A.N.P.T.ES. Associazione Nazionale per la Tutela degli Espropriati. Oltre 5.000 espropri trattati in 15 anni di attività.
Qui trovi tutto cio che ti serve in tema di espropriazione per pubblica utilità.

Se desideri chiarimenti in tema di espropriazione compila il modulo cliccando qui e poi chiamaci ai seguenti numeri: 06.91.65.04.018 - 340.95.85.515

Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF NIKOLAY KOSTADINOV v. BULGARIA

Tipologia: Sentenza
Importanza: 2
Articoli: 41,P1-1
Numero: 21743/15
Stato: Bulgaria
Data: 2022-11-08 00:00:00
Organo: Sezione Quarta
Testo Originale

QUARTA SEZIONE

CASO DI NIKOLAY KOSTADINOV c. BULGARIA

(Ricorso n. 21743/15)

SENTENZA

Art. 1 P1 – Godimento pacifico dei beni – Obblighi positivi – Mancata protezione dell’azionista dall’acquisizione fraudolenta della sua societ?, delle sue azioni e dei suoi beni, da parte di un privato – Mancanza di procedure giuridiche interne adeguate – Mancanza di indagini sui gravi sospetti che i reati siano stati commessi da un gruppo criminale, e quindi di accertamento delle circostanze.

STRASBURGO

8 novembre 2022

La presente sentenza diventer? definitiva nelle circostanze previste dall’articolo 44 ? 2 della Convenzione. Pu? essere soggetta a revisione editoriale.

Nel caso Nikolay Kostadinov c. Bulgaria,

La Corte europea dei diritti dell’uomo (Quarta Sezione), riunita in Camera composta da:

Gabriele Kucsko-Stadlmayer, Presidente,
Faris Vehabovi?,
Iulia Antoanella Motoc,
Yonko Grozev,
Pere Pastor Vilanova,
Jolien Schukking,
Ana Maria Guerra Martins, giudici,
e Ilse Freiwirth, cancelliere aggiunto di sezione,

visto quanto segue:

il ricorso (n. 21743/15) contro la Repubblica di Bulgaria presentato alla Corte ai sensi dell’articolo 34 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libert? fondamentali (“la Convenzione”) da un cittadino bulgaro, il signor Nikolay Kostadinov Kostadinov (“il ricorrente”), il 30 aprile 2015;

la decisione di notificare il ricorso al governo bulgaro (“il governo”);

le osservazioni delle parti;

Dopo aver deliberato in privato il 4 ottobre 2022,

pronuncia la seguente sentenza, adottata in tale data:

INTRODUZIONE

1. Il caso riguarda l’adeguatezza della reazione delle autorit? nazionali a un’invasione criminale dei “beni” del ricorrente, vale a dire l’assunzione fraudolenta da parte di un terzo del controllo della societ? del ricorrente e dei beni di tale societ?, e solleva questioni relative agli obblighi positivi dello Stato ai sensi dell’articolo 1 del Protocollo n. 1.

I FATTI

2. Il ricorrente ? nato nel 1971 e vive a Versailles, in Francia. ? stato rappresentato davanti alla Corte dagli avvocati M. Ekimdzhiev, K. Boncheva e T. Ekimdzhieva, che esercitano a Plovdiv.

3. Il Governo era rappresentato dal suo agente, sig.ra R. Nikolova, del Ministero della Giustizia.

4. I fatti del caso possono essere riassunti come segue.

LA COSTITUZIONE DELLA SOCIET? DEL RICORRENTE
5. Nel 2004 il ricorrente e sua sorella hanno costituito una societ? a responsabilit? limitata – Vandom OOD (di seguito “Vandom”) – con sede legale a Sofia. I due co-fondatori possedevano ciascuno il 50% delle azioni della societ?.

6. Il 14 dicembre 2004 Vandom ha acquistato un terreno di 5.000 metri quadrati (di seguito “il terreno”), situato in una zona industriale nelle vicinanze di Varna, in vista del suo sviluppo economico.

LE AZIONI DI D.A. E I PRIMI EVENTI AD ESSE COLLEGATI
7. Il 27 dicembre 2007 Vandom ha firmato un contratto con una banca per un’ipoteca sull’appezzamento di terreno, al fine di garantire un prestito bancario per la societ?. I rispettivi documenti sono stati presentati a un funzionario del registro immobiliare il 28 dicembre 2007. Tuttavia, quando la societ? ha cercato di ricevere effettivamente il denaro prestato, il ricorrente e sua sorella sono stati informati di un’altra transazione riguardante il terreno.

8. Hanno cos? scoperto che il 28 dicembre 2007 D.A., una persona a loro sconosciuta, che agiva come rappresentante di Vandom, aveva venduto a se stesso l’appezzamento di terreno. Ai fini della vendita aveva presentato un modulo di autorizzazione e altri documenti, poi risultati contraffatti, apparentemente firmati dalla sorella del ricorrente, all’epoca dirigente della societ?. Anche questa transazione era stata presentata a un funzionario del registro immobiliare il 28 dicembre 2007, successivamente alla transazione descritta nel paragrafo precedente, ma era stata iscritta nel registro per prima.

9. Il 18 gennaio 2008, tramite un’agenzia immobiliare alla quale ha spiegato di avere fretta di rivendere, D.A. ha rivenduto l’appezzamento di terreno a una terza persona, H.H. Il prezzo dichiarato era di 16.250 lev bulgari (BGN), l’equivalente di 8.312 euro (EUR). L’immobile ? stato nuovamente rivenduto nel 2010, a una societ? di nome V.

10. Nel febbraio 2008, la sorella del ricorrente, per conto di Vandom, ha avviato un procedimento di rei vindicatio contro H.H. Tuttavia, nell’aprile 2009 il ricorso ? stato dichiarato irricevibile, dopo che I.D. – una persona indicata nel registro delle imprese come amministratore della societ? – ha interrotto il procedimento.
11. Il ricorrente e sua sorella hanno cos? saputo di non essere pi? considerati azionisti della Vandom. Infatti, il 27 dicembre 2007 lo stesso D.A. aveva presentato al Tribunale di Sofia una richiesta di iscrizione nel registro delle imprese di nuove circostanze riguardanti Vandom. Egli aveva presentato in particolare i seguenti documenti, che si erano poi rivelati falsi: un verbale di riunione degli azionisti di Vandom (il ricorrente e sua sorella) datato 12 agosto 2007, contenente la decisione da parte loro di trasferire le loro azioni a terzi, e un modulo di autorizzazione datato 10 dicembre 2007 con il quale il ricorrente e sua sorella autorizzavano apparentemente D.A. a vendere le loro azioni.

12. Sulla base di questi e altri documenti, con una decisione del 23 gennaio 2008 il Tribunale della citt? di Sofia aveva iscritto nel registro delle imprese il trasferimento di tutte le azioni a D.A., D.A. come unico proprietario e gestore della societ? e una nuova sede legale per la societ? a Gabrovo.

13. Nel settembre 2008 D.A. aveva trasferito tutte le azioni di Vandom a un’altra persona, che a sua volta le aveva rivendute nel dicembre 2008. La sede legale della societ? ? stata nuovamente spostata, questa volta a Blagoevgrad. Tutti i cambiamenti di cui sopra erano stati iscritti nel registro delle imprese.

14. Il ricorrente e sua sorella, che gi? nel gennaio 2008 avevano denunciato alle autorit? giudiziarie le azioni fraudolente di D.A. in relazione all’appezzamento di terreno, hanno denunciato anche l’appropriazione fraudolenta della loro societ?. Essi ritenevano che entrambe le azioni potessero essere opera di un gruppo organizzato e suggerivano in particolare che H.H. e I.D. (cfr. paragrafi 9-10) potessero essere coinvolti.

15. La procura ha aperto un procedimento penale solo contro D.A. e lo ha portato in tribunale.

16. In un procedimento penale D.A. ha accettato un patteggiamento, approvato il 1? ottobre 2012 dal Tribunale distrettuale di Sofia. D.A. ha ammesso di aver consapevolmente presentato a un pubblico ufficiale documenti falsificati, in particolare quelli descritti nel paragrafo 11 di cui sopra. Nell’accordo firmato dalle parti ? stato precisato che egli non era responsabile della creazione di tali documenti. D.A. ha accettato la sospensione condizionale della pena di un anno di reclusione. Secondo il Codice penale, la pena per tale reato ? fino a due anni di reclusione.

17. In un altro procedimento, il 22 novembre 2011 il Tribunale distrettuale di Varna ha condannato D.A. per frode aggravata, in quanto aveva venduto fraudolentemente l’appezzamento di terreno a se stesso, causando un danno a Vandom valutato in 785.000 BGN, pari a 401.000 euro; quest’ultima circostanza rendeva il caso “particolarmente grave”. D.A. ? stato inoltre condannato per aver utilizzato consapevolmente documenti falsi, in particolare quelli menzionati nel paragrafo 8, ma non ? stato possibile dimostrare che fosse stato lui a creare i documenti. D.A. ha spiegato nel corso del procedimento che all’epoca lavorava come autista e il suo datore di lavoro gli aveva chiesto di acquistare l’appezzamento di terreno per lui.

18. La pena prevista dal Codice penale per la frode aggravata va da tre a dieci anni di reclusione. Pur ritenendo che nel caso di specie le circostanze aggravanti fossero prevalenti, il tribunale nazionale ha fatto riferimento al fatto che il procedimento penale era stato sommario, nel qual caso era consentito ridurre di un terzo l’eventuale pena detentiva. Senza ulteriori spiegazioni, ha condannato D.A. a undici mesi di reclusione, sospesi per tre anni.

19. La sentenza di cui sopra ? stata confermata dal Tribunale regionale di Varna ed ? diventata definitiva il 19 gennaio 2012.

AZIONI INTRAPRESE DAL RICORRENTE E DA SUA SORELLA A DIFESA DELLA LORO PARTECIPAZIONE AZIONARIA
20. Nel 2011 il ricorrente e sua sorella hanno avviato un procedimento contro Vandom ai sensi dell’articolo 29, paragrafo 1, della legge sul registro delle imprese e dell’articolo 537, paragrafo 2, del codice di procedura civile (cfr. paragrafi 41-42), chiedendo la cancellazione dal registro delle imprese delle iscrizioni descritte nei paragrafi 12-13.

21. All’inizio del procedimento i ricorrenti hanno chiesto provvedimenti provvisori, chiedendo in particolare il pignoramento di tutte le azioni di Vandom, il divieto per i dirigenti della societ? (come iscritti nel registro) di prendere decisioni gestionali e la sospensione di tutte le future iscrizioni nel registro riguardanti la societ?. Tuttavia, nonostante abbia ritenuto che il ricorso presentato da questi ultimi fosse ammissibile e probabilmente meritevole, il 3 ottobre 2011 il Tribunale regionale di Blagoevgrad ha rifiutato di ordinare le misure richieste, ritenendole inadeguate. Inoltre, ha ritenuto tali misure eccessive, in quanto avrebbero “ostacolato le attivit? della societ?”. La Corte d’appello di Sofia ha confermato tale sentenza con decisione definitiva del 9 gennaio 2012
22. Con sentenza dell’8 giugno 2012, il Tribunale regionale di Blagoevgrad ha respinto il ricorso presentato dal ricorrente e da sua sorella. In appello, la Corte d’appello di Sofia ha ribaltato tale decisione e ha accolto le richieste il 24 marzo 2013. Sulla base di una perizia, la Corte d’appello di Sofia ha stabilito che i documenti utilizzati per il trasferimento delle quote societarie a D.A. non erano stati firmati dai ricorrenti; questi ultimi non avevano quindi mai autorizzato o acconsentito al trasferimento delle loro quote. Il tribunale ha ritenuto che le rispettive iscrizioni nel registro delle imprese relative all’acquisizione di Vandom da parte di D.A. nel 2008 fossero nulle, cos? come i successivi trasferimenti di azioni ad altre parti e le rispettive iscrizioni nel registro.

23. La suddetta sentenza ? passata in giudicato il 13 maggio 2014, quando la Corte di cassazione ha rifiutato di accogliere il ricorso per cassazione. La sentenza ? stata pubblicata nel registro delle imprese il 15 settembre 2014.

24. Nel frattempo, mentre i procedimenti sopra descritti erano in corso, sono state effettuate nuove iscrizioni nel registro delle imprese per quanto riguarda Vandom. Queste riguardavano: un trasferimento di azioni di Vandom e la nomina di un nuovo amministratore, iscritti nel registro il 19 novembre 2012; un trasferimento di azioni, la nomina di un nuovo amministratore e l’avviso di una nuova sede legale, iscritti il 27 marzo 2013; il pignoramento delle azioni di uno dei soci imposto dalle autorit? fiscali, iscritto l’11 marzo 2014; e un aumento del capitale della societ?, iscritto il 22 maggio 2014.

25. Nel settembre 2014 il ricorrente ha chiesto all’Agenzia del Registro – l’ente incaricato dal 2008 di tenere il registro delle imprese (si veda il paragrafo 38 di seguito) – di apportare le modifiche pertinenti al fascicolo di Vandom derivanti dalla sentenza definitiva a suo favore descritta nei paragrafi 22-23 di cui sopra. Tuttavia, la sua richiesta ? stata respinta con una decisione di un funzionario di tale agenzia datata 17 settembre 2014. Sono stati addotti tre motivi: in primo luogo, le iscrizioni nel registro riguardanti Vandom effettuate tra il 2012 e il 2014 (si veda il paragrafo 24 sopra) non erano state dichiarate nulle; in secondo luogo, il pignoramento di alcune azioni impediva la cancellazione di quel particolare azionista dal registro; in terzo luogo, la richiesta di rimuovere la dichiarazione dell’aumento di capitale della societ? era inammissibile, visto che tale azione avrebbe leso i diritti di terzi, comprese le autorit? fiscali.

26. Su ricorso della ricorrente, il suddetto rifiuto ? stato confermato il 13 ottobre 2014 dal Tribunale regionale di Varna e successivamente, in una data imprecisata del 2014, dalla Corte d’appello di Varna.

27. Poco dopo, il ricorrente e sua sorella hanno presentato un nuovo ricorso ai sensi dell’articolo 29(1) della Legge sul Registro delle Imprese e dell’articolo 537 ? 2 del Codice di Procedura Civile (si vedano i paragrafi 41-42 di seguito), chiedendo la cancellazione delle iscrizioni nel registro riguardanti Vandom effettuate tra il 2012 e il 2014 (si veda il paragrafo 24 di cui sopra).

28. All’inizio del procedimento i ricorrenti hanno nuovamente chiesto l’imposizione di misure provvisorie a garanzia del loro credito, in particolare il pignoramento di tutte le azioni di Vandom, il divieto per i dirigenti della societ? (come iscritti nel registro) di prendere decisioni gestionali e la sospensione di tutte le future iscrizioni nel registro riguardanti la societ?. In una decisione presa in data imprecisata nel dicembre 2014, il Tribunale regionale di Varna ha ordinato alcune di queste misure, ma la sua decisione ? stata annullata il 18 febbraio 2015 dalla Corte d’appello di Varna, che ha ritenuto che le misure richieste equivalessero a una “interferenza inammissibile con le attivit? di una societ?”. In un’altra occasione, durante il procedimento, il ricorrente e sua sorella hanno chiesto misure provvisorie. Il 1? aprile 2015 il Tribunale regionale di Varna ha ordinato il pignoramento di tutte le azioni di Vandom, ma il 30 giugno 2015 la Corte d’appello di Varna ha dichiarato nulla la misura, ritenendola eccessiva.

29. In una sentenza di merito emessa in data imprecisata nel 2015, il Tribunale regionale di Varna ha accolto il ricorso del ricorrente e di sua sorella, dichiarando nulle le relative iscrizioni nel registro delle imprese. Tuttavia, in appello, la Corte d’appello di Varna ha ribaltato la sentenza e respinto le richieste. Osservando che la precedente sentenza che dichiarava nulle le iscrizioni precedenti era stata pubblicata nel registro delle imprese il 15 settembre 2014 (si veda il precedente paragrafo 23), e che la sentenza aveva avuto effetto solo ex nunc, ha ritenuto che le persone che avevano acquisito azioni di Vandom prima di tale data avessero agito in buona fede e avessero validamente preso diverse decisioni gestionali relative alla societ?. Le relative iscrizioni nel registro erano quindi legittime e il ricorso presentato dal ricorrente e da sua sorella non aveva alcun valore.

30. La suddetta sentenza ? diventata definitiva il 15 novembre 2016, quando la Corte Suprema di Cassazione ha rifiutato di accettare il caso per un ricorso per cassazione.
ALTRI PROCEDIMENTI
31. Nel 2013 il ricorrente e sua sorella hanno avviato una nuova azione di rei vindicatio, sia per conto di Vandom che per conto proprio, nei confronti di V. – la societ? che aveva acquistato l’appezzamento di terreno nel 2010 (cfr. paragrafo 9 supra). Il loro intento era quello di impedire il decorso del termine di prescrizione acquisitiva a favore di V. Con sentenza del 20 dicembre 2019, il Tribunale di Varna ha dichiarato inammissibili le domande del ricorrente e di sua sorella per difetto di legittimazione ad agire. Per quanto riguarda il ricorso presentato per conto di Vandom, ? stato accolto solo nella misura in cui la vendita dell’appezzamento di terreno a D.A. nel dicembre 2007 ? stata dichiarata nulla. Il tribunale nazionale non ha inoltre ordinato a V. di cedere il possesso del terreno, poich? i rappresentanti di Vandom avevano interrotto questa parte dell’azione.

32. Il rigetto delle richieste del ricorrente e di sua sorella ? diventato definitivo il 5 ottobre 2020, dopo essere stato confermato dalla Corte d’Appello di Varna e dalla Corte Suprema di Cassazione.

33. Nel frattempo, nel 2014 la stessa societ? V. ha avviato una procedura di insolvenza nei confronti di Vandom, sostenendo che quest’ultima le doveva ingenti somme di denaro. In realt?, nel maggio 2013 le due societ? avevano sottoscritto un accordo, in base al quale Vandom aveva promesso di interrompere il procedimento descritto al precedente paragrafo 31 entro un breve termine, o altrimenti di pagare a V. 500.000 BGN a titolo di danni. Poich? il procedimento non era stato interrotto entro la data concordata, V. aveva ritenuto dovuta la suddetta somma.

34. In una sentenza del 19 marzo 2015, il Tribunale regionale di Varna ha rilevato che Vandom non aveva svolto alcuna attivit? economica dal 2008 e aveva debiti piuttosto esigui nei confronti dello Stato. Tuttavia, nel maggio 2013 si era impegnata a pagare un’ingente somma di denaro alla societ? V., senza riuscire a farlo. Il tribunale nazionale ha quindi dichiarato Vandom insolvente e ha ordinato l’apertura di una procedura di insolvenza.

35. Il ricorrente e sua sorella hanno chiesto l’autorizzazione a partecipare alla procedura di insolvenza in difesa della Vandom, ma l’autorizzazione ? stata rifiutata. Inoltre, il 15 marzo 2016 la Corte d’appello di Varna ha rifiutato di sospendere tale procedura su richiesta del ricorrente, facendo riferimento al procedimento parallelo relativo alle iscrizioni nel registro delle imprese (cfr. paragrafi 27-30 supra).

36. Nell’aprile 2021 la societ? Vandom ? stata liquidata.

QUADRO GIURIDICO E PRASSI RILEVANTI

37. Le principali caratteristiche del registro delle imprese sono state descritte nella causa Shesti Mai Engineering OOD e altri c. Bulgaria (n. 17854/04, ? 49, 20 settembre 2011). All’epoca dei fatti in quel caso, il registro era tenuto dai tribunali regionali territorialmente competenti, che prendevano le decisioni per effettuare le iscrizioni in esso (ibidem, ? 50).

38. Nel 2008 il compito di tenere il registro delle imprese ? stato assunto dall’Agenzia del Registro (??????? ?? ???????????) – un ente statale sotto la supervisione del Ministero della Giustizia, creato ai sensi della legge sul registro delle imprese del 2006 (????? ?? ?????????? ????????).

39. La legge sul registro delle societ? disciplina diversi aspetti dei procedimenti di registrazione. In particolare, stabilisce che il registro delle societ? ? pubblico e liberamente accessibile da chiunque (sezione 11).

40. Fino alla fine del 2011, l’articolo 19, paragrafo 2, prevedeva che il funzionario competente dell’Agenzia del registro prendesse la decisione di effettuare un’iscrizione nel registro, al pi? tardi, durante il giorno lavorativo successivo al ricevimento di una richiesta in tal senso. Dal 1? gennaio 2012, in base a una modifica della legge, tale decisione pu? essere presa solo dopo tre giorni dal ricevimento della richiesta. La modifica ? stata introdotta con l’obiettivo di combattere i “furti” di societ?, in quanto il periodo di tre giorni ha lo scopo di dare ai rappresentanti della societ? interessata il tempo di contestare una richiesta fraudolenta. In caso di contestazione, la procedura di registrazione viene sospesa fino alla risoluzione della controversia. Il sistema ? completato da due strumenti aggiuntivi. In primo luogo, da dicembre 2012 l’Agenzia del Registro pu? inviare un SMS di notifica quando viene presentata una richiesta di iscrizione nel registro relativa a una specifica societ?; secondo le regole dell’agenzia pubblicate sul suo sito web, il servizio ? disponibile per “le persone che gestiscono e rappresentano la societ?”. In secondo luogo, dall’inizio del 2013, una persona pu?, dopo essersi registrata presso l’Agenzia del Registro, ottenere l’accesso elettronico al conto di una specifica societ?, comprese le richieste di iscrizione in sospeso.
41. L’articolo 29, paragrafo 1, della legge sul registro delle imprese stabilisce che qualsiasi terzo che abbia un interesse legittimo a farlo pu? intentare un’azione per stabilire che un’iscrizione nel registro ? nulla o che una circostanza iscritta nel registro non esiste. Secondo la prassi giudiziaria, tale azione deve essere promossa contro la societ? per la quale ? stata effettuata l’iscrizione in questione (??????? ?? 27.05.2016 ?. ?? ?? ??????? ?? ??. ?. ? 10/2016 ?.; ??????? ? 8 ?? 28.02.2018 ?. ?? ?? ????????? ?? ?. ?. ? 42/2017 ?.; ??????? ? 84 ?? 30.04.2018 ?. ?? ?? ????? ?? ?. ?. ? 127/2017 ?.). Ai sensi dell’articolo 30, paragrafo 1, una volta conclusa con successo un’azione ai sensi dell’articolo 29, paragrafo 1, e su richiesta della parte interessata, l’Agenzia del Registro deve cancellare l’iscrizione in questione dal registro.

42. Ulteriori disposizioni pertinenti sono contenute nel Codice di procedura civile del 2007. In particolare, l’articolo 537 ? 2 stabilisce che quando una decisione emessa in un procedimento non contraddittorio (come il procedimento di registrazione ai sensi della legge sul registro delle imprese) incide sui diritti di terzi, l’eventuale controversia deve essere risolta in un procedimento giudiziario separato. L’azione legale intentata a questo proposito deve essere diretta contro le persone che hanno beneficiato della decisione impugnata. Un’azione ai sensi dell’articolo 537 ? 2 deve essere esaminata nell’ambito della procedura generale applicabile ai procedimenti civili, ossia in un procedimento nei tre gradi del sistema giudiziario.

LA LEGGE

PRESUNTA VIOLAZIONE DELL’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N. 1 1
43. Il ricorrente, invocando l’articolo 1 del Protocollo n. 1 e gli articoli 6 ? 1 e 13 della Convenzione, ha lamentato la perdita della sua partecipazione nella societ? Vandom. A suo avviso, terzi avevano assunto fraudolentemente il controllo della societ? al solo scopo di appropriarsi dell’appezzamento di terreno da essa acquistato nel 2004. Il ricorrente sosteneva che il diritto interno, come applicato nel suo caso, non aveva fornito adeguati mezzi di tutela.

44. La Corte, essendo padrona della caratterizzazione da dare in diritto ai fatti del caso (si veda Radomilja e altri c. Croazia [GC], nn. 37685/10 e 22768/12, ?? 114 ad 126, 20 marzo 2018) ritiene che il reclamo rientri nell’esame del solo articolo 1 del Protocollo n. 1 (si veda, mutatis mutandis, Shesti Mai Engineering OOD e altri, n. 17854/04, ? 64, 20 settembre 2011). Tale disposizione recita quanto segue:

“Ogni persona fisica o giuridica ha diritto al pacifico godimento dei suoi beni. Nessuno pu? essere privato dei suoi beni se non nell’interesse pubblico e alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali del diritto internazionale.

Tuttavia, le disposizioni precedenti non pregiudicano in alcun modo il diritto di uno Stato di applicare le leggi che ritiene necessarie per controllare l’uso della propriet? in conformit? all’interesse generale o per assicurare il pagamento di imposte o di altri contributi o sanzioni.”

Ammissibilit?
45. Il Governo ha sostenuto che il ricorrente non ha esaurito le vie di ricorso interne disponibili perch? non ha intentato un’azione per illecito civile contro D.A., la persona direttamente responsabile della perdita della sua partecipazione azionaria e dell’appezzamento di terreno. Secondo il Governo, una tale azione sarebbe stata “molto probabile”, in particolare alla luce delle condanne di D.A. da parte dei tribunali penali (si vedano i paragrafi 16-19).

46. Il ricorrente non ? d’accordo. Egli ha sottolineato che l’ingerenza nei suoi diritti non era derivata solo dalle azioni fraudolente di D.A., ma anche dai successivi trasferimenti delle azioni di Vandom, dal fallimento della societ? – che egli considerava anch’esso fraudolento – e dalla mancanza di meccanismi adeguati per la tutela dei suoi diritti. Inoltre, il Governo non ha presentato alcuna giurisprudenza nazionale per dimostrare l’efficacia pratica del rimedio da esso suggerito.

47. I principi generali relativi all’esaurimento delle vie di ricorso interne sono stati riassunti in Vu?kovi? e altri c. Serbia (obiezione preliminare) [GC], nn. 17153/11 e altri 29, ?? 69-77, 25 marzo 2014). Passando alle circostanze del caso di specie, la Corte concorda sul fatto che la perdita della partecipazione del ricorrente in Vandom, con tutte le conseguenze che ha comportato, anche per quanto riguarda l’appezzamento di terreno, non pu? essere ridotta alle azioni di D.A.. Il caso riguarda anche la reazione delle autorit? nazionali, anche alle affermazioni del ricorrente secondo cui la frode era opera di un gruppo organizzato (si vedano i paragrafi 57-58), e i tentativi infruttuosi del ricorrente di riprendere il controllo della societ?. In considerazione anche della mancata presentazione da parte del Governo, come sottolineato dal ricorrente, della pertinente giurisprudenza interna, la Corte non pu? concludere che egli non si sia avvalso di un rimedio che, nelle specifiche circostanze del caso, potesse essere considerato effettivo ai fini dell’articolo 35 ? 1 della Convenzione.

48. La Corte osserva inoltre che il ricorso non ? manifestamente infondato n? irricevibile per altri motivi elencati nell’articolo 35 della Convenzione. Deve pertanto essere dichiarato ricevibile.

Il merito
Le argomentazioni delle parti
(a) Il ricorrente

49. Il ricorrente ha affermato che, poich? all’epoca non era possibile accedere al registro delle imprese per via elettronica, gli era servito del tempo per stabilire cosa fosse successo in relazione alla Vandom. Nel 2008 la sede legale della societ? era stata trasferita in due occasioni, prima a Gabrovo e poi a Blagoevgrad (cfr. paragrafi 12-13), il che aveva comportato il trasferimento del fascicolo al rispettivo tribunale territorialmente competente. Dopo essere venuto a conoscenza del fatto che erano stati utilizzati documenti falsi per il trasferimento della societ? a D.A., il ricorrente ha presentato una denuncia alle autorit? giudiziarie (cfr. paragrafo 14). Secondo il ricorrente, ? stato solo dopo che D.A. ? stato riconosciuto colpevole dell’uso di documenti falsificati (in un patteggiamento con l’accusa approvato il 1? ottobre 2012 dal Tribunale distrettuale di Sofia – si veda il paragrafo 16 supra) che ? diventato possibile per i tribunali civili pronunciarsi a suo favore nel procedimento ai sensi dell’articolo 29(1) della legge sul registro delle imprese e dell’articolo 537 ? 2 del codice di procedura civile.

50. Il ricorrente ha sostenuto che, poich? era stato accertato che la sua societ? era stata rilevata attraverso azioni che costituivano un reato, la misura di restituzione pi? appropriata sarebbe stata quella di ordinare alle autorit? la “cancellazione automatica” di tutte le iscrizioni successive dal registro delle societ?. Tale misura avrebbe dovuto essere applicata rapidamente per evitare la possibile perdita di valore della sua partecipazione. Per come era all’epoca, l’ordinamento giuridico nazionale non lo aveva tutelato in modo adeguato. Il ricorrente ha invocato a questo proposito le conclusioni della Corte nella causa Shesti Mai Engineering OOD e altri (citata in precedenza).

(b) Il Governo

51. Il Governo ha sostenuto che le autorit? nazionali avevano reagito adeguatamente alla violazione dei diritti del ricorrente, osservando in particolare che le azioni di D.A. erano state indagate ed egli era stato condannato (si vedano i paragrafi 16-19), e che i tribunali avevano accolto la prima richiesta di risarcimento del ricorrente ai sensi dell’articolo 29(1) della Legge sul Registro delle Imprese e dell’articolo 537 ? 2 del Codice di Procedura Civile (si vedano i paragrafi 22-23 sopra).

52. Il Governo ha inoltre sostenuto che il diritto interno aveva fornito le garanzie necessarie per la tutela dei diritti del ricorrente. A loro avviso, era il ricorrente che non aveva fatto un uso corretto dei diversi strumenti disponibili. Questo per tre motivi. In primo luogo, egli era rimasto “totalmente passivo” per un periodo di tre anni, vale a dire dal 2008, quando D.A. aveva assunto fraudolentemente il controllo della sua societ? (si veda il paragrafo 12 supra), al 2011, quando il ricorrente aveva intentato per la prima volta un’azione legale ai sensi dell’articolo 29(1) della legge sul registro delle imprese e dell’articolo 537 ? 2 del codice di procedura civile (si veda il paragrafo 20 supra). In secondo luogo, nel presentare tale ricorso, non aveva rivolto le sue richieste contro gli azionisti della Vandom come indicato nel registro delle societ?, ma solo contro la societ? stessa; se avesse presentato un ricorso in cui gli azionisti fossero stati i convenuti, il pignoramento delle loro azioni sarebbe stato consentito come misura provvisoria mentre il procedimento era in corso. In terzo luogo, il ricorrente non si ? avvalso degli strumenti aggiuntivi introdotti nel 2012 e nel 2013, vale a dire la possibilit? di ricevere notifiche via SMS su eventuali richieste di iscrizione relative alla Vandom e di richiedere l’accesso elettronico al conto della societ? nel registro (cfr. paragrafo 40 supra); secondo il Governo, questi due strumenti avrebbero potuto consentirgli di reagire rapidamente alle iscrizioni nel registro effettuate nel 2013 e nel 2014 (cfr. paragrafo 24 supra).

La valutazione della Corte
53. Non ? stato contestato tra le parti che la partecipazione del ricorrente nella Vandom, unitamente ai beni della societ? nel 2007, costituivano “beni” ai sensi dell’articolo 1 del Protocollo n. 1.
54. L’interferenza con i suoi “beni” ? iniziata con le azioni fraudolente di un privato. Il caso riguarda la risposta del sistema giuridico nazionale a tali azioni, e quindi gli obblighi positivi dello Stato convenuto. Per quanto riguarda tali obblighi ai sensi dell’articolo 1 del Protocollo n. 1, la Corte ha stabilito che, quando un’interferenza con il diritto al pacifico godimento dei “beni” ? stata perpetrata da un privato, sorge un obbligo positivo per lo Stato di garantire che i diritti di propriet? siano sufficientemente tutelati dalla legge e che siano previsti rimedi adeguati che consentano alla vittima di un’interferenza di far valere i propri diritti (si veda, tra le altre autorit?, Blumberga c. Lettonia, n. 70930/01). Lettonia, n. 70930/01, ? 67, 14 ottobre 2008, e Papachela e AMAZON S.A. c. Grecia, n. 12929/18, ? 54, 3 dicembre 2020). Inoltre, anche se spetta in primo luogo alle autorit? nazionali, in particolare ai tribunali, risolvere i problemi di interpretazione della legislazione nazionale, la Corte deve esaminare se le decisioni dei tribunali nazionali erano compatibili con il diritto del richiedente al pacifico godimento dei beni (si veda Sovtransavto Holding c. Ucraina, n. 48553/99, ? 95, CEDU 2002-VII).

55. La Corte ha ritenuto che, nel caso in cui l’interferenza con i diritti di cui all’articolo 1 del Protocollo n. 1 fosse stata di natura penale, l’obbligo positivo dello Stato pu? anche richiedere che le autorit? conducano un’indagine penale effettiva. A questo proposito, ? chiaro che tale obbligo, come il corrispondente obbligo procedurale previsto dagli articoli 2 e 3 della Convenzione, ? un obbligo di mezzi e non di risultato; in altre parole, l’obbligo delle autorit? di indagare e perseguire non pu? essere assoluto, poich? ? evidente che molti crimini rimangono irrisolti o impuniti nonostante i ragionevoli sforzi delle autorit? statali. L’obbligo di indagare ? meno stringente per quanto riguarda i reati meno gravi, come quelli contro la propriet?, rispetto a quelli pi? gravi, come i crimini violenti, e in particolare quelli che rientrerebbero nell’ambito di applicazione degli articoli 2 e 3 della Convenzione (si veda Blumberga, sopra citato, ? 67, che riguarda specificamente un reato contro i diritti di propriet? del ricorrente).

56. Nel caso di specie, una volta venuti a conoscenza delle azioni fraudolente di D.A. in relazione alla loro societ? e all’appezzamento di terreno, il ricorrente e sua sorella hanno sporto denuncia alle autorit? giudiziarie (si veda il paragrafo 14 supra). Si ? trattato di un passo del tutto ragionevole da parte loro, visto che alla fine le azioni di D.A. sono state giudicate come reati penali ed ? stato condannato in due occasioni (si vedano i paragrafi 16-19).

57. Tuttavia, non ? stato dimostrato che le autorit? giudiziarie abbiano mai indagato sui sospetti del ricorrente che D.A. non avesse agito da solo, ma facesse parte di un gruppo criminale (cfr. paragrafo 14 supra). Tali sospetti sembrano abbastanza seri da meritare un esame, in quanto vi erano indicazioni di un complesso assalto coordinato ai beni del ricorrente. In particolare, le appropriazioni fraudolente della sua partecipazione azionaria e dell’appezzamento di terreno sono state avviate a distanza di un giorno l’una dall’altra, il 27 e il 28 dicembre 2007, e ci? ha coinciso temporalmente con il tentativo di Vandom di ipotecare il terreno (si vedano i paragrafi 7-8 e 11 supra); la vendita fraudolenta dell’appezzamento di terreno da parte di D.A. a se stesso, bench? conclusa un giorno dopo, ? stata inspiegabilmente iscritta nei registri immobiliari prima dell’ipoteca (si veda il paragrafo 9 supra); D.A. aveva utilizzato numerosi documenti falsificati che dichiarava di non aver redatto lui stesso e che erano stati accettati dai tribunali nazionali (si vedano i paragrafi 16-17 supra); D.A. ha dichiarato lui stesso che almeno un’altra persona era stata coinvolta (si veda il paragrafo 17 supra); le persone che avevano rilevato la societ? hanno bloccato tutti i tentativi da parte del ricorrente e di sua sorella di difenderne i diritti (in particolare nel procedimento di rei vindicatio – si vedano i paragrafi 10 e 31 supra) e alla fine l’hanno portata all’insolvenza (si vedano i paragrafi 33-34 supra).

58. Sebbene fosse proprio nel procedimento penale che si sarebbe potuta dipanare la presunta esistenza di un gruppo criminale, non ? stato dimostrato, come detto, che tale possibilit? sia mai stata indagata dalle autorit? giudiziarie. Si potrebbe quindi dubitare che tali autorit? abbiano compiuto quelli che potrebbero essere considerati sforzi ragionevoli per scoprire la portata dei reati contro il richiedente e le persone effettivamente coinvolte, ed eventualmente perseguirle. Eppure, ci? avrebbe potuto essere cruciale per la difesa dei diritti del ricorrente, visto in particolare che la presunta buona fede delle persone che hanno acquisito Vandom nel 2012-14 ? stata la ragione principale del rigetto della sua seconda richiesta ai sensi dell’articolo 29(1) della Legge sul Registro delle Imprese e dell’articolo 537 ? 2 del Codice di Procedura Civile (si veda il paragrafo 29 sopra).
59. La Corte prende infine atto della pena inspiegabilmente bassa inflitta a D.A. per la frode immobiliare, alla luce delle considerazioni fatte dal tribunale nazionale (cfr. paragrafo 18 supra).

60. Vi sono quindi seri dubbi sul fatto che l’indagine delle autorit? abbia soddisfatto i requisiti stabiliti nel paragrafo 55 sopra, anche tenendo conto della riserva che l’obbligo di indagare ? meno esigente quando si tratta del diritto di propriet?.

61. Il ricorrente ha intrapreso altre iniziative di diritto interno per difendere i suoi diritti. In particolare, ha fatto ricorso ai sensi dell’articolo 29(1) della Legge sul Registro delle Imprese e dell’articolo 537 ? 2 del Codice di Procedura Civile (si vedano i paragrafi 20 e 27). Ha avviato due serie di procedimenti e in ogni occasione ha chiesto misure provvisorie volte a prevenire ulteriori azioni da parte di terzi nei confronti di Vandom mentre i procedimenti erano in corso (cfr. paragrafi 21 e 28 supra).

62. Il ricorrente ha avuto successo nella prima serie di procedimenti avviati nel 2011 (cfr. paragrafi 20 e 22 supra). Egli ha ottenuto la cancellazione dal registro delle imprese delle tre iscrizioni relative al trasferimento delle azioni della Vandom nel 2008 – il trasferimento iniziale a D.A. e i successivi trasferimenti ad altri soggetti. Tuttavia, a causa del rifiuto dei giudici nazionali di ordinare misure provvisorie e quindi di impedire alle persone che esercitavano il controllo sulla Vandom di effettuare ulteriori trasferimenti delle sue azioni (cfr. paragrafo 21 supra), tali trasferimenti sono stati effettivamente effettuati tra il 2012 e il 2014 mentre il procedimento avviato dal ricorrente era in corso (cfr. paragrafo 24 supra). Pertanto, la vittoria del ricorrente in tale procedimento ha ottenuto ben poco in termini pratici, dal momento che egli ha dovuto avviare un nuovo procedimento ai sensi dell’articolo 29, paragrafo 1, della legge sul registro delle imprese e dell’articolo 537, paragrafo 2, del codice di procedura civile (cfr. paragrafo 27 supra). La seconda volta non ha avuto successo, perch? i tribunali nazionali hanno ritenuto che le persone che avevano rilevato Vandom mentre era in corso la prima serie di procedimenti avessero agito in buona fede, proprio perch? avevano acquisito le azioni mentre era in corso la prima serie di procedimenti e prima che la decisione finale raggiunta in essi fosse stata iscritta nel registro (cfr. paragrafo 29 sopra).

63. Non ? stato affermato che, dopo il rigetto delle sue richieste nel secondo gruppo di procedimenti, il ricorrente abbia mantenuto alcuna possibilit? di ripristinare la sua partecipazione azionaria.

64. Pertanto, il ricorrente non ? stato in grado di ripristinare la sua partecipazione azionaria attraverso il rimedio di cui all’articolo 29(1) della Legge sul Registro delle Imprese e all’articolo 537 ? 2 del Codice di Procedura Civile, come applicato nel suo caso. La questione che rimane da risolvere ? se, come sostenuto dal Governo, ci? sia stato il risultato della sua mancata adozione di misure adeguate.

65. Il Governo ha sostenuto che il ricorrente avrebbe dovuto presentare un ricorso ai sensi dell’articolo 29(1) della Legge sul Registro delle Imprese e dell’articolo 537 ? 2 del Codice di Procedura Civile in una data precedente (si veda il paragrafo 52 sopra). In effetti, la sua prima azione di questo tipo ? stata intentata nel 2011 (si veda il paragrafo 20 supra), mentre il “furto” della sua azienda ? avvenuto all’inizio del 2008 (si vedano i paragrafi 11-12 supra) e il ricorrente ne ? apparentemente venuto a conoscenza nel 2009 (si veda il paragrafo 11 supra). Tuttavia, la Corte prende atto delle spiegazioni del ricorrente in merito alle difficolt? iniziali incontrate nel dipanare gli eventi rilevanti, in un periodo in cui il registro delle imprese non era accessibile per via elettronica e la sede della societ? era stata spostata in diverse citt? (cfr. paragrafi 12-13 e 49 supra). Inoltre, sebbene il ricorrente non fosse obbligato ad attendere la conclusione del procedimento penale contro D.A. relativo al “furto” della societ?, non vi ? dubbio che le conclusioni raggiunte in tale procedimento avrebbero potuto alleggerire l’onere della prova a suo carico nel procedimento in esame; non era quindi irragionevole da parte sua attendere e vederne lo svolgimento. Come ? stato discusso in precedenza (si vedano i paragrafi 57-58), egli poteva anche legittimamente aspettarsi, almeno nelle fasi iniziali, che l’indagine penale relativa alle azioni di D.A. avrebbe fatto maggiore luce su un pi? ampio schema criminale riguardante, tra l’altro, la sua partecipazione in Vandom.
66. Inoltre, la Corte non ? convinta che, se il ricorrente avesse avviato il procedimento prima, il suo esito sarebbe stato diverso, in particolare che sarebbe stato in grado di opporsi efficacemente all’ulteriore trasferimento delle azioni della societ? mentre tale procedimento era in corso, trasferimenti che potrebbero rendere vano qualsiasi esito positivo di tale procedimento. L’impossibilit? di impedire qualsiasi trasferimento di azioni in pendenza di un procedimento ai sensi dell’articolo 29(1) della Legge sul Registro delle Imprese e dell’articolo 537 ? 2 del Codice di Procedura Civile ? al centro della denuncia in esame ed ? stata anche criticata nella causa Shesti Mai Engineering OOD e altri (citata sopra, ? 85).

67. Per quanto riguarda l’ulteriore argomentazione del Governo secondo cui il ricorrente avrebbe dovuto intentare la sua azione contro gli azionisti di Vandom che erano iscritti nel registro all’epoca dei fatti (si veda il paragrafo 52 supra), tale argomentazione non sembra essere supportata dal diritto interno e dalla prassi giudiziaria, secondo cui un’azione del tipo di quella intentata dal ricorrente deve essere diretta contro la persona che ha beneficiato dell’iscrizione contestata nel registro delle societ?, in particolare la societ? interessata da tale iscrizione (si vedano i paragrafi 41-42 supra).

68. Infine, il Governo ha sostenuto che il ricorrente avrebbe dovuto avvalersi degli strumenti introdotti dall’Agenzia del Registro alla fine del 2012 e nel 2013 (si veda il paragrafo 52 supra), ma non ha dimostrato che questi fossero in pratica a sua disposizione, visto che non era, secondo il registro delle imprese, autorizzato a rappresentare o ad agire nell’interesse della Vandom. Questo sembra essere stato un impedimento almeno in relazione alla sua capacit? di abbonarsi al servizio di notifica via SMS dell’Agenzia del Registro (si veda il paragrafo 40 sopra). Inoltre, anche se il ricorrente fosse stato in grado di abbonarsi e avesse ricevuto le dovute notifiche, ? dubbio che sarebbe stato in grado di intraprendere qualsiasi azione valida per contestare le iscrizioni nel registro effettuate nel 2012, 2013 e 2014 (cfr. paragrafo 24 supra), visto che non era considerato un legittimo rappresentante di Vandom.

69. Alla luce di quanto sopra, la Corte non vede alcun motivo per concludere che il ricorrente non abbia fatto il dovuto uso delle procedure nazionali per la tutela dei suoi diritti di azionista di Vandom, come disponibili all’epoca dei fatti.

70. Come nel caso analogo di Shesti Mai Engineering OOD e altri (sopra citato, ? 87), la Corte ritiene che la precariet? e la palese illegalit? della situazione generata dalle azioni criminali di D.A. contro la partecipazione azionaria del ricorrente in Vandom richiedessero, in primo luogo, la disponibilit? di misure urgenti per evitare che la situazione si evolvesse a scapito del ricorrente. Le misure provvisorie richieste dal ricorrente avrebbero potuto, in linea di principio, soddisfare questo requisito, in quanto avrebbero potuto preservare la situazione della societ?; se ci? fosse avvenuto, l’esito positivo del primo procedimento presentato dal ricorrente ai sensi dell’articolo 29(1) della legge sul registro delle imprese e dell’articolo 537 ? 2 del Codice di procedura civile avrebbe potuto consentirgli di ripristinare effettivamente la sua partecipazione azionaria. Tuttavia, i tribunali nazionali hanno rifiutato di ordinare le misure richieste, adducendo motivazioni generiche senza tenere conto delle circostanze specifiche (si vedano i paragrafi 21 e 28). Come gi? discusso, ci? ha reso possibili ulteriori azioni da parte di terzi a scapito dei diritti del ricorrente.

71. In assenza di misure provvisorie, nella situazione molto simile verificatasi nella causa Shesti Mai Engineering OOD e altri (sopra citata, ? 89), la Corte ha ritenuto che fosse necessaria “una risposta molto pi? rapida da parte dei tribunali”, che tenesse conto dell'”urgenza della situazione” e che consentisse agli azionisti colpiti dalle azioni di terzi di difendere la loro partecipazione in modo efficace. Tuttavia, nel caso in esame, come nella causa Shesti Mai Engineering OOD e altri, il procedimento con cui i ricorrenti hanno contestato l’iscrizione nel registro delle imprese ha seguito la procedura generale attraverso tre livelli del sistema giudiziario (si veda il paragrafo 42 sopra). Sebbene nel caso di specie la durata complessiva di tali procedimenti – dal 2011 al 2014 (si vedano i paragrafi 20 e 22 supra) – possa dirsi di per s? non eccessiva, se li si vuole considerare come procedimenti civili ordinari, ci? che la Corte ha richiesto nella sentenza Shesti Mai Engineering OOD e altri (citata supra, ? 89) non erano procedimenti civili ordinari; come osservato, ci? che ? stato ritenuto necessario in assenza di provvedimenti provvisori ? stato un procedimento “accelerato” in grado di rispondere adeguatamente all’urgenza della situazione.
72. Nel 2012 ? stata introdotta nell’ordinamento bulgaro una procedura in grado di fornire un soccorso rapido e di tenere conto della necessit? di un’azione urgente: ai sensi dell’articolo 19, paragrafo 2, della legge sul registro delle societ?, nella sua attuale formulazione, il funzionario competente dell’Agenzia del registro deve prendere una decisione per l’iscrizione nel registro tre giorni dopo il ricevimento di una richiesta in tal senso, dando cos? il tempo ai rappresentanti della societ? interessata di contestare qualsiasi richiesta fraudolenta (si veda il paragrafo 40 supra). Tuttavia, nel momento in cui il ricorrente ha perso il controllo della sua societ?, ossia all’inizio del 2008 (si vedano i paragrafi 11-12), la procedura non era ancora disponibile.

73. Il ricorrente ha tentato di avvalersi di ulteriori rimedi per difendere i suoi diritti: in due occasioni lui e sua sorella hanno avviato un procedimento di rei vindicatio per conto della Vandom per reclamare l’appezzamento di terreno (si vedano i paragrafi 10 e 31 supra), e ha tentato di intervenire nella procedura di insolvenza contro la societ? e, ancora una volta, di difenderla (si veda il paragrafo 35 supra). Tuttavia, questi tentativi non hanno avuto successo. Finch? non era autorizzato ad agire in nome di Vandom, come da registro delle imprese, ? stato considerato privo di legittimazione nei rispettivi procedimenti.

74. Per riassumere le conclusioni di cui sopra, sebbene il ricorrente abbia utilizzato una panoplia di rimedi per difendere i suoi diritti, alla fine non ha avuto successo. In particolare, l’indagine penale avviata a seguito delle sue denunce, sebbene abbia portato a due condanne per D.A., non sembra aver fatto luce su tutte le circostanze rilevanti e sulla sospetta portata pi? ampia dell’aggressione criminale contro i diritti di propriet? del ricorrente; ci? ha ostacolato l’utilizzo dei successivi rimedi. Allo stesso tempo, le procedure previste dalla Legge sul Registro delle Imprese e dal Codice di Procedura Civile, come disponibili all’epoca, non hanno permesso al ricorrente di opporsi adeguatamente alle azioni di terzi a danno della sua partecipazione azionaria, e di conseguenza di opporsi alla vendita fraudolenta della propriet? di Vandom.

75. Alla luce delle considerazioni di cui sopra, la Corte conclude che lo Stato convenuto non ha adempiuto all’obbligo positivo di garantire che i “beni” del ricorrente fossero effettivamente protetti attraverso l’uso dei mezzi legali disponibili all’epoca.

76. Di conseguenza, vi ? stata una violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1.

APPLICAZIONE DELL’ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
77. L’articolo 41 della Convenzione prevede:

“Se la Corte constata una violazione della Convenzione o dei suoi Protocolli e se il diritto interno dell’Alta Parte contraente interessata consente una riparazione solo parziale, la Corte accorda, se necessario, un’equa soddisfazione alla parte lesa”.

Danno
78. Il ricorrente ha chiesto 330.272 euro (EUR) a titolo di danno patrimoniale, corrispondenti al valore delle sue azioni di Vandom. Ha chiesto ulteriori 10.000 euro a titolo di danno non patrimoniale.

79. Il Governo ha contestato tali richieste.

80. La Corte ritiene che la questione dell’applicazione dell’articolo 41 non sia pronta per la decisione, nella misura in cui riguarda le richieste di danni patrimoniali e non patrimoniali, e se ne riserva la trattazione, tenendo conto della possibilit? di raggiungere un accordo tra lo Stato convenuto e il ricorrente (articolo 75 ? 1 del Regolamento della Corte).

Costi e spese
81. Il ricorrente ha anche chiesto 2.400 euro per il rimborso delle spese della sua rappresentanza legale davanti alla Corte. A sostegno di tale richiesta ha presentato un contratto di rappresentanza legale e delle fatture. Ha chiesto ulteriori 384 euro per le spese di traduzione, presentando un contratto per i servizi di traduzione. Ha chiesto che quest’ultima somma fosse versata direttamente allo studio legale dei suoi rappresentanti legali, Ekimdzhiev and Partners.

82. Il Governo ha contestato tale richiesta, ritenendo in particolare eccessivo l’importo richiesto per la rappresentanza legale.

83. Secondo la giurisprudenza della Corte, un ricorrente ha diritto al rimborso dei costi e delle spese solo nella misura in cui sia stato dimostrato che questi sono stati effettivamente e necessariamente sostenuti e sono ragionevoli nel loro ammontare. Nel caso di specie, tenuto conto dei documenti in suo possesso e dei criteri sopra esposti, la Corte liquida integralmente le spese e i costi richiesti, pari a 2.784 euro. Come richiesto dal ricorrente, 384 euro di tale importo devono essere versati direttamente allo studio legale Ekimdzhiev and Partners (si veda, mutatis mutandis, Khlaifia e altri c. Italia [GC], n. 16483/12, ? 288, 15 dicembre 2016).
PER QUESTI MOTIVI, IL TRIBUNALE, ALL’UNANIMIT?,

Dichiara il ricorso ammissibile;
Dichiara che vi ? stata una violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1;
Ritiene che la questione dell’applicazione dell’articolo 41 della Convenzione, nella misura in cui riguarda i danni pecuniari e non pecuniari, non sia pronta per la decisione; di conseguenza,
(a) riserva la questione;

(b) invita il Governo e il ricorrente a presentare, entro sei mesi dalla data in cui la sentenza diventer? definitiva ai sensi dell’articolo 44 ? 2 della Convenzione, le loro osservazioni scritte al riguardo e, in particolare, a comunicare alla Corte l’eventuale accordo raggiunto;

(c) si riserva l’ulteriore procedura e delega al Presidente della Camera il potere di fissarla se necessario;

Dichiara
(a) che lo Stato convenuto deve versare al ricorrente, entro tre mesi dalla data in cui la sentenza diventa definitiva ai sensi dell’articolo 44 ? 2 della Convenzione, 2.784 euro (duemilasettecentoottantaquattro euro) a titolo di spese e costi, oltre a qualsiasi imposta eventualmente a carico del ricorrente, da convertire nella valuta dello Stato convenuto al tasso applicabile alla data del regolamento; di tale importo, 384 euro (trecentottantaquattro euro) devono essere versati sul conto bancario dello studio legale Ekimdzhiev and Partners;

(b) che a partire dalla scadenza dei tre mesi di cui sopra e fino al saldo saranno dovuti interessi semplici sull’importo di cui sopra a un tasso pari al tasso di prestito marginale della Banca Centrale Europea durante il periodo di inadempienza, maggiorato di tre punti percentuali.

Fatto in inglese e notificato per iscritto l’8 novembre 2022, ai sensi dell’articolo 77, paragrafi 2 e 3, del Regolamento della Corte.

Ilse Freiwirth Gabriele Kucsko-Stadlmayer
Cancelliere aggiunto Presidente

Testo Tradotto

FOURTH SECTION

CASE OF NIKOLAY KOSTADINOV v. BULGARIA

(Application no. 21743/15)

JUDGMENT

Art 1 P1 ? Peaceful enjoyment of possessions ? Positive obligations ? Failure to protect shareholder from fraudulent takeover of his company, its shares and assets, by a private party ? Lack of adequate domestic legal procedures ? Failure to investigate serious suspicions that the criminal offences were carried out by a criminal group, and thus to establish their circumstances

STRASBOURG

8 November 2022

This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 ? 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Nikolay Kostadinov v. Bulgaria,

The European Court of Human Rights (Fourth Section), sitting as a Chamber composed of:

Gabriele Kucsko-Stadlmayer, President,
Faris Vehabovi?,
Iulia Antoanella Motoc,
Yonko Grozev,
Pere Pastor Vilanova,
Jolien Schukking,
Ana Maria Guerra Martins, judges,
and Ilse Freiwirth, Deputy Section Registrar,

Having regard to:

the application (no. 21743/15) against the Republic of Bulgaria lodged with the Court under Article 34 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (?the Convention?) by a Bulgarian national, Mr Nikolay Kostadinov Kostadinov (?the applicant?), on 30 April 2015;

the decision to give notice of the application to the Bulgarian Government (?the Government?);

the parties? observations;

Having deliberated in private on 4 October 2022,

Delivers the following judgment, which was adopted on that date:

INTRODUCTION

1. The case concerns the adequacy of the domestic authorities? reaction to a criminal encroachment upon the applicant?s ?possessions?, namely a third party fraudulently taking control of the applicant?s company and of assets of that company, and raises issues relating to the positive obligations of the State under Article 1 of Protocol No. 1.

THE FACTS

2. The applicant was born in 1971 and lives in Versailles, France. He was represented before the Court by Mr M. Ekimdzhiev, Ms K. Boncheva and Ms T. Ekimdzhieva, lawyers practising in Plovdiv.

3. The Government were represented by their Agent, Ms R. Nikolova, of the Ministry of Justice.

4. The facts of the case may be summarised as follows.

THE SETTING UP OF THE APPLICANT?S COMPANY
5. In 2004 the applicant and his sister set up a limited liability company ? Vandom OOD (hereinafter ?Vandom?) ? with its registered office in Sofia. The two co-founders each owned 50% of the company shares.

6. On 14 December 2004 Vandom bought a plot of land measuring 5,000 square metres (hereinafter ?the plot of land?), situated in an industrial zone in the vicinity of Varna, with a view to its economic development.

D.A.?S ACTIONS AND INITIAL EVENTS RELATED TO THEM
7. On 27 December 2007 Vandom signed a contract with a bank for a mortgage on the plot of land, intended to secure a bank loan for the company. The respective documents were presented to an official of the property register on 28 December 2007. However, when the company attempted to actually receive the money loaned, the applicant and his sister were informed of another transaction concerning the plot.

8. They thus found out that on 28 December 2007 D.A., a person unknown to them, acting as a representative of Vandom, had sold to himself the plot of land. For the purposes of the sale he had presented an authority form and other documents, found subsequently to have been forged, seemingly signed by the applicant?s sister, who had been the company?s manager at the time. That transaction had also been presented to an official of the property register on 28 December 2007, later than the transaction described in the previous paragraph, but had been entered into the register first.

9. On 18 January 2008, through a real property agency to which he explained that he was in a hurry to resell, D.A. resold the plot of land to a third party ? H.H. The declared price was 16,250 Bulgarian levs (BGN), the equivalent of 8,312 euros (EUR). The property was once again resold in 2010, to a company named V.

10. In February 2008, the applicant?s sister, on behalf of Vandom, brought rei vindicatio proceedings against H.H. However, in April 2009 the action was declared inadmissible, after I.D. ? a person indicated in the company register as the manager of the company ? discontinued the proceedings.

11. The applicant and his sister thus became aware that they were no longer considered shareholders in Vandom. As a matter of fact, on 27 December 2007 the same D.A. had introduced with the Sofia City Court a request to have new circumstances concerning Vandom entered into the register of companies. He had presented in particular the following documents, which had subsequently been shown to be forged: minutes of a meeting of the shareholders of Vandom (the applicant and his sister) dated 12 August 2007, containing a decision on their part to transfer their shares to a third party, and an authority form dated 10 December 2007 whereby the applicant and his sister seemingly authorised D.A. to sell their shares.

12. On the basis of those and other documents, in a decision of 23 January 2008 the Sofia City Court had entered in the register of companies the transfer of all shares to D.A., D.A. as the sole owner and manager of the company, and a new registered office for the company in Gabrovo.

13. In September 2008 D.A. had transferred all shares in Vandom to another person, who, in turn, had resold them in December 2008. The company?s registered office had once again been moved, this time to Blagoevgrad. All the above changes had been entered into the register of companies.

14. The applicant and his sister, who had already in January 2008 complained to the prosecution authorities of D.A.?s fraudulent actions with respect to the plot of land, also complained of the fraudulent appropriation of their company. They considered that both actions could have been the work of an organized group, and suggested in particular that H.H. and I.D. (see paragraphs 9-10 above) could have been involved.

15. The prosecution opened criminal proceedings against D.A. only and brought him to court.

16. In one set of criminal proceedings D.A. agreed to a plea bargain, which was approved on 1 October 2012 by the Sofia District Court. D.A. admitted to having knowingly submitted forged documents, namely those described in paragraph 11 above, to a public official. It was noted in the agreement signed by the parties that he was not liable for creating these documents. D.A. accepted a suspended sentence of one year?s imprisonment. Under the Criminal Code, the punishment for that offence is up to two years? imprisonment.

17. In another set of proceedings, on 22 November 2011 the Varna District Court convicted D.A. of aggravated fraud, since he had fraudulently sold the plot of land to himself, causing damage to Vandom assessed at BGN 785,000, equivalent to EUR 401,000; the latter circumstance rendered the case ?particularly grave?. D.A. was additionally convicted of having knowingly used forged documents, namely those mentioned in paragraph 8 above, but it could not be proven that it was he who had created the documents. D.A. explained in the proceedings that at the time he had had worked as a driver, and his employer had asked him to acquire the plot of land for him.

18. The penalty provided under the Criminal Code for aggravated fraud is between three and ten years? imprisonment. While the domestic court considered that in the case the aggravating circumstances were prevalent, it also referred to the fact that the criminal proceedings had been summary, in which case it was permitted to reduce any imprisonment sentence by one third. Without further explanation, it sentenced D.A. to eleven months? imprisonment, suspended for three years.

19. The judgment above was upheld by the Varna Regional Court and became final on 19 January 2012.

ACTION TAKEN BY THE APPLICANT AND HIS SISTER IN DEFENCE OF THEIR SHAREHOLDING
20. In 2011 the applicant and his sister brought proceedings against Vandom under section 29(1) of the Register of Companies Act and Article 537 ? 2 of the Code of Civil Procedure (see paragraphs 41-42 below), seeking the removal from the register of companies of the entries described in paragraphs 12-13 above.

21. At the start of the proceedings the claimants applied for interim measures, seeking in particular the garnishment of all shares in Vandom, a prohibition on the company?s managers (as recorded in the register) taking any managerial decisions and the suspension of all future entries in the register concerning the company. However, despite finding that the action brought by them was admissible and probably meritorious, on 3 October 2011 the Blagoevgrad Regional Court refused to order the measures sought, considering them inappropriate. It also found those measures excessive, since they would ?hamper the activities of the company?. The Sofia Court of Appeal upheld that ruling in a final decision of 9 January 2012.

22. In a judgment of 8 June 2012, the Blagoevgrad Regional Court dismissed the action brought by the applicant and his sister. On appeal, the Sofia Court of Appeal reversed that decision and allowed the claims on 24 March 2013. On the basis of an expert report, the Sofia Court of Appeal found that the documents used for the transfer of the company shares to D.A. had not been signed by the claimants; the latter had thus never authorised or agreed to the transfer of their shares. The court held that the respective entries in the register of companies concerning the acquisition of Vandom by D.A. in 2008 were null and void, as were the subsequent transfers of shares to other parties and the respective entries in the register.

23. The above-mentioned judgment became final on 13 May 2014, when the Supreme Court of Cassation refused to accept the case for a cassation review. The judgment was published in the register of companies on 15 September 2014.

24. In the meantime, while the proceedings described above were pending, new entries were made in the register of companies in respect of Vandom. These concerned: a transfer of shares in Vandom and the appointment of a new manager, entered in the register on 19 November 2012; a transfer of shares, the appointment of a new manager and notice of a new registered office, entered on 27 March 2013; the garnishment of the shares of one of the shareholders imposed by the fiscal authorities, entered on 11 March 2014; and an increase in the company?s capital, entered on 22 May 2014.

25. In September 2014 the applicant applied to the Registry Agency ? the body tasked from 2008 with keeping the register of companies (see paragraph 38 below) ? to make the relevant changes in Vandom?s file arising from the final judgment in his favor described in paragraphs 22-23 above. However, his request was refused in a decision by an official of that agency dated 17 September 2014. Three reasons were given: firstly, the entries in the register concerning Vandom made between 2012 and 2014 (see paragraph 24 above) had not been declared null and void; secondly, the garnishment of some of the shares prevented the removal of that particular shareholder from the register; thirdly, the request to remove the statement of the increase of the company?s capital was inadmissible, seeing that such an action would impinge on the rights of third parties, including the tax authorities.

26. On an appeal by the applicant, the above-mentioned refusal was upheld on 13 October 2014 by the Varna Regional Court and later, on an unspecified date in 2014, by the Varna Court of Appeal.

27. Soon afterwards, the applicant and his sister brought a new action under section 29(1) of the Register of Companies Act and Article 537 ? 2 of the Code of Civil Procedure (see paragraphs 41-42 below), seeking the removal of the entries in the register concerning Vandom made between 2012 and 2014 (see paragraph 24 above).

28. At the start of the proceedings the claimants once again requested the imposition of interim measures to secure their claim, specifically the garnishment of all shares in Vandom, a prohibition on the company?s managers (as recorded in the register) taking any managerial decisions, and the suspension of all future entries in the register concerning the company. In a decision taken on an unspecified date in December 2014, the Varna Regional Court ordered some of those measures, but its decision was reversed on 18 February 2015 by the Varna Court of Appeal, which was of the view that the measures sought amounted to an ?inadmissible interference with the activities of a company?. On one more occasion during the proceedings the applicant and his sister applied for interim measures. On 1 April 2015 the Varna Regional Court ordered the garnishment of all shares in Vandom, but on 30 June 2015 the Varna Court of Appeal declared the measure void, finding it excessive.

29. In a judgment on the merits given on an unspecified date in 2015, the Varna Regional Court allowed the applicant?s and his sister?s action, declaring the relevant entries in the register of companies null and void. However, on appeal, the Varna Court of Appeal reversed that judgment and dismissed the claims. Noting that the previous judgment declaring earlier entries null and void had been published in the register of companies on 15 September 2014 (see paragraph 23 above), and that the judgment had only had ex nunc effect, it considered that the persons who had acquired shares in Vandom prior to that date had acted in good faith and had validly taken various managerial decisions regarding the company. The relevant entries in the register were therefore lawful, and the action brought by the applicant and his sister had no merit.

30. The above-mentioned judgment became final on 15 November 2016, when the Supreme Court of Cassation refused to accept the case for a cassation review.

OTHER PROCEEDINGS
31. In 2013 the applicant and his sister brought a new rei vindicatio action, both on behalf of Vandom and on their own behalf, against V. ? the company who had acquired the plot of land in 2010 (see paragraph 9 above). Their intention was to prevent the expiry of the term of acquisitive prescription in favour of V. In a judgment of 20 December 2019, the Varna Regional Court declared the claims of the applicant and his sister inadmissible for lack of legal standing. As to the action brought on behalf of Vandom, it was allowed only in so far as the sale of the plot of land to D.A. in December 2007 was declared null and void. The domestic court did not additionally order that V. surrender possession of the land, since Vandom?s representatives had discontinued that part of the action.

32. The dismissal of the claims of the applicant and his sister became final on 5 October 2020, after it was upheld by the Varna Court of Appeal and the Supreme Court of Cassation.

33. In the meantime, in 2014 the same company V. initiated insolvency proceedings against Vandom, contending that the latter owed it large sums of money. As a matter of fact, in May 2013 the two companies had signed an agreement, whereby Vandom had promised to discontinue the proceedings described in paragraph 31 above within a short time-limit, or otherwise pay V. BGN 500,000 in damage. Since the proceedings had not been discontinued by the date agreed on, V. had considered the above-mentioned sum due to it.

34. In a judgment of 19 March 2015, the Varna Regional Court found that Vandom had had no economic activity since 2008, and rather small debts to the State. However, in May 2013 it had undertaken to pay a large sum of money to company V., and had been unable to do so. The domestic court thus declared Vandom insolvent and ordered the opening of insolvency proceedings.

35. The applicant and his sister applied for leave to join the insolvency proceedings in defence of Vandom, but leave was refused. Moreover, on 15 March 2016 the Varna Court of Appeal refused to stay those proceedings upon a request by the applicant, referring to the parallel proceedings concerning entries in the register of companies (see paragraphs 27-30 above).

36. In April 2021 the Vandom company was wound up.

RELEVANT LEGAL FRAMEWORK AND PRACTICE

37. The main characteristics of the register of companies have been described in Shesti Mai Engineering OOD and Others v. Bulgaria (no. 17854/04, ? 49, 20 September 2011). At the time of the events in that case, the register was being kept by the territorially competent regional courts, which took the decisions to make entries in it (ibid., ? 50).

38. In 2008 the task of keeping the register of companies was taken over by the Registry Agency (??????? ?? ???????????) ? a State body overseen by the Ministry of Justice, created pursuant to the 2006 Register of Companies Act (????? ?? ?????????? ????????).

39. The Register of Companies Act regulates different aspects of registration proceedings. It states in particular that the register of companies is public and freely accessible by everyone (section 11).

40. Until the end of 2011, section 19(2) provided that the competent official of the Registry Agency was to take a decision to make an entry in the register, at the latest, during the working day following the receipt of a request to do so. As of 1 January 2012, in accordance with an amendment to the Act, such a decision can only be taken after three days have elapsed following the receipt of a request. The amendment was introduced with the aim of combating company ?thefts?, as the three-day period is intended to allow time for the relevant company?s representatives to contest a fraudulent request. If such an objection is made, the registration procedure is to be stayed until the dispute is resolved. The scheme is supplemented by two additional tools. Firstly, as of December 2012 the Registry Agency can send an SMS notification when a request to make entries in the register concerning a specific company has been made; in accordance with the agency?s rules published on its website, the service is available to ?the people managing and representing the company?. Secondly, as of the beginning of 2013, a person can, after registering with the Registry Agency, obtain electronic access to the account of a specific company, including pending entry requests.

41. Section 29(1) of the Register of Companies Act provides that any third party having a legitimate interest to do so can bring an action to establish that an entry in the register is null and void or that a circumstance entered in the register does not exist. In accordance with judicial practice, such an action is to be brought against the company in respect of which the entry in question has been made (??????? ?? 27.05.2016 ?. ?? ?? ??????? ?? ??. ?. ? 10/2016 ?.; ??????? ? 8 ?? 28.02.2018 ?. ?? ?? ????????? ?? ?. ?. ? 42/2017 ?.; ??????? ? 84 ?? 30.04.2018 ?. ?? ?? ????? ?? ?. ?. ? 127/2017 ?.). Under section 30(1), once an action under section 29(1) has been successfully concluded and upon a request by the interested party, the Registry Agency is to erase the entry in question from the register.

42. Additional relevant provisions are contained in the Code of Civil Procedure 2007. In particular, Article 537 ? 2 provides that when a decision given in non-adversarial proceedings (such as registration proceedings under the Register of Companies Act) affects the rights of third parties, any dispute is to be determined in separate judicial proceedings. The claim brought in that regard is to be directed against the persons who benefited from the impugned decision. An action under Article 537 ? 2 is to be examined under the general procedure applicable to civil proceedings, that is, in proceedings at the three levels of the court system.

THE LAW

ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 1 OF PROTOCOL NO. 1
43. The applicant, relying on Article 1 of Protocol No. 1 and Articles 6 ? 1 and 13 of the Convention, complained of the loss of his shareholding in the Vandom company. In his view, third parties had fraudulently taken control of the company with the sole aim to appropriate the plot of land bought by it in 2004. The applicant contended that domestic law, as applied in his case, had not provided adequate means of protection.

44. The Court, being the master of the characterisation to be given in law to the facts of the case (see Radomilja and Others v. Croatia [GC], nos. 37685/10 and 22768/12, ?? 114 ad 126, 20 March 2018) is of the view that the complaint falls to be examined under Article 1 of Protocol No. 1 alone (see, mutatis mutandis, Shesti Mai Engineering OOD and Others, no. 17854/04, ? 64, 20 September 2011). That provision reads as follows:

?Every natural or legal person is entitled to the peaceful enjoyment of his possessions. No one shall be deprived of his possessions except in the public interest and subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law.

The preceding provisions shall not, however, in any way impair the right of a State to enforce such laws as it deems necessary to control the use of property in accordance with the general interest or to secure the payment of taxes or other contributions or penalties.?

Admissibility
45. The Government argued that the applicant had failed to exhaust the available domestic remedies because he had not brought an action in tort against D.A., the person directly responsible for the loss of his shareholding and the plot of land. According to the Government, such a claim would have been ?very likely to succeed?, particularly in view of D.A.?s convictions by the criminal courts (see paragraphs 16-19 above).

46. The applicant disagreed. He pointed out that the interference with his rights had not stemmed solely from D.A.?s fraudulent actions, but also from the subsequent transfers of Vandom?s shares, the company?s bankruptcy ?which he likewise considered fraudulent ? and the lack of adequate mechanisms for the protection of his rights. Moreover, the Government had not submitted any domestic case-law to prove the effectiveness in practice of the remedy suggested by them.

47. The general principles concerning exhaustion of domestic remedies have been summarised in Vu?kovi? and Others v. Serbia (preliminary objection) [GC], nos. 17153/11 and 29 others, ?? 69-77, 25 March 2014). Turning to the circumstances of the present case, the Court agrees that the loss of the applicant?s shareholding in Vandom, with all the consequences it entailed, including regarding the plot of land, cannot be reduced to D.A.?s actions. The case concerns also the domestic authorities? reaction, including to the applicant?s allegations that the fraud was the work of an organised group (see paragraphs 57-58 below), and the applicant?s unsuccessful attempts to regain control of the company. In view also of the failure of the Government, as pointed out by the applicant, to submit relevant domestic case-law, the Court cannot conclude that he failed to make use of a remedy which, in the specific circumstances of the case, could be considered effective for the purposes of Article 35 ? 1 of the Convention.

48. The Court additionally notes that the application is neither manifestly ill-founded nor inadmissible on any other grounds listed in Article 35 of the Convention. It must therefore be declared admissible.

Merits
The parties? submissions
(a) The applicant

49. The applicant submitted that, since at the time the register of companies could not be electronically accessed, it had taken him time to establish what had happened in respect of Vandom. In 2008 the company?s registered office had on two occasions been moved, first to Gabrovo and then to Blagoevgrad (see paragraphs 12-13 above), which had entailed a transfer of the case file to the respective court with territorial jurisdiction. After the applicant had eventually become aware that forged documents had been used to bring about the transfer of the company to D.A., he had complained to the prosecution authorities (see paragraph 14 above). According to him, it was only after D.A. had been found guilty of using forged documents (in a plea bargain with the prosecution approved on 1 October 2012 by the Sofia District Court ? see paragraph 16 above) that it had become possible for the civil courts to rule in his favour in the proceedings under section 29(1) of the Register of Companies Act and Article 537 ? 2 of the Code of Civil Procedure.

50. The applicant argued that, seeing that it had been found that his company had been taken over by way of actions constituting a criminal offence, the most appropriate restitution measure would have been for the authorities to order the ?automatic removal? of all subsequent entries from the register of companies. Such a measure would have had to be applied quickly in order to thwart the possible loss of value of his shareholding. Such as it had been at the time, the domestic legal system had not protected him in an adequate manner. The applicant relied in that regard on the Court?s findings in Shesti Mai Engineering OOD and Others (cited above).

(b) The Government

51. The Government argued that the national authorities had reacted adequately to the encroachment on the applicant?s rights, noting in particular that D.A.?s actions had been investigated and he had been convicted (see paragraphs 16-19), and that the courts had allowed the applicant?s first claim under section 29(1) of the Register of Companies Act and Article 537 ? 2 of the Code of Civil Procedure (see paragraphs 22-23 above).

52. The Government further contended that domestic law had provided the necessary safeguards for the protection of the applicant?s rights. In their view, it was the applicant who had failed to make proper use of the different tools available. This was so for three reasons. Firstly, he had remained ?totally passive? for a period of three years, namely from 2008, when D.A. had fraudulently taken control of his company (see paragraph 12 above), to 2011, when the applicant had for the first time brought an action under section 29(1) of the Register of Companies Act and Article 537 ? 2 of the Code of Civil Procedure (see paragraph 20 above). Secondly, when bringing that action, he had not directed his claims against the shareholders in Vandom as indicated in the register of companies, but only against the company itself; had he lodged a claim in which the shareholders had been the defendants, the garnishment of their shares would have been permitted as an interim measure while the proceedings were pending. Thirdly, the applicant had not made use of the additional tools introduced in 2012 and 2013, namely the possibility of receiving SMS notifications about any entry requests concerning Vandom and of applying to have electronic access to the company?s account in the register (see paragraph 40 above); in the Government?s submission, those two tools could have permitted him to react quickly to the entries in the register made in 2013 and 2014 (see paragraph 24 above).

The Court?s assessment
53. It has not been disputed between the parties that the applicant?s shareholding in Vandom, together with the company?s assets in 2007, amounted to ?possessions? within the meaning of Article 1 of Protocol No. 1.

54. The interference with his ?possessions? started with the fraudulent actions of a private party. The case concerns the domestic legal system?s response to those actions, and thus the positive obligations of the respondent State. As to such obligations under Article 1 of Protocol No. 1, the Court has found that, where an interference with the right to peaceful enjoyment of ?possessions? has been perpetrated by a private individual, a positive obligation arises for the State to ensure that property rights are sufficiently protected by law, and that adequate remedies are provided whereby the victim of an interference can vindicate his rights (see, among other authorities, Blumberga v. Latvia, no. 70930/01, ? 67, 14 October 2008, and Papachela and AMAZON S.A. v. Greece, no. 12929/18, ? 54, 3 December 2020). In addition, even if it is primarily for the national authorities, notably the courts, to resolve problems of interpretation of domestic legislation the Court must examine whether the decisions of the domestic courts and tribunals were compatible with the applicant?s right to the peaceful enjoyment of possessions (see Sovtransavto Holding v. Ukraine, no. 48553/99, ? 95, ECHR 2002?VII).

55. The Court has held, where the interference with rights under Article 1 of Protocol No. 1 had been of a criminal nature, that the State?s positive obligation may in addition require that the authorities conduct an effective criminal investigation. In that respect, it is clear that such an obligation, like the corresponding procedural obligation under Articles 2 and 3 of the Convention, is one of means and not one of result; in other words, the obligation on the authorities to investigate and prosecute cannot be absolute, as it is evident that many crimes remain unresolved or unpunished notwithstanding the reasonable efforts of the State authorities. The obligation to investigate is less exacting with regard to less serious crimes, such as those involving property, than with regard to more serious ones, such as violent crimes, and in particular those which would fall within the scope of Articles 2 and 3 of the Convention (see Blumberga, cited above, ? 67, which concerns specifically a crime against the applicant?s property rights).

56. In the present case, once they learned about D.A.?s fraudulent actions with regard to their company and the plot of land, the applicant and his sister complained to the prosecution authorities (see paragraph 14 above). This was a completely reasonable step on their part, seeing that eventually D.A.?s actions were found to have amounted to criminal offences and he was convicted on two occasions (see paragraphs 16-19 above).

57. However, it has not been shown that the prosecution authorities ever investigated the applicant?s suspicions that D.A. had not been acting alone, but was part of a criminal group (see paragraph 14 above). These suspicions seem serious enough so as to have merited examination, as there were indications of a complex coordinated assault on the applicant?s possessions. In particular, the fraudulent appropriations of his shareholding and of the plot of land were launched within one day of each other, on 27 and 28 December 2007, and this coincided in time with an attempt of Vandom to mortgage the land (see paragraphs 7-8 and 11 above); the fraudulent sale of the plot of land by D.A. to himself, although concluded one day later, was inexplicably entered in the property register before the mortgage (see paragraph 9 above); D.A. had used numerous forged documents which he stated that he had not drawn up himself, and which was accepted by the domestic courts (see paragraphs 16-17 above); D.A. stated himself that at least one other person had been involved (see paragraph 17 above); the people having taken over the company blocked all attempts on the part of the applicant and his sister to defend its rights (in particular in the rei vindicatio proceedings ? see paragraphs 10 and 31 above) and eventually brought it to insolvency (see paragraphs 33-34 above).

58. While it was exactly in the criminal proceedings that the alleged existence of a criminal group could have been unravelled, it has not been shown, as mentioned, that such a possibility was ever investigated by the prosecution authorities. There could thus be doubts as to whether these authorities took what could be seen as reasonable efforts to uncover the scope of the criminal offences against the applicant and the actual people involved, and possibly prosecute them. Yet, this could have been crucial for the defence of the applicant?s rights, seeing in particular that the supposed good faith of the people having acquired Vandom in 2012-14 was the main reason for the rejection of his second claim under section 29(1) of the Register of Companies Act and Article 537 ? 2 of the Code of Civil Procedure (see paragraph 29 above).

59. The Court lastly takes note of the inexplicably low sentence D.A. was given for the property fraud, in light of the considerations given by the domestic court (see paragraph 18 above).

60. There are therefore serious doubts as to whether the authorities? investigation met the requirements set in paragraph 55 above, even taking into account the proviso that the obligation to investigate is less exacting when it comes to the right to property.

61. The applicant took further steps available under domestic law to defend his rights. Most notably, he pursued the remedy under section 29(1) of the Register of Companies Act and Article 537 ? 2 of the Code of Civil Procedure (see paragraphs 20 and 27 above). He brought two sets of proceedings, and on each occasion sought interim measures aimed at preventing further action by third parties in respect of Vandom while the proceedings were pending (see paragraphs 21 and 28 above).

62. The applicant was successful in the first set of proceedings brought in 2011 (see paragraphs 20 and 22 above). He obtained the removal from the register of companies of the three entries concerning the transfer of Vandom?s shares in 2008 ? the initial transfer to D.A. and the subsequent transfers to other parties. However, on account of the national courts? refusals to order interim measures and thus prevent the people who were exercising control over Vandom from making further transfers of its shares (see paragraph 21 above), such transfers were actually made between 2012 and 2014 while the proceedings initiated by the applicant were pending (see paragraph 24 above). Thus, the applicant being successful in those proceedings achieved little in practice, since he was required to bring fresh proceedings under section 29(1) of the Register of Companies Act and Article 537 ? 2 of the Code of Civil Procedure (see paragraph 27 above). The second time he was unsuccessful, because the national courts found that the people who had taken over Vandom while the first set of proceedings had been pending had acted in good faith, precisely because they had acquired the shares while the first set of proceedings had been pending, and before the final decision eventually reached in them had been entered into the register (see paragraph 29 above).

63. It has not been submitted that after the dismissal of his claims in the second set of proceedings, the applicant retained any chance of restoring his shareholding.

64. Therefore, the applicant was not able to restore his shareholding through the remedy under section 29(1) of the Register of Companies Act and Article 537 ? 2 of the Code of Civil Procedure, as applied in his case. The question that remains to be answered is whether, as the Government argued, this was the result of his own failure to take appropriate action.

65. The Government contended that the applicant should have brought an action under section 29(1) of the Register of Companies Act and Article 537 ? 2 of the Code of Civil Procedure on an earlier date (see paragraph 52 above). Indeed, his first action of that type was brought in 2011 (see paragraph 20 above), whereas the ?theft? of his company took place at the beginning of 2008 (see paragraphs 11-12 above) and the applicant apparently became aware of it in 2009 (see paragraph 11 above). However, the Court takes note of the applicant?s explanations concerning the initial difficulties he encountered in unravelling the relevant events, at a time when the register of companies was not accessible electronically and the company?s seat had been moved to different cities (see paragraphs 12-13 and 49 above). In addition, while the applicant was not obliged to await the conclusion of the criminal proceedings against D.A. concerning the company ?theft?, there is no doubt that the findings reached in them could have relieved the burden of proof for him in the proceedings under examination; it was not thus unreasonable on his part to await and see their unfolding. As was discussed above (see paragraphs 57-58 above), he might also legitimately have expected, at least during its early stages, that the criminal investigation concerning D.A.?s actions would shed more light on a wider criminal scheme concerning, among other things, his shareholding in Vandom.

66. Furthermore, the Court has not been satisfied that, had the applicant initiated proceedings earlier, their outcome would have been different, in particular that he would have been able to effectively oppose the further transfer of the company shares while such proceedings were pending, transfers which could render fruitless any positive outcome of such proceedings. The impossibility to prevent any transfers of shares while proceedings under section 29(1) of the Register of Companies Act and Article 537 ? 2 of the Code of Civil Procedure were pending is at the heart of the complaint under examination, and has also been criticised in Shesti Mai Engineering OOD and Others (cited above, ? 85).

67. As to the Government?s further argument that the applicant should have brought his action against the shareholders in Vandom who were listed in the register at the relevant time (see paragraph 52 above), that argument does not appear to be supported by domestic law and judicial practice, according to which an action of the type brought by the applicant is to be directed against the person who has benefited from the contested entry in the register of companies, in particular the company concerned by that entry (see paragraphs 41-42 above).

68. Lastly, the Government argued that the applicant should have made use of the tools introduced by the Registry Agency at the end of 2012 and in 2013 (see paragraph 52 above), but have not proven that they were in practice available to him, seeing that he was not, according to the register of companies, entitled to represent or act in the interests of Vandom. This appears to have been an impediment at least in relation to his ability to subscribe to the Registry Agency?s SMS notification service (see paragraph 40 above). In addition, even if the applicant had been able to subscribe and had received the due notifications, it is doubtful that he would have been able to take any valid action to contest the entries into the register made in 2012, 2013 and 2014 (see paragraph 24 above), seeing that he was not considered a lawful representative of Vandom.

69. In view of the above, the Court sees no reason to conclude that the applicant failed to make due use of the domestic procedures for the protection of his rights as a shareholder in Vandom, as available at the relevant time.

70. As in the similar case of Shesti Mai Engineering OOD and Others (cited above, ? 87), the Court is of the view that the precariousness and the patent unlawfulness of the situation engendered by D.A.?s criminal actions against the applicant?s shareholding in Vandom called, in the first place, for the availability of urgent measures to prevent the situation from unfolding to the detriment of the applicant. The interim measures sought by the applicant could have, in principle, satisfied this requirement, as they could preserve the company?s situation; had this happened, the positive outcome of the first proceedings lodged by the applicant under section 29(1) of the Register of Companies Act and Article 537 ? 2 of the Code of Civil Procedure could have permitted him to restore effectively his shareholding. However, the domestic courts refused to order the measures sought, giving general reasons without accounting for the specific circumstances (see paragraphs 21 and 28 above). As already discussed, this made possible further action by third parties to the detriment of the applicant?s rights.

71. In the absence of interim measures, in the very similar situation which obtained in Shesti Mai Engineering OOD and Others (cited above, ? 89), the Court took the view that ?a much more expedited response on the part of the courts? was required, taking into account the ?urgency of the situation? and permitting shareholders affected by the actions of third parties to defend their shareholding in an effective manner. However, in the present case, as in Shesti Mai Engineering OOD and Others, the proceedings whereby the applicants contested entries into the register of companies followed the general procedure through three levels of the court system (see paragraph 42 above). While in the present case the overall duration of those proceedings ? from 2011 to 2014 (see paragraphs 20 and 22 above) ? could be said not to be in itself excessive, if they are to be seen as ordinary civil proceedings, what the Court required in Shesti Mai Engineering OOD and Others (cited above, ? 89) were not ordinary civil proceedings; as noted, what was considered necessary in the absence of interim relief was a ?fast-track? procedure capable of responding adequately to the urgency of the situation.

72. A procedure capable of providing rapid relief and taking into account the need of urgent action was introduced into Bulgarian law in 2012: under section 19(2) of the Register of Companies Act as it is phrased now, the competent official of the Registry Agency is to take a decision to make an entry in the register three days after the receipt of a request to so do, thus allowing time for the relevant company?s representatives to contest any fraudulent request (see paragraph 40 above). However, at the time when the applicant lost control of his company, namely at the beginning of 2008 (see paragraph 11-12 above), the procedure was not yet available.

73. The applicant attempted to make use of further remedies to defend his rights: on two occasions he and his sister brought rei vindicatio proceedings on behalf of Vandom to reclaim the plot of land (see paragraphs 10 and 31 above), and he attempted to intervene in the insolvency proceedings against the company and, once again, defend it (see paragraph 35 above). However, he was unsuccessful in these attempts. As long as he was not entitled to act in Vandom?s name, as per the register of companies, he was considered to have no standing in the respective sets of proceedings.

74. To sum up the findings above, while the applicant used a panoply of remedies seeking to defend his rights, he was ultimately unsuccessful. Most notably, the criminal investigation opened upon his complaints, even though resulting in two convictions for D.A., appears to have failed to shed light on all relevant circumstances and on the suspected larger scale of the criminal assault against the applicant?s property rights; this hampered the use of the subsequent remedies. At the same time, the procedures under the Register of Companies Act and the Code of Civil Procedure, as available at the time, did not permit the applicant to oppose adequately the actions of third parties to the detriment of his shareholding, and as a result to oppose the fraudulent sale of Vandom?s property.

75. In view of the considerations above, the Court concludes that the respondent State has not met its positive obligation to ensure that the applicant?s ?possessions? were effectively protected through his use of the legal means available at the time.

76. There has accordingly been a violation of Article 1 of Protocol No. 1.

APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
77. Article 41 of the Convention provides:

?If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.?

Damage
78. The applicant claimed 330,272 euros (EUR) in respect of pecuniary damage, corresponding to the value of his shares in Vandom. He claimed an additional EUR 10,000 in respect of non-pecuniary damage.

79. The Government contested those claims.

80. The Court considers that the question of the application of Article 41 is not ready for decision, in so far as it concerns the claims in respect of pecuniary and non-pecuniary damage, and reserves it, due regard being had to the possibility that an agreement between the respondent State and the applicant will be reached (Rule 75 ? 1 of the Rules of Court).

Costs and expenses
81. The applicant also claimed EUR 2,400 for reimbursement of the costs of his legal representation before the Court. In support of that claim he submitted a contract for legal representation and invoices. He claimed an additional EUR 384 for translation expenses, submitting a contract for translation services. He requested that the latter sum be paid directly to the law firm of his legal representatives, Ekimdzhiev and Partners.

82. The Government contested that claim, considering in particular the amount claimed for legal representation excessive.

83. According to the Court?s case-law, an applicant is entitled to the reimbursement of costs and expenses only in so far as it has been shown that these were actually and necessarily incurred and are reasonable as to quantum. In the present case, regard being had to the documents in its possession and the above criteria, the Court awards the costs and expenses sought, namely EUR 2,784, in full. As requested by the applicant, EUR 384 of that amount is to be paid directly to the law firm Ekimdzhiev and Partners (see, mutatis mutandis, Khlaifia and Others v. Italy [GC], no. 16483/12, ? 288, 15 December 2016).

FOR THESE REASONS, THE COURT, UNANIMOUSLY,

Declares the application admissible;
Holds that there has been a violation of Article 1 of Protocol No. 1;
Holds that the question of the application of Article 41 of the Convention, in so far as it concerns pecuniary and non-pecuniary damage, is not ready for decision; accordingly,
(a) reserves the said question;

(b) invites the Government and the applicant to submit, within six months from the date on which the judgment becomes final in accordance with Article 44 ? 2 of the Convention, their written observations on the matter and, in particular, to notify the Court of any agreement that they may reach;

(c) reserves the further procedure and delegates to the President of the Chamber the power to fix the same if need be;

Holds
(a) that the respondent State is to pay the applicant, within three months from the date on which the judgment becomes final in accordance with Article 44 ? 2 of the Convention, EUR 2,784 (two thousand seven hundred and eighty-four euros) in respect of costs and expenses, plus any tax that may be chargeable to the applicant, to be converted into the currency of the respondent State at the rate applicable at the date of settlement; of that amount, EUR 384 (three hundred and eighty-four euros) is to be paid into the bank account of the law firm Ekimdzhiev and Partners;

(b) that from the expiry of the above-mentioned three months until settlement simple interest shall be payable on the above amount at a rate equal to the marginal lending rate of the European Central Bank during the default period plus three percentage points.

Done in English, and notified in writing on 8 November 2022, pursuant to Rule 77 ?? 2 and 3 of the Rules of Court.

Ilse Freiwirth Gabriele Kucsko-Stadlmayer
Deputy Registrar President

A chi rivolgersi e i costi dell'assistenza

Il Diritto dell'Espropriazione è una materia molto complessa e poco conosciuta, che "ingloba" parti importanti di molteplici rami del diritto. Per tutelarsi è quindi essenziale farsi assistere da un Professionista (con il quale si consiglia di concordare in anticipo i costi da sostenere, come ormai consentito dalle leggi in vigore).

Se l'espropriato ha già un Professionista di sua fiducia, può comunicagli che sul nostro sito trova strumenti utili per il suo lavoro.
Per capire come funziona la procedura, quando intervenire e i costi da sostenere, si consiglia di consultare la Sezione B.6 - Come tutelarsi e i Costi da sostenere in TRE Passi.

  • La consulenza iniziale, con esame di atti e consigli, è sempre gratuita
    - Per richiederla cliccate qui: Colloquio telefonico gratuito
  • Un'eventuale successiva assistenza, se richiesta, è da concordare
    - Con accordo SCRITTO che garantisce l'espropriato
    - Con pagamento POSTICIPATO (si paga con i soldi che si ottengono dall'Amministrazione)
    - Col criterio: SE NON OTTIENI NON PAGHI

Se l'espropriato è assistito da un Professionista aderente all'Associazione pagherà solo a risultato raggiunto, "con i soldi" dell'Amministrazione. Non si deve pagare se non si ottiene il risultato stabilito. Tutto ciò viene pattuito, a garanzia dell'espropriato, con un contratto scritto. è ammesso solo un rimborso spese da concordare: ad. es. 1.000 euro per il DAP (tutelarsi e opporsi senza contenzioso) o 2.000 euro per il contenzioso. Per maggiori dettagli si veda la pagina 20 del nostro Vademecum gratuito.

La data dell'ultimo controllo di validità dei testi è la seguente: 13/12/2024