A.N.P.T.ES. Associazione Nazionale per la Tutela degli Espropriati. Oltre 5.000 espropri trattati in 15 anni di attività.
Qui trovi tutto cio che ti serve in tema di espropriazione per pubblica utilità.

Se desideri chiarimenti in tema di espropriazione compila il modulo cliccando qui e poi chiamaci ai seguenti numeri: 06.91.65.04.018 - 340.95.85.515

Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF PROVENZANO v. ITALIE

Tipologia: Sentenza
Importanza: 2
Articoli: 41,03,34
Numero: 55080/13/2018
Stato: Italia
Data: 2018-10-25 00:00:00
Organo: Sezione Prima
Testo Originale

Conclusioni:
Eccezioni preliminari respinsero (l’Art. 34) le richieste individuali
(L’Art. 34) standi della localit?
Nessuna violazione di Articolo 3 – Proibizione di tortura (Articolo 3 – trattamento Degradante
Trattamento inumano) (aspetto Effettivo)
Violazione di Articolo 3 – Proibizione di tortura (Articolo 3 – trattamento Degradante
Trattamento inumano) (aspetto Effettivo)
Danno non-patrimoniale – trovando di violazione sufficiente (Articolo 41 – danno Non-patrimoniale
Soddisfazione equa

)

CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL?UOMO
PRIMA SEZIONE
CAUSA PROVENZANO c. ITALIA
(Ricorso n. 55080/13)
SENTENZA
STRASBURGO
25 ottobre 2018
La presente sentenza diverr? definitiva alle condizioni previste dall?articolo 44 ? 2 della Convenzione Pu? subire modifiche di forma.
Nella causa Provenzano c. Italia,
la Corte europea dei diritti dell?uomo (Prima Sezione), riunita in una Camera composta da:
? Linos-Alexandre Sicilianos, Presidente,
? Kristina Pardalos,
? Guido Raimondi,
? Krzysztof Wojtyczek,
? Ksenija Turkovi?,
? Armen Harutyunyan,
? Jovan Ilievski, giudici,
? e Renata Degener, cancelliere di Sezione aggiunto,
dopo aver deliberato in camera di consiglio in data 25 settembre 2018,
pronuncia la seguente sentenza, adottata in tale data:
PROCEDURA
1. All?origine della causa vi ? un ricorso (n. 55080/13) proposto contro la Repubblica italiana con il quale il figlio e la moglie di un cittadino italiano, il Sig. Bernardo Provenzano (?il ricorrente?), hanno adito la Corte ai sensi dell?articolo 34 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell?uomo e delle libert? fondamentali (?la Convenzione?). Il ricorso ? stato presentato in data 25 luglio 2013 nell?interesse del ricorrente, che ? deceduto in data 13 luglio 2016. L?11 agosto 2016 il figlio del ricorrente, Sig. Angelo Provenzano, ha espresso la volont? di proseguire il procedimento dinanzi alla Corte.
2. Il ricorrente ? stato rappresentato dall?avvocato R.A. Di Gregorio, del foro di Palermo. Il Governo italiano (?il Governo?) ? stato rappresentato dal suo agente, Sig.ra E. Spatafora, e dal suo agente aggiunto, Sig.ra M.L. Aversano.
3. Il ricorrente ha lamentato, in particolare, di non aver ricevuto adeguate cure mediche in carcere e che la protrazione dell?applicazione del regime detentivo speciale cui era sottoposto, nonostante il suo stato di salute, violava i suoi diritti di cui all?articolo 3 della Convenzione.
4. In data 6 luglio 2016 sono state comunicate al Governo le doglianze ai sensi dell?articolo 3 e il ricorso ? stato dichiarato irricevibile per il resto in applicazione dell?articolo 54 ? 3 del Regolamento della Corte.
IN FATTO
I. LE CIRCOSTANZE DEL CASO DI SPECIE
5. Il ricorrente ? nato nel 1933 ed ? stato detenuto a Milano fino al momento della morte, avvenuta nel 2016.
A. Il contesto della causa
6. Il ricorrente, che era stato latitante per oltre quarant?anni, era arrestato in data 11 aprile 2006.
7. Il ricorrente era stato sottoposto a diversi procedimenti penali, in esito ai quali aveva riportato pi? condanne alla pena detentiva dell?ergastolo per reati quali la partecipazione a un?associazione di tipo mafioso, la strage, plurimi omicidi, il tentato omicidio aggravato, il traffico di sostanze stupefacenti, il sequestro di persona, l?estorsione, il furto aggravato, e il possesso illegale di armi da fuoco.
8. All?epoca della presentazione del ricorso alla Corte erano in corso ulteriori procedimenti penali a carico del ricorrente. Nell?ambito di uno di tali procedimenti, in data 7 dicembre 2012 il giudice dell?udienza preliminare (in prosieguo ?il GUP?) del Tribunale di Palermo disponeva una perizia dello stato di salute del ricorrente, al fine di valutare la sua capacit? di comprendere e partecipare coscientemente all?udienza preliminare.
9. Il 12 dicembre 2012 i periti nominati dal tribunale effettuavano un primo esame. Non erano tuttavia in grado di compiere ulteriori accertamenti, in quanto il 17 dicembre 2012 il ricorrente era sottoposto a un intervento chirurgico per rimuovere un ematoma subdurale ed era successivamente ricoverato in rianimazione (si veda il paragrafo 25 infra). Sulla base del primo esame svolto prima dell?intervento chirurgico e dei precedenti referti medici del ricorrente, i periti dichiaravano comunque che il ricorrente aveva dimostrato una ridotta consapevolezza e reattivit? in relazione all?ambiente circostante, nonch? una limitata capacit? di espressione.
10. Con ordinanza dell?8 gennaio 2013 il GUP disponeva il rinvio del procedimento a carico del ricorrente in attesa che egli si riprendesse dall?intervento.
11. A seguito del documentato miglioramento delle sue condizioni, il GUP disponeva una nuova perizia, che fu effettuata il 1 marzo 2013. I periti concludevano che la situazione cognitiva del ricorrente inficiava la sua capacit? di relazionarsi con il mondo esterno e di comunicare in modo congruo e proficuo. Concludevano quindi che il ricorrente non era in grado di partecipare coscientemente all?udienza preliminare.
12. Con ordinanza del 5 marzo 2013 il GUP sospendeva il procedimento a carico del ricorrente.
13. Il 21 maggio 2014 il Giudice tutelare del Tribunale di Milano emetteva un decreto di tutela nominando il figlio del ricorrente, Angelo Provenzano, suo amministratore di sostegno. Il giudice osservava che il figlio del ricorrente era stato precedentemente nominato tutore del padre in seguito alla condanna di quest?ultimo alla pena dell?ergastolo e alla conseguente incapacit? giuridica derivante da tale pena nel diritto interno. Ai fini del procedimento di cui era investito, il giudice conferiva al figlio del ricorrente la facolt? di prendere decisioni in ordine alle cure sanitarie e alle esigenze di assistenza personale del padre. Il giudice autorizzava inoltre il figlio del ricorrente a ricevere le notifiche giudiziali e stragiudiziali e a provvedere al conferimento di eventuali mandati difensivi relativi a procedimenti civili e penali. In data 27 maggio 2014 Angelo Provenzano giurava assumendo l?ufficio di amministratore di sostegno del ricorrente.
14. Il ricorrente ? stato detenuto in diverse strutture carcerarie italiane. Dalla documentazione agli atti risulta che ? stato detenuto nella Casa circondariale di Novara da una data imprecisata al 27 aprile 2011, data in cui ? stato trasferito nella Casa di reclusione di Parma. In data 7 giugno 2013 ? stato ricoverato nel reparto protetto dell?Ospedale Generale di Parma, dove rimaneva fino al trasferimento al Centro diagnostico terapeutico della Casa di reclusione di Milano-Opera, avvenuto in data 5 aprile 2014. In data 9 aprile 2014 era ricoverato nella Divisione di medicina protetta dell?Ospedale San Paolo di Milano, dove rimaneva fino alla morte.
B. La salute del ricorrente, le cure mediche dispensategli e gli altri fatti pertinenti relativi alle sue condizioni carcerarie
15. Il ricorrente era affetto da diverse patologie croniche, tra le quali vi erano l?encefalopatia vascolare, l?epatopatia HCV correlata (virus dell?epatite C), il morbo di Parkinson e l?ipertensione arteriosa. Dalle sue cartelle cliniche risulta che ? stato sottoposto a prostatectomia radicale nel 2003 e a parziale tiroidectomia in data imprecisata. Le condizioni cliniche del ricorrente erano caratterizzate anche dal decadimento delle funzioni cognitive.
16. Il diario clinico penitenziario relativo al periodo compreso tra il maggio 2011 e l?aprile 2013 dimostra che la salute del ricorrente era monitorata regolarmente dal personale medico e infermieristico dell?unit? sanitaria della Casa di reclusione di Parma. Oltre a tale monitoraggio, vi ? un referto redatto da medici cui era stato chiesto di visitare il ricorrente quando lo stesso aveva lamentato disturbi specifici o quando erano stati invitati a farlo dal personale infermieristico.
17. Il diario clinico penitenziario dimostra che nel corso dello stesso periodo erano organizzate e svolte un elevato numero di visite mediche specialistiche. Il ricorrente era visitato da cardiologi, specialisti in malattie infettive, urologi, endocrinologi, otorinolaringoiatri, pneumologi, ortopedici, fisiatri e specialisti della nutrizione, e la maggior parte delle visite mediche era svolta su base regolare. Aveva beneficiato anche della consultazione di diversi chirurghi.
18. Era stato sottoposto anche a numerosi esami diagnostici, che andavano dalle analisi emocromocitometriche di routine e agli ecocardiogrammi a varie ecografie (renale, tiroidea e addominale), TAC (tomografia assiale computerizzata), PET (tomografia a emissione di positroni), PSA (antigene specifico prostatico), raggi X e colonscopie.
19. Con specifico riguardo alla situazione neurologica del ricorrente, il diario clinico dimostra che era stato visitato pi? volte da un neurologo, da uno psichiatra e da uno psicologo e che erano stati eseguiti degli esami.
20. Ogni annotazione sul diario clinico da parte del personale medico penitenziario comprende una sezione relativa al piano terapeutico per gestire le patologie croniche del ricorrente, i problemi di salute derivanti dalle pregresse prostatectomia e tiroidectomia e gli altri problemi di salute emergenti, con i relativi dosaggi dei farmaci e un verbale dei farmaci somministrati.
21. Il 17 ottobre 2012 un medico del reparto sanitario protetto del carcere rilevava un aumento della pressione sanguigna del ricorrente e ne disponeva il trasferimento al pronto soccorso dell?ospedale civile di Parma, dove gli era diagnosticata una crisi ipertensiva. Erano eseguiti una TAC e altri esami diagnostici e il ricorrente era visitato da medici specialisti. Il neurologo che ha visitato il ricorrente lo definiva un soggetto affetto da deterioramento cognitivo su base vascolare. A seguito del miglioramento delle sue condizioni generali, il 19 ottobre 2012 egli era dimesso.
22. Il 3 dicembre 2012 il medico di turno disponeva il trasferimento del ricorrente all?ospedale civile di Parma, in quanto sembrava disorientato e si rifiutava di alimentarsi e di assumere i farmaci prescritti. Il medico di turno riferiva anche che il ricorrente era caduto, senza riportare conseguenze, ma rilevava che si trattava di una di oltre quattro cadute accidentali che si erano verificate.
La cartella sanitaria dell?ospedale civile indica che era eseguita un?ecografia e che il ricorrente era visitato da un neurologo, da uno psichiatra e da uno specialista della nutrizione. Il neurologo che lo visitava il 3 dicembre rilevava segnali di un iniziale decadimento cerebrale attribuibili a cause degenerative e vascolari, e il neurologo che lo visitava il giorno successivo riscontrava un probabile deterioramento cognitivo su base vascolare. Il ricorrente era dichiarato in condizioni di essere dimesso il 7 dicembre 2012.
23. Il 12 dicembre 2012 un agente penitenziario chiamava il medico di turno e gli comunicava che il ricorrente era scivolato nella sua cella ed era caduto. Definiva il paziente vigile e parzialmente collaborante, bench? il suo eloquio verbale non fosse facilmente comprensibile. Visitava il ricorrente e controllava se vi fossero eventuali segni di traumi e non ne riscontrava alcuno, esaminava le sue pupille, che erano isocoriche, isocicliche e reattive alla luce. Concludeva che non era rilevabile alcun deficit neurologico. Esaminava inoltre, tra l?altro, la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna e il livello glicemico ematico del ricorrente. Sebbene non fossero state registrate ripercussioni degne di nota, il medic? suggeriva, tra l?altro, che il ricorrente fosse collocato in cella con un compagno in modo da garantire, tra altre cose, la segnalazione tempestiva dell?eventuale peggioramento delle sue condizioni. Il medico raccomandava inoltre che la cella fosse dotata di un letto munito di sponde.
24. Il 15 dicembre 2012 l?infermiera di turno riferiva che il ricorrente era caduto dal letto mentre dormiva. Il medico di turno lo visitava e lo trovava attento, collaborante e orientato. Il medico annotava la presenza di lesioni che descriveva come dei minimi lividi al di sopra dell?occhio destro del ricorrente e riferiva normali parametri vitali. Visitava il ricorrente in un?altra occasione lo stesso giorno, riferiva normali valori cardiorespiratori e ordinava all?infermiera di monitorare i parametri vitali.
25. Il 17 dicembre 2012 l?infermiera di turno chiamava il medico, in quanto il ricorrente non rispondeva agli stimoli vocali o dolorosi. Era trasferito al pronto soccorso dell?ospedale civile di Parma, dove era sottoposto a un intervento urgente per rimuovere un ematoma subdurale. Era quindi ricoverato nel reparto di lungodegenza dell?ospedale e successivamente nella sua divisione di medicina protetta.
26. Nel formulario di ricorso ? dichiarato che il difensore del ricorrente aveva presentato una denuncia al pubblico ministero di Parma, sostenendo, tra l?altro, che la Direzione del carcere non aveva fornito al ricorrente cure adeguate e che lo stesso non aveva ricevuto assistenza medica successivamente alla caduta del 15 dicembre 2012. Non vi sono tuttavia dettagli specifici sulla data di presentazione di tale denuncia e non sono state fornite informazioni sull?esito della stessa.
27. Il 18 febbraio 2013 i medici dell?ospedale stabilivano che il ricorrente poteva essere dimesso.
28. Il 26 febbraio 2013 due medici del reparto di medicina protetta effettuavano un?ispezione al fine di valutare se i locali in cui il ricorrente sarebbe stato collocato al suo ritorno fossero compatibili con le sue esigenze sanitarie e assistenziali.
29. In pari data la direzione del carcere emetteva un rapporto che sintetizzava le modifiche strutturali gi? apportate in vista del ritorno del ricorrente – come l?installazione di un nuovo letto dotato di sponde – e le modifiche programmate. Tali modifiche comprendevano, tra l?altro, un intervento sull?impianto elettrico, pianificato per lo stesso giorno, al fine di collegare un materasso speciale finalizzato a prevenire le piaghe da decubito e installare una bombola di ossigeno per le emergenze mediche.
30. Il 1 marzo 2013 il reparto di medicina protetta predisponeva un piano di assistenza personalizzato in vista del ritorno del ricorrente. Il piano descriveva le esigenze generali e specifiche del ricorrente e comprendeva un calendario di visite mediche regolari, un programma di nutrizione e idratazione e un programma finalizzato a prevenire le piaghe da decubito e le altre conseguenze di un lungo periodo di riposo a letto. Erano richieste e programmate visite mediche specialistiche per seguire le condizioni sanitarie del ricorrente. Il piano di assistenza riguardava anche l?assistenza necessaria al ricorrente per compiere atti quotidiani che non era pi? in grado di svolgere, come la cura quotidiana della propria igiene personale. Prevedeva anche la gestione dell?incontinenza e orari programmati per il cambio dei relativi pannoloni, con la previsione di ulteriori cambi in funzione delle sue esigenze.
31. Il 5 marzo 2013 il ricorrente era trasferito nuovamente nella Casa di reclusione di Parma. Il diario clinico decorrente da tale data alla data del suo trasferimento all?ospedale civile di Parma dimostra che, oltre alle cure per le sue patologie croniche, il ricorrente beneficiava di sedute di fisioterapia finalizzate a migliorare la sua mobilit?, accompagnate dalla mobilizzazione passiva, anche durante la notte, per prevenire la formazione di piaghe da decubito.
32. Il 7 giugno 2013 il ricorrente era ricoverato all?ospedale civile di Parma. Gli erano diagnosticate un?infezione batterica e un?infezione da candida. A seguito della consultazione di uno specialista in malattie infettive, gli era prescritta una terapia. Rimaneva ricoverato all?ospedale civile fino al suo trasferimento, avvenuto il 5 aprile 2014. La documentazione agli atti indica che, nel corso del ricovero, il ricorrente era sottoposto a visite mediche quotidiane, a visite mediche specialistiche periodiche e a esami diagnostici.
33. Il 29 giugno 2013 il figlio del ricorrente presentava una denuncia alla Procura di Parma, sostenendo che suo padre non era curato adeguatamente, in quanto la sua biancheria intima, consegnata dalla Casa di reclusione il 22 giugno 2013, era macchiata di fluidi corporei. Le parti non fornivano alcuna informazione sull?esito di tale procedimento.
34. Il 10 ottobre 2013 la Direzione della Casa di reclusione di Parma presentava una relazione sul ricorrente all?Ufficio della Direzione generale detenuti e trattamento competente per i detenuti di cui ?all?articolo 41 bis ?. La relazione attestava che il 26 febbraio 2013 le autorit? sanitarie locali avevano svolto un?ispezione (si veda il paragrafo 28 supra). Certificava inoltre e forniva la documentazione che dimostrava che gli assistenti sanitari e gli infermieri avevano curato quotidianamente l?igiene personale del ricorrente a decorrere dal 5 marzo 2013, in conformit? alle disposizioni previste nel piano di assistenza personalizzato (si veda il paragrafo 30 supra).
35. Il 23 dicembre 2013 l?ospedale di Parma presentava una relazione che aggiornava la Direzione della Casa di reclusione di Parma sulla situazione clinica del ricorrente. Il medico che redigeva la relazione diagnosticava al ricorrente un grave deterioramento cognitivo, sottolineava la necessit? che fosse allettato a causa di una sindrome ipocinetica e lo dichiarava totalmente dipendente dagli altri.
La situazione neurologica del ricorrente era definita stabile ma deteriorata. La sua espressione verbale, quando presente, era caratterizzata dalla produzione di alcuni vocalizzi incomprensibili, il che significava che il medico che aveva redatto la relazione aveva avuto difficolt? a valutare il suo grado di comprensione.
Il ricorrente era alimentato e idratato artificialmente mediante un sondino naso-gastrico, che era stato applicato il 6 settembre 2013 a causa della sua confermata incapacit? di alimentarsi.
36. Il 29 gennaio 2014 il Pronto soccorso dell?Ospedale Generale di Parma presentava una relazione per aggiornare il Direttore della Casa di reclusione di Parma sulla situazione clinica del ricorrente. La prima parte della relazione ripeteva principalmente le conclusioni della relazione del 23 dicembre 2013. Un?altra parte si concentrava sulle condizioni cognitive del ricorrente. A tale riguardo, il medico che redigeva la relazione affermava che durante le visite mediche il ricorrente rispondeva talvolta a domande semplici quando veniva stimolato verbalmente, ma il suo eloquio era per lo pi? incomprensibile.
37. Il 19 marzo 2014 l?Ospedale Generale di Parma presentava un?altra relazione per aggiornare la Direzione della Casa di reclusione di Parma sulla situazione clinica del ricorrente. I medici che redigevano la relazione individuavano, tra l?altro, la progressiva atrofia dell?apparato muscolare e la presenza di piccole lesioni causate da piaghe da decubito. La sua situazione neuro-cognitiva era rimasta invariata. Quando era addormentato si svegliava se era stimolato. Pronunciava raramente parole comprensibili e svolgeva compiti elementari quando era stimolato. Il suo eloquio verbale, quando presente, era definito incomprensibile. Il medico che redigeva la relazione confermava la conclusione della precedente relazione secondo la quale il ricorrente era totalmente dipendente dagli altri per qualsiasi atto. A partire dal momento in cui era stato inserito il sondino nasogastrico era stato garantito il necessario apporto calorico quotidiano, con conseguente miglioramento del suo stato nutritivo e del peso.
38. Il 5 aprile 2014 il ricorrente era dimesso dall?ospedale generale di Parma. In pari data era trasferito al Centro diagnostico terapeutico della Casa di reclusione di Milano Opera e doveva essere trasferito all?Ospedale San Paolo per essere visitato, tra l?altro, da un neurologo e da un oncologo, per rivalutare la strategia di supporto nutrizionale artificiale e in generale le terapie cui era sottoposto.
39. Il 9 aprile 2014 il ricorrente era trasferito all?ospedale San Paolo di Milano, dove rimase fino alla morte.
40. Dagli atti si evince chiaramente che, durante il periodo di ricovero presso l?Ospedale San Paolo, il ricorrente era sottoposto a visite mediche quotidiane, a visite mediche specialistiche periodiche e a un?ampia gamma di esami (analisi emocromocitometriche di routine, regolare controllo della glicemia, monitoraggio renale, epatico e della funzionalit? tiroidea, della pressione sanguigna, della frequenza cardiaca e monitoraggio quotidiano dell?idratazione, nonch? esami diagnostici come la TAC). ? provato che il ricorrente riceveva cure per le piaghe da decubito ed sottoposto a terapie finalizzate a prevenire l?aggravamento del problema, a cure per le infezioni urinarie connesse alla protratta applicazione di un catetere, a cure per i problemi intestinali e ad adeguamenti dell?idratazione e del supporto nutrizionale di cui beneficiava.
41. L?11 aprile 2014 il ricorrente era sottoposto a visita neuropsicologica da parte di un medico specialista dell?Ospedale San Paolo. Era definito un paziente vigile ma che non eseguiva quanto gli era chiesto, a parte compiti molto semplici. Il medico che redigeva la relazione dichiarava, inter alia, che se il ricorrente era lasciato da solo esprimeva frasi scarsamente comprensibili prive di un quadro e di una struttura grammaticale. Una delle conclusioni cui perveniva il medico era che la mancanza di collaborazione da parte del ricorrente non permetteva di valutare e quantificare la sua capacit? cognitiva.
42. L?11 giugno 2014 il direttore del reparto in cui era ricoverato il ricorrente presentava una relazione per aggiornare il Tribunale di sorveglianza di Roma (?il Tribunale di Roma?) sulla situazione clinica del ricorrente. Il medico che redigeva la relazione confermava le conclusioni della relazione della Direzione dell?Ospedale Generale di Parma del 19 marzo 2014 in ordine alla situazione neuro-cognitiva del ricorrente, che definiva gravemente compromessa, nonch? la sua progressiva atrofia muscolare, mancanza di mobilit? e totale dipendenza dagli altri. Il medico che redigeva la relazione concludeva che le condizioni cliniche del ricorrente si erano gravemente deteriorate e le sue condizioni erano in peggioramento. In ordine alla nutrizione, oltre che mediante il sondino nasogastrico, il supporto nutrizionale artificiale doveva essere fornito mediante l?accesso venoso centrale. Secondo il medico, alla luce delle attuali condizioni di salute, il ricorrente poteva essere curato adeguatamente in un reparto di lungodegenza ospedaliero. I medici certificavano che la struttura in cui era stato ricoverato era dotata del personale medico e delle attrezzature necessarie per fornire cure e terapie adeguate e raccomandavano che rimanesse in ospedale.
43. L?8 agosto 2014 due periti medici indipendenti nominati dal Tribunale di Milano presentavano una relazione. Era stato chiesto ai periti di fornire una valutazione dello stato di salute generale del ricorrente e di precisare, inter alia, se poteva essere curato adeguatamente nel reparto ospedaliero in cui era attualmente detenuto.
A seguito dell?esame di una sintesi della sua storia clinica, delle sue cartelle cliniche e di altri documenti sanitari, i periti redigevano una relazione sul loro esame del ricorrente, che dichiaravano ricoverato nella Divisione di Medicina interna, nel reparto protetto dell?ospedale riservato all?articolo 41 bis. Dichiaravano che era allettato e rilevavano che era legato a causa dei tentativi di togliersi il sondino naso-gastrico. Non era possibile valutare la sua espressione verbale e il suo eloquio; quando veniva salutato pronunciava parole incomprensibili per i periti e anche per il personale sanitario con cui aveva rapporti quotidiani. Il suo stato di coscienza era esaminabile soltanto in termini di vigilanza o sonno, e non era possibile valutare in modo definitivo il suo orientamento spazio-temporale n? le sue funzioni cognitive. Era difficile valutare il suo livello di collaborazione a causa dell?incomprensibilit? della sua produzione verbale.
I periti definivano la situazione clinica del ricorrente complessa e caratterizzata da plurime patologie, nessuna delle quali in fase acuta. Le patologie che comportavano le maggiori conseguenze funzionali erano individuate nella sindrome extrapiramidale e nel grave decadimento cognitivo. Il fatto che il ricorrente trascorresse tutto il tempo allettato, la sua necessit? di essere alimentato artificialmente e di un catetere vescicale permanente erano condizioni permanenti non suscettibili di miglioramento. I periti ribadivano la sua totale mancanza di autonomia in ordine alle funzioni elementari della vita quotidiana, e sottolineavano la sua necessit? di essere costantemente assistito per la nutrizione, l?idratazione, l?igiene personale e per prevenire le complicazioni connesse ai lunghi periodi di immobilit? a letto. Dichiaravano che la sua situazione cognitiva era peggiorata rispetto al precedente esame neuropsicologico (si veda il paragrafo 41 supra).
In ordine alla protrazione del ricovero del ricorrente in ospedale – seppur in un reparto protetto – e all?adeguatezza delle cure ricevute, i periti ritenevano che l?ospedale di San Paolo garantisse un eccellente livello di cure e la presenza di specialisti in grado di garantire interventi tempestivi in caso di complicazioni. L?assenza del tipo di trattamento che il ricorrente riceveva in quel periodo ne avrebbe comportato la morte in brevissimo tempo.
44. In un bollettino medico dell?11 agosto 2014 presentato dall?Ospedale San Paolo alla Direzione della Casa di reclusione di Milano-Opera, il medico che redigeva il bollettino definiva la situazione del ricorrente stabile e ribadiva la presenza di un grave declino cognitivo che aveva reso il ricorrente incapace di relazionarsi con il mondo esterno e di prendersi cura di s?.
45. Tali ultimi risultati erano confermati in una successiva relazione redatta il 17 settembre 2014.
46. I medici dell?Ospedale San Paolo di Milano emettevano diversi altri bollettini tra l?aprile 2015 e il marzo 2016. La situazione clinica del ricorrente era definita in generale stabile, bench? caratterizzata dal progressivo peggioramento delle funzioni neurologiche (relazione del 12 giugno 2015) ed era segnalato anche il grave deterioramento delle funzioni cognitive (relazione del 17 marzo 2016). Il ricorrente era stato allettato per l?intero periodo ed era idratato e alimentato totalmente mediante un sondino naso-gastrico.
47. Secondo i pi? recenti bollettini medici agli atti, emessi dall?ospedale San Paolo di Milano in data 9 e 13 luglio 2016, le condizioni cliniche del ricorrente si erano gravemente deteriorate ed egli era entrato in fase pre-terminale. La relazione del 13 luglio 2016 dichiara che era stato permesso ai parenti del ricorrente di accedere alla sua stanza ed egli decedeva lo stesso giorno.
C. I procedimenti interni relativi alla salute e alla detenzione del ricorrente
48. Dal fascicolo risulta che, durante la detenzione del ricorrente a Parma e a Milano, i suoi difensori presentavano istanze a diversi tribunali di sorveglianza, chiedendo la sospensione della pena detentiva per motivi di salute a norma degli articoli 146 e 147 del codice penale (si vedano paragrafi 81 e 82 infra per le disposizioni del diritto interno pertinente) e la sostituzione della detenzione con misure restrittive pi? miti.
49. Con ordinanza del 3 maggio 2013, il tribunale di sorveglianza di Bologna (?il tribunale di Bologna?) stabiliva che non sussistevano motivi per differire la pena del ricorrente per motivi di salute. Il Tribunale riteneva che le condizioni di salute del ricorrente non fossero in una fase cos? avanzata da non rispondere pi? alle cure, condizione necessaria per l?applicazione dell?articolo 146 del Codice Penale.
Il Tribunale riteneva inoltre che la sospensione discrezionale della pena ai sensi dell?articolo 147 non fosse giustificata. Riteneva che non si potesse affermare che le condizioni di salute del ricorrente richiedevano cure che non potevano essere fornite in detenzione, bench? la detenzione fosse accompagnata dal ricovero in un ospedale civile ogniqualvolta necessario. Il Tribunale di Bologna riteneva che il ricorrente avesse ricevuto e stesse ricevendo cure mediche, frequenti visite mediche ed esami diagnostici. Sottolineava che il ricorrente era stato ricoverato in un ospedale civile anche per lunghi periodi di tempo quando non era stato possibile dispensare le cure necessarie nella struttura carceraria. Rilevava inoltre che la prossimit? dell?ospedale civile alla struttura carceraria aveva permesso al ricorrente di essere ricoverato nel pronto soccorso tempestivamente e ogniqualvolta necessario.
Il Tribunale ribadiva che un Tribunale che decide in merito alla sospensione discrezionale della pena per motivi di salute deve anche tenere conto, come fattore pertinente, della possibilit? che il soggetto che chiede la sospensione possa avere un comportamento criminale (si veda il paragrafo 82 infra). A tale riguardo, il Tribunale riteneva che il ricorrente fosse un soggetto ?socialmente pericoloso?, in quanto era stato arrestato dopo molti anni di latitanza, ed era stato processato e gi? condannato per reati estremamente gravi.
50. Con ordinanza del 27 agosto 2013, il Tribunale di Bologna stabiliva che non sussistevano motivi per differire la pena del ricorrente per motivi di salute. Il Tribunale rilevava che le condizioni di salute del ricorrente non erano in una fase cos? avanzata da non rispondere pi? alle cure. Il Tribunale riteneva inoltre che egli non avrebbe beneficiato di ulteriori o alternative cure mediche in caso di sospensione della pena.
Il Tribunale non era neanche convinto della sussistenza delle condizioni richieste per la sospensione discrezionale ai sensi dell?articolo 147. Rilevava che la documentazione medica che aveva esaminato dimostrava che le condizioni di salute del ricorrente erano monitorate e curate adeguatamente nella struttura carceraria, e che era richiesto il ricovero ospedaliero quando necessario. Rinviando alle relazioni mediche di cui era in possesso, il Tribunale osservava che il ricorrente rispondeva alle cure positivamente e nel modo previsto, in considerazione dell?et? avanzata e del carattere delle patologie da cui era affetto.
Come nella sua ordinanza del 3 maggio 2013, il Tribunale teneva inoltre conto del pericolo che il ricorrente, che era un soggetto socialmente pericoloso, potesse commettere reati in caso di sospensione della pena. A tale riguardo, il Tribunale riteneva che, nonostante il comprovato deficit cognitivo del ricorrente, la documentazione di cui disponeva non gli consentiva di escludere la sua – seppur fluttuante e ridotta – capacit? di comprendere e comunicare.
51. Il ricorrente impugnava la decisione dinanzi alla Corte di cassazione. Il 4 aprile 2014 la Corte di cassazione rigettava il ricorso. Ribadiva le conclusioni del Tribunale di Bologna relative al fatto che le condizioni di salute del ricorrente erano monitorate adeguatamente e che le cure mediche necessarie erano somministrate nella struttura carceraria, con il ricovero in un ospedale esterno all?occorrenza. La Corte era convinta del fatto che il Tribunale di Bologna si fosse basato sulle pi? recenti relazioni mediche di cui era in possesso per concludere che non erano soddisfatte le condizioni richieste per la sospensione dell?esecuzione della pena del ricorrente ai sensi degli articoli 146 e 147 del codice penale.
52. Con ordinanza del 3 ottobre 2014 il Tribunale di Milano concludeva che non sussistevano ragioni per modificare la pena del ricorrente per motivi di salute. Nel compiere la sua valutazione, il Tribunale si basava sul contenuto del rapporto dai due periti indipendenti che aveva nominato (si veda il paragrafo 43 supra). Il Tribunale ribadiva che, in casi come quello in esame, la considerazione primaria doveva essere l?interesse superiore del detenuto in termini di tutela della sua salute. Il Tribunale riteneva che il ricorrente non fosse detenuto in un istituto penitenziario, ma piuttosto che fosse stato ricoverato in un ospedale civile altamente specializzato in grado di fornirgli le cure e il trattamento pi? appropriati ed efficaci per i suoi problemi di salute. Inoltre, secondo il Tribunale, il suo collocamento nel reparto protetto e non tra i comuni pazienti ospedalieri garantiva un livello ancora pi? elevato di attenzione e vigilanza sulle sue critiche condizioni di salute. Il Tribunale concludeva che la situazione del ricorrente al momento della decisione era quella che garantiva in modo migliore il suo diritto alla salute. Il ricorrente impugnava tale provvedimento dinanzi alla Corte di cassazione.
53. Con ordinanza dell?11 novembre 2014, il Tribunale di Bologna concludeva che non sussistevano ragioni per differire l?esecuzione della pena del ricorrente per motivi di salute. Ribadiva innanzitutto e conveniva con le conclusioni del Tribunale di Milano nella sua ordinanza del 3 ottobre 2014. Rinviava alle relazioni redatte dal personale medico dell?Ospedale San Paolo e dai periti medici indipendenti nominati dal Tribunale di Milano per concludere che, nonostante la gravit? delle condizioni di salute del ricorrente, lo stesso non era detenuto in una struttura carceraria bens? in un ospedale civile, e rispondeva alle cure somministrato in tale contesto.
54. Con sentenza del 9 giugno 2015, la Corte di cassazione rigettava il ricorso presentato dal ricorrente avverso l?ordinanza del Tribunale di Milano del 3 ottobre 2014. Riteneva che la motivazione del Tribunale di Milano fosse imperniata sulla necessit? di tutelare il diritto del detenuto alla salute nella massima misura possibile, e non potesse essere ritenuta in contrasto con le disposizioni del codice penale che disciplinano la sospensione dell?esecuzione della pena detentiva per motivi di salute.
55. Con ordinanza dell?11 luglio 2016 il magistrato di sorveglianza di Milano stabiliva, a titolo provvisorio e in attesa di un provvedimento del Tribunale di sorveglianza, che non fosse giustificato un provvedimento in via provvisoria e d?urgenza che disponesse la sospensione dell?esecuzione della pena del ricorrente. Il magistrato rilevava, inter alia, che il ricorrente era curato in una struttura che garantiva eccellenti livelli di assistenza e che disponeva di personale medico e infermieristico di altissima qualit? e che la sua detenzione in ospedale non contrastava con il senso comune di umanit?.
D. Il regime detentivo previsto dall?articolo 41 bis della legge sull?Ordinamento penitenziario
56. Il 13 aprile 2006 il Ministro della giustizia emetteva un decreto che disponeva che il ricorrente dovesse essere sottoposto al regime detentivo speciale di cui al comma 2 dell?articolo 41 bis della legge sull?Ordinamento penitenziario (per le disposizioni del diritto interno si vedano i paragrafi 83-86 infra).
57. Il decreto del 2006 imponeva le seguenti restrizioni:
? restrizioni delle visite da parte dei familiari (non pi? di un?unica visita mensile della durata di un?ora);
? divieto di ricevere visite da parte di persone diverse dai familiari;
? divieto di utilizzare il telefono;
? divieto di ricevere o inviare una somma di denaro superiore a un importo fisso;
? divieto di ricevere pi? di due pacchi al mese, non eccedenti un determinato peso, ma permesso di ricevere due pacchi speciali all?anno contenenti vestiario e biancheria da letto;
? esclusione del diritto di partecipare alle elezioni dei rappresentanti dei detenuti o di essere eletto in qualit? di rappresentante;
? divieto di fare lavori artigianali;
? divieto di acquistare cibo da cuocere;
? non pi? di due ore giornaliere di attivit? fisica all?aperto, una delle quali poteva essere trascorsa in biblioteca, in palestra e cos? via, e in gruppi di non pi? di quattro persone.
58. Inoltre, la corrispondenza in entrata e in uscita doveva essere monitorata, e soggetta a preliminare provvedimento autorizzativo dell?autorit? giudiziaria.
59. L?applicazione del regime speciale era successivamente prorogata per periodi di uno o due anni, mediante decreti di proroga emessi in data 5 aprile 2007, 3 aprile 2008, 2 aprile 2009, 1 aprile 2010, 28 marzo 2012, 26 marzo 2014 e 23 marzo 2016.
60. L?8 marzo 2013, con istanza indirizzata a tre diversi tribunali di sorveglianza (Bologna, Roma e Parma), nonch? al Ministro della giustizia, il difensore del ricorrente chiedeva la revoca del regime detentivo speciale previsto dall?articolo 41 bis della legge sull?ordinamento penitenziario, osservando fondamentalmente che, alla luce del deterioramento delle funzioni cognitive del ricorrente, i motivi per cui il regime era stato applicato originariamente non erano pi? rilevanti.
61. Il 22 luglio 2013 la Direzione Distrettuale Antimafia (in prosieguo ?la DDA?) di Caltanissetta esprimeva un parere favorevole alla revoca del regime detentivo speciale. L?Ufficio riconosceva che le condizioni di salute del ricorrente erano peggiorate, rilevando che il suo funzionamento cognitivo era compromesso, come sottolineato dalla documentazione medica di cui disponeva. Osservava in particolare le conclusioni della relazione dei periti nominati dal GUP di Palermo (si veda il paragrafo 11 supra) che avevano rilevato che il funzionamento cognitivo del ricorrente era deteriorato e la sua capacit? di comunicare era compromessa. Alla luce di tali conclusioni, l?Ufficio esprimeva il parere che le ragioni che avevano inizialmente giustificato l?applicazione del regime detentivo speciale non sussistevano pi?.
62. Con ordinanza del 27 agosto 2013, il Tribunale di Roma dichiarava inammissibile l?istanza presentata dal ricorrente in data 8 marzo 2013. Riteneva che la facolt? di revocare l?imposizione del regime detentivo speciale di cui all?articolo 41 bis fosse di competenza del Ministro della Giustizia. Il Tribunale era competente solo in relazione ai reclami presentati avverso i provvedimenti emessi dal Ministro della giustizia, quali i decreti di proroga dell?applicazione del regime speciale o i rifiuti da parte del Ministro di revocare i decreti che applicavano il regime. L?esame del merito della domanda era pertanto precluso al Tribunale.
63. Il 21 novembre 2013 il difensore del ricorrente presentava ricorso al Ministro della Giustizia per chiedere la revoca del regime detentivo speciale di cui all?articolo 41 bis. In data imprecisata il Ministro della giustizia rigettava il ricorso. La decisione era notificata al figlio del ricorrente l?11 febbraio 2014.
64. Il 13 febbraio 2014 il difensore del ricorrente presentava ricorso al Tribunale di Roma avverso quest?ultima decisione. Ribadiva i rilievi dedotti nella domanda dell?8 marzo 2013.
1. Il decreto di proroga del 26 marzo 2014
65. Il 26 marzo 2014 il Ministro della Giustizia emetteva un decreto che prorogava per due anni l?applicazione del regime detentivo speciale. Era constatato che la capacit? del ricorrente di mantenere collegamenti con i membri dell?organizzazione criminale non era venuta meno, e si era anche tenuto conto della sua ?particolare e concreta pericolosit??.
66. Il decreto ribadiva la logica alla base del regime detentivo speciale e riaffermava in particolare che la sua applicazione costituiva una misura preventiva finalizzata a garantire la sicurezza e l?ordine pubblico e non aveva alcuna finalit? punitiva.
67. Il decreto esaminava inoltre alcune condanne del ricorrente per reati estremamente gravi, tra i quali vi erano plurimi delitti di omicidio aggravato, il favoreggiamento di stragi e l?associazione a delinquere, indicativi del suo elevato livello di responsabilit? all?interno dell?organizzazione criminale.
68. Il decreto offriva inoltre un quadro generale delle informazioni fornite da diversi organi di polizia, dalle Procure, dalla Direzione investigativa antimafia e dal Ministro dell?Interno, che erano state richieste al fine di accertare la persistenza delle condizioni che giustificavano la proroga del regime (istruttorie relative alla preesistente attualit? ed alla permanente gravit? delle esigenze di prevenzione ai fini della proroga). Esso riassumeva inoltre i pareri emessi dalle DDA di Firenze e di Caltanissetta nel febbraio 2014 e dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo (in prosieguo ?la DNA?) e la DDA di Palermo nel marzo 2014.
69. Il decreto dichiarava che le DDA di Palermo, Caltanissetta e Firenze avevano espresso un parere sfavorevole alla proroga delle restrizioni, alla luce delle condizioni di salute del ricorrente. Affermava tuttavia che la DDA di Palermo aveva concluso che il ricorrente era ancora socialmente pericoloso.
70. Il decreto si concentrava in particolare sulle conclusioni della DNA, che aveva delineato il profilo criminale del ricorrente e le attuali attivit? criminali di Cosa Nostra (la mafia siciliana) e richiamava l?attenzione sul fatto che uno dei membri pi? importanti dell?organizzazione criminale cui apparteneva il ricorrente era ancora a piede libero. Secondo il testo del decreto, la DNA riteneva inoltre che, sulla base delle perizie medico-legali di cui era in possesso, non si poteva concludere che in quel momento vi era stato un totale scadimento delle capacit? di attenzione, comprensione e orientamento del ricorrente, bens? piuttosto soltanto un deterioramento non quantificabile. Ci?, a sua volta, non poteva escludere la possibilit? che il ricorrente potesse comunicare ordini all?organizzazione criminale se fosse stato ristretto con un regime detentivo ordinario. Era anche trattata la questione della salute del ricorrente esaminando se l?applicazione del regime detentivo speciale ostacolava le cure mediche di cui aveva bisogno in considerazione dei suoi problemi di salute, e, ad avviso dell?Ufficio, esso non le ostacolava. La DNA concludeva che la proroga delle restrizioni era ancora ritenuta necessaria.
71. Il decreto si concentrava anche sul parere del Ministro dell?Interno che sintetizzava le conclusioni delle indagini concluse recentemente, che confermavano il ruolo di spicco del ricorrente in seno all?organizzazione criminale. L?esito di tali indagini aveva anche fatto luce sui mezzi mediante i quali la rete di supporto del ricorrente gli aveva permesso di protrarre la latitanza, il sistema di comunicazione tra lo stesso e i latitanti di spicco nel corso della loro latitanza e il suo uso di messaggi codificati per trasmettere le strategie dell?organizzazione.
2. Il primo procedimento dinanzi al Tribunale di Roma
72. Il 31 marzo 2014 il ricorrente presentava reclamo avverso il decreto di proroga emesso dal Ministro della Giustizia in data 26 marzo 2014. Il difensore del ricorrente sosteneva che il regime detentivo speciale dovesse essere sospeso a causa delle condizioni psicofisiche del ricorrente e forniva la documentazione medica a sostegno di tale tesi.
73. Con ordinanza del 5 dicembre 2014, il Tribunale di Roma esaminava congiuntamente i ricorsi proposti in data 13 febbraio 2014 e 31 marzo 2014 e li rigettava entrambi. Alcuni punti salienti dell?ordinanza possono essere sintetizzati come segue.
Il Tribunale esaminava i rilievi del ricorrente e la documentazione medica di cui disponeva e si concentrava sulla condizione neurologica del ricorrente. Citava estratti di un rapporto di una visita neuropsicologica eseguita al ricorrente il 25 novembre 2014, che indicava che era allettato, che alternava il sonno alla vigilanza e che, se appropriatamente stimolato, articolava talvolta parole che avevano senso o eseguiva compiti elementari. Il ricorrente era definito vigile e occasionalmente ?risvegliabile?, il rapporto rilevava tuttavia che non eseguiva gli ordini. Il Tribunale osservava che non era stato possibile effettuare una valutazione decisiva delle sue abilit? cognitive a causa dello stato gravemente compromesso della sua funzione motoria, unito alla sua incapacit? di concentrazione e alla generale mancanza di collaborazione.
Il Tribunale riconosceva quindi la sussistenza di un grave decadimento delle funzioni cognitive del ricorrente. Tuttavia, nonostante tale decadimento, sulla base della documentazione medica di cui disponeva, il Tribunale concludeva di non poter escludere con assoluta certezza che il ricorrente avrebbe potuto trasmettere messaggi penalmente rilevanti relativi alle attivit? criminali dell?organizzazione mediante i familiari o altre persone se gli fosse stato permesso di avere rapporti non regolamentati con il mondo esterno. Il Tribunale si basava inoltre sui bollettini emessi dal personale sanitario del reparto ospedaliero che indicavano che il ricorrente aveva transitori momenti di lucidit? alternati a momenti di confusione, e che a volte rispondeva alle domande che gli erano poste in modo comprensibile. In conclusione, secondo il Tribunale, le condizioni cliniche del ricorrente non potevano essere considerate tali da precludere la comunicazione di messaggi o disposizioni criminali.
Il Tribunale ribadiva che il ricorrente, che era stato capo di Cosa Nostra per decenni, era ritenuto un soggetto che rappresentava una notevole minaccia per la sicurezza nazionale e la societ? in generale. Ribadiva inoltre che nel corso della latitanza aveva contato su una solida rete di supporto ed era riuscito a gestire l?organizzazione criminale attraverso i cosiddetti pizzini, messaggi apparentemente semplici che nascondevano ordini destinati alla rete criminale. Pertanto, ad avviso del Tribunale, l?organizzazione criminale avrebbe potuto ottenere disposizioni per svolgere attivit? criminali anche ricevendo dal ricorrente semplici messaggi, data la sua posizione in seno all?organizzazione. Notava anche che uno dei soggetti pi? importanti e pi? pericolosi appartenente all?organizzazione del ricorrente era all?epoca ancora latitante.
Sulla base delle suddette considerazioni, il Tribunale concludeva che la proroga del regime detentivo di cui all?articolo 41 bis era ancora pienamente giustificata, nell?interesse dell?ordine pubblico e della sicurezza.
3. Il decreto di proroga del 23 marzo 2016
74. Il 23 marzo 2016 il Ministro della giustizia emetteva un decreto di proroga dell?applicazione del regime detentivo speciale per ulteriori due anni. Come nel decreto del 2014, sosteneva che il ricorrente era ancora in grado di intrattenere rapporti con i membri dell?organizzazione criminale ancora latitanti, e aveva inoltre tenuto conto della sua ?particolare e concreta pericolosit??. Il Ministro confermava la proroga di tutte le restrizioni in vigore (si veda il paragrafo 57 supra). Alcuni punti salienti del decreto possono essere sintetizzati in prosieguo.
75. Come nel decreto del 2014, il Ministro della Giustizia ribadiva la logica e le finalit? del regime e forniva un quadro generale delle informazioni fornite da diversi organi di polizia, dalle Procure e dal Ministro dell?Interno – informazioni che erano state richieste al fine di accertare la persistenza delle condizioni che giustificavano la proroga del regime. Il decreto sintetizzava i pareri emessi dalla DDA di Firenze, Caltanissetta e Palermo nel febbraio 2016 e dalla DNA nel marzo 2016.
76. Il decreto riconosceva che le DDA di Caltanissetta e di Firenze avevano confermato il loro precedente parere negativo sulla proroga del regime nei confronti del ricorrente e che per giungere alle sue conclusioni la DDA di Caltanissetta si era basata sul deterioramento della salute del ricorrente, mentre il parere della DDA di Firenze era imperniato sulla constatazione che il ricorrente non era oggetto di indagini penali. La DDA e la DNA di Palermo confermavano invece la necessit? di prorogare il regime detentivo speciale.
77. Secondo quanto riportato nel decreto, la DDA di Palermo aveva concluso che l?applicazione del regime di cui all?articolo 41 bis continuava a essere assolutamente necessaria per prevenire e troncare i persistenti e pericolosi rapporti del ricorrente con il mondo esterno e con gli altri detenuti, che gli avrebbero permesso di proseguire le attivit? illegali che aveva diretto per decenni. La DDA si concentrava, inter alia, sui precedenti penali del ricorrente e sul suo ruolo apicale all?interno di Cosa Nostra, esaminando la sua determinante partecipazione a un elevato numero di delitti, dalle stragi alle estorsioni, e prendendo atto del controllo che aveva esercitato sulle attivit? economiche, che gli aveva permesso di acquisire considerevoli beni. La DDA forniva dettagli sulla rete di supporto che il ricorrente aveva avuto in seno all?organizzazione – rete che gli aveva permesso una latitanza durata oltre quarant?anni e la gestione di molteplici aspetti del sodalizio criminale, che andavano dalla risoluzione di controversie alla commissione di omicidi. Sottolineava che un importante membro dell?organizzazione criminale era ancora latitante.
In ordine alla salute del ricorrente, la DDA di Palermo dichiarava che, sulla base delle informazioni cliniche di cui era in possesso, conveniva con la decisione del Tribunale di Roma (si veda il paragrafo 73 supra) e citava un estratto dell?ordinanza in cui il Tribunale aveva affermato di non poter escludere con assoluta certezza che il ricorrente fosse in grado di trasmettere messaggi penalmente rilevanti relativi alle attivit? criminali dell?organizzazione.
78. Secondo quanto riportato nel decreto, la DNA concludeva che la combinazione di elementi che avevano giustificato l?iniziale applicazione del regime detentivo speciale era rimasta invariata. Si basava principalmente sul ?profilo criminale? del ricorrente, sulle sue plurime condanne per delitti efferati, sulle attuali attivit? di Cosa Nostra e sulla sua continua riorganizzazione, oltre che sul fatto che un importante membro dell?organizzazione criminale, che aveva avuto in passato un rapporto documentato con il ricorrente, era ancora latitante.
In ordine alla salute del ricorrente, la DNA ribadiva il contenuto del suo parere del 2014 sulla proroga del regime detentivo speciale e ne citava estratti secondo i quali l?applicazione di un simile regime non interferiva in alcun modo con le cure mediche cui era sottoposto il ricorrente, e la modifica del regime non avrebbe avuto conseguenze per la sua salute. La DNA citava inoltre un estratto del suo parere del 2014 in cui aveva concluso che, sulla base della documentazione di cui disponeva, non sembrava che il ricorrente avesse del tutto perso le capacit? di attenzione, comprensione e orientamento spazio-temporale, ma che tali capacit? avevano soltanto subito un deterioramento.
4. Il secondo procedimento dinanzi al Tribunale di Roma
79. L?8 aprile 2016 il difensore del ricorrente presentava reclamo al Tribunale di Roma avverso il decreto di proroga emesso dal Ministro della Giustizia.
80. In data 16 settembre 2016 il Tribunale di Roma archiviava il procedimento a causa del decesso del ricorrente.
II. IL DIRITTO E LA PRASSI INTERNI PERTINENTI
A. Il differimento della pena detentiva per motivi di salute
81. Le parti pertinenti dell?articolo 146 del codice penale italiano (?rinvio obbligatorio della esecuzione della pena?) prevedono che:
L?esecuzione di una pena, che non sia pecuniaria, ? differita: (…)
3) se deve aver luogo nei confronti di persona affetta da HIV conclamata o da grave deficienza immunitaria (…) ovvero da altra malattia particolarmente grave per effetto della quale le sue condizioni di salute risultano incompatibili con lo stato di detenzione, quando la persona si trova in una fase della malattia cos? avanzata da non rispondere pi?, secondo le certificazioni del servizio sanitaria penitenziario o esterno, ai trattamenti disponibili e alle terapie curative.
82. Le parti pertinenti dell?articolo 147 del codice penale italiano (?rinvio facoltativo della esecuzione della pena?) prevedono che:
L?esecuzione di una pena pu? essere differita:
(…) se una pena restrittiva della libert? personale deve essere eseguita contro chi si trova in condizioni di grave infermit? fisica (…) il provvedimento di cui al primo comma non pu? essere adottato o, se adottato, ? revocato se sussiste il concreto pericolo della commissione di delitti.
B. Il regime detentivo speciale di cui all?articolo 41 bis
83. L?articolo 41 bis della legge sull?Ordinamento penitenziario (legge 26 luglio 1975 n. 354), come modificato dalla legge 7 agosto 1992 n. 356 e dalla legge 15 luglio 2009 n. 94, conferisce al Ministro della Giustizia la facolt? di sospendere l?applicazione del regime detentivo ordinario in tutto o in parte, mediante un provvedimento motivato, per motivi di ordine pubblico e di sicurezza, nei casi in cui il regime detentivo ordinario contrasterebbe con tali requisiti.
84. Il comma 2 bis dell?articolo 41 bis prevede che il Ministro della giustizia possa emettere un decreto di proroga dell?applicazione del regime detentivo speciale, a meno che non emerga che la capacit? del detenuto di mantenere collegamenti con l?organizzazione criminale di riferimento sia venuta meno.
85. Lo stesso comma elenca alcuni dei fattori di cui tener conto al fine di accertare se l?imputato abbia la capacit? di mantenere i summenzionati collegamenti: il suo profilo criminale, la posizione che rivestiva in seno all?organizzazione, la perdurante operativit? del sodalizio criminale, la sopravvenienza di nuove incriminazioni nei confronti del detenuto precedentemente non valutate, gli esiti del trattamento penitenziario e il tenore di vita dei familiari del detenuto.
86. Lo stesso comma precisa inoltre che il mero decorso del tempo non costituisce, di per s?, un elemento sufficiente per escludere la capacit? dell?imputato di mantenere i collegamenti con l?associazione di cui faceva parte.
87. Il comma 2 quinquies dell?articolo 41 bis prevede la possibilit? di proporre reclamo avverso il decreto di proroga al tribunale di sorveglianza di Roma, che verifica, esaminando i rilievi presentati nel ricorso e le conclusioni riportate nel decreto di proroga, se sono stati rispettati i criteri previsti dalla legge per l?adozione di un simile provvedimento.
88. Il comma 2 sexies dell?articolo 41 bis prevede la possibilit? di presentare ricorso alla Corte di cassazione avverso l?ordinanza del tribunale di sorveglianza, unicamente per motivi di violazione di legge.
89. La Corte di cassazione delimitava in diverse occasioni la portata dei ricorsi avverso i decreti dei tribunali di sorveglianza di proroga del regime detentivo speciale di cui all?articolo 41 bis di cui pu? essere investita. Secondo tale Corte, la portata di un simile ricorso non rende una decisione impugnata suscettibile di contestazioni basate su un vizio di motivazione, salvo qualora la motivazione sia del tutto assente o viziata al punto da risultare meramente apparente e inesistente, vale a dire priva dei requisiti minimi di coerenza, completezza e logicit? (si vedano, tra altri precedenti, Trombetta, Prima Sezione penale, n. 2984 del 22 gennaio 2014). In una recente pronuncia (Oppedisano, Prima Sezione penale, n. 11620 del 19 febbraio 2016), la Corte di cassazione ricapitolava i seguenti principi sulla portata del suo riesame:
?Giova premettere che l?impugnativa in esame trova la sua disciplina nell?art. 41 bis co. 2 sexies L. 26.07.1975 n. 354, e success. mod., il quale dispone, come ? noto, che l?ordinanza del Tribunale di sorveglianza che abbia deciso sul reclamo proposto avverso il Decreto Ministeriale di cui all?art. 41-bis co. 2-bis ? ricorribile in cassazione soltanto ?per violazione di legge?. Orbene, secondo costante e risalente insegnamento di questa Corte (Cass. pen. 13.03.92, p.c. in c. Bonati), la violazione di legge concernente la motivazione trova il suo fondamento nella disciplina costituzionale di cui ai commi 6 e 7 dell?art. 111 e consiste nella omissione totale della motivazione stessa ovvero allorch? ricorrano le ipotesi di motivazione fittizia o contraddittoria, che si configurano, la prima, allorch? il giudicante utilizza espressioni di stile e stereotipate, e la seconda quando si riscontri un argomentare fondato sulla contrapposizione di argomentazioni decisive di segno opposto. Rimangono escluse dalla nozione di violazione di legge connessa al difetto di motivazione tutte le rimanenti ipotesi nelle quali la motivazione stessa si dipani in modo insufficiente e non del tutto puntuale rispetto alle prospettazioni censorie.?
90. La stessa sentenza esaminava le modalit? con cui la Corte di cassazione aveva applicato questi ultimi principi generali allo specifico contesto dei ricorsi avverso le ordinanze dei tribunali di sorveglianza ai sensi dell?articolo 41 bis, comma 2 sexies, della legge n. 354 del 1975:
?Secondo detta lezione interpretativa (Cass., sez. I, 9.01.2004, n. 449; 14.11.2003 n. 5338; 9.11.2004, n. 48494) infatti, in tema di regime carcerario differenziato, nella nozione di violazione di legge (…) deve farsi rientrare anche la mancanza di motivazione, alla quale vanno ricondotti tutti i casi nei quali la motivazione stessa risulti priva dei requisiti minimi di coerenza, di completezza e di logicit?, al punto da risultare meramente apparente o assolutamente inidonea a rendere comprensibile il filo logico seguito dal giudice di merito, ovvero quando le linee argomentative del provvedimento siano cos? scoordinate e carenti dei necessari passaggi logici da far rimanere oscure le ragioni che hanno giustificato la decisione.?
C. Altre disposizioni del diritto interno
91. Il decreto legislativo n. 146 del dicembre 2013 istituiva un nuovo ricorso preventivo che consente al detenuto di proporre reclamo al magistrato di sorveglianza per qualsiasi violazione dei suoi diritti.
D. Altro materiale interno
92. Nell?aprile 2016 la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato pubblicava un rapporto sul regime detentivo speciale di cui all?articolo 41 bis (Rapporto sul Regime Detentivo Speciale ? Indagine Conoscitiva sul 41 bis). Tra diverse altre raccomandazioni era fatta la seguente:
la Commissione, inoltre, raccomanda una pi? accurata istruttoria da parte degli uffici competenti in merito al rinnovo dell?applicazione del regime detentivo speciale, onde evitare la sottoposizione al regime speciale di persone incapaci di intendere e di volere.
IN DIRITTO
I. SULLA QUESTIONE PRELIMINARE
93. A seguito della morte del ricorrente, avvenuta il 13 luglio 2016, il figlio, Sig. Angelo Provenzano, ha comunicato alla Corte l?intenzione di proseguire il ricorso nell?interesse del padre (si veda il paragrafo 1 supra).
94. Il Governo ha chiesto la cancellazione del ricorso dal ruolo ai sensi dell?articolo 37 della Convenzione, contestando il diritto del figlio del ricorrente a proseguire il ricorso. Ha sostenuto, inter alia, che il figlio del ricorrente non poteva affermare di essere una vittima indiretta, in quanto la dedotta violazione dell?articolo 3 della Convenzione non lo aveva colpito personalmente, e il diritto invocato dal ricorrente, che era connesso alla sua sfera personale e intima, non era di carattere trasferibile. Ha aggiunto che nelle sue osservazioni il figlio del ricorrente si era limitato a esprimere l?intenzione di proseguire il procedimento, senza spiegare i motivi della sua legittimazione a succedere, e aveva inoltre presentato il suo certificato di nascita e dichiarato il suo personale interesse a proseguire la causa.
95. La Corte ribadisce innanzitutto la necessit? di distinguere le cause in cui il ricorrente ? deceduto nel corso del procedimento dalle cause in cui il ricorso ? stato presentato alla Corte dagli eredi del ricorrente successivamente alla morte della vittima (si vedano Ergezen c. Turchia, n. 73359/10, ? 28, 8 aprile 2014; Fairfield c. Regno Unito (dec.), n. 24790/04, CEDU 2005 VI; e Bi? e altri c. Turchia, n. 55955/00, ? 20, 2 febbraio 2006). La Corte sottolinea inoltre che, alla luce della sua giurisprudenza consolidata, la questione di sapere se un soggetto possa essere considerato una vittima indiretta ? rilevante soltanto quando la vittima diretta muore prima di presentare ricorso alla Corte (Centre for Legal Resources per Valentin C?mpeanu c. Romania [GC], n. 47848/08, ?? 97-100, CEDU 2014).
96. In casi come quello di specie, in cui il ricorrente ? deceduto dopo aver presentato ricorso, la Corte ha coerentemente accettato che il pi? prossimo parente, uno stretto congiunto o l?erede possa, in linea di massima, proseguire il ricorso, a condizione che abbia sufficiente interesse alla causa (si vedano Centre for Legal Resources per Valentin C?mpeanu c. Romania [GC], sopra citata, ? 97; Fartushin c. Russia, n. 38887/09, ? 33, 8 ottobre 2015; e Va??enkovs c. Lettonia, n. 30795/12, ? 27, 15 dicembre 2016). La Corte ribadisce che esprimendo l?intenzione di proseguire il ricorso l?erede di un ricorrente deceduto pu? essere motivato anche da interessi non esclusivamente materiali. Le cause relative ai diritti umani di cui ? investita la Corte hanno generalmente anche una dimensione morale, e le persone vicine al ricorrente possono quindi avere un legittimo interesse a garantire che sia fatta giustizia, anche successivamente alla morte del ricorrente (si veda Malhous c. Repubblica ceca (dec.) [GC], n. 33071/96, CEDU 2000-XII). Pertanto, qualora la vittima diretta sia deceduta dopo aver presentato ricorso, il fattore determinante non ? stabilire se i diritti in questione siano trasferibili a eredi intenzionati a proseguire il ricorso, ma se i soggetti che desiderano proseguire il procedimento possano rivendicare un legittimo interesse a chiedere che la Corte decida la causa sulla base della volont? del ricorrente di avvalersi del suo diritto individuale e personale di adire la Corte (si veda Ergezen c. Turchia, n. 73359/10, ? 29, 8 aprile 2014). La Corte non ha ritenuto decisivo neanche il fatto che il soggetto che desidera proseguire il ricorso non sia un erede giuridicamente riconosciuto ai sensi del diritto interno (si veda Malhous c. Repubblica ceca, sopra citata).
97. Passando al caso di specie, la Corte osserva che il soggetto che chiede di proseguire il procedimento dinanzi a essa ? il figlio del ricorrente, e quindi uno stretto congiunto. Il documento prodotto dal figlio, vale a dire il suo certificato di nascita, attesta la sussistenza del rapporto familiare.
98. La Corte rileva inoltre che il figlio del ricorrente ? stato nominato tutore del ricorrente alla luce dell?incapacit? giuridica del ricorrente a seguito della condanna alla pena dell?ergastolo, ed ? stato inoltre nominato amministrazione di sostegno del ricorrente, ufficio che ha assunto prestando giuramento nel maggio 2014. La Corte osserva infine che egli ha introdotto il presente ricorso nell?interesse del ricorrente in un momento in cui era tutore del ricorrente (si vedano i paragrafi 1 e 13 supra).
99. Per quanto sopra esposto e in considerazione delle circostanze del caso di specie, la Corte ? convinta che il Sig. Angelo Provenzano abbia un legittimo interesse a proseguire il ricorso. Su sua richiesta, continuer? quindi a trattare la causa. Per ragioni pratiche il Sig. Bernardo Provenzano continuer? a essere definito ?il ricorrente?, sebbene debba attualmente essere considerato tale il Sig. Angelo Provenzano.
100. La Corte rigetta pertanto la domanda del Governo di cancellazione del ricorso dal ruolo.
II. SULLA DEDOTTA VIOLAZIONE DELL?ARTICOLO 3 DELLA CONVENZIONE
101. Il ricorrente ha lamentato che la sua detenzione era incompatibile con la sua et? e le sue condizioni di salute. Ha inoltre lamentato che le autorit? interne non avevano adottato tutte le misure necessarie per salvaguardare la sua salute e il suo benessere nel corso della detenzione, e che la protrazione del regime detentivo speciale di cui all?articolo 41 bis comportava la violazione dell?articolo 3, che recita:
“Nessuno pu? essere sottoposto a tortura n? a pene o trattamenti inumani o degradanti.?
A. Sulla ricevibilit?
102. Il Governo ha eccepito preliminarmente il mancato esaurimento delle vie di ricorso interne e ha chiesto alla Corte di rigettare il ricorso in quanto irricevibile ai sensi dell?articolo 35 ?? 1 e 4 della Convenzione. Alla luce delle circostanze del caso di specie, la Corte ritiene opportuno esaminare separatamente i due aspetti del ricorso del ricorrente ai sensi dell?articolo 3.
1. La doglianza relativa all?incompatibilit? della detenzione del ricorrente con la sua salute
103. Il Governo ha osservato a tale riguardo che il ricorrente disponeva di diversi ricorsi, in primo luogo la possibilit? di chiedere al tribunale di sorveglianza il differimento dell?esecuzione della pena detentiva per motivi di salute. Pur ammettendo che il ricorrente si era avvalso di quest?ultimo ricorso in quattro occasioni con esiti negativi da parte dei tribunali di sorveglianza, ha sottolineato che soltanto in due occasioni il ricorrente aveva presentato ricorso avverso tali decisioni al

Testo Tradotto

Conclusion(s)
Preliminary objections dismissed (Art. 34) Individual applications
(Art. 34) Locus standi
No violation of Article 3 – Prohibition of torture (Article 3 – Degrading treatment
Inhuman treatment) (Substantive aspect)
Violation of Article 3 – Prohibition of torture (Article 3 – Degrading treatment
Inhuman treatment) (Substantive aspect)
Non-pecuniary damage – finding of violation sufficient (Article 41 – Non-pecuniary damage
Just satisfaction)

FIRST SECTION

CASE OF PROVENZANO v. ITALY

(Application no. 55080/13)

JUDGMENT

STRASBOURG

25 October 2018

FINAL

25/01/2019

This judgment has become final under Article 44 ? 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Provenzano v. Italy,
The European Court of Human Rights (First Section), sitting as a Chamber composed of:
Linos-Alexandre Sicilianos, President,
Kristina Pardalos,
Guido Raimondi,
Krzysztof Wojtyczek,
Ksenija Turkovi?,
Armen Harutyunyan,
Jovan Ilievski, judges,
and Renata Degener, Deputy Section Registrar,
Having deliberated in private on 25 September 2018,
Delivers the following judgment, which was adopted on that date:
PROCEDURE
1. The case originated in an application (no. 55080/13) against the Italian Republic lodged with the Court under Article 34 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (?the Convention?) by the son and the partner of an Italian national, Mr Bernardo Provenzano (?the applicant?). The application was lodged on the applicant?s behalf on 25 July 2013. The applicant died on 13 July 2016. On 11 August 2016 the applicant?s son, Mr Angelo Provenzano, expressed the wish to pursue the proceedings before the Court.
2. The applicant was represented by Mrs R.A. Di Gregorio, a lawyer practising in Palermo. The Italian Government (?the Government?) were represented by their Agent, Mrs E. Spatafora, and their co-Agent, Mrs M.L. Aversano.
3. The applicant alleged, in particular, that he had not received adequate medical care in prison and that the continued imposition of the special prison regime to which he was subjected, notwithstanding his health status, breached his rights under Article 3 of the Convention..
4. On 6 July 2016 the complaints concerning Article 3 were communicated to the Government, and the remainder of the application was declared inadmissible pursuant to Rule 54 ? 3 of the Rules of Court.
THE FACTS
I. THE CIRCUMSTANCES OF THE CASE
5. The applicant was born in 1933 and was detained in Milan up to the time of his death in 2016.
A. Background to the case
6. The applicant, who had been a fugitive on the run from the authorities (latitante) for over forty years, was arrested on 11 April 2006.
7. Several sets of criminal proceedings were brought against the applicant, as a result of which he was sentenced to several terms of life imprisonment for, amongst other offences, membership of a mafia-type criminal organisation, mass murder (strage), multiple homicide, aggravated attempted homicide, drug trafficking, kidnapping, criminal coercion, aggravated theft, and the illegal possession of firearms.
8. Other criminal proceedings against the applicant were ongoing at the time the application was lodged before the Court. In the context of one such set of proceedings, on 7 December 2012 the preliminary hearing judge (giudice dell?udienza preliminare, hereafter ?the GUP?) of the Palermo District Court ordered an expert evaluation of the applicant?s health in order to assess his ability to understand and participate rationally in the preliminary hearing.
9. On 12 December 2012 the court-appointed experts carried out a first examination. However, they were unable to undertake further assessments, because on 17 December 2012 the applicant underwent surgery to remove a subdural haematoma, and was then in recovery (see paragraph 25 below). Based on their first examination conducted before the surgery and the applicant?s past medical records, the experts nonetheless reported that the applicant had displayed reduced consciousness and responsiveness to his surroundings, as well as a limited ability to express himself.
10. By an order of 8 January 2013 the GUP adjourned the proceedings against the applicant until such time as he had recovered from the surgery.
11. Following a documented improvement in his condition, the GUP ordered a new expert evaluation, which was carried out on 1 March 2013. The experts found that the applicant?s cognitive situation impaired his ability to interact with the outside world and communicate in a coherent and meaningful manner. They thus concluded that the applicant was not in a condition to consciously participate in the preliminary hearing.
12. By an order of 5 March 2013 the GUP suspended the proceedings against the applicant.
13. On 21 May 2014 the Guardianship Judge at the Milan District Court issued a guardianship order appointing the applicant?s son, Angelo Provenzano, as his limited guardian (amministratore di sostegno). The court observed that the applicant?s son had previously been appointed as the applicant?s legal guardian following the applicant?s being sentenced to life imprisonment and the consequent legal incapacitation such a sentence entailed under domestic law. For the purposes of the proceedings before it, the court gave the applicant?s son authority over decisions that concerned his health-care and personal assistance needs. The court also authorised the applicant?s son to be served with the applicant?s legal correspondence, and conferred upon him the power to appoint counsel in criminal and civil proceedings. On 27 May 2014 Angelo Provenzano was sworn in as the applicant?s guardian.
14. The applicant was detained in several Italian correctional facilities. According to the material in the case file, he was detained in the Novara Correctional Facility from an unspecified date until 27 April 2011, when he was transferred to the Parma Correctional Facility. On 7 June 2013 he was admitted to the correctional wing (reparto protetto) of Parma General Hospital, where he remained until his transfer to the Treatment and Diagnostic Centre (centro diagnostico terapeutico) of the Milan Opera Correctional Facility on 5 April 2014. On 9 April 2014 he was admitted to the correctional wing of San Paolo Hospital in Milan, where he was hospitalised until his death.
B. The applicant?s health, the medical care administered to him, and other relevant facts concerning the conditions of his detention
15. The applicant suffered from a number of chronic medical conditions, including vascular encephalopathy, hepatopathy linked to HCV (the hepatitis C virus), Parkinson?s disease, and arterial hypertension. It is apparent from his medical history that he underwent a radical prostatectomy in 2003 and a partial thyroidectomy on an unspecified date. The applicant?s clinical condition was also characterised by a decline in his cognitive functioning.
16. The prison medical records from May 2011 to April 2013 show that the applicant?s health was regularly monitored by medical and nursing staff at the Parma Correctional Facility?s health unit. In addition to such monitoring, there is a record of physicians being called to examine the applicant when he complained about specific ailments, or when they were requested by the nursing staff.
17. During the same period, the prison medical records show that a large number of specialist consultations were arranged and carried out. The applicant was examined by cardiologists, infectious disease specialists, urologists, endocrinologists, otolaryngologists, pulmonologists, orthopaedists, physiatrists, and nutrition specialists, and most of the examinations occurred on a regular basis. He also had several surgical consultations.
18. A large number of diagnostic tests were performed on him, ranging from routine blood tests and echocardiograms to various ultrasounds (renal, thyroidal, and abdominal), CAT (computerised axial tomography) scans, PET (positron emission tomography) scans, PSA (prostate-specific antigen) tests, X-rays, and colonoscopies.
19. With specific regard to the applicant?s neurological situation, the medical register shows that he was examined several times by a neurologist, a psychiatrist and a psychologist, and that tests were performed.
20. Each entry in the medical register by prison medical staff includes a section on the therapeutic plan for the management of the applicant?s chronic illnesses, health issues deriving from his prostatectomy and thyroidectomy, and other emerging health issues, with relevant drug dosages and a record of the medication administered.
21. On 17 October 2012 a doctor at the correctional facility?s medical centre reported an increase in the applicant?s blood pressure and transferred him to the emergency department of the civilian hospital in Parma, where he was diagnosed with a hypertensive crisis. A CAT scan and other diagnostic tests were performed, and the applicant was examined by specialists. The neurologist who examined the applicant described him as a subject with cognitive deterioration on a vascular basis. Following an improvement in his overall condition, he was discharged on 19 October 2012.
22. On 3 December 2012 the duty doctor transferred the applicant to the civilian hospital in Parma, as he appeared disorientated and was refusing to eat or take his prescribed medication. The duty doctor also reported that the applicant had fallen, with no consequences, but noted that this was among more than four accidental falls that had occurred.
According to the civilian hospital record, an ultrasound was performed and the applicant was examined by a neurologist, a psychiatrist and a nutrition specialist. The neurologist who examined him on 3 December detected signs of initial cerebral deterioration which could be attributed to degenerative and vascular causes, and the neurologist who visited him the next day found probable cognitive deterioration on a vascular basis. The applicant was declared fit to be discharged on 7 December 2012.
23. On 12 December 2012 the duty doctor was called by a prison officer, who reported that the applicant had slipped in his cell and fallen. He described the patient as alert and somewhat cooperative, although his verbal expression not readily comprehensible. He examined the applicant. He checked for signs of trauma and found none, and examined his pupils, which were isocoric, isocyclic and reactive to light. He concluded that no neurological deficits could be detected. He also examined, amongst other things, the applicant?s heart rate, blood pressure, and blood sugar levels. While no repercussions worthy of note were registered, amongst other things, the doctor suggested that the applicant be placed with a cellmate so as to ensure, amongst other things, the timely signalling of any worsening of his conditions. The doctor further recommended that his cell be equipped with a bed with safety rails.
24. On 15 December 2012 the duty nurse reported that the applicant had fallen out of bed while sleeping. The duty doctor examined him and found him to be alert, cooperative and oriented. The doctor noted what he described as minimal bruising above the applicant?s right eye, and reported normal vital signs. He examined the applicant on another occasion on the same day, reported normal cardiorespiratory values, and instructed the nurse to monitor his vital signs.
25. On 17 December 2012 the duty nurse called the doctor, as the applicant was not responding to verbal or painful stimuli. He was transferred to the emergency room of the civilian hospital in Parma, where he underwent urgent surgery for the removal of a subdural haematoma. He was then placed in the hospital?s long-term care unit, and later in its correctional wing.
26. In the application form it is stated that the applicant?s counsel lodged a criminal complaint with the Parma public prosecutor alleging, amongst other things, that the prison administration had failed to properly care for the applicant, and that the he had been left without medical assistance following the fall on 15 December 2012. However, there are no specific details about when that complaint was lodged, and no information was provided as to its outcome.
27. On 18 February 2013 the hospital doctors decided that the applicant could be discharged.
28. On 26 February 2013 an inspection was carried out by two doctors from the correctional facility?s medical unit to assess whether the premises where the applicant was to be accommodated on his return were compatible with his health and care needs.
29. On the same day the prison management issued a report summarising the structural changes that had already been carried out in view of the applicant?s return ? such as the installation of a new bed with safety rails ? and changes which were scheduled. Those scheduled changes included, amongst other things, an intervention in respect of the electrical system, planned for the same day, in order to plug in a special mattress to prevent bedsores and install an oxygen tank for medical emergencies.
30. On 1 March 2013 a personalised care plan had been drawn up by the correctional facility?s medical unit in view of the applicant?s return. The plan outlined the applicant?s general and specific needs, and included a schedule of regular medical examinations, a nutrition and hydration plan, and a plan to avoid bedsores and other consequences of long-term bed rest. Specialist consultations to follow up on the applicant?s medical conditions were requested and scheduled. The care plan also concerned assistance which the applicant required with daily tasks he could no longer perform, such as taking care of his personal hygiene on a daily basis. It also provided for the management of his incontinence and scheduled times at which his incontinence pads should be changed, with provision for additional changes according to his needs.
31. On 5 March 2013 the applicant was transferred back to the Parma Correctional Facility. The medical register from that date to the date of his transfer to the civilian hospital in Parma shows that, in addition to the treatment of his chronic conditions, the applicant underwent physiotherapy sessions to improve his mobility, coupled with passive mobilisation, also during the night, in order to avoid bedsores.
32. On 7 June 2013 the applicant was admitted to the civilian hospital in Parma. He was diagnosed with a bacterial infection and a yeast infection. Following a consultation with an infectious disease specialist, he was prescribed treatment. He remained hospitalised in the civilian hospital until his transfer on 5 April 2014. The material on file indicates that, during this period of hospitalisation, the applicant had daily medical examinations, periodic visits from specialists, and diagnostic tests.
33. On 29 June 2013 the applicant?s son lodged a criminal complaint with the Parma public prosecutor, alleging that his father was not being properly cared for, in that his underwear, which had been collected from the correctional facility on 22 June 2013, had been stained with bodily fluids. No information was provided by the parties as to the outcome of those proceedings.
34. On 10 October 2013 the Parma Prison administration submitted a report on the applicant to the General Directorate for the Treatment of ?Section 41 bis? Detainees. The report attested that an inspection had been carried out by the local health authority on 26 February 2013 (see paragraph 28 above). It also certified and provided documentation to the effect that health-care assistants and nurses had taken care of the applicant?s personal hygiene on a daily basis as of 5 March 2013, in accordance with the instructions set out in the personalised care plan (see paragraph 30 above).
35. On 23 December 2013 the hospital in Parma submitted a report updating the Parma Prison administration on the applicant?s clinical situation. He was diagnosed by the reporting doctor as suffering from serious cognitive deterioration. He was described as being necessarily bedridden due to a hypokinetic syndrome, and completely dependent on others.
The applicant?s neurological situation was described as stable yet having deteriorated. His verbal expression, when present, was characterised by the production of a few incomprehensible syllables, which meant that the reporting doctor had had difficulties in assessing his degree of comprehension.
The applicant was receiving artificial nutrition and hydration via a nasointestinal feeding tube which had been put in place on 6 September 2013 due to his confirmed inability to feed himself.
36. On 29 January 2014 the Emergency Department of Parma General Hospital submitted a report updating the Director of Parma Prison on the applicant?s clinical situation. The first part of the report mainly repeated the findings of the report of 23 December 2013. Another part focused on the applicant?s cognitive status. In this respect, the reporting doctor stated that, during medical examinations, the applicant sometimes answered simple questions when he was verbally stimulated, but his expression was mostly incomprehensible.
37. On 19 March 2014 Parma General Hospital submitted another report updating the Parma Prison administration on the applicant?s clinical situation. Amongst other things, the reporting doctors had identified progressive atrophy of his muscular apparatus and the presence of small lesions caused by bedsores. His neuro-cognitive situation remained unchanged. If asleep, he woke up when stimulated. He rarely uttered intelligible words or carried out elementary tasks when stimulated. His verbal expression, when present, was described as incomprehensible. The reporting doctor confirmed the previous report?s finding to the effect that the applicant was completely dependent on others for everything. Since the insertion of the nasointestinal feeding tube, his necessary daily calorie intake had been ensured, with a consequent improvement in his nutritional status and weight.
38. On 5 April 2014 the applicant was released from Parma General Hospital. On the same day he was transferred to the Treatment and Diagnostic Centre of the Milan Opera Correctional Facility and was scheduled to be transferred to San Paolo Hospital for, amongst other things, an examination by a neurologist and an oncologist, a re-evaluation of his artificial nutritional support strategy, and a general re-evaluation of his treatment.
39. On 9 April 2014 the applicant was transferred to San Paolo Hospital in Milan, where he remained until the time of his death.
40. It is apparent from the material on file that, during his period of hospitalisation at San Paolo Hospital, the applicant had daily medical examinations, periodic visits from specialists and a wide range of tests (routine blood tests, regular monitoring of glycaemia, renal, hepatic and thyroid function, blood pressure, cardiac frequency, and daily hydration monitoring, as well as diagnostic tests such as CAT scans). There is evidence of treatment of the applicant?s bedsores and treatment to prevent the problem being aggravated, treatment of urinary infections linked to long-term catheterisation, treatment of intestinal problems and adjustments to the applicant?s hydration and nutritional support.
41. On 11 April 2014 the applicant underwent a neuropsychological examination by a specialist in San Paolo Hospital. He was described as being alert but not complying with instructions, aside from very simple ones. The reporting doctor stated, inter alia, that if the applicant was left on his own he voiced scarcely comprehensible sentences lacking a framework or grammatical structure. One of the conclusions the doctor reached was that the applicant?s lack of cooperation made it impossible to evaluate and quantify his cognitive status.
42. On 11 June 2014 the head of the ward where the applicant was hospitalised submitted a report updating the court in Rome responsible for the execution of sentences (?the Rome Court?) on the applicant?s clinical situation. The reporting doctor confirmed the findings of the report by the Parma General Hospital authorities of 19 March 2014 in terms of the applicant?s neuro-cognitive situation, which he described as seriously compromised, as well as his progressive muscular atrophy, lack of mobility, and complete dependence on others. The reporting doctor concluded that there had been a serious deterioration in the applicant?s clinical state, and his condition was worsening. As to nutrition, in addition to the nasointestinal tube, artificial nutritional support had to be provided by central venous access. In the doctor?s opinion, in the light of his current state of health, the applicant could only receive adequate medical treatment in a long-term care unit within a hospital. The doctors certified that the facility in which he was hospitalised had the necessary medical staff and equipment to provide adequate care and treatment, and recommended that he remain in the hospital.
43. On 8 August 2014 a report was submitted by two independent medical experts appointed by the Milan Court. The experts had been asked to provide an assessment of the applicant?s overall state of health and to specify, inter alia, whether he could receive adequate treatment in the hospital ward where he was currently detained.
Following consideration of a summary of his medical history, clinical chart and other health documentation, the experts provided an account of their examination of the applicant, whom they recorded as being hospitalised in the Internal Medicine Division, in the ?[section] 41 bis area? of the hospital?s correctional wing. He was described as bedridden and was noted as being physically restrained because of his attempts to remove his feeding tube. His language and elocution could not be assessed; when greeted, he uttered things which were incomprehensible, to the experts and also to the health staff he had contact with on a daily basis. His state of consciousness was only examinable in terms of his being awake or asleep, and neither his space-time orientation nor his thought function could be conclusively assessed. His degree of collaboration was hard to gauge, owing to his incomprehensible verbal expression.
The experts described the applicant?s clinical situation as complex and characterised by multiple pathologies, although none of those pathologies were at an acute stage. The pathologies with the greatest functional impact were identified as being extrapyramidal syndrome and serious cognitive decline. The applicant?s being permanently bedridden, and the need for artificial nutrition and a permanent urinary catheter were permanent conditions not likely to improve. The experts reiterated his complete lack of autonomy in terms of performing basic everyday functions, and highlighted the need to provide him with constant assistance for his nutrition, hydration, personal hygiene, and to prevent complications linked to long-term bed rest. His cognitive situation was described as having worsened since the previous neuropsychological examination (see paragraph 41 above).
As to the applicant?s continued hospitalisation ? albeit in the context of detention ? and the adequacy of the care he received, the experts considered that San Paolo Hospital guaranteed an excellent level of treatment and the presence of clinical specialists who could ensure timely interventions in the event of complications. The absence of the kind of treatment which the applicant was receiving at that point would lead to his death in a very short time.
44. In a medical report of 11 August 2014 submitted by San Paolo Hospital to the Milan Opera Prison administration, the reporting doctor described the applicant?s condition as stable and reiterated the presence of a serious cognitive decline that made the applicant unable to maintain interactions with people and take care of himself.
45. The latter findings were confirmed in a subsequent report issued on 17 September 2014.
46. Various other reports were issued by doctors of San Paolo Hospital in Milan between April 2015 and March 2016. The applicant?s clinical situation was generally described as stable, although his neurological functions were characterised as being in progressive decline (report of 12 June 2015) and his cognitive functioning was described as having seriously deteriorated (report of 17 March 2016). Throughout the entire period the applicant was bedridden and received all his hydration and nutritional support via a nasointestinal feeding tube.
47. According to the most recent medical reports on file, issued by San Paolo Hospital in Milan on 9 and 13 July 2016, the applicant?s clinical condition deteriorated severely and he entered a preterminal phase. The report of 13 July 2016 states that the applicant?s relatives were granted access to his room and he died on the same day.
C. Domestic proceedings concerning the applicant?s health and detention
48. It is apparent from the material in the case file that, during the applicant?s detention in Parma and Milan, his lawyers lodged applications with different courts responsible for the execution of sentences, seeking the suspension of his prison sentence for medical reasons under Articles 146 and 147 of the Criminal Code (see paragraphs 81 and 82 below for the relevant domestic law provisions) and the replacement of his detention with more lenient custodial measures.
49. By a decision of 3 May 2013 the Bologna court responsible for the execution of sentences (?the Bologna Court?) held that there were no grounds for modifying the applicant?s sentence on health grounds. The court found that the applicant?s medical conditions were not in such an advanced state that he was no longer responding to treatment, a necessary condition for the application of Article 146 of the Criminal Code.
The court also found that discretionary suspension of the sentence under Article 147 was not warranted. It considered that it could not be stated that the applicant?s medical conditions required treatment which could not be provided in custody, albeit custody coupled with admission to a civilian hospital whenever necessary. The Bologna Court considered that he had received and was receiving medical treatment, frequent medical examinations, and diagnostic tests. It underlined that the applicant had been admitted to a civilian hospital when the necessary treatment could not be administered in the correctional facility, even for extended periods of time. It also noted that the proximity of the civilian hospital to the correctional facility made it possible for the applicant to be admitted to the emergency department in a timely fashion and whenever necessary.
The court reiterated that a court deciding on discretionary suspension of a sentence on health grounds must also take into account, as a relevant factor, the possibility that the individual applying for the suspension might engage in criminal behaviour (see paragraph 82 below). In this regard, the court considered that the applicant was a ?socially dangerous? person who had been arrested after many years as a fugitive, and who was being tried for and had already been convicted of extremely serious crimes.
50. By a decision of 27 August 2013 the Bologna Court held that there were no grounds for modifying the applicant?s sentence on health grounds. The court found that the applicant?s medical conditions were not in such an advanced state that he was no longer responding to treatment. Moreover, the court considered that he would not benefit from additional or alternative medical treatment if his sentence were suspended.
The court was also not persuaded that the conditions for discretionary suspension under Article 147 obtained. It noted that the medical documentation it had considered showed that the applicant?s medical conditions were being adequately monitored and treated in the correctional facility, with external hospitalisation being sought when required. Referring to the medical reports in its possession, the court noted that the applicant was responding positively to treatment and in the manner expected, given his advanced age and the nature of his medical conditions.
As in its decision of 3 May 2013, the court further considered the danger that the applicant, a socially dangerous individual, could commit criminal offences in the event of his sentence being suspended. In this connection, the court considered that, notwithstanding the applicant?s proven cognitive deficit, the documentation available to it did not allow it to exclude his ? albeit fluctuating and diminished ? ability to comprehend and communicate.
51. The applicant appealed against the decision before the Court of Cassation. On 4 April 2014 the Court of Cassation dismissed the appeal. It reiterated the Bologna Court?s findings to the effect that the applicant?s health conditions were being adequately monitored, and the necessary medical treatment was being administered in the correctional facility, with external hospitalisation when required. The court was satisfied that the Bologna Court had relied on the most recent medical reports in its possession in concluding that the conditions required for a stay of execution of the applicant?s sentence under Articles 146 and 147 of the Criminal Code had not been met.
52. By a decision of 3 October 2014 the Milan Court held that there were no grounds for modifying the applicant?s sentence on health grounds. In making its assessment, the court relied on the content of the report by the two independent experts it had appointed (see paragraph 43 above). The court reiterated that, in cases such as the one under examination, the primary consideration had to be the best interests of the detainee in terms of safeguarding his health. The court considered that the applicant was not being detained in a correctional facility, but rather he had been placed in a highly specialist civilian hospital which could provide him with the most appropriate and effective care and treatment for his medical conditions. Moreover, in the court?s view, his placement in the correctional unit and not within the general hospital population guaranteed an even higher level of attention and vigilance with respect to his critical health conditions. The court concluded that the applicant?s situation at the time of the decision was the one that best secured his right to health. The applicant appealed against that decision before the Court of Cassation.
53. By a decision of 11 November 2014 the Bologna Court held that there were no grounds for modifying the applicant?s sentence on health grounds. It first of all reiterated and expressed its agreement with the conclusions of the Milan Court in its decision of 3 October 2014. It referred to the reports prepared by the medical staff at San Paolo Hospital and the independent medical experts appointed by the Milan Court in concluding that, notwithstanding the seriousness of the applicant?s medical conditions, he was not being detained in a correctional facility, but rather in a civilian hospital, and was responding to the treatment administered in that setting.
54. By a decision of 9 June 2015 the Court of Cassation dismissed the applicant?s appeal lodged against the Milan Court?s decision of 3 October 2014. It considered that the reasoning of the Milan Court hinged on the need to safeguard the detainee?s right to health to the fullest extent possible, and could not be deemed to be at odds with the provisions of the Criminal Code regulating stays of execution of prison sentences for health reasons.
55. By a decision of 11 July 2016 the Milan judge responsible for the execution of sentences (magistrato di sorveglianza) decided, on a provisional basis and pending a decision of the court responsible for the execution of sentences, that no urgent interim measure entailing a stay of execution of the applicant?s sentence was warranted. The judge found, inter alia, that the applicant was being treated in a facility that guaranteed excellent levels of care and which had medical and nursing staff of an extremely high quality, and that his detention in the hospital did not conflict with the common understanding of humanity.
D. The prison regime provided for in section 41 bis of the Prison Administration Act
56. On 13 April 2006 the Minister of Justice issued a decree ordering that the applicant should be made subject to the special prison regime provided for in the second subsection of section 41 bis of the Prison Administration Act (see paragraphs 83 – 86 below for the domestic law provisions).
57. The 2006 decree imposed the following restrictions:
? restrictions on visits by family members (a maximum of a single one hour visit per month);
? no visits with non-family members;
? a prohibition on using the telephone;
? no sums of money above a fixed amount to be received or sent out;
? no more than two parcels to be received per month, not exceeding a certain weight, but permission to receive two special parcels per year containing clothing and bed linen;
? no right to participate in elections for prisoners? representatives or to be elected as a representative;
? no handicrafts;
? no food requiring cooking to be purchased;
? no more than two hours? outdoor exercise per day, of which one could be spent in the library facilities, gym, and so on, and in groups of no more than four persons.
58. In addition, incoming and outgoing correspondence was to be monitored, subject to prior authorisation by the judicial authority.
59. The application of the special regime was subsequently extended for periods of one or two years, via extension orders issued on 5 April 2007, 3 April 2008, 2 April 2009, 1 April 2010, 28 March 2012, 26 March 2014 and 23 March 2016.
60. On 8 March 2013, in an application addressed to three different courts for the execution of sentences (Bologna, Rome and Parma) as well as to the Minister of Justice, the applicant?s counsel sought revocation of the special prison regime provided for by section 41 bis of the Prison Administration Act, a key argument being that, in the light of the deterioration in the applicant?s cognitive functioning, the reasons as to why the regime had been applied originally were no longer relevant.
61. On 22 July 2013 the District Anti-Mafia Prosecution Office (Direzione Distrettuale Antimafia, hereafter ?the DDA?) of Caltanissetta expressed a favourable opinion on revocation of the special prison regime. The office acknowledged that there had been a deterioration in the applicant?s health, noting his compromised cognitive functioning, as evidenced by the medical documentation available to it. It noted in particular the conclusions of the report by the experts appointed by the Palermo GUP (see paragraph 11 above) to the effect that the applicant?s cognitive functioning had deteriorated and his ability to communicate had been impaired. In the light of such findings, the office expressed the opinion that the reasons which had initially justified the imposition of the special prison regime no longer obtained.
62. By a decision of 27 August 2013 the Rome Court declared the applicant?s application of 8 March 2013 inadmissible. It considered that the power to revoke the imposition of the section 41 bis special prison regime per se rested with the Minister of Justice. The court only had jurisdiction in relation to applications lodged against decisions issued by the Minister of Justice, such as orders to renew the application of the special regime or refusals by the Minister to revoke orders for the regime. The court was therefore precluded from examining the merits of the application.
63. On 21 November 2013 the applicant?s counsel lodged an application with the Minister of Justice seeking revocation of the section 41 bis special prison regime. On an unspecified date the Minister of Justice dismissed the application. The decision was served on the applicant?s son on 11 February 2014.
64. On 13 February 2014 the applicant?s counsel lodged an application against the latter decision with the Rome Court. He reiterated the arguments advanced in the application of 8 March 2013.
1. Renewal order of 26 March 2014
65. On 26 March 2014 the Minister of Justice issued an order renewing the application of the special prison regime for two years. It was found that the applicant?s ability to maintain contact with members of the criminal organisation had not ceased, and regard was also had to his ?particular and concrete dangerousness?.
66. The order reiterated the rationale underlying the special prison regime, and restated in particular that its imposition constituted a preventive measure in the interests of ensuring public safety and order, and did not serve any punitive purpose.
67. The order also reviewed some of the applicant?s convictions for extremely serious crimes, including multiple aggravated homicides, aiding and abetting mass murder (stragi), and criminal association, which indicated his high level of responsibility in the criminal organisation.
68. The order further gave an overview of information provided by different police bodies, prosecution offices, the Anti-Mafia Investigations Directorate, and the Minister of the Interior, which had been requested with a view to ascertaining the persistence of the conditions justifying the extension of the regime (istruttorie relative alla preesistente attualit? ed alla permanente gravit? delle esigenze di prevenzione ai fini della proroga). It also summarised opinions issued by the DDAs of Florence and Caltanissetta in February 2014 and by the National Anti-Mafia and Counterterrorism Prosecution Office (Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, hereafter ?the DNA?) and the Palermo DDA in March 2014.
69. The order stated that the Palermo, Caltanissetta and Florence DDAs had expressed an unfavourable opinion as to the renewal of the restrictions, in the light of the applicant?s health conditions. However, it stated that the Palermo DDA had found that the applicant was still socially dangerous.
70. The order focused in particular on the findings of the DNA, which outlined the applicant?s criminal profile as well as Cosa Nostra?s (the Sicilian Mafia) ongoing criminal activities, and called attention to the fact that one of the most prominent members of the applicant?s criminal organisation was still on the loose. As per the text of the order, the DNA further found that, on the basis of the expert medical evidence in its possession, it could not be concluded that there had been a complete annihilation of the applicant?s attention, comprehension and orientation abilities at that time, but rather only a ? non-quantifiable ? deterioration. This, in turn, could not exclude the possibility that the applicant could communicate orders to the criminal organisation if detained in the context of a normal prison regime. The applicant?s health was also addressed in terms of whether the imposition of the special prison regime was hindering the medical treatment that he needed in view of his health problems, which, in the office?s opinion, it was not. The DNA concluded that the renewal of the restrictions was still considered necessary.
71. The order also focused on the Minister of the Interior?s opinion summarising the findings of recently concluded investigations confirming the applicant?s prominent role in the criminal organisation. The outcome of such investigations had also shed light on the means by which the applicant?s support network had enabled him to remain in hiding, the communication system between himself and prominent fugitives during their time in hiding, and his use of coded messages to convey the organisation?s strategies.
2. First set of proceedings before the Rome Court
72. On 31 March 2014 the applicant lodged an application against the Minister of Justice?s renewal order of 26 March 2014. The applicant?s counsel argued that the special prison regime ought to be suspended due to the applicant?s psychophysical condition, and provided medical documentation in support of that argument.
73. By a decision of 5 December 2014 the Rome Court dealt with the applications of 13 February 2014 and 31 March 2014 jointly and dismissed them both. Some salient points of the decision may be summarised as follows.
The court reviewed the applicant?s arguments and the medical documentation available to it and focused on the applicant?s neurological condition. It quoted extracts from a report of a neuropsychological examination performed on the applicant on 25 November 2014 indicating that he was bedridden, that he alternated between being asleep and being awake, and that, if appropriately stimulated, he sometimes formulated words that made sense or carried out elementary tasks. The applicant was described as alert and occasionally ?reachable?, but the report noted that he did not comply with instructions. The court noted that a conclusive assessment of his cognitive skills had not been possible due to his severely compromised motor function, coupled with his inability to concentrate and general lack of cooperation.
The court thus acknowledged the existence of a serious decline in the applicant?s cognitive functioning. However, notwithstanding that decline, on the basis of the medical documentation available to it, the court concluded that it could not with absolute certainty rule out the possibility of the applicant being able to convey criminally relevant messages pertaining to the organisation?s criminal activities via family members or other individuals if he were allowed unregulated contact with the outside world. The court also relied on reports from health-care staff in the hospital ward which indicated that the applicant had transient moments of lucidity alternating with moments of confusion, and that at times he replied to their questions in a comprehensible manner. In conclusion, in the court?s view, the applicant?s clinical status could not be considered such as to preclude the communication of messages or criminal instructions.
The court reiterated that the applicant, the leader of Cosa Nostra for decades, was considered to be an individual who posed a great threat to national security and society at large. It further reiterated that during his time in hiding he had relied on a solid support network and managed to run the criminal organisation through so-called pizzini, apparently simple messages which concealed orders for the criminal network. Thus, in the court?s view, the criminal organisation could obtain instructions for carrying out criminal activities by receiving even simple messages from the applicant, given his position within the organisation. It also noted that one of the key and most dangerous individuals belonging to the applicant?s organisation was still a fugitive at the time.
Based on the foregoing considerations, the court concluded that the extension of the section 41 bis prison regime was still fully justified, in the interests of public order and safety.
3. The renewal order of 23 March 2016
74. On 23 March 2016 the Minister of Justice issued an order renewing the application of the special prison regime for another two years. As with the 2014 order, he held that the applicant was still able to maintain contact with members of the criminal organisation who were still at large, and also had regard to his ?particular and concrete dangerousness?. The minister confirmed the renewal of all the restrictions in place (see paragraph 57 above). Some salient points of the order may be summarised as follows.
75. As with the 2014 order, the Minister of Justice reiterated the regime?s rationale and purpose and provided an overview of information provided by different police bodies, prosecution offices, and the Minister of the Interior ? information which had been requested with a view to ascertaining the persistence of the conditions justifying the extension of the regime. The order summarised opinions issued by the DDAs of Florence, Caltanissetta and Palermo in February 2016 and the DNA in March 2016.
76. The order acknowledged that the Caltanissetta and Florence DDAs had confirmed their previous negative opinion as to the renewal of the regime with regard to the applicant, and that the Caltanissetta DDA had relied on the deterioration in the applicant?s health to reach its conclusions, while the Florence DDA?s opinion had hinged on the finding that there were no longer any ongoing criminal investigations involving the applicant. On the other hand, the Palermo DDA and the DNA confirmed that there was a need for the renewal of the special prison regime.
77. As reported in the order, the Palermo DDA had concluded that the application of the section 41 bis regime was still absolutely necessary to prevent and interrupt the applicant?s lasting and dangerous relations with the outside world and with other detainees which would allow him to pursue the illegal activities that he had headed for decades. The DDA focused on, inter alia, the applicant?s criminal history and his leadership role in Cosa Nostra, reviewing his decisive participation in a large number of criminal acts, from mass murder to extortions, and noting the control he had exercised over economic activities which had allowed him to acquire considerable assets. The DDA provided details on the support network which the applicant had had within the organisation ? the network had allowed him to stay in hiding for over forty years and manage multiple aspects of the criminal enterprise ranging from resolving disputes to commissioning murders. It highlighted that a prominent member of the criminal organisation was still on the run from the authorities.
With regard to the applicant?s health, the Palermo DDA stated that, on the basis of the clinical information in its possession, it agreed with the Rome Court?s decision (see paragraph 73 above), and it quoted an extract from the decision in which the court had stated that it could not rule out with absolute certainty the applicant?s being able to convey criminally relevant messages pertaining to the organisation?s criminal activities.
78. As reported in the order, the DNA concluded that the combination of elements that had warranted the initial application of the special prison regime remained unchanged in its view. It relied primarily on the applicant?s ?criminal profile?, his multiple convictions for heinous crimes, and the ongoing activities of Cosa Nostra and its continuous reorganisation, in addition to the fact that a prominent member of the criminal organisation who had had a documented relationship with the applicant in the past was still on the run.
With regard to the applicant?s health, the DNA reiterated the content of its 2014 opinion on the extension of the special prison regime and quoted extracts from it to the effect that the imposition of such a regime in no way interfered with the applicant?s medical care, and modifying the regime would not have an impact on his health. The DNA also quoted an extract from its 2014 opinion where it had found that, based on the documentation available to it, it did not appear that the applicant?s attention, comprehension and orientation in space and time had completely ceased, but had only deteriorated.
4. Second set of proceedings before the Rome Court
79. On 8 April 2016 the applicant?s counsel lodged an application against the Minister of Justice?s renewal order with the Rome Court.
80. On 16 September 2016 the Rome Court discontinued the proceedings due to the applicant?s death.
II. RELEVANT DOMESTIC LAW AND PRACTICE
A. Suspension of a prison sentence on health grounds
81. The relevant parts of Article 146 of the Italian Criminal Code (?mandatory suspension of sentences?) provide that:
The execution of a penalty of a non-pecuniary nature shall be suspended: …
(3) with respect to a person suffering from full-blown AIDS or serious immunodeficiency … or [some] other particularly serious illness resulting in his or her state of health being incompatible with detention, when the illness is at such an advanced stage that it no longer responds to treatment, according to medical certification by the prison or external medical service.
82. The relevant parts of Article 147 of the Italian Criminal Code (?discretionary suspension of sentences?) provide that:
The execution of a penalty of a non-pecuniary nature may be suspended:
… if a sentence involving the deprivation of liberty is enforced against an individual suffering from serious physical infirmity … [such a measure] shall not be adopted, or, if it is adopted, shall be revoked if there is a concrete danger of criminal offences being committed.
B. Section 41 bis special prison regime
83. Section 41 bis of the Prison Administration Act (Law no. 354 of 26 July 1975), as amended by Law no. 356 of 7 August 1992 and Law no. 94 of 15 July 2009, gives the Minister of Justice the power to suspend the application of the ordinary prison regime in whole or in part, by means of a reasoned decision, on the grounds of public order and security, in cases where the ordinary prison regime would conflict with these requirements.
84. Subsection 2 bis of section 41 bis provides that the Minister of Justice may issue an order renewing the application of the special prison regime unless it emerges that the ability of the detainee to maintain contact with the criminal organisation to which he belonged no longer obtains.
85. The same subsection lists some of the factors to be taken into account in order to ascertain whether the defendant has the above-mentioned ability to maintain contact: his criminal profile, the position he occupied in the criminal enterprise, the continuation of the criminal enterprise?s activity, new prosecutions against the detainee which have previously not been taken into account, the results of incarceration, and the living standards of the detainee?s family.
86. The same subsection further specifies that the mere passage of time does not constitute, of itself, a sufficient element to exclude a defendant?s ability to maintain contact with the criminal organisation of which he was a member.
87. Subsection 2 quinques of section 41 bis provides that an application (reclamo) against a renewal order may be lodged with the Rome court responsible for the execution of sentences, which will verify, by examining the arguments put forward in the application and the findings listed in the renewal order, whether the criteria provided for by law for the adoption of such a decision have been complied with.
88. Subsection 2 sexies of section 41 bis provides that an appeal against the decision of a court responsible for the execution of sentences may be lodged with the Court of Cassation, solely on the grounds of violation of the law (violazione di legge).
89. The scope of appeals before the Court of Cassation against the decisions of courts responsible for the execution of sentences on renewal orders of the section 41 bis special prison regime was delimited on many occasions by the Court of Cassation. According to that court, the scope of such an appeal does not render an impugned decision amenable to challenges based on defective reasoning (vizio di motivazione), unless that reasoning is entirely absent or flawed to the point that it is merely apparent and non-existent, that is, lacking the minimum requirements of coherence, completeness, and logic (see, among other authorities, Trombetta, Criminal Section I, no. 2984 of 22 January 2014). In a recent ruling (Oppedisano, Criminal Section I, no. 11620 of 19 February 2016), the Court of Cassation recapitulated the following principles on the scope of its review:
?It must be noted at the outset that the appeal at issue is based on section 41 bis subsection 2 sexies of Law no. 354 of 1975 and subsequent amendments. In accordance with these provisions, the decision of a court responsible for the execution of sentences concerning an application against a ministerial decree renewing the application of the special prison regime is open to appeal before the Court of Cassation ?for breach of the law?. Now, in accordance with the present court?s long-standing and well-established interpretation (Cass. pen. 13.03.92, p.c. in c. Bonati), a breach of the law with respect to [a court?s] reasoning is rooted in constitutional provisions (paragraphs 6 and 7 of Article 111) and exists where there is either a total absence of reasoning, or where the reasoning at issue may be deemed to be fictitious or contradictory … the first [situation] occurs when the judicial authority employs standardised and routine expressions, while the second [situation] occurs when the judicial authority has recourse to decisive arguments that conflict with one another. What is excluded from the notion of breach of the law are all other cases where the court?s reasoning may be viewed as insufficient and not entirely precise in the manner in which it addresses the applicants? arguments.?
90. The same judgment reviewed the manner in which the Court of Cassation had applied the latter general principles to the specific context of appeals against the decisions of courts responsible for the execution of sentences under section 41 bis, subsection 2 sexies, of Law no. 354 of 1975:
?According to the interpretation of the present court (Cass., section I, 9.01.2004, n. 449; 14.11.2003 n. 5338; 9.11.2004, n. 48494), in the context of different prison regimes, the notion of breach of the law … also encompasses the absence of reasoning, which in turn encompasses all those cases in which the [relevant] reasoning lacks the minimum requirements of coherence, completeness and logic, to the extent that it becomes merely apparent or entirely unsuitable for conveying, in a comprehensible manner, the logical steps followed by the judge, or when the arguments employed in the decision are so uncoordinated and lacking the necessary logical passages that they conceal the reasons on which the decision is based.?
C. Other domestic law
91. Legislative Decree No. 146 of December 2013 established a new preventive remedy allowing a detainee to complain of any violation of his or her rights before a supervisory judge (magistrato di sorveglianza).
D. Other domestic material
92. In April 2016 the Italian Senate?s Commission for the Protection and Promotion of Human Rights (commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani) published a report on the section 41 bis special prison regime (Rapporto sul Regime Detentivo Speciale ? Indagine Conoscitiva sul 41 bis). Amongst a number of other recommendations, the following recommendation was made:
The Commission also recommends more accurate evidence gathering (istruttoria) by the offices involved in the renewal of the application of the special prison regime, in order to avoid the imposition of the regime with respect to persons who are mentally incapacitated (incapaci di intendere e di volere).
THE LAW
I. PRELIMINARY ISSUE
93. Following the applicant?s death on 13 July 2016, his son, Mr Angelo Provenzano, informed the Court of his wish to pursue the application in his father?s stead (see paragraph 1 above).
94. The Government requested that the application be struck out of the list of cases in accordance with Article 37 of the Convention, challenging the right of the applicant?s son to pursue the application. They contended, inter alia, that the applicant?s son could not claim to be an indirect victim, because the alleged breach of Article 3 of the Convention had not affected him personally, and the right invoked by the applicant, which was linked to his personal and intimate sphere, was non-transferable in nature. They added that the applicant?s son had limited his submissions to expressing his intention to pursue the proceedings, without explaining the grounds for his alleged legitimacy as a successor, beyond providing his birth certificate and stating his personal interest in pursuing the case.
95. At the outset, the Court reiterates the need to distinguish cases in which an applicant has died in the course of proceedings from cases where an application has been lodged with the Court by an applicant?s heirs after the death of the victim (see Ergezen v. Turkey, no. 73359/10, ? 28, 8 April 2014; Fairfield v. the United Kingdom (dec.), no. 24790/04, ECHR 2005 VI; and Bi? and Others v. Turkey, no. 55955/00, ? 20, 2 February 2006). The Court further highlights that, in the light of its well-established case-law, the issue of whether a person may be considered an indirect victim is only relevant where the direct victim dies before bringing his or her complaint before the Court (Centre for Legal Resources on behalf of Valentin C?mpeanu v. Romania [GC], no. 47848/08, ?? 97-100, ECHR 2014).
96. In cases such as the present one, where the applicant died after lodging an application, the Court has consistently accepted that the next of kin, close family member or heir may, in principle, pursue the application, provided that he or she has sufficient interest in the case (see Centre for Legal Resources on behalf of Valentin C?mpeanu v. Romania [GC], cited above, ? 97; Fartushin v. Russia, no. 38887/09, ? 33, 8 October 2015; and Va??enkovs v. Latvia, no. 30795/12, ? 27, 15 December 2016). The Court reiterates that it is not only material interests which the successor of a deceased applicant may pursue by his or her wish to maintain the application. Human rights cases before the Court generally also have a moral dimension, and persons near to an applicant may thus have a legitimate interest in ensuring that justice is done, even after the applicant?s death (see Malhous v. the Czech Republic (dec.) [GC], no. 33071/96, ECHR 2000-XII). Thus, in cases where the direct victim has died after the lodging of an application, the decisive factor is not whether the rights at issue are transferable to heirs willing to pursue an application, but whether the persons wishing to pursue the proceedings can claim a legitimate interest in seeking that the Court decide the case on the basis of the applicant?s desire to use his individual and personal right to lodge a case before the Court (see Ergezen v. Turkey, no. 73359/10, ? 29, 8 April 2014). Nor has the Court found it decisive that the person wishing to pursue the application is not the legally recognised heir under domestic law (see Malhous v. the Czech Republic, cited above).
97. Turning to the present case, the Court observes that the person seeking to pursue the proceedings before it is the applicant?s son, and thus a close family member. The document produced by the son, namely his birth certificate, attests to the existence of the family relationship.
98. The Court further notes that the applicant?s son was appointed the applicant?s legal guardian in the light of the applicant?s legal incapacitation following his being sentenced to life imprisonment, and was also appointed and sworn in as the applicant?s limited guardian (amministratore di sostegno) in May 2014. Finally, the Court observes that he introduced the present application on the applicant?s behalf at a time when he was acting as the applicant?s legal guardian (see paragraphs 1 and 13 above).
99. In view of the above, and having regard to the circumstances of the present case, the Court is satisfied that Mr Angelo Provenzano has a legitimate interest in pursuing the application. At his request, it will therefore continue to deal with the case. For practical reasons, Mr Bernardo Provenzano will continue to be called ?the applicant?, although Mr Angelo Provenzano is now to be regarded as such.
100. The Court therefore dismisses the Government?s request to strike the application out of its list of cases.
II. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 3 OF THE CONVENTION
101. The applicant complained that his detention was incompatible with his age and health conditions. He further complained that the domestic authorities had not taken all necessary measures to safeguard his health and well-being in detention, and that the continued imposition of the section 41 bis special prison regime entailed a violation of Article 3, which reads as follows:
?No one shall be subjected to torture or to inhuman or degrading treatment or punishment.
A. Admissibility
102. The Government made a preliminary objection of non-exhaustion of domestic remedies and asked the Court to reject the application as inadmissible under Article 35 ?? 1 and 4 of the Convention. In the light of the circumstances of the present case, the Court considers that it would be appropriate to examine the two limbs of the applicant?s complaint under Article 3 separately.
1. Complaint concerning the incompatibility of the applicant?s detention with his health
103. The Government observed in this respect that the applicant had had several remedies at his disposal, the first one being the possibility to seek the deferral of his prison sentence for health reasons before the courts responsible for the execution of sentences. While they accepted that the applicant had made use of the latter avenue of redress on four occasions and obtained unfavourable decisions by the courts responsible for the execution of sentences, they pointed out that on only two occasions had the applicant appealed against such decisions before the Court of Cassation, which in any event had dismissed his appeals. The Government also argued that the applicant had had a further avenue of redress which he had not made use of, namely the remedy introduced by Legislative Decree No. 146 of 2013, allowing an inmate to complain of any violation of his or her rights to a supervisory judge (see paragraph 91 above).
104. The applicant contended that he had only failed to appeal against one decision issued by the Bologna Court because he had been transferred to Milan in the meantime. He further stated that while he had been detained in Milan, he had pursued proceedings before the Court of Cassation. He argued that all the proceedings had ended unfavourably for him.
105. The Court reiterates that where more than one potentially effective remedy is available, the applicant is only required to use one remedy of his or her choice (see, among many other authorities, Micallef v. Malta [GC], no. 17056/06, ? 58, ECHR 2009; Nada v. Switzerland [GC], no. 10593/08, ? 142, ECHR 2012; G?thlin v. Sweden, no. 8307/11, ? 45, 16 October 2014; and O?Keeffe v. Ireland [GC], no. 35810/09, ?? 109-111, ECHR 2014 (extracts)).
106. In the present case, given that the applicant lodged several applications raising his complaints related to his health and detention before the courts responsible for the execution of sentences, the Court considers that he was not required to avail himself of an additional legal avenue in order to fulfil the requirements under Article 35 ? 1 of the Convention. Moreover, the Court observes that the applicant appealed against the decision of the Bologna Court of 27 August 2013 and the decision of the Milan Court of 3 October 2014 before the Court of Cassation. The Court is prepared to accept that this suffices for it to find that the applicant exhausted domestic remedies under Article 35 ? 1 of the Convention for the purposes of this part of the application.
2. Complaint concerning the continued imposition of the section 41 bis special prison regime
107. The Government submitted that, under section 41 bis of the Prison Administration Act, it was possible to lodge an appeal on points of law with the Court of Cassation against the decisions of a court responsible for the execution of sentences, on the grounds of ?violation of the law?. Given the existence of such a remedy, with respect to the renewal of the special prison regime in 2014, the applicant ought to have lodged an appeal against the Rome Court?s decision of 5 December 2014, but had failed to do so.
108. The applicant contested the Government?s argument in a generic manner.
109. The Court reiterates its well-established case-law to the effect that Article 35 ? 1 of the Convention provides for a distribution of the burden of proof, and that it is incumbent on the Government claiming that domestic remedies have not been exhausted to satisfy the Court that the remedy which they claim the applicant has not used was an effective one available in theory and in practice at the relevant time, that is to say, that it was accessible, was capable of providing redress

A chi rivolgersi e i costi dell'assistenza

Il Diritto dell'Espropriazione è una materia molto complessa e poco conosciuta, che "ingloba" parti importanti di molteplici rami del diritto. Per tutelarsi è quindi essenziale farsi assistere da un Professionista (con il quale si consiglia di concordare in anticipo i costi da sostenere, come ormai consentito dalle leggi in vigore).

Se l'espropriato ha già un Professionista di sua fiducia, può comunicagli che sul nostro sito trova strumenti utili per il suo lavoro.
Per capire come funziona la procedura, quando intervenire e i costi da sostenere, si consiglia di consultare la Sezione B.6 - Come tutelarsi e i Costi da sostenere in TRE Passi.

  • La consulenza iniziale, con esame di atti e consigli, è sempre gratuita
    - Per richiederla cliccate qui: Colloquio telefonico gratuito
  • Un'eventuale successiva assistenza, se richiesta, è da concordare
    - Con accordo SCRITTO che garantisce l'espropriato
    - Con pagamento POSTICIPATO (si paga con i soldi che si ottengono dall'Amministrazione)
    - Col criterio: SE NON OTTIENI NON PAGHI

Se l'espropriato è assistito da un Professionista aderente all'Associazione pagherà solo a risultato raggiunto, "con i soldi" dell'Amministrazione. Non si deve pagare se non si ottiene il risultato stabilito. Tutto ciò viene pattuito, a garanzia dell'espropriato, con un contratto scritto. è ammesso solo un rimborso spese da concordare: ad. es. 1.000 euro per il DAP (tutelarsi e opporsi senza contenzioso) o 2.000 euro per il contenzioso. Per maggiori dettagli si veda la pagina 20 del nostro Vademecum gratuito.

La data dell'ultimo controllo di validità dei testi è la seguente: 14/09/2024