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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF TALYSHEVA v. RUSSIA

Tipologia: Sentenza
Importanza: 3
Articoli:
Numero: 24559/04/2009
Stato: Russia
Data: 2009-12-22 00:00:00
Organo: Sezione Prima
Testo Originale

PRIMA LA SEZIONE
CAUSA TALYSHEVA C. RUSSIA
(Richiesta n. 24559/04)
SENTENZA
STRASBOURG
22 dicembre 2009
Questa sentenza diverrà definitivo nelle circostanze esposte nell’ Articolo 44 § 2 della Convenzione. Può essere soggetta a revisione editoriale.

Nella causa Talysheva c. Russia,
La Corte europea di Diritti umani (Prima la Sezione), riunendosi in una Camera, composta da:
Nina Vajić, Presidente, Anatoly Kovler, Elisabeth Steiner, Khanlar Hajiyev, Dean Spielmann, Sverre Erik Jebens, Giorgio Malinverni, giudici,
e Søren Nielsen, Cancelliere di Sezione,
Avendo deliberato in privato il 3 dicembre 2009,
Consegna la seguente sentenza che fu adottata in quella data:
PROCEDURA
1. La causa nacque da una richiesta (n. 24559/04) contro la Federazione russa depositata presso la Corte sotto l’Articolo 34 della Convenzione per la Protezione dei Diritti umani e delle Libertà Fondamentali (“la Convenzione”) da un cittadino russo, la Sig.ra E. V. T. (“la richiedente”), il 26 maggio 2004.
2. Il Governo russo (“il Governo”) fu rappresentato dal suo Agente, la Sig.ra V. Milinchuk, Rappresentante precedente della Federazione russa presso la Corte europea dei Diritti umani.
3. Il 10 luglio 2007 il Presidente della prima Sezione decise di dare avviso della richiesta al Governo. Fu deciso anche di esaminare i meriti della richiesta allo stesso tempo della sua ammissibilità (Articolo 29 § 3).
4. La richiedente ed il Governo entrambi presentarono osservazioni sui meriti (Articolo 59 § 1).
I FATTI
5. La richiedente, la Sig.ra E. V. T. è una cittadina russa che nacque nel 1934 e vive a Krasnodar.
I. LE CIRCOSTANZE DELLA CAUSA
A. Controversie sull’alloggio.
6. La richiedente citò in giudizio un suo parente, il Sig. T. chiedendo la proprietà esclusiva di un alloggio. Con una sentenza del 1 marzo 2001 la Corte distrettuale di Pervomayskiy di Krasnodar accolse i suoi ricorsi. Nessun ricorso fu depositato.
7. Successivamente, la richiedente citò in giudizio il Sig. T. ed il Consiglio della Città di Krasnodar, chiedendo l’ annullamento del loro titolo sugli edifici fatiscenti adiacenti all’alloggio.
8. Il 18 giugno 2003 il Giudice di Pace nel 64 Circuito del Distretto di Tsentralniy di Krasnodar accolse i suoi ricorsi. Nessun ricorso fu depositato.
9. Nel 2004 il Sig. T. fece domanda per una revisione direttiva delle sentenze del 1 marzo 2001 e 18 giugno 2003.
10. Il 12 febbraio 2004 il Presidium della Corte Regionale di Krasnodar annullò la sentenza del 18 giugno 2003 perché il Giudice di Pace aveva usato malamente il diritto nazionale. Avendo riesaminato la causa, il Presidium emise una nuova sentenza, respingendo le rivendicazioni della richiedente.
11. Nella stessa data nell’altra causa il Presidium accantonò anche la sentenza del 1 marzo 2001 a causa di difetti procedurali. Nella prospettiva del Presidium, la corte di prima -istanza aveva interpretato male la rivendicazione della richiedente, non aveva fornito una base legale per le sue sentenze, ed aveva trovato erroneamente che l’imputato aveva ammesso le rivendicazioni. Il Presidium riesaminò la causa ed emise una nuova sentenza che respingeva le rivendicazioni della richiedente.
12. Entrambe sentenze del Presidium indicavano che alle parti era stata notificata l’udienza ed erano comparse di fronte a questo.
B. La controversia sul terreno
13. Il 21 luglio 2001 Sig. T. fece domanda per un’ingiunzione del tribunale per impedire alla richiedente di usare un’area di terreno. Con una sentenza contumaciale del 30 ottobre 2001, il Giudice di Pace nel 61 Circuito del Distretto di Tsentralniy di Krasnodar accordò l’ingiunzione. Su richiesta della richiedente, il Giudice di Pace revocò, questa sentenza il 3 settembre 2002. Il 21 novembre 2002 la Corte distrettuale di Pervomayskiy, riunendosi su ricorso, decise che la sentenza contumaciale avrebbe dovuto rimanere in vigore.
14. Il 10 aprile 2003 il Presidium della Corte Regionale di Krasnodar annullò la sentenza del 21 novembre 2002 e rinviò la causa al Giudice di Pace.
15. Il 14 dicembre 2004 la Corte distrettuale cessò i procedimenti perché le parti non erano riuscite ripetutamente a presenziare alle udienze.
16. I procedimenti furono ripresi in una data non specificata. L’11 aprile 2006 la Corte distrettuale sottoscrisse un regolamento amichevole con cui le parti avevano concordato .
C. Le altre controversie
17. Il 27 febbraio 2001 la Corte Regionale di Krasnodar prese una decisione definitiva che respinge vale rivendicazioni della richiedente in una controversia di eredità.
18. La richiedente era anche una parte senza successo ad un’altra controversia di terreno. La decisione definitiva su questa questione fu presa dalla Corte Regionale di Krasnodar il 22 aprile 2003.
II. DIRITTO NAZIONALE ATTINENTE
19. Il diritto nazionale attinente che disciplina la procedura di revisione direttiva al tempo attinetne è riassunto nella sentenza della Corte nella causa Sobelin ed Altri c. Russia (n. 30672/03, §§ 33-42 et seg., 3 maggio 2007).
LA LEGGE
I. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 6 § 1 DELLA CONVENZIONE E DELL’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N.RO 1 A CAUSA DELLA REVISIONE DIRETTIVA
20. La richiedente si lamentò sotto l’Articolo 6 § 1 della Convenzione e l’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 che le sentenze del1 marzo 2001 e del 18 giugno 2003 a suo favore erano state annullate tramite revisione direttiva il 12 febbraio 2004. Lei si lamentò anche sotto l’Articolo 6 § 1 che i suoi diritti procedurali erano stati violati nei procedimenti di revisione direttiva. Nella parte attinente, questi Articoli recitano ciò che segue:
Articolo 6 § 1
“ Nella determinazione dei suoi diritti civili ed obblighi… ognuno è abilitato ad un’udienza corretta… all’interno di un termine ragionevole…da[un] tribunale…”
Articolo 1 di Protocollo N.ro 1
““Ogni persona fisica o giuridica è abilitata al godimento pacifico delle sue proprietà. Nessuno sarà privato delle sue proprietà eccetto che nell’interesse pubblico e soggetto alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali di diritto internazionale. […]”
21. Il Governo contestò questo argomento. Dibatté che la revisione direttiva era stata compatibile con la Convenzione siccome i tribunali inferiori avevano fatto errori giudiziali nell’applicare il diritto sostanziale. Notò anche che il Presidium, invertendo le sentenze definitive, difattisi comportò come una corte di seconda istanza.
A. Ammissibilità
22. La Corte nota che questa azione di reclamo non è manifestamente mal-fondata all’interno del significato dell’Articolo 35 § 3 della Convenzione. Nota inoltre che non è inammissibile per qualsiasi altro motivo. Deve essere dichiarata perciò ammissibile.
B. Meriti
23. La Corte reitera che nell’interesse della certezza legale richiesta implicitamente dall’ Articolo 6, le sentenze definitive dovrebbero essere lasciate generalmente intatte. Loro possono essere disturbate solamente per correggere errori fondamentali. La loro revisione non dovrebbe essere trattata come un ricorso mascherato, e la mera possibilità che ci possano essere due punti di vista sulla materia non è una base per un riesame (vedere Ryabykh c. Russia, n. 52854/99, §§ 51-52 ECHR 2003-IX).
24. La Corte reitera che ha frequentemente trovato violazioni del principio della certezza legale e del diritto ad un tribunale nei procedimenti di revisione direttivi disciplinati dal Codice di Procedura Civile di 2003 (vedere, fra le altre autorità, Sobelin ed Altri, citata sopra, §§ 57-58, e Bodrov c. Russia, n. 17472/04, § 31 del 12 febbraio 2009)
25. Nella presente causa la sentenza definitiva del 18 giugno 2003 è stata annullata sulla base di un’altra interpretazione di diritto sostanziale che non è di per sé una circostanza eccezionale che garantisce l’annullamento di una sentenza esecutiva vincolante (vedere Kot c. Russia, n. 20887/03, § 29 del 18 gennaio 2007).
26. Riguardo all’annullamento della sentenza definitiva del 1 marzo 2001, i difetti procedurali che il Presidium ha fissato come base per l’annullamento non possono essere considerati come errori fondamentali (vedere paragrafo 11 sopra). Così, questi difetti non hanno colpito i diritti procedurali dell’imputato (vedere, per contrasto, Protsenko c. Russia, n. 13151/04, §§ 30-33 del 31 luglio 2008). Effettivamente, l’imputato era presente all’udienza il 1 marzo 2001, non aveva mai fatto ricorso contro questa e aveva depositato solamente una richiesta per revisione direttiva nel 2004. Non c’è nessuna altra ragione di considerare questi difetti procedurali errori fondamentali tali da richiedere che una sentenza definitiva venga revocata.
27. Perciò, le inversioni delle sentenze definitive non furono giustificate da ragioni eccezionali ed irresistibili e sono in violazione del requisito di certezza legale. C’è stata di conseguenza, una violazione dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione.
28. Riguardo alla violazione addotta dei diritti procedurali della richiedente nei procedimenti di revisione direttiva, la Corte considera, che data la costatazione di una violazione tramite lo stesso uso della revisione direttiva, non è necessario esaminare questa azione di reclamo (vedere Ryabykh c. Russia, n. 52854/99, § 59 ECHR 2003-IX).
29. La Corte osserva inoltre che sotto le sentenze definitive la richiedente ottenne titolo di proprietà sull’alloggio contestato. Le sentenze crearono così un bene all’interno del significato dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 (vedere Vasilopoulou c. Grecia, n. 47541/99, § 22, 21 marzo 2002, e Malinovskiy c. Russia, n. 41302/02, § 43 ECHR 2005-VII (estratti)). Gli annullamenti delle sentenze in violazione del principio della certezza legale frustrarono la fiducia della richiedente nella decisione giudiziale vincolante e la spogliarono di un’opportunità di ricevere le assegnazioni giudiziali che legittimamente si era aspettata di ricevere (vedere Dovguchits c. Russia, n. 2999/03, § 35 del 7 giugno 2007). C’è stata di conseguenza anche una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.
II. ALTRE VIOLAZIONI ADDOTTE DELLA CONVENZIONE
30. La richiedente si lamenta sotto l’Articolo 6 della Convenzione che a lei non sono state notificate le udienze del 30 ottobre 2001 e del 22 aprile 2003 e che perciò non era stata presente a queste. Lei si lamenta anche della lunghezza dei procedimenti nella prima controversia del terreno. Infine, lei si lamenta in termini generali che i tribunali sono stati influenzati a favore dell’altra parte e hanno ritardato i procedimenti.
31. Le azioni di reclamo dell’assenza della richiedente alle udienze del 30 ottobre 2001 e del 22 aprile 2003 furono sollevate per la prima volta solamente il 26 maggio 2004 cioè più tardi dei sei mesi previsti dalla Convenzione per presentare un reclamo di fronte alla Corte.
32. Riguardo alla lunghezza della controversia del terreno, solamente i periodi in cui la causa era davvero pendente di fronte ai tribunali sono presi in considerazione (vedere, per esempio, Markin c. Russia (dec.), n. 59502/00, 16 settembre 2004). Di conseguenza, i procedimenti non durarono più di tre anni e sei mesi (dal 21 luglio al 30 ottobre 2001, dal 3 settembre al 21 novembre 2002, dal 10 aprile 2003 al 14 dicembre 2004 e da una data non specificata dopo il 14 dicembre 2004 all’ 11 aprile 2006) per tre livelli di giurisdizione. Valutando la ragionevolezza della lunghezza, la Corte prende in considerazione la complessità della causa, la condotta della richiedente e delle autorità attinenti e cosa era in gioco per la richiedente nella controversia (vedere, fra molte altre autorità, Frydlender c. Francia [GC], n. 30979/96, § 43 ECHR 2000-VII). La controversia in questione era piuttosto complessa. La richiedente ripetutamente mancò alle udienze (vedere paragrafo 15). Nessuno ritardo significativo può essere attribuito solamente allo Stato. Il diritto della richiedente su un’area di terreno era in gioco. Avuto riguardo a tutte le circostanze della causa, la Corte considera che ci si è attenuti al requisito “del termine ragionevole” .
33. Infine, le azioni di reclamo della parzialità dei tribunali ed il temporeggiamento negli altri procedimenti non sono comprovate, prendendo specialmente in considerazione la forte presunzione dell’imparzialità dei giudici (vedere, per esempio, Le Compte, Van Leuven e De Meyere c. Belgio, 23 giugno 1981, § 58 Serie A n. 43).
34. Perciò la Corte trova che queste azioni di reclamo non rivelano qualsiasi comparizione di una violazione dei diritti e delle libertà esposti nella Convenzione o nei suoi Protocolli. Ne segue che questa parte della richiesta è manifestamente mal-fondata e deve essere dichiarata inammissibile in conformità con l’Articolo 35 §§ 1, 3 e 4 della Convenzione.
III. L’APPLICAZIONE DELL’ ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
35. L’Articolo 41 della Convenzione prevede:
“Se la Corte costata che c’è stata una violazione della Convenzione o dei Protocolli, e se la legge interna dell’Alta Parte Contraente riguardata permette una riparazione solamente parziale, la Corte può, se necessario, riconoscere una soddisfazione equa alla vittima.”
A. Danno
36. La richiedente chiese 30,000 euro (EUR) a riguardo del danno non-patrimoniale.
37. Il Governo contestò questa rivendicazione.
38. Riguardo al danno patrimoniale, la Corte non fa assegnazione siccome non era stata fatta nessuna rivendicazione attinente dalla richiedente.
39. Riguardo al danno non-patrimoniale, la Corte considera, che la richiedente ha dovuto soffrire di angoscia e di frustrazione come risultato dell’annullamento delle sentenze definitive e vincolanti al suo favore. Comunque, l’importo chiesto sembra eccessivo. Facendo la sua valutazione su una base equa, la Corte assegna EUR 3,000 alla richiedente a riguardo del danno non-patrimoniale, più qualsiasi tassa che può essere addebitabile.
B. Costi e spese
40. La richiedente non fece rivendicazioni sotto questo capo. Di conseguenza, la Corte non farà assegnazione sotto questo capo.
C. Interesse di mora
41. La Corte considera appropriato che l’interesse di mora dovrebbe essere basato sul tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea a cui dovrebbero essere aggiunti tre punti percentuale.
PER QUESTE RAGIONI, LA CORTE ALL’UNANIMITA’
1. Dichiara le azioni di reclamo riguardo ai procedimenti di revisione direttiva ammissibili ed il resto della richiesta inammissibile;
2. Sostiene che c’è stata una violazione dell’ Articolo 6 della Convenzione e dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 a riguardo dell’annullamento tramite revisione direttiva delle sentenze definitive a favore della richiedente;
3. Sostiene che non c’è nessun bisogno di esaminare le azioni di reclamo sotto l’Articolo 6 della Convenzione riguardo alle violazioni addotte dei diritti procedurali della richiedente nei procedimenti di revisione direttiva;
4. Sostiene
(a) che lo Stato rispondente deve pagare alla richiedente, entro tre mesi dalla data in cui la sentenza diviene definitiva in conformità con l’Articolo 44 § 2 della Convenzione EUR 3,000 (tre mila euro), più qualsiasi tassa che può essere addebitabile, a riguardo del danno non-patrimoniale da convertire in rubli russi al tasso applicabile in data dell’ accordo;
(b) che dalla scadenza dei tre mesi summenzionati sino ad accordo l’interesse semplice sarà pagabile sugli importi sopra ad un tasso uguale al tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea durante il periodo predefinito più tre punti percentuale;
5. Respinge il resto della rivendicazione della richiedente per la soddisfazione equa.
Fatto in inglese, e notificato per iscritto il 22 dicembre 2009, facendo seguito all’Articolo 77 §§ 2 e 3 dell’Ordinamento di Corte.
Søren Nielsen Nina Vajić
Cancelliere Presidente

Testo Tradotto

FIRST SECTION
CASE OF TALYSHEVA v. RUSSIA
(Application no. 24559/04)
JUDGMENT
STRASBOURG
22 December 2009
This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 § 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Talysheva v. Russia,
The European Court of Human Rights (First Section), sitting as a Chamber composed of:
Nina Vajić, President,
Anatoly Kovler,
Elisabeth Steiner,
Khanlar Hajiyev,
Dean Spielmann,
Sverre Erik Jebens,
Giorgio Malinverni, judges,
and Søren Nielsen, Section Registrar,
Having deliberated in private on 3 December 2009,
Delivers the following judgment, which was adopted on that date:
PROCEDURE
1. The case originated in an application (no. 24559/04) against the Russian Federation lodged with the Court under Article 34 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (“the Convention”) by a Russian national, Ms E. V. T. (“the applicant”), on 26 May 2004.
2. The Russian Government (“the Government”) were represented by their Agent, Ms V. Milinchuk, former Representative of the Russian Federation at the European Court of Human Rights.
3. On 10 July 2007 the President of the First Section decided to give notice of the application to the Government. It was also decided to examine the merits of the application at the same time as its admissibility (Article 29 § 3).
4. The applicant and the Government each submitted observations on the merits (Rule 59 § 1).
THE FACTS
5. The applicant, Mrs E. V. T., is a Russian national who was born in 1934 and lives in Krasnodar.
I. THE CIRCUMSTANCES OF THE CASE
A. Housing disputes
6. The applicant sued her relative, Mr T., claiming sole ownership of a house. By a judgment of 1 March 2001 the Pervomayskiy District Court of Krasnodar granted her claims. No appeal was lodged.
7. Subsequently, the applicant sued Mr T. and the Krasnodar Town Council, seeking annulment of their title to the ramshackle buildings adjacent to the house.
8. On 18 June 2003 the Justice of the Peace in the 64th Circuit of the Tsentralniy District of Krasnodar granted her claims. No appeal was lodged.
9. In 2004 Mr T. applied for supervisory review of the judgments of 1 March 2001 and 18 June 2003.
10. On 12 February 2004 the Presidium of the Krasnodar Regional Court quashed the judgment of 18 June 2003 because the Justice of the Peace had misapplied the domestic law. Having re-examined the case, the Presidium issued a new judgment, rejecting the applicant’s claims.
11. On the same date in the other case the Presidium also set aside the judgment of 1 March 2001 on account of procedural defects. In the Presidium’s view, the first-instance court had misinterpreted the applicant’s claim, had not supplied a legal basis for its findings, and had erroneously found that the defendant had admitted the claims. The Presidium re-examined the case and issued a new judgment rejecting the applicant’s claims.
12. Both of the Presidium’s judgments indicated that the parties had been notified of the hearing and had appeared before it.
B. The land dispute
13. On 21 July 2001 Mr T. applied for a court injunction to prevent the applicant from using a plot of land. By a default judgment of 30 October 2001, the Justice of the Peace in the 61st Circuit of the Tsentralniy District of Krasnodar granted the injunction. Upon the applicant’s request, the Justice of the Peace revoked that judgment on 3 September 2002. On 21 November 2002 the Pervomayskiy District Court, sitting on appeal, decided that the default judgment should remain in force.
14. On 10 April 2003 the Presidium of the Krasnodar Regional Court quashed the judgment of 21 November 2002 and remitted the case to the Justice of the Peace.
15. On 14 December 2004 the District Court discontinued the proceedings because the parties had repeatedly failed to attend hearings.
16. The proceedings were resumed on an unspecified date. On 11 April 2006 the District Court endorsed a friendly settlement which had been reached by the parties.
C. Other disputes
17. On 27 February 2001 the Krasnodar Regional Court took a final decision rejecting the applicant’s claims in an inheritance dispute.
18. The applicant was also an unsuccessful party to another land dispute. The final decision on that matter was taken by the Krasnodar Regional Court on 22 April 2003.
II. RELEVANT DOMESTIC LAW
19. The relevant domestic law governing the supervisory review procedure at the material time is summed up in the Court’s judgment in the case of Sobelin and Others v. Russia (no. 30672/03 et seq., §§ 33-42, 3 May 2007).
THE LAW
I. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 6 § 1 OF THE CONVENTION AND OF ARTICLE 1 OF PROTOCOL No. 1 ON ACCOUNT OF SUPERVISORY REVIEW
20. The applicant complained under Article 6 § 1 of the Convention and Article 1 of Protocol No. 1 that the judgments of 1 March 2001 and 18 June 2003 in her favour had been quashed by way of supervisory review on 12 February 2004. She also complained under Article 6 § 1 that her procedural rights had been violated in the supervisory review proceedings. In so far as relevant, these Articles read as follows:
Article 6 § 1
“In the determination of his civil rights and obligations …, everyone is entitled to a fair … hearing … by [a] … tribunal…”
Article 1 of Protocol No. 1
“Every natural or legal person is entitled to the peaceful enjoyment of his possessions. No one shall be deprived of his possessions except in the public interest and subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law.[…]”
21. The Government contested that argument. They argued that the supervisory review had been compatible with the Convention as the lower courts had made judicial errors in applying the substantive law. They also noted that the Presidium, when reversing the final judgments, in fact acted as a court of second instance.
A. Admissibility
22. The Court notes that this complaint is not manifestly ill-founded within the meaning of Article 35 § 3 of the Convention. It further notes that it is not inadmissible on any other grounds. It must therefore be declared admissible.
B. Merits
23. The Court reiterates that for the sake of legal certainty implicitly required by Article 6, final judgments should generally be left intact. They may be disturbed only to correct fundamental errors. Their review should not be treated as an appeal in disguise, and the mere possibility of there being two views on the subject is not a ground for re-examination (see Ryabykh v. Russia, no. 52854/99, §§ 51-52, ECHR 2003-IX).
24. The Court reiterates that it has frequently found violations of the principle of legal certainty and of the right to a court in the supervisory review proceedings governed by the Code of Civil Procedure of 2003 (see, among other authorities, Sobelin and Others, cited above, §§ 57-58, and Bodrov v. Russia, no. 17472/04, § 31, 12 February 2009)
25. In the present case the final judgment of 18 June 2003 was quashed on the grounds of another interpretation of substantive law, which is not in itself an exceptional circumstance warranting the quashing of a binding and enforceable judgment (see Kot v. Russia, no. 20887/03, § 29, 18 January 2007).
26. As to the quashing of the final judgment of 1 March 2001, the procedural defects that the Presidium put as a basis for the quashing cannot be considered as fundamental errors (see paragraph 11 above). Thus, these defects did not affect the defendant’s procedural rights (see, by way of contrast, Protsenko v. Russia, no. 13151/04, §§ 30-33, 31 July 2008). Indeed, the defendant was present at the hearing on 1 March 2001, had never appealed against it and only lodged an application for supervisory review in 2004. There is no other reason to consider these procedural defects fundamental errors requiring a final judgment to be reversed.
27. Therefore, the reversals of the final judgments were not justified by exceptional and compelling reasons and are in breach of the legal certainty requirement. Accordingly, there has been a violation of Article 6 § 1 of the Convention.
28. As to the alleged violation of the applicant’s procedural rights in the supervisory review proceedings, the Court considers that given the finding of a violation by the very use of supervisory review, it is unnecessary to examine this complaint (see Ryabykh v. Russia, no. 52854/99, § 59, ECHR 2003-IX).
29. The Court further observes that under the final judgments the applicant obtained title to the contested house. The judgments thus created an asset within the meaning of Article 1 of Protocol No. 1 (see Vasilopoulou v. Greece, no. 47541/99, § 22, 21 March 2002, and Malinovskiy v. Russia, no. 41302/02, § 43, ECHR 2005-VII (extracts)). The quashing of the judgments in breach of the principle of legal certainty frustrated the applicant’s reliance on the binding judicial decision and deprived her of an opportunity to receive the judicial awards she had legitimately expected to receive (see Dovguchits v. Russia, no. 2999/03, § 35, 7 June 2007). There has accordingly been a violation of Article 1 of Protocol No. 1, too.
II. OTHER ALLEGED VIOLATIONS OF THE CONVENTION
30. The applicant complains under Article 6 of the Convention that she was not notified of the hearings on 30 October 2001 and 22 April 2003 and therefore did not attend them. She also complains about the length of proceedings in the first land dispute. Finally, she complains in general terms that the courts were biased in favour of the other party and delayed the proceedings.
31. The complaints about the applicant’s absence from the hearings on 30 October 2001 and 22 April 2003 were raised for the first time only on 26 May 2004, which is later than the six months prescribed by the Convention for lodging a complaint before the Court.
32. As to the length of the land dispute, only the periods when the case was actually pending before the courts are taken into account (see, for example, Markin v. Russia (dec.), no. 59502/00, 16 September 2004). Consequently, the proceedings lasted not more than three years and six months (from 21 July to 30 October 2001, from 3 September to 21 November 2002, from 10 April 2003 to 14 December 2004, and from an unspecified date after 14 December 2004 to 11 April 2006) at three levels of jurisdiction. Assessing the reasonableness of the length, the Court takes into account the complexity of the case, the conduct of the applicant and of the relevant authorities and what was at stake for the applicant in the dispute (see, among many other authorities, Frydlender v. France [GC], no. 30979/96, § 43, ECHR 2000-VII). The dispute at issue was somewhat complex. The applicant repeatedly defaulted in attendance (see paragraph 15). No significant delays can be attributed solely to the State. The applicant’s right to a plot of land was at stake. Regard being had to all the circumstances of the case, the Court considers that the “reasonable time” requirement has been complied with.
33. Finally, the complaints about the courts’ bias and procrastination in other proceedings are unsubstantiated, especially taking into account the strong presumption of impartiality of judges (see, for example, Le Compte, Van Leuven and De Meyere v. Belgium, 23 June 1981, § 58, Series A no. 43).
34. Therefore the Court finds that these complaints do not disclose any appearance of a violation of the rights and freedoms set out in the Convention or its Protocols. It follows that this part of the application is manifestly ill-founded and must be declared inadmissible in accordance with Article 35 §§ 1, 3 and 4 of the Convention.
III. APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
35. Article 41 of the Convention provides:
“If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.”
A. Damage
36. The applicant claimed 30,000 euros (EUR) in respect of non-pecuniary damage.
37. The Government contested this claim.
38. As to pecuniary damage, the Court makes no award as there was no relevant claim made by the applicant.
39. As to non-pecuniary damage, the Court considers that the applicant must have suffered distress and frustration resulting from the quashing of the final and binding judgments in her favour. However, the amount claimed appears excessive. Making its assessment on an equitable basis, the Court awards the applicant EUR 3,000 in respect of non-pecuniary damage, plus any tax that may be chargeable.
B. Costs and expenses
40. The applicant made no claims under this head. Accordingly, the Court will make no award under this head.
C. Default interest
41. The Court considers it appropriate that the default interest should be based on the marginal lending rate of the European Central Bank, to which should be added three percentage points.
FOR THESE REASONS, THE COURT UNANIMOUSLY
1. Declares the complaints concerning the supervisory review proceedings admissible and the remainder of the application inadmissible;
2. Holds that there has been a violation of Article 6 of the Convention and of Article 1 of Protocol No. 1 in respect of the quashing by way of supervisory review of the final judgments in the applicant’s favour;
3. Holds that there is no need to examine the complaints under Article 6 of the Convention concerning the alleged violations of the applicant’s procedural rights in the supervisory review proceedings;
4. Holds
(a) that the respondent State is to pay the applicant, within three months from the date on which the judgment becomes final in accordance with Article 44 § 2 of the Convention, EUR 3,000 (three thousand euros), plus any tax that may be chargeable, in respect of non-pecuniary damage, to be converted into Russian roubles at the rate applicable at the date of settlement;
(b) that from the expiry of the above-mentioned three months until settlement simple interest shall be payable on the above amounts at a rate equal to the marginal lending rate of the European Central Bank during the default period plus three percentage points;
5. Dismisses the remainder of the applicant’s claim for just satisfaction.
Done in English, and notified in writing on 22 December 2009, pursuant to Rule 77 §§ 2 and 3 of the Rules of Court.
Søren Nielsen Nina Vajić
Registrar President

A chi rivolgersi e i costi dell'assistenza

Il Diritto dell'Espropriazione è una materia molto complessa e poco conosciuta, che "ingloba" parti importanti di molteplici rami del diritto. Per tutelarsi è quindi essenziale farsi assistere da un Professionista (con il quale si consiglia di concordare in anticipo i costi da sostenere, come ormai consentito dalle leggi in vigore).

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    - Con pagamento POSTICIPATO (si paga con i soldi che si ottengono dall'Amministrazione)
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Se l'espropriato è assistito da un Professionista aderente all'Associazione pagherà solo a risultato raggiunto, "con i soldi" dell'Amministrazione. Non si deve pagare se non si ottiene il risultato stabilito. Tutto ciò viene pattuito, a garanzia dell'espropriato, con un contratto scritto. è ammesso solo un rimborso spese da concordare: ad. es. 1.000 euro per il DAP (tutelarsi e opporsi senza contenzioso) o 2.000 euro per il contenzioso. Per maggiori dettagli si veda la pagina 20 del nostro Vademecum gratuito.

La data dell'ultimo controllo di validità dei testi è la seguente: 14/09/2024