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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF MOUSTAKIDIS v. GREECE

Tipologia: Sentenza
Importanza: 3
Articoli: P1-1
Numero: 58999/13
Stato: Grecia
Data: 2019-10-03 00:00:00
Organo: Sezione Prima
Testo Originale

SEZIONE PRIMA
CASO DI MOUSTAKIDIS contro la GRECIA
(Domanda n. 58999/13)
STOP
(Sfondo)
STRASBURGO
3 ottobre 2019
Tale sentenza diventa definitiva alle condizioni previste dall’articolo 44 ? 2 della Convenzione. Pu? essere soggetto a modifiche editoriali.
Nel caso di Moustakidis contro la Grecia,
La Corte europea dei diritti dell’uomo (Prima Sezione), che si riunisce in una sezione composta da :
Ksenija Turkovi?, Presidente,
Krzysztof Wojtyczek,
Linos-Alexander Sicilianos,
Armen Harutyunyan,
Padre Pastore Vilanova,
Pauliine Koskelo,
Raffaele Sabato, giudici,
e Abel Campos, impiegato della sezione,
Dopo la delibera in Camera di Consiglio del 10 settembre 2019,
Emette la seguente sentenza, adottata in tale data:
PROCEDURA
1. La causa ha avuto origine da un ricorso (n. 58999/13) contro la Repubblica ellenica proposto alla Corte il 16 settembre 2013 da un cittadino di tale Stato, Dimitrios Moustakidis (“il ricorrente”), ai sensi dell’articolo 34 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libert? fondamentali (“la Convenzione”).
2. Il ricorrente era rappresentato dal sig. G. Gesoulis, avvocato a Salonicco. Il Governo greco (“il Governo”) era rappresentato dalla delegata del suo agente, la signora A. Magrippi, un revisore dei conti presso il Consiglio giuridico dello Stato.
3. La ricorrente fa valere, in particolare, una violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1.
4. Il 28 settembre 2018 le denunce ai sensi dell’articolo 1 del Protocollo n. 1, prese separatamente e in combinato disposto con l’articolo 13 della Convenzione, sono state comunicate al Governo e la domanda ? stata dichiarata irricevibile per il resto, ai sensi dell’articolo 54 ? 3 del Regolamento della Corte.
IN FATTO
I. LE CIRCOSTANZE DEL CASO
5. La ricorrente ? nata nel 1956 e risiede a Salonicco.
6. Il richiedente era proprietario di un terreno di 4.180 m? nella zona di Derveni a Salonicco, su cui aveva costruito una fabbrica di saldatrici e un magazzino. Nel 1994 le autorit? hanno espropriato un’area di 1.054 metri quadrati in vista dell’ampliamento di una strada nazionale, di cui 756 metri quadrati non sono stati compensati come autocompensazione (?????????????????), in quanto si ? ritenuto che il richiedente abbia beneficiato dei lavori effettuati.
7. Il 21 agosto 1997 il Tribunale di primo grado di Salonicco ha fissato l’importo provvisorio dell’indennizzo per l’esproprio: 102 euro/m? per il terreno e altre somme per gli edifici. Il Tribunale ha dichiarato irricevibili le richieste del ricorrente di fissare: a) un indennizzo speciale per la diminuzione del valore della parte non espropriata della sua propriet?; b) un indennizzo per i 756 m? sopra menzionati.
8. Con sentenza n. 21507/1998, il Tribunale di primo grado ha riconosciuto la ricorrente come beneficiaria dell’indennit? di esproprio.
9. Il 6 febbraio 1998 la ricorrente ha chiesto alla Corte d’appello di Salonicco la fissazione di un indennizzo definitivo per l’esproprio. Il richiedente ha richiesto:
a) un indennizzo di 146 EUR al metro quadro per il terreno, 176 EUR al metro quadro per lo stabilimento e 76 EUR al metro quadro per il capannone di stoccaggio;
(b) un indennizzo speciale per la parte non espropriata della sua propriet? (al 40% del valore del terreno);
c) un importo di Euro 28.173 per la perdita di opportunit? e un importo di Euro 17.608 per i costi di trasferimento e di riavvio del ramo d’azienda;
d) che non era considerato un proprietario che beneficiava dell’ampliamento della strada perch? la parte non espropriata era stata ammortizzata.
10. Il 2 marzo 1999 la Corte d’Appello ha emesso una pronuncia pregiudiziale (n. 658/1999) dichiarando ammissibile la domanda relativa alla determinazione dell’indennizzo definitivo per la parte espropriata del terreno e la domanda relativa alla determinazione dell’indennizzo per la riduzione del valore della parte non espropriata a causa della divisione del terreno. Ha anche ordinato una perizia in questo senso.
11. Infine, ha dichiarato inammissibili, in quanto infondate, le pretese relative alla fissazione di un risarcimento speciale per i danni causati dall’esecuzione dei lavori, alle spese di trasferimento e di riavvio dell’attivit? e alla perdita di opportunit?, nonch? al risarcimento della parte autocompensata del terreno. A tale riguardo, basandosi sulla giurisprudenza della Corte di Cassazione di allora, ha sottolineato che, nel calcolo del valore dei beni espropriati, non si ? potuto tener conto di eventuali variazioni di valore dei beni avvenute successivamente e per effetto di tali variazioni. Le affermazioni del ricorrente erano pertanto infondate, in quanto alcuni dei presunti danni non erano direttamente connessi al valore dei suoi beni espropriati, n? rappresentavano un ulteriore aumento di tale valore che avrebbe dovuto essere risarcito. Alcuni altri danni sono stati causati dall’esproprio e dall’esecuzione dell’opera e, in quanto tali, non sono stati risarciti.
12. Con sentenza n. 2611/2000 del 17 ottobre 2000, la Corte d’Appello ha fissato l’indennizzo definitivo per l’esproprio come segue: 96 euro/m? per il terreno, 88 euro/m? per lo stabilimento e 58 euro/m? per il magazzino. Ha inoltre concesso un indennizzo per la diminuzione di valore della parte non espropriata del terreno (pari al 30% dell’importo concesso per il terreno) derivante dalla divisione della propriet? ma non dalla natura dell’opera.
13. Il 16 aprile 2002, il ricorrente ha nuovamente presentato un ricorso dinanzi al Tribunale di primo grado di Salonicco chiedendo che si riconosca che non ha tratto alcun beneficio dall’esproprio e che lo Stato gli corrisponda un indennizzo di EUR 73 214,97 per la parte di 756 m? considerata autocompensata a causa del beneficio ottenuto dal ricorrente.
14. Il 31 ottobre 2003 il Tribunale di primo grado ha dichiarato che, dopo la sentenza Azas contro Grecia (n. 50824/99 del 19 settembre 2002), i giudici potevano concedere il risarcimento del danno richiesto dalla ricorrente. Tuttavia, si ? dichiarata incapace di decidere se il richiedente abbia o meno beneficiato dell’esproprio e ha ritenuto che il tribunale competente a farlo fosse la Corte d’appello di Salonicco. Ha poi deferito la questione alla Corte d’Appello e si ? riservata la questione della concessione del risarcimento richiesto dal richiedente in attesa della sentenza della Corte.
15. Il 19 settembre 2002 la Corte aveva pronunciato la sentenza nella causa Azas, sopra citata, e, per conformarsi a tale sentenza, la Corte di Cassazione, in seduta plenaria, ha ritenuto che tutte le questioni relative all’indennizzo per l’esproprio debbano essere considerate in un unico procedimento dinanzi alla Corte d’Appello (sentenze n. 10/2004 e n. 11/2004) e che, nel determinare l’indennizzo speciale, si debba tener conto anche dell’impatto dell’opera per la quale l’esproprio ? avvenuto sulla parte non espropriata del bene (sentenza n. 31/2005).
16. 16. A seguito delle citate sentenze della Corte di Cassazione, il 27 febbraio 2007 la ricorrente ha presentato ricorso alla Corte d’Appello di Salonicco. Lo invitava ad esaminare tutte le domande che la Corte d’appello aveva dichiarato inammissibili il 2 marzo 1999. In particolare, il denunciante ha chiesto a) che sia esaminata la questione del presunto beneficio derivante al richiedente dall’esecuzione dei lavori e che sia fissato un indennizzo per la parte considerata autocompensata; b) che si riconosca che, in conseguenza dell’esproprio e della natura dei lavori, i beni non espropriati sono stati svalutati del 90% e devono quindi essere risarciti; (c) che gli venga concessa (1) la somma di 150 000 EUR per i costi di trasferimento dell’azienda, (2) la somma di 120 000 EUR per la perdita di opportunit? a causa dell’interruzione dell’attivit? dell’azienda. In subordine, ha chiesto che le somme reclamate in merito a tali questioni gli siano riconosciute come giusta soddisfazione per la violazione degli articoli 1 del Protocollo n. 1 e 13 della Convenzione.
17. Con sentenza n. 1131/2009, la Corte d’Appello ha respinto il ricorso della ricorrente. Essa ha ritenuto che la sua precedente sentenza n. 2611/2000 fosse passata in giudicato e che le domande del ricorrente non potessero pi? essere esaminate con un unico procedimento. Ha inoltre ritenuto che i reclami del ricorrente ai sensi degli articoli 1 del protocollo n. 1 e 13 della Convenzione non potessero essere esaminati dalla Convenzione, ma solo dalla Corte europea o dai tribunali amministrativi.
18. Pi? in particolare, per quanto riguarda la questione dell’autocompensazione, la Corte d’Appello l’ha dichiarata inammissibile, in quanto tale ricorso avrebbe dovuto essere presentato prima al Tribunale di primo grado. Per quanto riguarda le denunce relative alla violazione degli articoli 1 del Protocollo n. 1 e 13 della Convenzione, ha ritenuto che queste dovessero essere oggetto di un ricorso alla Corte Europea. Inoltre, essa ha sostenuto che, anche se le pretese del ricorrente sono tali da costituire la base di un’azione di risarcimento danni ai sensi dell’articolo 105 della legge che accompagna il codice civile, tale azione dovrebbe essere promossa dinanzi ai tribunali amministrativi.
19. La Corte d’Appello ha inoltre dichiarato irricevibile: la questione della fissazione di un indennizzo speciale per la parte non espropriata dell’immobile per la riduzione del suo valore dovuta alla natura dell’opera, la questione del costo di cessione dell’azienda e quella relativa alla perdita di opportunit?. Essa ha ritenuto che le relative domande fossero state presentate dopo la fissazione dell’indennizzo definitivo per l’esproprio con la sentenza n. 2611/2000 e che, pertanto, fosse impossibile fissare l’indennizzo in un unico procedimento. Inoltre, quest’ultima sentenza aveva acquisito la forza di cosa giudicata.
20. La Corte d’Appello ha sottolineato che, anche laddove la Costituzione e una convenzione internazionale richiedessero il pagamento di un risarcimento a causa della natura dell’opera, il tribunale nazionale doveva respingere una richiesta del proprietario in tal senso, nel caso in cui una precedente e definitiva decisione giudiziaria avesse ritenuto la richiesta inammissibile senza esaminarla nel merito.
21. L’11 novembre 2009 la ricorrente ha presentato ricorso in Cassazione. Egli ha sostenuto che il rifiuto della Corte d’appello di esaminare i suoi reclami ai sensi dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 violava tale articolo, nonch? gli articoli 6, 13, 14, 41 e 46 della Convenzione. L’articolo 13 della Convenzione imponeva l’obbligo di fornire un rimedio efficace nell’ordinamento giuridico interno per le denunce di una violazione della Convenzione. Tale obbligo non si applicava alla Corte europea, come erroneamente implicito nella sentenza della Corte d’appello, ma alla Grecia. Tale obbligo esisteva tanto pi? che la Grecia era stata giudicata colpevole dello stesso tipo di violazione nella citata sentenza Azas.
22. La ricorrente ha inoltre sostenuto che l’azione di risarcimento danni prevista dal citato art. 105 non costituisce un rimedio effettivo ai sensi dell’art. 13 della Convenzione: da un lato, essa presupponeva un atto illecito da parte dello Stato, che non poteva essere il caso di una decisione giudiziaria; dall’altro, il suo esercizio dinanzi ai tribunali amministrativi avrebbe reso privo di significato il principio di un procedimento unico di risarcimento per l’espropriazione.
23. Inoltre, la ricorrente ha sottolineato che la Corte d’Appello ha erroneamente ammesso che una decisione sui reclami relativi al costo del trasferimento dell’impresa, alla perdita di opportunit? e all’indennizzo per la natura dell’opera avrebbe pregiudicato il procedimento unico, in quanto l’indennizzo definitivo per l’esproprio era gi? stato fissato da una precedente sentenza della Corte d’Appello.
24. Con sentenza n. 446/2013 del 19 marzo 2013, la Corte di Cassazione, ribadendo ed avallando le ragioni della Corte d’Appello, ha respinto tutti i motivi in cassazione. Tra l’altro, la Corte di Cassazione ha sottolineato che i giudici greci non hanno potuto esaminare la richiesta del ricorrente di “giusta soddisfazione” corrispondente alle sue pretese, che era stata respinta con la sentenza n. 2611/2000 in violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1.
25. Il 29 aprile 2013, il ricorrente ha nuovamente presentato un ricorso alla Corte d’Appello di Salonicco chiedendo di essere riconosciuto come non derivante dal lavoro e di fissare un compenso per la parte considerata autocompensata.
26. Con sentenza n. 2228/2015, la Corte d’Appello ha riconosciuto che la parte non espropriata del terreno del ricorrente era sia avvantaggiata che svantaggiata e gli ha riconosciuto un indennizzo di 6.740,60 euro.
27. L’8 dicembre 2016 e il 16 marzo 2017, rispettivamente, il firmatario e lo Stato hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione contro questa sentenza.
II. LA LEGISLAZIONE E LA PRASSI NAZIONALE IN MATERIA
28. A seguito della sentenza Azas c. Grecia (n. 50824/99 del 19 settembre 2002), ? stato istituito un sistema unico ed esclusivo per la determinazione del risarcimento dovuto al proprietario espropriato dei suoi beni sulla base dell’articolo 17 ? 4 della Costituzione e dell’articolo 1 ? 1 della legge legislativa del 21 dicembre 2001 (ratificata dall’articolo 1 della legge n. 2990/2002).
29. Nella sentenza n. 10/2004, la Corte di Cassazione, riunita in seduta plenaria, ha stabilito che la procedura di determinazione del risarcimento deve riguardare la questione del risarcimento nella sua interezza, ossia la concessione di un risarcimento in relazione al valore dei beni espropriati, l’eventuale esistenza di un beneficio per il proprietario legato all’esproprio (e che potrebbe incidere sulle pretese del proprietario), ogni altra questione connessa all’esproprio e le spese legali. La limitazione della competenza della Corte d’Appello alla sola determinazione del risarcimento e del risarcimento speciale di cui all’articolo 13 ? 4 della legge n. 2882/2001, prevista dagli articoli 17 ? 1 del decreto legislativo n. 797/1971 e 18 ? 1 della legge n. 2882/2001, non ? conforme all’articolo 1 del protocollo n. 1. Di conseguenza, in caso di richiesta di determinazione definitiva del risarcimento per l’esproprio, la Corte d’Appello ? competente ad esaminare la questione nella sua interezza: (a) la concessione di un indennizzo in relazione al valore dei beni espropriati; (b) l’importo dell’indennizzo per l’ammortamento della parte di terreno non espropriata; (c) il riconoscimento dei beneficiari dell’indennizzo; (d) l’eventuale esistenza di un beneficio, legato all’esproprio, per il proprietario, la cui propriet? rimanente si trova ora sulla strada statale e il suo eventuale obbligo di contribuire alle spese dell’esproprio; (e) la richiesta di fissazione delle spese giudiziarie.
30. Inoltre, nella sentenza n. 31/2005, sempre in esecuzione della citata sentenza Azas, la Corte di Cassazione, in seduta plenaria, ha ritenuto che nel caso in cui, a seguito dell’espropriazione di parte dell’immobile, la parte non espropriata abbia subito una forte riduzione del suo valore o sia divenuta inadatta all’uso cui era destinata, il diritto al risarcimento ? stato pienamente rispettato quando il risarcimento ha coperto non solo i danni causati alla propriet? dalla mera divisione del bene, ma anche i danni causati dalla natura dell’opera per la quale ? avvenuto l’esproprio.
31. Questo approccio interpretativo alle disposizioni legislative pertinenti seguito in queste sentenze dalla Corte di cassazione, seduta plenaria, ? diventato una giurisprudenza costante: sentenze della Corte di cassazione nn. 851/2004, 52/2006, 152/2006, 1238/2006, 1060/2008, 1780/2008, 1781/2008, 174/2009, 383/2009, 739/2009, 912/2009, 985/2009, 1425/2009 e 1780/2009.
PER LEGGE
I. SULLA PRESUNTA VIOLAZIONE DELL’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N. 1
32. Il ricorrente lamenta che, nonostante la sentenza Azas, sopra citata, e le sentenze della Corte di Cassazione emesse in esecuzione di tale sentenza che stabiliscono il principio di una procedura unica di risarcimento per l’esproprio, i tribunali nazionali si sono rifiutati di pronunciarsi su alcuni aspetti di tale risarcimento e lo hanno deferito alla Corte o ai tribunali amministrativi a tal fine. Egli lamenta una violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 e dell’articolo 13 della Convenzione, che recita come segue:
Articolo 1 del protocollo n. 1
“Ogni persona fisica o giuridica ha il diritto al rispetto della sua propriet?. Nessuno pu? essere privato dei suoi beni se non nell’interesse pubblico e nel rispetto della legge e dei principi generali del diritto internazionale.
Le disposizioni che precedono non pregiudicano il diritto degli Stati di emanare le leggi che ritengono necessarie per regolamentare l’uso dei beni in conformit? all’interesse pubblico o per assicurare il pagamento di tasse o altri contributi o multe. ?
Articolo 13 della Convenzione
“Ogni persona i cui diritti e le cui libert?, come stabilito nella (…) Convenzione, siano violati, deve avere un rimedio efficace dinanzi ad un’autorit? nazionale, nonostante la violazione sia stata commessa da persone che agiscono in veste ufficiale. ?
33. Per quanto riguarda la qualificazione giuridica dei fatti, la Corte ritiene che tali denunce debbano essere esaminate esclusivamente nel contesto dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 (Radomilja e altri c. Croazia [GC], nn. 37685/10 e 22768/10, ? 124, 20 marzo 2018).
A. Ammissibilit?
1. Sulla non esaurimento dei rimedi domestici
34. In primo luogo, il Governo ha sostenuto che il ricorrente non aveva esaurito i mezzi di ricorso interni, in quanto non aveva presentato ricorso alla Corte di Cassazione contro la sentenza n. 2611/2000 della Corte amministrativa d’appello, che aveva respinto tutte le domande del ricorrente contenute nel suo ricorso del 6 febbraio 1998. Per contro, a cinque anni dalla citata sentenza Azas, la ricorrente ha scelto di proporre un nuovo ricorso per le medesime pretese dinanzi alla Corte Amministrativa d’Appello, che quest’ultima aveva respinto con la sentenza n. 1131/2009 in quanto inammissibile per l’autorit? della forza ritenuta creata con la sentenza n. 2611/2000. Non appellandosi alla Corte di Cassazione contro quest’ultima sentenza, il ricorrente non ha sollevato nell’ordinamento giuridico interno le contestazioni che ora sta sollevando dinanzi alla Corte e ha quindi consentito la creazione della forza di cosa giudicata in relazione alle sue pretese relative ai vari aspetti dell’indennizzo per l’esproprio.
35. Il ricorrente sostiene che il ricorso in Cassazione contro la sentenza n. 2611/2000 non costituiva all’epoca un rimedio efficace, in quanto il termine per la presentazione del ricorso era di sei mesi dalla suddetta sentenza (cio? nel corso del 2001) e la Corte di Cassazione ha riconosciuto il diritto di un proprietario espropriato di essere risarcito solo per i crediti da lui presentati nel 2004 e nel 2005, nelle sentenze n. 10/2004, 11/2004 e 31/2005.
36. La Corte ricorda che la Convenzione richiede l’esaurimento dei mezzi di ricorso solo per le violazioni denunciate che sono disponibili e adeguate. Il semplice fatto di nutrire dubbi sulle prospettive di successo di un determinato rimedio, che non ? ovviamente destinato al fallimento, non costituisce un valido motivo per non utilizzare i rimedi nazionali. Laddove il Governo invoca la non esaurimento, deve dimostrare alla Corte che il rimedio era efficace e disponibile sia in teoria che in pratica all’epoca dei fatti, vale a dire che era accessibile, era in grado di offrire al ricorrente un rimedio per i suoi reclami e offriva ragionevoli prospettive di successo (Scoppola c. Italia (n. 2) [GC], n. 10249/03, ?? 70-71, CEDU 2009).
37. Nel caso di specie, la Corte rileva che nelle sentenze n. 658/1999 e n. 2611/2000 la Corte d’appello ha respinto alcune delle domande del ricorrente, in quanto all’epoca non esisteva una base giuridica nel diritto greco per il loro esame. Al momento della decisione della Corte d’appello, cio? nel 1999 e nel 2000, la Corte non aveva ancora pronunciato la sentenza Azas, sopra citata, e la Corte di Cassazione non aveva ancora modificato la sua giurisprudenza di conseguenza (cfr. punti 15 e 31). Di conseguenza, alla luce della giurisprudenza dell’epoca, il ricorso della ricorrente alla Corte di Cassazione contro queste sentenze della Corte d’appello era destinato a fallire. L’eccezione basata sulla non esaurimento dei rimedi nazionali deve pertanto essere respinta.
2. Sulla natura prematura della domanda
38. In secondo luogo, il Governo sostiene che l’istanza ? prematura perch? il procedimento iniziato il 29 aprile 2013 con il deferimento del ricorrente alla Corte d’Appello ? ancora pendente dinanzi alla Corte di Cassazione.
39. Il ricorrente ha risposto che tale procedimento non era stato efficace ai sensi dell’esaurimento dei mezzi di ricorso interni in quanto non aveva determinato un reale cambiamento della sua situazione: una piccola somma gli era stata concessa, ma non gli era stata versata dallo Stato perch? aveva contestato la legittimit? di tale somma.
40. La Corte rileva che il procedimento avviato dal ricorrente il 29 aprile 2013 era ancora pendente dinanzi alla Corte di Cassazione alla data di invio delle osservazioni delle parti. Tuttavia, tale procedimento riguardava solo una delle tre domande presentate dalla ricorrente il 27 febbraio 2007 dinanzi alla Corte d’appello di Salonicco, che non era stata esaminata sulla base del valore di res judicata delle sentenze precedenti (cfr. punti 17-18), vale a dire la domanda di risarcimento per la parte che era stata considerata autocompensata per il fatto che la ricorrente aveva beneficiato dell’opera. Anche supponendo che il procedimento dinanzi alla Corte di Cassazione abbia avuto un esito favorevole per il ricorrente, esso riguarder? solo questa domanda e non le altre due che fanno anch’esse parte dell’oggetto della presente causa e che non sono state e non saranno esaminate dai giudici nazionali.
3. Conclusione
41. Ritenendo che la domanda non sia manifestamente infondata ai sensi dell’articolo 35, paragrafo 3, lettera a), della Convenzione e che non sollevi altrimenti alcun altro motivo di irricevibilit?, la Corte la dichiara ricevibile.
B. I meriti
42. Il firmatario sostiene che le sentenze della Corte d’Appello e della Corte di Cassazione sono in chiara contraddizione con la giurisprudenza Azas e sono irragionevoli perch?, non essendo ancora cadute in prescrizione, non avrebbero dovuto essere sottoposte all’esame dei tribunali amministrativi o dei tribunali civili di primo grado senza violare il principio della procedura unica. Inoltre, il principio della res judicata non poteva essere applicato nel suo caso perch? non era stato esaminato il merito delle sue pretese. Nel 1999 e nel 2000, la Corte d’appello si era limitata a dichiarare inammissibili le sue pretese per il fatto che all’epoca non esisteva una base giuridica per esaminarle.
43. Il Governo sostiene che la Corte di Cassazione ha correttamente ritenuto che la Corte amministrativa d’appello abbia accettato che le affermazioni del ricorrente fossero contrarie all’autorit? della forza della sentenza n. 2611/2000. La Corte di Cassazione non ? mai stata chiamata a pronunciarsi su questioni simili a quelle della sentenza Azas. Inoltre, n? la Corte Amministrativa d’Appello n? la Corte di Cassazione hanno potuto concedere al ricorrente “giusta soddisfazione” a causa della presunta violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1, in quanto tale questione esulava dalla competenza del giudice nazionale nella procedura di espropriazione unica e rapida.
44. La Corte rileva che la situazione di cui trattasi rientra nell’ambito di applicazione dell’articolo 1, primo comma, prima frase, del protocollo n. 1, che enuncia, in termini generali, il principio del rispetto della propriet?. Di conseguenza, la Corte deve cercare di accertare se sia stato mantenuto un giusto equilibrio tra le esigenze dell’interesse generale della collettivit? e gli imperativi di tutela dei diritti fondamentali dell’individuo. La preoccupazione di garantire tale equilibrio si riflette nella struttura dell’articolo 1 del protocollo n. 1 nel suo complesso. In particolare, deve sussistere un ragionevole rapporto di proporzionalit? tra i mezzi impiegati e lo scopo perseguito da qualsiasi misura che priva una persona dei suoi beni (Bibi c. Grecia, n. 15643/10, ?? 63-64, 13 novembre 2014).
45. La Corte ricorda che nella citata sentenza Azas ha affermato che, in caso di esproprio di un bene individuale, deve esistere un procedimento che garantisca una valutazione complessiva delle conseguenze dell’esproprio, compresa la concessione di un indennizzo in relazione al valore del bene espropriato, la determinazione dei titolari del diritto all’indennizzo e qualsiasi altra questione relativa all’esproprio, comprese le spese processuali.
46. La Corte ha inoltre sottolineato, nella causa Bibi, citata, che il procedimento necessario per garantire, ai sensi della sentenza Azas, una valutazione complessiva delle conseguenze dell’esproprio non pu? limitarsi al riconoscimento dei titolari del diritto all’indennizzo, alla determinazione dell’indennizzo speciale, alla valutazione dell’esistenza di un vantaggio per il proprietario e alla fissazione delle spese legali. Deve riguardare anche altre questioni, come, ad esempio, quelle relative all’eventuale rivalutazione del risarcimento.
47. Nella presente causa, la Corte rileva che con sentenza n. 2611/2000 del 17 ottobre 2000, la Corte d’Appello ha riconosciuto al ricorrente un indennizzo per la parte espropriata del suo terreno e un indennizzo per la riduzione del valore della parte non espropriata risultante dalla divisione della propriet?. In precedenza, in una precedente sentenza del 2 marzo 1999, essa aveva dichiarato irricevibili, in quanto infondate, le pretese della ricorrente relative ad una parte di 756 m? del terreno considerato autocompensato, in quanto la ricorrente avrebbe approfittato della natura dell’opera, della perdita di opportunit? e dei costi di trasferimento e di riavvio dell’attivit? (cfr. supra, punti 10-11). A tale riguardo, essa ha ritenuto che la giurisprudenza dell’epoca non consentisse il risarcimento di ogni altro danno non direttamente connesso al valore dei beni espropriati (paragrafo 12).
48. Il 31 ottobre 2003, facendo riferimento alla sentenza Azas c. Grecia emessa nel settembre 2002, il Tribunale di primo grado, adito dal ricorrente, ha accettato che il ricorrente potesse ora chiedere il risarcimento dei suddetti 756 m? del suo terreno, ma ha ritenuto che il giudice competente a farlo fosse la Corte d’appello, alla quale ha rinviato la causa (punto 14).
49. A seguito della sentenza Azas, e per ottemperare ad essa, la Corte di Cassazione, in seduta plenaria, ha stabilito che tutte le questioni relative all’indennizzo per l’esproprio devono essere esaminate in un unico procedimento dinanzi alla Corte d’Appello (Sentenze n. 10/2004 e 11/2004) e che, nel fissare l’indennizzo speciale, si deve tener conto anche dell’impatto dei lavori per i quali l’esproprio ha avuto luogo sulla parte non espropriata del bene (Sentenza n. 31/2005) (punto 15). Questo approccio interpretativo alle disposizioni legislative pertinenti seguito in queste sentenze dalla Corte di cassazione, seduta in seduta plenaria, ? diventato una giurisprudenza consolidata (paragrafo 31).
50. A seguito delle citate sentenze della Corte di Cassazione, in data 27 febbraio 2007, la ricorrente ha presentato ricorso alla Corte d’Appello di Salonicco. Egli l’ha invitata ad esaminare tutte le domande che la Corte d’Appello aveva dichiarato irricevibili il 2 marzo 1999 (paragrafo 16). Tuttavia, la Corte non si ? pronunciata su tali domande per il fatto che la sentenza n. 2611/2000 ? passata in giudicato e che le suddette domande del ricorrente non possono pi? essere esaminate in un unico procedimento. La Corte d’appello ha inoltre precisato che i reclami del ricorrente ai sensi dell’articolo 1 del protocollo n. 1 dovevano essere esaminati dalla Corte e che quelli dei reclami del ricorrente che potevano dar luogo ad un’azione di risarcimento danni dovevano essere presentati dinanzi ai tribunali amministrativi (si veda il precedente paragrafo 18). Anche la Corte di Cassazione ha confermato questo approccio.
51. Nel portare il caso dinanzi alla Corte d’appello, il ricorrente ha chiesto (a) che sia esaminata la questione del presunto beneficio derivato dal completamento dei lavori e che sia fissato un risarcimento per la parte considerata autocompensata; e (b) che la Corte di Cassazione esamini la questione del presunto beneficio derivato dal completamento dei lavori e che sia fissato un risarcimento per la parte considerata autocompensata; (b) che gli venga riconosciuto che, a causa dell’esproprio e della natura dell’opera, i beni non espropriati sono stati svalutati del 90% e devono quindi essere risarciti; (c) che gli venga riconosciuta (1) la somma di 150.000 euro per le spese di trasferimento dell’azienda, (2) la somma di 120.000 euro per la perdita di opportunit? a causa dell’interruzione dell’attivit? dell’azienda.
52. Tuttavia, tutte queste rivendicazioni erano questioni connesse all’esproprio e avrebbero dovuto essere esaminate dalla Corte di Cassazione, soprattutto a seguito della sentenza Azas e alla luce della giurisprudenza della Corte di Cassazione successiva a tale sentenza (cfr. anche la sentenza Koutsokostas c. Grecia (n. 64732/12 del 13 giugno 2019).
53. La Corte ritiene pertanto che il rifiuto dei tribunali greci di esaminare le suddette richieste del ricorrente e il rinvio del ricorrente ad un altro grado di giudizio, o ai tribunali di primo grado, o infine alla Corte, abbiano alterato l’adeguatezza del risarcimento e quindi turbato il giusto equilibrio che deve esistere tra l’interesse generale e l’interesse individuale.
54. Si ? quindi verificata una violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1.
II. SULL’APPLICAZIONE DELL’ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
55. Ai sensi dell’articolo 41 della Convenzione,
“Se il Tribunale dichiara che vi ? stata una violazione della Convenzione o dei suoi Protocolli, e se il diritto interno dell’Alta Parte contraente consente solo imperfettamente di eliminare le conseguenze di tale violazione, il Tribunale dar? giusta soddisfazione alla parte lesa, se del caso. ?
56. A titolo di danno materiale, il ricorrente chiede le somme corrispondenti alle sue pretese dichiarate irricevibili con la sentenza preliminare n. 658/1999 (punto 11) e che egli aveva reintrodotto dinanzi alla Corte d’appello il 27 febbraio 2007 (punto 16), vale a dire una somma complessiva di EUR 234 604. Come danno non pecuniario, egli chiede 10.000 euro per la frustrazione che ha provato a causa di un’espropriazione ingiusta e per aver partecipato a quattro diversi procedimenti legali per chiedere il suo risarcimento per l’espropriazione. Per quanto riguarda le spese e i costi, il ricorrente sostiene di aver avuto per tutti questi anni solo due fatture redatte nel corso del procedimento dinanzi ai tribunali greci, vale a dire una di 1 399 euro per quella dinanzi alla Corte di cassazione che ha dato luogo alla sentenza n. 446/2013, e una di 427 euro per quella dinanzi alla Corte d’appello che ha dato luogo alla sentenza n. 1131/2009. La ricorrente chiede inoltre EUR 2 000 per le spese e i costi sostenuti dinanzi al Tribunale.
57. Per quanto riguarda i danni materiali, il governo sottolinea che il Tribunale non dovrebbe funzionare come un tribunale civile di primo grado ed esaminare le questioni che il ricorrente avrebbe dovuto sottoporre prima ai tribunali greci. Inoltre, le somme richieste erano infondate. Per quanto riguarda il danno non pecuniario, la somma richiesta era eccessiva e ingiustificata, tenuto conto delle circostanze del caso e dell’attuale situazione finanziaria della Grecia. L’accertamento di una possibile infrazione costituirebbe una soddisfazione sufficiente. Infine, il governo sostiene che i costi dinanzi ai tribunali greci sarebbero stati comunque sostenuti nel procedimento di risarcimento nei casi di espropriazione. Quanto alle spese relative al procedimento dinanzi alla Corte, esse non avrebbero dovuto superare i 500 euro.
58. La Corte ritiene che la questione dell’applicazione dell’articolo 41 non sia pronta per essere esaminata. Di conseguenza, la Commissione si riserva di decidere la procedura successiva, tenendo conto della possibilit? che il Governo e il richiedente raggiungano un accordo (articolo 75 ? 1).
PER QUESTI MOTIVI IL TRIBUNALE ALL’UNANIMIT?
1. Dichiara la domanda ammissibile ;
2. 1. Trova che vi sia stata una violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1;
3. 2. ritiene che la questione dell’applicazione dell’art. 41 della Convenzione non sia corretta; di conseguenza
a) l’intera prenotazione ;
b) invitare il governo e il richiedente a presentare per iscritto, entro tre mesi, le loro osservazioni in merito e, in particolare, a informarlo di qualsiasi accordo raggiunto;
4. Si riserva la successiva procedura e delega al Presidente della Camera il compito di determinarla, se necessario.
Fatto in francese, comunicato per iscritto il 3 ottobre 2019, ai sensi dell’articolo 77 ?? 2 e 3 del Regolamento del Tribunale.
Abel Campos Ksenija Turkovi?
Cancelliere Presidente

Testo Tradotto

PREMI?RE SECTION
AFFAIRE MOUSTAKIDIS c. GR?CE
(Requ?te no 58999/13)

ARR?T
(Fond)
STRASBOURG
3 octobre 2019

Cet arr?t deviendra d?finitif dans les conditions d?finies ? l?article 44 ? 2 de la Convention. Il peut subir des retouches de forme.

En l?affaire Moustakidis c. Gr?ce,
La Cour europ?enne des droits de l?homme (premi?re section), si?geant en une Chambre compos?e de :
Ksenija Turkovi?, pr?sidente,
Krzysztof Wojtyczek,
Linos-Alexandre Sicilianos,
Armen Harutyunyan,
Pere Pastor Vilanova,
Pauliine Koskelo,
Raffaele Sabato, juges,
et de Abel Campos, greffier de section,
Apr?s en avoir d?lib?r? en chambre du conseil le 10 septembre 2019,
Rend l?arr?t que voici, adopt? ? cette date :
PROC?DURE
1. ? l?origine de l?affaire se trouve une requ?te (no 58999/13) dirig?e contre la R?publique hell?nique et dont un ressortissant de cet ?tat, Dimitrios Moustakidis (? le requ?rant ?), a saisi la Cour le 16 septembre 2013 en vertu de l?article 34 de la Convention de sauvegarde des droits de l?homme et des libert?s fondamentales (? la Convention ?).
2. Le requ?rant a ?t? repr?sent? par Me G. Gesoulis, avocat ? Thessalonique. Le gouvernement grec (? le Gouvernement ?) a ?t? repr?sent? par la d?l?gu?e de son agent, Mme A. Magrippi, auditrice au Conseil juridique de l??tat.
3. Le requ?rant all?gue, en particulier, une violation de l?article 1 du Protocole no 1.
4. Le 28 septembre 2018, les griefs concernant de l?article 1 du Protocole no 1, pris isol?ment et combin? avec l?article 13 de la Convention ont ?t? communiqu?s au Gouvernement et la requ?te a ?t? d?clar?e irrecevable pour le surplus conform?ment ? l?article 54 ? 3 du r?glement de la Cour.
EN FAIT
I. LES CIRCONSTANCES DE L?ESP?CE
5. Le requ?rant est n? en 1956 et r?side ? Thessalonique.
6. Le requ?rant ?tait propri?taire d?un terrain de 4 180 m? dans le secteur de Derveni ? Thessalonique sur lequel il avait construit une usine de machines de soudure et un b?timent de stockage. En 1994, les autorit?s proc?d?rent ? l?expropriation d?une surface de 1 054 m?, en vue de l??largissement d?une route nationale, et dont une partie de 756 m? ne fit pas l?objet d?une indemnisation comme ?tant auto-indemnis?e (?????????????????) car le requ?rant ?tait consid?r? comme avantag? par la r?alisation des travaux.
7. Le 21 ao?t 1997, le tribunal de premi?re instance de Thessalonique fixa le montant provisoire de l?indemnit? d?expropriation : 102 euros/m? pour le terrain et d?autres sommes pour les b?timents. Le tribunal d?clara irrecevables les demandes du requ?rant qui l?invitait ? fixer : a) une indemnit? sp?ciale pour la baisse de la valeur de la partie non-expropri?e de sa propri?t? ; b) une indemnit? pour la partie de 756 m? pr?cit?e.
8. Par un jugement no 21507/1998, le tribunal de premi?re instance reconnut le requ?rant comme b?n?ficiaire de l?indemnit? d?expropriation.
9. Le 6 f?vrier 1998, le requ?rant saisit la cour d?appel de Thessalonique d?une demande de fixation de l?indemnit? d?finitive d?expropriation. Le requ?rant demandait :
a) des indemnit?s des 146 euros/m? pour le terrain, 176 euros/m? pour l?usine et 76 euros/m? pour le b?timent de stockage ;
b) une indemnit? sp?ciale pour la partie non-expropri?e de son bien (? 40% de la valeur du terrain) ;
c) une somme de 28 173 euros pour perte de chances et une somme de 17 608 pour les frais de transfert et du red?marrage de l?entreprise ;
d) qu?il ne soit pas consid?r? comme propri?taire tirant avantage de l??largissement de la route car la partie non-expropri?e avait ?t? d?pr?ci?e.
10. Le 2 mars 1999, la cour d?appel rendit une d?cision avant-dire droit (no 658/1999) par laquelle elle d?clara recevable la demande relative ? la fixation de l?indemnit? d?finitive de la partie expropri?e de la propri?t? ainsi que celle relative ? la fixation d?une indemnit? pour la diminution de la valeur de la partie non-expropri?e due ? la scission du terrain. Elle ordonna aussi une expertise ? cet ?gard.
11. Enfin, elle d?clara irrecevables, comme mal fond?es, les demandes relatives la fixation d?une indemnit? sp?ciale pour le dommage caus? par l?ex?cution de l?ouvrage, aux frais de transfert et du red?marrage de l?entreprise et ? la perte de chances, ainsi que ? l?indemnit? pour la partie auto-indemnis?e du terrain. ? cet ?gard, se pr?valant de la jurisprudence de la Cour de cassation de l??poque, elle souligna que pour calculer la valeur du bien expropri?, il ne saurait ?tre tenu compte de la modification ?ventuelle de la valeur du bien survenue post?rieurement et ? cause de celle-ci. Les demandes pr?cit?es du requ?rant n??taient donc pas fond?es car certains des dommages all?gu?s n??taient pas directement li?s ? la valeur de son bien expropri? et ne repr?sentaient pas non plus une augmentation suppl?mentaire de cette valeur qui devait faire l?objet d?une indemnisation. Certains autres dommages ?taient le r?sultat de l?expropriation et de l?ex?cution de l?ouvrage et, ? ce titre, n??taient pas non plus indemnisables.
12. Par un arr?t no 2611/2000 du 17 octobre 2000, la cour d?appel fixa l?indemnit? d?finitive d?expropriation comme suit : 96 euros/m? pour le terrain, 88 euros/m? pour l?usine et 58 euros/m? pour le b?timent de stockage. Il accorda aussi une indemnit? pour la diminution de la valeur de la partie-non expropri?e du bien (s??levant ? 30% du montant accord? pour le terrain) r?sultant de la scission de la propri?t? mais non de la nature de l?ouvrage.
13. Le 16 avril 2002, le requ?rant saisit ? nouveau le tribunal de premi?re instance de Thessalonique d?une action par laquelle il demandait qu?il soit reconnu qu?il ne tirait aucun avantage de l?expropriation et que l??tat lui verse une indemnit? de 73 214,97 euros pour la partie de 756 m? consid?r?e comme auto indemnis?e en raison du avantage tir? par le requ?rant.
14. Le 31 octobre 2003, le tribunal de premi?re instance consid?ra que depuis l?arr?t Azas c. Gr?ce (no 50824/99, 19 septembre 2002), les tribunaux pouvaient accorder une indemnit? les dommages invoqu?s par le requ?rant. Toutefois, il se d?clara incomp?tent pour trancher la question de savoir si le requ?rant tirait ou non avantage de l?expropriation et consid?ra que la juridiction comp?tente pour le faire ?tait la cour d?appel de Thessalonique. Il renvoya alors cette question ? la cour d?appel et se r?serva, en attendant l?arr?t de la celle-ci, la question de l?octroi de l?indemnit? r?clam?e par le requ?rant.
15. Le 19 septembre 2002, la Cour avait rendu son arr?t dans l?affaire Azas, pr?cit?, et, afin de se conformer ? cet arr?t, la Cour de cassation, si?geant en formation pl?ni?re, jugea que toutes les questions concernant l?indemnit? d?expropriation devaient ?tre examin?es lors d?une seule proc?dure devant la cour d?appel (arr?ts no 10/2004 et no 11/2004) et que pour la fixation de l?indemnit? sp?ciale il fallait tenir compte ?galement des incidences de l?ouvrage pour lequel l?expropriation avait eu lieu sur la partie non-expropri?e du bien (arr?t no 31/2005).
16. ? la suite des arr?ts pr?cit?s de la Cour de cassation, le requ?rant saisit le 27 f?vrier 2007 la cour d?appel de Thessalonique. Il l?invitait ? examiner toutes les demandes que la cour d?appel avait d?clar?es irrecevables le 2 mars 1999. Plus particuli?rement, le requ?rant demanda : a) qu?il soit examin? la question du pr?tendu avantage tir? par le requ?rant du fait de la r?alisation des travaux et qu?une indemnit? soit fix?e pour la partie ayant ?t? consid?r? auto-indemnis?e ; b) qu?il soit reconnu qu?en raison de l?expropriation et de la nature de l?ouvrage, la propri?t? non expropri?e avait ?t? d?valoris?e de 90% et devait alors ?tre indemnis?e ; c) qu?il devait se voir accorder 1) la somme de 150 000 euros pour frais de transfert de l?entreprise, 2) la somme de 120 000 euros pour perte des chances due ? l?interruption du fonctionnement de l?entreprise. ? titre subsidiaire il demandait que les sommes r?clam?es y relatives lui soient allou?es au titre de satisfaction ?quitable pour la violation des articles 1 du Protocole no 1 et 13 de la Convention.
17. Par un arr?t no 1131/2009, la cour d?appel d?bouta le requ?rant. Elle consid?ra que son arr?t ant?rieur no 2611/2000 ?tait rev?tu de l?autorit? de la force jug?e et que les demandes du requ?rant ne pouvaient plus ?tre examin?es dans le cadre d?une proc?dure unique. Elle consid?ra aussi que les griefs du requ?rant, tir?s des articles 1 du Protocole no 1 et 13 de la Convention, ne pouvaient pas ?tre examin?s par celle-ci mais seulement par la Cour europ?enne ou les juridictions administratives.
18. Plus particuli?rement, en ce qui concerne la question de l?auto indemnisation, la cour d?appel la d?clara irrecevable car ce grief aurait d? ?tre soulev? d?abord en premi?re instance devant le tribunal de premi?re instance. Quant aux griefs relatifs ? la violation des articles 1 du Protocole no 1 et 13 de la Convention, elle affirma que ceux-ci devaient faire l?objet d?une requ?te devant la Cour europ?enne. En outre, il affirma qu?? supposer m?me que les pr?tentions du requ?rant ?taient de nature ? fonder une action en dommages-int?r?ts en application de l?article 105 de la loi d?accompagnement du code civil, cette action devait ?tre exerc?e devant les juridictions administratives.
19. La cour d?appel d?clara aussi irrecevables : la question de la fixation d?une indemnit? sp?ciale pour la partie non-expropri?e du bien pour la diminution de la valeur de celle-ci en raison de la nature de l?ouvrage, la question du co?t du transfert de l?entreprise et celle relative ? la perte des chances. Elle consid?ra que les demandes y relatives avaient ?t? introduites apr?s la fixation de l?indemnit? d?finitive d?expropriation par l?arr?t no 2611/2000 et, par cons?quent, il ?tait impossible de fixer des indemnit?s dans le cadre d?une proc?dure unique. Par ailleurs, ce dernier arr?t avait rev?tu l?autorit? de la chose jug?e.
20. La cour d?appel souligna que m?me lorsque la Constitution et une convention internationale imposaient le paiement d?une indemnit? en raison de la nature de l?ouvrage, la juridiction interne devait rejeter une pr?tention du propri?taire ? cet effet, au cas o? une d?cision judiciaire d?finitive et ant?rieure avait conclu ? l?irrecevabilit? de cette pr?tention sans l?examiner au fond.
21. Le 11 novembre 2009, le requ?rant se pourvut en cassation. Il soutenait que le refus de la cour d?appel d?examiner ses griefs sous l?angle de l?article 1 du Protocole no 1 violait cet article ainsi que les articles 6, 13, 14, 41 et 46 de la Convention. L?article 13 de la Convention imposait une obligation de pr?voir dans l?ordre juridique interne un recours effectif pour se plaindre d?une violation de la Convention. Cette obligation ne visait pas la Cour europ?enne, comme le laissait entendre de mani?re erron?e l?arr?t de la cour d?appel, mais la Gr?ce. Cette obligation existait d?autant plus que la Gr?ce avait ?t? condamn?e pour un m?me type de violation par l?arr?t Azas pr?cit?.
22. Le requ?rant soutenait aussi que l?action en dommages-int?r?ts pr?vue par l?article 105 pr?cit? n??tait pas un recours effectif au sens de l?article 13 de la Convention : d?une part, cette action pr?supposait un acte ill?gal de la part de l??tat, ce qui ne pouvait pas ?tre le cas d?une d?cision de justice ; d?autre part, son exercice devant les juridictions administratives aurait vid? de sens le principe de la proc?dure unique en mati?re d?indemnit? d?expropriation.
23. En outre, le requ?rant soulignait que la cour d?appel avait err? en admettant qu?une d?cision en mati?re des griefs relatifs au co?t du transfert de l?entreprise, ? la perte des chances et l?indemnit? en raison de la nature de l?ouvrage aurait port? atteinte ? la proc?dure unique, car l?indemnit? d?finitive d?expropriation avait d?j? ?t? fix?e par un arr?t ant?rieur de la cour d?appel.
24. Par un arr?t no 446/2013, du 19 mars 2013, la Cour de cassation, r?it?rant et ent?rinant les motifs de la cour d?appel, rejeta tous les moyens en cassation. Entre autres, la Cour de cassation souligna que les juridictions grecques ne pouvaient pas examiner la demande du requ?rant de se voir accorder une ? satisfaction ?quitable ? correspondant ? ses pr?tentions qui avaient ?t? rejet?s par l?arr?t no 2611/2000 en violation de l?article 1 du Protocole no 1.
25. Le 29 avril 2013, le requ?rant saisit ? nouveau la cour d?appel de Thessalonique d?une action par laquelle il demandait qu?il soit reconnu comme ne tirant aucun avantage de l?ouvrage et qu?une indemnit? soit fix?e pour la partie consid?r?e comme auto-indemnis?e.
26. Par un arr?t no 2228/2015, la cour d?appel reconnut que la partie non-expropri?e du terrain du requ?rant ?tait ? la fois avantag?e et d?savantag?e et lui accorda une indemnit? de 6 740,60 euros.
27. Les 8 d?cembre 2016 et 16 mars 2017, le requ?rant et l??tat respectivement se pourvurent en cassation contre cet arr?t.
II. LE DROIT ET LA PRATIQUE INTERNES PERTINENTS
28. ? la suite de l?arr?t Azas c. Gr?ce (no 50824/99, 19 septembre 2002), un syst?me unique et exclusif de fixation de l?indemnit? due ? un propri?taire expropri? de son bien a ?t? ?tabli sur le fondement de l?article 17 ? 4 de la Constitution et de l?article 1 ? 1 de l?acte l?gislatif du 21 d?cembre 2001 (ent?rin? par l?article premier de la loi no 2990/2002).
29. Par son arr?t no 10/2004, la Cour de cassation si?geant en formation pl?ni?re, a consid?r? que la proc?dure de la fixation de l?indemnit? doit couvrir la question de l?indemnisation dans sa globalit?, c?est-?-dire l?octroi d?une indemnit? en rapport avec la valeur du bien expropri?, l?existence ?ventuelle d?un b?n?fice pour le propri?taire li? ? l?expropriation (et qui pourrait avoir une incidence sur les pr?tentions de celui-ci), toute autre question connexe relative ? l?expropriation et les frais de justice. La limitation de la comp?tence de la cour d?appel ? la seule fixation de l?indemnit? et de l?indemnit? sp?ciale de l?article 13 ? 4 de la loi no 2882/2001, pr?vue aux articles 17 ? 1 du d?cret-loi no 797/1971 et 18 ? 1 de la loi no 2882/2001, n?est pas conforme ? l?article 1 du Protocole no 1. Par cons?quent, en cas de demande de fixation d?finitive de l?indemnit? d?expropriation, la cour d?appel est comp?tente pour examiner de mani?re globale : a) l?octroi d?une indemnit? en rapport avec la valeur du bien expropri? ; b) le montant de l?indemnisation au titre de la d?pr?ciation de la partie du terrain qui n?a pas ?t? expropri?e ; c) la reconnaissance des b?n?ficiaires de l?indemnit? ; d) l?existence ?ventuelle d?un b?n?fice, li? ? l?expropriation, pour le propri?taire, dont le restant de sa propri?t? se situe d?sormais face ? la route nationale et son obligation ?ventuelle de participer aux frais de l?expropriation ; e) la demande de fixation des frais de justice.
30. Par ailleurs, par un arr?t no 31/2005, rendu aussi en ex?cution de l?arr?t Azas, pr?cit?, la Cour de cassation, si?geant en formation pl?ni?re, a consid?r? qu?au cas o? ? la suite de l?expropriation d?une partie du bien, la partie non-expropri?e subissait une forte diminution de sa valeur ou se rendait impropre ? l?usage auquel il ?tait destin?, le droit de se faire indemniser ?tait pleinement respect? lorsque l?indemnit? couvrait le dommage caus? ? la propri?t? par la seule scission de celle-ci, mais aussi le dommage caus? par la nature de l?ouvrage pour lequel l?expropriation a eu lieu.
31. Cette approche interpr?tative des dispositions l?gislatives pertinentes suivie dans ces arr?ts par la Cour de cassation, si?geant en formation pl?ni?re, est devenue jurisprudence constante : arr?ts de la Cour de cassation nos 851/2004, 52/2006, 152/2006, 1238/2006, 1060/2008, 1780/2008, 1781/2008, 174/2009, 383/2009, 739/2009, 912/2009, 985/2009, 1425/2009 et 1780/2009.
EN DROIT
I. SUR LA VIOLATION ALL?GU?E DE L?ARTICLE 1 DU PROTOCOLLE NO 1
32. Le requ?rant se plaint qu?en d?pit de l?arr?t Azas, pr?cit?, et des arr?ts de la Cour de cassation rendus en ex?cution de cet arr?t ?tablissant le principe de la proc?dure unique en mati?re d?indemnit? d?expropriation, les juridictions internes ont refus? de se prononcer sur certains des aspects de cette indemnisation et l?ont renvoy? ? saisir la Cour ou les juridictions administratives ? cet effet. Il all?gue une violation de l?article 1 du Protocole no 1, ainsi que de l?article 13 de la Convention, qui sont ainsi libell?s :
Article 1 du Protocole no 1
? Toute personne physique ou morale a droit au respect de ses biens. Nul ne peut ?tre priv? de sa propri?t? que pour cause d?utilit? publique et dans les conditions pr?vues par la loi et les principes g?n?raux du droit international.
Les dispositions pr?c?dentes ne portent pas atteinte au droit que poss?dent les ?tats de mettre en vigueur les lois qu?ils jugent n?cessaires pour r?glementer l?usage des biens conform?ment ? l?int?r?t g?n?ral ou pour assurer le paiement des imp?ts ou d?autres contributions ou des amendes. ?
Article 13 de la Convention
? Toute personne dont les droits et libert?s reconnus dans la (…) Convention ont ?t? viol?s, a droit ? l?octroi d?un recours effectif devant une instance nationale, alors m?me que la violation aurait ?t? commise par des personnes agissant dans l?exercice de leurs fonctions officielles. ?
33. Ma?tresse de la qualification juridique des faits, la Cour consid?re qu?il y a lieu d?examiner ces griefs uniquement sur le terrain de l?article 1 du Protocole no 1 (Radomilja et autres c. Croatie [GC], no 37685/10 et 22768/10, ? 124, 20 mars 2018).
A. Sur la recevabilit?
1. Sur le non-?puisement des voies de recours internes
34. En premier lieu, le Gouvernement soutient que le requ?rant n?a pas ?puis? les voies de recours internes, faute pour lui de se pourvoir en cassation contre l?arr?t no 2611/2000 de la cour d?appel administrative qui a avait rejet? toutes les demandes du requ?rant contenues dans son action du 6 f?vrier 1998. En revanche, le requ?rant a choisi d?introduire, cinq ans apr?s l?arr?t Azas pr?cit?, une nouvelle action concernant les m?mes demandes devant la cour d?appel administrative que celle-ci a rejet?e par son arr?t no 1131/2009 comme irrecevable en raison de l?autorit? de la force jug?e cr?? par l?arr?t no 2611/2000. En ne se pourvoyant pas en cassation contre ce dernier arr?t, le requ?rant n?a pas soulev? dans l?ordre juridique interne les griefs qu?il soul?ve maintenant devant la Cour et a ainsi permis la cr?ation d?une force de chose jug?e par rapport ? ses demandes concernant les divers aspects de l?indemnit? d?expropriation.
35. Le requ?rant r?torque qu?un pourvoi en cassation contre l?arr?t no 2611/2000 n??tait pas ? l??poque un recours effectif, car le d?lai pour introduire un pourvoi ?tait de six mois ? compter de l?arr?t pr?cit? (soit au courant de 2001) et la Cour de cassation n?a reconnu le droit d?un propri?taire expropri? d??tre indemnis? pour des demandes telles que pr?sent?es par lui seulement en 2004 et 2005, par les arr?ts no 10/2004, 11/2004 et 31/2005.
36. La Cour rappelle que la Convention ne prescrit l??puisement que des recours ? la fois relatifs aux violations incrimin?es, disponibles et ad?quats. Le simple fait de nourrir des doutes quant aux perspectives de succ?s d?un recours donn?, qui n?est pas de toute ?vidence vou? ? l??chec, ne constitue pas une raison valable pour justifier la non-utilisation de recours internes. Lorsque le Gouvernement excipe du non-?puisement, il doit convaincre la Cour que le recours ?tait effectif et disponible tant en th?orie qu?en pratique ? l??poque des faits, c?est-?-dire qu?il ?tait accessible, ?tait susceptible d?offrir au requ?rant le redressement de ses griefs et pr?sentait des perspectives raisonnables de succ?s (Scoppola c. Italie (no 2) [GC], no 10249/03, ?? 70-71, CEDH 2009).
37. En l?esp?ce, la Cour note que par ses arr?ts no 658/1999 et no 2611/2000, la cour d?appel a rejet? certaines des pr?tentions du requ?rant au motif qu?il n?existait pas ? l??poque en droit grec une base l?gale pour les examiner. ? la date ? laquelle la cour d?appel s?est prononc?e, soit en 1999 et 2000, la Cour n?avait pas encore rendu son arr?t Azas, pr?cit?, et la Cour de cassation n?avait pas encore modifi? sa jurisprudence en cons?quence (paragraphes 15 et 31 ci-dessus). Par cons?quent, en l??tat de la jurisprudence de l??poque, un pourvoi en cassation du requ?rant contre ces arr?ts de la cour d?appel ?tait vou? ? l??chec. Il y a donc lieu de rejeter l?exception tir?e du non-?puisement des voies de recours internes.
2. Sur le caract?re pr?matur? de la requ?te
38. En deuxi?me lieu, le Gouvernement soutient que la requ?te est pr?matur?e car la proc?dure qui avait commenc? le 29 avril 2013 avec la saisine de la cour d?appel par le requ?rant est encore pendante devant la Cour de cassation.
39. Le requ?rant r?torque que cette proc?dure n??tait pas effective au sens de l??puisement des voies de recours internes car elle n?a pas apport? un vrai changement ? sa situation : une petite somme lui a ?t? accord?e mais elle ne lui a pas ?t? vers?e par l??tat car il a contest? la l?galit? de celle-ci.
40. La Cour rel?ve que la proc?dure engag?e par le requ?rant le 29 avril 2013 ?tait encore pendante devant la Cour de cassation ? la date de l?envoi des observations des parties ? la Cour. Toutefois, cette proc?dure ne porte que sur l?une des trois pr?tentions introduites le 27 f?vrier 2007 par le requ?rant devant la cour d?appel de Thessalonique ; or, celles-ci n?avaient pas ?t? examin?es pour cause d?autorit? de la chose jug?e des arr?ts ant?rieurs (paragraphes 17-18 ci-dessus), ? savoir la demande d?une indemnit? pour la partie qui avait ?t? consid?r?e comme auto-indemnis?e au motif que le requ?rant tirait profit de l?ouvrage. ? supposer m?me que la proc?dure devant la Cour de cassation e?t une issue favorable au requ?rant, elle ne concernera que cette pr?tention et non les deux autres qui font aussi partie de l?objet de la pr?sente affaire et qui n?ont pas ?t? et ne seront pas examin?es par les tribunaux internes.
3. Conclusion
41. Constatant que la requ?te n?est pas manifestement mal fond?e au sens de l?article 35 ? 3 a) de la Convention et qu?elle ne se heurte par ailleurs ? aucun autre motif d?irrecevabilit?, la Cour la d?clare recevable.
B. Sur le fond
42. Le requ?rant soutient que les arr?ts de la cour d?appel et de la Cour de cassation sont en nette contradiction avec la jurisprudence Azas et ne sont pas raisonnables car comme ses pr?tentions n??taient pas encore prescrites, elles ne devaient pas ?tre renvoy?es pour examen devant les juridictions administratives ou des juridictions civiles de premi?re instance sans violer le principe de la proc?dure unique. En outre, le principe de l?autorit? de la chose jug?e ne pouvait pas s?appliquer dans son cas car le bien-fond? de ses pr?tentions n?avait fait l?objet d?aucun examen. En 1999 et 2000, la cour d?appel s??tait limit?e ? d?clarer irrecevables ces pr?tentions au motif qu?il n?y avait pas ? cette ?poque de base l?gale pour les examiner.
43. Le Gouvernement soutient que c?est ? juste titre que la Cour de cassation a consid?r? que la cour d?appel administrative a admis que les demandes du requ?rant se heurtaient ? l?autorit? de la force jug?e de l?arr?t no 2611/2000. La Cour de cassation n?a jamais ?t? amen?e ? juger des questions similaires ? celles dans l?arr?t Azas. Par ailleurs, ni la cour d?appel administrative, ni la Cour de cassation ne pouvaient accorder au requ?rant une ? satisfaction ?quitable ? en raison de la violation all?gu?e de l?article 1 du Protocole no 1, car cette question ?chappe ? la comp?tence du juge national dans le cadre de proc?dure unique et rapide de l?expropriation.
44. La Cour note que la situation litigieuse rel?ve de la premi?re phrase du premier alin?a de l?article 1 du Protocole no 1, qui ?nonce, de mani?re g?n?rale, le principe du respect des biens. D?s lors, la Cour doit rechercher si un juste ?quilibre a ?t? maintenu entre les exigences de l?int?r?t g?n?ral de la communaut? et les imp?ratifs de la sauvegarde des droits fondamentaux de l?individu. Le souci d?assurer un tel ?quilibre se refl?te dans la structure de l?article 1 du Protocole no 1 tout entier. En particulier, il doit exister un rapport raisonnable de proportionnalit? entre les moyens employ?s et le but vis? par toute mesure privant une personne de sa propri?t? (Bibi c. Gr?ce, no 15643/10, ?? 63-64, 13 novembre 2014).
45. La Cour rappelle que dans l?arr?t Azas pr?cit?, elle a consid?r? que lorsque les biens d?un individu font l?objet d?une expropriation, il doit exister une proc?dure qui assure une appr?ciation globale des cons?quences de l?expropriation, incluant l?octroi d?une indemnit? en relation avec la valeur du bien expropri?, la d?termination des titulaires du droit ? indemnit? et toute autre question aff?rente ? l?expropriation, y compris les frais de proc?dure.
46. La Cour a aussi soulign?, dans l?arr?t Bibi, pr?cit?, que la proc?dure appel?e ? assurer, au sens de l?arr?t Azas, l?appr?ciation globale des cons?quences de l?expropriation ne saurait se limiter ? la reconnaissance des titulaires du droit ? indemnit?, ? la d?termination de l?indemnit? sp?ciale, ? l?appr?ciation de l?existence d?un avantage tir? par le propri?taire et ? la fixation des frais de justice. Elle doit aussi englober d?autres questions, comme, par exemple, celles relevant de la r??valuation ?ventuelle de l?indemnit?.
47. En l?esp?ce, la Cour note que par son arr?t no 2611/2000, du 17 octobre 2000, la cour d?appel a accord? au requ?rant une indemnit? pour la partie expropri?e de son terrain et une indemnit? pour la diminution de la valeur de la partie non-expropri?e r?sultant de la scission de la propri?t?. Elle avait auparavant, par un jugement avant-dire droit du 2 mars 1999, d?clar? irrecevables comme non-fond?es les pr?tentions du requ?rant relatives ? une partie de 756 m? du terrain consid?r?e comme auto-indemnis?e au motif que le requ?rant tirait avantage de la nature de l?ouvrage, ? la perte de chances et aux frais de transfert et de red?marrage de l?entreprise (paragraphes 10-11 ci-dessus). Elle a consid?r? ? cet ?gard que la jurisprudence de l??poque ne permettait pas l?indemnisation de tout autre dommage qui n??tait pas directement li? ? la valeur du bien expropri? (paragraphe 12 ci-dessus).
48. Le 31 octobre 2003, se r?f?rant ? l?arr?t Azas c. Gr?ce qui avait ?t? rendu en septembre 2002, le tribunal de premi?re instance, saisi par le requ?rant, a admis que le requ?rant pouvait d?sormais se faire indemniser pour la partie de 756 m? susmentionn?e de son terrain, mais a consid?r? que le tribunal comp?tent pour le faire ?tait la cour d?appel, juridiction ? laquelle il a renvoy? l?affaire (paragraphe 14 ci-dessus).
49. ? la suite de l?arr?t Azas, et afin de s?y conformer, la Cour de cassation, si?geant en formation pl?ni?re, a jug? que toutes les questions concernant l?indemnit? d?expropriation devaient ?tre examin?es lors d?une seule proc?dure devant la cour d?appel (arr?ts no 10/2004 et no 11/2004) et que pour la fixation de l?indemnit? sp?ciale il fallait tenir compte ?galement des incidences de l?ouvrage pour lequel l?expropriation a eu lieu sur la partie non-expropri?e du bien (arr?t no 31/2005) (paragraphe 15 ci-dessus). Cette approche interpr?tative des dispositions l?gislatives pertinentes suivie dans ces arr?ts par la Cour de cassation, si?geant en formation pl?ni?re, est devenue jurisprudence constante (paragraphe 31 ci-dessus).
50. ? la suite des arr?ts pr?cit?s de la Cour de cassation, le requ?rant a saisi le 27 f?vrier 2007 la cour d?appel de Thessalonique. Il l?invitait ? examiner toutes les demandes que la cour d?appel avait d?clar?es irrecevables le 2 mars 1999 (paragraphe 16 ci-dessus). Toutefois, celle-ci n?a pas statu? sur ces demandes au motif que l?arr?t no 2611/2000 ?tait rev?tu de l?autorit? de la chose jug?e et que les demandes susmentionn?es du requ?rant ne pouvaient plus ?tre examin?es dans le cadre d?une proc?dure unique. La cour d?appel a aussi pr?cis? que les griefs que le requ?rant tirait de l?article 1 du Protocole no 1 devaient ?tre examin?s par la Cour et que celles des demandes du requ?rant qui pouvaient donner lieu ? une action en dommages-int?r?ts devaient ?tre introduites devant les juridictions administratives (paragraphe 18 ci-dessus). La Cour de cassation a confirm? aussi cette approche.
51. En saisissant la cour d?appel le requ?rant demandait a) qu?il soit examin? la question du pr?tendu avantage tir? par le requ?rant du fait de la r?alisation des travaux et qu?une indemnit? soit fix?e pour la partie ayant ?t? consid?r? auto-indemnis?e ; b) qu?il soit reconnu qu?en raison de l?expropriation et de la nature de l?ouvrage, la propri?t? non expropri?e avait ?t? d?valoris?e de 90% et devait alors ?tre indemnis?e ; c) qu?il devait se voir accorder 1) la somme de 150 000 euros pour frais de transfert de l?entreprise, 2) la somme de 120 000 euros pour perte des chances due ? l?interruption du fonctionnement de l?entreprise.
52. Or, toutes ces demandes constituaient des questions connexes relatives ? l?expropriation et auraient d?, surtout ? la suite de l?arr?t Azas et compte tenu de la jurisprudence de la Cour de cassation post?rieure ? cet arr?t, faire l?objet d?un examen par celles-ci (voir aussi l?arr?t Koutsokostas c. Gr?ce (no 64732/12, 13 juin 2019).
53. La Cour estime en cons?quence que le refus des juridictions grecques d?examiner les demandes susmentionn?es du requ?rant ainsi que le renvoi de celle-ci ? un autre ordre de juridiction, ou aux juridictions de premi?re instance, ou enfin ? la Cour ont alt?r? le caract?re ad?quat de l?indemnit? et ont ainsi rompu le juste ?quilibre qui doit exister entre l?int?r?t g?n?ral et l?int?r?t de l?individu.
54. Partant, il y a eu violation de l?article 1 du Protocole no 1.
II. SUR L?APPLICATION DE L?ARTICLE 41 DE LA CONVENTION
55. Aux termes de l?article 41 de la Convention,
? Si la Cour d?clare qu?il y a eu violation de la Convention ou de ses Protocoles, et si le droit interne de la Haute Partie contractante ne permet d?effacer qu?imparfaitement les cons?quences de cette violation, la Cour accorde ? la partie l?s?e, s?il y a lieu, une satisfaction ?quitable. ?
56. Au titre du pr?judice mat?riel, le requ?rant r?clame les sommes qui correspondent ? ses pr?tentions d?clar?es irrecevables par la d?cision avant dire droit no 658/1999 (paragraphe 11 ci-dessus) et qu?il avait r?introduites devant la cour d?appel le 27 f?vrier 2007 (paragraphe 16 ci-dessus), soit une somme globale de 234 604 euros (EUR). Au titre du pr?judice moral, il demande 10 000 EUR pour la frustration qu?il a ressentie ? cause d?une expropriation injuste et du fait d?avoir particip? ? quatre proc?dures judiciaires diff?rentes pour revendiquer son indemnit? d?expropriation. Quant aux frais et d?pens, le requ?rant all?gue que depuis toutes ces ann?es, il ne dispose plus que des deux factures ?tablies ? l?occasion des proc?dures devant les juridictions grecques, ? savoir, une de 1 399 EUR pour celle devant la Cour de cassation qui a donn? lieu ? l?arr?t no 446/2013, et une de 427 EUR pour celle devant la cour d?appel qui a donn? lieu ? l?arr?t no 1131/2009. Le requ?rant demande ?galement 2 000 EUR pour les frais et d?pens engag?s devant la Cour.
57. En ce qui concerne le dommage mat?riel, le Gouvernement souligne que la Cour ne devait pas fonctionner comme une juridiction civile de premi?re instance et examiner des questions que le requ?rant aurait d? d?abord soumettre devant les juridictions grecques. Par ailleurs, les sommes demand?es sont d?nu?es de fondement. Quant au dommage moral, la somme demand?e est excessive et injustifi?e, compte tenu des circonstances de l?esp?ce et de la situation financi?re actuelle de la Gr?ce. Le constat d?une violation ?ventuelle constituerait une satisfaction suffisante. Enfin, le Gouvernement soutient que les frais devant les juridictions grecques auraient ?t? de toute fa?on engag?s ? l?occasion des proc?dures visant l?obtention d?une indemnit? dans des affaires d?expropriation. Quant aux frais relatifs ? la proc?dure devant la Cour, ils ne devaient pas exc?der 500 EUR.
58. La Cour estime que la question de l?application de l?article 41 ne se trouve pas en ?tat. En cons?quence, elle la r?serve en entier et fixera la proc?dure ult?rieure, compte tenu de la possibilit? que le Gouvernement et le requ?rant parviennent ? un accord (article 75 ? 1 du r?glement).
PAR CES MOTIFS, LA COUR, ? L?UNANIMIT?,
1. D?clare la requ?te recevable ;
2. Dit qu?il y a eu violation de l?article 1 du Protocole no 1 ;
3. Dit que la question de l?application de l?article 41 de la Convention ne se trouve pas en ?tat ; en cons?quence,
a) la r?serve en entier ;
b) invite le Gouvernement et le requ?rant ? lui soumettre par ?crit, dans les trois mois, leurs observations sur la question et, en particulier, ? lui donner connaissance de tout accord auquel ils pourraient aboutir ;
4. R?serve la proc?dure ult?rieure et d?l?gue ? la pr?sidente de la chambre le soin de la fixer au besoin.
Fait en fran?ais, puis communiqu? par ?crit le 3 octobre 2019, en application de l?article 77 ?? 2 et 3 du r?glement de la Cour.
Abel Campos Ksenija Turkovi?
Greffier Pr?sidente

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