A.N.P.T.ES. Associazione Nazionale per la Tutela degli Espropriati. Oltre 5.000 espropri trattati in 15 anni di attività.
Qui trovi tutto cio che ti serve in tema di espropriazione per pubblica utilità.

Se desideri chiarimenti in tema di espropriazione compila il modulo cliccando qui e poi chiamaci ai seguenti numeri: 06.91.65.04.018 - 340.95.85.515

Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF ROSENGREN v. ROMANIA

Tipologia: Sentenza
Importanza: 2
Articoli: 41, P1-1
Numero: 70786/01/2008
Stato: Romania
Data: 2008-04-24 00:00:00
Organo: Sezione Terza
Testo Originale

Conclusione Violazione dell? Art. 6-1; violazione di P4-2; danno morale – risarcimento; danno Materiale – richiesta respinta
TERZA SEZIONE
CAUSA ROSENGREN C. ROMANIA
(Richiesta n. 70786/01)
SENTENZA
STRASBOURG
24 aprile 2008
Questa sentenza diverr? definitiva nelle circostanze esposte all? Articolo 44 ? 2 della Convenzione. Pu? essere soggetta a revisione editoriale.

Nella causa Rosengren c. Romania,
La Corte europea di Diritti umani (terza Sezione), riunendosi in una Camera, composta da:
Josep Casadevall, Presidente, Elisabet Fura-Sandstr?m, Corneliu B?rsan, Alvina Gyulumyan, Egbert Myjer, Ineta Ziemele, Ann Power, giudici
e Santiago Quesada, Cancelliere di Sezione
Avendo deliberato in privato il 27 marzo 2008,
consegna la seguente sentenza che fu adottata in questa data:
PROCEDURA
1. La causa nacque da in una richiesta (n. 70786/01) contro la Romania depositata per la Corte sotto l?Articolo 34 della Convenzione per la Protezione di Diritti umani e le Libert? Fondamentali (?la Convenzione?) da un cittadino di Romania e Svezia, il Sig. J. R. (?il richiedente?), il 17 agosto 2000.
2. Il richiedente al quale era stato accordato il patrocinio gratuito fu rappresentato dal Sig. J. D., un avvocato che pratica in Visby, Svezia. Il Governo rumeno (?il Governo?) fu rappresentato dal suo Agente, il Sig. R. – H. Radu, del Ministero degli Affari Esteri. Il Governo svedese, al quale fu trasmessa una copia della richiesta, in base all?articolo 44 ? 1 (a) degli Articoli di Corte, non esercit? il suo diritto d? intervenire nel procedimento.
3. Il 4 maggio 2006 la Corte dichiar? la richiesta ammissibile per la parte concernente la lunghezza dei procedimenti penali istituiti contro il richiedente e la violazione addotta del suo diritto alla libert? di circolazione con la proibizione di lasciare Bucharest. Dichiar? il resto della richiesta inammissibile.
4. Il 6 luglio 2006 il richiedente richiese che un’udienza orale fosse sostenuta nella causa. Comunque, basandosi sulla prova della sua propriet?, la Corte considera, che nella presente causa non vi sia bisogno di un’udienza orale. Respinge perci? la richiesta del richiedente.
I FATTI
5. Il richiedente nacque nel 1954 e vive in Visby, Svezia. Al tempo dei casi lui stava vivendo in Romania.
6. Il 4 febbraio, il 20 e il 29 marzo 1993 la polizia rumena prese una dichiarazione dal richiedente in collegamento con le lagnanze penali depositate contro di lui dai suoi soci di affari che concernono la frode addotta.
7. Il 13 aprile del 1993 un procedimento criminale contro il richiedente fu aperto e lui fu messo in custodia dalla polizia con l?accusa di frode per le sue operazioni commerciali.
Il giorno successivo, l’accusatore legato alla Corte di giustizia Suprema ordin? la carcerazione in custodia preventiva del richiedente.
8. 1 novembre 1993 l’accusatore annesso alla Corte di giustizia Suprema rinvi? il richiedente a giudizio di fronte all’Organo giudiziario locale di Bucharest.
1. I procedimenti penali contro il richiedente
9. Il 6 dicembre 1993 l’Organo giudiziario locale di Bucharest sostenne la prima udienza nella causa. L’avvocato del richiedente chiese un rinvio per preparare la difesa. Furono programmate molte altre udienze per la presa della prova. In molte occasioni l’Organo giudiziario locale posticip? la causa a causa di difetti nella procedura chiamata in causa.
Il 15 novembre 1994 la testimonianza di un testimone fu ascoltata, in presenza del richiedente ed del suo avvocato.
10. In una sentenza del 29 novembre 1994, l’Organo giudiziario locale condann? il richiedente per frode, lo condann? alla reclusione di quattro anni e all?assegnazione di danni civili alle vittime. Ordin? anche l’espulsione del richiedente, dopo avere scontato la condanna data la sua nazionalit? svedese.
11. L? 11 maggio 1995 la Corte d’appello di Bucharest concedette un appello per il richiedente e rimise la causa all’Organo giudiziario locale per una nuova prova sui meriti. Trov? che il giudice di prima istanza non aveva chiarificato tutti i fatti attinenti e che non aveva esaminato tutte le accuse contro il richiedente, come formulate dall’accusatore il 1 novembre 1993.
12. Fra il27 giugno 1995 e il 21 gennaio 2000 quaranta udienze furono programmate di fronte all’Organo giudiziario locale di Bucharest, essendo la causa aggiornata ripetutamente per fallimento nel chiamare in causa le parti in modo appropriato , per l’assenza delle parti o l’assenza dell’archivio dell? accusa. Il 30 aprile 1997 la causa fu aggiornata per permettere al richiedente di assumere un nuovo avvocato.
Il richiedente introdusse istanze per parzialit? contro i giudici dell’Organo giudiziario locale il 20 novembre 1996, il 18 giugno e il 13 agosto 1997. Sono state tutte respinte.
13. Il 21 gennaio 2000 l’Organo giudiziario locale di Bucharest, dopo avere riesaminato la prova addotta nella causa dichiar? di nuovo colpevole e condann? il richiedente alla reclusione di quattro anni, con obbligo di pagare dei danni civili.
14. Su appello del richiedente, la Corte d’appello di Bucharest concluse la prova il 16 ottobre 2000, siccome le accuse penali contro il richiedente erano giunte al termine di decadenza. Dopo avere riesaminato la prova e fondato le sue sentenze, la Corte d’appello ricalcol? l’importo dei danni civili da assegnare alle vittime.
15. In una decisione finale del 12 marzo 2002 la Corte di giustizia Suprema, dopo avere riesaminato la prova nella causa respinse un appello su questioni di diritto da parte del richiedente contro la decisione del 16 ottobre 2000.
16. Il 25 ottobre 2002 il Procuratore -generale deposit? una richiesta per la Corte di giustizia Suprema per fare annullare la parte della decisione finale del 12 marzo 2002 riguardo al mandato d? espulsione (recurs ?n anulare).
In una decisione finale del 7 aprile 2003, la Corte Suprema concedette l’appello straordinario, annull? la parte della decisione finale del 12 marzo 2002 riguardo al mandato d? espulsione ed accanton? il mandato per il fatto che il richiedente non aveva mai perso la sua cittadinanza rumena la qual cosa renderebbe la sua espulsione incostituzionale.
2. L’obbligo di non lasciare Bucharest
17. Il 19 dicembre 1995 l’Organo giudiziario locale di Bucharest, su richiesta del richiedente revoc? il mandato per il suo arresto, ma gli impose un obbligo di non lasciare la citt?, una misura precauzionale previta dal Codice rumeno di Diritto processuale penale (il ?CCP?).
18. Il 27 febbraio 1996 il richiedente deposit? con l’Organo giudiziario locale di Bucharest una richiesta per far revocare questa proibizione. Lui dibatt? che, se gli fosse concesso di viaggiare all’estero per scopi commerciali, i fondi per pagare i danni potrebbero essere recuperati pi? rapidamente. In una decisione consegnata nello stesso giorno, l’Organo giudiziario locale respinse la richiesta. Sostenne che non era necessario per la condotta dei suoi affari che il viaggio di richiedente all’estero o in un’altra citt?, poich? lui avrebbe potuto nominare un rappresentante.
19. Il 29 marzo 1996 la Corte d’appello di Bucharest respinse un appello del richiedente contro questa decisione. Sostenne che, secondo il CCP, il richiedente avrebbe potuto impugnare solamente la proibizione nel momento in cui faceva appello contro la decisione sui meriti della causa.
20. Il 5 e il 26 giugno, l?11 settembre e il 16 ottobre 1996 l’Organo giudiziario locale respinse le ulteriori richieste del richiedente perch? venisse tolta la misura, senza specificare le ragioni. Il 18 dicembre 1996 l’Organo giudiziario locale respinse una richiesta simile per il fatto che le circostanze che avevano condotto alla presa della misura non erano cambiate.
21. Il 22 ottobre 2001 il richiedente lasci? la Romania di sua propria spontanea volont? e prese residenza in Svezia.
LA LEGGE
I. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL? ARTICOLO 6 ? 1 DELLA CONVENZIONE
22. Il richiedente si lament? che la lunghezza dei procedimenti penali istitu? contro lui era stata incompatibile col ?il termine ragionevole? esigenza posta all? Articolo 6 ? 1 della Convenzione che legge come segue:
?Nella determinazione di… qualsiasi accusa criminale contro qualcuno, ognuno ? abilitato a un… ascolto all’interno di un termine ragionevole da [un]… tribunale…?
23. Il Governo consider? che la causa era stata piuttosto complessa e che il richiedente aveva contribuito significativamente alla sua protrazione, in particolare con la sua assenza in molte udienze. Ritardi significativi erano stati causati dal fatto che testimoni non erano apparsi di fronte alle corti. Non c’erano stati d’altra parte periodi lunghi d’inattivit? attribuibili alle autorit?.
24. Il periodo che deve essere preso in esame cominci? solamente il 20 giugno 1994, quando il riconoscimento da parte della Romania del diritto di ricorso individuale prese effetto. Comunque, nello stimare la ragionevolezza del tempo dopo che ? trascorso dopo questa data, deve essere preso in conto lo stato dei procedimenti in quel momento. Di conseguenza, in quella data, sedici mesi dopo la data della prima notificazione dell’indagine criminale contro il richiedente, la causa era pendente di fronte al giudice di prima istanza.
Il periodo in oggetto fin? il 12 marzo 2002. I procedimenti nell’appello straordinario depositato successivamente dal Procuratore -generale e che mirava ad avere la decisione finale del 12 marzo 2002 annullata dalla Corte di giustizia Suprema non dovrebbe contare nella determinazione del periodo attinente per la lunghezza della lagnanza, siccome non concernono ?le accuse penali? contro il richiedente, dal momento l’appello concerneva solamente il mandato d? espulsione e non i meriti delle accuse contro il richiedente (vedere, mutatis mutandis, Raimondo c. Italia, sentenza del 22 febbraio 1994 Serie A n. 281-un, p. 20, ? 43).
I procedimenti durarono cos? nove anni per tre livelli di giurisdizione dei quali otto anni sono all’interno della competenza ratione temporis della Corte. Cinque corti ascoltarono la causa in tutto questo periodo.
25. La Corte reitera che la ragionevolezza della lunghezza dei procedimenti deve essere stimata alla luce delle circostanze della causa e con riferimento al criterio seguente: la complessit? della causa, e la condotta del richiedente e delle autorit? attinenti (vedere, fra molte altre autorit?, P?lissier e Sassi c. la Francia [GC], n. 25444/94, ? 67 ECHR 1999-II).
26. La Corte ha frequentemente trovato violazioni dell? Articolo 6 ? 1 della Convenzione in cause che sollevano problemi simili a quello nella presente causa (veda P?lissier e Sassi, citato sopra).
La Corte ha gi? trovato inoltre, che, bench? non sia in una posizione per analizzare la qualit? giuridica della giurisprudenza delle corti nazionali, poich? il rinvio delle cause per riesame ? di solito ordinato come un risultato di errori commessi dalle corti pi? basse, la ripetizione di simili ordini all’interno di un insieme di procedimenti rivela una deficienza seria nel sistema giudiziale. Inoltre, questa deficienza ? imputabile alle autorit? e non ai richiedenti (vedere Wierciszewska c. Polonia, n. 41431/98, ? 46, 25 novembre 2003, e Matica c. la Romania, n. 19567/02, ? 24 2 novembre 2006).
27. Avendo esaminato tutto il materiale presentato, la Corte considera che il Governo non ha portato un qualsiasi fatto o argomento capace di persuaderla a giungere ad una conclusione diversa nella causa presente. Avendo riguardo ad alla sua giurisprudenza in materia, la Corte considera, che nella causa immediata la lunghezza dei procedimenti era eccessiva e non riusc? ad incontrare il ?il termine ragionevole? l’esigenza.
C’? stata di conseguenza una violazione di Articolo 6 ? 1.
II. VIOLAZIONE ADDOTTA DCELL? ARTICOLO 2 DEL PROTOCOLLO N.RO 4 ALLA CONVENZIONE
28. Il richiedente si lament? che la proibizione di lasciare Bucharest impostagli dall’Organo giudiziario locale di Bucharest il 19 dicembre 1995 aveva violato il suo diritto alla libert? di circolazione garantita dall?Articolo 2 di Protocollo N.ro 4 alla Convenzione che si legge come segue:
?1. Ognuno legalmente all’interno del territorio di un Stato, entro il territorio, ha il diritto alla libert? di movimento e la libert? a scegliere la sua residenza.
2. Ognuno sar? libero di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio.
3. Nessuna restrizione sar? messa all’esercizio di questi diritti se non nel caso sia in conformit? con la legge e sia necessaria in una societ? democratica negli interessi della sicurezza nazionale o la sicurezza pubblica, per il mantenimento dell?ordine pubblico, per la prevenzione del crimine, per la protezione della salute o della morale o per la protezione dei diritti e le libert? altrui.
4. I diritti stabiliti al paragrafo 1 possono essere anche oggetto, in particolari aree, a restrizioni imposte in conformit? con legge e giustificate dall? l’interesse pubblico in una societ? democratica.?
A. Le osservazioni delle parti
29. Il Governo not? che era stato su richiesta del richiedente che la misura precauzionale era stata imposta su lui dopo il suo rilascio dalla detenzione pre-prova e che la misura era terminata con la sentenza dell’Organo giudiziario locale di Bucharest del 21 gennaio 2000, in virt? dell? Articolo 357 del CCP.
30. Mentre non dibatt? che la misura aveva rappresentato un’interferenza con la libert? di circolazione del richiedente, il Governo afferm? che la misura fu offerta dalla legge, seguendo lo scopo legittimo di assicurare la buona amministrazione della giustizia ed era proporzionata allo scopo perseguito, dal momento che era servita esclusivamente come una misura preventiva provvisoria per assicurare la comparizione del richiedente di fronte ad un’autorit? giuridica e competente essendo pendendo la sentenza della causa dalla corte di prima istanza.
Inoltre, il fatto che il richiedente era stato assente in molte udienze dopo che la sua liberazione dalla custodia rafforz? la conclusione che la sua proibizione di lasciare Bucharest era stata giustificata nelle circostanze della causa.
31. Nella prospettiva del richiedente la proibizione di lasciare Bucharest l’aveva messo in una situazione pi? dura rispetto a quella in cui era stato in detenzione durante i procedimenti giudiziali.
B. La valutazione della Corte
32. La Corte nota dall’inizio che non c’? disputa fra le parti in merito al fatto che la proibizione dilasciare Bucharest imposta al richiedente costitu? un’interferenza con la sua libert? di circolazione.
33. Questa interferenza viola l?Articolo 2 di Protocollo N.ro 4 a meno che sia ?in conformit? con legge?, intraprenda uno degli scopi legittimi esposti all? Articolo 2 ?? 3 e 4 del Protocollo N.ro 4 e sia, in oltre, necessaria in una societ? democratica per realizzare lo scopo o gli scopi in oggetto (vedere Fedorov e Fedorova c. Russia, n. 31008/02, ? 36 13 ottobre 2005; ed Ivanov c. l’Ucraina, n. 15007/02, ? 86 7 dicembre 2006). La Corte reitera che non ? per se stesso discutibile che lo Stato pu? applicare le varie misure preventive che restringono la libert? di un accusato per assicurare la condotta efficiente di un’azione penale, dal momento che tale misura, ed in particolare la sua durata, ? proporzionata agli scopi richiesti (vedere, mutatis mutandis, Nagy c. l’Ungheria (dec.), n. 6437/02, 6 luglio 2004; Fedorov e Fedorova, citata sopra, ? 41; e Pietro c. la Romania, n. 71649/01, ? 47 27 giugno 2006).
34. Nella causa dello specifico, l’interferenza era in conformit? con legge (Articolo 136 del CCP; per un riassunto della legge attinente vedere Rosengren c. la Romania ( dec.), n. 70786/01, 4 maggio 2006) ed persegu? gli scopi legittimi esposti all? Articolo 2 ? 3 del Protocollo N.ro 4, in particolare, la prevenzione del crimine e la protezione dei diritti e le libert? altrui.
35. Rimane da stimare se l’interferenza era proporzionata agli scopi richiesti.
36. La Corte ha decretato sulla compatibilit? con Articolo 2 di Protocollo N.ro 4 degli obblighi che restringono la libert? di circolazione del richiedente in una serie di cause in cui erano in gioco dei procedimenti penali. In particolare, nella causa Antonenkov ed Altri (vedere Antonenkov ed Altri c. l’Ucraina, n. 14183/02, ?? 59-67 22 novembre 2005), in cui la lunghezza di tale restrizione all’interno del corso dei procedimenti penali era di quattro anni e dieci mesi, la Corte non trov? nessuna violazione dell?Articolo 2 di Protocollo N.ro 4. Nella causa Fedorov e Fedorova citata sopra (?? 32-47), in cui l’obbligo contestato fu imposto ai richiedenti rispettivamente per quattro anni e tre mesi e quattro anni e sei mesi, la Corte trov? che nelle circostanze della causa la restrizione sulla libert? di circolazione dei richiedenti non era sproporzionata.
Comunque, nella causa Ivanov (anche citata sopra, ? 96), la Corte consider? che una proibizione lunga quasi undici anni della quale approssimativamente nove anni erano all’interno della giurisdizione della ratione temporis della Corte, costitu? una violazione della libert? di circolazione per la sua mera durata.
37. Nella prospettiva della Corte, la presente richiesta ? pi? vicina alla causa Ivanov che allei Antonenkov ed Altri e Fedorov e Fedorova citate sopra, in termini sia della durata della misura contestata sia delle circostanze fattuali.
38. Nella presente richiesta, la proibizione di lasciare Bucharest fu imposta al richiedente il 19 dicembre 1995 e dur? sino alla fine dei procedimenti, il 13 marzo 2002, bench? le accuse contro il richiedente diventarono decadute il 16 ottobre 2000.
Inoltre, bench? appaia dall’archivio che il richiedente non ha incontrato alcuna difficolt? nel lasciare Bucharest il 22 ottobre 2001 (vedere paragrafo 21 sopra), non fu affatto informato dalle autorit? di una revoca della proibizione (vedere anche Ivanov, citata sopra, ? 85). Inoltre, la Corte reitera che nella causa Raimondo c. l’Italia trov? una violazione dell? Articolo 2 di Protocollo N.ro 4 rispetto ad un ritardo di cinque mesi nel redigere i motivi per una decisione con la quale la corte nazionale revoc? una misura che aveva colpito i diritti del richiedente sotto questo Articolo, cos? come un ritardo di diciotto giorni nel comunicare questa decisione al richiedente (vedere Raimondo, citata sopra, p. 19, ? 39).
La misura nella presente causa ? cos? durata sei anni e tre mesi, una durata che pu? costituire per se stessa una violazione dell? Articolo 2 del Protocollo N.ro 4.
39. Inoltre la Corte nota che le corti nazionali non offrirono ragioni attinenti per prendere o prolungare la misura, bench? il richiedente l’impugnasse ripetutamente (vedere, mutatis mutandis, Labita c. l’Italia [GC], n. 26772/95, ?? 152-153 ECHR 2000-IV). La Corte considera che l’assenza di ragioni nelle decisioni delle corti nazionali in modo crescente ? rischioso per i diritti del richiedente, siccome la necessit? di imporre la restrizione diminuir? inevitabilmente col passaggio del tempo (vedere Luordo c. l’Italia, n. 32190/96, ? 96, ECHR 2003-IX e, mutatis mutandis, Labita citata sopra, ? 159).
40. Per tutte queste ragioni, la Corte conclude che un giusto equilibrio fra le richieste dell’interesse generale ed i diritti del richiedente non ? stato previsto.
C’? stata di conseguenza una violazione dell? Articolo 2 di Protocollo N.ro 4 alla Convenzione.
III. L?APPLICAZIONE DELL? ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
41. Articolo 41 della Convenzione fornisce:
?Se la Corte trova che c’? stata una violazione della Convenzione o inoltre dei Protocolli, e se la legge interna dell?Alta Parte Contraente riguardata permette di essere resa una riparazione solamente parziale, la Corte pu?, se necessario, riconoscere una soddisfazione equa alla vittima.?
A. Danno
42. Il richiedente chiese le seguenti somme riguardo al danno materiale e giuridico:
-850,000 dollari americani (USD) che rappresenta i prestiti che doveva prendere per coprire le sue spese quotidiane durante i procedimenti;
-USD 3,000,000 che rappresenta il danno causato ai suoi affari dalla proibizione di lasciare Bucharest;
-USD 800,000 per compensare la sofferenza fisica e mentale (incluso malattie contratte), nel corso della detenzione durante i procedimenti giudiziali;
-USD 4,000,000 riguardo il danno morale causato dal suo arresto illegale e la distruzione della sua reputazione come un uomo d’affari in Romania;
-USD 100,000 riguardo il danno morale causato dalla sua incapacit? di vedere la sua famiglia in Svezia durante la proibizione a viaggiare; e
-USD 637,500 riguardo il danno causato a lui, nella sua veste di cittadino straniero, con la restrizione sulla sua libert? di circolazione.
43. Il Governo contest? queste richieste. Considerarono che non c’era collegamento causale fra la soddisfazione equa chiesta e le misure prese dallo Stato contro il richiedente. In ogni caso ha considerato che il richiedente non era riuscito a provare le sue richieste ed aveva richiesto importi esorbitanti per danno morale.
44. La Corte reitera che trov? una violazione dell? Articolo 6 della Convenzione riguardo alla lunghezza dei procedimenti penali e dell? Articolo 2 del Protocollo N.ro 4 dal momento chela proibizione a lasciare la citt? infrange ingiustificabilmente il diritto del richiedente alla libert? di circolazione. Non discerne qualsiasi collegamento causale fra la violazioni trovata ed il danno materiale addotto; respinge perci? questa richiesta. D’altra parte assegna EUR 3,000 il richiedente riguardo il danno morale.
B. Costi e spese
45. Il richiedente non ha fatto alcuna richiesta per costi e spese incorsi di fronte alle corti nazionali o di fronte alla Corte. Richiama la Corte sul fatto che l’avvocato ricevette EUR 701 in patrocinio gratuito.
46. Avuto riguardo alla situazione sopra, la Corte non fa un risarcimento a titolo di costi e spese.
C. Interesse moratorio
47. La Corte considera appropriato che l’interesse di mora debba essere basato sul tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea al quale dovrebbero essere aggiunti tre punti percentuale.
PER QUESTE RAGIONI, LA CORTE UNANIMAMENTE
1. Sostiene che c’? stata una violazione dell? Articolo 6 ? 1 della Convenzione;
2. Sostiene che c’? stata una violazione dell? Articolo 2 di Protocollo N.ro 4 alla Convenzione;
3. Sostiene
(a) che lo Stato convenuto deve pagare il richiedente, entro tre mesi dalla data in cui la sentenza diviene definitiva in conformit? all?Articolo 44 ? 2 della Convenzione EUR 3,000 (tre mila euro), pi? qualsiasi tassa che pu? essere addebitabile, riguardo al danno morale da convertire nella valuta del cittadino dello Stato convenuto al tasso applicabile alla data dell? accordo;
(b) che dalla scadenza dei tre mesi summenzionati sino ad accordo sar? pagabile l?interesse semplice sull’importo sopra ad un tasso uguale al tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea durante il periodo predefinito pi? tre punti percentuale;
4. Respinge il resto della richiesta del richiedente per la soddisfazione equa.
Fatto in inglesi, e notificato per iscritto il 24 aprile 2008, facendo seguito all?articolo 77 ?? 2 e 3 degli Articoli di Corte.
Santiago Quesada Josep Casadevall
Cancelliere Presidente

Testo Tradotto

Conclusion Violation of Art. 6-1 ; Violation of P4-2 ; Non-pecuniary damage – award ; Pecuniary damage – claim dismissed
THIRD SECTION
CASE OF ROSENGREN v. ROMANIA
(Application no. 70786/01)
JUDGMENT
STRASBOURG
24 April 2008
This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 ? 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Rosengren v. Romania,
The European Court of Human Rights (Third Section), sitting as a Chamber composed of:
Josep Casadevall, President,
Elisabet Fura-Sandstr?m,
Corneliu B?rsan,
Alvina Gyulumyan,
Egbert Myjer,
Ineta Ziemele,
Ann Power, judges,
and Santiago Quesada, Section Registrar,
Having deliberated in private on 27 March 2008,
Delivers the following judgment, which was adopted on that date:
PROCEDURE
1. The case originated in an application (no. 70786/01) against Romania lodged with the Court under Article 34 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (?the Convention?) by a national of both Romania and Sweden, Mr J. R. (?the applicant?), on 17 August 2000.
2. The applicant, who had been granted legal aid, was represented by Mr J. D., a lawyer practising in Visby, Sweden. The Romanian Government (?the Government?) were represented by their Agent, Mr R.-H. Radu, from the Ministry of Foreign Affairs. The Swedish Government, to whom a copy of the application was transmitted, under Rule 44 ? 1 (a) of the Rules of Court, did not exercise their right to intervene in the proceeding.
3. On 4 May 2006 the Court declared the application admissible in so far as it concerned the length of the criminal proceedings instituted against the applicant and the alleged infringement of his right to freedom of movement by the prohibition on leaving Bucharest. It declared the remainder of the application inadmissible.
4. On 6 July 2006 the applicant requested that an oral hearing be held in the case. However, based on the evidence in its possession, the Court considers that an oral hearing is not needed in the case. It therefore rejects the applicant’s request.
THE FACTS
5. The applicant was born in 1954 and lives in Visby, Sweden. At the time of the events he was living in Romania.
6. On 4 February, 20 and 29 March 1993 the Romanian police took a statement from the applicant in connection with criminal complaints lodged against him by his business partners concerning alleged fraud.
7. On 13 April 1993 criminal proceedings against the applicant were opened and he was placed in police custody on charges of fraud through his business transactions.
The next day, the prosecutor attached to the Supreme Court of Justice ordered the applicant’s remand in custody.
8. On 1 November 1993 the prosecutor attached to the Supreme Court of Justice committed the applicant for trial before the Bucharest County Court.
1. The criminal proceedings against the applicant
9. On 6 December 1993 the Bucharest County Court held the first hearing in the case. The applicant’s lawyer asked for a rescheduling in order to prepare the defence. Several other hearings were scheduled for the taking of evidence. On several occasions the County Court postponed the case due to shortcomings in the summoning procedure.
On 15 November 1994 a witness’s testimony was heard, in the presence of the applicant and his lawyer.
10. In a judgment of 29 November 1994, the County Court convicted the applicant of fraud, sentenced him to four years’ imprisonment and awarded civil damages to the victims. It also ordered the applicant’s expulsion, after having served the sentence, given his Swedish nationality.
11. On 11 May 1995 the Bucharest Court of Appeal allowed an appeal by the applicant and remitted the case to the County Court for a new trial on the merits. It found that the court of first instance had not clarified all the relevant facts and that it had not examined all the charges against the applicant, as formulated by the prosecutor on 1 November 1993.
12. Between 27 June 1995 and 21 January 2000 some forty hearings were scheduled before the Bucharest County Court, the case being repeatedly adjourned for failure to properly summon the parties, the absence of the parties or the absence of the prosecution file. On 30 April 1997 the case was adjourned in order to allow the applicant to hire a new lawyer.
The applicant filed motions for bias against the judges of the County Court on 20 November 1996, 18 June and 13 August 1997. They were all dismissed.
13. On 21 January 2000 the Bucharest County Court, after reassessing the evidence adduced in the case, again convicted and sentenced the applicant to four years’ imprisonment, with an obligation to pay civil damages.
14. On 16 October 2000, upon an appeal by the applicant, the Bucharest Court of Appeal ended the trial, as the criminal charges against the applicant had become time-barred. After reassessing the evidence and based on its findings, the Court of Appeal recalculated the amount of civil damages to be awarded to the victims.
15. In a final decision of 12 March 2002, the Supreme Court of Justice, after reassessing the evidence in the case, dismissed an appeal on points of law by the applicant against the decision of 16 October 2000.
16. On 25 October 2002 the Procurator-General lodged an application with the Supreme Court of Justice to have the part of the final decision of 12 March 2002 concerning the expulsion order quashed (recurs ?n anulare).
In a final decision of 7 April 2003, the Supreme Court allowed the extraordinary appeal, quashed the part of the final decision of 12 March 2002 concerning the expulsion order and set aside that order on the ground that the applicant had never lost his Romanian citizenship, which would make his expulsion unconstitutional.
2. The obligation not to leave Bucharest
17. On 19 December 1995 the Bucharest County Court, upon the applicant’s request, revoked the order for his arrest, but imposed on him an obligation not to leave the city, a precautionary measure provided for by the Romanian Code of Criminal Procedure (the ?CCP?).
18. On 27 February 1996 the applicant lodged with the Bucharest County Court a request to have this prohibition revoked. He argued that, if allowed to travel abroad for business purposes, the funds to pay the damages could be recovered more quickly. In a decision delivered on the same day, the County Court dismissed the request. It held that it was not necessary for the conduct of his business that the applicant travel abroad or to another town, since he could appoint a representative.
19. On 29 March 1996 the Bucharest Court of Appeal dismissed an appeal by the applicant against this decision. It held that, according to the CCP, the applicant could only challenge the prohibition when appealing against the decision on the merits of the case.
20. On 5 and 26 June, 11 September and 16 October 1996 the County Court rejected further requests from the applicant to have the measure lifted, without specifying reasons. On 18 December 1996 the County Court rejected a similar request on the ground that the circumstances that had led to the taking of the measure had not changed.
21. On 22 October 2001 the applicant left Romania of his own free will and took up residence in Sweden.
THE LAW
I. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 6 ? 1 OF THE CONVENTION
22. The applicant complained that the length of the criminal proceedings instituted against him had been incompatible with the ?reasonable time? requirement laid down in Article 6 ? 1 of the Convention, which reads as follows:
?In the determination of … any criminal charge against him, everyone is entitled to a … hearing within a reasonable time by [a] … tribunal…?
23. The Government considered that the case had been rather complex and that the applicant had contributed significantly to its protraction, in particular by his absence from several hearings. Significant delays had been caused by the fact that witnesses had not appeared before the courts. On the other hand, there had not been long periods of inactivity attributable to the authorities.
24. The period to be taken into consideration began only on 20 June 1994, when the recognition by Romania of the right of individual petition took effect. However, in assessing the reasonableness of the time that elapsed after that date, account must be taken of the state of the proceedings at the time. Accordingly, at that date, sixteen months after the date of the first notification of the criminal investigation against the applicant, the case was pending before the court of first instance.
The period in question ended on 12 March 2002. The proceedings in the extraordinary appeal lodged subsequently by the Procurator-General and which aimed to have the final decision of 12 March 2002 quashed by the Supreme Court of Justice should not count towards the determination of the period relevant for the length complaint, as they do not concern ?criminal charges? against the applicant, in so far as the appeal only concerned the expulsion order and not the merits of the charges against the applicant (see, mutatis mutandis, Raimondo v. Italy, judgment of 22 February 1994, Series A no. 281-A, p. 20, ? 43).
The proceedings thus lasted nine years for three levels of jurisdiction, of which eight years are within the Court’s ratione temporis competence. Five courts heard the case throughout this period.
25. The Court reiterates that the reasonableness of the length of proceedings must be assessed in the light of the circumstances of the case and with reference to the following criteria: the complexity of the case, and the conduct of the applicant and the relevant authorities (see, among many other authorities, P?lissier and Sassi v. France [GC], no. 25444/94, ? 67, ECHR 1999-II).
26. The Court has frequently found violations of Article 6 ? 1 of the Convention in cases raising issues similar to the one in the present case (see P?lissier and Sassi, cited above).
Moreover, the Court has already found that, although it is not in a position to analyse the juridical quality of the case-law of the domestic courts, since the remittal of cases for re-examination is usually ordered as a result of errors committed by lower courts, the repetition of such orders within one set of proceedings discloses a serious deficiency in the judicial system. Moreover, this deficiency is imputable to the authorities and not the applicants (see Wierciszewska v. Poland, no. 41431/98, ? 46, 25 November 2003, and Matica v. Romania, no. 19567/02, ? 24, 2 November 2006).
27. Having examined all the material submitted to it, the Court considers that the Government have not put forward any fact or argument capable of persuading it to reach a different conclusion in the present case. Having regard to its case-law on the subject, the Court considers that in the instant case the length of the proceedings was excessive and failed to meet the ?reasonable time? requirement.
There has accordingly been a breach of Article 6 ? 1.
II. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 2 OF PROTOCOL No. 4 TO THE CONVENTION
28. The applicant complained that the prohibition on leaving Bucharest imposed on him by the Bucharest County Court on 19 December 1995 had violated his right to freedom of movement guaranteed by Article 2 of Protocol No. 4 to the Convention, which reads as follows:
?1. Everyone lawfully within the territory of a State shall, within that territory, have the right to liberty of movement and freedom to choose his residence.
2. Everyone shall be free to leave any country, including his own.
3. No restrictions shall be placed on the exercise of these rights other than such as are in accordance with law and are necessary in a democratic society in the interests of national security or public safety, for the maintenance of ordre public, for the prevention of crime, for the protection of health or morals, or for the protection of the rights and freedoms of others.
4. The rights set forth in paragraph 1 may also be subject, in particular areas, to restrictions imposed in accordance with law and justified by the public interest in a democratic society.?
A. The parties’ submissions
29. The Government noted that it had been at the applicant’s request that the precautionary measure had been imposed on him after his release from pre-trial detention and that the measure had ended with the judgment of the Bucharest County Court of 21 January 2000, by virtue of Article 357 of the CCP.
30. While not disputing that the measure represented an interference with the applicant’s freedom of movement, the Government stated that the measure was provided by law, followed the legitimate aim of ensuring the good administration of justice and was proportionate to the aim pursued, in so far as it had served exclusively as a temporary preventive measure to ensure the applicant’s appearance before a competent legal authority pending the judgment of the case by the first-instance court.
Moreover, the fact that the applicant had been absent from several hearings after his release from custody reinforced the conclusion that the prohibition on his leaving Bucharest had been justified in the circumstances of the case.
31. In the applicant’s view the prohibition on leaving Bucharest had put him in a harsher situation than that in which he had been while in detention during the judicial proceedings.
B. The Court’s assessment
32. The Court notes from the outset that there is no dispute between the parties as to the fact that the prohibition on leaving Bucharest imposed on the applicant constituted an interference with his freedom of movement.
33. This interference breaches Article 2 of Protocol No. 4 unless it is ?in accordance with law?, pursues one of the legitimate aims set out in Article 2 ?? 3 and 4 of Protocol No. 4 and is, in addition, necessary in a democratic society to achieve the aim or aims in question (see Fedorov and Fedorova v. Russia, no. 31008/02, ? 36, 13 October 2005; and Ivanov v. Ukraine, no. 15007/02, ? 86, 7 December 2006). The Court reiterates that it is not in itself questionable that the State may apply various preventive measures restricting the liberty of an accused in order to ensure the efficient conduct of a criminal prosecution, in so far as such a measure, and in particular its duration, is proportionate to the aims sought (see, mutatis mutandis, Nagy v. Hungary (dec.), no. 6437/02, 6 July 2004; Fedorov and Fedorova, cited above, ? 41; and Petre v. Romania, no. 71649/01, ? 47, 27 June 2006).
34. In the case at hand, the interference was in accordance with law (Article 136 of the CCP; for a summary of the relevant law see Rosengren v. Romania (dec.), no. 70786/01, 4 May 2006) and pursued the legitimate aims set out in Article 2 ? 3 of Protocol No. 4, in particular, the prevention of crime and the protection of the rights and freedoms of others.
35. It remains to be assessed whether the interference was proportionate to the aims sought.
36. The Court has ruled on the compatibility with Article 2 of Protocol No. 4 of obligations restricting the applicant’s freedom of movement in a series of cases where criminal proceedings were at stake. In particular, in the Antonenkov and Others case (see Antonenkov and Others v. Ukraine, no. 14183/02, ?? 59-67, 22 November 2005), where the length of such a restriction within the course of criminal proceedings was four years and ten months, the Court found no violation of Article 2 of Protocol No. 4. In the Fedorov and Fedorova case cited above (?? 32-47), where the impugned obligation was imposed on the applicants for four years and three months and four years and six months respectively, the Court found that in the circumstances of the case the restriction on the applicants’ freedom of movement was not disproportionate.
However, in the Ivanov case (also cited above, ? 96), the Court considered that a nearly eleven-year-long prohibition, of which about nine years were within the Court’s ratione temporis jurisdiction, constituted a violation of the freedom of movement by its mere duration.
37. In the Court’s view, the present application is closer to the Ivanov case than to the Antonenkov and Others and Fedorov and Fedorova cited above, in terms of both the duration of the impugned measure and the factual circumstances.
38. In the present application, the prohibition on leaving Bucharest was imposed on the applicant on 19 December 1995 and lasted until the end of the proceedings, on 13 March 2002, although the charges against the applicant became time-barred on 16 October 2000.
Moreover, although it appears from the file that the applicant did not encounter any difficulties in leaving Bucharest on 22 October 2001 (see paragraph 21 above), he was at no point informed by the authorities of a revocation of the prohibition (see also Ivanov, cited above, ? 85). Moreover, the Court reiterates that in the case of Raimondo v. Italy it found a violation of Article 2 of Protocol No. 4 with regard to a five-month delay in drafting the grounds for a decision by means of which the domestic court revoked a measure that affected the applicant’s rights under this Article, as well as an eighteen-day delay in communicating that decision to the applicant (see Raimondo, cited above, p. 19, ? 39).
The measure in the present case thus lasted for six years and three months, a duration that can constitute in itself a violation of Article 2 of Protocol No. 4.
39. Furthermore the Court notes that the domestic courts did not give relevant reasons for taking or prolonging the measure, although the applicant repeatedly challenged it (see, mutatis mutandis, Labita v. Italy [GC], no. 26772/95, ?? 152-153, ECHR 2000-IV). The Court considers that the absence of reasons in the domestic courts’ decisions is increasingly jeopardising for the applicant’s rights, as the necessity for imposing the restriction will inevitably diminish with the passage of time (see Luordo v. Italy, no. 32190/96, ? 96, ECHR 2003-IX, and, mutatis mutandis, Labita, cited above, ? 159).
40. For all these reasons, the Court concludes that a fair balance between the demands of the general interest and the applicant’s rights has not been struck.
There has accordingly been a violation of Article 2 of Protocol No. 4 to the Convention.
III. APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
41. Article 41 of the Convention provides:
?If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.?
A. Damage
42. The applicant claimed the following sums in respect of pecuniary and non-pecuniary damage:
? 850,000 American dollars (USD) representing the loans he had to take in order to cover his daily expenses during the proceedings;
? USD 3,000,000 representing the damage caused to his business by the prohibition on leaving Bucharest;
? USD 800,000 to compensate for physical and mental suffering (including for diseases contracted), while in detention during the judicial proceedings;
? USD 4,000,000 in respect of non-pecuniary damage caused by his illegal arrest and the destruction of his reputation as a businessman in Romania;
? USD 100,000 in respect of non-pecuniary damage caused by his inability to see his family in Sweden during the prohibition on travelling; and
? USD 637,500 in respect of the damage caused to him, in his capacity as a foreign national, by the restriction on his freedom of movement.
43. The Government contested these claims. They considered that there was no causal link between the just satisfaction sought and the measures taken by the State against the applicant. In any case they considered that the applicant had failed to substantiate his claims and had requested exorbitant amounts for non-pecuniary damage.
44. The Court reiterates that it found a violation of Article 6 of the Convention in respect of the length of the criminal proceedings and of Article 2 of Protocol No. 4 in so far as the prohibition on leaving the city unjustifiably infringed the applicant’s right to freedom of movement. It does not discern any causal link between the violations found and the pecuniary damage alleged; it therefore rejects this claim. On the other hand, it awards the applicant EUR 3,000 in respect of non-pecuniary damage.
B. Costs and expenses
45. The applicant did not make any claims for the costs and expenses incurred before the domestic courts or before the Court. The Court recalls that the lawyer received EUR 701 in legal aid.
46. Regard having had to the situation above, the Court does not make an award under costs and expenses.
C. Default interest
47. The Court considers it appropriate that the default interest should be based on the marginal lending rate of the European Central Bank, to which should be added three percentage points.
FOR THESE REASONS, THE COURT UNANIMOUSLY
1. Holds that there has been a violation of Article 6 ? 1 of the Convention;
2. Holds that there has been a violation of Article 2 of Protocol No. 4 to the Convention;
3. Holds
(a) that the respondent State is to pay the applicant, within three months from the date on which the judgment becomes final in accordance with Article 44 ? 2 of the Convention, EUR 3,000 (three thousand euros), plus any tax that may be chargeable, in respect of non-pecuniary damage, to be converted into the respondent State’s national currency at the rate applicable at the date of settlement;
(b) that from the expiry of the above-mentioned three months until settlement simple interest shall be payable on the above amount at a rate equal to the marginal lending rate of the European Central Bank during the default period plus three percentage points;
4. Dismisses the remainder of the applicant’s claim for just satisfaction.
Done in English, and notified in writing on 24 April 2008, pursuant to Rule 77 ?? 2 and 3 of the Rules of Court.
Santiago Quesada Josep Casadevall
Registrar President

A chi rivolgersi e i costi dell'assistenza

Il Diritto dell'Espropriazione è una materia molto complessa e poco conosciuta, che "ingloba" parti importanti di molteplici rami del diritto. Per tutelarsi è quindi essenziale farsi assistere da un Professionista (con il quale si consiglia di concordare in anticipo i costi da sostenere, come ormai consentito dalle leggi in vigore).

Se l'espropriato ha già un Professionista di sua fiducia, può comunicagli che sul nostro sito trova strumenti utili per il suo lavoro.
Per capire come funziona la procedura, quando intervenire e i costi da sostenere, si consiglia di consultare la Sezione B.6 - Come tutelarsi e i Costi da sostenere in TRE Passi.

  • La consulenza iniziale, con esame di atti e consigli, è sempre gratuita
    - Per richiederla cliccate qui: Colloquio telefonico gratuito
  • Un'eventuale successiva assistenza, se richiesta, è da concordare
    - Con accordo SCRITTO che garantisce l'espropriato
    - Con pagamento POSTICIPATO (si paga con i soldi che si ottengono dall'Amministrazione)
    - Col criterio: SE NON OTTIENI NON PAGHI

Se l'espropriato è assistito da un Professionista aderente all'Associazione pagherà solo a risultato raggiunto, "con i soldi" dell'Amministrazione. Non si deve pagare se non si ottiene il risultato stabilito. Tutto ciò viene pattuito, a garanzia dell'espropriato, con un contratto scritto. è ammesso solo un rimborso spese da concordare: ad. es. 1.000 euro per il DAP (tutelarsi e opporsi senza contenzioso) o 2.000 euro per il contenzioso. Per maggiori dettagli si veda la pagina 20 del nostro Vademecum gratuito.

La data dell'ultimo controllo di validità dei testi è la seguente: 13/12/2024