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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF SALLUSTI v. ITALY

Tipologia: Sentenza
Importanza: 3
Articoli: 10
Numero: 22350/13/2019
Stato: Italia
Data: 2019-03-07 00:00:00
Organo: Sezione Prima
Testo Originale

Conclusioni: Violazione dell?Articolo 10 ? Libert? di espressione (generale) (Articolo 10-1- Libert? di espressione ) Articoli 10 10-1
Conclusion(s)

CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL?UOMO
PRIMA SEZIONE
CAUSA SALLUSTI c. ITALIA
(Ricorso n. 22350/13)
SENTENZA
STRASBURGO
7 marzo 2019
La presente sentenza diverr? definitiva alle condizioni stabilite dall?articolo 44 ? 2 della Convenzione. Pu? subire modifiche di forma.
Nella causa Sallusti c. Italia,
la Corte europea dei diritti dell?uomo (Prima Sezione), riunita in una Camera composta da:
Linos-Alexandre Sicilianos, Presidente,
Guido Raimondi,
Ale? Pejchal,
Krzysztof Wojtyczek,
Armen Harutyunyan,
Tim Eicke,
Jovan Ilievski, giudici,
e Abel Campos, cancelliere di Sezione,
dopo aver deliberato in camera di consiglio in data 12 febbraio 2019,
pronuncia la seguente sentenza, adottata in tale data:
PROCEDURA
1. All?origine della causa vi ? un ricorso (n. 22350/13) proposto contro la Repubblica italiana, con il quale in data 18 marzo 2013 un cittadino italiano, il Sig. A.S. (?il ricorrente?), ha adito la Corte ai sensi dell?articolo 34 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell?uomo e delle libert? fondamentali (“la Convenzione”).
2. Il ricorrente ? stato rappresentato dall?avvocato V. Ramella, del foro di Milano. Il Governo italiano (?il Governo?) ? stato rappresentato dal suo ex agente, Sig.ra E. Spatafora, e dal suo ex co-agente, Sig.ra P. Accardo.
3. Il ricorrente ha sostenuto che la sua condanna per diffamazione a mezzo stampa e per omesso controllo del contenuto di articoli pubblicati in un giornale da lui diretto avevano violato il suo diritto alla libert? di espressione, garantito dall?articolo 10 della Convenzione.
4. Il summenzionato ricorso ? stato comunicato al Governo in data 12 settembre 2016.
IN FATTO
5. Il ricorrente ? nato nel 1957 e vive a Carate Urio (Como).
6. I fatti oggetto della causa, cos? come esposti dalle parti, possono essere riassunti come segue.
I. LE CIRCOSTANZE DEL CASO DI SPECIE
A. La pubblicazione degli articoli
7. Il ricorrente ? un rinomato giornalista italiano. All?epoca dei fatti, e precisamente dal gennaio 2007 al 15 luglio 2008, era direttore responsabile di Libero, un quotidiano nazionale che vendeva circa 125.000 copie al giorno.
8. Il 17 febbraio 2007 uno dei principali giornali italiani, La Stampa, pubblic? un articolo riguardante la vicenda di una tredicenne che aveva abortito. L?articolo asseriva che la ragazza era stata costretta ad abortire dai genitori e da G.C., il giudice tutelare che aveva autorizzato la procedura. Il giorno stesso fu successivamente comunicato che non erano state esercitate pressioni sull?adolescente e che la stessa aveva deciso da sola di interrompere la gravidanza. Tale precisazione fu ampiamente diffusa da diverse fonti: in particolare, il 17 febbraio 2007 l?Agenzia Nazionale della Stampa (ANSA) emise diversi dispacci che chiarivano gli eventi; i telegiornali di Rai2 e Rai3 (i canali televisivi nazionali pubblici italiani) riferirono che le notizie relative alle asserite pressioni esercitate sulla adolescente erano false; i giornali Corriere della Sera e La Repubblica riportarono in modo analogo i fatti relativi al caso.
9. Il 18 febbraio 2007 furono pubblicati due articoli su Libero concernenti gli avvenimenti relativi all?adolescente. Nonostante le precisazioni diffuse il giorno prima da altri mezzi di comunicazione, entrambi gli articoli riferivano che la ragazza era stata costretta ad abortire dai genitori e da G.C.
10. Il primo articolo, scritto da una persona ignota utilizzando lo pseudonimo di ?Dreyfus?, era intitolato ?Il giudice ordina l?aborto. La legge pi? forte della vita?.
11. Era del seguente tenore:
?Una adolescente di Torino ? stata costretta dai genitori [ad abortire] (…) Un magistrato allora ha ascoltato le parti in causa e ha applicato il diritto ? il diritto! ? decretando l?aborto coattivo. (…) Lei proprio non voleva. Si divincolava. (…) Ora la piccola madre (si resta madri anche se il figlio ? morto) ? ricoverata pazza in un ospedale. Aveva gridato invano: ?Se uccidete mio figlio, mi uccido anch?io?, (…) se ci fosse la pena di morte, e se mai fosse applicabile in una circostanza, questo sarebbe il caso. Per i genitori, il ginecologo e il giudice. (…) la medicina e la magistratura sono complici [nell?aborto coattivo].?
12. Il secondo articolo, scritto dal giornalista A.M., era intitolato ?Costretta ad abortire dai genitori e dal giudice?. Le parti pertinenti recitavano:
?Una tredicenne incinta abortisce ed ? ricoverata in un centro psichiatrico (…) Dopo l?intervento la tredicenne ha accusato i familiari di averla costretta [ad abortire] (…)?
B. Il procedimento per diffamazione a carico del ricorrente
1. Il procedimento di primo grado
13. Il 27 aprile 2007 G.C. present? una denuncia-querela al Tribunale di Milano nei confronti del ricorrente e di A.M.. Furono contestati al ricorrente il reato di diffamazione, aggravato in quanto il reato consisteva nell?attribuzione di un fatto determinato (articolo 595, commi 1 e 2, del codice penale), e di omesso controllo, in qualit? di direttore responsabile del giornale, di quanto era stato pubblicato (articolo 57 del codice penale).
14. Con sentenza del 26 gennaio 2009, depositata nella pertinente cancelleria in data 20 marzo 2009, il Tribunale dichiar? il ricorrente colpevole di omesso controllo, in ordine all?articolo redatto da A.M., e di diffamazione aggravata in quanto, essendo il direttore del giornale, era responsabile dell?articolo pubblicato con lo pseudonimo di ?Dreyfus?. Il ricorrente fu condannato al pagamento di una multa di 5.000 euro (EUR), di un risarcimento liquidato in EUR 10.000 e delle spese liquidate in EUR 2.500 (in solido con A.M.), nonch? alla pubblicazione della sentenza su Libero.
15. Concluse: i) che entrambi gli articoli contenevano informazioni false e ii) che il contenuto di entrambi gli articoli aveva danneggiato gravemente la reputazione della vittima, eccedendo chiaramente i limiti del diritto del ricorrente di comunicare liberamente informazioni.
2. Il procedimento di appello
16. Il ricorrente propose appello.
17. Con sentenza del 17 giugno 2011, depositata nella pertinente cancelleria in data 24 giugno 2011, la Corte di appello di Milano riform? parzialmente la sentenza di primo grado. Sottoline? che gli articoli in questione avevano riferito informazioni false, in quanto la tredicenne aveva deciso autonomamente di interrompere la gravidanza. Conseguentemente, la Corte di appello ritenne che la pena inflitta fosse eccessivamente mite, in particolare alla luce della gravit? del reato commesso e della constatazione che l?appellante era recidivo. La Corte di appello ridetermin? la pena in un anno e due mesi di reclusione e conferm? la multa di EUR 5.000. Non sospese l?esecuzione della pena e dispose che la condanna dovesse essere menzionata nel certificato del casellario giudiziale del ricorrente. In aggiunta, anche il risarcimento fu aumentato da EUR 10.000 a EUR 30.000.
3. Il ricorso per cassazione
18. Il ricorrente present? ricorso per cassazione.
19. Con sentenza del 26 settembre 2012, depositata nella pertinente cancelleria in data 23 ottobre 2012, la Corte di Cassazione conferm? le conclusioni della Corte di appello, valutando, inter alia, la compatibilit? della condanna e della pena inflitta alla luce della giurisprudenza della Corte. In particolare, la Corte di Cassazione tent? di giustificare l?irrogazione di una pena detentiva, sostenendo che il caso presentava circostanze eccezionali. In particolare, l?irrogazione della pena detentiva era stata giustificata da una serie di fattori concorrenti, quali la sussistenza della circostanza aggravante della ?attribuzione di un fatto determinato?; la personalit? del ricorrente, i suoi precedenti penali (in quanto il ricorrente era recidivo) e il fatto che la pubblicazione di informazioni false aveva leso la reputazione di G.C., un magistrato.
20. Con ordinanza del 30 novembre 2012, depositata in pari data nella pertinente cancelleria, il Tribunale di Sorveglianza di Milano dispose che il ricorrente espiasse la pena agli arresti domiciliari, in quanto non sussisteva il pericolo di fuga.
21. In data imprecisata, invocando l?articolo 87 comma 11 della Costituzione, il ricorrente chiese al Presidente della Repubblica italiana di commutare la pena detentiva residua in una pena pecuniaria.
22. Con provvedimento del 21 dicembre 2012 la domanda del ricorrente fu accolta e la sua pena detentiva fu commutata in una pena pecuniaria pari a EUR 15.532.
23. Nell?adottare la decisione di commutare la pena detentiva del ricorrente il Presidente condivise gli orientamenti critici espressi dalla Corte europea dei diritti dell?uomo in ordine all?irrogazione di pene detentive ai giornalisti. Espresse inoltre preoccupazione per la riforma in atto della legislazione in materia di diffamazione, che era ancora pendente a causa della difficolt? di individuare un equilibrio tra l?esigenza di attenuare il rigore sanzionatorio e la contemporanea garanzia di pi? efficaci misure risarcitorie.
24. Il ricorrente trascorse ventuno giorni agli arresti domiciliari, ovvero dal 30 novembre 2012 al 21 dicembre 2012, data in cui fu scarcerato (si vedano i paragrafi 20-22).
II. Il DIRITTO INTERNO PERTINENTE
25. L?articolo 87 della Costituzione enuncia i poteri del Presidente della Repubblica italiana. In particolare, il comma 11 prevede:
?Pu? concedere grazia e commutare le pene.?
26. L?articolo 174 del codice penale prevede:
?L?indulto o la grazia condona, in tutto o in parte, la pena inflitta, o la commuta in un?altra specie di pena stabilita dalla legge. Non estingue le pene accessorie, salvo che il decreto disponga diversamente, e neppure gli altri effetti penali della condanna.?
27. L?articolo 57 del codice penale, intitolato ?Reati commessi col mezzo della stampa periodica?, prevede:
?Salva la responsabilit? dell?autore della pubblicazione e fuori dei casi di concorso, il direttore o il vice-direttore responsabile, il quale omette di esercitare sul contenuto del periodico da lui diretto il controllo necessario ad impedire che col mezzo della pubblicazione siano commessi reati, ? punito, a titolo di colpa, se un reato ? commesso, con la pena stabilita per tale reato, diminuita in misura non eccedente un terzo.?
28. L?articolo 595 del codice penale definisce il reato di diffamazione. Le parti pertinenti di tale articolo recitano:
?Chiunque (…), comunicando con pi? persone, offende l?altrui reputazione, ? punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a EUR 1.032.
Se l?offesa consiste nell?attribuzione di un fatto determinato, la pena ? della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a EUR 2.065.
Se l?offesa ? recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicit?, ovvero in un atto pubblico, la pena ? della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a EUR 516.
Se l?offesa ? recata a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, o ad una sua rappresentanza, (…) le pene sono aumentate.?
29. L?articolo 13 della Legge 8 febbraio 1948 n. 47 (in prosieguo ?Disposizioni sulla stampa?), pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 43 del 20 febbraio 1948, per quanto pertinente, recita:
?Nel caso di diffamazione commessa col mezzo della stampa, consistente nell?attribuzione di un fatto determinato, si applica la pena della reclusione da uno a sei anni e quella della multa (…).?
30. Nelle sue osservazioni il Governo ha sottolineato che una riforma delle disposizioni di legge in materia di diffamazione (Disegno di legge n. 925) era attualmente in fase di revisione per una seconda lettura da parte della Commissione Permanente Giustizia del Senato. Tra le altre cose, il disegno di legge propone di abolire la pena della reclusione per il reato di diffamazione e di sostituirla con una pena pecuniaria.
III. DOCUMENTI DEL CONSIGLIO D?EUROPA
31. In data 24 gennaio 2013 l?Assemblea parlamentare del Consiglio d?Europa adott? la Risoluzione 1920 (2013) intitolata ?Lo stato della libert? dei mezzi di informazione in Europa?. In tale documento, con riferimento alla pena di quattordici mesi di reclusione inflitta al ricorrente, l?Assemblea chiese alla Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto (in prosieguo ?la Commissione di Venezia?) di redigere un parere sulla questione della compatibilit? della legislazione italiana in materia di diffamazione con l?articolo 10 della Convenzione.
32. In data 9 novembre 2013 la Commissione di Venezia, mediante il Parere n. 715/2013 (?Parere sulla legislazione italiana in materia di diffamazione?) osserv? che era in corso una riforma della legislazione in materia di diffamazione (si veda il paragrafo 30 supra): le modifiche proposte prevedevano, inter alia, la limitazione del ricorso a disposizioni penali, l?abolizione della reclusione quale possibile pena e un importo massimo per le sanzioni pecuniarie, che mancava nell?articolo 595 commi 3 e 4 del codice penale (abrogato dal Disegno di legge). La Commissione di Venezia era dell?opinione che [le sanzioni pecuniarie di importo elevato costituissero ?una minaccia avente un effetto dissuasivo quasi pari alla reclusione?] ma ricord? anche che ci? doveva essere considerato ?un notevole miglioramento, in conformit? agli inviti del Consiglio d?Europa a sanzioni pi? miti per il reato di diffamazione?.
33. La Commissione di Venezia, tuttavia, bench? soddisfatta delle modifiche proposte, osserv? che il disegno di legge, presentato nel 2013, era ancora prendente dinanzi alla Commissione Permanente Giustizia del Senato.
IN DIRITTO
I. SULLA DEDOTTA VIOLAZIONE DELL?ARTICOLO 10 DELLA CONVENZIONE
34. Il ricorrente ha sostenuto che la sua condanna per diffamazione a mezzo stampa e per omesso controllo sul contenuto dell?articolo diffamatorio aveva violato l?articolo 10 della Convenzione, il quale recita:
?1. Ogni persona ha diritto alla libert? d?espressione. Tale diritto include la libert? d?opinione e la libert? di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorit? pubbliche e senza limiti di frontiera.
2. L?esercizio di queste libert?, poich? comporta doveri e responsabilit?, pu? essere sottoposto alle formalit?, condizioni, restrizioni o sanzioni che sono previste dalla legge e che costituiscono misure necessarie, in una societ? democratica, ala sicurezza nazionale, all?integrit? territoriale o alla pubblica sicurezza, alla difesa dell?ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute o della morale, alla protezione della reputazione o dei diritti altrui, per impedire la divulgazione di informazioni riservate o per garantire l?autorit? e l?imparzialit? del potere giudiziario.?
A. Sulla ricevibilit?
35. La Corte osserva che il ricorso non ? manifestamente infondato ai sensi dell?articolo 35 ? 3, lettera a) della Convenzione e rileva inoltre non incorre in altri motivi di irricevibilit?. Deve pertanto essere dichiarato ricevibile.
B. Sul merito
1. Osservazioni delle parti
a) Il ricorrente
36. Il ricorrente ha contestato la sua condanna per diffamazione. Ha affermato di essere stato condannato soltanto perch? il Pubblico ministero non aveva svolto una appropriata indagine finalizzata a identificare l?autore dell?articolo anonimo. Il ricorrente ha sostenuto che la condanna del direttore responsabile di un giornale aveva avuto l?effetto negativo di impedire la pubblicazione di notizie di interesse pubblico. Il ricorrente ha inoltre sostenuto che ?il giorno in cui era stato pubblicato l?articolo egli era assente e non sapeva nulla dell?articolo contestato?.
37. Passando alla proporzionalit? del reato commesso alla sanzione inflitta, il ricorrente ha osservato quanto segue.
38. Ha sostenuto innanzitutto che i tribunali interni non avevano adottato un approccio omogeneo in ordine al tipo di sanzione da infliggere: in particolare, il tribunale di primo grado non aveva ritenuto ?necessaria? la detenzione, considerando che l?irrogazione di una pena pecuniaria fosse appropriata e sufficiente; in secondo luogo, il ricorrente ha sostenuto che l?assenza di responsabilit? soggettiva, poich? il reato era stato commesso da un?altra persona, non poteva giustificare la ?crudelt?? della sanzione.
39. Il ricorrente ha inoltre sostenuto che la sanzione inflittagli aveva danneggiato gravemente la sua carriera. Il procedimento a suo carico aveva provocato la sua sospensione dall?esercizio della professione di giornalista per tre mesi. Era stato inoltre costretto a rassegnare le dimissioni dall?incarico di direttore responsabile di un altro giornale, Il Giornale, e, complessivamente, la sua capacit? professionale era stata inevitabilmente danneggiata.
40. Il ricorrente ha inoltre affermato di aver avuto problemi di salute in conseguenza della condanna.
41. Il ricorrente ha infine ribadito le motivazioni addotte dal Presidente della Repubblica italiana, che aveva adottato la decisione di commutare la sua pena detentiva in una sanzione pecuniaria (si vedano i paragrafi 21-23 supra).
b) Il Governo
42. Il Governo ha sostenuto che gli articoli in questione erano chiaramente diffamatori in quanto, oltre a riferire informazioni false, erano finalizzati principalmente a ?offuscare e ledere la reputazione delle persone coinvolte nei fatti oggetto della causa?.
43. Il Governo ha inoltre sostenuto che il diritto alla libert? di espressione e a comunicare informazioni invocato dal ricorrente aveva violato il diritto alla protezione della reputazione altrui in quanto il ricorrente non si era limitato a ledere la reputazione di G.C., bens? aveva soprattutto, violato il diritto alla vita privata di una tredicenne la quale ?in un drammatico momento della sua adolescenza aveva chiesto l?intervento di un giudice?, nonch? di tutte le persone coinvolte.
44. Passando alla responsabilit? del ricorrente, il Governo, dopo aver sottolineato che quale direttore responsabile egli era pienamente responsabile del contenuto dell?articolo pubblicato utilizzando uno pseudonimo, ha ribadito le motivazioni addotte dai tribunali interni, in particolare dalla Corte di Cassazione, nell?infliggere al ricorrente la pena detentiva (si veda il paragrafo 19 supra).
45. In conclusione, il Governo, invocando quanto gi? dichiarato in precedenza dalla Corte nella causa Fatullayev c. Azerbaigian, (n. 40984/07, ? 95, 22 aprile 2010), ha affermato che il ricorrente non poteva invocare le salvaguardie concesse ai giornalisti dall?articolo 10, in quanto non aveva agito in buona fede e, fatto ancora pi? grave, aveva fornito informazioni inattendibili e false. Alla luce delle osservazioni di cui sopra, il Governo ritiene che l?inflizione della pena della detenzione fosse stata proporzionata.
2. La valutazione della Corte
a) Sulla questione di sapere se vi fosse stata un?ingerenza
46. Le parti con contestano che la condanna del ricorrente costituisse un?ingerenza nel suo diritto alla libert? di espressione di cui all?articolo 10 ? 1 della Convenzione.
47. Deve pertanto essere determinato se essa fosse ?prevista dalla legge?, se perseguisse uno o pi? fini legittimi esposti in tale paragrafo e se fosse ?necessaria in una societ? democratica? per conseguire il fine o i fini pertinenti (si veda Peruzzi c. Italia, n. 39294/09, ? 42, 30 giugno 2015, e i precedenti ivi citati).
b) Sulla questione di sapere se l?ingerenza fosse giustificata: ?prevista dalla legge? e ?fine legittimo?
48. Le parti convengono analogamente che l?ingerenza fosse prescritta dalla legge, ovvero dagli articoli 57 e 595 del codice penale e dall?articolo 13 delle Disposizioni sulla stampa (si vedano i paragrafi 26-28 supra).
49. Passando alla legittimit? del fine perseguito, non spetta alla Corte valutare se la condanna del ricorrente perseguisse il fine legittimo di proteggere la magistratura, in quanto la Corte pu? accettare che l?ingerenza perseguiva in ogni caso il fine legittimo di proteggere la reputazione e i diritti di altri, ovvero della tredicenne e dei suoi genitori nonch? di G.C. (si veda Belpietro c. Italia, n. 43612/10, ?? 45, 24 settembre 2013).
50. La posizione delle parti diverge sulla questione di sapere se l?ingerenza in questione fosse stata ?necessaria in una societ? democratica? e proporzionata alla sanzione inflitta. La Corte deve pertanto determinare se tale requisito, enunciato nel secondo paragrafo dell?articolo 10, sia stato soddisfatto nel caso di specie.
c) ?Necessaria in una societ? democratica?
i) Principi generali
51. I principi generali relativi alla necessit? di un?ingerenza nella libert? di espressione sono riassunti nelle cause Morice c. Francia [GC], n. 29369/10, ?? 124-139, CEDU 2015 e Belpietro (sopra citata, ?? 47-54).
52. In particolare, la Corte sottolinea che il criterio della ?necessit? in una societ? democratica? esige che essa determini se l?ingerenza lamentata corrispondesse a una ?pressante esigenza sociale?, se i motivi addotti dalle autorit? nazionali per giustificare l?ingerenza fossero ?pertinenti e sufficienti? e se la sanzione inflitta fosse ?proporzionata al fine legittimo perseguito? (si veda Belpietro, sopra citata, ?? 49-50).
ii) Sull?applicazione dei summenzionati principi al caso di specie
53. Nel caso di specie i tribunali nazionali hanno ritenuto che il contenuto degli articoli avesse dato al pubblico informazioni sbagliate, avendo fornito informazioni false nonostante le rettifiche divulgate il giorno prima della loro pubblicazione. Inoltre, secondo la Corte, il ricorrente aveva infangato gravemente l?onore di G.C. e il suo diritto alla vita privata, nonch? quello di tutte le persone coinvolte.
54. La Corte non vede motivo per discostarsi dalle conclusioni di cui sopra.
55. In particolare, non pu? considerare arbitraria o manifestamente errata la valutazione compiuta dalle autorit? nazionali, secondo cui gli articoli pubblicati dal ricorrente avevano attribuito a G.C. un comportamento che implicava un abuso dei suoi poteri ufficiali. La Corte osserva inoltre che il caso concerneva una minore e conteneva anche dichiarazioni diffamatorie nei confronti dei suoi genitori e dei medici.
56. In aggiunta, la Corte concorda con il Governo sul fatto che il ricorrente non aveva osservato l?etica del giornalismo, riferendo informazioni false senza controllarne prima la veridicit?.
57. La Corte sottolinea inoltre, come ha ritenuto in precedenza (si veda Belpietro, sopra citata, ?? 58-59), che il direttore di un giornale non pu? essere dispensato dall?obbligo di esercitare un controllo sugli articoli pubblicati da esso ed ? responsabile del loro contenuto.
58. Alla luce delle considerazioni di cui sopra, e visto il margine di apprezzamento lasciato agli Stati contraenti in tale materia, la Corte ritiene che le autorit? interne avessero il diritto di considerare necessario limitare l?esercizio del diritto del ricorrente alla libert? di espressione e che conseguentemente la sua condanna per diffamazione e omesso controllo soddisfaceva una ?pressante esigenza sociale?. Ci? che rimane da determinare ? se l?ingerenza in questione fosse proporzionata al fine legittimo perseguito, alla luce delle sanzioni inflitte.
59. Bench? l?irrogazione delle pene sia in linea di principio una materia di competenza dei tribunali nazionali, la Corte ritiene che l?irrogazione di una pena detentiva, ancorch? sospesa, per un reato connesso ai mezzi di comunicazione, possa essere compatibile con la libert? di espressione dei giornalisti garantita dall?articolo 10 della Convenzione soltanto in circostanze eccezionali, segnatamente qualora siano stati lesi gravemente altri diritti fondamentali, come, per esempio, in caso di discorsi di odio o di istigazione alla violenza (si veda, Cump?n? e Maz?re c. Romania, [GC], n. 33348/96, ? 115, CEDU 2004-XI). A tale riguardo, la Corte rileva le recenti iniziative legislative da parte delle autorit? italiane finalizzate, in linea con le recenti pronunce della Corte contro l?Italia, a limitare il ricorso a sanzioni penali per il reato di diffamazione, e a introdurre un?importante misura positiva, ovvero l?abolizione della pena della reclusione per il reato di diffamazione (si veda il paragrafo 29).
60. Nel caso di specie, diversamente da quanto avvenuto nelle cause Belpietro e Ricci (Ricci c. Italia, n. 30210/06, ?? 59-61, 8 ottobre 2013), il ricorrente, oltre a essere stato condannato a pagare un risarcimento al magistrato interessato, ha effettivamente trascorso ventuno giorni agli arresti domiciliari prima dell?intervento del Presidente della Repubblica italiana (si vedano i paragrafi 21-24 supra).
61. A tale riguardo pu? essere pertinente rilevare che in due cause simili (si vedano Belpietro, sopra citata, ?? 61-63, e Ricci, sopra citata, ?? 59-61) l?irrogazione di una pena detentiva (ancorch? sospesa) ha condotto la Corte a constatare la violazione dell?articolo 10. In particolare, nella causa Belpietro, il ricorrente, che era all?epoca direttore responsabile del quotidiano Il Giornale, era stato accusato di diffamazione per aver omesso di esercitare il necessario controllo su un articolo pubblicato sul quotidiano da un?altra persona. In tale occasione la Corte ha ritenuto che una pena detentiva potesse essere giustificata qualora sussistessero circostanze eccezionali, che in tale causa non sussistevano in quanto la stessa riguardava l?assenza di controllo in relazione alla diffamazione.
62. La Corte ritiene che, date le circostanze del caso di specie, l?inflizione di una pena detentiva non fosse giustificata. Tale sanzione, per sua stessa natura, ha inevitabilmente un effetto dissuasivo (si veda, mutatis mutandis, Kapsis e Danikas c. Grecia, n. 52137/12, ? 40, 19 gennaio 2017). Il fatto che la pena detentiva del ricorrente sia stata sospesa non modifica tale conclusione, in quanto la singola commutazione di una pena detentiva in una sanzione pecuniaria ? una misura soggetta al potere discrezionale del Presidente della Repubblica italiana. Inoltre, mentre tale atto di clemenza esime i condannati dall?espiazione della pena, esso non estingue gli effetti penali della loro condanna (si veda il paragrafo 26 supra; si vedano altres? Cump?n? e Maz?re c. Romania, sopra citata, ? 116, e Marchenko c. Ucraina, n. 4063/04, ? 52, 19 febbraio 2009).
63. Le considerazioni di cui sopra sono sufficienti a permettere alla Corte di concludere che la sanzione penale inflitta al ricorrente ? stata per natura e severit? manifestamente sproporzionata al fine legittimo invocato.
64. La Corte conclude che nel caso di specie i tribunali interni hanno ecceduto quella che avrebbe costituito una ?necessaria? restrizione della libert? di espressione del ricorrente. L?ingerenza non era pertanto ?necessaria in una societ? democratica?.
65. Vi ? conseguentemente stata violazione dell?articolo 10 della Convenzione.
II. SULL?APPLICAZIONE DELL?ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
66. L?articolo 41 della Convenzione prevede:
?Se la Corte dichiara che vi ? stata violazione della Convenzione o dei suoi Protocolli, e se il diritto interno dell?Alta Parte contraente non permette se non in modo imperfetto di rimuovere le conseguenze di tale violazione, la Corte accorda, se del caso, un?equa soddisfazione alla parte lesa.?
A. Danno
67. Il ricorrente ha chiesto EUR 100.000 per il danno patrimoniale e non patrimoniale.
68. Il Governo ha contestato tale richiesta. Ha ribadito che ?non vi era alcuna possibilit?? per la richiesta del ricorrente in quanto egli aveva violato gravemente i diritti fondamentali di una minore, dei suoi genitori e di G.C.
69. La Corte rigetta la domanda del ricorrente relativa al danno patrimoniale perch? non provata, in quanto egli non ha prodotto alcuna informazione pertinente. D?altra parte, in considerazione del fatto che il ricorrente deve aver patito angoscia e sofferenze a causa dei fatti che hanno condotto alla constatazione della violazione dell?articolo 10 della Convenzione, la Corte gli accorda la somma di EUR 12.000 a titolo di danno non patrimoniale.
B. Spese
70. Il ricorrente ha inoltre chiesto EUR 14.591,20 per le spese sostenute dinanzi alla Corte.
71. Il Governo non ha commentato la richiesta del ricorrente.
72. Secondo la giurisprudenza della Corte un ricorrente ha diritto al rimborso delle spese soltanto nella misura in cui ne siano dimostrate la realt? e la necessit?, e il loro importo sia ragionevole. Nel caso di specie, visti i documenti di cui ? in possesso e i summenzionati criteri, la Corte ritiene ragionevole accordare la somma di EUR 5.000 per il procedimento dinanzi alla Corte.
C. Interessi moratori
73. La Corte ritiene appropriato basare il tasso degli interessi moratori sul tasso di interesse delle operazioni di rifinanziamento marginale della Banca centrale europea, maggiorato di tre punti percentuali.
PER QUESTI MOTIVI, LA CORTE, ALL?UNANIMIT?,
1. Dichiara il ricorso ricevibile;
2. Ritiene che vi sia stata violazione dell?articolo 10 della Convenzione;
3. Ritiene,
a. che lo Stato convenuto debba versare al ricorrente, entro tre mesi a decorrere dalla data in cui la sentenza diverr? definitiva in conformit? all?articolo 44 ? 2 della Convenzione, le seguenti somme:
i. EUR 12.000 (dodicimila euro), oltre l?importo eventualmente dovuto a titolo di imposta, per il danno non patrimoniale;
ii. EUR 5.000 (cinquemila euro), oltre l?importo eventualmente dovuto dal ricorrente a titolo di imposta, per le spese;
b. che a decorrere dalla scadenza di detto termine e fino al versamento, tali importi dovranno essere maggiorati di un interesse semplice a un tasso equivalente a quello delle operazioni di rifinanziamento marginale della Banca centrale europea applicabile durante quel periodo, maggiorato di tre punti percentuali;
4. Rigetta la domanda di equa soddisfazione del ricorrente per il resto.
Fatta in inglese, poi notificata per iscritto in data 7 marzo 2019, in applicazione dell?articolo 77 ?? 2 e 3 del Regolamento della Corte.
Linos-Alexandre Sicilianos
Presidente
Abel Campos
Cancelliere

Testo Tradotto

Conclusions: Violation of Article 10 – Freedom of expression-{general} (Article 10-1 -Freedom of expression)

FIRST SECTION

CASE OF SALLUSTI v. ITALY

(Application no. 22350/13)

JUDGMENT

STRASBOURG

7 March 2019

This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 ? 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Sallusti v. Italy,
The European Court of Human Rights (First Section), sitting as a Chamber composed of:
Linos-Alexandre Sicilianos, President,
Guido Raimondi,
Ale? Pejchal,
Krzysztof Wojtyczek,
Armen Harutyunyan,
Tim Eicke,
Jovan Ilievski, judges,
and Abel Campos, Section Registrar,
Having deliberated in private on 12 February 2019,
Delivers the following judgment, which was adopted on that date:
PROCEDURE
1. The case originated in an application (no. 22350/13) against the Italian Republic lodged with the Court under Article 34 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (?the Convention?) by an Italian national, Mr A.S. (?the applicant?), on 18 March 2013.
2. The applicant was represented by Mrs V. Ramella, a lawyer practising in Milan. The Italian Government (?the Government?) were represented by their former Agent, Ms E. Spatafora, and their former co-Agent, Ms P. Accardo.
3. The applicant alleged that his conviction for defamation through the press and for failure to exercise control over the content of articles published in a newspaper headed by him had breached his right to freedom of expression, as guaranteed by Article 10 of the Convention.
4. On 12 September 2016 the above complaint was communicated to the Government.
THE FACTS
5. The applicant was born in 1957 and lives in Carate Urio (Como).
6. The facts of the case, as submitted by the parties, may be summarised as follows.
I. THE CIRCUMSTANCES OF THE CASE
A. Publication of the articles
7. The applicant is a well-known Italian journalist. At the material time, specifically from January 2007 until 15 July 2008, he was the editor-in-chief of Libero, a national daily newspaper that sold around 125,000 copies per day.
8. On 17 February 2007 one of the main Italian newspapers, La Stampa, published an article covering the story of a thirteen-year old girl who had undergone an abortion. The article suggested that the girl had been forced to undergo the abortion by her parents and G.C., the guardianship judge (giudice tutelare) who had authorised the procedure. Later that day it was reported that there had been no pressure placed on the teenager, and that she had decided alone to terminate the pregnancy. This clarification was widely disseminated by different sources: in particular, the National Press Agency (ANSA) issued a number of press releases on 17 February 2007 clarifying the events; the television news bulletins broadcast by Rai2 and Rai3 (Italy?s public national television channels) reported that the news concerning the alleged pressure on the teenager was false; the newspapers Corriere della Sera and La Repubblica reported the facts of the case in the same vein.
9. On 18 February 2007 two articles were published in Libero concerning the events involving the teenager. Despite the clarification disseminated the previous day by other media, both articles reported that the girl had been forced to undergo an abortion by her parents and G.C.
10. The first article, written by an unknown person under the pseudonym ?Dreyfus?, was entitled ?Judge orders abortion. The law is stronger than life? (Il giudice ordina l?aborto. La legge pi? forte della vita).
11. It was worded as follows:
?A teenager from Turin has been forced by her parents to [have an abortion] … the magistrate has heard the parties and has applied the law ? the law! ? ordering the compulsory abortion … she did not want. She struggled … [N]ow the young mother (you are still considered as a mother even if your son died) is hospitalised as mentally ill. She had screamed in vain ?if you kill my son, I will commit suicide? … if there were the death penalty, and if [it were ever] applicable, this would have been the case, [f]or the parents, the gynaecologist and [G.C.] … the medicine and the judiciary are accomplices in the [coercive abortion]?.
12. The second article, written by the journalist A.M., was entitled ?Forced to abort by her parents and the judge? (Costretta ad abortire dai genitori e dal giudice). The relevant parts read as follows:
?Pregnant [girl] at the early age of thirteen undergoes abortion and is hospitalised in a psychiatric centre …) After the abortion [the thirteen-year old girl] accused her family of forcing her to [have an abortion]…?
B. Defamation proceedings brought against the applicant
1. First-instance proceedings
13. On 27 April 2007 G.C. filed a criminal complaint against the applicant and A.M. with the Milan District Court. The applicant was charged with defamation, aggravated by the fact that the offence consisted of imputing a specific fact (Article 595 ?? 1 and 2 of the Criminal Code), and failure of newspaper?s editor-in-chief to control what had been published ? omesso controllo (Article 57 of the Criminal Code).
14. In a judgment of 26 January 2009, filed in the relevant registry on 20 March 2009, the District Court found the applicant guilty of omesso controllo, as far as the article drafted by A. M. was concerned, and of aggravated defamation since, as head of the newspaper, he was responsible for the article published under the pseudonym ?Dreyfus?. The applicant was ordered to pay a fine of 5,000 euros (EUR), damages in the sum of EUR 10.000 and costs in the sum of EUR 2,500 (to be paid jointly with A.M.), with publication of the judgment in Libero.
15. It concluded: (i) that both articles contained false information, and (ii) that the content of both articles had severely damaged the reputation of the victim, clearly overstepping the boundaries of the applicant?s right to freely impart information.
2. Appeal proceedings
16. The applicant lodged an appeal.
17. In its judgment of 17 June 2011, filed in the relevant registry on 24 June 2011, the Milan Court of Appeal quashed the first-instance judgment in part. It pointed out that the articles at issue had reported false information, since the thirteen-year old girl had decided alone to terminate the pregnancy. Accordingly, the Court of Appeal found that the penalty imposed was too lenient, particularly in the light of the seriousness of the offence committed, and a finding that the applicant was a recidivist. The Court of Appeal thus increased the penalty to one year and two months? imprisonment, and upheld the fine of EUR 5,000. The Court of Appeal did not suspend the enforcement of the penalty and decided to record the conviction on the applicant?s criminal record. In addition, the damages were also increased from EUR 10,000 to EUR 30,000.
3. Appeal on points of law
18. The applicant appealed on points of law.
19. In a judgment of 26 September 2012, deposited in the relevant registry on 23 October 2012, the Court of Cassation upheld the Court of Appeal?s findings, assessing, inter alia, the compatibility of the conviction and the sentence imposed in the light of the case-law of the Court. In particular, the Court of Cassation sought to justify the imposition of a custodial sentence by arguing that there were exceptional circumstances in the case. In particular, the imposition of the detention measure had been justified by a set of concurrent factors, such as the existence of the aggravating circumstance of ?imputing a specific fact?; the applicant?s personality, his criminal record (the applicant being a recidivist) and the fact that the publication of false information had undermined the reputation of G.C., a member of the judiciary.
20. By a decision of 30 November 2012, filed in the relevant registry on the same date, the Milan Court responsible for the execution of sentences (Tribunale di Sorveglianza di Milano) ordered the applicant to serve his sentence under house arrest (pericolo di fuga), on the grounds that there was no risk that he might abscond.
21. On an unspecified date, relying on Article 87 ? 11 of the Constitution, the applicant filed a request with the President of the Italian Republic to convert the remainder of the detention period into a fine.
22. By a decree of 21 December 2012 the applicant?s request was granted and his sentence was commuted into the payment of a EUR 15,532 fine.
23. In his decision to commute the applicant?s penalty, the President relied on the criticism expressed by the European Court of Human Rights with respect to the imposition of custodial sentences on journalists. He also expressed his concerns about the ongoing review of the legislation on defamation, which was on hold owing to difficulties in striking a balance between the need to set out more lenient sanctions while at the same time ensuring more effective redress measures.
24. The applicant spent twenty-one days under house arrest, starting 30 November 2012 until 21 December 2012, when he was released (see paragraphs 20-22).
II. RELEVANT DOMESTIC LAW
25. Article 87 of the Constitution sets out the powers of the President of the Italian Republic. In particular, paragraph 11 provides:
?The President may grant pardons and commute punishments.?
26. Article 174 of the Criminal Code provides:
?The pardon or grace condones, in whole or in part, the penalty imposed, or commutes it into another penalty established by law. It does not extinguish the accessory penalties nor, unless the decree states otherwise, the other penal effects of the sentence?.
27. Article 57 of the Criminal Code, entitled ?Offences committed by means of the press?, provides:
?Without prejudice to the liability of the author of the publication and unless complicity is involved, any editor-in-chief or deputy editor who fails to exercise, vis-?-vis the content of his periodical, the control required to prevent offences being committed by means of the publication shall be punished for negligence if an offence is committed, with the penalty for this offence reduced by a maximum of one-third.?
28. Article 595 of the Criminal Code defines the offence of defamation. The relevant parts of that Article read as follows:
?(1) Anyone who …, in communicating with more than one person, damages the reputation of another, shall be punished by one year?s imprisonment or by a fine of up to EUR 1,032.
(2) Defamation which consists in imputing a specific fact shall be punishable by up to two years? imprisonment or by a fine of up to EUR 2,065.
(3) Defamation which is disseminated by the press or any other form of publicity, or in a public document, shall be punishable by imprisonment of between six months and three years or by a fine of at least EUR 516.
(4) In the event of defamation against a member of a political, administrative or judicial authority, or one of its representations … the sentences shall be increased.?
29. Section 13 of Law no. 47 of 8 February 1948 (hereinafter ?the Press Act?), published in Law Gazette no. 43 of 20 February 1948, as far as relevant, reads as follows:
?If the offence of defamation is committed through the press and consists in attributing a specific fact, the author shall be liable to imprisonment of [between] one and … six years and a fine …?
30. In their observations the Government pointed out that a defamation reform bill (Draft Bill no. 925) was currently under revision for a second reading before the Senate Standing Committee on Justice. Among other things, the draft proposes the removal of imprisonment as a sanction for defamation, and its replacement by a fine.
III. COUNCIL OF EUROPE DOCUMENTS
31. On 24 January 2013 the Parliamentary Assembly of the Council of Europe adopted Resolution 1920 (2013) entitled ?The state of media freedom in Europe?. In this document, referring to the fourteen-month prison sentence imposed on the applicant, the Assembly asked the European Commission for Democracy through Law (hereinafter ?the Venice Commission?) to prepare an opinion on whether the Italian laws on defamation were in line with Article 10 of the Convention.
32. On 9 November 2013 the Venice Commission, in Opinion no. 715/2013 (?Opinion on the Legislation on Defamation of Italy?) observed that a reform of the legislation on defamation was ongoing (see paragraph 30 above): the amendments proposed envisaged, inter alia, limitation of the use of criminal provisions, abolition of imprisonment as a possible penalty and an upper limit for fines, lacking in Article 595 ?? 3 and 4 of the Criminal Code (repealed by the Bill). The Venice Commission was of the opinion that [high fines posed ?a threat with almost as much chilling effect as imprisonment?] but also recalled that this was to be regarded as ?a remarkable improvement, in accordance with the Council of Europe calls for lighter sanctions for defamation?.
33. The Venice Commission, however, albeit satisfied with the amendments proposed, observed that the Bill, presented in 2013, was still pending before the Senate Standing Committee on Justice.
THE LAW
I. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 10 OF THE CONVENTION
34. The applicant argued that his conviction for defamation through the press (diffamazione a mezzo stampa) and for failure to exercise control over the content of the publication (omesso controllo sul contenuto dell?articolo diffamatorio) had breached Article 10 of the Convention, which reads as follows:
?1. Everyone has the right to freedom of expression. This right shall include freedom to hold opinions and to receive and impart information and ideas without interference by public authority and regardless of frontiers.
2. The exercise of these freedoms, since it carries with it duties and responsibilities, may be subject to such formalities, conditions, restrictions or penalties as are prescribed by law and are necessary in a democratic society, in the interests of national security, territorial integrity or public safety, for the prevention of disorder or crime, for the protection of health or morals, for the protection of the reputation or rights of others, for preventing the disclosure of information received in confidence, or for maintaining the authority and impartiality of the judiciary.?
A. Admissibility
35. The Court notes that the application is not manifestly ill-founded within the meaning of Article 35 ? 3 (a) of the Convention. It further notes that it is not inadmissible on any other grounds. It must therefore be declared admissible.
B. Merits
1. The parties? submissions
(a) The applicant
36. The applicant challenged his conviction for defamation. He submitted that he had only been convicted because of the Public Prosecutor?s failure to conduct an appropriate investigation in order to find the writer of the anonymous article. In the applicant?s view, the conviction of the editor-in-chief of a newspaper had had the negative effect of impeding the publication of news in the public interest. The applicant further submitted that ?[on] the day the article was published [he] was absent and didn?t know anything about the article contested?.
37. Turning to the proportionality between the offence committed and the sanction imposed, the applicant observed the following.
38. At the outset, he submitted that the domestic courts had not adopted a homogeneous approach with respect to the type of sanction to be imposed: in particular, the first-instance court had not found the detention ?necessary?, finding the imposition of a financial sanction appropriate and sufficient; secondly, the applicant argued that the lack of subjective responsibility, the offence having been committed by another person, could not justify the ?cruelty? of the sanction.
39. The applicant further submitted that the sanction imposed had seriously damaged his career. The proceedings instituted against him had led to him being suspended from his profession as a journalist for three months. Furthermore, he had been forced to resign from the position of editor-in-chief of another newspaper, Il Giornale, and, overall, his professional capacity had inevitably been affected.
40. The applicant also claimed he had suffered health problems as a result of his conviction.
41. Lastly, the applicant reiterated the reasons put forward by the President of the Italian Republic, who had taken the decision to commute his penalty into a fine (see paragraphs 21-23 above).
(b) The Government
42. The Government argued that the articles at issue were clearly defamatory since, in addition to reporting false information, they had been mainly intended to ?obscure and undermine the reputation of those involved in the facts of the case?.
43. The Government further argued that the right to freedom of expression and to impart information invoked by the applicant had violated the right to protection of one?s reputation in that the applicant had not only undermined G.C.?s reputation but first and foremost had violated the right to privacy of a thirteen-year old girl who ?in a dramatic time in her adolescence had sought the [intervention of a] judge?, as well as of all those involved.
44. Turning to the applicant?s liability, the Government, after pointing out that as editor-in-chief he bore full responsibility for the content of the article published under the pseudonym, reiterated the reasons put forward by the domestic courts, in particular the Court of Cassation, in imposing the custodial sentence on the applicant (see paragraph 19 above).
45. In conclusion, the Government, relying on what the Court had previously stated in Fatullayev v. Azerbaijan, (no. 40984/07, ? 95, 22 April 2010), affirmed that the applicant could not invoke the safeguards afforded by Article 10 to journalists since he had not acted in good faith and, even worse, had provided unreliable and false information. In the light of the foregoing observations, in the Government?s view, the imposition of detention had been proportionate.
2. The Court?s assessment
(a) Whether there has been an interference
46. It is not in dispute between the parties that the applicant?s conviction constituted an interference with his right to freedom of expression under Article 10 ? 1 of the Convention.
47. It should therefore be determined whether it was ?prescribed by law?, whether it pursued one or more of the legitimate aims set out in that paragraph and whether it was ?necessary in a democratic society? in order to achieve the relevant aim or aims (see Peruzzi v. Italy, no. 39294/09, ? 42, 30 June 2015, and the authorities cited therein).
(b) Whether the interference was justified: ?prescribed by law? and ?legitimate aim?
48. The parties likewise agree that the interference was prescribed by law, namely by Articles 57 and 595 of the Criminal Code and section 13 of the Press Act (see paragraphs 26-28 above).
49. Turning to the legitimacy of the aim pursued, it is not for the Court to assess whether the applicant?s conviction pursued the legitimate aim of protecting the judiciary, as the Court can accept that the interference in any case pursued the legitimate aim of protecting the reputation and rights of others, namely the thirteen-year old girl and her parents as well as those of G.C. (see Belpietro v. Italy, no. 43612/10, ?? 45, 24 September 2013).
50. The parties differed as to whether the interference in question had been ?necessary in a democratic society? and proportionate to the sanction imposed. The Court must therefore determine whether this requirement, as set forth in the second paragraph of Article 10, was satisfied in the instant case.
(c) ?Necessary in a democratic society?
(i) General principles
51. The general principles concerning the necessity of an interference with freedom of expression are summarised in the cases of Morice v. France [GC], no. 29369/10, ?? 124-139, ECHR 2015 and Belpietro (cited above, ?? 47-54).
52. In particular, the Court points out that the test of ?necessity in a democratic society? requires it to determine whether the interference complained of corresponded to a ?pressing social need?, whether the reasons adduced by the national authorities to justify the interference were ?relevant and sufficient? and whether the sanction imposed was ?proportionate to the legitimate aim pursued? (see Belpietro, cited above, ?? 49-50).
(ii) Application of the above principles to the present case
53. In the instant case the national courts found that the content of the articles had led to misinformation of the public, having given false information despite the clarifications disseminated the day prior to their publication. In addition, in the courts? view, the applicant had seriously tarnished G.C.?s honour and his right to privacy, as well as that of all those involved.
54. The Court sees no reason to depart from the above findings.
55. In particular, it cannot consider arbitrary or manifestly erroneous the assessment carried out by the national authorities, according to which the articles published by the applicant had attributed behaviour to G.C. involving a misuse of his official powers. Moreover, the Court observes that the case involved a minor and also contained defamatory statements against the parents and the doctors.
56. In addition, the Court agrees with the Government that the applicant failed to observe the ethics of journalism by reporting information without first checking its veracity.
57. Furthermore, the Court points out, as it has previously held (see Belpietro, cited above, ?? 58-59), that the head of a newspaper cannot be exempted from his duty to exercise control over the articles published therein and bears responsibility for their content.
58. In the light of the foregoing considerations, and having regard to the margin of appreciation left to the Contracting States in such matters, the Court finds that the domestic authorities were entitled to consider it necessary to restrict the exercise of the applicant?s right to freedom of expression and that his conviction for defamation and omesso controllo accordingly met a ?pressing social need?. What remains to be determined is whether the interference at issue was proportionate to the legitimate aim pursued, in view of the sanctions imposed.
59. Although sentencing is in principle a matter for the national courts, the Court considers the imposition of a custodial sentence for a media-related offence, albeit suspended, compatible with journalists? freedom of expression as guaranteed by Article 10 of the Convention can only be in exceptional circumstances, notably where other fundamental rights have been seriously impaired, as, for example, in the case of hate speech or incitement to violence (see, Cump?n? and Maz?re v. Romania, [GC], no. 33348/96, ? 115, ECHR 2004-XI). In this connection, the Court notes the recent legislative initiatives by the Italian authorities aimed, in line with the recent rulings of the Court against Italy, at limiting the use of criminal sanctions for defamation, and introducing, as a notable positive step, the removal of imprisonment as a sanction for defamation (see paragraph 29).
60. In the present case, unlike in Belpietro and Ricci (Ricci v. Italy, no. 30210/06, ?? 59-61, 8 October 2013), the applicant, in addition to being ordered to pay compensation to the magistrate concerned, actually spent twenty-one days under house arrest before the intervention of the President of the Italian Republic (see paragraphs 21-24 above).
61. In this connection, it may be relevant to note that in two similar cases (see Belpietro, cited above, ?? 61-63, and Ricci, cited above, ?? 59-61) the imposition of a custodial sentence (although suspended) led the Court to find a violation of Article 10. In particular, in Belpietro, the applicant, the then editor-in-chief of the newspaper Il Giornale, had been accused of defamation for omitting to exercise the necessary control over an article published by another person in the newspaper. On that occasion the Court held that a prison sentence could only be justified if there were exceptional circumstances, that not being the case since it concerned a lack of control in connection with defamation.
62. The Court considers that, in the circumstances of the instant case, there was no justification for the imposition of a prison sentence. Such a sanction, by its very nature, will inevitably have a chilling effect (see, mutatis mutandis, Kapsis and Danikas v. Greece, no. 52137/12, ? 40, 19 January 2017). The fact that the applicant?s prison sentence was suspended does not alter that conclusion, considering that the individual commutation of a prison sentence into a fine is a measure subject to the discretionary power of the President of the Italian Republic. Furthermore, while such an act of clemency dispenses convicted persons from having to serve their sentence, it does not expunge their conviction (see paragraph 26 above; see also Cump?n? and Maz?re v. Romania, cited above, ? 116, and Marchenko v. Ukraine, no. 4063/04, ? 52, 19 February 2009).
63. The foregoing considerations are sufficient to enable the Court to conclude that the criminal sanction imposed on the applicant was manifestly disproportionate in its nature and severity to the legitimate aim invoked.
64. The Court concludes that the domestic courts in the instant case went beyond what would have amounted to a ?necessary? restriction on the applicant?s freedom of expression. The interference was thus not ?necessary in a democratic society?.
65. Accordingly, there has been a violation of Article 10 of the Convention.
II. APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
66. Article 41 of the Convention provides:
?If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.?
A. Damage
67. The applicant claimed EUR 100,000 in respect of pecuniary and non-pecuniary damage.
68. The Government disputed this claim. They reiterated that there was ?no room? for the applicant?s request since he had seriously infringed the fundamental rights of a minor, her parents and G.C.
69. The Court rejects the applicant?s claim for pecuniary damage as unsubstantiated since he has failed to produce any relevant information. On the other hand, having regard to the fact that the applicant must have suffered anguish and distress on account of the facts leading to the finding of a violation of Article 10 of the Convention, the Court awards him EUR 12,000 in respect of non-pecuniary damage.
B. Costs and expenses
70. The applicant also claimed EUR 14,591.20 for the costs and expenses incurred before the Court.
71. The Government did not comment on the applicant?s claim.
72. According to the Court?s case-law, an applicant is entitled to the reimbursement of costs and expenses only in so far as it has been shown that these have been actually and necessarily incurred and are reasonable as to quantum. In the present case, regard being had to the documents in its possession and the above criteria, the Court considers it reasonable to award the sum of EUR 5,000 for the proceedings before the Court.
C. Default interest
73. The Court considers it appropriate that the default interest rate should be based on the marginal lending rate of the European Central Bank, to which should be added three percentage points.
FOR THESE REASONS, THE COURT, UNANIMOUSLY,
1. Declares the application admissible;

2. Holds that there has been a violation of Article 10 of the Convention;

3. Holds,
(a) that the respondent State is to pay the applicant, within three months from the date on which the judgment becomes final in accordance with Article 44 ? 2 of the Convention, the following amounts:
(i) EUR 12,000 (twelve thousand euros), plus any tax that may be chargeable, in respect of non-pecuniary damage;
(ii) EUR 5,000 (five thousand euros), plus any tax that may be chargeable to the applicant, in respect of costs and expenses;
(b) that from the expiry of the above-mentioned three months until settlement simple interest shall be payable on the above amount at a rate equal to the marginal lending rate of the European Central Bank during the default period plus three percentage points;

4. Dismisses the remainder of the applicant?s claim for just satisfaction.
Done in English, and notified in writing on 7 March 2019, pursuant to Rule 77 ?? 2 and 3 of the Rules of Court.
Abel Campos Linos-Alexandre Sicilianos
Registrar President

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La data dell'ultimo controllo di validità dei testi è la seguente: 14/09/2024