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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF PLAKHTEYEV AND PLAKHTEYEVA v. UKRAINE

Tipologia: Sentenza
Importanza: 2
Articoli: 41, 35, 6, P1-1
Numero: 20347/03/2009
Stato: Ucraina
Data: 2009-03-12 00:00:00
Organo: Sezione Quinta
Testo Originale

Conclusione Obiezione preliminare congiunta ai meriti e respinta ( non-esaurimento delle vie di ricorso nazionali); Restante inammissibile; Violazione dell’ Art. 6-1; violazione di P1-1; danno Materiale – rivendicazione respinta; danno morale – assegnazione
QUINTA SEZIONE
CAUSA PLAKHTEYEV E PLAKHTEYEVA C. UCRAINA
(Richiesta n. 20347/03)
SENTENZA
STRASBOURG
12 marzo 2009
Questa sentenza diverrà definitivo nelle circostanze esposte nell’ Articolo 44 § 2 della Convenzione. Può essere soggetta a revisione editoriale.

Nella causa Plakhteyev e Plakhteyeva c. Ucraina,
La Corte europea dei Diritti umani (quinta Sezione), riunendosi in una Camera, composta da:
Pari Lorenzen, Presidente Rait Maruste, Karel Jungwiert il Mark Villiger, Mirjana Lazarova Trajkovska, Zdravka Kalaydjieva giudici, Stanislav Shevchuk giudice ad hoc,
e Claudia Westerdiek, Cancelliere di Sezione
Avendo deliberato in privato il 17 febbraio 2009,
Consegna la seguente sentenza che fu adottata in quella data:
PROCEDURA
1. La causa nacque da una richiesta (n. 20347/03) contro l’Ucraina depositata con la Corte sotto l’Articolo 34 della Convenzione per la Protezione dei Diritti umani e le Libertà Fondamentali (“la Convenzione”) da due cittadini ucraini, il Sig. F. P. P. ed la Sig.ra V. G. P. (“i richiedenti”), il 31 maggio 2003.
2. I richiedenti sono stati rappresentati dalla Sig.ra L.M. G., un avvocato che pratica a Odessa. Il Governo ucraino (“il Governo”) è stato rappresentato dal suo Agente, il Sig. Y. Zaytsev.
3. I richiedenti si lamentarono sotto l’Articolo 6 § 1 della Convenzione che era stato negato loro l’ accesso ad un tribunale riguardo le loro rivendicazioni per danni. Loro si lamentarono inoltre sotto l’Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 di una violazione dei loro diritti di proprietà per conto di atti sbagliati e decisioni da parte del locale ufficio delle imposte.
4. Il 15 dicembre 2002 il Presidente della Seconda Sezione decise di dare avviso della richiesta al Governo. Fu deciso anche di esaminare i meriti della richiesta allo stesso tempo della sua ammissibilità (l’Articolo 29 § 3).
I FATTI
I. LE CIRCOSTANZE DELLA CAUSA
5. I richiedenti nacquero rispettivamente nel 1958 e 1931 e vivono a Beryozovka, la regione di Odessa. Il primo richiedente è un coltivatore che si specializza in raccolti arabili. Il secondo richiedente è sua madre, una pensionata.
6. Il 24 gennaio 2001 il primo richiedente fu fermato da agenti di polizia fiscali mentre guidava un autocarro affittato da sua madre. Controllando l’autocarro gli ufficiali scoprirono 500 chili di grano, 1,400 chili di farina e 3,000 chili di grano di media qualità per cui il richiedente non aveva documenti corretti. Gli agenti di polizia stesero un rapporto per reato amministrativo e presero l’autocarro ed il carico per l’aggiudicazione pendente della causa da parte del tribunale.
7. Il 26 gennaio 2001 la Corte distrettuale di Trostyanets ( “la Corte distrettuale”) trovò che il primo richiedente aveva trasportato la proprietà di un terza persona per vendita senza una licenza di affari attinente ed era stato perciò colpevole di esercizio illegale d’impresa (un reato amministrativo). La Corte distrettuale multò il richiedente di 51 hryvnia ucraini (UAH) ed ordinò il sequestro della farina e del grano di media qualità. Sontenne inoltre che i 500 chili di grano non erano soggetti alla confisca siccome loro appartenevano al primo richiedente.
8. Secondo i richiedenti dopo la sentenza del 26 gennaio 2001 loro fecero domanda in molte occasioni presso l’Ufficio delle Imposte della Città di Trostyanets, ( l’“Ufficio delle Imposte”), richiedendo che l’autocarro ed il carico di grano non riguardati dall’ordine di sequestro venissero ritornati a loro. Le loro richieste furono comunque respinte.
9. In una data non specificata i prodotti confiscati furono venduti ed i proventi furono trasferiti al bilancio Statale.
10. Il 19 giugno 2001 il Presidente della Corte Regionale di Vinnytsya (successivamente cambiò il nome in Corte d’appello Regionale di Vinnytsya), seguendo una revisione straordinaria, annullò la sentenza del 26 gennaio 2001, affermando che la condanna del primo richiedente e le sanzioni penali imposte non erano state comprovate. Lui chiuse perciò la causa.
11. Il 15 agosto 2001 l’ Ufficio delle Imposte restituì l’autocarro ed il carico di grano ai richiedenti. Secondo i richiedenti il carico di grano si era deteriorato significativamente e l’autocarro era stato danneggiato quando fu ridato loro.
12. Il 3 gennaio 2002 i richiedenti depositarono una rivendicazione con la Corte d’appello Regionale di Vinnytsya contro la Corte distrettuale ed l’ Ufficio delle imposte chiedendo danni per la condanna sbagliata; per la confisca infondata e la lunga detenzione della loro proprietà; e per il deterioramento della loro proprietà mentre era in carico presso l’Ufficio delle Imposte. Loro dissero in particolare che l’Ufficio delle Imposte trattenne illegalmente l’autocarro ed il carico di grano nonostante il fatto che quegli oggetti non fossero coperti dall’ordine di sequestro; e che l’autocarro ed il carico di grano si erano significativamente deteriorati quando furono ridati loro.
13. Il 20 gennaio 2002 la Corte d’appello Regionale di Vinnytsya dichiarò la rivendicazione inammissibile, affermando, in particolare:
“Secondo l’Articolo 62 della Costituzione, il risarcimento per danno materiale e morale causati nel corso dell’amministrazione della giustizia può essere pagato dallo Stato ad una persona che è stata condannata immotivatamente purché che la sentenza in una causa penale sia stata annullata come ingiusta.
Il danno comunque viene compensato anche in tale caso, dallo Stato, e non da un tribunale o un giudice.
Perciò, il tribunale (o giudice) come corpo (o individuo) che amministra la giustizia non può essere un imputato in una controversia civile, siccome la legge offre un altro meccanismo per correggere gli errori e le irregolarità commessi nel corso dell’amministrazione della giustizia.”
La corte non diede alcuna ragione del perché la parte della rivendicazione dei richiedenti presentata contro l’Ufficio delle Imposte non potesse essere considerata dalla corte.
14. Con una lettera del 23 marzo 2002 il Presidente Aggiunto dell’Amministrazione fiscale Statale confermò al primo richiedente che lui poteva richiedere il risarcimento per danno, inflitto presumibilmente dall’Ufficio delle Imposte, intraprendendo una controversia civile attinente presso un tribunale.
15. In una data non specificata l’Amministrazione fiscale Statale, avendo fatto un’indagine interna stabilì che l’Ufficio delle Imposte non era riuscito a intraprendere i passi necessari per restituire ai proprietari l’autocarro ed il carico di grano in tempo. Concluse inoltre che delle sanzioni disciplinari erano superflue poiché l’ufficiale attinente era andato in pensione.
16. Il 7 maggio 2002 i richiedenti depositarono con la Corte Suprema un ricorso di cassazione contro la decisione del 20 gennaio 2002, sostenendo che il rifiuto di considerare la loro rivendicazione contro la Corte distrettuale ed l’Ufficio delle Imposte era stato illegale.
17. Il 21 agosto 2002, a seguito della loro richiesta del 5 agosto 2002, l’Ufficio delle Imposte rimborsò ai richiedenti il valore dei prodotti confiscati.
18. Il 15 novembre 2002 la Corte Suprema respinse il ricorso di cassazione dei richiedenti contro la decisione del 20 gennaio 2002, trovando che non c’erano state irregolarità procedurali. I richiedenti non erano presenti all’udienza. Con una lettera del 10 dicembre 2002 la Corte Suprema informò i richiedenti di quella decisione.
II. DIRITTO NAZIONALE ATTINENTE
A. La Costituzione del 28 giugno 1996
19. La Sezione 55 della Costituzione prevede, inter alia, che ad ognuno venga garantito il diritto di impugnare in tribunale le decisioni, le azioni o le omissioni dei corpi del potere Statale, corpi di autogoverno locale, ufficiali ed ufficiali.
20. La Sezione 56 della Costituzione prevede che ognuno abbia il diritto di ricevere il risarcimento dalle autorità Statali o municipali per danno materiale e morale subiti come risultato delle azioni illegali o delle omissioni di corpi Statali, autorità municipali o dei loro ufficiali nel corso dell’esercizio dei loro poteri.
21. La Sezione 62 della Costituzione concerne la presunzione d’innocenza e prevede, inter alia che se la sentenza in una causa penale viene annullata come ingiusta lo Stato deve offrire il risarcimento per qualsiasi danno materiale e morale che è il risultato della condanna infondata.
B. Il Codice civile del 18 luglio 1963 (nell’enunciazione attinente al tempo materiale)
22. La Sezione 442 del Codice prevede che il risarcimento venga pagato per danno causato dagli atti delle entità statali e da ufficiali pubblici nel corso dell’esercizio dei loro poteri amministrativi in conformità con gli articoli generali, a meno che la legge preveda altrimenti.
C. IL Codice dei Reati Amministrativi del 7 dicembre 1984 (nell’enunciazione attinente al tempo materiale)
23. La Sezione 265 del Codice prevrde, inter alia che oggetti e documenti usati per commettere un reato amministrativo potrebbero essere sequestrati dalle autorità competenti essendo pendente l’aggiudicazione della causa amministrativa. A seconda del risultato dei procedimenti amministrativi gli oggetti sequestrati e i documenti dovevano essere da quel momento in poi confiscati o, distrutti, o restituiti alle persone attinenti.
24. La Sezione 287 del Codice prevede che si possa fare ricorso contro una decisione che impone una sanzione penale amministrativa , ad eccezione delle decisioni date dal tribunale di prima- istanza. Le seconde erano definitive e non erano soggette alla procedura ordinaria di ricorso amministrativo, a meno che la legislazione preveda altrimenti.
D. L’Atto dei Procedimenti d’Esecuzione del 21 aprile 1999 (nell’enunciazione attinente al tempo materiale)
25. La Sezione 3 dell’Atto prevede, inter alia che le sentenze del tribunale in cause amministrative vengano eseguite dal Servizio degli Ufficiali giudiziari Statali per quanto riguarda le multe.
LA LEGGE
I. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 6 § 1 DELLA CONVENZIONE
26. I richiedenti si lamentarono sotto gli Articoli 6 § 1 e 13 della Convenzione che era stato negato loro l’ accesso ad un tribunale riguardo alla loro rivendicazione per danni. La Corte che è il controllore della caratterizzazione da dare nella legge ai fatti della causa ha deciso di esaminare il problema sollevato finora dai richiedenti solamente sotto l’Articolo 6 § 1 della Convenzione che si legge nella parte attinente come segue:
“Nella determinazione dei suoi diritti civili ed obblighi…, ad ognuno viene concesso un’equa… udienza… da parte di [un]… tribunale…”
A. Ammissibilità
1. Le osservazioni delle parti
27. Il Governo sostenne che i richiedenti non erano riusciti ad attenersi alla regola dei sei mesi poiché la decisione definitiva nel corso dell’esaurimento delle vie di ricorso nazionali era stata presa dalla Corte Suprema il 15 novembre 2002, cioè più di sei mesi prima che l’azione di reclamo fu presentata alla Corte (il 31 maggio 2003). Il Governo contese inoltre che i richiedenti non avevano esaurito tutte le vie di ricorso, affermando che loro avrebbero dovuto tentare di depositare un’altra rivendicazione separata contro l’Ufficio delle Imposte.
28. I richiedenti non erano d’accordo.
2. La valutazione della Corte
a. Regola dei sei mesi
29. La Corte reitera che, secondo l’Articolo 35 § 1 della Convenzione, si “può trattare [una] questione… solamente entro un periodo di sei mesi dalla data in cui la decisione definitiva fu presa.” La Commissione e la Corte hanno interpretato costantemente questo articolo nel senso che il periodo di sei mesi comincia a decorrere dal momento in cui il richiedente è venuto a conoscenza o avrebbe dovuto conoscere la decisione nazionale definitiva o, se nessuna via di ricorso è disponibile, dell’atto di cui lui si lamenta (vedere a questo riguardo Hilton c. Regno Unito ( dec.), n. 12015/86, 6 luglio 1988; e Sutyazhnik c. Russia ( dec.), n. 8269/02, 2 marzo 2006). Spetta allo Stato che invoca un’inosservanza della regola dei sei mesi stabilire la data in cui il richiedente venne a conoscenza della decisione nazionale definitiva (vedere Köksal c. Paesi Bassi (dec.), n. 31725/96, 19 settembre 2000).
30. Nella presente causa i richiedenti sono stati informati della decisione della Corte Suprema che fu data in loro assenza con una lettera datata 10 dicembre 2002. Il Governo non ha mostrato che ai richiedenti fu notificata la decisione prima di questa data. La Corte conclude perciò che ai richiedenti, è stata notificata la decisione della Corte Suprema dopo il 10 dicembre 2002 ed avendo fatto domanda alla Corte il 31 maggio 2003, si sono attenuti alla regola dei sei mesi. Di conseguenza, respinge l’obiezione del Governo a quel proposito.
b. Il non-esaurimento delle vie di ricorso nazionali
31. La Corte nota che l’obiezione del Governo riguardo al non-esaurimento delle vie di ricorso nazionali è collegata da vicino all’azione di reclamo dei richiedenti sotto l’Articolo 6 § 1 della Convenzione. In queste circostanze, unisce l’obiezione ai meriti dell’azione di reclamo dei richiedenti.
c. Conclusione riguardo all’ammissibilità
32. La Corte nota che questa azione di reclamo non è manifestamente mal-fondata all’interno del significato dell’ Articolo 35 § 3 della Convenzione. Nota inoltre che non è inammissibile per qualsiasi altro motivo. Deve essere dichiarata perciò ammissibile.
B. Meriti
1. Le osservazioni delle parti
33. Il Governo presentò che ai richiedenti era stato negato legittimamente e proporzionatamente un accesso ad un tribunale riguardo la loro rivendicazione poiché i giudici e i tribunali non potevano essere chiamati in giudizio per decisioni prese nel corso dell’amministrazione della giustizia. La restrizione era perciò compatibile coi requisiti dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione.
34. I richiedenti non erano d’accordo.
2. La valutazione della Corte
35. La Corte reitera che l’Articolo 6 § 1 garantisce ad ognuno il diritto a portare qualsiasi rivendicazione relativa ai suoi diritti civili ed obblighi di fronte ad una corte o tribunale. In questo modo incarna il “diritto ad un tribunale” di cui il diritto di accesso che è il diritto di avviare procedimenti di fronte a corti in questioni civili costituisce un aspetto (vedere Golder c. Regno Unito, sentenza del 21 febbraio 1975 Serie A n. 18, pp. 17-18, §§ 35-36). Il diritto non è assoluto comunque. Può essere soggetto a restrizioni legittime, per esempio i termini di prescrizione legali, di garanzie per ordini di costi regolamentazioni riguardo a minori e persone instabili di mente (vedere Stubbings ed Altri c. Regno Unito, sentenza del 22 ottobre 1996, Relazioni 1996-IV, pp. 1502-3, §§ 51-52; e Tolstoy Miloslavsky c. Regno Unito, sentenza del 13 luglio 1995 Serie A n. 316-B, pp. 80-81, §§ 62-67). Dove l’accesso dell’individuo è limitato sia da un’ operazione di legge che di fatto, la Corte esaminerà se la limitazione imposta danneggia l’essenza del diritto ed in particolare se ha perseguito uno scopo legittimo e c’era una relazione ragionevole di proporzionalità fra i mezzi assunti e lo scopo che si cercava di realizzare (vedere Ashingdane c. Regno Unito, sentenza del 28 maggio 1985 Serie A n. 93, pp. 24-25, § 57).
36. La Corte nota che la rivendicazione dei richiedenti è stata lasciata non esaminata senza l’aggiudicazione sui meriti, per il fatto che l’imputato era una corte e così l’immunità dalla giurisdizione è stata applicata. La Corte richiama che ha trattato il problema dell’immunità di giudici in una causa dove concluse che simile immunità perseguiva un scopo legittimo, siccome era un mezzo per garantire la corretta amministrazione della giustizia. Sostenne inoltre che simile restrizione era proporzionata alla luce delle circostanze di quella causa (vedere Ernst ed Altri c. Belgio, n. 33400/96, §§ 47-57 15 luglio 2003).
37. Nella presente causa, comunque la Corte non ha bisogno di determinare se la restrizione sul diritto di accesso ad una corte dei richiedenti che era una conseguenza dell’immunità speciale da giurisdizione posseduta da giudici e corti, era proporzionato alla luce delle circostanze della causa, poiché c’è una ragione più evidente di dubitare che il diritto di accesso ad una corte dei richiedenti fu rispettato. In particolare, la Corte è impensierita dal fatto che la rivendicazione dei richiedenti non solo fu depositata contro la Corte distrettuale che davvero aveva l’immunità contro la controversia civile ma anche contro L’Ufficio delle Imposte che non godeva di nessuna immunità di questo tipo. La Corte nota che i richiedenti indicarono esplicitamente l’Ufficio delle Imposte come un altro imputato nella loro controversia ed addussero (i) che loro non erano stati capaci di recuperare l’autocarro ed il carico di grano dall’Ufficio delle Imposte dopo l’aggiudicazione della causa amministrativa da parte della corte quando non c’era più alcun fatto legale per detenere la proprietà dei richiedenti; e (ii) che la loro proprietà si era deteriorata mentre era in carico presso l’Ufficio delle Imposte. Quei danni non avevano niente a che fare con la Corte distrettuale e chiaramente erano indirizzati all’Ufficio delle Imposte. Comunque, i tribunali nazionali non si pronunciarono riguardo a questa parte della rivendicazione e non diedero qualsiasi ragioni del perché non potesse essere considerato nel corso di procedimenti di opposizione. In particolare, la Corte Suprema respinse il ricorso di cassazione dei richiedenti senza dare alcun chiarimento a questo riguardo.
38. La Corte nota che l’argomento del Governo per cui i richiedenti avrebbero dovuto introdurre una rivendicazione separata solamente contro l’Ufficio delle Imposte non convince. La violazione di cui si lamentano deriva dall’insuccesso dei tribunali nazionali nel determinare giudizialmente la rivendicazione che i richiedenti già avevano introdotto, piuttosto che dall’assenza della possibilità generale di citare in giudizio l’Ufficio delle Imposte. La Corte nota inoltre che i tribunali nazionali, trattando con la rivendicazione dei richiedenti, non li informò che tale possibilità era aperta a loro. In realtà può essere che le loro decisioni suggerirono ai richiedenti la conclusione opposta, vale a dire che loro non avevano nessuna prospettiva di vedersi prendere in considerazione qualsiasi parte della loro rivendicazione da parte di un tribunale. In qualsiasi caso, la Corte considera che metterebbe un carico eccessivo ed irragionevole sui richiedenti costringendoli a presentare un’altra rivendicazione separata contro l’Ufficio delle Imposte dopo che loro l’avevano introdotta validamente nei procedimenti iniziali. Respinge perciò l’obiezione del Governo riguardo al non-esaurimento delle vie di ricorso nazionali e sostiene che l’insuccesso delle autorità nazionali nel determinare la rivendicazione dei richiedenti contro l’Ufficio delle Imposte li spogliò del loro diritto di accesso ad un tribunale. C’è stata perciò una violazione dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione.
II. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N.RO 1
39. I richiedenti si lamentarono di una violazione dei loro diritti di proprietà, adducendo che l’Ufficio delle Imposte aveva sequestrato ed aveva trattenuto illegalmente i prodotti e l’autocarro; che parte dei prodotti era stata confiscata illegalmente; e che un’altra parte insieme all’autocarro che non erano colpiti dall’ordine di sequestro si erano molto deteriorati quando restituiti ai richiedenti. I richiedenti si appellarono all’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 che si legge come segue:

“Ogni persona fisica o giuridica è abilitata al godimento pacifico delle sue proprietà. Nessuno sarà privato delle sue proprietà eccetto che nell’interesse pubblico e soggetto alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali di diritto internazionale.
Comunque, le disposizioni precedenti non possono in qualsiasi modo danneggiare il diritto di un Stato ad eseguire simili leggi come ritiene necessario per controllare l’uso di proprietà in conformità con l’interesse generale o assicurare il pagamento di tasse o gli altri contributi o sanzioni penali.”
A. Ammissibilità
1. Le osservazioni del Governo
a. Regola dei sei mesi
40. Il Governo presentò all’inizio che questa azione di reclamo era stata introdotta fuori dal periodo dei sei mesi per le stesse ragioni dell’azione di reclamo sotto l’Articolo 6 § 1 della Convenzione.
b. Il non-esaurimento delle vie di ricorso nazionali
i. Insuccesso nel fare domanda al Servizio degli Ufficiali giudiziari Statali
41. Il Governo sostenne che i richiedenti avrebbero dovuto fare domanda al Servizio degli Ufficiali giudiziari Statali chiedendo che la sentenza del 26 gennaio 2001 venisse eseguita riguardo al ricupero del carico di grano.
ii. Insuccesso nell’ avviare procedimenti contro l’Ufficio delle Imposte
42. Il Governo presentò che i richiedenti avrebbero potuto intentare una causa adducendo una cattiva condotta da parte dell’ufficio delle Imposte. Loro enfatizzarono che i richiedenti non erano riusciti a chiedere danni per il deterioramento della proprietà sequestrata. A questo riguardo il Governo presentò anche una dichiarazione scritta del 15 agosto 2001 in cui il primo richiedente aveva confermato che l’autocarro era in buone condizioni quando venne prelevato dall’Ufficio delle Imposte.
iii. Insuccesso nel fare domanda all’Ufficio delle Imposte
43. Il Governo insistette che i richiedenti non avevano chiesto all’Ufficio delle Imposte di rimborsare il valore degli oggetti confiscati prima del 5 agosto 2002, né loro avevano richiesto per iscritto la restituzione degli oggetti, non coperti dall’ordine di sequestro. Inoltre, i richiedenti avevano rifiutato di prelevare l’autocarro ed il carico di grano quando ne fu offerta loro l’opportunità. A quest’ultimo riguardo, il Governo presentò il rapporto degli agenti di polizia fiscale del 3 febbraio 2001, confermato da due testimoni che documenta il rifiuto del primo richiedente di prelevare l’autocarro.
2. Le osservazioni dei richiedenti
44. I richiedenti non erano d’accordo con le osservazioni del Governo, insistendo che loro si erano attenuti alla regola dei sei mesi e che loro avevano esaurito tutte le vie di ricorso che erano disponibili a loro. Loro contestarono inoltre la prova presentata dal Governo che affermava che non era affidabile. I richiedenti contesero che loro avevano fatto domanda ripetutamente all’Ufficio delle Imposte, ma che ogni richiesta era stata rifiutata. Loro insistettero di non essere stati capaci per molto tempo di prelevare la loro proprietà dall’Ufficio delle Imposte ed enfatizzarono che la proprietà si era notevolmente deteriorata mentre era in carico presso l’ Ufficio delle Imposte.
2. La valutazione della Corte
a. Regola dei sei mesi
45. La Corte, avendo riguardo alla sua costatazione sotto l’Articolo 6 § 1 della Convenzione riguardo all’ottemperanza dei richiedenti con la regola dei sei mesi (vedere paragrafi 29-30 sopra), respinge l’obiezione del Governo sotto questo capo.
b. Il non-esaurimento delle vie di ricorso nazionali
46. Riguardo l’insuccesso dei richiedenti per fare domanda al Servizio degli Ufficiali giudiziari Statali, la Corte nota che il Governo non ha mostrato come la sentenza del 26 gennaio 2001 avrebbe potuto essere eseguita dal Servizio degli Ufficiali giudiziari Statali riguardo il ricupero del carico di grano perché la sentenza non si riferiva al grano ma alle sanzioni penali amministrative (vedere paragrafo 25 sopra).
47. Riguardo all’insuccesso dei richiedenti nell’ avviare atti, la Corte nota che i richiedenti sollevarono i problemi attinenti nella loro rivendicazione depositata il 3 gennaio 2002 (vedere paragrafo 12 sopra). Avendo riguardo alla sua costatazione sotto l’Articolo 6 § 1 sopra sulla mancanza di accesso ad un tribunale (vedere paragrafo 38 sopra) respinge questo argomento.
48. Riguardo l’insuccesso dei richiedenti nel fare domanda all’Ufficio delle Imposte di richieste attinenti la Corte considera che questo argomento è collegato da vicino ai meriti dell’azione di reclamo sotto l’Articolo 1 di Protocollo N.ro 1. Lo congiunge perciò ai meriti.
c. Conclusione riguardo all’ammissibilità
La Corte nota che questa azione di reclamo non è manifestamente mal-fondata all’interno del significato dell’ Articolo 35 § 3 della Convenzione. Nota inoltre che non è inammissibile per qualsiasi altro motivo. Deve essere dichiarato perciò ammissibile.
B. Meriti
1. Le osservazioni delle Parti
49. Il Governo sostenne che non c’era stata nessuna violazione dei diritti di proprietà dei richiedenti dal momento che sono stati i richiedenti a non riuscire a intraprendere i passi necessari per prelevare il carico di grano e l’autocarro dall’Ufficio delle Imposte e ricevere il risarcimento.
50. I richiedenti non erano d’accordo.
2. La valutazione della Corte
a. L’articolo applicabile
51. La Corte nota che non è contestato fra le parti che i prodotti e l’autocarro costituivano le proprietà dei richiedenti ai fini dell’ Articolo 1 del Protocollo No.1.
52. La Corte osserva inoltre che la confisca dei prodotti e dell’autocarro, la loro ritenuta da parte delle autorità così come la misura di sequestro chiaramente costituirono un’interferenza coi diritti dei richiedenti sotto l’Articolo 1 drl Protocollo No.1.
53. La Corte nota che le parti non presero una posizione chiara sulla questione della regola dell’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 sotto la quale dovrebbe essere esaminata la causa. Osserva che la confisca e la ritenuta degli oggetti da parte delle autorità corrispose ad una restrizione del loro uso da parte dei richiedenti e così ricadeva nella sfera del secondo paragrafo dell’ Articolo 1 che riguarda “il controllo dell’uso di proprietà” (vedere, mutatis mutandis, Viktor Konovalov c. Russia, n. 43626/02, § 41 del 24 maggio 2007). Similmente, l’ordine di sequestro che fu emesso come risultato del trovare il primo richiedente colpevole di un reato amministrativo rientra nel concetto di “ sanzione penale” fissato nello stesso articolo (vedere Phillips c. Regno Unito, n. 41087/98, § 51 ECHR 2001-VII).
b. L’ottemperanza coi requisiti del secondo paragrafo dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1
54. Rimane da determinare se l’interferenza era in conformità col diritto nazionale dello Stato rispondente e se realizzò un “equo equilibrio” fra le richieste dell’interesse generale della comunità ed i requisiti della protezione dei diritti essenziali dell’individuo (vedere, fra molte altre autorità, Re Precedente di Grecia ed Altri c. Grecia [GC], n. 25701/94, § 89 ECHR 2000-XII, con gli ulteriori riferimenti).
55. La Corte nota che l’interferenza in questione dovrebbe essere esaminata separatamente riguardo (i) il periodo prima del 26 gennaio 2001 quando la causa amministrativa contro il primo richiedente era pendente di fronte alla Corte distrettuale; e (ii) il periodo dopo il 26 gennaio 2001 quando la Corte distrettuale consegnò la sentenza in quella causa.
i. Riguardo il periodo prima del 26 gennaio 2001
56. La Corte osserva che le autorità fiscali sequestrarono e trattennero i prodotti e l’autocarro nel corso di procedimenti amministrativi facendo seguito ai requisiti della legislazione nazionale (vedere paragrafo 23 sopra). Nota inoltre che non c’è indicazione nell’archivio della causa che le misure contestate erano state irragionevoli nelle circostanze della causa. La Corte non discerne perciò qualsiasi comparizione di violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 riguardo questo periodo.
ii. Riguardo il periodo dopo il 26 gennaio 2001 ( riguardo gli oggetti sequestrati che furono coperti dall’ordine di sequestro)
57. La Corte osserva che il 19 giugno 2001 l’ordine di sequestro fu annullato e il 21 agosto 2002 i richiedenti furono compensati per il sequestro dall’Ufficio delle Imposte (vedere paragrafi 10 e 17 sopra).
58. I richiedenti non si lamentarono del fatto che il risarcimento fosse stato insufficiente, tardivo o in qualsiasi altro modo inadeguato. In queste circostanze la Corte trova che i richiedenti non possono essere considerati come vittime riguardo la loro azione di reclamo sul sequestro illegale siccome questa violazione fu riconosciuta al livello nazionale e fu offerto un risarcimento (vedere Dalban c. Romania [GC], n. 28114/95, § 44 ECHR 1999-VI).
iii. Riguardo il periodo dopoil 26 gennaio 2001 ( riguardo gli oggetti sequestrati che non erano coperti dall’ordine di sequestro)
59. Comunque, la Corte nota che il 26 gennaio 2001 la Corte distrettuale ordinò un sequestro solamente riguardo la parte degli oggetti sequestrati tralasciando il carico di grano e l’autocarro (vedere paragrafo 7 sopra).
60. Sembra che da questa data non c’era base legale per la ritenuta degli oggetti che non erano coperti dall’ordine di sequestro cioè l’autocarro ed il carico di grano. Comunque quegli articoli furono restituiti ai richiedenti solamente il 15 agosto 2001.
61. La Corte non accetta le osservazioni del Governo per cui i richiedenti hanno rifiutato di prelevare la proprietà e non riuscirono a chiedere il risarcimento. Nota che anche le autorità fiscali ammisero l’insuccesso dell’Ufficio delle Imposte nel restituire in tempo gli oggetti che non erano coperti dall’ordine di sequestro (vedere paragrafo 15 sopra). In realtà spettava alle autorità intraprendere i passi necessari per restituire gli oggetti che avevano sequestrato, ma non spettava ai richiedenti fare visite regolari a quelle autorità con le richieste attinenti. Nella misura in cui il Governo ha conteso che i richiedenti avrebbero dovuto intentare procedimenti per il risarcimento a questo riguardo , la Corte nota che nei procedimenti che i richiedenti intentarono contro l’Ufficio delle Imposte (e che non furono successivamente trattati) i richiedenti fecero questa rivendicazione.
62. La Corte nota inoltre che, basato sull’archivio della causa, non può stabilire oltre ogni ragionevole dubbio se la proprietà dei richiedenti si fosse deteriorata e, in tal caso in che misura, quando fu restituita ai richiedenti. In qualsiasi caso nota che la ritenuta della proprietà dei richiedenti per approssimativamente sei mesi e mezzo (fra il 26 gennaio e il 15 agosto 2001) senza qualsiasi fatto legale che corrispose ad una violazione dei diritti di proprietà dei richiedenti.
63. Nella prospettiva di quanto sopra la Corte respinge l’obiezione preliminare del Governo riguardo al non-esaurimento delle vie di ricorso nazionali e sostiene che c’era stata una violazione dell’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 a quel proposito.
III. L’APPLICAZIONE DELL’ ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
64. L’Articolo 41 della Convenzione prevede:
“Se la Corte costata che c’è stata una violazione della Convenzione o dei Protocolli, e se la legge interna dell’Alta Parte Contraente riguardata permette una riparazione solamente parziale, la Corte può, se necessario, riconoscere una soddisfazione equa alla vittima.”
A. Danno
65. I richiedenti chiesero UAH 1,180 (approssimativamente 193 euro (EUR)) ed UAH 225,625 (circa EUR 36,838), rispettivamente, come risarcimento per danno materiale. Loro chiesero inoltre UAH 500,000 (circa EUR 81,635) ed UAH 50,000 (circa EUR 8,163.5), rispettivamente, come risarcimento per danno morale.
66. Il Governo presentò che le rivendicazioni di danni materiali e morali erano esorbitanti e non comprovate siccome non sono state sostenute da documenti appropriati o ricevute.
67. La Corte nota che la questione sotto l’Articolo 41 della Convenzione è quanto risarcimento materiale, se ve ne è qualsiasi, dovrebbe essere accordato riguardo la ritenuta infondata della proprietà dei richiedenti per il periodo fra il 26 gennaio e il 15 agosto 2001. La Corte nota che i richiedenti non hanno reso nessuna osservazione a questo proposito. Nella prospettiva delle sue costatazioni sotto l’Articolo 6 § 1 della Convenzione che rende necessaria la riapertura dei procedimenti nazionali la Corte considera che spetterà perciò ai tribunali nazionali decidere su questa questione e rifiuta le rivendicazioni per danno materiale dei richiedenti.
68. Riguardo al risarcimento a proposito del di danno morale, la Corte nota, che i richiedenti hanno dovuto soffrire di angoscia e d’ansia a causa delle violazioni trovate. Decidendo su una base equa, come richiesto dall’Articolo 41 della Convenzione, assegna ad ognuno dei richiedenti EUR 2,000.
B. Costi e spese
69. I richiedenti non hanno presentato alcuna richiesta sotto questo capo; la Corte non cncede perciò assegnazione a questo riguardo.
C. Interesse di mora
70. La Corte considera appropriato che l’interesse di mora sia basato sul tasso del prestito marginale della Banca Centrale europea a cui si dovrebbero aggiungere tre punti percentuale.
PER QUESTE RAGIONI, LA CORTE ALL’UNANIMITA’
1. Congiunge ai meriti le contese del Governo riguardo all’esaurimento delle vie di ricorso nazionali in merito alle azioni di reclamo dei richiedenti sotto l’Articolo 6 § 1 della Convenzione e l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1; e li respinge dopo un esame sui meriti;
2. Respinge il resto delle obiezioni preliminari del Governo;
3. Dichiara le azioni di reclamo sotto l’Articolo 6 § 1 della Convenzione e l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 ammissibili;
4. Sostiene che c’è stata una violazione dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione;
5. Sostiene che c’è stata una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1;
6. Sostiene
(a) che lo Stato rispondente deve pagare ad ogni richiedente, entro tre mesi dalla data in cui la sentenza diviene definitiva in conformità con l’Articolo 44 § 2 della Convenzione EUR 2,000 (due mila euro), più qualsiasi tassa che può essere addebitabile, riguardo il danno morale da convertire nella valuta nazionale dell’Ucraina al tasso applicabile in data dell’ accordo;
(b) che dalla scadenza dei tre mesi summenzionati sino ad accordo un tasso d’interesse semplice sarà pagabile sugli importi sopra ad un tasso uguale al tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea durante il periodo predefinito più tre punti percentuale;
7. Respinge il resto della rivendicazione dei richiedenti per la soddisfazione equa.
Fatto in inglese, e notificato per iscritto il 12 marzo 2009, facendo seguito all’Articolo 77 §§ 2 e 3 degli Articoli di Corte.
Claudia Westerdiek Pari Lorenzen
Cancelliere Presidente

Testo Tradotto

Conclusion Preliminary objection joined to merits and dismissed (non-exhaustion of domestic remedies) ; Remainder inadmissible ; Violation of Art. 6-1 ; Violation of P1-1 ; Pecuniary damage – claim dismissed ; Non-pecuniary damage – award
FIFTH SECTION
CASE OF PLAKHTEYEV AND PLAKHTEYEVA v. UKRAINE
(Application no. 20347/03)
JUDGMENT
STRASBOURG
12 March 2009
This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 § 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Plakhteyev and Plakhteyeva v. Ukraine,
The European Court of Human Rights (Fifth Section), sitting as a Chamber composed of:
Peer Lorenzen, President,
Rait Maruste,
Karel Jungwiert,
Mark Villiger,
Mirjana Lazarova Trajkovska,
Zdravka Kalaydjieva, judges,
Stanislav Shevchuk, ad hoc judge,
and Claudia Westerdiek, Section Registrar,
Having deliberated in private on 17 February 2009,
Delivers the following judgment, which was adopted on that date:
PROCEDURE
1. The case originated in an application (no. 20347/03) against Ukraine lodged with the Court under Article 34 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (“the Convention”) by two Ukrainian nationals, Mr F. P. P. and Ms V. G. P. (“the applicants”), on 31 May 2003.
2. The applicants were represented by Ms L.M. G., a lawyer practising in Odessa. The Ukrainian Government (“the Government”) were represented by their Agent, Mr Y. Zaytsev.
3. The applicants complained under Article 6 § 1 of the Convention that they had been denied access to a court in respect of their claims for damages. They further complained under Article 1 of Protocol No. 1 of a violation of their property rights on account of wrongful acts and decisions by the local tax office.
4. On 15 December 2002 the President of the Second Section decided to give notice of the application to the Government. It was also decided to examine the merits of the application at the same time as its admissibility (Article 29 § 3).
THE FACTS
I. THE CIRCUMSTANCES OF THE CASE
5. The applicants were born in 1958 and 1931 respectively and live in Beryozovka, the Odessa region. The first applicant is a farmer who specialises in arable crops. The second applicant is his mother, a pensioner.
6. On 24 January 2001 the first applicant was stopped by tax police officers when driving a lorry leased from his mother. On checking the lorry the officers discovered 500 kilos of wheat, 1,400 kilos of flour and 3,000 kilos of wheat middling for which the applicant had no proper documents. The police officers drew up a report on an administrative offence and seized the lorry and the load pending adjudication of the case by the court.
7. On 26 January 2001 the Trostyanets District Court (the “District Court”) found that the first applicant had transported the property of a third person for sale without a relevant business permit and was therefore guilty of unlawful business activity (an administrative offence). The District Court fined the applicant 51 Ukrainian hryvnias (UAH) and ordered the confiscation of the flour and wheat middlings. It further held that the 500 kilos of wheat were not subject to forfeiture as they belonged to the first applicant.
8. According to the applicants, after the judgment of 26 January 2001 they applied on several occasions to the Trostyanets Town Tax Office (the “Tax Office”), requesting that the lorry and the wheat load, which were not covered by the confiscation order, be returned to them. Their requests were rejected however.
9. On an unspecified date the confiscated products were sold and the funds were transferred to the State budget.
10. On 19 June 2001 the President of the Vinnytsya Region Court (subsequently renamed as the Vinnytsya Regional Court of Appeal), following an extraordinary review, quashed the judgment of 26 January 2001, stating that the conviction of the first applicant and the imposed penalties had been unsubstantiated. He therefore closed the case.
11. On 15 August 2001 the Tax Office returned the lorry and the wheat load to the applicants. According to the applicants the wheat load had deteriorated significantly and the lorry was damaged when returned.
12. On 3 January 2002 the applicants lodged a claim with the Vinnytsya Region Court of Appeal against the District Court and the Tax Office seeking damages for the wrongful conviction; for the groundless seizure and lengthy detention of their property; and for the deterioration of their property when in charge of the Tax Office. They claimed in particular that the Tax Office unlawfully retained the lorry and the wheat load despite the fact that those objects were not covered by the confiscation order; and that the lorry and the wheat load had significantly deteriorated when returned.
13. On 20 January 2002 the Vinnytsya Regional Court of Appeal declared the claim inadmissible, stating, in particular:
“According to Article 62 of the Constitution, compensation for pecuniary and non-pecuniary damage caused in the course of the administration of justice can be paid by the State to a person who has been groundlessly sentenced provided that the judgment in a criminal case has been quashed as unfair.
However, even in such a case the damage is compensated by the State, and not by a court or a judge.
Therefore, the court (or judge) as a body (or individual) administering justice cannot be a defendant in civil litigation, as the law provides another mechanism for correcting mistakes and irregularities committed in the course of the administration of justice.”
The court did not give any reasons why the part of the applicants’ claim submitted against the Tax Office could not be considered by the court.
14. By a letter of 23 March 2002 the Deputy Chairman of the State Tax Administration confirmed to the first applicant that he could claim compensation for damage, allegedly inflicted by the Tax Office, by filing a relevant civil suit with a court.
15. On an unspecified date the State Tax Administration, having made an internal inquiry, established that the Tax Office had failed to take the necessary steps to return to the owners the lorry and the wheat load in time. It further concluded that disciplinary measures were needless since the relevant official had retired.
16. On 7 May 2002 the applicants lodged with the Supreme Court a cassation appeal against the decision of 20 January 2002, contending that the refusal to consider their claim against the District Court and the Tax Office had been unlawful.
17. On 21 August 2002, following their request of 5 August 2002, the Tax Office reimbursed to the applicants the value of the confiscated products.
18. On 15 November 2002 the Supreme Court rejected the applicants’ cassation appeal against the decision of 20 January 2002, finding that there had been no procedural irregularities. The applicants were not present at the hearing. By a letter of 10 December 2002 the Supreme Court informed the applicants of that decision.
II. RELEVANT DOMESTIC LAW
A. The Constitution of 28 June 1996
19. Section 55 of the Constitution provides, inter alia, that everyone is guaranteed the right to challenge in court the decisions, actions or omissions of bodies of State power, bodies of local self-government, officials and officers.
20. Section 56 of the Constitution provides that everyone has the right to receive compensation from the State or municipal authorities for pecuniary and non-pecuniary damage incurred as a result of the unlawful actions or omissions of State bodies, municipal authorities or their officials in the course of the exercise of their powers.
21. Section 62 of the Constitution concerns the presumption of innocence and provides, inter alia, that if the sentence in a criminal case is quashed as unfair the State must provide compensation for any pecuniary and non-pecuniary damage resulting from the groundless conviction.
B. The Civil Code of 18 July 1963 (in the wording relevant at the material time)
22. Section 442 of the Code provided that compensation was to be paid for damage caused by the acts of State entities and public officials in the course of the exercise of their administrative powers in accordance with the general rules, unless the law provided otherwise.
C. The Administrative Offences Code of 7 December 1984 (in the wording relevant at the material time)
23. Section 265 of the Code provided, inter alia, that objects and documents used to commit an administrative offence could be seized by the competent authorities pending adjudication of the administrative case. Depending on the outcome of the administrative proceedings the seized objects and documents were thereafter to be either confiscated, destroyed, or returned to the relevant persons.
24. Section 287 of the Code provided that a decision imposing an administrative penalty could be appealed, except for decisions given by the first-instance court. The latter were final and were not subject to the ordinary administrative appeal procedure, unless the legislation provided otherwise.
D. The Enforcement Proceedings Act of 21 April 1999 (in the wording relevant at the material time)
25. Section 3 of the Act provided, inter alia, that court judgments in administrative cases were to be enforced by the State Bailiffs’ Service as regards pecuniary penalties.
THE LAW
I. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 6 § 1 OF THE CONVENTION
26. The applicants complained under Articles 6 § 1 and 13 of the Convention that they had been denied access to a court in respect of their claim for damages. The Court, which is master of the characterization to be given in law to the facts of the case, has decided to examine the problem raised by the applicants solely under Article 6 § 1 of the Convention, which reads, in so far as relevant, as follows:
“In the determination of his civil rights and obligations …, everyone is entitled to a fair … hearing … by [a] … tribunal …”
A. Admissibility
1. The submissions of the parties
27. The Government maintained that the applicants had failed to comply with the six-month rule since the final decision in the course of the exhaustion of domestic remedies had been taken by the Supreme Court on 15 November 2002, i.e. more than six months before the complaint was submitted to the Court (31 May 2003). The Government further contended that the applicants had not exhausted all remedies, stating that they should have tried to lodge another separate claim against the Tax Office.
28. The applicants disagreed.
2. The Court’s assessment
a. Six-month rule
29. The Court reiterates that, according to Article 35 § 1 of the Convention, it “may only deal with [a] matter … within a period of six months from the date on which the final decision was taken”. The Commission and the Court have consistently interpreted this rule to the effect that the six-month period begins to run from the moment when the applicant has learned or should have learned of the final domestic decision or, if no remedy is available, of the act of which he complains (see in this respect Hilton v. the United Kingdom (dec.), no. 12015/86, 6 July 1988; and Sutyazhnik v. Russia (dec.), no. 8269/02, 2 March 2006). It is for the State which pleads a failure to comply with the six-month rule to establish the date on which the applicant learned of the final domestic decision (see Köksal v. the Netherlands (dec.), no. 31725/96, 19 September 2000).
30. In the present case the applicants were informed of the decision of the Supreme Court, which was given in their absence, by a letter dated 10 December 2002. The Government have not shown that the applicants were notified of the decision prior to this date. The Court therefore concludes that the applicants, having been notified of the decision of the Supreme Court after 10 December 2002 and having applied to the Court on 31 May 2003, complied with the six-month rule. Accordingly, it dismisses the Government’s objection in that regard.
b. Non-exhaustion of domestic remedies
31. The Court notes that the Government’s objection as to the non-exhaustion of domestic remedies is closely linked to the applicants’ complaint under Article 6 § 1 of the Convention. In these circumstances, it joins the objection to the merits of the applicants’ complaint.
c. Conclusion as to admissibility
32. The Court notes that this complaint is not manifestly ill-founded within the meaning of Article 35 § 3 of the Convention. It further notes that it is not inadmissible on any other grounds. It must therefore be declared admissible.
B. Merits
1. The submissions of the parties
33. The Government submitted that the applicants had been denied access to a court in respect of their claim legitimately and proportionately since judges and courts could not be sued for decisions taken in the course of the administration of justice. The restriction was therefore compatible with the requirements of Article 6 § 1 of the Convention.
34. The applicants disagreed.
2. The Court’s assessment
35. The Court reiterates that Article 6 § 1 secures to everyone the right to have any claim relating to his civil rights and obligations brought before a court or tribunal. In this way it embodies the “right to a court”, of which the right of access, that is the right to institute proceedings before courts in civil matters, constitutes one aspect (see Golder v. the United Kingdom, judgment of 21 February 1975, Series A no. 18, pp. 17-18, §§ 35-36). The right is not however absolute. It may be subject to legitimate restrictions, for example, statutory limitation periods, security for costs orders, regulations concerning minors and persons of unsound mind (see Stubbings and Others v. the United Kingdom, judgment of 22 October 1996, Reports 1996-IV, pp. 1502-3, §§ 51-52; and Tolstoy Miloslavsky v. the United Kingdom, judgment of 13 July 1995, Series A no. 316-B, pp. 80-81, §§ 62-67). Where the individual’s access is limited either by operation of law or in fact, the Court will examine whether the limitation imposed impaired the essence of the right and in particular whether it pursued a legitimate aim and there was a reasonable relationship of proportionality between the means employed and the aim sought to be achieved (see Ashingdane v. the United Kingdom, judgment of 28 May 1985, Series A no. 93, pp. 24-25, § 57).
36. The Court notes that the applicants’ claim was left unexamined without adjudication on the merits, on the ground that the defendant was a court and thus immunity from the jurisdiction applied. The Court recalls that it has dealt with the issue of the immunity of judges in a case where it concluded that such immunity pursued a legitimate aim, as it was a means of ensuring the proper administration of justice. It further held that such restriction was proportionate in the light of the circumstances of that case (see Ernst and Others v. Belgium, no. 33400/96, §§ 47-57, 15 July 2003).
37. In the instant case, however, the Court does not need to determine whether the restriction on the applicants’ right of access to a court, which was a consequence of the special immunity from jurisdiction possessed by judges and courts, was proportionate in the light of the circumstances of the case, since there is a more evident reason to doubt that the applicants’ right of access to a court was respected. In particular, the Court is preoccupied by the fact that the applicants’ claim was lodged not only against the District Court, which indeed had immunity against civil suit, but also against the Tax Office, which did not enjoy any such immunity. The Court notes that the applicants explicitly indicated the Tax Office as another defendant in their suit and alleged (i) that they had been unable to recover the lorry and the wheat load from the Tax Office after the adjudication of the administrative case by the court when there was no longer any legal ground to detain the applicants’ property; and (ii) that their property had deteriorated while in the charge of the Tax Office. Those grievances had nothing to do with the District Court and were clearly addressed to the Tax Office. However, the domestic courts were silent as to this part of the claim and did not give any reasons why it could not be considered in the course of adversarial proceedings. In particular, the Supreme Court rejected the applicants’ cassation appeal without giving any explanations on that account.
38. The Court notes that the Government’s argument that the applicants should have introduced a separate claim solely against the Tax Office is not convincing. The violation complained of stems from the domestic courts’ failure to determine judicially the claim that the applicants had already introduced, rather than from the absence of the general possibility of suing the Tax Office. The Court further notes that the domestic courts, when dealing with the applicants’ claim, did not inform them that such a possibility was open to them. Indeed, it may well be that their decisions suggested to the applicants the opposite conclusion, namely that they had no prospect of having any part of their claim considered by a court. In any event, the Court considers that it would place an excessive and unreasonable burden on the applicants to require them to submit another separate claim against the Tax Office after they had validly introduced on in the initial proceedings. It therefore rejects the Government’s objection as to non-exhaustion of domestic remedies and holds that the failure of the domestic authorities to determine the applicants’ claim against the Tax Office deprived them of their right of access to a court. There has been therefore a violation of Article 6 § 1 of the Convention.
II. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 1 OF PROTOCOL No. 1
39. The applicants complained of a violation of their property rights, alleging that the Tax Office had unlawfully seized and retained the products and the lorry; that part of the products had been unlawfully confiscated; and that another part together with the lorry, which were not covered by the confiscation order, had badly deteriorated when returned to the applicants. The applicants relied on Article 1 of Protocol No. 1, which reads as follows:
“Every natural or legal person is entitled to the peaceful enjoyment of his possessions. No one shall be deprived of his possessions except in the public interest and subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law.
The preceding provisions shall not, however, in any way impair the right of a State to enforce such laws as it deems necessary to control the use of property in accordance with the general interest or to secure the payment of taxes or other contributions or penalties.”
A. Admissibility
1. The Government’s submissions
a. Six-month rule
40. The Government submitted at the outset that this complaint had been introduced outside the six-month period for the same reasons as the complaint under Article 6 § 1 of the Convention.
b. Non-exhaustion of domestic remedies
i. Failure to apply to the State Bailiffs’ Service
41. The Government maintained that the applicants should have applied to the State Bailiffs’ Service requesting that the judgment of 26 January 2001 be enforced as regards the recovery of the wheat load.
ii. Failure to institute proceedings against the Tax Office
42. The Government submitted that the applicants could have brought a case alleging misconduct by the Tax Office. They emphasised that the applicants had failed to seek damages for the deterioration of the seized property. In this regard the Government also presented a written statement of 15 August 2001 in which the first applicant had confirmed that the lorry was in good condition when he collected it from the Tax Office.
iii. Failure to apply to the Tax Office
43. The Government insisted that the applicants had not asked the Tax Office to reimburse the value of the confiscated objects prior to 5 August 2002, nor had they requested return of the objects, not covered by the confiscation order, in writing. Moreover, the applicants had refused to collect the lorry and the wheat load when they were offered the opportunity to do so. In the latter respect, the Government submitted the tax police officers’ report of 3 February 2001, confirmed by two witnesses, documenting the refusal of the first applicant to collect the lorry.
2. The applicants’ submissions
44. The applicants disagreed with the Government’s submissions, insisting that they had complied with the six-month rule and that they had exhausted all the remedies which were available to them. They further contested the evidence submitted by the Government stating that it was not reliable. The applicants contended that they had repeatedly applied to the Tax Office, but that each request had been refused. They insisted that they had been unable to collect their property from the Tax Office for a long time and emphasised that the property had deteriorated considerably while in charge of the Tax Office.
2. The Court’s assessment
a. Six-month rule
45. The Court, having regard to its finding under Article 6 § 1 of the Convention as regards the applicants’ compliance with the six-month rule (see paragraphs 29-30 above), rejects the Government’s objection under this head.
b. Non-exhaustion of domestic remedies
46. As regards the applicants’ failure to apply to the State Bailiffs’ Service, the Court notes that the Government have not shown how the judgment of 26 January 2001 could have been enforced by the State Bailiffs’ Service as regards the recovery of the wheat load because the judgment did not relate to the wheat but to the administrative penalties (see paragraph 25 above).
47. As regards the applicants’ failure to institute court proceedings, the Court notes that the applicants did raise the relevant issues in their claim lodged on 3 January 2002 (see paragraph 12 above). Having regard to its finding under Article 6 § 1 above about the lack of access to a court (see paragraph 38 above) rejects this argument.
48. As regards the applicants’ failure to apply to the Tax Office with relevant requests the Court considers that this argument is closely linked to the merits of the complaint under Article 1 of Protocol No. 1. It therefore joins it to the merits.
c. Conclusion as to admissibility
The Court notes that this complaint is not manifestly ill-founded within the meaning of Article 35 § 3 of the Convention. It further notes that it is not inadmissible on any other grounds. It must therefore be declared admissible.
B. Merits
1. The Parties’ submissions
49. The Government maintained that there had been no violation of the applicants’ property rights in so far as it was the applicants who failed to take necessary steps to collect the wheat load and the lorry from the Tax Office and receive the compensation.
50. The applicants disagreed.
2. The Court’s assessment
a. The applicable rule
51. The Court notes that it is not disputed between the parties that the products and the lorry constituted the applicants’ possessions for the purpose of Article 1 of Protocol No.1.
52. The Court further observes that the seizure of the products and the lorry, their retention by the authorities as well as the confiscation measure clearly constituted an interference with the applicants’ rights under Article 1 of Protocol No.1.
53. The Court notes that the parties did not take a clear stance on the question of the rule of Article 1 of Protocol No. 1 under which the case should be examined. It observes that the seizure and retention of the objects by the authorities amounted to a restriction on their use by the applicants and thus fell under the scope of the second paragraph of Article 1 concerning “a control of the use of property” (see, mutatis mutandis, Viktor Konovalov v. Russia, no. 43626/02, § 41, 24 May 2007). Likewise, the confiscation order, which was issued as a result of finding of the fist applicant guilty of an administrative offence, falls into the concept of “penalty” fixed in the same rule (see Phillips v. the United Kingdom, no. 41087/98, § 51, ECHR 2001-VII).
b. The compliance with the requirements of the second paragraph of Article 1 of Protocol No. 1
54. It remains to be determined whether the interference was in accordance with the domestic law of the respondent State and whether it achieved a “fair balance” between the demands of the general interest of the community and the requirements of the protection of the individual’s fundamental rights (see, among many other authorities, Former King of Greece and Others v. Greece [GC], no. 25701/94, § 89, ECHR 2000-XII, with further references).
55. The Court notes that the interference at question should be examined separately as regards (i) the period before 26 January 2001 when the administrative case against the first applicant was pending before the District Court; and (ii) the period after 26 January 2001 when the District Court delivered the judgment in that case.
i. As regards the period before 26 January 2001
56. The Court observes that the tax authorities seized and retained the products and the lorry in the course of administrative proceedings pursuant to the requirements of the domestic legislation (see paragraph 23 above). It further notes that there is no indication in the case file that the impugned measures had been unreasonable in the circumstances of the case. The Court therefore does not discern any appearance of violation of Article 1 of Protocol No. 1 as regards this period.
ii. As regards the period after 26 January 2001 (in respect of the seized objects which were covered by the confiscation order)
57. The Court observes that on 19 June 2001 the confiscation order was quashed and on 21 August 2002 the applicants were compensated for the confiscation by the Tax Office (see paragraphs 10 and 17 above).
58. The applicants did not complain that the compensation had been insufficient, belated or in any other way inadequate. In these circumstances the Court finds that the applicants cannot be regarded as victims in respect of their complaint about unlawful confiscation as this violation was recognised at the national level and compensation was provided (see Dalban v. Romania [GC], no. 28114/95, § 44, ECHR 1999-VI).
iii. As regards the period after 26 January 2001 (in respect of the seized objects which were not covered by confiscation order)
59. The Court, however, notes that on 26 January 2001 the District Court ordered a confiscation only in respect of the part of the seized objects leaving aside the wheat load and the lorry (see paragraph 7 above).
60. It appears that from that date there was no legal basis for the retention of the objects which were not covered by the confiscation order, that is, the lorry and the load of wheat. However, those items were returned to the applicants only on 15 August 2001.
61. The Court does not accept Government’s submissions to the effect that the applicants refused to collect the property and failed to claim compensation. It notes that even the tax authorities acknowledged that it had been the Tax Office’s failure to return in time the objects which were not covered by the confiscation order (see paragraph 15 above). Indeed, it was rather for the authorities to take the necessary steps to return the objects they had seized, but not for the applicants to make regular visits to those authorities with the relevant requests. To the extent that the Government contended that the applicants should have brought the proceedings for compensation in this regard, the Court notes that in the proceedings which the applicants brought against the Tax Office (and which were subsequently not dealt with) the applicants made this claim.
62. The Court further notes that, based on the case file, it cannot establish beyond reasonable doubt whether the applicants’ property had deteriorated and, if so, to which extent, when it was returned to the applicants. In any event it notes that the retention of the applicants’ property for about six months and a half (between 26 January and 15 August 2001) without any legal ground amounted to a violation of the applicants’ property rights.
63. In view of the above the Court rejects the Government’s preliminary objection as to the non-exhaustion of domestic remedies and holds that there had been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 on that account.
III. APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
64. Article 41 of the Convention provides:
“If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.”
A. Damage
65. The applicants claimed UAH 1,180 (about 193 euros (EUR)) and UAH 225,625 (about EUR 36,838), respectively, as compensation for pecuniary damage. They further claimed UAH 500,000 (about EUR 81,635) and UAH 50,000 (about EUR 8,163.5), respectively, as compensation for non-pecuniary damage.
66. The Government submitted that the pecuniary and non-pecuniary damage claims were exorbitant and unsubstantiated as they were not supported by proper documents or vouchers.
67. The Court notes the issue under Article 41 of the Convention is how much pecuniary compensation, if any, should be granted in respect of the groundless retention of the applicants’ property in the period between 26 January and 15 August 2001. The Court notes that the applicants have not made any submissions in this respect. In view of its findings under Article 6 § 1 of the Convention, which necessitate reopening of the domestic proceedings, the Court considers that it will be for the domestic courts to decide on this issue and rejects therefore the applicants’ pecuniary damage claims.
68. As to compensation in respect of non-pecuniary damage, the Court notes that the applicants must have suffered some distress and anxiety on account of the violations found. Ruling on an equitable basis, as required by Article 41 of the Convention, it awards each of the applicants EUR 2,000.
B. Costs and expenses
69. The applicants did not submit any claim under this head; the Court therefore makes no award in this respect.
C. Default interest
70. The Court considers it appropriate that the default interest should be based on the marginal lending rate of the European Central Bank, to which should be added three percentage points.
FOR THESE REASONS, THE COURT UNANIMOUSLY
1. Joins to the merits the Government’s contentions concerning the exhaustion of domestic remedies in respect of the applicants’ complaints under Article 6 § 1 of the Convention and Article 1 of Protocol No. 1; and rejects them after an examination on the merits;
2. Dismisses the remainder of the Government’s preliminary objections;
3. Declares the complaints under Article 6 § 1 of the Convention and Article 1 of Protocol No. 1 admissible;
4. Holds that there has been a violation of Article 6 § 1 of the Convention;
5. Holds that that there has been a violation of Article 1 of Protocol No. 1;
6. Holds
(a) that the respondent State is to pay to each applicant, within three months from the date on which the judgment becomes final in accordance with Article 44 § 2 of the Convention, EUR 2,000 (two thousand euros), plus any tax that may be chargeable, in respect of non-pecuniary damage, to be converted into the national currency of Ukraine at the rate applicable at the date of settlement;
(b) that from the expiry of the above-mentioned three months until settlement simple interest shall be payable on the above amounts at a rate equal to the marginal lending rate of the European Central Bank during the default period plus three percentage points;
7. Dismisses the remainder of the applicants’ claim for just satisfaction.

Done in English, and notified in writing on 12 March 2009, pursuant to Rule 77 §§ 2 and 3 of the Rules of Court.
Claudia Westerdiek Peer Lorenzen
Registrar President

A chi rivolgersi e i costi dell'assistenza

Il Diritto dell'Espropriazione è una materia molto complessa e poco conosciuta, che "ingloba" parti importanti di molteplici rami del diritto. Per tutelarsi è quindi essenziale farsi assistere da un Professionista (con il quale si consiglia di concordare in anticipo i costi da sostenere, come ormai consentito dalle leggi in vigore).

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