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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF VASSALLO v. MALTA

Tipologia: Sentenza
Importanza: 2
Articoli: 41, P1-1
Numero: 57862/09/2011
Stato: Malta
Data: 2011-10-11 00:00:00
Organo: Sezione Quarta
Testo Originale

Conclusione Violazione di P1-1; Resto inammissibile; danno Patrimoniale – riservato
QUARTA SEZIONE
CAUSA VASSALLO C. MALTA
(Richiesta n. 57862/09)
SENTENZA
(meriti)
STRASBOURG
11 ottobre 2011
Questa sentenza diverrà definitivo nelle circostanze esposte nell’ Articolo 44 § 2 della Convenzione. Può essere soggetto a revisione editoriale.

Nella causa Vassallo c. Malta,
La Corte europea dei Diritti umani (quarta Sezione), riunendosi in una Camera, composta da:
Nicolas Bratza, Presidente, Päivi Hirvelä Giorgio Nicolaou, Ledi Bianku Zdravka Kalaydjieva, Nebojša Vučinić giudici, Geoffrey Valenzia ad giudice di hoc,
e Lorenzo Early, Cancelliere di Sezione
Avendo deliberato in privato il 20 settembre 2011,
Consegna la seguente sentenza che fu adottata in quella data:
PROCEDURA
1. La causa nacque da una richiesta (n. 57862/09) contro la Repubblica di Malta depositata presso la Corte sotto l’Articolo 34 della Convenzione per la Protezione dei Diritti umani e delle Libertà Fondamentali (“la Convenzione”) da un cittadino maltese, OMISSIS (“il richiedente”), il 13 ottobre 2009.
2. Il richiedente fu rappresentato da Dr J. H., un avvocato che pratica a Valletta. Il Governo maltese (“il Governo”) fu rappresentato dal suo Agente, il Dr Pietro Grech, Avvocato General.
3. Il Sig. Vincenzo De Gaetano, il giudice eletto a riguardo di Malta, non era in grado di riunirsi nella causa (Articolo 28). Di conseguenza il Presidente della Camera decise di nominare il Sig. Geoffrey Valenzia per riunirsi come giudice ad hoc (Articolo 29 § 1(b)).
4. Il richiedente addusse che l’espropriazione della terra che aveva co-posseduto non era nell’interesse pubblico e che le fu fatto sopportare un carico sproporzionato poiché le autorità avevano impiegato venticinque anni per avviare dei procedimenti di risarcimento e ad oggi, trenta-cinque anni dopo la presa della terra è rimasta ancora senza indennizzo.
5. Il 18 ottobre 2010 il Presidente della quarta Sezione decise di dare avviso della richiesta al Governo. Fu deciso anche di decidere sull’ammissibilità e i meriti della richiesta allo stesso tempo (Articolo 29 § 1).
I FATTI
I. LE CIRCOSTANZE DELLA CAUSA
6. Il richiedente, OMISSIS è un cittadino maltese nato nel 1954 e che vive in Zebbug, Malta
A. Background della causa
7. Il richiedente è uno degli undici proprietari di un appezzamento di terreno a Birkirkara, Malta avente un’area di 1,578 metri quadrati(“sq.m.”).
8. La terra era soggetto di una dichiarazione da parte del Governatore Generale datata 29 novembre 1974, che affermava che sarebbe stata espropriata per uno scopo di pubblica utilità. Lo scopo di pubblica utilità proposto era un progetto di alloggio sociale.
9. Al tempo, l’iniziazione di procedimenti di risarcimento era un’azione che avrebbe potuto essere impegnata solo dalle autorità e a cui non si applicava nessun tempo-limite. Comunque, negli anni ‘90 la giurisprudenza nazionale confermava che le corti ordinarie avevano la competenza, su richiesta fatta da persone nella posizione del richiedente, di predisporre un tempo-limite per l’adempimento dell’obbligo in virtù dell’ Articolo 1078 del Codice civile, una disposizione di vecchia data.
10. Dopo venticinque anni di silenzio da parte delle autorità, il 9 febbraio 1999 il Governo emise un avviso per trattare ed offrì 5,600 lire maltesi ai proprietari della terra (MTL), approssimativamente 13,045 euro (EUR). Questo rifletteva il valore (nella data di valutazione) della proprietà come terra agricola, incluso delle strutture rurali secondo la valutazione di un architetto indipendente commissionato dal Governo il 21 novembre 1998. I proprietari rifiutarono questa offerta e dei procedimenti furono iniziati di fronte al Consiglio dell’Arbitrato della Terra (“il LAB”) per valutare l’importo della quota di risarcimento. Questi procedimenti sono ancora pendenti ad oggi poiché sono stati sospesi durante il completamento dei procedimenti ordinari e costituzionali avviati (vedere sotto).
11. Dal 1974 al 2000 la proprietà rimase non usata. Durante i procedimenti menzionati sotto, le autorità ordinarono la restituzione ai proprietari di parte della terra che misurava 324 sq.m che fu rilasciato infine rilasciata il 1 dicembre 2000. Il 2 aprile 2002 il richiedente e gli altri proprietari firmarono una dichiarazione giurata all’effetto che nessuna ulteriore rivendicazione per il risarcimento o i danni sarebbe stata fatta a riguardo di questo appezzamento di terreno.
12. La terra rimanente (1,254 sq.m.) fu tenuta dalle autorità allo scopo di costruire un progetto di alloggio sociale. Nel 2002 il Governo cominciò a costruire appartamenti ed appartamentini. Mentre il prezzo ancora offerto per la terra rimanente doveva essere ripartito dal LAB, il Governo valutò che un equo valore pro rata sarebbe corrisposto a MTL 4,450, circa EUR 10,369.
B. procedimenti civili ed ordinari
13. Il 14 maggio 1999 il predecessore del richiedente avviò procedimenti civili ed ordinari. Lui contese che l’ordine dell’espropriazione non era stato fatto ad uno scopo di pubblica utilità, poiché la terra era rimasta non usata ed il fine esposto, vale a dire la costruzione di unità di alloggio per terze persone, non si poteva considerare fosse nell’interesse pubblico. Di conseguenza, richiesero, che l’espropriazione venisse dichiarata priva di valore legale.
14. Il 5 marzo 2004 la Corte Civile respinse la rivendicazione, sostenendo che non era stato provato che l’espropriazione era stata in violazione della legge, vale a dire l’Ordinanza sull’ Acquisizione della Terra (Scopi di pubblica utilità).
15. Nessun ricorso fu depositato contro questa sentenza.
C. procedimenti costituzionali di compensazione
16. Il 23 luglio 2004 i proprietari della terra (incluso il richiedente) avviarono procedimenti costituzionali di compensazione. Loro rivendicarono una violazione dei loro diritti sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione in quanto l’espropriazione non era stata eseguita per uno scopo di pubblica utilità, poiché la terra era rimasta non usata per venticinque anni ed il fine esposto, vale a dire la costruzione di unità di alloggio per terze persona non si poteva considerare fosse nell’interesse pubblico. Loro dibatterono inoltre che la misura non era stata proporzionata nella prospettiva del risarcimento offerto e che loro avrebbero dovuto essere compensati secondo il valore di mercato della terra in quella data.
17. Il 20 ottobre 2008 la Corte Civile (First Hall) nella sua giurisdizione costituzionale trovò una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione ed assegnò EUR 50,000 ai proprietari come risarcimento per danno non-patrimoniale. Sostenne che la terra era stata presa originalmente nell’interesse pubblico, vale a dire per il progetto di alloggio la cui costruzione, comunque, era cominciata solamente di recentemente. Comunque, questo scopo di pubblica utilità non era impellente , poiché la terra rimase non usata per venticinque anni durante i quali le autorità non avevano iniziate procedimenti di risarcimento. Di conseguenza i diritti di proprietà dei proprietari erano stati violati. Infine, notando che i proprietari non richiamavano in questione le disposizioni di legge di risarcimento attinenti, ma dibattevano semplicemente che cosa avrebbe dovuto essere pagabile come risarcimento, rifiutò di prendere giurisdizione della rivendicazione riguardo al risarcimento per danno patrimoniale, poiché l’importo pagabile doveva ancora essere determinato dal LAB. Le spese sarebbero state sopportate da entrambe le parti.
18. Con una sentenza del 30 aprile 2009, la Corte Costituzionale, su ricorso modificò in parte la sentenza di prima – istanza. Considerando che un interesse pubblico era esistito originalmente, e persisteva in quanto davvero degli appartamenti erano stati costruiti infine, confermò che c’era stato un ritardo da parte delle autorità nell’iniziare i procedimenti il che era stato a danno dei proprietari e questo costituiva una violazione dei loro diritti di proprietà. Comunque, notò che benché i proprietari avessero una via di ricorso disponibile per accelerare il processo, loro non avevano fatto niente di ciò. Di conseguenza, sostenendo la costatazione di una violazione, la Corte Costituzionale ridusse l’assegnazione a riguardo del danno non-patrimoniale a EUR 15,000. Confermò inoltre che l’azione di reclamo riguardo al risarcimento per danno patrimoniale era prematura, in quanto il risultato doveva ancora essere determinato dal LAB. Ordinò che le spese venissero sopportate da entrambe le parti.
II. DIRITTO NAZIONALE ATTINENTE
A. Espropriazione
19. L’Ordinanza dell’ Acquisizione della Terra (Scopi di pubblica utilità) (Capitolo 88 delle Leggi di Malta), nella parte attinente, enuncia come segue:
Sezione 3
“Il Presidente di Malta può tramite dichiarazione firmata da lui dichiare qualsiasi terra come richiesta per uno scopo di pubblica utilità.”
Prima degli emendamenti introdotti nel 2002, l’Ordinanza dell’ Acquisizione della Terra (Scopi di pubblica utilità) prevedeva che:
Sezione 12(1)
“… l’autorità competente darà al proprietario un avviso… tramite un atto giudiziale, che enunci l’importo del risarcimento, come mostrato in una valutazione da allegare all’avviso.”
Sezione 13(1)
“L’importo del risarcimento da pagare per qualsiasi terra richiesta da un’autorità competente può essere determinato in qualsiasi tempo con accordo fra l’autorità competente ed il proprietario (…).”
Sezione 22
“Se il proprietario tramite atto giudiziale rifiuterà di accettare l’offerta fatta dall’autorità competente, la questione sarà portata di fronte al Consiglio con una richiesta che deve essere fatta dall’autorità competente, ed il Consiglio darà tutti gli ordini necessari o le direzioni in conformità con le disposizioni di questa Ordinanza.”
B. Obblighi
20. L’ Articolo 1078 (b) del Codice civile maltese, Capitolo 16 delle Leggi di Malta, nella parte attinente, enuncia come segue:
“Dove il tempo per l’adempimento dell’obbligo è stato lasciato alla volontà del debitore, o dove è stato concordato che il debitore assolverà l’obbligo quando sarà possibile per lui fare così, o quando lui avrà i mezzi per fare così, gli articoli seguenti saranno osservati:
(b) se la soggetto-questione dell’obbligo è diverso dal pagamento di una somma di soldi, il tempo entro il quale sarà compiuto l’obbligo sarà fissato dalla corte secondo le circostanze.”
LA LEGGE
I. LA SFERA DELLA CAUSA
21. La Corte nota che è poco chiaro se il richiedente sta lamentandosi dell’interezza della proprietà espropriata nel 1974, o solamente della parte della terra che non è stata restituita ai proprietari.
22. In qualsiasi caso che la Corte considera che l’accordo fatto a livello nazionale (2 aprile 2002) ha avuto l’effetto pratico di soddisfare in una misura significativa la rivendicazione, se ce ne fosse una qualsiasi, fatta dal richiedente sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione a riguardo dell’appezzamento di terreno restituito. Il richiedente non stava agendo inoltre, sotto coercizione quando rinunciò a qualsiasi possibile diritto al risarcimento e a qualsiasi sentenza futura sui meriti. Di conseguenza, il richiedente ha stabilito la causa a riguardo della parte di terra che fu restituita ai proprietari e non può più rivendicare di essere una vittima della violazione addotta (vedere Giacometti ed Altri c. Italia, (dec.), n. 34939/97, 8 novembre 2001 ECHR 2001-XII; Guerrera e Fusco c. Italia, n. 40601/98, 3 aprile 2003; Folcheri c. Italia, n. 61839/00, (il dec.) 3 giugno 2004; e Calì ed Altri c. Italia (cancellata), n. 52332/99, 19 maggio 2005).
23. Ne segue che, nella misura in cui si ritiene possa essere sollevato nei procedimenti della Convenzione, la parte dell’azione di reclamo relativa alla porzione di terra che è stata restituita ai proprietari è manifestamente mal-fondata all’interno del significato dell’ Articolo 35 § 3 della Convenzione ed è respinta facendo seguito all’ Articolo 35 § 4 (vedere Maio c. Italia, n. 24886/03, § 20, 18 marzo 2008, e Curmi c. Malta, (dec.), n. 48580/07, 29 giugno 2010).
II. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N. 1 ALLA CONVENZIONE E DELL’ ARTICOLO 6 DELLA CONVENZIONE.
24. Il richiedente si lamentò che l’espropriazione della terra non era nell’interesse pubblico siccome le autorità avevano impiegato più di venticinque anni per sviluppare la detta terra. Inoltre, le fu fatto sopportare un carico sproporzionato poiché le autorità avevano impiegato venticinque anni per avviare procedimenti di risarcimento e ad oggi, trenta-cinque anni dopo la presa della terra il richiedente era rimasto senza indennizzo . Dato queste circostanze, lei dibatté che il risarcimento pagabile avrebbe dovuto essere in linea con valori attuali. Lei disse che la situazione creata era contraria a ciò che era previsto nell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione e nell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione che enunciano come segue:
Articolo 1 di Protocollo N.ro 1
“Ogni persona fisica o giuridica è abilitata al godimento pacifico delle sue proprietà. Nessuno sarà privato delle sue proprietà eccetto che nell’interesse pubblico e soggetto alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali di diritto internazionale.
Comunque, le disposizioni precedenti non possono in qualsiasi modo danneggiare il diritto di un Stato ad eseguire simili leggi come ritiene necessario per controllare l’uso di proprietà in conformità con l’interesse generale o assicurare il pagamento di tasse o gli altri contributi o sanzioni penali.”
Articolo 6 § 1
“ Nella determinazione dei suoi diritti civili ed obblighi… ognuno è abilitato ad un’udienza corretta… all’interno di un termine ragionevole…da[un] tribunale …”
25. Il Governo contestò quell’argomento.
26. In merito alla lunghezza dei procedimenti di risarcimento sotto l’Articolo 6, la Corte considera, che nelle circostanze della causa presente, questo è un elemento che deve essere valutato sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione e perciò l’azione di reclamo è assorbita con quest’ultima disposizione.
A. Ammissibilità
27. La Corte nota che questa azione di reclamo non è manifestamente mal-fondata all’interno del significato dell’ Articolo 35 § 3 della Convenzione. Nota inoltre che non è inammissibile per qualsiasi altro motivo. Deve essere dichiarata perciò ammissibile.
B. Meriti
1. Le osservazioni delle parti
28. Riferendosi ai fatti della causa, il richiedente presentò che la presa della proprietà non era stata nell’interesse pubblico. La costruzione sul luogo era cominciata solamente effettivamente, nel 2002, ventotto anni dopo la presa e questa chiaramente era stata una conseguenza diretta dell’azione legale intrapresa dal predecessore del richiedente nel 1999. La costruzione sulla terra fu completata nel 2003, entro un anno; di conseguenza la taglia del progetto del Governo non poteva essere una scusa per il fatto che nulla era stato fatto con la terra per decadi. La mancanza di uno scopo di pubblica utilità era anche più evidente considerando che parte della terra era stata infatti restituita, ventotto anni più tardi. Inoltre, lei dibatté che l’area a cui fa riferimento il Governo non era stata destinata ad alloggio sociale; una scuola, in realtà l’Università di Malta il solo ospedale pubblico nel paese e vari negozi di vendita al dettaglio erano stati costruiti su questa.
29. In merito al ritardo nel ricevimento del risarcimento, il richiedente presentò, che i proprietari non potevano essere biasimati per non aver intrapreso dei procedimenti giudiziali prima, poiché spettava allo Stato iniziare le procedure attinenti e pagare le loro quote. Né loro potrebbero essere in colpa per aver avviato dei procedimenti civili che sospesero i procedimenti di risarcimento, poiché la ragione per cui i procedimenti erano stati avviati era precisamente l’inazione del Governo per venticinque anni.
30. In merito al risarcimento stesso, il richiedente presentò, che poiché l’espropriazione non era stata nell’interesse pubblico e poiché lei non era stata compensata per la presa ad oggi, il risarcimento appropriato doveva essere determinato sulla base del valore di mercato corrente in data del pagamento. Lei notò inoltre che lei aveva rifiutato di prendere la sua quota del risarcimento non accordata dalla corte nazionale in modo da non pregiudicare la sua causa di fronte alla Corte. Accettando che nel 1974 la terra era stata rurale, il richiedente presentò che oggi valeva fra EUR 1,164,686 ed EUR 1,397,624.
31. Il Governo presentò che, come sostenuto dalle corti nazionali, la terra era stata espropriata per offrire alloggi sociali, e perciò la misura era stata nell’interesse pubblico. Così, l’espropriazione aveva avuto uno scopo legittimo, nonostante la costruzione effettiva delle abitazioni aveva impiegato un tempo considerevole per essere completata. A questo riguardo, presentò, che doveva essere preso in esame che la terra espropriata dal richiedente era solamente una piccola frazione di più di 62,000 metri quadrati di terra espropriata nel 1974. Questa area era costruita su una base pezzo per pezzo ai fini di alloggi sociali ed il fatto che il Governo aveva restituito più tardi parte della terra non voleva dire che non c’era stato nessun piano concreto per il suo uso.
32. In merito al ritardo nel ricevimento del risarcimento, il Governo indicò, che i proprietari rimasero inattivi per ventiquattro anni prima di avviare qualsiasi azione sotto il diritto civile ordinario o sotto la Costituzione e la Convenzione, nonostante la possibilità di giovarsi della via di ricorso prevista dall’ Articolo 1078 che era disponibile in data della dichiarazione del Governatore. Quando loro avviarono infine procedimenti ordinari, i procedimenti di fronte al LAB erano stati sospesi, e riaperti solamente in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale nel 2009. Nella prospettiva del Governo, il ritardo nei procedimenti di fronte al LAB era stato causato così, dai proprietari che avevano avviato gli altri procedimenti solamente dopo che i procedimenti del LAB erano stati iniziati, benché nulla avesse impedito loro dal fare così prima. Inoltre, i proprietari avevano impiegato dodici anni per produrre le loro prove per contestare l’importo del risarcimento offerto. A questo riguardo il Governo notò che i proprietari avrebbero tratto profitto da questo ritardo siccome loro avrebbero ricevuto dei danni per il ritardo in pagamento nella forma di interesse del 5% all’anno dal 1974 sino alla data di pagamento del risarcimento.
33. Presentò ancora che l’espropriazione non poteva essere considerata sproporzionata in quanto il richiedente aveva diritto ad acquisire il risarcimento sotto il diritto nazionale. Poiché l’espropriazione era stata costituita ai fini di alloggi sociali, lo Stato godeva di un certo margine di valutazione in merito all’importo del risarcimento pagabile finché era ragionevolmente riferito al valore. Il Governo presentò che nel 1974 quando la terra fu espropriata, l’area era ancora di natura rurale e considerata come terra agricola di piccolo valore. Così, non si poteva dire che il richiedente abbia sofferto di un carico sproporzionato, particolarmente alla luce del fatto che in seguito al programma di sviluppo del Governo, la parte della terra del richiedente che fu restituita ai proprietari era aumentata sostanzialmente nel valore.
34. Secondo il diritto nazionale e la giurisprudenza della Corte questo importo doveva essere calcolato secondo il valore di mercato della terra al tempo della presa, vale a dire quando era terra agricola. Comunque, nella presente causa benché la terra fosse stata presa nel 1974, poiché l’avviso per trattare fu emesso solamente nel 1999, il valore proposto ai proprietari aveva riflesso lo stato della terra nel 1974 ma col valore come era al 19 gennaio 1999. Così, la somma da assegnare da parte del LAB sarebbe stata fissata in riferimento al valore al 19 gennaio 1999, con interesse calcolato dal 1974 alla data di pagamento. Perciò, nella presente causa il valore della terra non era stato fissato al valore nel 1974 come era stato il caso Schembri ed Altri c. Malta (n. 42583/06, 10 novembre 2009), dove la Corte trovò una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione. Dato che i prezzi della terra a Malta nel 1999 non erano bassi, il richiedente dovrebbe ricevere perciò il risarcimento adeguato per l’interferenza subita. Notò che la presente causa non riguardava un’espropriazione che era stata illegale; sotto la giurisprudenza della Corte non meritava perciò, il risarcimento di valore di mercato corrente. Al richiedente erano state assegnate insieme con gli altri proprietari inoltre, EUR 15,000 a riguardo del danno non-patrimoniale da parte delle corti nazionali.
2. Principi Generali
35. La Corte reitera che l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 garantisce, in sostanza il diritto alla proprietà e comprende tre articoli distinti (vedere, per esempio, Sporrong e Lönnroth c. Svezia, 23 settembre 1982, § 61 Serie A n. 52). Il primo che è espresso nella prima frase del primo paragrafo e è di natura generale, stabilisce il principio di godimento tranquillo di proprietà. Il secondo articolo, nella seconda frase dello stesso paragrafo riguarda la privazione della proprietà e la sottomette a certe condizioni. Il terzo, contenuto nel secondo paragrafo riconosce che agli Stati Contraenti è concesso, fra le altre cose, di controllare l’uso della proprietà in conformità con l’interesse generale o per garantire il pagamento di tasse o altri contributi o sanzioni penali. Comunque, gli articoli non sono “distinti” nel senso di essere distaccati: il secondo e il terzo articolo riguardano particolari istanze di interferenza col diritto al godimento tranquillo di proprietà. Loro devono essere costruiti alla luce del principio generale esposto nel primo articolo (vedere, per esempio, Air Canada c. Regno Unito, 5 maggio 1995 §§ 29 e 30, Serie A n. 316-A).
36. Una presa di proprietà si può giustificare solamente se è mostrato, inter alia, che sia “nell’interesse pubblico” e “soggetta alle condizioni previste dalla legge.” La Corte reitera che a causa della loro conoscenza diretta della loro società e delle sue necessità, le autorità nazionali sono in principio meglio messe che il giudice internazionale per valutare ciò che è “nell’interesse pubblico.” Inoltre, la nozione di “interesse pubblico” necessariamente è ampia. In particolare, la decisione di decretare leggi che espropriano proprietà comporterà comunemente considerazione di problemi politici, economici e sociali. La Corte, trovandolo naturale che il margine di valutazione disponibile alla legislatura nell’implementare politiche sociali ed economiche dovrebbe essere ampio, rispetterà la sentenza della legislatura in merito a ciò che è “nell’interesse pubblico” a meno che questa sentenza sia manifestamente senza fondamento ragionevole (vedere Jahn ed Altri c. Germania [GC], N. 46720/99, 72203/01 e 72552/01, ECHR 2005-VI § 91; Immobiliare Saffi c. Italia, [GC], n. 22774/93, § 49 il 1999-V di ECHR; e, mutatis mutandis, Fleri Soler e Camilleri c. Malta, n. 35349/05, § 65 26 settembre 2006). La Corte reitera anche che nell’area del progetto di sviluppo di terra e città gli Stati Contraenti dovrebbe godere di un margine ampio di valutazione per implementare il loro progetto di politiche sociali nella la loro città e paese. Nell’esercizio del suo potere di revisione la Corte deve determinare ciononostante, se l’equilibrio richiesto fu sostenuto in una maniera conforme col diritto di proprietà dell’individuo (vedere Abdilla c. Malta (dec.), numero 38244/03, 3 novembre 2005).
37. Così qualsiasi interferenza con la proprietà deve soddisfare anche il requisito della proporzionalità. Come ha affermato ripetutamente la Corte, un equilibrio equo deve essere previsto fra le richieste dell’interesse generale della comunità ed i requisiti della protezione dei diritti essenziali dell’individuo, essendola ricerca per tale equilibrio equo inerente all’intero Convenzione. L’equilibrio richiesto non sarà previsto dove la persona riguardata sopporta un carico individuale eccessivo (vedere Sporrong e Lönnroth, citats sopra, pp. 26-28, §§ 69-74; e Brumărescu c. Romania [GC], n. 28342/95, § 78 ECHR 1999-VII).
38. I termini di risarcimento sotto la legislazione attinente è materiale alla valutazione di se la misura contestata rispetta l’equilibrio equo richiesto e, in particolare, se impone un carico sproporzionato sugli individui (vedere Jahn ed Altri, citata sopra, § 94). In questo collegamento, la presa di proprietà senza pagamento di un importo ragionevolmente riferito al suo valore normalmente costituirà un’interferenza sproporzionata, ed una mancanza totale del risarcimento può essere considerata giustificabile sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 solamente in circostanze eccezionali (vedere I Conventi Santi c. Grecia, 9 dicembre 1994, § 71 Serie A n. 301-A). Comunque, mentre è vero che in molti casi di espropriazione legale solamente il pieno risarcimento può essere considerato ragionevolmente riferito al valore della proprietà, l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 non garantisce un diritto al pieno risarcimento in tutte le circostanze. Obiettivi legittimi nell’ “interesse pubblico”, come quelli perseguiti nelle misure di riforma economica o nelle misure progettate per realizzare la più grande giustizia sociale, può richiedere un rimborso inferiore al pieno valore di mercato (vedere Urbárska Obec Trenčianske Biskupice c. Slovacchia, n. 74258/01, § 115 ECHR 2007 -… (estratti)).
39. Comunque, la Corte reitera che l’adeguatezza del risarcimento sarebbe diminuita se fosse pagata senza riferimento alle varie circostanze responsabili di ridurre il suo valore, come il ritardo irragionevole. Ritardi anormalmente lunghi nel pagamento del risarcimento per espropriazione portano a aumentata perdita finanziaria per la persona la cui terra è stata espropriata, mettendola in una posizione d’incertezza (vedere Akkuş c. Turchia, 9 luglio 1997, § 29 Relazioni delle Sentenze e Decisioni). Lo stesso si applica a ritardi anormalmente lunghi in procedimenti amministrativi o giudiziali nei quali è determinato simile risarcimento, specialmente quando persone la cui terra è stata espropriata sono obbligate a ricorrere a simili procedimenti per ottenere il risarcimento che è concesso loro (vedere Aka c. Turchia, 23 settembre 1998, § 49 Relazioni).
3. La valutazione della Corte
40. La Corte nota che non è stato contestato che nella presente causa c’è stata una privazione di proprietà all’interno del significato del primo paragrafo dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1, e che la presa era stata eseguita in conformità con le procedure previste dalla legge.
41. La Corte analizzerà perciò il requisito dell’ interesse pubblico. Reitera che nella causa Beneficio Cappella Paolini c. San Marino (n. 40786/98, § 33 ECHR 2004-VIII) che riguardava una proprietà che era stata espropriata legalmente ma non usata, la Corte trovò che l’uso parziale di terra espropriata sollevava un problema in merito a come rispettare i diritti di proprietà, avendo riguardo in particolare al cambio in uso in seguito all’approvazione di un nuovo piano di uso della terra. Una situazione simile ottenne nelle cause Keçecioğlu ed Altri c. Turchia (n. 37546/02, §§ 28-29 8 aprile 2008) e Motais de Narbonne c. la Francia (n. 48161/99, § 19 2 luglio 2002). Nella seconda causa la Corte trovò una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 a causa di un ritardo significativo fra una decisione per espropriare la proprietà e l’impresa effettiva di un progetto nell’interesse pubblico che aveva formato la base dell’espropriazione. Mentre il mettere in riserva di proprietà espropriata, anche per un periodo lungo di tempo non comporta necessariamente una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1, c’è chiaramente un problema sotto questa norma dove simili azione non si è basata su interessi e i motivi pubblici e dove, durante questo periodo, la proprietà in oggetto genera un aumento significativo in valore del quale sono privati i proprietari precedenti (ibid, § 21).
42. La Corte accetta che, nella presente causa, l’intenzione originale dietro all’espropriazione della terra vale a dire quella di un progetto di edificio di alloggio sociale, era nell’interesse pubblico. Comunque, la Corte nota che non è stato fatto nessun uso della terra del richiedente per ventotto anni. Il Governo presentò che questo era dovuto alla taglia e alla misura del progetto. Ammettendo che può accadere un certo ritardo intraprendendo progetti di una certa taglia la Corte non può considerare ragionevole un ritardo di quasi tre decadi nella concretizzazione dei piani. Nella presente causa, il Governo non ha avanzato qualsiasi altro argomento capace di giustificare questo ritardo; di conseguenza, non può essere detto, che il ritardo si era basato su qualsiasi interesse di preoccupazione pubblica (vedere Motais Narbonne, citata sopra, § 22, in fine). La Corte considera che è indisputabile che la terra ha generato un aumento in valore del quale sono stati privati i proprietari (vedere Motais Narbonne, citata sopra, § 22). Il Governo al quale loro hanno dato credito che il valore della terra in questione era aumentato sostanzialmente negli anni che hanno seguito la presa della terra, benché loro dissero che tale aumento nel valore era completamente a causa del progetto in cui si erano impegnate le autorità.
43. Così, la Corte considera che l’errore di ventotto anni dalla data della presa della proprietà senza nessun uso concreto, in conformità coi requisiti della presa iniziale solleva un problema sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1, a riguardo del requisito dell’ interesse pubblico.
44. Detto questo, la Corte guarderà anche alla proporzionalità della misura. Mentre la Corte ha già sostenuto che la legge maltese relativa al risarcimento in simili casi è in violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione (vedere Schembri ed Altri c. Malta, n. 42583/06, § 45 10 novembre 2009), osserva che nella presente causa un importo del risarcimento calcolato su una base diversa può essere assegnato ai proprietari. Così, la Corte considera che, alla luce delle circostanze della causa, non è necessario determinare, a questo stadio, se l’importo che ancora deve essere offerto dal LAB soddisferebbe il requisito di proporzionalità.
45. Basta dire che, avendo riguardo al fatto che il richiedente non ha ricevuto nessun risarcimento per l’espropriazione della proprietà ad oggi, trenta-sette anni dopo la presa il richiedente è stato costretto a sopportare un carico sproporzionato.
46. Nella misura in cui il Governo ha dibattuto che il ritardo nel pagare il risarcimento era dovuto ai proprietari, la Corte nota che, secondo l’Ordinanza dell’Acquisizione della Terra (Scopi di pubblica utilità), spettava alle autorità iniziare i procedimenti di risarcimento attinenti (vedere paragrafo 19 sopra) (vedere anche Bezzina Wettinger ed Altri c. Malta, n. 15091/06, § 92 dell’ 8 aprile 2008). Senza pregiudizio all’efficacia di un’azione sotto il Codice civile – un’azione di natura generale ed a riguardo della quale non ha prodotto il Governo qualsiasi prova in relazione alle sue prospettive di successo (vedere, mutatis mutandis, Horvat c. Croatia, n. 51585/99, § 44, ECHR 2001-VIII, e Marini c. Albania, n. 3738/02, § 156 ECHR 2007-XIV (estratti)) – la Corte considera che, in simili casi, i proprietari non potevano aspettarsi di incorrere nella spesa e nel carico di avviare procedimenti per assicurare l’adempimento del loro obbligo legale delle autorità (vedere, mutatis mutandis, Apostol c. Georgia, n. 40765/02, §§ 64-65 ECHR 2006-XI, in relazione a procedimenti di esecuzione). Inoltre, il fatto mero che il Governo sarebbe stato costretto tramite una decisione di corte ad iniziare procedimenti, non garantirebbe che quei procedimenti sarebbero stati intrapresi da allora in poi con la diligenza dovuta. La Corte prima ha trovato effettivamente, una violazione del requisito del termine ragionevole in relazione a procedimenti del LAB nel contesto maltese (vedere, Bezzina Wettinger, citata sopra, § 93; ed Gera de Petri Testaferrata Bonici Ghaxaq c. Malta, n. 26771/07, § 43 5 aprile 2011). La Corte osserva, in questo contesto, che la causa del richiedente è ancora pendente dodici anni dopo l’istituzione di procedimenti di fronte al LAB per determinare il risarcimento attinente. Il Governo imputò questo ultimo ritardo al fatto che i procedimenti ordinari e costituzionali furono intrapresi infine dai proprietari, e di conseguenza prima che i procedimenti di fronte al LAB fossero sospesio. Allo stesso tempo il Governo dibatté anche che i proprietari avevano impiegato dodici anni per produrre le prove attinenti. La Corte non è convinta di questo argomento, reitera che le autorità giudiziali rimangono responsabili per la condotta dei procedimenti di fronte a loro e dovrebbero soppesare i vantaggi di aggiornamenti continuati essendo pendente il risultato di altre cause contro il requisito della prontezza (vedere, mutatis mutandis, il de di Gera Petri, citato sopra, § 43). Più importante, la Corte considera che i proprietari non possono essere biasimati (come presentato dal Governo) per essersi avvalsi infine del loro diritto di avviare procedimenti, sotto la legge civile e costituzionale per salvaguardare i loro diritti di proprietà nella prospettiva dell’inazione delle autorità e/o inazione sui meriti della presa stessa. Così, la Corte costata che l’argomento del Governo non può essere accettato.
47. La Corte nota inoltre che nelle circostanze della presente causa il riconoscimento delle autorità di una violazione dei diritti di proprietà del richiedente come risultato del ritardo da parte delle autorità nell’iniziare procedimenti, e l’assegnazione unita di EUR 15,000 ai proprietari, più di trenta anni dopo la presa, non propone a compensazione sufficiente al richiedente che continua a soffrire delle conseguenze della violazione dei suoi diritti più di due anni dopo la sentenza della Corte Costituzionale in questo collegamento (vedere, mutatis mutandis, Dolneanu c. Moldavia, n. 17211/03, § 44, 13 novembre 2007, e Gera de Petri, citata sopra, § 53).
48. In conclusione, avendo riguardo al fatto che la terra rimase non usata per venticinque anni e che il richiedente non ha ricevuto qualsiasi risarcimento per l’espropriazione della proprietà ad oggi, trenta-sette anni dopo la presa la Corte considera che l’equilibrio richiesto non è stato previsto.
49. C’è stata di conseguenza una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione.
II. L’APPLICAZIONE DELL’ ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
50. L’Articolo 41 della Convenzione prevede:
“Se la Corte costata che c’è stata una violazione della Convenzione o dei Protocolli, e se la legge interna dell’Alta Parte Contraente riguardata permette una riparazione solamente parziale, la Corte può, se necessario, riconoscere una soddisfazione equa alla vittima.”
A. Danno e costi e spese
51. Tenendo presente la valutazione dell’architetto presentata dal richiedente che valutava la terra fra EUR 1,164,686 ed EUR 1,397,624 il richiedente chiese la sua quota (una di undici) del valore attuale della terra, vale a dire fra EUR 105,881 ed EUR 127,057, insieme con tutte le spese di corte.
52. Il Governo contestò la valutazione dell’architetto, sostenendo che era esorbitante e gonfiata e che la terra situata esclusivamente in una zona residenziale non avrebbe recuperato questo importo sul mercato aperto. Enfatizzando che il problema del risarcimento era prematuro, essendo ancora è pendente di fronte al LAB, il Governo considerò che il valore della proprietà nel 1999, ed un risarcimento per danni del 5% all’anno su questo valore stabilito, al 1974, costituirebbe il risarcimento adeguato. In merito alla richiesta di costi e spese, una questione che era poco chiara nelle osservazioni del richiedente, il Governo presentò che nessun costo era dovuto per i procedimenti nazionali, non essendo riuscito il richiedente a produrre qualsiasi nota spese, e che le parcelle in relazione agli atti non dovrebbero eccedere EUR 1,000.
53. Il richiedente non chiese nessun risarcimento per danno morale. La Corte non fa perciò un’assegnazione sotto questo capo.
54. In merito all’importo del risarcimento dovuto per la terra espropriata, una questione che è attualmente pendente di fronte alle corti nazionali, la Corte considera che, avendo esaminato le circostanze della causa, la questione del risarcimento per danno patrimoniale non è pronta per decisione. Questa questione deve essere riservata di conseguenza e la procedura susseguente fissata, avendo dovuto riguardo a qualsiasi accordo a cui potrebbero giungere il Governo rispondente ed il richiedente (Articolo 75 § 1 dell’ordinamento di Corte).
55. La Corte nota inoltre che il richiedente non presentò una specifica rivendicazione a riguardo di costi e spese. Tenendo presente perciò che anche la procedura di fronte alla Corte non è ancora chiusa, anche la questione di costi e spese deve essere riservata di conseguenza e la procedura susseguente fissata, avendo dovuto riguardo a qualsiasi accordo a cui potrebbero giungere il Governo rispondente ed il richiedente (Articolo 75 § 1 dell’ordinamento di Corte).
PER QUESTE RAGIONI, LA CORTE ALL’UNANIMITA’
1. Dichiara l’azione di reclamo riguardo all’area di terra che è stata espropriata e non è stata restituita al richiedente (e agli altri comproprietari) ammissibile ed il resto della richiesta inammissibile;
2. Sostiene che c’è stata una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione;
3. Sostiene che la questione dell’applicazione dell’ Articolo 41 non è pronta per decisione e di conseguenza,
(a) riserve la detta questione riguardo al danno patrimoniale e ai costi e spese;
(b) invita il Governo ed il richiedente a presentare, entro tre mesi dalla data in cui questa sentenza diviene definitiva in conformità con l’Articolo 44 § 2 della Convenzione le loro osservazioni scritte sulla questione e, in particolare, a notificare alla Corte qualsiasi accordo al quale loro possono giungere;
(c) riserve l’ulteriore procedura e delega al Presidente della Sezione il potere di fissarla all’occorrenza.
Fatto in inglese, e notificato per iscritto l’11 ottobre 2011, facendo seguito all’Articolo 77 §§ 2 e 3 dell’Ordinamento di Corte.
Lorenzo Early Nicolas Bratza Cancelliere Presidente

Testo Tradotto

Conclusion Violation of P1-1 ; Remainder inadmissible ; Pecuniary damage – reserved
FOURTH SECTION
CASE OF VASSALLO v. MALTA
(Application no. 57862/09)
JUDGMENT
(Merits)
STRASBOURG
11 October 2011
This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 § 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Vassallo v. Malta,
The European Court of Human Rights (Fourth Section), sitting as a Chamber composed of:
Nicolas Bratza, President,
Päivi Hirvelä,
George Nicolaou,
Ledi Bianku,
Zdravka Kalaydjieva,
Nebojša Vučinić, judges,
Geoffrey Valenzia, ad hoc judge,
and Lawrence Early, Section Registrar,
Having deliberated in private on 20 September 2011,
Delivers the following judgment, which was adopted on that date:
PROCEDURE
1. The case originated in an application (no. 57862/09) against the Republic of Malta lodged with the Court under Article 34 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (“the Convention”) by a Maltese national, OMISSIS (“the applicant”), on 13 October 2009.
2. The applicant was represented by Dr J. H., a lawyer practising in Valletta. The Maltese Government (“the Government”) were represented by their Agent, Dr Peter Grech, Attorney General.
3. Mr Vincent De Gaetano, the judge elected in respect of Malta, was unable to sit in the case (Rule 28). Accordingly the President of the Chamber decided to appoint Mr Geoffrey Valenzia to sit as an ad hoc judge (Rule 29 § 1(b)).
4. The applicant alleged that the expropriation of the land she co-owned was not in the public interest and that she was made to suffer a disproportionate burden since it had taken the authorities twenty-five years to institute compensation proceedings and to date, thirty-five years after the taking of the land, she remained uncompensated.
5. On 18 October 2010 the President of the Fourth Section decided to give notice of the application to the Government. It was also decided to rule on the admissibility and merits of the application at the same time (Article 29 § 1).
THE FACTS
I. THE CIRCUMSTANCES OF THE CASE
6. The applicant, OMISSIS, is a Maltese national who was born in 1954 and lives in Zebbug, Malta
A. Background of the case
7. The applicant is one of eleven owners of a piece of land in Birkirkara, Malta, having an area of 1,578 square metres (“sq.m.”).
8. The land was the subject of a declaration by the Governor General dated 29 November 1974, stating that it would be expropriated for a public purpose. The public purpose intended was a social housing project.
9. At the time, the initiation of compensation proceedings was an action which could only be undertaken by the authorities and to which no time-limit applied. However, in the 1990s domestic case-law confirmed that the ordinary courts had the competence, upon a request made by persons in the applicant’s position, to set a time-limit for the performance of the obligation by virtue of Article 1078 of the Civil Code, a long-standing provision.
10. Following twenty-five years of silence on the part of the authorities, on 9 February 1999 the Government issued a notice to treat and offered the owners of the land 5,600 Maltese liri (MTL), approximately 13,045 euros (EUR). This reflected the value (on the date of valuation) of the property as agricultural land, including some rural structures according to an independent architect’s evaluation commissioned by the Government on 21 November 1998. The owners refused this offer and proceedings were initiated before the Land Arbitration Board (“LAB”) to assess the amount of compensation due. These proceedings are still pending to date since they have been suspended pending the completion of the ordinary and constitutional proceedings instituted (see below).
11. From 1974 to 2000 the property remained unused. On 1 December 2000, pending the proceedings mentioned below, the authorities ordered the restitution to the owners of part of the land measuring 324 sq.m., which was eventually released in 2002. On 2 April 2002 the applicant and the other owners signed a sworn declaration to the effect that no further claims for compensation or damages would lie in respect of this piece of land.
12. The remaining land (1,254 sq.m.) was kept by the authorities with the aim of building a social housing project. In 2002 the Government started constructing apartments and maisonettes. While the price offered for the remaining land still has to be apportioned by the LAB, the Government estimated that a fair pro rata value would amount to MTL 4,450, approximately EUR 10,369.
B. Ordinary civil proceedings
13. On 14 May 1999 the applicant’s predecessor instituted ordinary civil proceedings. He contended that the order of expropriation had not been made for a public purpose, since the land had remained unused and the purpose put forward, namely the construction of housing units for third persons, could not be considered to be in the public interest. In consequence, they requested that the expropriation be declared null and void.
14. On 5 March 2004 the Civil Court dismissed the claim, holding that it had not been proved that the expropriation had been in contravention of the law, namely the Land Acquisition (Public Purposes) Ordinance.
15. No appeal was lodged against this judgment.
C. Constitutional redress proceedings
16. On 23 July 2004 the owners of the land (including the applicant) instituted constitutional redress proceedings. They claimed a violation of their rights under Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention in that the expropriation had not been carried out for a public purpose, since the land had remained unused for twenty-five years and the purpose put forward, namely the construction of housing units for third persons, could not be considered to be in the public interest. They further argued that the measure had not been proportionate in view of the compensation offered and that they should be compensated according to the market value of the land at that date.
17. On 20 October 2008 the Civil Court (First Hall) in its constitutional jurisdiction found a violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention and awarded the owners EUR 50,000 in compensation for non-pecuniary damage. It held that the land had originally been taken in the public interest, namely for the housing project, construction of which, however, had only recently started. However, this public purpose had not been pressing, since the land had remained unused for twenty-five years, during which the authorities had not initiated compensation proceedings. In consequence the owners’ property rights had been breached. Lastly, noting that the owners were not calling into question the relevant compensation provisions of the law, but simply arguing what compensation should be payable, it refused to take cognisance of the claim regarding compensation for pecuniary damage, since the amount payable still had to be determined by the LAB. The expenses were to be borne by both parties.
18. By a judgment of 30 April 2009, the Constitutional Court, on appeal, altered the first-instance judgment in part. While considering that a public interest had existed originally, and had persisted since indeed some apartments had eventually been built, it confirmed that there had been a delay on the part of the authorities in initiating proceedings, which had been to the detriment of the owners, and this constituted a breach of their property rights. However, it noted that although the owners had an available remedy to speed up the process, they had done nothing about it. In consequence, while upholding the finding of a violation, the Constitutional Court reduced the award in respect of non-pecuniary damage to EUR 15,000. It further confirmed that the complaint regarding compensation for pecuniary damage was premature, that issue still having to be determined by the LAB. It ordered the expenses to be borne by both parties.
II. RELEVANT DOMESTIC LAW
A. Expropriation
19. The Land Acquisition (Public Purposes) Ordinance (Chapter 88 of the Laws of Malta), in so far as relevant, reads as follows:
Section 3
“The President of Malta may by declaration signed by him declare any land to be required for a public purpose.”
Prior to the amendments introduced in 2002, the Land Acquisition (Public Purposes) Ordinance provided that:
Section 12(1)
“…the competent authority shall give to the owner a notice … by means of a judicial act, stating the amount of compensation, as shown in a valuation to be attached to the notice to treat.”
Section 13(1)
“The amount of compensation to be paid for any land required by a competent authority may be determined at any time by agreement between the competent authority and the owner (…).”
Section 22
“If the owner shall by a judicial act decline to accept the offer made by the competent authority, the matter shall be brought before the Board by an application to be made by the competent authority, and the Board shall give all necessary orders or directions in accordance with the provisions of this Ordinance.”
B. Obligations
20. Article 1078 (b) of the Maltese Civil Code, Chapter 16 of the Laws of Malta, in so far as relevant, reads as follows:
“Where the time for the performance of the obligation has been left to the will of the debtor, or where it has been agreed that the debtor shall discharge the obligation when it will be possible for him to do so, or when he will have the means for so doing, the following rules shall be observed:
(b) if the subject-matter of the obligation is other than the payment of a sum of money, the time within which the obligation is to be performed shall be fixed by the court according to the circumstances.”
THE LAW
I. THE SCOPE OF THE CASE
21. The Court notes that it is unclear whether the applicant is complaining about the entirety of the property expropriated in 1974, or solely about the part of the land which has not been returned to the owners.
22. In any case the Court considers that the agreement entered into at national level (on 2 April 2002) has had the practical effect of satisfying to a significant extent the claim, if any, made by the applicant under Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention in respect of the piece of land returned. Furthermore, the applicant was not acting under coercion when she waived any possible entitlement to compensation and any future judgment on the merits. As a result, the applicant has settled the case in respect of the part of land which was returned to the owners and can no longer claim to be a victim of the alleged violation (see Giacometti and Others v. Italy, (dec.), no. 34939/97, 8 November 2001, ECHR 2001-XII ; Guerrera and Fusco v. Italy, no. 40601/98, 3 April 2003 ; Folcheri v. Italy, no. 61839/00, (dec.) 3 June 2004 ; and Calì and Others v. Italy (strike-out), no. 52332/99, 19 May 2005).
23. It follows that, in so far as it can deemed to be raised in the Convention proceedings, the part of the complaint relating to the portion of land which has been returned to the owners is manifestly ill-founded within the meaning of Article 35 § 3 of the Convention and must be rejected pursuant to Article 35 § 4 (see Maio v. Italy, no. 24886/03, § 20, 18 March 2008, and Curmi v. Malta, (dec.), no. 48580/07, 29 June 2010).
II. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 1 OF PROTOCOL NO. 1 TO THE CONVENTION AND ARTICLE 6 OF THE CONVENTION.
24. The applicant complained that the expropriation of the land was not in the public interest as it had taken the authorities more than twenty-five years to develop the said land. Moreover, she was made to suffer a disproportionate burden since it had taken the authorities twenty-five years to institute compensation proceedings and to date, thirty-five years after the taking of the land, the applicant remained uncompensated. Given these circumstances, she argued that the compensation payable should be in line with present day values. She claimed that the situation created was contrary to that provided in Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention and Article 6 § 1 of the Convention, which read as follows:
Article 1 of Protocol No. 1
“Every natural or legal person is entitled to the peaceful enjoyment of his possessions. No one shall be deprived of his possessions except in the public interest and subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law.
The preceding provisions shall not, however, in any way impair the right of a State to enforce such laws as it deems necessary to control the use of property in accordance with the general interest or to secure the payment of taxes or other contributions or penalties.”
Article 6 § 1
“In the determination of his civil rights and obligations … everyone is entitled to a … hearing within a reasonable time by [a] … tribunal …”
25. The Government contested that argument.
26. As to the length of the compensation proceedings under Article 6, the Court considers that in the circumstances of the present case, this is an element which falls to be assessed under Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention and therefore the complaint is absorbed by the latter provision.
A. Admissibility
27. The Court notes that this complaint is not manifestly ill-founded within the meaning of Article 35 § 3 of the Convention. It further notes that it is not inadmissible on any other grounds. It must therefore be declared admissible.
B. Merits
1. The parties’ submissions
28. Referring to the facts of the case, the applicant submitted that the taking of the property had not been in the public interest. Indeed, construction on the site had only started in 2002, twenty-eight years after the taking, and this had clearly been a direct consequence of the legal action taken by the applicant’s predecessor in 1999. Construction on the land was completed in 2003, within one year; in consequence the size of the Government’s project could not be an excuse for the fact that nothing had been done with the land for decades. The lack of a public purpose was even more evident considering that part of the land was in fact given back, twenty-eight years later. Moreover, she argued that the area referred to by the Government had not been restricted to social housing; indeed, a school, the University of Malta, the only public hospital in the country and various retail outlets had been built on it.
29. As to the delay in receiving compensation, the applicant submitted that the owners could not be blamed for not taking judicial proceedings earlier, since it was for the State to initiate the relevant procedures and pay their dues. Nor could they be at fault for instituting civil proceedings which suspended the compensation proceedings, since the reason the proceedings had been instituted was precisely the Government’s inaction for twenty-five years.
30. As to the compensation itself, the applicant submitted that since the expropriation had not been in the public interest and since she had not been compensated for the taking to date, appropriate compensation had to be determined on the basis of the current market value on the date of payment. She further noted that she had refused to take her share of the compensation granted by the domestic court in order not to prejudice her case before the Court. Accepting that in 1974 the land had been rural, the applicant submitted that today it was worth between EUR 1,164,686 and EUR 1,397,624.
31. The Government submitted that, as held by the domestic courts, the land had been expropriated to provide social housing, and therefore the measure had been in the public interest. Thus, the expropriation had had a legitimate aim, notwithstanding that the actual construction of the dwellings had taken a considerable time to be completed. In this respect, they submitted that it had to be taken into consideration that the land expropriated from the applicant was only a small fraction of over 62,000 square metres of land expropriated in 1974. This area was being constructed on a piecemeal basis for social housing purposes and the fact that the Government had later returned parts of the land did not mean that there had not been any concrete plans for its use.
32. As to the delay in receiving compensation, the Government pointed out that the owners had remained inactive for twenty-four years before instituting any action under ordinary civil law or under the Constitution and Convention, notwithstanding the possibility of availing themselves of the remedy provided by Article 1078, which had been available as of the date of the Governor’s declaration. When they eventually started ordinary proceedings, the proceedings before the LAB had been suspended, and resumed only following the Constitutional Court judgment in 2009. Thus, in the Government’s view, the delay in the proceedings before the LAB had been caused by the owners, who had instituted other proceedings only after the LAB proceedings had been initiated, although nothing had prevented them from doing so before. Moreover, it had taken the owners twelve years to produce their evidence to contest the amount of compensation offered. In this respect the Government noted that the owners would benefit from this delay as they would receive damages for the delay in payment in the form of interest at 5 % per annum from 1974 until the date of payment of compensation.
33. They submitted that the expropriation could not be considered disproportionate since the applicant still had a right to acquire compensation under domestic law. Since the expropriation had been made for the purposes of social housing, the State enjoyed a certain margin of appreciation as to the amount of compensation payable as long as it was reasonably related to the value. The Government submitted that in 1974 when the land was expropriated, the area was still rural in nature and considered as agricultural land of little value. Thus, it could not be said that the applicant suffered a disproportionate burden, particularly in the light of the fact that following the Government’s development programme, the part of the applicant’s land which was returned to the owners had substantially increased in value.
34. According to domestic law and the Court’s case-law this amount had to be calculated according to the market value of the land at the time of the taking, namely when it was agricultural land. However, in the present case although the land had been taken in 1974, since the notice to treat was issued only in 1999, the value offered to the owners had reflected the state of the land in 1974 but with the value as it stood on 19 January 1999. Thus, the sum to be awarded by the LAB would be fixed with reference to the value as on 19 January 1999, with interest calculated from 1974 to the date of payment. Therefore, in the present case the value of the land had not been pegged to the value in 1974 as had been the case in Schembri and Others v. Malta (no. 42583/06, 10 November 2009), where the Court found a violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention. Given that land prices in Malta in 1999 were not low, the applicant should therefore receive adequate compensation for the interference suffered. They noted that the present case did not concern an expropriation which had been unlawful; therefore, under the Court’s case-law it did not merit current market value compensation. Moreover, the applicant together with the other owners had been awarded EUR 15,000 in respect of non-pecuniary damage by the domestic courts.
2. General principles
35. The Court reiterates that Article 1 of Protocol No. 1 guarantees, in substance, the right to property and comprises three distinct rules (see, for example, Sporrong and Lönnroth v. Sweden, 23 September 1982, § 61, Series A no. 52). The first, which is expressed in the first sentence of the first paragraph and is of a general nature, lays down the principle of peaceful enjoyment of property. The second rule, in the second sentence of the same paragraph, covers deprivation of possessions and subjects it to certain conditions. The third, contained in the second paragraph, recognises that the Contracting States are entitled, amongst other things, to control the use of property in accordance with the general interest or to secure the payment of taxes or other contributions or penalties. However, the rules are not “distinct” in the sense of being unconnected: the second and third rules are concerned with particular instances of interference with the right to peaceful enjoyment of property. They must be construed in the light of the general principle laid down in the first rule (see, for example, Air Canada v. the United Kingdom, 5 May 1995, §§ 29 and 30, Series A no. 316-A).
36. A taking of property can be justified only if it is shown, inter alia, to be “in the public interest” and “subject to the conditions provided for by law”. The Court reiterates that because of their direct knowledge of their society and its needs, the national authorities are in principle better placed than the international judge to appreciate what is “in the public interest”. Furthermore, the notion of “public interest” is necessarily extensive. In particular, the decision to enact laws expropriating property will commonly involve consideration of political, economic and social issues. The Court, finding it natural that the margin of appreciation available to the legislature in implementing social and economic policies should be a wide one, will respect the legislature’s judgment as to what is “in the public interest” unless that judgment is manifestly without reasonable foundation (see Jahn and Others v. Germany [GC], nos. 46720/99, 72203/01 and 72552/01, ECHR 2005-VI, § 91; Immobiliare Saffi v. Italy, [GC], no. 22774/93, § 49, ECHR 1999-V; and, mutatis mutandis, Fleri Soler and Camilleri v. Malta, no. 35349/05, § 65, 26 September 2006). The Court also reiterates that in the area of land development and town planning the Contracting States should enjoy a wide margin of appreciation in order to implement their town and country planning policies. Nevertheless, in the exercise of its power of review the Court must determine whether the requisite balance was maintained in a manner consonant with the individual’s right of property (see Abdilla v. Malta (dec.), no 38244/03, 3 November 2005).
37. Thus, any interference with property must also satisfy the requirement of proportionality. As the Court has repeatedly stated, a fair balance must be struck between the demands of the general interest of the community and the requirements of the protection of the individual’s fundamental rights, the search for such a fair balance being inherent in the whole of the Convention. The requisite balance will not be struck where the person concerned bears an individual and excessive burden (see Sporrong and Lönnroth, cited above, pp. 26-28, §§ 69-74; and Brumărescu v. Romania [GC], no. 28342/95, § 78, ECHR 1999-VII).
38. Compensation terms under the relevant legislation are material to the assessment of whether the contested measure respects the requisite fair balance and, notably, whether it imposes a disproportionate burden on the individuals (see Jahn and Others, cited above, § 94). In this connection, the taking of property without payment of an amount reasonably related to its value will normally constitute a disproportionate interference, and a total lack of compensation can be considered justifiable under Article 1 of Protocol No. 1 only in exceptional circumstances (see The Holy Monasteries v. Greece, 9 December 1994, § 71, Series A no. 301-A ). However, while it is true that in many cases of lawful expropriation only full compensation can be regarded as reasonably related to the value of the property, Article 1 of Protocol No. 1 does not guarantee a right to full compensation in all circumstances. Legitimate objectives in the “public interest”, such as those pursued in measures of economic reform or measures designed to achieve greater social justice, may call for less than reimbursement of the full market value (see Urbárska Obec Trenčianske Biskupice v. Slovakia, no. 74258/01, § 115, ECHR 2007-… (extracts)).
39. The Court, however, reiterates that the adequacy of the compensation would be diminished if it were to be paid without reference to various circumstances liable to reduce its value, such as unreasonable delay. Abnormally lengthy delays in the payment of compensation for expropriation lead to increased financial loss for the person whose land has been expropriated, putting him in a position of uncertainty (see Akkuş v. Turkey, 9 July 1997, § 29, Reports of Judgments and Decisions). The same applies to abnormally lengthy delays in administrative or judicial proceedings in which such compensation is determined, especially when people whose land has been expropriated are obliged to resort to such proceedings in order to obtain the compensation to which they are entitled (see Aka v. Turkey, 23 September 1998, § 49, Reports).
3. The Court’s assessment
40. The Court notes that it has not been contested that in the present case there has been a deprivation of possessions within the meaning of the first paragraph of Article 1 of Protocol No. 1, and that the taking had been carried out in accordance with procedures provided by law.
41. The Court will therefore analyse the public interest requirement. It reiterates that in the case of Beneficio Cappella Paolini v. San Marino (no. 40786/98, § 33, ECHR 2004-VIII), which concerned property that had been lawfully expropriated but not used, the Court found that the partial use of expropriated land raised an issue as to respect for property rights, having regard in particular to the change in use following the approval of a new land-use plan. A similar situation obtained in the cases of Keçecioğlu and Others v. Turkey (no. 37546/02, §§ 28-29, 8 April 2008) and Motais de Narbonne v. France (no. 48161/99, § 19, 2 July 2002). In the latter case the Court found a breach of Article 1 of Protocol No. 1 on account of a significant delay between a decision to expropriate property and the actual undertaking of a project in the public interest which had formed the basis of the expropriation. While the placing in reserve of expropriated property, even for a long period of time, does not necessarily entail a breach of Article 1 of Protocol No. 1, there is clearly an issue under that provision where such an action is not itself based on public-interest grounds and where, during that period, the property in question generates a significant increase in value of which the former owners are deprived (ibid, § 21).
42. The Court accepts that, in the present case, the original intention behind the expropriation of the land, namely that of building a social housing project, was in the public interest. However, the Court notes that no use has been made of the applicant’s land for twenty-eight years. The Government submitted that this was due to the size and extent of the project. While acknowledging that a certain delay may occur when undertaking projects of a certain size the Court cannot consider reasonable a delay of nearly three decades in concretising the plans. In the present case, the Government have not advanced any other argument capable of justifying this delay; in consequence, it cannot be said that the delay was itself based on any public-interest concern (see Motais de Narbonne, cited above, § 22, in fine). The Court considers that it is undisputable that the land has generated an increase in value of which the owners have been deprived (see Motais de Narbonne, cited above, § 22). The Government themselves acknowledged that the value of the land at issue had substantially increased over the years that followed the taking of the land, although they claimed that such an increase in value was entirely due to the project which the authorities had undertaken.
43. Thus, the Court considers that the lapse of twenty-eight years from the date of the taking of the property without any concrete use having been made of it, in accordance with the requirements of the initial taking, raises an issue under Article 1 of Protocol No. 1, in respect of the public interest requirement.
44. This having been said, the Court will also look at the proportionality of the measure. While the Court has already held that Maltese law relating to compensation in such cases is in breach of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention (see Schembri and Others v. Malta, no. 42583/06, § 45, 10 November 2009), it observes that in the present case an amount of compensation calculated on a different basis may be awarded to the owners. Thus, the Court considers that, in the light of the circumstances of the case, it is not necessary to determine, at this stage, whether the amount yet to be offered by the LAB would satisfy the proportionality requirement.
45. It suffices to say that, having regard to the fact that the applicant has not received any compensation for the expropriation of the property to date, thirty-seven years after the taking, the applicant has been required to bear a disproportionate burden.
46. In so far as the Government argued that the delay in paying compensation was due to the owners, the Court notes that, according to the Land Acquisition (Public Purposes) Ordinance, it was up to the authorities to initiate the relevant compensation proceedings (see paragraph 19 above) (see also Bezzina Wettinger and Others v. Malta, no. 15091/06, § 92, 8 April 2008). Without prejudice to the effectiveness of an action under the Civil Code – an action of a general nature and in respect of which the Government have not produced any evidence in relation to its prospects of success (see, mutatis mutandis, Horvat v. Croatia, no. 51585/99, § 44, ECHR 2001-VIII, and Marini v. Albania, no. 3738/02, § 156, ECHR 2007-XIV (extracts)) – the Court considers that, in such cases, owners could not be expected to incur the expense and burden of instituting proceedings to ensure the authorities’ fulfilment of their legal obligation (see, mutatis mutandis, Apostol v. Georgia, no. 40765/02, §§ 64-65, ECHR 2006-XI, in relation to enforcement proceedings). Moreover, the mere fact that the Government would have been forced by means of a court decision to initiate proceedings, would not guarantee that those proceedings would thereafter be pursued with due diligence. Indeed, the Court has previously found a violation of the reasonable time requirement in relation to LAB proceedings in the Maltese context (see, Bezzina Wettinger, cited above, § 93; and Gera de Petri Testaferrata Bonici Ghaxaq v. Malta, no. 26771/07, § 43, 5 April 2011). The Court observes, in this context, that the applicant’s case is still pending, twelve years after the institution of proceedings before the LAB to determine the relevant compensation. The Government imputed this latter delay to the fact that ordinary and constitutional proceedings were eventually taken up by the owners, and in consequence the proceedings before the LAB were suspended. At the same time the Government also argued that it had taken the owners twelve years to produce the relevant evidence. The Court is unconvinced by this argument, it reiterates that the judicial authorities remain responsible for the conduct of the proceedings before them and ought to weigh the advantages of continued adjournments pending the outcome of other cases against the requirement of promptness (see, mutatis mutandis, Gera de Petri, cited above, § 43). More importantly, the Court considers that the owners cannot be held to blame (as submitted by the Government) for having eventually made use of their right to institute proceedings, under civil and constitutional law, to safeguard their property rights in view of the authorities’ inaction and/or on the merits of the taking itself. Thus, the Court finds that the Government’s argument cannot be accepted.
47. The Court further notes that in the circumstances of the present case the authorities’ acknowledgment of a breach of the applicant’s property rights as a result of the delay on the part of the authorities in initiating proceedings, and the joint award of EUR 15,000 to the owners, more than thirty years after the taking, did not offer sufficient redress to the applicant, who continues to suffer the consequences of the breach of her rights more than two years after the Constitutional Court judgment in this connection (see, mutatis mutandis, Dolneanu v. Moldova, no. 17211/03, § 44, 13 November 2007, and Gera de Petri, cited above, § 53).
48. In conclusion, having regard to the fact that the land remained unused for twenty-five years and that the applicant has not received any compensation for the expropriation of the property to date, thirty-seven years after the taking, the Court considers that the requisite balance has not been struck.
49. There has accordingly been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention.
II. APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
50. Article 41 of the Convention provides:
“If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.”
A. Damage and costs and expenses
51. Bearing in mind the architect’s valuation submitted by the applicant, which estimated the land to be valued at between EUR 1,164,686 and EUR 1,397,624, the applicant claimed her share (one of eleven) of the present value of the land, namely between EUR 105,881 and EUR 127,057, together with all court expenses.
52. The Government contested the architect’s evaluation, holding that it was exorbitant and inflated and that land situated exclusively in a residential area would not fetch that amount on the open market. Emphasising that the issue of compensation was premature, it still being pending before the LAB, the Government considered that the value of the property in 1999, and an award of damages at 5% per annum on that established value, as of 1974, would constitute adequate compensation. As to any costs and expenses claimed, a matter which was unclear in the applicant’s observations, the Government submitted that no costs were due for the domestic proceedings, the applicant having failed to produce any bills of costs, and that fees in relation to the Court proceedings should not exceed EUR 1,000.
53. The applicant did not claim any compensation for moral damage. The Court therefore does not make an award under this head.
54. As to the amount of compensation due for the land expropriated, a matter which is currently pending before the domestic courts, the Court considers that, having examined the circumstances of the case, the question of compensation for pecuniary damage is not ready for decision. That question must accordingly be reserved and the subsequent procedure fixed, having due regard to any agreement which might be reached between the respondent Government and the applicant (Rule 75 § 1 of the Rules of Court).
55. The Court further notes that the applicant did not submit a specific claim in respect of costs and expenses. Also bearing in mind that the determination of pecuniary damage has been reserved and therefore the procedure before the Court is not yet closed, the question of costs and expenses must accordingly also be reserved and the subsequent procedure fixed, having due regard to any agreement which might be reached between the respondent Government and the applicant (Rule 75 § 1 of the Rules of Court).
FOR THESE REASONS, THE COURT UNANIMOUSLY
1. Declares the complaint concerning the area of land which has been expropriated and not returned to the applicant (and other co-owners) admissible and the remainder of the application inadmissible;
2. Holds that there has been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention;
3. Holds that the question of the application of Article 41 is not ready for decision and accordingly,
(a) reserves the said question as regards pecuniary damage and costs and expenses;
(b) invites the Government and the applicant to submit, within three months from the date on which this judgment becomes final in accordance with Article 44 § 2 of the Convention, their written observations on the matter and, in particular, to notify the Court of any agreement that they may reach;
(c) reserves the further procedure and delegates to the President of the Section the power to fix the same if need be.
Done in English, and notified in writing on 11 October 2011, pursuant to Rule 77 §§ 2 and 3 of the Rules of Court.
Lawrence Early Nicolas Bratza Registrar President

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La data dell'ultimo controllo di validità dei testi è la seguente: 15/10/2024