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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF RAMON v. TURKEY

Tipologia: Sentenza
Importanza: 3
Articoli:
Numero: 29092/95/2009
Stato: Turchia
Data: 2009-09-22 00:00:00
Organo: Sezione Quarta
Testo Originale

QUARTA SEZIONE
CAUSA RAMON C. TURCHIA
(Richiesta n. 29092/95)
SENTENZA
(meriti)
STRASBOURG
22 settembre 2009
Questa sentenza diverrà definitiva nelle circostanze esposte nell’ Articolo 44 § 2 della Convenzione. Può essere soggetta a revisione editoriale.

Nella causa Ramon c. Turchia,
La Corte europea di Diritti umani (quarta Sezione), riunendosi che come una Camera, composta da:
Nicolas Bratza, Presidente, Lech Garlicki, Ljiljana Mijović, David Thór Björgvinsson, Ján Šikuta, Päivi Hirvelä, Işıl Karakaş, giudici,
e Fatoş Aracı, Cancelliere di Sezione Aggiunto,
Avendo deliberato in privato il 1 settembre 2009,
Consegna la seguente sentenza che fu adottata in quella data:
PROCEDURA
1. La causa nacque da una richiesta (n. 29092/95) contro la Repubblica della Turchia depositata presso la Commissione europea dei Diritti umani (“la Commissione”) sotto l’Articolo 25 precedente della Convenzione per la Protezione dei Diritti umani e le Libertà Fondamentali (“la Convenzione”) da un cittadino cipriota, il Sig. D. R. (“il richiedente”), il 4 settembre 1995.
2. Il richiedente è stato rappresentato dal Sig. A. D., un avvocato che pratica a Nicosia. Il Governo turco (“il Governo”) è stato rappresentato dal suo Agente, il Sig. Z.M. Necatigil.
3. Il richiedente addusse che l’occupazione turca della parte settentrionale di Cipro l’aveva spogliato della sua casa e della sua proprietà.
4. La richiesta fu trasmessa alla Corte il 1 novembre 1998, quando il Protocollo N.ro 11 alla Convenzione entrò in vigore (Articolo 5 § 2 di Protocollo N.ro 11).
5. Con una decisione del 24 agosto 1999 la Corte dichiarò la richiesta ammissibile.
6. Il richiedente ed il Governo entrambi registrarono delle osservazioni sui meriti (Articolo 59 § 1). Inoltre, commenti di una terza-parte furono ricevuti dal Governo di Cipro che aveva esercitato il suo diritto ad intervenire (Articolo 36 § 1 della Convenzione e Articolo 44 § 1 (b)).
I FATTI
7. Il richiedente nacque nel 1937 e vive a Nicosia.
8. Sino al 15 agosto 1974 il richiedente, un chiropratico viveva con la sua famiglia in un appartamento in affitto al 5 di via Iras a Famagusta ( Cipro settentrionale). Il suo studio era localizzato al 36 di via Socratous a Famagusta.
9. Il 1 agosto 1972 il richiedente stipulò un contratto con un organo pubblico, il Consiglio per il Miglioramento di Boghaz, per l’acquisto di un’area di terreno nel Distretto di Famagusta. Produsse una copia del contratto attinente in cui quell’area di terreno in oggetto era descritta come “parte dell’ area n. 343/1 secondo la mappa allegata.” L’area era registrata sotto il foglio/piano 15/28 E.1, Blocco E, Villaggio di Boghaz, Famagusta Ayios località di Spyridon ed aveva una superficie di 8,947 metri quadrati. Il richiedente produsse anche una copia di una lettera che lui aveva rivolto al Presidente per il Miglioramento di Boghaz il 22 aprile 1974 nella quale si affermava che lui aveva pienamente pagato il prezzo convenuto. Comunque, nessun atto di titolo di proprietà era stato emesso a nome del richiedente prima del 15 agosto 1974, siccome la procedura per la parcellizzazione dell’ area n. 343/1 non era stata completata. Il 6 dicembre 1991 la Repubblica di Cipro emise, a nome del richiedente, un’affermazione di proprietà del terreno occupato dai turchi. Una copia di questo documento è staa allegata alla presente richiesta.
10. Il richiedente affermò che nell’ agosto 1974 aveva quasi finito la costruzione di un centro clinico/di salute sull’area di terreno descritta nel paragrafo 9 sopra. Questa clinica aveva 32 stanze con balconi privati, un ristorante, una stanza conferenze, una biblioteca ed una piscina. Comunque, il richiedente era stato costretto ad abbandonare Famagusta siccome le truppe turche il 15 agosto 1974 stava avanzando. Da allora in poi non era stato in grado di recuperare l’ accesso o l’uso della sua casa, dello studio e dell’area di terreno. Il richiedente scoprì, tramite un articolo di giornale pubblicato il 13 agosto 1989 ed un depliant pubblicitario che delle persone a lui sconosciute avevano preso l’area di terreno ed avevano completato la costruzione del centro clinico/di salute e trasformandolo in un albergo.
LA LEGGE
I. LE OBIEZIONI PRELIMINARI DEL GOVERNO
11. Il Governo sollevò le obiezioni preliminari d’ inammissibilità ratione loci e ratione temporis, non-esaurimento delle vie di ricorso nazionali e mancanza di status di vittima. La Corte osserva che queste obiezioni sono identiche a quelle sollevate nella causa Alexandrou c. Turchia (n. 16162/90, §§ 11-22 20 gennaio 2009), e dovrebbero essere respinte per le stesse ragioni.
II. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N. 1 ALLA CONVENZIONE
12. La società richiedente si lamentò che dal luglio 1974, la Turchia aveva impedito ai suoi direttori ed azionisti di esercitare il loro diritto al pacifico godimento delle loro proprietà.
Invocò l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 che si legge come segue:
“Ogni persona fisica o giuridica è abilitata al godimento pacifico delle sue proprietà. Nessuno sarà privato delle sue proprietà eccetto che nell’interesse pubblico e soggetto alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali di diritto internazionale.
Comunque, le disposizioni precedenti non possono in qualsiasi modo danneggiare il diritto di un Stato ad eseguire simili leggi come ritiene necessario per controllare l’uso di proprietà in conformità con l’interesse generale o assicurare il pagamento di tasse o gli altri contributi o sanzioni penali.”
13. Il Governo contestò questa rivendicazione.
A. Gli argomenti delle parti
1. Il Governo
14. Il Governo presentò che la proprietà rivendicata dal richiedente era situata fuori della giurisdizione della Turchia e che i secondi non avevano conoscenza circa questa. In qualsiasi caso, il richiedente non era stato privato della sua proprietà a causa dell’intervento turco del 1974. La proprietà in questione era, per propria ammissione del richiedente, in corso di costruzione. Il richiedente non stava né vivendo là al tempo attinente, né stava usandola come clinica. Non divenne mai il proprietario legale della proprietà siccome un accordo di vendita non poteva creare una proprietà. Inoltre, non c’era nessuna prova che tutte le condizioni del detto accordo erano state adempiute. Nessun atto di titolo di proprietà era stato emesso a nome del richiedente e l’area di terreno e la costruzione su questo rimasero a nome del Consiglio per il Miglioramento di Boghaz. Sono stati espropriati successivamente dalle autorità della “Repubblica turca della Cipro Settentrionale” (il “TRNC”). Inoltre, il richiedente non aveva fatto domanda presso i canali appropriati per fare visita alla sua addotta proprietà allegato nella Cipro settentrionale.
15. Infine, l’interferenza addotta coi diritti di proprietà del richiedente non poteva essere vista separatamente dalla situazione politica generale a Cipro e avrebbe potuto essere in qualsiasi casostato giustificata nell’interesse generale.
2. Il richiedente
16. Il richiedente si appellò ai principi stabiliti dalla Corte nella causa Loizidou c. Turchia ((meriti), Relazioni delle Sentenze e Decisioni 1996-VI, 18 dicembre 1996). Lui osservò che un fattore aggravante nella sua causa era che la sua proprietà veniva usata da persone ignote come albergo sotto il controllo dell’esercito turco.
B. La terza parte intervenuta
17. Il Governo di Cipro osservò che il suo Dipartimento dei Terreni e delle Indagini aveva fornito alle persone dei certificati di affermazione che non avevano atti di titolo in loro proprietà ma il cui titolo di proprietà era stato inserito nei registri dell’Ufficio del Dipartimento dei Terreni nell’area occupata dai Turchi. Questi certificati erano prova prima facie del loro diritto di proprietà. Le autorità della “TRNC” erano in possesso di tutti i documenti del Dipartimento dei Terreni e delle Indagini relativi al titolo a proprietà. Era perciò dovere del Governo rispondente di produrli. Il richiedente non aveva qualsiasi atto di titolo di proprietà perché la registrazione del suo titolo non era stata completata al tempo dell’invasione turca; comunque, lui era in possesso pacifico della proprietà ed aveva un’aspettativa legale e legittima che il trasferimento del suo titolo sarebbe stato completato.
18. Il Governo della Cipro notò inoltre che la presente causa era simile a quella di Loizidou c. Turchia ((i meriti), citata sopra), in cui la Corte aveva trovato che la perdita di controllo di proprietà da parte degli espatriati sorse come una conseguenza dell’occupazione della parte settentrionale di Cipro da parte delle truppe turche e la costituzione della “TRNC”, e che il rifiuto di accesso alla proprietà nella Cipro settentrionale occupata costituiva una violazione e continua dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.
C. La valutazione della Corte
19. La Corte nota da prima che i documenti presentati dal richiedente (vedere paragrafo 9 sopra) offrono prova prima facie che lui aveva concluso un accordo di vendita e pagato il prezzo per acquistare la proprietà dell’area di terreno sulla quale stava costruendo una clinica. Lui aveva, perciò, un’aspettativa legittima che un atto di titolo sarebbe stato emesso a suo nome, una volta completate le formalità amministrative relative alla registrazione del suo acquisto. Siccome il Governo rispondente andò a vuoto nel produrre prove convincenti a confutazione, la Corte considera che il richiedente aveva una “proprietà” all’interno del significato dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.
20. La Corte richiama che nella causa Loizidou summenzionata ((meriti), citata sopra, §§ 63-64), ragionò come segue:
“63. … come conseguenza del fatto che alla richiedente è stato rifiutato l’accesso al terreno dal 1974, lei ha perso effettivamente ogni controllo sulla sua proprietà, così come tutte le possibilità di usarla e goderne. Il rifiuto continuo di accesso deve essere considerato perciò un’interferenza coi suoi diritti sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1. Tale interferenza non può, nelle circostanze eccezionali della presente causa a cui la richiedente ed il Governo cipriota hanno fatto riferimento , essere considerata o una privazione di proprietà o un controllo dell’ uso all’interno del significato dei primo e del secondo paragrafo di Articolo 1 del Protocollo N.ro 1. Chiaramente rientra comunque, all’interno del significato della prima frase di questo provvedimento come un’interferenza col godimento tranquillo della proprietà. A questo riguardo la Corte osserva che l’ostacolo può corrispondere ad una violazione della Convenzione proprio come un impedimento legale.
64. A parte un riferimento passeggero alla dottrina della necessità come giustificazione per gli atti del ‘TRNC’ ed al fatto che diritti di proprietà erano la materia di discorsi intercomunali, il Governo turco non ha cercato di fare osservazioni che giustificavano l’interferenza sopra coi diritti di proprietà della richiedente che sono imputabili alla Turchia.
Comunque, non è stato spiegato come il bisogno di ridare una sistemazione ai rifugiati ed espatriati ciprioti turchi negli anni seguenti l’intervento turco nell’isola nel 1974 potrebbe giustificare la negazione completa dei diritti di proprietà del richiedente nella forma di un rifiuto totale e continuo di accesso ed un’espropriazione stabilita senza risarcimento.
Neanche il fatto che i diritti di proprietà erano la materia dei discorsi di intercomunali che coinvolgono ambo le comunità a Cipro non può offrire una giustificazione per questa situazione sotto la Convenzione. In simili circostanze, la Corte conclude, che c’è stato e continua ad esserci una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.”
21. Nella causa di Cipro c. Turchia ([GC], n. 25781/94, ECHR 2001-IV) la Corte confermò le conclusioni sopra (§§ 187 e 189):
“187. La Corte è persuasa che sia il suo ragionamento sia la sua conclusione nella sentenza Loizidou ( meriti) si applica con la stessa forza a Ciprioti greci espatriati che, come la Sig.ra L., non è in grado di avere accesso alla loro proprietà nella Cipro del nord in ragione delle restrizioni attuate dalle autorità ‘TRNC’ sul loro accesso fisico a quella proprietà. Il rifiuto totale e continuo di accesso alla loro proprietà è un’interferenza chiara col diritto degli espatriati Ciprioti greci al godimento tranquillo della proprietà all’interno del significato della prima frase dl’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.

189. .. c’è stata una violazione continua dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 in virtù del fatto che ai proprietari greco- ciprioti di proprietà nella Cipro settentrionale viene negato l’ accesso ed il controllo, l’ uso e il godimento della loro proprietà così come qualsiasi risarcimento per l’interferenza coi loro diritti di proprietà.”
22. La Corte non vede ragione nella causa presente di scostarsi dalle conclusioni alle quali è giunta nelle cause Loizidou e Cipro c. Turchia (op. cit.; vedere anche Demades c. Turchia (meriti), n. 16219/90, § 46 31 luglio 2003).
23. Di conseguenza, conclude che c’è stata una violazione dell’ Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 alla Convenzione in virtù del fatto che alla richiedente fu negato l’accesso ed il controllo, l’uso e il godimento della sua proprietà così come qualsiasi risarcimento per l’interferenza coi suoi diritti di proprietà.

III. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 8 DELLA CONVENZIONE

24. Il richiedente presentò che nel 1974 lui aveva la sua casa a Famagusta. Siccome non era stato più in grado di ritornarvi, lui era stato vittima di una violazione dell’ Articolo 8 della Convenzione.
Questa disposizione si legge come segue:
“1. Ognuno ha diritto al rispetto della sua vita privata e famigliare, della sua casa e della sua corrispondenza.
2. Non ci sarà interferenza da parte un’autorità pubblica con l’esercizio di questo diritto eccetto nel caso fosse in conformità con la legge e necessaria in una società democratica negli interessi della sicurezza nazionale, della sicurezza pubblica o del benessere economico del paese, per la prevenzione del disturbo o del crimine, per la protezione della salute o della morale, o per la protezione dei diritti e delle libertà altrui.”
25. Il Governo contestò questa rivendicazione, osservando che il richiedente non aveva stabilito la sua“casa” o residenza sulle sue proprietà addotte.
26. Il richiedente presentò che parte della clinica che lui stava costruendo comprendeva la sua casa. Al tempo dell’invasione turca risiedeva inoltre, nell’appartamento che aveva affittato al 5 di via Iras a Famagusta (vedere paragrafo 8 sopra). A causa delle truppe turche che avanzavano, dovette abbandonare durante la notte insieme con sua moglie e le due figlie, sia la sua casa provvisoria e che quella futura.
27. Il Governo di Cipro presentò nel caso in cui le proprietà del richiedente costituissero la casa della persona, c’era una violazione dell’ Articolo 8 della Convenzione.
28. La Corte nota che al tempo dell’invasione turca il richiedente non risiedeva nella clinica che si stava costruendo sull’area di terreno descritta nel paragrafo 9 sopra. Inoltre, lui non era il proprietario dell’appartamento localizzato al 5 di via Iras, dove lui viveva presumibilmente sino all’ agosto 1974. Sotto queste circostanze, la Corte non si convince che un problema separato può derivare sotto l’Articolo 8 della Convenzione o che c’era stata una violazione continua dei diritti del richiedente garantiti da questa disposizione. Considera perciò che non è necessario esaminare la presente azione di reclamo.
IV. L’APPLICAZIONE DELL’ ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
29. L’Articolo 41 della Convenzione prevede:
“Se la Corte costata che c’è stata una violazione della Convenzione o dei Protocolli, e se la legge interna dell’Alta Parte Contraente riguardata permette una riparazione solamente parziale, la Corte può, se necessario, riconoscere una soddisfazione equa alla vittima.”
A. Danno materiale e morale
1. Le osservazioni delle parti
(a) Il richiedente
30. Nelle sue rivendicazioni di soddisfazione equa del novembre 1999, il richiedente richiese 790,528 lire cipriote (CYP -approssimativamente 1,350,696 euro (EUR)) per danno materiale. Lui si appellò al rapporto di un esperto che valutava il valore delle sue perdite che includevano la perdita di affitto annuale percepito o si ci si aspettava di percepire dall’affitto della sua clinica a Famagusta, più interesse dalla data in cui simili affitti erano dovuti sino al giorno del pagamento. L’affitto chiesto era per il periodo che si riferiva al gennaio 1987, quando il Governo rispondente accettò il diritto di ricorso individuale, sino al gennaio 2000. Il richiedente non chiese il risarcimento per nessuna espropriazione stabilita poiché lui era ancora il proprietario legale della proprietà. Il rapporto di valutazione conteneva una descrizione del villaggio di Boghaz, delle sue prospettive di sviluppo e della proprietà del richiedente.
31. L’esperto nominato dal richiedente osservò che all’ agosto 1974 la clinica era nella tappa definitiva di completamento e che i materiali dell’edificio erano stati acquistati dal proprietario ed erano in situ. Perciò, la valutazione fu basata sull’assunzione che l’edificio era stato completato. Il rapporto calcolò l’affitto annuale ottenibile dalla proprietà del richiedente nel 1974. Siccome la clinica non stava ancora operando, usò un metodo comparativo basato sulla prova disponibile per un uso alternativo dei locali, vale a dire come albergo di tre stelle prendendo in esame l’attrattiva di un centro di chiropratica.
32. Secondo l’esperto, un albergo simile alla proprietà del richiedente avrebbe potuto ottenere una somma media di CYP 45 (circa EUR 76) per stanza al mese. Lui dedusse poi il 20% da questo importo per prendere in considerazione le spese per la mobilia e le attrezzatura. Sicome la clinica del richiedente aveva 32 stanze il suo valore di affitto totale nell’ agosto 1974 era CYP 13,824 (circa EUR 23,619). L’esperto prese inoltre in considerazione il trend di aumento dell’ affitto sulla base di: (a) la natura dell’area della proprietà; (b) il trend per il periodo 1970-1974 in aree simili; (c) il trend nelle aree non occupate di Cipro dal 1974 in avanti. Questo ultimo trend fu basato sull’Indice dei prezzi al consumo per gli affitti e gli alloggi emesso dal Dipartimento di Statistica e Ricerca del Governo di Cipro. Un interesse composto per pagamento ritardato fu applicato inoltre, ad un tasso dell’ 8% all’anno.
33. Il 24 gennaio 2008, a seguito di richiesta dalla Corte per un aggiornamento sugli sviluppi della causa, il richiedente ha presentato rivendicazioni aggiornate per la soddisfazione equa con lo scopo di coprire la perdita dell’uso della proprietà dal 1 gennaio 1987 al 31 dicembre 2007. Lui produsse un rapporto di valutazione riveduto che, sulla base dei criteri adottati nel rapporto precedente, concluse che la somma intera dovuta per la perdita d’uso era CYP 1,159,708.36 più CYP 1,172,560.43 per interesse. La somma totale chiesta sotto questo capo era così CYP 2,332,269 (circa EUR 3,984,914).
34. Nelle sue rivendicazioni di soddisfazione equa del novembre 1999, il richiedente chiese inoltre CYP 120,000 (circa EUR 205,032) a riguardo del danno morale. In particolare, chiese CYP 30,000 (circa EUR 51,258) per l’angoscia e la frustrazione subite a causa della violazione continua dei suoi diritti di proprietà. Affermò che questa somma era stata calcolata sulla base della somma assegnata dalla Corte nella causa Loizidou ((soddisfazione equa), Relazioni 1998-IV, 28 luglio 1998), prendendo in considerazione, comunque che il periodo di tempo per il quale il danno è stato chiesto nella presente causa era più lungo. Il richiedente chiese anche CYP 90,000 (circa EUR 153,774) per l’angoscia e la sofferenza a cui era stato sottoposto a causa del rifiuto del suo diritto al rispetto della sua casa.
35. Nelle sue rivendicazioni aggiornate per la soddisfazione equa del 24 gennaio 2008, il richiedente infine richiese, la somma supplementare di EUR 50,000 per danno morale.
(b) Il Governo
36. Il Governo registrò commenti sulle rivendicazioni aggiornate della richiedente per la soddisfazione equa il 30 giugno 2008 e d il 15 ottobre 2008. Indicò che la presente richiesta era parte di un gruppo di cause simili che sollevavano un numero di questioni problematiche e sostenne che le rivendicazioni per la soddisfazione equa non erano pronte per un esame. Il Governo aveva infatti incontrato dei problemi seri nell’identificare le proprietà ed i loro attuali proprietari. Le informazioni fornite dai richiedenti a questo riguardo non erano basate su prove affidabili. Inoltre, a causa del tempo trascorso dal deposito delle richieste, è probabile che siano potute sorgere nuove situazioni: le proprietà avrebbero potuto essere trasferite, avrebbero potuto essere donate o avrebbero potuto essere ereditate all’interno dell’ordinamento giuridico della Cipro meridionale. Questi fatti non sarebbero stati noti al Governo rispondente e avrebbero potuto essere certificati solamente dalle autorità greco -cipriote che, dal 1974, avevano rifatto i registri e i documenti di tutte le proprietà nella Cipro settentrionale. Si potrebbe richiedere ai richiedenti di offrire dei certificati di ricerca emessi dal Dipartimento dei Terreni e delle Indagini della Repubblica di Cipro. In casi in cui il richiedente originale se ne fosse andato o la proprietà avesse cambiato mani, è probabile che sorgano delle questioni riguardo a se i nuovi proprietari avevano un interesse legale nella proprietà e se a loro stati concessi danno morali e/o materiali .
37. Il Governo presentò che siccome è stato applicato un aumento annuale del valore della proprietà, sarebbe ingiusto aggiungere un interesse composto per pagamento ritardato, e che la Turchia aveva riconosciuto la giurisdizione della Corte il 21 gennaio 1990, e non nel gennaio 1987. In qualsiasi caso , il valore di mercato addotto del 1974 della proprietà era esorbitante, estremamente eccessivo e speculativo; non era basato su nessun dato vero con cui fare un paragone e costituiva un’indennità insufficiente per la volatilità del mercato della proprietà e per la sua suscettibilità alle influenze sia nazionali che internazionali. Il rapporto presentato dalla richiedente aveva proceduto invece all’assunzione che il mercato della proprietà avrebbe continuato a fiorire con crescita economica continua durante l’intero periodo sotto considerazione.
38. Governo produsse un rapporto di valutazione preparato dalle autorità turco -cipriote che considerò essere basato su una “valutazione realistica dei valori di mercato del 1974, avendo riguardo ai documenti dei terreni attinenti e delle vendite comparative nelle aree in cui la proprietà [era] situata.” Questo rapporto conteneva due proposte, valutando, rispettivamente la somma dovuta per la perdita dell’ uso della proprietà ed il suo valore attuale. La seconda proposta fu fatta per dare alla richiedente la scelta di vendere la proprietà allo Stato, abbandonando con ciò il titolo di proprietà e le rivendicazioni riguardo a questo.
39. Il rapporto preparato dalle autorità turco-cipriote specificava che i patrimoni immobiliari a cui si faceva riferimento nella richiesta erano una terreno forestale; non potevano, perciò, essere oggetto di restituzione, ma avrebbero potuto dare diritto al risarcimento finanziario, da calcolare sulla base della perdita di utile (applicando un 5% sui valori di mercato dell’ affitto del 1974 ) e dell’ aumento del valore delle proprietà fra il 1974 e la data del pagamento. Comunque, siccome un terreno forestale era una proprietà pubblica, non era stato possibile valutare il valore delle proprietà in questione. Contro l’adempimento di certe condizioni, la Commissione del Patrimonio immobiliare avrebbe potuto offrire anche alla richiedente il cambio della sua proprietà con delle proprietà turco-cipriote localizzate nel sud dell’isola.
40. Infine, il Governo non fece commenti sulle osservazioni del richiedente sotto il capo del danno morale.
2. La terza parte intervenuta
41. Il Governo di Cipro sostenne pienamente le rivendicazioni aggiornate del richiedente per la soddisfazione equa.
3. La valutazione della Corte
42. La Corte da prima nota che l’osservazione del Governo per cui è probabile che sorgano dei dubbi a riguardi del titolo di proprietà del richiedente sulle proprietà in questione (vedere paragrafo 36 sopra) è, in sostanza, un’obiezione d’ incompatibilità ratione materiae con le disposizioni dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1. Si sarebbe dovuto sollevare tale difficoltà prima che la richiesta fosse dichiarata ammissibile o, al più tardi, nel contesto delle osservazioni delle parti sui meriti. In qualsiasi caso, la Corte può solo confermare la sua costatazione per cui il richiedente aveva una “ proprietà” sulle proprietà a Boghaz all’interno del significato dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 (vedere paragrafo 19 sopra).
43. Nelle circostanze della causa, la Corte considera, che la questione della richiesta dell’ Articolo 41 riguardo al danno materiale e morale non è pronta per una decisione. Osserva, in particolare, che le parti non sono riuscite ad offrire dati affidabili ed obiettivi concernenti i prezzi dei terreni e dei beni immobili a Cipro in data dell’intervento turco. Questo insuccesso rende difficile per la Corte valutare se la stima fornita dal richiedente del valore di mercato del 1974 della sue proprietà sia ragionevole. La questione deve essere di conseguenza riservata e la susseguente procedura fissata con dovuto riguardo ad un qualsiasi accordo al quale potrebbero giungere il Governo rispondente e la richiedente(Articolo 75 § 1 dell’ordinamento di Corte).

B. Costi e spese
44. Nelle sue rivendicazioni di soddisfazione equa del novembre 1999, appellandosi a conti dal suo rappresentante, il richiedente chiese CYP 2,376 (circa EUR 4,059) per i costi e le spese sostenuti di fronte alla Corte. Questa somma includeva CYP 600 (circa EUR 1,025) per i costi del rapporto competente che valutava il valore delle sue proprietà. Nelle sue osservazioni scritte del 15 gennaio 2004, il richiedente chiese parcelle legali supplementari per CYP 2,645 (circa EUR 4,519). Nelle sue rivendicazioni aggiornate per la soddisfazione equa del 24 gennaio 2008, lui presentò una nota spese supplementare per il nuovo rapporto di valutazione e per le parcelle legali corrispondenti rispettivamente ad EUR 392.15 ed EUR 2,955.5. La somma totale chiesta per costi e spese era così circa EUR 11,925.
45. Il Governo non fece commenti su questo punto.
46. Nelle circostanze della causa, la Corte considera, che la questione dell’applicazione dell’Articolo 41 riguardo ai costi ed alle spese non è pronta per una decisione. La questione deve essere di conseguenza riservata e la susseguente procedura fissata con dovuto riguardo ad un qualsiasi accordo al quale potrebbero giungere il Governo rispondente e la richiedente.

PER QUESTE RAGIONI, LA CORTE

1. Respinge per sei voti ad uno le obiezioni preliminari del Governo;
2. Sostiene per sei voti ad uno che c’è stata una violazione dell’ Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 alla Convenzione;
3. Sostiene all’unanimità che non è necessario esaminare se c’è stata una violazione dell’ Articolo 8 della Convenzione;
4. Sostiene all’unanimità che la questione della richiesta dell’ Articolo 41 non è pronta per una decisione;
di conseguenza,
a) riserva la questione detta in intero;
(a) riserva la detta questione per intero;
(b) invita il Governo ed la richiedente a presentare, entro tre mesi dalla data in cui la sentenza diviene definitiva in conformità con l’ Articolo 44 § 2 della Convenzione le loro osservazioni scritte sulla questione e, in particolare, a notificare alla Corte qualsiasi accordo al quale potrebbero giungere;
(c) riserva l’ulteriore procedura e delega al Presidente della Camera il potere di fissarla all’occorrenza.
Fatto in inglese, e notificato per iscritto il 22 settembre 2009, facendo seguito all’Articolo 77 §§ 2 e 3 dell’Ordinamento.
Fatoş Aracı Nicolas Bratza
Cancelliere Aggiunto Presidente
In conformità con l’Articolo 45 § 2 della Convenzione e l’articolo 74 § 2 dell’ordinamento, l’opinione separata di Giudice Karakaş è annessa a questa sentenza.
N.B.
F.A.

OPINIONE DISSIDENTE DEL GIUDICE KARAKAŞ
Diversamente dalla maggioranza, considero, che l’obiezione del non-esaurimento delle vie di ricorso nazionali sollevata dal Governo non avrebbe dovuto essere respinte. Di conseguenza, non posso concordare con la costatazione di una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 della Convenzione, per le stesse ragioni di quelle menzionate nella mia opinione dissidente nella causa di Alexandrou c. Turchia (n. 16162/90, 20 gennaio 2009).

Testo Tradotto

FOURTH SECTION
CASE OF RAMON v. TURKEY
(Application no. 29092/95)
JUDGMENT
(merits)
STRASBOURG
22 September 2009
This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 § 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Ramon v. Turkey,
The European Court of Human Rights (Fourth Section), sitting as a Chamber composed of:
Nicolas Bratza, President,
Lech Garlicki,
Ljiljana Mijović,
David Thór Björgvinsson,
Ján Šikuta,
Päivi Hirvelä,
Işıl Karakaş, judges,
and Fatoş Aracı, Deputy Section Registrar,
Having deliberated in private on 1 September 2009,
Delivers the following judgment, which was adopted on that date:
PROCEDURE
1. The case originated in an application (no. 29092/95) against the Republic of Turkey lodged with the European Commission of Human Rights (“the Commission”) under former Article 25 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (“the Convention”) by a Cypriot national, Mr D. R. (“the applicant”), on 4 September 1995.
2. The applicant was represented by Mr A. D., a lawyer practising in Nicosia. The Turkish Government (“the Government”) were represented by their Agent, Mr Z.M. Necatigil.
3. The applicant alleged that the Turkish occupation of the northern part of Cyprus had deprived him of his home and properties.
4. The application was transmitted to the Court on 1 November 1998, when Protocol No. 11 to the Convention came into force (Article 5 § 2 of Protocol No. 11).
5. By a decision of 24 August 1999 the Court declared the application admissible.
6. The applicant and the Government each filed observations on the merits (Rule 59 § 1). In addition, third-party comments were received from the Government of Cyprus, which had exercised its right to intervene (Article 36 § 1 of the Convention and Rule 44 § 1 (b)).
THE FACTS
7. The applicant was born in 1937 and lives in Nicosia.
8. Until 15 August 1974 the applicant, a chiropractor, had been living with his family in a flat he was renting at 5 Iras street in Famagusta (northern Cyprus). His surgery was located at 36 Socratous street in Famagusta.
9. On 1 August 1972 the applicant entered into a contract with a public body, the Boghaz Improvement Board, for the purchase of a plot of land in the District of Famagusta. He produced a copy of the relevant contract, in which the plot of land in question was described as “part of plot no. 343/1 according to the map attached”. The plot was registered under sheet/plan 15/28 E.1, Block E, Boghaz Village, Famagusta, Ayios Spyridon locality and had a surface of 8,947 square metres. The applicant also produced a copy of a letter he had addressed to the President of the Boghaz Improvement Board on 22 April 1974, in which it was stated that he had paid the agreed price in full. However, no title deed had been issued in the applicant’s name before 15 August 1974, as the procedure for the parcelling of plot no. 343/1 had not been completed. On 6 December 1991 the Republic of Cyprus issued, in the applicant’s name, an affirmation of ownership of Turkish-occupied land. A copy of this document was attached to the present application.
10. The applicant claimed that by August 1974 he had nearly finished the construction of a clinic/health centre on the plot of land described in paragraph 9 above. This clinic had 32 rooms with private balconies, a restaurant, a lecture room, a library and a swimming pool. However, on 15 August 1974 the applicant had been forced to flee Famagusta as the Turkish troops were advancing. Since then he had been unable to gain access to or use his home, surgery and plot of land. The applicant discovered, through a newspaper article published on 13 August 1989 and an advertising brochure, that persons unknown to him had taken over the plot of land and completed the construction of the clinic/health centre and transformed it into a hotel.
THE LAW
I. THE GOVERNMENT’S PRELIMINARY OBJECTIONS
11. The Government raised preliminary objections of inadmissibility ratione loci and ratione temporis, non-exhaustion of domestic remedies and lack of victim status. The Court observes that these objections are identical to those raised in the case of Alexandrou v. Turkey (no. 16162/90, §§ 11-22, 20 January 2009), and should be dismissed for the same reasons.
II. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 1 OF PROTOCOL NO. 1 TO THE CONVENTION
12. The applicant complained that since July 1974, Turkey had prevented him from exercising his right to the peaceful enjoyment of his possessions.
He invoked Article 1 Protocol No. 1, which reads as follows:
“Every natural or legal person is entitled to the peaceful enjoyment of his possessions. No one shall be deprived of his possessions except in the public interest and subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law.
The preceding provisions shall not, however, in any way impair the right of a State to enforce such laws as it deems necessary to control the use of property in accordance with the general interest or to secure the payment of taxes or other contributions or penalties.”
13. The Government disputed this claim.
A. The arguments of the parties
1. The Government
14. The Government submitted that the property claimed by the applicant was situated outside the jurisdiction of Turkey and that the latter had no knowledge about it. In any event, the applicant had not been deprived of his possessions because of the Turkish intervention of 1974. The property at issue was, by the applicant’s own admission, in course of construction. At the material time, the applicant was neither living there nor was he using it as a clinic. He never became the legal owner of the property as an agreement for sale could not create ownership. In addition, there was no evidence that all the conditions of the said agreement had been fulfilled. No title deed had been issued in the applicant’s name and the plot of land and the construction thereon remained in the name of the Boghaz Improvement Board. They had subsequently been expropriated by the authorities of the “Turkish Republic of Northern Cyprus” (the “TRNC”). Moreover, the applicant had not applied through the proper channels to visit his alleged property in northern Cyprus.
15. Finally, the alleged interference with the applicant’s property rights could not be seen in isolation from the general political situation in Cyprus and had in any event been justified in the general interest.
2. The applicant
16. The applicant relied on the principles laid down by the Court in the case of Loizidou v. Turkey ((merits), Reports of Judgments and Decisions 1996-VI, 18 December 1996). He observed that an aggravating factor in his case was that his property had been used by unknown persons as a hotel under the control of the Turkish army.
B. The third-party intervener
17. The Government of Cyprus observed that its Department of Lands and Surveys had provided with certificates of affirmation persons who did not have title deeds in their possession but whose title had been entered in District Land Offices registers in the Turkish-occupied area. These certificates were prima facie evidence of their right of property. The “TRNC” authorities were in possession of all the records of the Department of Lands and Surveys relating to the title to properties. It was therefore the duty of the respondent Government to produce them. The applicant did not have any title deed because the registration of his title had not been completed at the time of the Turkish invasion; however, he was in peaceful possession of the property and had a lawful and legitimate expectation that the transfer of his title would be completed.
18. The Government of Cyprus further noted that the present case was similar to that of Loizidou v. Turkey ((merits), cited above), where the Court had found that the loss of control of property by displaced persons arose as a consequence of the occupation of the northern part of Cyprus by Turkish troops and the establishment of the “TRNC”, and that the denial of access to property in occupied northern Cyprus constituted a continuing violation of Article 1 of Protocol No. 1.
C. The Court’s assessment
19. The Court first notes that the documents submitted by the applicant (see paragraph 9 above) provide prima facie evidence that he had concluded a sale agreement and paid the price for acquiring the ownership of the plot of land on which he was constructing a clinic. He had, therefore, a legitimate expectation that a title deed would be issued in his name, once the administrative formalities relating to the registration of his purchase had been completed. As the respondent Government failed to produce convincing evidence in rebuttal, the Court considers that the applicant had a “possession” within the meaning of Article 1 of Protocol No. 1.
20. The Court recalls that in the aforementioned Loizidou case ((merits), cited above, §§ 63-64), it reasoned as follows:
“63. … as a consequence of the fact that the applicant has been refused access to the land since 1974, she has effectively lost all control over, as well as all possibilities to use and enjoy, her property. The continuous denial of access must therefore be regarded as an interference with her rights under Article 1 of Protocol No. 1. Such an interference cannot, in the exceptional circumstances of the present case to which the applicant and the Cypriot Government have referred, be regarded as either a deprivation of property or a control of use within the meaning of the first and second paragraphs of Article 1 of Protocol No. 1. However, it clearly falls within the meaning of the first sentence of that provision as an interference with the peaceful enjoyment of possessions. In this respect the Court observes that hindrance can amount to a violation of the Convention just like a legal impediment.
64. Apart from a passing reference to the doctrine of necessity as a justification for the acts of the ‘TRNC’ and to the fact that property rights were the subject of intercommunal talks, the Turkish Government have not sought to make submissions justifying the above interference with the applicant’s property rights which is imputable to Turkey.
It has not, however, been explained how the need to rehouse displaced Turkish Cypriot refugees in the years following the Turkish intervention in the island in 1974 could justify the complete negation of the applicant’s property rights in the form of a total and continuous denial of access and a purported expropriation without compensation.
Nor can the fact that property rights were the subject of intercommunal talks involving both communities in Cyprus provide a justification for this situation under the Convention. In such circumstances, the Court concludes that there has been and continues to be a breach of Article 1 of Protocol No. 1.”
21. In the case of Cyprus v. Turkey ([GC], no. 25781/94, ECHR 2001–IV) the Court confirmed the above conclusions (§§ 187 and 189):
“187. The Court is persuaded that both its reasoning and its conclusion in the Loizidou judgment (merits) apply with equal force to displaced Greek Cypriots who, like Mrs Loizidou, are unable to have access to their property in northern Cyprus by reason of the restrictions placed by the ‘TRNC’ authorities on their physical access to that property. The continuing and total denial of access to their property is a clear interference with the right of the displaced Greek Cypriots to the peaceful enjoyment of possessions within the meaning of the first sentence of Article 1 of Protocol No. 1.

189. .. there has been a continuing violation of Article 1 of Protocol No. 1 by virtue of the fact that Greek-Cypriot owners of property in northern Cyprus are being denied access to and control, use and enjoyment of their property as well as any compensation for the interference with their property rights.”
22. The Court sees no reason in the instant case to depart from the conclusions which it reached in the Loizidou and Cyprus v. Turkey cases (op. cit.; see also Demades v. Turkey (merits), no. 16219/90, § 46, 31 July 2003).
23. Accordingly, it concludes that there has been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention by virtue of the fact that the applicant was denied access to and control, use and enjoyment of his properties as well as any compensation for the interference with his property rights.
III. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 8 OF THE CONVENTION
24. The applicant submitted that in 1974 he had had his home in Famagusta. As he had been unable to return there, he had been the victim of a violation of Article 8 of the Convention.
This provision reads as follows:
“1. Everyone has the right to respect for his private and family life, his home and his correspondence.
2. There shall be no interference by a public authority with the exercise of this right except such as is in accordance with the law and is necessary in a democratic society in the interests of national security, public safety or the economic well-being of the country, for the prevention of disorder or crime, for the protection of health or morals, or for the protection of the rights and freedoms of others.”
25. The Government disputed this claim, observing that the applicant had not established his “home” or residence on his alleged properties.
26. The applicant submitted that part of the clinic which he was constructing contained his home. Furthermore, at the time of the Turkish invasion he was residing in the flat he had rented at 5 Iras Street in Famagusta (see paragraph 8 above). Because of the advancing Turkish troops, he had to abandon, overnight together with his wife and two daughters, both his temporary and future home.
27. The Government of Cyprus submitted that where the applicant’s properties constituted the person’s home, there was a violation of Article 8 of the Convention.
28. The Court notes that at the time of the Turkish invasion the applicant was not residing in the clinic which was being constructed on the plot of land described in paragraph 9 above. Moreover, he was not the owner of the flat located at 5 Iras Street, where he was allegedly living until August 1974. Under these circumstances, the Court is not convinced that a separate issue may arise under Article 8 of the Convention or that there had been a continuing violation of the applicant’s rights guaranteed by this provision. It therefore considers that it is not necessary to examine the present complaint.
IV. APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
29. Article 41 of the Convention provides:
“If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.”
A. Pecuniary and non-pecuniary damage
1. The parties’ submissions
(a) The applicant
30. In his just satisfaction claims of November 1999, the applicant requested 790,528 Cypriot pounds (CYP – approximately 1,350,696 euros (EUR)) for pecuniary damage. He relied on an expert’s report assessing the value of his losses which included the loss of annual rent collected or expected to be collected from renting out his clinic in Famagusta, plus interest from the date on which such rents were due until the day of payment. The rent claimed was for the period dating back to January 1987, when the respondent Government accepted the right of individual petition, until January 2000. The applicant did not claim compensation for any purported expropriation since he was still the legal owner of the property. The evaluation report contained a description of the Boghaz village, of its development perspectives and of the applicant’s property.
31. The expert appointed by the applicant observed that in August 1974 the clinic was in the final stage of completion and that the building materials had been purchased by the owner and were in situ. Therefore, the valuation was based on the assumption that the building was completed. The report calculated the annual rent obtainable from the applicant’s property in 1974. As the clinic was not yet operating, it used a comparative method based on the evidence available for an alternative use of the premises, namely as a three star hotel, taking into consideration the attractiveness of a chiropractic centre.
32. According to the expert, a hotel similar to the applicant’s property could have obtained an average sum of CYP 45 (approximately EUR 76) per room per month. He then deducted 20% from this amount in order to take into account the expenses for furniture and equipment. As the applicant’s clinic had 32 rooms, its total rental value in August 1974 was CYP 13,824 (approximately EUR 23,619). The expert further took into account the trends of rent increase on the basis of: (a) the nature of the area of property; (b) the trends for the period 1970-1974 in similar areas; (c) the trends in the unoccupied areas of Cyprus from 1974 onwards. This last trend was based on the Consumer Price Index for rents and houses issued by the Department of Statistics and Research of the Government of Cyprus. Moreover, compound interest for delayed payment was applied at a rate of 8% per annum.
33. On 24 January 2008, following a request from the Court for an update on the developments of the case, the applicant submitted updated claims for just satisfaction, which were meant to cover the loss of the use of the property from 1 January 1987 to 31 December 2007. He produced a revised valuation report, which, on the basis of the criteria adopted in the previous report, concluded that the whole sum due for the loss of use was CYP 1,159,708.36 plus CYP 1,172,560.43 for interest. The total sum claimed under this head was thus CYP 2,332,269 (approximately EUR 3,984,914).
34. In his just satisfaction claims of November 1999, the applicant further claimed CYP 120,000 (approximately EUR 205,032) in respect of non-pecuniary damage. In particular, he claimed CYP 30,000 (approximately EUR 51,258) for the anguish and frustration he suffered on account of the continuing violation of his property rights. He stated that this sum had been calculated on the basis of the sum awarded by the Court in the Loizidou case ((just satisfaction), Reports 1998-IV, 28 July 1998), taking into account, however, that the period of time for which the damage was claimed in the instant case was longer. The applicant also claimed CYP 90,000 (approximately EUR 153,774) for the distress and suffering he had been subjected to due to the denial of his right to respect for his home.
35. Finally, in his updated claims for just satisfaction of 24 January 2008, the applicant requested the additional sum of EUR 50,000 for non-pecuniary damage.
(b) The Government
36. The Government filed comments on the applicant’s updated claims for just satisfaction on 30 June 2008 and 15 October 2008. They pointed out that the present application was part of a cluster of similar cases raising a number of problematic issues and maintained that the claims for just satisfaction were not ready for examination. The Government had in fact encountered serious problems in identifying the properties and their present owners. The information provided by the applicants in this regard was not based on reliable evidence. Moreover, owing to the lapse of time since the lodging of the applications, new situations might have arisen: the properties could have been transferred, donated or inherited within the legal system of southern Cyprus. These facts would not have been known to the respondent Government and could be certified only by the Greek-Cypriot authorities, who, since 1974, had reconstructed the registers and records of all properties in northern Cyprus. Applicants should be required to provide search certificates issued by the Department of Lands and Surveys of the Republic of Cyprus. In cases where the original applicant had passed away or the property had changed hands, questions might arise as to whether the new owners had a legal interest in the property and whether they were entitled to pecuniary and/or non-pecuniary damages.
37. The Government submitted that as an annual increase of the value of the properties had been applied, it would be unfair to add compound interest for delayed payment, and that Turkey had recognised the jurisdiction of the Court on 21 January 1990, and not in January 1987. In any event, the alleged 1974 market value of the properties was exorbitant, highly excessive and speculative; it was not based on any real data with which to make a comparison and made insufficient allowance for the volatility of the property market and its susceptibility to influences both domestic and international. The report submitted by the applicant had instead proceeded on the assumption that the property market would have continued to flourish with sustained growth during the whole period under consideration.
38. The Government produced a valuation report prepared by the Turkish-Cypriot authorities, which they considered to be based on a “realistic assessment of the 1974 market values, having regard to the relevant land records and comparative sales in the areas where the properties [were] situated”. This report contained two proposals, assessing, respectively, the sum due for the loss of use of the properties and their present value. The second proposal was made in order to give the applicant the option to sell the property to the State, thereby relinquishing title to and claims in respect of it.
39. The report prepared by the Turkish-Cypriot authorities specified that the immovable properties referred to in the application were a forest land; they could not, therefore, form the object of restitution, but could give entitlement to financial compensation, to be calculated on the basis of the loss of income (by applying a 5% rent on the 1974 market values) and increase in value of the properties between 1974 and the date of payment. However, as a forest land was public property, it had not been possible to estimate the value of the properties at issue. Upon fulfilment of certain conditions, the Immovable Property Commission could have offered the applicant exchange of his properties with Turkish-Cypriot properties located in the south of the island.
40. Finally, the Government did not comment on the applicant’s submissions under the head of non-pecuniary damage.
2. The third party intervener
41. The Government of Cyprus fully supported the applicant’s updated claims for just satisfaction.
3. The Court’s assessment
42. The Court first notes that the Government’s submission that doubts might arise as to the applicant’s title of ownership over the properties at issue (see paragraph 36 above) is, in substance, an objection of incompatibility ratione materiae with the provisions of Article 1 of Protocol No. 1. Such an objection should have been raised before the application was declared admissible or, at the latest, in the context of the parties’ observations on the merits. In any event, the Court cannot but confirm its finding that the applicant had a “possession” over the properties in Boghaz within the meaning of Article 1 of Protocol No. 1 (see paragraph 19 above).
43. In the circumstances of the case, the Court considers that the question of the application of Article 41 in respect of pecuniary and non-pecuniary damage is not ready for decision. It observes, in particular, that the parties have failed to provide reliable and objective data pertaining to the prices of land and real estate in Cyprus at the date of the Turkish intervention. This failure renders it difficult for the Court to assess whether the estimate furnished by the applicant of the 1974 market value of his properties is reasonable. The question must accordingly be reserved and the subsequent procedure fixed with due regard to any agreement which might be reached between the respondent Government and the applicant (Rule 75 § 1 of the Rules of Court).
B. Costs and expenses
44. In his just satisfaction claims of November 1999, relying on bills from his representative, the applicant sought CYP 2,376 (approximately EUR 4,059) for the costs and expenses incurred before the Court. This sum included CYP 600 (approximately EUR 1,025) for the costs of the expert report assessing the value of his properties. In his written observations of 15 January 2004, the applicant claimed additional legal fees for CYP 2,645 (approximately EUR 4,519). In his updated claims for just satisfaction of 24 January 2008, he submitted additional bills of costs for the new valuation report and for legal fees amounting to EUR 392.15 and EUR 2,955.5 respectively. The total sum sought for cost and expenses was thus approximately EUR 11,925.
45. The Government did not comment on this point.
46. In the circumstances of the case, the Court considers that the question of the application of Article 41 in respect of costs and expenses is not ready for decision. The question must accordingly be reserved and the subsequent procedure fixed with due regard to any agreement which might be reached between the respondent Government and the applicant.
FOR THESE REASONS, THE COURT
1. Dismisses by six votes to one the Government’s preliminary objections;
2. Holds by six votes to one that there has been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention;
3. Holds unanimously that it is not necessary to examine whether there has been a violation of Article 8 of the Convention;
4. Holds unanimously that the question of the application of Article 41 is not ready for decision;
accordingly,
(a) reserves the said question in whole;
(b) invites the Government and the applicant to submit, within three months from the date on which the judgment becomes final in accordance with Article 44 § 2 of the Convention, their written observations on the matter and, in particular, to notify the Court of any agreement that they may reach;
(c) reserves the further procedure and delegates to the President of the Chamber the power to fix the same if need be.
Done in English, and notified in writing on 22 September 2009, pursuant to Rule 77 §§ 2 and 3 of the Rules of Court.
Fatoş Aracı Nicolas Bratza
Deputy Registrar President
In accordance with Article 45 § 2 of the Convention and Rule 74 § 2 of the Rules of Court, the separate opinion of Judge Karakaş is annexed to this judgment.
N.B.
F.A.

DISSENTING OPINION OF JUDGE KARAKAŞ
Unlike the majority, I consider that the objection of non-exhaustion of domestic remedies raised by the Government should not have been rejected. Consequently, I cannot agree with the finding of a violation of Article 1 of Protocol No. 1 of the Convention, for the same reasons as those mentioned in my dissenting opinion in the case of Alexandrou v. Turkey (no. 16162/90, 20 January 2009).

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La data dell'ultimo controllo di validità dei testi è la seguente: 18/09/2024