PRIMA LA SEZIONE
CAUSA TALYSHEVA C. RUSSIA
(Richiesta n. 24559/04)
SENTENZA
STRASBOURG
22 dicembre 2009
Questa sentenza diverrà definitivo nelle circostanze esposte nell’ Articolo 44 § 2 della Convenzione. Può essere soggetta a revisione editoriale.
Nella causa Talysheva c. Russia,
La Corte europea di Diritti umani (Prima la Sezione), riunendosi in una Camera, composta da:
Nina Vajić, Presidente, Anatoly Kovler, Elisabeth Steiner, Khanlar Hajiyev, Dean Spielmann, Sverre Erik Jebens, Giorgio Malinverni, giudici,
e Søren Nielsen, Cancelliere di Sezione,
Avendo deliberato in privato il 3 dicembre 2009,
Consegna la seguente sentenza che fu adottata in quella data:
PROCEDURA
1. La causa nacque da una richiesta (n. 24559/04) contro la Federazione russa depositata presso la Corte sotto l’Articolo 34 della Convenzione per la Protezione dei Diritti umani e delle Libertà Fondamentali (“la Convenzione”) da un cittadino russo, la Sig.ra E. V. T. (“la richiedente”), il 26 maggio 2004.
2. Il Governo russo (“il Governo”) fu rappresentato dal suo Agente, la Sig.ra V. Milinchuk, Rappresentante precedente della Federazione russa presso la Corte europea dei Diritti umani.
3. Il 10 luglio 2007 il Presidente della prima Sezione decise di dare avviso della richiesta al Governo. Fu deciso anche di esaminare i meriti della richiesta allo stesso tempo della sua ammissibilità (Articolo 29 § 3).
4. La richiedente ed il Governo entrambi presentarono osservazioni sui meriti (Articolo 59 § 1).
I FATTI
5. La richiedente, la Sig.ra E. V. T. è una cittadina russa che nacque nel 1934 e vive a Krasnodar.
I. LE CIRCOSTANZE DELLA CAUSA
A. Controversie sull’alloggio.
6. La richiedente citò in giudizio un suo parente, il Sig. T. chiedendo la proprietà esclusiva di un alloggio. Con una sentenza del 1 marzo 2001 la Corte distrettuale di Pervomayskiy di Krasnodar accolse i suoi ricorsi. Nessun ricorso fu depositato.
7. Successivamente, la richiedente citò in giudizio il Sig. T. ed il Consiglio della Città di Krasnodar, chiedendo l’ annullamento del loro titolo sugli edifici fatiscenti adiacenti all’alloggio.
8. Il 18 giugno 2003 il Giudice di Pace nel 64 Circuito del Distretto di Tsentralniy di Krasnodar accolse i suoi ricorsi. Nessun ricorso fu depositato.
9. Nel 2004 il Sig. T. fece domanda per una revisione direttiva delle sentenze del 1 marzo 2001 e 18 giugno 2003.
10. Il 12 febbraio 2004 il Presidium della Corte Regionale di Krasnodar annullò la sentenza del 18 giugno 2003 perché il Giudice di Pace aveva usato malamente il diritto nazionale. Avendo riesaminato la causa, il Presidium emise una nuova sentenza, respingendo le rivendicazioni della richiedente.
11. Nella stessa data nell’altra causa il Presidium accantonò anche la sentenza del 1 marzo 2001 a causa di difetti procedurali. Nella prospettiva del Presidium, la corte di prima -istanza aveva interpretato male la rivendicazione della richiedente, non aveva fornito una base legale per le sue sentenze, ed aveva trovato erroneamente che l’imputato aveva ammesso le rivendicazioni. Il Presidium riesaminò la causa ed emise una nuova sentenza che respingeva le rivendicazioni della richiedente.
12. Entrambe sentenze del Presidium indicavano che alle parti era stata notificata l’udienza ed erano comparse di fronte a questo.
B. La controversia sul terreno
13. Il 21 luglio 2001 Sig. T. fece domanda per un’ingiunzione del tribunale per impedire alla richiedente di usare un’area di terreno. Con una sentenza contumaciale del 30 ottobre 2001, il Giudice di Pace nel 61 Circuito del Distretto di Tsentralniy di Krasnodar accordò l’ingiunzione. Su richiesta della richiedente, il Giudice di Pace revocò, questa sentenza il 3 settembre 2002. Il 21 novembre 2002 la Corte distrettuale di Pervomayskiy, riunendosi su ricorso, decise che la sentenza contumaciale avrebbe dovuto rimanere in vigore.
14. Il 10 aprile 2003 il Presidium della Corte Regionale di Krasnodar annullò la sentenza del 21 novembre 2002 e rinviò la causa al Giudice di Pace.
15. Il 14 dicembre 2004 la Corte distrettuale cessò i procedimenti perché le parti non erano riuscite ripetutamente a presenziare alle udienze.
16. I procedimenti furono ripresi in una data non specificata. L’11 aprile 2006 la Corte distrettuale sottoscrisse un regolamento amichevole con cui le parti avevano concordato .
C. Le altre controversie
17. Il 27 febbraio 2001 la Corte Regionale di Krasnodar prese una decisione definitiva che respinge vale rivendicazioni della richiedente in una controversia di eredità.
18. La richiedente era anche una parte senza successo ad un’altra controversia di terreno. La decisione definitiva su questa questione fu presa dalla Corte Regionale di Krasnodar il 22 aprile 2003.
II. DIRITTO NAZIONALE ATTINENTE
19. Il diritto nazionale attinente che disciplina la procedura di revisione direttiva al tempo attinetne è riassunto nella sentenza della Corte nella causa Sobelin ed Altri c. Russia (n. 30672/03, §§ 33-42 et seg., 3 maggio 2007).
LA LEGGE
I. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 6 § 1 DELLA CONVENZIONE E DELL’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N.RO 1 A CAUSA DELLA REVISIONE DIRETTIVA
20. La richiedente si lamentò sotto l’Articolo 6 § 1 della Convenzione e l’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 che le sentenze del1 marzo 2001 e del 18 giugno 2003 a suo favore erano state annullate tramite revisione direttiva il 12 febbraio 2004. Lei si lamentò anche sotto l’Articolo 6 § 1 che i suoi diritti procedurali erano stati violati nei procedimenti di revisione direttiva. Nella parte attinente, questi Articoli recitano ciò che segue:
Articolo 6 § 1
“ Nella determinazione dei suoi diritti civili ed obblighi… ognuno è abilitato ad un’udienza corretta… all’interno di un termine ragionevole…da[un] tribunale…”
Articolo 1 di Protocollo N.ro 1
““Ogni persona fisica o giuridica è abilitata al godimento pacifico delle sue proprietà. Nessuno sarà privato delle sue proprietà eccetto che nell’interesse pubblico e soggetto alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali di diritto internazionale. […]”
21. Il Governo contestò questo argomento. Dibatté che la revisione direttiva era stata compatibile con la Convenzione siccome i tribunali inferiori avevano fatto errori giudiziali nell’applicare il diritto sostanziale. Notò anche che il Presidium, invertendo le sentenze definitive, difattisi comportò come una corte di seconda istanza.
A. Ammissibilità
22. La Corte nota che questa azione di reclamo non è manifestamente mal-fondata all’interno del significato dell’Articolo 35 § 3 della Convenzione. Nota inoltre che non è inammissibile per qualsiasi altro motivo. Deve essere dichiarata perciò ammissibile.
B. Meriti
23. La Corte reitera che nell’interesse della certezza legale richiesta implicitamente dall’ Articolo 6, le sentenze definitive dovrebbero essere lasciate generalmente intatte. Loro possono essere disturbate solamente per correggere errori fondamentali. La loro revisione non dovrebbe essere trattata come un ricorso mascherato, e la mera possibilità che ci possano essere due punti di vista sulla materia non è una base per un riesame (vedere Ryabykh c. Russia, n. 52854/99, §§ 51-52 ECHR 2003-IX).
24. La Corte reitera che ha frequentemente trovato violazioni del principio della certezza legale e del diritto ad un tribunale nei procedimenti di revisione direttivi disciplinati dal Codice di Procedura Civile di 2003 (vedere, fra le altre autorità, Sobelin ed Altri, citata sopra, §§ 57-58, e Bodrov c. Russia, n. 17472/04, § 31 del 12 febbraio 2009)
25. Nella presente causa la sentenza definitiva del 18 giugno 2003 è stata annullata sulla base di un’altra interpretazione di diritto sostanziale che non è di per sé una circostanza eccezionale che garantisce l’annullamento di una sentenza esecutiva vincolante (vedere Kot c. Russia, n. 20887/03, § 29 del 18 gennaio 2007).
26. Riguardo all’annullamento della sentenza definitiva del 1 marzo 2001, i difetti procedurali che il Presidium ha fissato come base per l’annullamento non possono essere considerati come errori fondamentali (vedere paragrafo 11 sopra). Così, questi difetti non hanno colpito i diritti procedurali dell’imputato (vedere, per contrasto, Protsenko c. Russia, n. 13151/04, §§ 30-33 del 31 luglio 2008). Effettivamente, l’imputato era presente all’udienza il 1 marzo 2001, non aveva mai fatto ricorso contro questa e aveva depositato solamente una richiesta per revisione direttiva nel 2004. Non c’è nessuna altra ragione di considerare questi difetti procedurali errori fondamentali tali da richiedere che una sentenza definitiva venga revocata.
27. Perciò, le inversioni delle sentenze definitive non furono giustificate da ragioni eccezionali ed irresistibili e sono in violazione del requisito di certezza legale. C’è stata di conseguenza, una violazione dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione.
28. Riguardo alla violazione addotta dei diritti procedurali della richiedente nei procedimenti di revisione direttiva, la Corte considera, che data la costatazione di una violazione tramite lo stesso uso della revisione direttiva, non è necessario esaminare questa azione di reclamo (vedere Ryabykh c. Russia, n. 52854/99, § 59 ECHR 2003-IX).
29. La Corte osserva inoltre che sotto le sentenze definitive la richiedente ottenne titolo di proprietà sull’alloggio contestato. Le sentenze crearono così un bene all’interno del significato dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 (vedere Vasilopoulou c. Grecia, n. 47541/99, § 22, 21 marzo 2002, e Malinovskiy c. Russia, n. 41302/02, § 43 ECHR 2005-VII (estratti)). Gli annullamenti delle sentenze in violazione del principio della certezza legale frustrarono la fiducia della richiedente nella decisione giudiziale vincolante e la spogliarono di un’opportunità di ricevere le assegnazioni giudiziali che legittimamente si era aspettata di ricevere (vedere Dovguchits c. Russia, n. 2999/03, § 35 del 7 giugno 2007). C’è stata di conseguenza anche una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.
II. ALTRE VIOLAZIONI ADDOTTE DELLA CONVENZIONE
30. La richiedente si lamenta sotto l’Articolo 6 della Convenzione che a lei non sono state notificate le udienze del 30 ottobre 2001 e del 22 aprile 2003 e che perciò non era stata presente a queste. Lei si lamenta anche della lunghezza dei procedimenti nella prima controversia del terreno. Infine, lei si lamenta in termini generali che i tribunali sono stati influenzati a favore dell’altra parte e hanno ritardato i procedimenti.
31. Le azioni di reclamo dell’assenza della richiedente alle udienze del 30 ottobre 2001 e del 22 aprile 2003 furono sollevate per la prima volta solamente il 26 maggio 2004 cioè più tardi dei sei mesi previsti dalla Convenzione per presentare un reclamo di fronte alla Corte.
32. Riguardo alla lunghezza della controversia del terreno, solamente i periodi in cui la causa era davvero pendente di fronte ai tribunali sono presi in considerazione (vedere, per esempio, Markin c. Russia (dec.), n. 59502/00, 16 settembre 2004). Di conseguenza, i procedimenti non durarono più di tre anni e sei mesi (dal 21 luglio al 30 ottobre 2001, dal 3 settembre al 21 novembre 2002, dal 10 aprile 2003 al 14 dicembre 2004 e da una data non specificata dopo il 14 dicembre 2004 all’ 11 aprile 2006) per tre livelli di giurisdizione. Valutando la ragionevolezza della lunghezza, la Corte prende in considerazione la complessità della causa, la condotta della richiedente e delle autorità attinenti e cosa era in gioco per la richiedente nella controversia (vedere, fra molte altre autorità, Frydlender c. Francia [GC], n. 30979/96, § 43 ECHR 2000-VII). La controversia in questione era piuttosto complessa. La richiedente ripetutamente mancò alle udienze (vedere paragrafo 15). Nessuno ritardo significativo può essere attribuito solamente allo Stato. Il diritto della richiedente su un’area di terreno era in gioco. Avuto riguardo a tutte le circostanze della causa, la Corte considera che ci si è attenuti al requisito “del termine ragionevole” .
33. Infine, le azioni di reclamo della parzialità dei tribunali ed il temporeggiamento negli altri procedimenti non sono comprovate, prendendo specialmente in considerazione la forte presunzione dell’imparzialità dei giudici (vedere, per esempio, Le Compte, Van Leuven e De Meyere c. Belgio, 23 giugno 1981, § 58 Serie A n. 43).
34. Perciò la Corte trova che queste azioni di reclamo non rivelano qualsiasi comparizione di una violazione dei diritti e delle libertà esposti nella Convenzione o nei suoi Protocolli. Ne segue che questa parte della richiesta è manifestamente mal-fondata e deve essere dichiarata inammissibile in conformità con l’Articolo 35 §§ 1, 3 e 4 della Convenzione.
III. L’APPLICAZIONE DELL’ ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
35. L’Articolo 41 della Convenzione prevede:
“Se la Corte costata che c’è stata una violazione della Convenzione o dei Protocolli, e se la legge interna dell’Alta Parte Contraente riguardata permette una riparazione solamente parziale, la Corte può, se necessario, riconoscere una soddisfazione equa alla vittima.”
A. Danno
36. La richiedente chiese 30,000 euro (EUR) a riguardo del danno non-patrimoniale.
37. Il Governo contestò questa rivendicazione.
38. Riguardo al danno patrimoniale, la Corte non fa assegnazione siccome non era stata fatta nessuna rivendicazione attinente dalla richiedente.
39. Riguardo al danno non-patrimoniale, la Corte considera, che la richiedente ha dovuto soffrire di angoscia e di frustrazione come risultato dell’annullamento delle sentenze definitive e vincolanti al suo favore. Comunque, l’importo chiesto sembra eccessivo. Facendo la sua valutazione su una base equa, la Corte assegna EUR 3,000 alla richiedente a riguardo del danno non-patrimoniale, più qualsiasi tassa che può essere addebitabile.
B. Costi e spese
40. La richiedente non fece rivendicazioni sotto questo capo. Di conseguenza, la Corte non farà assegnazione sotto questo capo.
C. Interesse di mora
41. La Corte considera appropriato che l’interesse di mora dovrebbe essere basato sul tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea a cui dovrebbero essere aggiunti tre punti percentuale.
PER QUESTE RAGIONI, LA CORTE ALL’UNANIMITA’
1. Dichiara le azioni di reclamo riguardo ai procedimenti di revisione direttiva ammissibili ed il resto della richiesta inammissibile;
2. Sostiene che c’è stata una violazione dell’ Articolo 6 della Convenzione e dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 a riguardo dell’annullamento tramite revisione direttiva delle sentenze definitive a favore della richiedente;
3. Sostiene che non c’è nessun bisogno di esaminare le azioni di reclamo sotto l’Articolo 6 della Convenzione riguardo alle violazioni addotte dei diritti procedurali della richiedente nei procedimenti di revisione direttiva;
4. Sostiene
(a) che lo Stato rispondente deve pagare alla richiedente, entro tre mesi dalla data in cui la sentenza diviene definitiva in conformità con l’Articolo 44 § 2 della Convenzione EUR 3,000 (tre mila euro), più qualsiasi tassa che può essere addebitabile, a riguardo del danno non-patrimoniale da convertire in rubli russi al tasso applicabile in data dell’ accordo;
(b) che dalla scadenza dei tre mesi summenzionati sino ad accordo l’interesse semplice sarà pagabile sugli importi sopra ad un tasso uguale al tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea durante il periodo predefinito più tre punti percentuale;
5. Respinge il resto della rivendicazione della richiedente per la soddisfazione equa.
Fatto in inglese, e notificato per iscritto il 22 dicembre 2009, facendo seguito all’Articolo 77 §§ 2 e 3 dell’Ordinamento di Corte.
Søren Nielsen Nina Vajić
Cancelliere Presidente