sanzione pecuniaria precludeva alle autorit? nazionali di svolgere le dovute analisi su quali misure sarebbero state appropriate nelle circostanze di ogni singolo caso.
35 . Le considerazioni che precedono sono sufficienti per consentire alla Corte di concludere che l’ingerenza con i diritti di propriet? dei ricorrenti era illegittima nel caso del sig. Gordeyev (si veda il paragrafo 27 supra) e imponeva un onere sproporzionato ai restanti ricorrenti in vista dell’applicazione obbligatoria della confisca di tutto il denaro in eccesso come sanzione, oltre a una multa.
36. Di conseguenza c’? stata una violazione dell’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.
IV. ALTRE PRESUNTE VIOLAZIONI DELLA CONVENZIONE
37. Sulla base degli stessi fatti, alcuni dei ricorrenti si sono inoltre lamentati del fatto che il procedimento amministrativo-illegale che era sfociato nel provvedimento di confisca era stato iniquo. Si sono appellati, espressamente o in sostanza, all’articolo 6 ? 1 e all’articolo 13 in combinato disposto con l’articolo 6 della Convenzione e l’articolo 1 del Protocollo n . 1.
38. Alla luce delle sue conclusioni ai sensi dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 (vedere paragrafo 35 supra), la Corte ritiene che la questione principale al centro della denuncia dei ricorrenti, in particolare la liceit? della confisca della somma di denaro non dichiarata a seguito del procedimento amministrativo a loro carico, ? stata affrontata dalla Corte e che non ? necessario pronunciarsi separatamente sulla ricevibilit? e sul merito della censura di violazione degli artt. 6 e 13 della Convenzione (v., mutatis mutandis , Centre for Legal Resources per conto di Valentin C?mpeanu c. Romania [GC], n. 47848/08 , ? 156, CEDU 2014, con ulteriori rinvii, e Mocanu e altri c. Repubblica di Moldova , n. 8141/07 , ? 37, 26 giugno 2018).
V. APPLICAZIONE DELL’ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
39. L’ articolo 41 della Convenzione prevede:
?Se la Corte constata che vi ? stata una violazione della Convenzione o dei suoi Protocolli, e se il diritto interno dell’Alta Parte Contraente interessata consente solo un risarcimento parziale, la Corte, se necessario, accorda un’equa soddisfazione alla parte lesa.”
A. Danno
1. Danno patrimoniale
40. I richiedenti reclamarono gli importi indicati nella colonna attinente dell’Appendice a riguardo del danno patrimoniale. Tali importi rappresentavano il denaro confiscato, l’importo delle multe pagate, gli interessi di mora maturati dalla data della confisca fino alla data del pagamento, le spese processuali pagate nei procedimenti nazionali e altri pagamenti presumibilmente dovuti ai ricorrenti.
41. Il Governo consider? le rivendicazioni irragionevoli e infondate, sostenendo principalmente che non vi era stata violazione della Convenzione nei casi dei ricorrenti.
(un) Per quanto riguarda le multe
42. La Corte osserva che la sua conclusione ai sensi dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 nella presente causa non implica che i ricorrenti non dovessero assumersi alcuna responsabilit? per la violazione del diritto interno che avevano commesso omettendo di fare una dichiarazione scritta a le autorit? doganali per il fatto che trasportavano denaro contante attraverso il confine (vedi Sadocha , sopra citata, ? 43). L’accertamento della Corte di una violazione dell’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 riguardava solo le somme in eccesso confiscate, non le multe (vedere paragrafi 14 e 35 sopra).
43. Di conseguenza, la Corte respinge le richieste del sig. Popelyuk (n. 74638/13), del sig. Paliyenko (n. 9832/15) e del sig. Rogach (n. 39154/15) per la restituzione dell’importo delle ammende pagate.
(b) La richiesta del signor Popelyuk per la restituzione del denaro confiscato
44. Il sig. Popelyuk (n. 74638/13) ha presentato un reclamo in relazione all’intera somma di denaro che gli era stata confiscata a seguito della sentenza della Corte d’appello regionale di Kiev del 21 giugno 2013. Tuttavia, secondo le sue stesse osservazioni , era legittimo proprietario solo di una parte del denaro sequestrato, le altre parti appartenevano ad altri soggetti (vedi n. 4 in Appendice).
45. Pertanto, la Corte accoglie la domanda del sig. Popelyuk solo nella misura in cui riguarda la sua parte, cio? la sua propriet? , che, come sopra stabilito, gli ? stata confiscata in violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 (vedere paragrafo 35 sopra). La Corte gli assegna di conseguenza EUR 1.435, pi? qualsiasi tassa che pu? essere esigibile.
(c) Le richieste degli altri sei ricorrenti per la restituzione del denaro confiscato
46. Per quanto riguarda gli altri ricorrenti, risulta dal fascicolo che erano i legittimi proprietari dell’intera somma di denaro che ? stata loro confiscata. Alla luce della sua constatazione di cui sopra secondo cui la sanzione della confisca obbligatoria era una misura chiaramente sproporzionata, la Corte non pu? ipotizzare se la confisca solo di una parte delle somme in questione sarebbe stata giustificata e, in caso affermativo, in quale importo per ciascun richiedente. In tali circostanze, la Corte non pu? fare a meno di concedere ai ricorrenti gli interi importi che, in violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1, sono stati loro confiscati (come specificato nella colonna pertinente dell’Appendice), pi? qualsiasi imposta che pu? essere addebitabile.
(d) Resto delle rivendicazioni
47. Quanto al resto delle domande (si veda l’Appendice infra), la Corte non individua alcun nesso di causalit? tra la violazione constatata e il danno patrimoniale lamentato; respinge perci? il resto delle rivendicazioni dei richiedenti sotto questo capo.
2. Non-pecuniary damage
48. Il sig. Gordeyev (n. 38071/13 ) e il sig. Tarakhovskyy (n. 60818/15 ) non hanno presentato alcuna richiesta in relazione al danno morale . I restanti cinque ricorrenti hanno sostenuto vari importi in materia di non – danno morale (si veda l’Appendice di seguito).
49. Il Governo contest? le rivendicazioni.
50. La Corte ritiene che, nelle circostanze del caso di specie, la constatazione di una violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 costituisca di per s? sufficiente equa soddisfazione in relazione al danno morale , ove rivendicato (si veda, ad esempio, Sadocha , citata, ? 44, Gabri?, citata, ? 49, e Boljevi? , citata, ? 54).
B. Costi e spese
51. I ricorrenti, ad eccezione della sig.ra Yaremiychuk (n. 2720/13 ) e del sig. Tarakhovskyy (n. 60818/15 ), reclamavano vari importi per i costi e le spese sostenuti dinanzi alla Corte e nei procedimenti interni (vedere l’appendice sotto) . Hanno presentato copie dei contratti di assistenza legale e delle fatture dei loro avvocati per il lavoro svolto.
52. Il Governo contest? quelle rivendicazioni.
53. Secondo la giurisprudenza della Corte, un ricorrente ha diritto al rimborso dei costi e delle spese solo nella misura in cui ? stato dimostrato che queste sono state effettivamente e necessariamente sostenute e sono ragionevoli in termini di importo. Nel caso di specie, tenuto conto dei documenti in suo possesso, del basso livello di complessit? delle cause e del gratuito patrocinio di 850 euro concesso ad alcuni ricorrenti, la Corte respinge la domanda di costi e spese nei procedimenti interni e ritiene ragionevole assegnare, per i procedimenti dinanzi alla Corte, le somme indicate in Appendice, pi? ogni imposta che pu? essere a carico dei ricorrenti. Come richiesto da quattro dei ricorrenti, vale a dire il sig. Gordeyev (n. 38071/13 ), il sig. Popelyuk (n. 74638/13 ), il sig. Paliyenko (n. 9832/15 ) e il sig. Rogach (n. 39154/15 ), i relativi importi devono essere versati direttamente sul conto bancario dei loro rappresentanti elencati nell’appendice (si veda, ad esempio, Khlaifia e altri c. Italia [GC], n.16483/12 , ? 288, 15 dicembre 2016).
54. Per quanto riguarda la sig.ra Yaremiychuk (n. 2720/13 ) e il sig. Tarakhovskyy (n. 60818/15 ), la Corte ritiene che, in assenza di una domanda pertinente, non vi sia alcuna richiesta di pronuncia a favore delle spese e spese.
C. Interessi di mora
55. La Corte ritiene opportuno che il tasso di interesse di mora sia basato sul tasso di prestito marginale della Banca centrale europea, al quale dovrebbero essere aggiunti tre punti percentuali.
PER QUESTI MOTIVI, LA CORTE, ALL’UNANIMIT?,
1. Decide di aderire alle domande;
2. Dichiara ricevibili i ricorsi sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1;
3. Sostiene che ci sono state violazioni dell’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 riguardo a tutti i richiedenti;
4. Sostiene che non c’? bisogno di esaminare le doglianze sotto l’Articolo 6 della Convenzione e sotto l’Articolo 13 in concomitanza con l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1;
5. Ritiene che l’accertamento di una violazione costituisce di per s? sufficiente equa soddisfazione per il danno morale subito dai ricorrenti ;
6. dichiara
(a) che lo Stato convenuto deve pagare ai ricorrenti, entro tre mesi dalla data in cui la sentenza diventa definitiva ai sensi dell’articolo 44 ? 2 della Convenzione, i seguenti importi, da convertire nella valuta dello Stato convenuto al tasso applicabile alla data di regolamento:
(i) per il danno patrimoniale, gli importi indicati in Appendice, pi? l’eventuale imposta addebitabile;
(ii) per i costi e le spese, gli importi indicati nell’Allegato, pi? qualsiasi imposta che pu? essere a carico dei richiedenti;
(b) che dalla scadenza dei suddetti tre mesi fino al regolamento saranno pagati sugli importi di cui sopra interessi semplici ad un tasso pari al tasso di prestito marginale della Banca Centrale Europea durante il periodo di default maggiorato di tre punti percentuali;
7. Respinge , per il resto, le domande di equa soddisfazione dei ricorrenti.
Fatto in inglese e notificato per iscritto il 9 dicembre 2021, ai sensi dell’articolo 77 ?? 2 e 3 del Regolamento della Corte.
Victor Soloveytchik Siofra O’Leary
Cancelliere Presidente

Testo Tradotto

FIFTH SECTION
CASE OF YAREMIYCHUK AND OTHERS v. UKRAINE
(Applications nos. 2720/13 and 6 others – see appended table)

JUDGMENT
Art 1 P1 ? Control of the use of property ? Unlawful confiscation (in respect of one applicant) of entire undeclared sum of money to border customs instead of that in excess of legal limit ? Disproportionate mandatory confiscation (in respect of remaining applicants) of undeclared excess amount and imposition of fines for breaching customs control procedures ? Mandatory nature of sanctions under new legislation precluding domestic courts from conducting balancing exercise between interests at stake and assessing measures on a case-to-case basis

STRASBOURG
9 December 2021

This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 ? 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Yaremiychuk and Others v. Ukraine,
The European Court of Human Rights (Fifth Section), sitting as a Chamber composed of:
S?ofra O?Leary, President,
M?rti?? Mits,
Ganna Yudkivska,
L?tif H?seynov,
Jovan Ilievski,
Ivana Jeli?,
Mattias Guyomar, judges,
and Victor Soloveytchik, Section Registrar,
Having regard to:
the applications against Ukraine lodged with the Court under Article 34 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (?the Convention?) by seven Ukrainian nationals (?the applicants?) on the various dates indicated in the Appendix;
the decision to give notice of the applications to the Ukrainian Government (?the Government?);
the parties? observations;
the letter from the Russian Government informing the Court that they do not wish to make use of their right to intervene in the proceedings concerning application no. 70418/13 (Article 36 ? 1 of the Convention);
Having deliberated in private on 9 November 2021,
Delivers the following judgment, which was adopted on that date:
INTRODUCTION
1. The present cases mainly concern the applicants? complaint under Article 1 of Protocol No. 1 that the imposition of fines as well as the confiscation in full of their lawfully acquired money following their failure to declare it to the customs authorities had been an unlawful and disproportionate measure.
THE FACTS
2. The list of applicants and the relevant details of the applications are set out in the appended table.
3. The Government were represented by their Agent, Mr I. Lishchyna, of the Ministry of Justice.
4. The facts of the case, as submitted by the parties, may be summarised as follows.
5. When crossing the Ukrainian border the applicants used the ?green channel? to pass through the customs control area without making a written declaration in respect of the cash they were carrying, which amounted to more than 10,000 euros (EUR). The domestic courts found the applicants guilty of having breached customs control procedures in the simplified customs control area (Article 471 of the Customs Code). Fines for the amount specified in Article 471 ranging between 73 and 165 euros were imposed on the applicants and the confiscation of the portion of cash in excess of EUR 10,000 was ordered in each case, with the exception of application no. 38071/13, in which the entire sum of cash carried by the applicant was seized (see the Appendix below for more details). In determining the case, the domestic courts essentially relied on the Regulation on the transportation of cash and precious metals across Ukraine?s customs border, which provided for the mandatory declaration in writing at the border of any foreign currency amounting to more than EUR 10,000; that provision placed, in the courts? view, a restriction on bringing any foreign currency into Ukraine (see paragraph 8 below). The applicants? arguments that their failure to declare the money had not been intentional, that the money in issue had been lawfully acquired and the amount was not insignificant to the applicants, as well as Mr Popelyuk?s argument that he owned only part of the money (no. 74638/13) were disregarded or dismissed by the domestic courts.
6. On 21 July 2021 the Constitutional Court declared the part of Article 471 of the Customs Code providing for the mandatory confiscation of all undeclared cash to be unconstitutional. It found, in particular, that such a measure was not capable of ensuring the requisite balance between the public interest and an individual?s right to the peaceful enjoyment of his or her possessions and that therefore it was contrary to the rule of law. The Constitutional Court further ruled that the impugned provision of the Customs Code would continue to apply for six months in order to give the authorities time to draft an alternative regulation concerning liability for the administrative offence in issue. On 14 September 2021 the relevant legislative amendments were submitted to parliament.
RELEVANT LEGAL FRAMEWORK
7. The Customs Code of 13 March 2012, as worded at the material time, provided as follows:
Article 197
Restrictions on the movement of certain goods
across the customs border of Ukraine
?1. In the cases provided for by law, certain goods shall be subject to restrictions on their movement across the customs border of Ukraine. The release of such goods across the customs border of Ukraine, and customs clearance, shall be carried out by the revenue and duties authorities on the basis of the documents obtained by use of information technology confirming that those restrictions have been observed, issued by the public authorities vested with carrying out appropriate checks and other legal entities authorised to issue them, if the presentation of such documents to the revenue and duties authorities is provided for in the laws of Ukraine.
2. Lists of such goods (with their description and code under the Ukrainian Classification of Goods for Foreign Economic Activity), and the procedure for the issuing of authorisations and their circulation with the use of information technology, shall be approved by the Cabinet of Ministers of Ukraine. …
3. Restrictions on importing and exporting currency into and from Ukraine, and the procedure for moving currency across the customs border of Ukraine, including specific provisions on declaring currency (in particular, the specification of the amount subject to written or oral declaration) may be determined by the National Bank of Ukraine.?
Article 366
Dual-channel system of customs supervision of goods and means of transport
moved by individuals across the customs border of Ukraine
?1. The dual-channel system is a simplified system of customs control that allows citizens to proceed, with a declaration, through one of the two channels for entry (including driving through by means of private transport) across the customs border of Ukraine.
2. The channel marked with the colour green (?green channel?) shall be intended for citizens who declare that they are moving goods across the customs border of Ukraine which: (i) are in amounts that are not subject to customs charges; (ii) do not fall under the prohibition or restriction on importation into or exportation from the customs territory of Ukraine as established by legislation; and (iii) are not subject to a written declaration.

5. The choice of passing through the green channel shall be regarded as an individual?s statement that the goods moved by him or her across the customs border of Ukraine are not subject to a written declaration, customs fees, or any prohibitions and/or restrictions on importing/exporting into and out of the customs territory of Ukraine, and shall constitute acts of legal significance.
6. Citizens entering (or driving) through the green channel shall be exempted from filling out a customs declaration. Exemption from filling out the customs declaration shall not discharge the individuals concerned from compliance with the procedure for the movement of goods across the customs border of Ukraine.?
Article 471
Violations of the customs control procedure
in simplified customs control areas (channels)
?1. Violations of the customs control procedure in simplified customs control areas (channels), as specified by this Code, that is, where an individual who has chosen to go through a green channel is carrying goods that are prohibited from being carried across the customs border of Ukraine or subject to restrictions in that regard, or is carrying them in quantities exceeding the non-taxable limit set for the movement of such goods across the customs border of Ukraine,
? shall be punishable by a fine of one hundred times the minimum personal tax-free allowance and, when direct objects of the offences are goods whose movement across the customs border of Ukraine is prohibited or restricted by the legislation of Ukraine, by their confiscation.?
8. The Regulation on the transportation of cash and precious metals across Ukraine?s customs border, approved by Decree no. 148 of the National Bank of Ukraine of 27 May 2008 (as amended on 25 July 2012), provided as follows:
?2. Bringing cash into and out of Ukraine
1. Individuals may bring up to EUR 10,000 in cash (or the equivalent) into and out of Ukraine without declaring it in writing at the customs office.
2. Individual residents may bring more than EUR 10,000 in cash (or the equivalent) into and out of Ukraine subject to making a full declaration in writing at the customs office and furnishing a withdrawal receipt issued by a bank (financial institution) for the portion exceeding EUR 10,000 (or the equivalent). Withdrawal receipts shall be valid for thirty calendar days from the issue date.
3. Individual non-residents may bring more than EUR 10,000 in cash (or the equivalent) into Ukraine subject to making a full declaration in writing at the customs office.
4. Individual non-residents may bring more than EUR 10,000 in cash (or the equivalent) out of Ukraine if the amount does not exceed the amount declared by the individual at the customs office on his or her arrival in Ukraine. In this case, the cash is subject to a full declaration being made in writing at the customs office.?
THE LAW
I. PRELIMINARY ISSUE
Locus standi of the applicant?s mother (application no. 38071/13)
9. On 26 October 2020 the applicant?s mother informed the Court of the applicant?s death on 5 September 2015 and of her wish to pursue the application on his behalf.
10. The Government requested the Court to strike the application out of the Court?s list of cases in view of the applicant?s death.
11. In the cases in which an applicant died after having lodged an application, the Court has accepted that the next-of-kin or heir may in principle pursue the application, provided that he or she has sufficient interest in the case (see Centre for Legal Resources on behalf of Valentin C?mpeanu v. Romania [GC], no. 47848/08, ? 97, ECHR 2014). In this connection, the Court reiterates that human rights cases before it generally have a moral dimension and persons near to an applicant may thus have a legitimate interest in ensuring that justice is done, even after the applicant?s death (see Malhous v. the Czech Republic (dec.) [GC], no. 33071/96, ECHR 2000 XII).
12. In view of the above and having regard to the circumstances of the present case, the Court accepts that the applicant?s mother has a legitimate interest in pursuing the application in the late applicant?s stead (see, for instance, Ergezen v. Turkey, no. 73359/10, ? 29, 8 April 2014; Mammadov and Others v. Azerbaijan, no. 35432/07, ? 80, 21 February 2019; and Ghavalyan v. Armenia, no. 50423/08, ? 59, 22 October 2020).
II. JOINDER OF THE APPLICATIONS
13. Having regard to the similar subject matter of the applications, the Court finds it appropriate to examine them jointly in a single judgment.
III. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 1 OF PROTOCOL No. 1
14. The applicants complained that the imposition of fines as well as the confiscation in full of their lawfully acquired money following their failure to declare it to the customs authorities had been an unlawful and disproportionate measure. They relied on Article 1 of Protocol No. 1, which reads as follows:
?Every natural or legal person is entitled to the peaceful enjoyment of his possessions. No one shall be deprived of his possessions except in the public interest and subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law.
The preceding provisions shall not, however, in any way impair the right of a State to enforce such laws as it deems necessary to control the use of property in accordance with the general interest or to secure the payment of taxes or other contributions or penalties.?
A. Admissibility
15. The Government did not raise any objections as regards the admissibility of the complaints. The Court notes that the complaints are not manifestly ill-founded within the meaning of Article 35 ? 3 (a) of the Convention. It further notes that they are not inadmissible on any other grounds. They must therefore be declared admissible.
B. Merits
1. The parties? submissions
(a) The applicants
16. Mr Rogach (no. 39154/15), Mr Gordeyev (no. 38071/13), Mr Tarakhovskyy (no. 60818/15) and Mr Sheverdinov (no. 70418/13) submitted that the confiscation measure had been unlawful and unforeseeable. Article 471 of the Customs Code, relied on by the domestic courts, provided that the confiscation measure applied solely to goods whose import into Ukraine was prohibited or restricted. However, while physical persons were obliged to declare at the border any cash amounting to more than EUR 10,000, this was purely for information purposes and did not represent a ?restriction? within the meaning of Article 471 of the Customs Code. The applicants referred, inter alia, to Article 366 of the Customs Code, which established the framework for using the green channel and distinguished between goods which were subject to a written declaration and those whose import into Ukraine was prohibited or restricted (see paragraph 7 above).
17. Mr Gordeyev (no. 38071/13) complained further that the entire sum of cash he had been carrying had been confiscated from him, not just the portion exceeding EUR 10,000.
18. According to all the applicants, the confiscation measure was an excessive and disproportionate measure: it had not been illegal to carry foreign currency across the customs border of Ukraine; the money had been legally acquired and had not been concealed but had been presented to customs officers at their request; the failure to declare the money had not been intentional and had not caused any damage to the State; and the confiscated amounts represented a not insignificant sum of money for the applicants. Despite being aware of all those factors, the domestic courts had nevertheless imposed the confiscation order, even though a fine would have been sufficient in the circumstances of their cases. According to the applicants, their situation was very similar to that of the applicant in Sadocha v. Ukraine (no. 77508/11, 11 July 2019), in which the Court had found that the undeclared money had been confiscated from the applicant in breach of Article 1 of Protocol No. 1.
(b) The Government
19. The Government conceded that there had been an interference with the applicants? right of property when the domestic authorities had confiscated the undeclared cash from the applicants. However, the interference had been lawful and proportionate. Without specifically addressing the applicants? arguments as regards the lawfulness of the application of the confiscation measure in their cases, they submitted that the confiscation, as a sanction for the administrative offence in question, had been provided for by Article 471 of the Customs Code and that the applicants were or should have been aware that the transfer of a considerable sum of cash across the border was subject to certain restrictions provided for by law. They could have reasonably been expected to make some enquiries into this matter before setting out on a journey.
20. The State also had a right and a duty to detect and monitor the movement of cash across its borders, since large sums of cash might be used for money-laundering, drug trafficking, the financing of terrorism or organised crime, tax evasion or the commission of other serious financial offences.
2. The Court?s assessment
21. The Court notes that it is not in dispute between the parties that the confiscated money constituted the applicants? possession, except for Mr Popelyuk, who claimed he had only owned a part of the confiscated sum, and whose alleged ?possession? at issue in the present case is the money he claims as his own (see No. 4 in the Appendix). It is likewise not in dispute that domestic courts? decisions ordering confiscation of the undeclared cash amounted to an interference with the applicants? right to the peaceful enjoyment of their possessions guaranteed by Article 1 of Protocol No. 1. The Court finds no reason to hold otherwise.
22. It further reiterates its consistent approach according to which a confiscation measure, even though it involves a deprivation of possessions, constitutes control of the use of property within the meaning of the second paragraph of Article 1 of Protocol No. 1. However, this provision must be construed in the light of the general principle set out in the first sentence of the first paragraph (see, among other authorities, Perdig?o v. Portugal [GC], no. 24768/06, ? 57, 16 November 2010; ?nsped Paket Servisi SaN. Ve TiC. A.?. v. Bulgaria, no. 3503/08, ? 36, 13 October 2015; and Gyrlyan v. Russia, no. 35943/15, ? 21, 9 October 2018).
23. The first and most important requirement of Article 1 of Protocol No. 1 is that any interference by a public authority with the peaceful enjoyment of possessions should be lawful. The existence of a legal basis in domestic law does not suffice, in itself, to satisfy the principle of lawfulness which, in addition, presupposes that the applicable provisions of domestic law are sufficiently accessible, precise and foreseeable in their application (see, among other authorities, Centro Europa 7 S.r.l. and Di Stefano v. Italy [GC], no. 38433/09, ? 187, ECHR 2012, and Visti?? and Perepjolkins v. Latvia [GC], no. 71243/01, ? 96, 25 October 2012).
24. The Court has also acknowledged in its case-law that, however clearly drafted a legal provision may be, in any system of law there is an inevitable element of judicial interpretation. There will always be a need for elucidation of doubtful points and for adapting to changing circumstances. Again, while certainty is highly desirable, it may bring in its train excessive rigidity and the law must be able to keep pace with changing circumstances. Accordingly, many laws are inevitably couched in terms which, to a greater or lesser extent, are vague and whose interpretation and application are questions of practice. The role of adjudication vested in the courts is precisely to dissipate such interpretational doubts as remain (see OAO Neftyanaya Kompaniya Yukos v. Russia, no. 14902/04, ? 568, 20 September 2011).
25. Turning to the circumstances of the present case, the Court notes that the applicants were essentially found guilty of failure to declare to the customs authorities the sum of cash that they were carrying. The obligation to declare the total sum of cash, when it was more than EUR 10,000, was set out in the Regulation issued by the National Bank of Ukraine (see paragraph 8 above). The regulatory framework for using the green channel, which excluded the use of that channel by a person carrying goods that were subject to a written declaration, was laid down in Article 366 of the Customs Code (see paragraph 7 above). The applicants? conduct was defined by the domestic authorities as the offence of breaching the customs control procedure in simplified customs control areas (Article 471 of the Customs Code), which applied, as specified by the wording of this provision, to instances where an individual who had chosen to go through a green channel was carrying goods that were prohibited from being carried across the customs border of Ukraine or subject to restrictions in that regard, or was carrying them in quantities exceeding the non-taxable limit set for the movement of such goods across the customs border of Ukraine (ibid.). The sanction for this offence was a fine and ? in the case of goods that were either prohibited from being carried across the customs border or subject to restrictions in that regard ? confiscation of the goods.
26. As regards Article 471 of the Customs Code, which was drafted in a manner which could give raise to difficulties, it was for the domestic courts to interpret and clarify any issues raised. A large number of similar applications pending before the Court and the judgment delivered in Sadocha (cited above) show that the domestic authorities had consistently interpreted and applied Article 471 to the effect that cash was a good whose entry into Ukrainian territory was subject to a restriction in the form of an obligation to declare it to the customs authorities where the amount was more than EUR 10,000, and that confiscation of the excess amount was applicable in the event of failure to comply with that obligation (see ? 8 of Sadocha, cited above).
27. In these circumstances, and being bound by its subsidiary role, the Court accepts that the interference complained of met the lawfulness requirement under the Convention in respect of all applicants except Mr Gordeyev (no. 38071/13), who was deprived of all the cash he carried, not just the portion that exceeded EUR 10,000, contrary to the general practice of the domestic courts. In the absence of any reason advanced in this regard by the domestic courts or the Government, the Court finds that the interference with Mr Gordeyev?s property rights was unlawful.
28. The Court further notes that States have a legitimate interest and also a duty by virtue of various international treaties to implement measures to detect and monitor the movement of cash across their borders, since large amounts of cash may be used for money laundering, drug trafficking, financing terrorism or organised crime, tax evasion or the commission of other serious financial offences. The general declaration requirement applicable to any individual crossing the State border prevents cash from entering or leaving the country undetected and the confiscation measure which the failure to declare cash to the customs authorities results in is part of the general regulatory scheme designed to combat those offences. In this regard, the Court considers that the confiscation measure conformed to the general interest of the community (see, for example, Sadocha, cited above, ? 26).
29. The remaining question to determine is whether the interference struck the requisite fair balance between the protection of the right of property and the requirements of the general interest, taking into account the margin of appreciation left to the respondent State in that area. The requisite balance will not be achieved if the property owner concerned has had to bear ?an individual and excessive burden?. Moreover, although the second paragraph of Article 1 of Protocol No. 1 contains no explicit procedural requirements, the Court must consider whether the proceedings as a whole afforded the applicants a reasonable opportunity to put their cases to the competent authorities with a view to enabling them to establish a fair balance between the conflicting interests at stake (see, among other authorities, Boljevi? v. Croatia, no. 43492/11, ? 41, 31 January 2017).
30. The Court notes that Article 471 of the Customs Code did not leave any discretion to the courts as regards the sanction to be imposed, as confiscation of the excess amount was mandatory with no exceptions allowed. It also notes that in 2021, a number of years after the events in the present case, the Constitutional Court of Ukraine declared part of that provision unconstitutional, considering, in particular, that such a mandatory confiscation was not capable of ensuring the requisite balance between the public interest and an individual?s right to the peaceful enjoyment of his or her possessions (see paragraph 6 above).
31. Like the Constitutional Court, the Court is of the view that such a rigid legislative approach is in itself incapable of ensuring the requisite fair balance between the requirements of the general interest and the protection of an individual?s right to property (see, mutatis mutandis, Gyrlyan, cited above, ? 31). In fact, it leaves no room for an assessment of the proportionality of the interference by the domestic courts by making any such assessment futile. Similarly, the automatic confiscation deprived the applicants of any possibility to argue their cases and have any prospect of success in the proceedings against them (see, mutatis mutandis, Andonoski v. the former Yugoslav Republic of Macedonia, no. 16225/08, ? 38, 17 September 2015).
32. The lack of any discretion left to the domestic courts as regards the sanction to be imposed distinguishes the present case from that of Sadocha (cited above) referred to by the applicants (see paragraph 18 above), in which, pursuant to the legislation then in force, the Ukrainian courts did have a choice in the matter but were found by the Court to have failed to duly perform the proportionality assessment when choosing the applicable sanction However, the Court?s task is not to review domestic law in abstracto, but to determine whether the manner in which it was applied to, or affected, the applicant gave rise to a violation of the Convention (see, for example, Karapetyan v. Georgia, no. 61233/12, ? 36, 15 October 2020 and Imeri v. Croatia, no. 77668/14, ? 76, 24 June 2021).
33. The Court notes in this respect that the act of taking foreign currency into and out of Ukraine was not illegal under Ukrainian law. Not only was it permissible to move the foreign currency across the customs border, but the sum was not, in principle, restricted at the time of the events, if declared (see paragraph 8 above). Furthermore, the case files suggest that it was not established by the domestic authorities in the present cases that the confiscated cash had been unlawfully obtained by the applicants or that the applicants had been engaged in money laundering or any other criminal activity.
34. The Court accepts that the confiscation measure in question was deterrent and punitive in its purpose. However, as established above, the mandatory nature of the confiscation of all the excess cash and a fine as a sanction precluded the domestic authorities from performing due analysis as to what measures would have been appropriate in the circumstances of each individual case.
35. The foregoing considerations are sufficient to enable the Court to conclude that the interference with the applicants? property rights was unlawful in the case of Mr Gordeyev (see paragraph 27 above) and imposed a disproportionate burden on the remaining applicants in view of the mandatory application of confiscation of all excess cash as the sanction, in addition to a fine.
36. There has accordingly been a violation of Article 1 of Protocol No. 1.
IV. OTHER ALLEGED VIOLATIONS OF THE CONVENTION
37. On the basis of the same facts, some of the applicants further complained that the administrative-offence proceedings which had resulted in the confiscation order had been unfair. They relied, expressly or in substance, on Article 6 ? 1 and Article 13 in conjunction with Article 6 of the Convention and Article 1 of Protocol No. 1.
38. Having regard to its findings under Article 1 of Protocol No. 1 (see paragraph 35 above), the Court considers that the main issue at the heart of the applicants? complaint, specifically the lawfulness of the confiscation of the undeclared amount of money following the administrative proceedings against them, has been addressed by the Court and that it is not necessary to give a separate ruling on the admissibility and merits of the allegation of a breach of Articles 6 and 13 of the Convention (see, mutatis mutandis, Centre for Legal Resources on behalf of Valentin C?mpeanu v. Romania [GC], no. 47848/08, ? 156, ECHR 2014, with further references, and Mocanu and Others v. the Republic of Moldova, no. 8141/07, ? 37, 26 June 2018).
V. APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
39. Article 41 of the Convention provides:
?If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.?
A. Damage
1. Pecuniary damage
40. The applicants claimed the amounts indicated in the relevant column of the Appendix in respect of pecuniary damage. Those amounts represented the confiscated cash, the amount of the fines paid, the accrued default interest running from the date of confiscation until the date of payment, the court fees paid in the domestic proceedings and other payments allegedly due to the applicants.
41. The Government considered the claims unreasonable and unsubstantiated, arguing mainly that there had been no violation of the Convention in the applicants? cases.
(a) As regards the fines
42. The Court observes that its finding under Article 1 of Protocol No. 1 in the present case does not imply that the applicants did not have to bear any responsibility for the breach of domestic law they had committed by failing to make a written declaration to the customs authorities to the effect that they were carrying cash across the border (see Sadocha, cited above, ? 43). The Court?s finding of a violation of Article 1 of Protocol No. 1 only concerned the confiscated excess sums, not the fines (see paragraphs 14 and 35 above).
43. Accordingly the Court rejects the claims of Mr Popelyuk (no. 74638/13), Mr Paliyenko (no. 9832/15) and Mr Rogach (no. 39154/15) for the return of the amount of the fines paid.
(b) Mr Popelyuk?s claim for the return of the confiscated cash
44. Mr Popelyuk (no. 74638/13) submitted a claim in respect of the entire sum of cash which had been confiscated from him following the judgment of the Kyiv Regional Court of Appeal of 21 June 2013. However, according to his own submissions, he was the lawful owner of only a part of the confiscated money, the other parts belonging to other individuals (see No. 4 in the Appendix).
45. Therefore, the Court accepts Mr Popelyuk?s claim only in so far as it concerns his own part, that is his property, which, as established above, was confiscated from him in breach of Article 1 of Protocol No. 1 (see paragraph 35 above). The Court awards him EUR 1,435 accordingly, plus any tax that may be chargeable.
(c) The other six applicants? claims for the return of the confiscated cash
46. As to the other applicants, it appears from the case file that they were the lawful owners of the entire sum of cash which was confiscated from them. Having regard to its finding above that the mandatory confiscation sanction was a clearly disproportionate measure, the Court cannot speculate as to whether the confiscation of only part of the sums in question would have been justified and, if so, in what amount for each applicant. In these circumstances, the Court cannot but to award the applicants the full amounts which, in breach of Article 1 of Protocol No. 1, were confiscated from them (as specified in the relevant column of the Appendix), plus any tax that may be chargeable.
(d) Remainder of the claims
47. As to the remainder of the claims (see the Appendix below), the Court does not discern any causal link between the violation found and the pecuniary damage alleged; it therefore dismisses the remainder of the applicants? claims under this head.
2. Non-pecuniary damage
48. Mr Gordeyev (no. 38071/13) and Mr Tarakhovskyy (no. 60818/15) did not submit any claims in respect of non-pecuniary damage. The remaining five applicants claimed various amounts in respect of non pecuniary damage (see the Appendix below).
49. The Government contested the claims.
50. The Court considers that in the circumstances of the present case, the finding of a violation of Article 1 of Protocol No. 1 constitutes in itself sufficient just satisfaction in respect of non-pecuniary damage, where claimed (see, for instance, Sadocha, cited above, ? 44; Gabri?, cited above, ? 49; and Boljevi?, cited above, ? 54).
B. Costs and expenses
51. The applicants, except for Ms Yaremiychuk (no. 2720/13) and Mr Tarakhovskyy (no. 60818/15), claimed various amounts for the costs and expenses incurred before the Court and in the domestic proceedings (see the Appendix below). They submitted copies of legal assistance contracts and invoices from their lawyers for the work done.
52. The Government contested those claims.
53. According to the Court?s case-law, an applicant is entitled to the reimbursement of costs and expenses only in so far as it has been shown that these were actually and necessarily incurred and are reasonable as to quantum. In the present case, regard being had to the documents in its possession, the low level of complexity of the cases and the legal aid in the amount of EUR 850 awarded to some of the applicants, the Court dismisses the claim for costs and expenses in the domestic proceedings and considers it reasonable to award, for the proceedings before the Court, the sums indicated in the Appendix, plus any tax that may be chargeable to the applicants. As requested by four of the applicants, namely Mr Gordeyev (no. 38071/13), Mr Popelyuk (no. 74638/13), Mr Paliyenko (no. 9832/15) and Mr Rogach (no. 39154/15), the relevant amounts are to be paid directly into the bank account of their representatives listed in the Appendix (see, for example, Khlaifia and Others v. Italy [GC], no. 16483/12, ? 288, 15 December 2016).
54. As to Ms Yaremiychuk (no. 2720/13) and Mr Tarakhovskyy (no. 60818/15), the Court considers that, in the absence of a relevant claim, there is no call to make an award in respect of costs and expenses.
C. Default interest
55. The Court considers it appropriate that the default interest rate should be based on the marginal lending rate of the European Central Bank, to which should be added three percentage points.
FOR THESE REASONS, THE COURT, UNANIMOUSLY,
1. Decides to join the applications;
2. Declares admissible the complaints under Article 1 of Protocol No. 1;
3. Holds that there have been violations of Article 1 of Protocol No.1 in respect of all applicants;
4. Holds that there is no need to examine the complaints under Article 6 of the Convention and under Article 13 in conjunction with Article 1 of Protocol No. 1;
5. Holds that the finding of a violation constitutes in itself sufficient just satisfaction for the non-pecuniary damage sustained by the applicants;
6. Holds
(a) that the respondent State is to pay the applicants, within three months from the date on which the judgment becomes final in accordance with Article 44 ? 2 of the Convention, the following amounts, to be converted into the currency of the respondent State at the rate applicable at the date of settlement:
(i) in respect of pecuniary damage, the amounts indicated in the Appendix, plus any tax that may be chargeable;
(ii) in respect of costs and expenses, the amounts indicated in the Appendix, plus any tax that may be chargeable to the applicants;
(b) that from the expiry of the above-mentioned three months until settlement simple interest shall be payable on the above amounts at a rate equal to the marginal lending rate of the European Central Bank during the default period plus three percentage points;
7. Dismisses, the remainder of the applicants? claims for just satisfaction.
Done in English, and notified in writing on 9 December 2021, pursuant to Rule 77 ?? 2 and 3 of the Rules of Court.
Victor Soloveytchik S?ofra O?Leary
Registrar President

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La data dell'ultimo controllo di validità dei testi è la seguente: 11/12/2024