TERZA SEZIONE
CAUSA S.C. PRODCOMEXIM S.R.L. C. ROMANIA
(Richiesta n. 35877/05)
SENTENZA
STRASBOURG
27 ottobre 2009
Questa sentenza diverrà definitiva nelle circostanze esposte nell’ Articolo 44 § 2 della Convenzione. Può essere soggetta a revisione editoriale.
Nella causa di S.C. Prodcomexim S.R.L. c. la Romania,
La Corte europea dei Diritti umani (terza Sezione), riunendosi in una Camera, composta da:
Josep Casadevall, Presidente, Corneliu Bîrsan, Boštjan M. Zupanèiè, Alvina Gyulumyan, Egbert Myjer, Luis López Guerra, l’Ann Power, giudici,
e Stanley Naismith, Cancelliere di Sezione Aggiunto,
Avendo deliberato in privato il 6 ottobre 2009,
Consegna la seguente sentenza che fu adottata in quella data:
PROCEDURA
1. La causa nacque da una richiesta (n. 35877/05) contro la Romania depositata presso la Corte sotto l’Articolo 34 della Convenzione per la Protezione dei Diritti umani e delle Libertà Fondamentali (“la Convenzione”) da una società rumena, S.C. P. S.R.L. (“la società richiedente”), il 16 settembre 2005.
2. La richiedente è stata rappresentata dal Sig. G. U., il suo amministratore delegato. Il Governo rumeno (“il Governo”) è stato rappresentato dal suo Agente, il Sig. Răzvan-Horaţiu Radu.
3. Il 23 aprile 2008 il Presidente della terza Sezione decise di dare avviso della richiesta al Governo. Fu deciso anche di esaminare i meriti della richiesta allo stesso tempo della sua ammissibilità (Articolo 29 § 3).
I FATTI
I. LE CIRCOSTANZE DELLA CAUSA
4. La società richiedente una società per azioni con sede a Ploieşti.
A. Rivendicazione per danno contro il consiglio della città
5. Nel 2000 la società richiedente introdusse procedimenti contro il consiglio della città di Ariceştii Rahtivani chiedendo il pagamento da parte di quest’ultimo dell’importo di 448,586,286 vecchi lei rumeni (ROL), aggiornato in data del pagamento, per danni che sono presumibilmente il risultato di un contratto che aveva stipulato che riguardava delle riparazioni che la società richiedente doveva eseguire presso la nuova sede centrale dell’imputato. La società richiedente richiese anche al tribunale di allegare i conti dell’imputato fino a quell’ importo e di ordinare al consiglio della città di pagare gli interesse in conformità con l’Ordinanza Statale n. 9/2000 riguardo al livello legale di interesse per gli obblighi materiali.
6. Il 15 maggio 2001 l’Organo giudiziario locale di Prahova (“l’Organo giudiziario locale”) bloccò i beni finanziari del consiglio della città nella Tesoreria.
7. Il 28 agosto 2001 l’Organo giudiziario locale, con una sentenza esecutiva accolse in parte l’azione ed ordinò al consiglio di città di pagare alla società richiedente ROL 433,545,816 come pagamento dovuto e ROL 33,315,916 a riguardo dei costi dei procedimenti. La corte basò le sue costatazioni su un rapporto competente di contabilità che aveva aggiornato l’importo dovuto ed aveva calcolato anche l’interesse dovuto in conformità con l’Ordinanza Statale n. 9/2000.
8. Il 18 gennaio 2002 la Corte d’appello di Ploieşti (“la Corte d’appello”), con una decisione definitiva, accolse un ricorso da parte della società di richiedente, considerando che aveva diritto anche al rimborso delle sanzioni penali per i pagamenti in ritardo nei confronti del bilancio Statale. Completò perciò l’importo precedente con ROL 751,742,532 per danni e ROL 15,923,050 per costi di procedimento ed inoltre ordinò che l’imputato pagasse ROL 13,284,025 a riguardo dei costi dei procedimenti di ricorso.
B. L’esecuzione
9. Nel febbraio-aprile 2002 il debitore pagò, in quattro rate, ROL 433,545,816. Nel settembre 2003 pagò ROL 33,315,916. Questi erano gli importi convenuti dalla sentenza del 28 agosto 2001.
10. Il 9 aprile 2002 il Giudice di prima istanza di Ploieşti (“il Giudice di prima istanza”), in privato, acconsentì ad una confisca richiesta dall’ufficiale giudiziario, su richiesta della società di richiedente a riguardo dei beni del consiglio della città e dichiarò che le due sentenze avrebbero potuto essere eseguite, poiché il debitore non aveva eseguito volontariamente il suo obbligo. Un ricorso col consiglio di città fu respinto il 14 giugno 2002 dall’Organo giudiziario locale che sostenne che il ricorso del debitore era un tentativo di indugiare e rimandare abusivamente il pagamento. Ciò decidendo divenne definitiva.
11. Con due decisioni interlocutorie consegnate in privato il 18 giugno 2003 il Giudice di prima istanza, in due richieste da parte della società richiedente bloccò la proprietà immobile e mobile del consiglio di città e dichiarò che le due sentenze avrebbero potuto essere eseguite. Due ricorsi da parte del consiglio di città furono ammessi da due sentenze del 19 settembre 2003 dell’Organo giudiziario locale che trovò che il consiglio di città doveva pagare solamente il resto, ROL 576,828,428.
12. Il 7 aprile 2004 il consiglio di città ha anche pagato ROL 576,828,428 del ROL 751,742,532 convenuti con la sentenza del 18 gennaio 2002, così come ROL 15,923,050 per i costi e le spese convenute dalla stessa sentenza.
13. Comunque, rispettivamente il 13 luglio 2004 e l’8 febbraio 2005 la Corte d’appello, con decisioni definitive, accolse ulteriori ricorsi da parte della società richiedente e sostenne le direttive delle due decisioni interlocutorie (vedere paragrafo 11 sopra), considerando che non spettava al tribunale che aveva autorizzato l’esecuzione di stabilire la sfera dell’obbligo contenuto nel titolo.
C. Eccezione all’esecuzione da parte del consiglio della città
14. In seguito al pagamento del 7 aprile 2004 (vedere paragrafo 12 sopra), ma prima della sentenza del 13 luglio 2004 (vedere paragrafo 13 sopra), il consiglio della città fece obbiezione all’esecuzione. Un rapporto di contabilità competente è stato prodotto nei procedimenti, valutando il debito rimanente secondo le date dei pagamenti a rate e sulla base del tasso di inflazione e del tasso di interesse previsto dall’ Ordinanza Statale n. 9/2000.
15. Il 9 dicembre 2004 il Giudice di prima istanza accolse l’eccezione in parte ed ordinò la continuazione dell’esecuzione tramite confisca su ROL 1,353,840,852. La corte si appellò all’ Articolo 3712 § 3 del Codice di Procedura Civili (“CCP”) (vedere diritto nazionale Attinente sotto) ed approvò le costatazioni del rapporto di contabilità competente, considerando che il tribunale che aveva assegnato danni alla società richiedente aveva ritenuto anche necessario assegnare la perdita di profitto o di qualsiasi utile, poiché la società richiedente era impegnata in attività commerciali e così avrebbe avuto l’opportunità di usare quegli importi se fossero stati pagati quando quelle sentenze furono consegnate.
16. Il consiglio della città fece ricorso, adducendo che la società richiedente non aveva diritto esecutivo sia al tasso di inflazione che alla perdita di profitto. Considerò che, dall’interpretazione dell’Articolo 3712 § 3 del CCP, alla società richiedente non era concesso richiedere l’aggiornamento dell’importo poiché questo fatto non fu menzionato nelle parti operative delle sentenze del 28 agosto 2001 e del 18 gennaio 2002. Il consiglio di città contestò inoltre le sentenze del tribunale di prima -istanza che sostenne che i tribunali che avevano assegnato i danni avevano assegnato anche le somme a riguardo della perdita di profitto sotto l’Ordinanza Statale n. 9/2000, poiché la società richiedente era una società commerciale. Questo giudizio era così in conflitto con l’Articolo 3712 § 2 del CCP (vedere diritto nazionale Attinente sotto).
17. Ad un’udienza dell’11 marzo 2005 l’avvocato della società richiedente ha presentato una richiesta perché i procedimenti venissero aggiornati a causa della malattia e alla conseguente incapacità di comparire di fronte al tribunale. Il tribunale respinse questa richiesta e per permettere alla società richiedente di presentare delle conclusioni scritte, posticipò le deliberazioni al 18 marzo 2005. Il 17 marzo 2005 la società richiedente presentò inoltre alla corte una richiesta per ripristinare la causa al suo ruolo, ed anche le conclusioni scritte del suo avvocato sui meriti.
18. Il 18 marzo 2005 l’Organo giudiziario locale, con una decisione definitiva sostenne il ricorso da parte del consiglio della città ed ordinò la continuazione dell’esecuzione tramite confisca su ROL 190,836,157. Invocando l’Articolo 3712 § 2 del CCP, la corte trovò illegale la sentenza del tribunale di prima -istanza che aveva assegnato alla società richiedente allo stesso tempo, importi a riguardo sia del tasso di inflazione che della perdita di profitto o di qualsiasi utile, considerando che la perdita di profitto o di qualsiasi utile da un importo di soldi era precisamente il tasso di inflazione. Perciò, aggiornò il resto in conformità con l’inflazione, senza assegnare alcuna perdita di profitto o di qualsiasi beneficio.
19. Il 28 ottobre 2005 il rappresentante del richiedente presentò un reclamo penale contro il sindaco, adducendo un abuso di autorità. Il 2 febbraio 2007 il pubblico accusatore decise che non c’erano nessun motivo tale da giustificare l’inizio di un’azione penale contro il sindaco.
20. Il 9 giugno 2008 il consiglio della città di Ariceştii Rahtivani ha informato l’Agente Statale che tutti gli importi convenuti nelle sentenze erano stati pagati alla società richiedente e che il consiglio della città non aveva obbligo finanziario verso la società richiedente.
21. Secondo un certificato consegnato dall’ufficiale giudiziario il 17 febbraio 2009, il debito menzionato dalle sentenze del 28 agosto 2001 e del 18 gennaio 2002 fu pagato il 9 aprile 2004. Inoltre, l’importo menzionato dalla decisione definitiva del 18 marzo 2005 fu pagato il 14 luglio 2005. Comunque, le parcelle di esecuzione erano state dedotte da questo ultimo importo e perciò era rimasto un importo di 7,720 nuovi lei rumeni (RON) da recuperare.
II. DIRITTO NAZIONALE ATTINENTE
22. L’Articolo che 3712 § 2 del CCP prevede che nel caso in cui un titolo esecutivo ha assegnato un interesse, delle sanzioni penali e degli altri importi senza stabilire il loro quantum, saranno calcolati dall’ente esecutivo, in conformità con la legge.
23. L’ Articolo 3712 § 3 dello stesso codice prevede che quando un titolo esecutivo contiene criteri sufficienti sulla base dei quali l’ente esecutivo può portare a scadenza il valore dell’obbligo materiale, nonostante il suo carattere, poi aggiornerà quell’importo. Nel caso in cui un titolo esecutivo non contiene nessun simile criterio, l’ente esecutivo porterà a scadenza l’importo in conformità col tasso della valuta usò per il pagamento, applicabile in data del pagamento effettivo dell’obbligo previsto dal titolo esecutivo.
LA LEGGE
I. VIOLAZIONI ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 6 § 1 DELLA CONVENZIONE E DELL’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N.RO 1 ALLA CONVENZIONE
24. La società richiedente si lamentò che l’insuccesso nella piena esecuzione della sentenza a suo favore aveva infranto i suoi diritti garantiti dall’ Articolo 6 § 1 della Convenzione e dall’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione che, nelle loro parti attinenti , si leggono come segue:
Articolo 6 § 1
“ Nella determinazione dei suoi diritti civili ed obblighi… ognuno è abilitato ad un’udienza corretta… all’interno di un termine ragionevole…da[un] tribunale…”
Articolo 1 di Protocollo N.ro 1
“Ogni persona fisica o giuridica è abilitata al godimento pacifico delle sue proprietà. Nessuno sarà privato delle sue proprietà eccetto che nell’interesse pubblico e soggetto alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali di diritto internazionale.
Comunque, le disposizioni precedenti non possono in qualsiasi modo danneggiare il diritto di un Stato ad eseguire simili leggi come ritiene necessario per controllare l’uso di proprietà in conformità con l’interesse generale o assicurare il pagamento di tasse o gli altri contributi o sanzioni penali.”
A. Ammissibilità
25. La Corte conclude che queste azioni di reclamo non sono manifestamente mal-fondate all’interno del significato dell’ Articolo 35 § 3 della Convenzione. Né sono inammissibili per qualsiasi altro motivo. Devono perciò essere dichiarate ammissibili.
B. Meriti
26. Il Governo presentò che le autorità avevano eseguito la sentenza del 18 gennaio 2002 in gran parte, la sola questione che potrebbe nascere è a riguardo dell’ importo rimanente di RON 7,720.
27. La società richiedente considerò che il consiglio della città non aveva fatto nessun sforzo per pagare il debito, che non aveva pagato l’intero debito e che il debito che era già stato pagato non era stato pagato in tempo dovuto. Addusse inoltre che il consiglio della città era stato consapevole del fatto che doveva pagare anche le parcelle di esecuzione, poiché è la responsabilità di un debitore pagare quelle parcelle e poiché anche l’ufficiale giudiziario aveva informato il consiglio a quel riguardo. La richiedente doveva perciò ancora ricevere un importo di RON 7,720.
28. La Corte nota che la decisione definitiva del 18 gennaio 2002 fu eseguita in parte nel 2002, nel settembre 2003, nell’ aprile 2004 e poi nel luglio 2005 (vedere paragrafi 9, 12 e 21 sopra). Il Governo non presentò nessuna circostanza tale da giustificare i ritardi nel pagamento di quegli importi parziali nel settembre 2003, nel 2004 e poi nel 2005. La Corte trova inaccettabile che un debito di sentenza contro lo Stato non venga onorato per un periodo così lungo di tempo.
29. La Corte osserva inoltre che il Governo non ha contestato che alla società richiedente fu concesso di ricevere le spese relative all’esecuzione che erano state dedotte dall’importo dovuto pagato dal consiglio della città (vedere paragrafo 21 sopra). A questo riguardo, la Corte reitera, che una persona che ha ottenuto una sentenza esecutiva contro lo Stato come risultato della vincita di una causa non può essere costretta a ricorrere a procedimenti di esecuzione perché venga eseguita (vedere, fra altre, Metaxas c. Grecia, n. 8415/02, § 19, 27 maggio 2004, e Gorokhov e Rusyayev c. Russia, n. 38305/02, § 33 17 marzo 2005). Non riuscendo ad attenersi in pieno le autorità nazionali alla decisione definitiva del 18 gennaio 2002 della Corte d’appello di Ploieşti la società richiedente fu ostacolata nel ricevere i soldi che si sarebbe potuta aspettare ragionevolmente di ricevere. Il Governo non ha avanzato alcuna giustificazione per questa interferenza.
30. La Corte nota che, benché le autorità avessero un obbligo di esecuzione delle sentenze del tribunale, vale a dire il pagamento dell’intero debito alla società richiedente nel presente caso, la sentenza del 18 gennaio 2002 è restata in parte ineseguita ad oggi . Questa sentenza è ciononostante ancora valida, non essendo stato avviato nessun procedimento sotto la legge rumena per la sua modifica o l’annullamento di fronte ai tribunali nazionali. A parte l’esecuzione, è solamente con tale annullamento o sostituzione da parte dei tribunali con un obbligo equivalente che una situazione di non-esecuzione continua può finire (vedere Sabin Popescu c. Romania, n. 48102/99, § 54 del 2 marzo 2004).
31. La Corte ha trovato frequentemente violazioni dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione e dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 in cause che sollevavano problemi simile a quelli nella causa presente (vedere, fra altre, Sabin Popescu, citata sopra, e Dragne ed Altri c. Romania, n. 78047/01, 7 aprile 2005).
32. Avendo esaminato il materiale presentato di fronte a sé, la Corte nota che il Governo non ha presentato qualsiasi fatto o argomento capace di persuaderla a giungere ad una conclusione diversa nella presente causa. Le autorità non hanno intrapreso tutti gli sforzi necessari per eseguire pienamente ed in tempo dovuto la sentenza a favore della società richiedente. C’è stata di conseguenza una violazione dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione e dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.
II. ALTRE VIOLAZIONI ADDOTTE DELLA CONVENZIONE
33. La società richiedente si lamentò sotto l’Articolo 6 della Convenzione di una violazione del suo diritto a difendersi nei procedimenti conclusi con la decisione definitiva del 18 marzo 2005 (vedere paragrafo 17 sopra), del risultato di quei procedimenti e che i tribunali nazionali erano andati a vuoto nel valutare correttamente i fatti, avevano interpretato male il diritto nazionale e non erano stati imparziali. Senza invocare nessun Articolo, si lamentò inoltre che questa sentenza aveva violato il suo diritto ad aggiornare il debito in conformità con le disposizioni del Codice di Procedura Civile e ricevere la perdita di profitto o di qualsiasi utile causato dal fatto che gli importi dovuti non erano stati pagati in tempo dovuto.
34. Riguardo alle dichiarazioni della società richiedente a riguardo dei procedimenti ingiusti, la Corte considera che nei procedimenti di cui ci si lamenta, visti nell’insieme, non c’è nessuna comparizione d’iniquità o di arbitrarietà tali da infrangere le garanzie di un’udienza corretta all’interno del significato dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione.
Ne segue che questa azione di reclamo è manifestamente mal-fondata e deve essere respinta in conformità con l’Articolo 35 §§ 3 e 4 della Convenzione.
35. Per ciò che riguarda l’azione di reclamo a riguardo della perdita di profitto o di qualsiasi utile che può essere considerata sotto l’Articolo 1 di Protocollo N.ro 1, la Corte considera che la società richiedente non ha mostrato che aveva una rivendicazione sufficientemente stabilita da essere esecutiva, e non può dibattere perciò che aveva una “ proprietà” all’interno del significato dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 (vedere, fra le altre autorità, Gratzinger e Gratzingerova c. Repubblica ceca (dec.), n. 39794/98, ECHR 2002-VII). La Corte nota che i tribunali nazionali si pronunciarono su questo problema nella loro decisione definitiva del 18 marzo 2005 (vedere paragrafo 18 sopra).
Ne segue che questa azione di reclamo è incompatibile ratione materiae con le disposizioni della Convenzione all’interno del significato dell’ Articolo 35 § 3 e deve essere respinta in conformità con l’Articolo 35 § 4.
III. L’APPLICAZIONE DELL’ ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
36. L’Articolo 41 della Convenzione prevede:
“Se la Corte costata che c’è stata una violazione della Convenzione o dei Protocolli, e se la legge interna dell’Alta Parte Contraente riguardata permette una riparazione solamente parziale, la Corte può, se necessario, riconoscere una soddisfazione equa alla vittima.”
A. Danno
37. Il richiedente chiese 59,926 euro (EUR) a riguardo del danno materiale, sulla base di una rapporto di contabilità competente del giugno 2008. Questo rapporto prese come riferimento il rapporto sul quale il Giudice di prima istanza di Ploieşti basò la sua sentenza del 9 dicembre 2004 (vedere paragrafi 14 e 15 sopra) ed aggiornò questo importo in conformità col tasso di inflazione ed anche aggiunse la perdita di profitto come previsto dall’ Ordinanza Statale n. 9/2000. La società richiedente chiese anche EUR 50,000 a riguardo del danno morale.
38. Il Governo reiterò che il consiglio della città aveva pagato tutti gli obblighi materiali stabiliti dai tribunali ed aveva presentato che l’equivalente di 7,720 nuovi lei rumeni (RON) era EUR 1,860. Inoltre, loro considerò che la costatazione di una violazione avrebbe costituito di per sé una soddisfazione equa sufficiente per qualsiasi danno morale del quale è probabile che la società richiedente abbia sofferto.
39. La Corte reitera che, dove ha trovato una violazione della Convenzione in una sentenza, lo Stato rispondente è sotto un obbligo legale di mettere fine a questa violazione e predisporre una riparazione per le sue conseguenze in modo tale da ripristinare il meglio possibile la situazione esistente prima della violazione (vedere Iatridis c. Grecia (soddisfazione equa) [GC], n. 31107/96, § 32 ECHR 2000-XI).
40. La Corte considera che nelle circostanze della causa, la piena esecuzione della sentenza del 18 gennaio 2002 metterebbe il più possibile il richiedente in una situazione equivalente a quella in cui si sarebbe trovato se non vi fosse stata una violazione dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione e dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.
41. La Corte nota che la sentenza summenzionata non è stata eseguita pienamente e in tempo dovuto in quanto erano subentrati dei ritardi significativi. Non c’è inoltre, controversia fra le parti riguardo all’ importo dovuto di RON 7,720 per le parcelle di esecuzione che erano state dedotte dai soldi concessi alla società richiedente. Perciò, l’obbligo insoluto dello Stato per assicurare l’esecuzione effettiva della sentenza a favore della società richiedente non è in controversia. Comunque, riguardo all’importo dei soldi chiesti dalla società richiedente a riguardo di perdita di profitto o d’utile, la Corte reitera che ha trovato questa azione di reclamo incompatibile ratione materiae con le disposizioni della Convenzione (vedere paragrafo 35 sopra).
42. La Corte considera inoltre che l’interferenza seria col diritto della società richiedente di accesso ad un tribunale ed al godimento tranquillo delle sue proprietà non poteva essere compensato adeguatamente con la semplice costatazione di una violazione dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione e dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.
43. Facendo una valutazione su una base equa, come richiesto dall’Articolo 41 della Convenzione, la Corte assegna la somma globale di EUR 12,000 alla società richiedente a riguardo del danno materiale e morale.
B. Costi e spese
44. La società richiedente non ha chiesto costi e spese. Non c’è di conseguenza, nessuna necessità di fare un’assegnazione sotto questo capo.
C. Interesse di mora
45. La Corte considera appropriato che l’interesse di mora dovrebbe essere basato sul tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea a cui dovrebbero essere aggiunti tre punti percentuale.
PER QUESTE RAGIONI, LA CORTE ALL’UNANIMITA’
1. Dichiara le azioni di reclamo riguardo all’ Articolo 6 § 1 della Convenzione ed all’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 a riguardo dell’esecuzione di una decisione definitiva ammissibili ed il resto della richiesta inammissibile;
2. Sostiene che c’è stata una violazione dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione e dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1;
3. Sostiene
(a) che lo Stato rispondente deve pagare la società richiedente, entro tre mesi dalla data in cui la sentenza diviene definitiva in conformità con l’Articolo 44 § 2 della Convenzione EUR 12,000 (dodici mila euro) a riguardo del danno materiale e morale, da convertire nella valuta nazionale dello Stato rispondente al tasso applicabile in data di accordo, più qualsiasi tassa che può essere addebitabile;
(b) che dalla scadenza dei tre mesi summenzionati sino ad accordo il tasso d’interesse semplice interesse sull’importo sopra ad un tasso uguale al tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea durante il periodo predefinito più tre punti percentuale;
4. Respinge il resto della rivendicazione della società richiedente per soddisfazione equa.
Fatto in inglese, e notificato per iscritto il 27 ottobre 2009, facendo seguito all’Articolo 77 §§ 2 e 3 dell’Ordinamento di Corte.
Stanley Naismith Josep Casadevall
Cancelliere Aggiunto Presidente