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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF MICROINTELECT OOD v. BULGARIA

Tipologia: Sentenza
Importanza: 2
Articoli: 41, 35, P1-1
Numero: 34129/03/2014
Stato: Bulgaria
Data: 2014-03-04 00:00:00
Organo: Sezione Quarta
Testo Originale

Conclusioni: Eccezione preliminare respinta (Articolo 35-1 – Esaurimento delle vie di ricorso nazionali) Violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 – Protezione della proprietà (Articolo 1 par. 2 del Protocollo N.ro 1 – Controlli dell’uso della proprietà) danno Patrimoniale – rivendicazione respinta danno Non -patrimoniale – rivendicazione respinta

QUARTA SEZIONE

CAUSA MICROINTELECT OOD C. BULGARIA

(Richiesta n. 34129/03)

SENTENZA

STRASBOURG

4 marzo 2014

Questa sentenza diverrà definitivo nelle circostanze esposte fuori in Articolo 44 § 2 della Convenzione. Può essere soggetto a revisione editoriale.

Nella causa Microintelect OOD c. Bulgaria,
La Corte europea di Diritti umani (quarta Sezione), riunendosi in una Camera, composta dai:
Ineta Ziemele, Presidente
Giorgio Nicolaou,
Ledi Bianku,
Nona Tsotsoria,
Zdravka Kalaydjieva,
Paul Mahoney,
Faris Vehabovi, giudici
e Françoise Elens-Passos, Sezione Cancelliere
Avendo deliberato in privato 11 febbraio 2014,
Consegna la sentenza seguente sulla quale fu adottata quel la data:
PROCEDURA
1. La causa nacque da una richiesta (n. 34129/03) contro la Repubblica della Bulgaria depositata presso la Corte sotto Articolo 34 della Convenzione per la Protezione di Diritti umani e le Libertà Fondamentali (“la Convenzione”) con OMISSIS, una società di limite di responsabilità bulgara con una sede legale in Sofia (“la società di richiedente”) e due altri richiedenti, 20 ottobre 2003.
2. Il richiedente fu rappresentato da OMISSIS, un avvocato che pratica in Sofia. Il Governo bulgaro (“il Governo”) fu rappresentato col loro Agente, il Sig.ra R. Nikolova, del Ministero della Giustizia.
3. La società richiedente si lamentò Articolo 1 di Protocollo sotto N.ro 1 della confisca ingiustificata di alcol che le apparteneva e di procedimenti penali ed amministrativi contro i suoi partner di affari e sotto Articolo 6 § 1 della Convenzione della sua incapacità per intervenire in quelli procedimenti.
4. In 26 maggio 2009 la Corte (quinta Sezione) decise di dare l’avviso Statale delle azioni di reclamo della società di richiedente sotto Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 ed Articolo 6 § 1 della Convenzione. La società sta rimanendo azioni di reclamo, così come le azioni di reclamo degli altri richiedenti, fu respinto come inammissibile.
5. Seguendo la re-composizione delle sezioni della Corte 1 febbraio 2011, la richiesta fu trasferita alla quarta Sezione.
I FATTI
I. LE CIRCOSTANZE DELLA CAUSA
Sfondo di A.
6. 31 luglio 2000 la società di richiedente entrò in un contratto con un risuoli commerciante, il Sig.ra T.Z., azionare congiuntamente un bastone di biliardo. Il contratto convenne, in particolare, che il risuoli commerciante azionerebbe il bastone contro un’impresa da parte della società di richiedente provvedere il bastone con alcol. Il contratto costituì anche disposizione la maniera nella quale sarebbero divisi gli utili fra le parti, ed espose fuori sanzioni penali in causa di violazione.
7. 7 agosto 2000 la società di richiedente ottenne una licenza per vendere bibite alcoliche nel bastone di biliardo.
8. 18 gennaio 2001 la società di richiedente entrata in un contratto simile con un altro risuola commerciante, il Sig.ra V.G., per l’operazione unita di un bastone di giochi elettronico. A che tempo la società di richiedente già aveva ottenuto una licenza per vendere bibite alcoliche in quel il bastone.
9. Sia i biliardo bastonano ed il bastone di giochi elettronico fu operato in locali affittati con la società di richiedente.
B. I procedimenti relativo al bastone di biliardo
10. 3 luglio 2002 le autorità fiscali eseguirono un’ispezione al bastone di biliardo. Loro fondarono che il risuoli commerciante, il Sig.ra T.Z., stava vendendo alcol senza la licenza richiesta. Il prossimo giorno, 4 luglio 2002 che le autorità hanno steso un rapporto che l’accusa di commercio in beni di imposta indiretta senza la licenza richiesta, contrari a sezione 17a(2) dell’Imposta indiretta Atto 1994 (vedere paragrafo 23 sotto), e confiscò l’alcol (diciotto bottiglie) che loro avevano trovato nel bastone. La società di richiedente non fu notificata di quegli eventi.
11. Sul 2002 Sig.ra T.Z di 8 luglio. obiettato al rapporto, mentre disse lei stava vendendo l’alcol in favore della società di richiedente che aveva una licenza per fare così. Lei disse inoltre che i confiscare erano stati illegali.
12. 16 luglio 2002 il direttore di tassa regionale respinse l’eccezione, mentre osservò che i confiscare non potevano essere impugnati separatamente come sé erano stati subordinato all’apertura di procedimenti amministrativo-penali ed avevano corrisposto ad una misura intese di ostacolare intrigo con prova. Su un ricorso del Sig.ra T.Z., 25 ottobre 2002 la Corte distrettuale di Dobrich sostenne che decisione, trovando che i confiscare non potevano essere impugnati in procedimenti di controllo giurisdizionale separati; solamente l’ordine penale che concluderebbe i procedimenti penali ed amministrativi era capace di essere impugnato con modo di controllo giurisdizionale.
13. 17 luglio 2002 il direttore di tassa regionale emise nel frattempo, un ordine penale contro il Sig.ra T.Z. Le sanzioni penali imposte con ciò erano una multa e la confisca dell’alcol confiscato. La società di richiedente non fu notificata con una copia dell’ordine.
14. Il Sig.ra T.Z. controllo giurisdizionale chiesto dell’ordine. 29 gennaio 2003 la società di richiedente fece domanda intervenire nei procedimenti come una terza parte, mentre dibattendo che era il proprietario dell’alcol confiscato. Il prossimo giorno, 30 gennaio 2003 la Corte distrettuale di Dobrich cessò i procedimenti di controllo giurisdizionale, sentenza che i Mega T.Z. ‘ che la richiesta di s era fuori termini.
15. Un ricorso susseguente con la società di richiedente contro la cessazione fu respinto con la Corte distrettuale di Dobrich 17 febbraio 2003 per motivi che, non essendo una parte ai procedimenti, la società non aveva sostenendo fare appello contro la loro cessazione. Su un ricorso con la società di richiedente, in una definitivo decisione di 22 aprile 2003 il Dobrich che Corte Regionale ha sostenuto che decisione, sostenendo che la società non aveva sostenendo intervenire nei procedimenti. La corte lo trovò irrilevante ora discutere se o non la società avrebbe potuto chiedere di essere una vittima del reato amministrativo. Tentativi che conseguono con la società di ottenere re che apre dei procedimenti erano senza successi.
C. I procedimenti relativo al bastone di giochi elettronico
16. 3 luglio 2002 le autorità fiscali eseguite un’ispezione ai giochi elettronici bastonano operato congiuntamente con la società di richiedente ed il Sig.ra V.G. Loro fondarono quel il Sig.ra V.G. stava vendendo alcol senza la licenza richiesta. Il prossimo giorno, 4 luglio 2002 che loro hanno steso un rapporto che l’accusa di commercio in beni di imposta indiretta senza la licenza richiesta, contrari a sezione 17a(2) dell’Imposta indiretta Atto 1994 (vedere paragrafo 23 sotto). Loro confiscarono l’alcol (quaranta sei bottiglie) che loro avevano trovato nel bastone. La società di richiedente non fu notificata di quegli eventi.
17. Il Sig.ra V.G. controllo giurisdizionale chiesto del confiscare, dibattendo che lei stava vendendo l’alcol in favore della società di richiedente che aveva una licenza per fare così. 23 ottobre 2002 la Corte distrettuale di Dobrich respinse la sua richiesta come inammissibile, sostenendo che i confiscare non potevano essere impugnati in procedimenti di controllo giurisdizionale separati; solamente l’ordine penale che concluderebbe i procedimenti penali ed amministrativi era capace di essere impugnato con modo di controllo giurisdizionale.
18. 19 agosto 2002 il direttore di tassa regionale emise nel frattempo, un ordine penale contro il Sig.ra V.G. Le sanzioni penali imposte con ciò erano una multa e la confisca dell’alcol confiscato. La società di richiedente non fu notificata con una copia dell’ordine.
19. Il risuoli commerciante chiese controllo giurisdizionale dell’ordine.
20. Ad un’udienza sostenuta 4 novembre 2003 che la società di richiedente ha fatto domanda intervenire nei procedimenti come una terza parte, mentre dibattendo che era il proprietario dell’alcol confiscato. Comunque, la Corte distrettuale di Dobrich rifiutò la sua richiesta, mentre trovando che non era stata parte ai procedimenti amministrativo-penali. Contenne che le relazioni di affari fra la società di richiedente ed il Sig.ra V.G. era irrilevante per i procedimenti. Istruì anche la società di richiedente a portare procedimenti separati nelle corti civili.
21. 10 febbraio 2004 la Corte distrettuale di Dobrich sostenne l’ordine penale. Fondò che l’alcol in modo appropriato era stato confiscato. Reiterò che le considerazioni riguardo alle relazioni di affari fra il Sig.ra V.G. e la società di richiedente sia irrilevante per i procedimenti penali ed amministrativi. Il Dobrich che Corte Regionale ha sostenuto che sentenza in una definitivo sentenza di 7 giugno 2004.
II. DIRITTO NAZIONALE ATTINENTE
A. Selling alcol senza una licenza
22. Al tempo attinente, un sindaco di un municipio, agendo alla richiesta di un risuoli commerciante o una società, fu conferito poteri per emettere una licenza per vendere alcol (sezione 40 del Vino e Spiriti Agisce 1999 e sezioni 27-28 delle regolamentazioni emesse nel 2000 sotto sezione 40(6) di che Atto). Il regime di autorizzazione per la vendita di alcol fu tolto più tardi.
23. Sezione 17a(2) dell’Imposta indiretta Atto 1994, come in vigore al tempo attinente, gli costituì un punibile di reato amministrativo con una multa una società o un risuoli commerciante a, inter l’alia, venda beni di imposta indiretta senza licenza. Per la procedura per essere seguito con una prospettiva a castigando un reato amministrativo, l’Imposta indiretta Atto 1994 si riferito ai Reati Amministrativi e Punizioni Agisce 1969 (“l’Atto del 1969”).
La Confisca di B. di beni in procedimenti penali ed amministrativi
24. Quando castigando un reato amministrativo, le autorità devono, se lo statuto attinente così prevede, anche cerchi di avere confiscato, inter l’alia, i beni che sono la materia del reato e quale appartengono all’offensore o quali sono usati per commettere il reato (sezione 20(1) e (3) dell’Atto del 1969). Al tempo attinente sezione 17a(11) dell’Imposta indiretta Atto 1994 (sostituì con sezione 124(1) dell’Imposta indiretta e Tassa Negozi all’ingrosso Atto 2005), legga in concomitanza con sezione 17a(2) dello stesso Atto, purché che beni di imposta indiretta venderono con una società o un risuoli commerciante senza una licenza era soggetto alla confisca. Non specificò se quel era la causa se i beni appartenessero all’offensore da solo.
25. L’Atto del 1969 non costituisce disposizione terze parti che chiedono di essere i proprietari di beni confiscati per prendere parte nei procedimenti contro un offensore, e le corti hanno acceso in giù richieste per intervento che base (.р № 338 т10 2004.г по н. а. х. д. № 222/2004.,С-ч.в с опр. № 8 т25 й2005.г по д. № 1247/2004.,С-д).
Persone di C. che ha sofferto di danno come un risultato di un reato amministrativo
26. Quando stendendo un rapporto che accusa un individuo o un soggetto giuridico di un reato amministrativo, l’autorità attinente deve indicare i nomi e gli indirizzi delle persone, se qualsiasi che ha subito danno come un risultato del reato (sezione 42(9) dell’Atto del 1969). Prima di emettere un ordine penale in riguardo del reato, l’autorità attinente deve dare avviso dei procedimenti alle persone, se qualsiasi che ha subito danno come un risultato del reato (sezione 52(3)). Quelle persone possono chiedere poi all’autorità di assegnarloro risarcimento, purché la rivendicazione non eccede due levs bulgari, a meno che un altro statuto costituisce disposizione un importo più alto (sezione 45(1)). Come un articolo, il risarcimento deve essere assegnato simultaneamente con l’uscita dell’ordine penale (sezione 55(1)). Comunque, se l’autorità incontra le difficoltà nel chiarire il problema del risarcimento, può cessare che parte dei procedimenti e dirige quelli riguardarono portare le loro rivendicazioni con modo di azioni civili (sezione 56).
D. State la responsabilità per danni
27. Sezione 1 della Responsabilità Statale per Danno Causato a Cittadini Agisce 1988 (cambiò il nome a luglio 2006 lo Stato e la Municipi Responsabilità per Danno Atto-“l’Atto del 1988”), come originalmente decretò ed in vigore sino alla fine di 2005, purché che lo Stato era responsabile per danno subito con individui (и) come un risultato di decisioni illegali, azioni od omissioni con servitori civili, impegnato nel corso di o nel collegamento con l’adempimento dei loro doveri. La Corte Suprema del diritto giurisprudenziale della Cassazione (.ш № 2139 т12 и1997.г по гр. д. № 1649/1996.,С;.ш № 1807 т14 и2002.г по гр. д. № 97/2001.,С;.ш № 1307 т21 и2003.г по гр. д. № 2136/2002., СV.г о.), completamente confermato in una decisione interpretativa e vincolante di che corte di 22 aprile 2005 (.к реш. № 3 т22 л2005.г по т. гр. д. № 3 / 2004.,С), era che solamente individui, non i soggetti giuridici potessero chiedere il risarcimento sotto quel la disposizione. Sul 2005 Parlamento di 21 dicembre correggere sezione 1(1 decise) con aggiungendo “i soggetti giuridici” alla categoria di quelli portare una rivendicazione concedè. L’emendamento entrò in vigore 1 gennaio 2006. Nella loro causa-legge che consegue la Corte Suprema di Cassazione e la Corte amministrativa Suprema ha sostenuto che conferì su soggetti giuridici un diritto effettivo per chiedere danni, e non ha avuto effetto retroattivo (.р № 9134 т3 и2007.г по адм. д. № 8175/2007.о;.р № 1046 т6 2009.г по гр. д. № 635/2009. о.;.р № 1047 т7 2009.г по гр. д. № 738/2009., СIII.г о.;.ш № 335 т31 й2010.г по гр. д. № 840/2009., СIII.г о.;.ш № 329 т4 и2010.г по гр. д. № 883/2009., СIV.г о.).
LA LEGGE
IO. Violazione allegato Di Articolo 1 Di Protocollo N.ro 1
28. La società di richiedente si lamentò che le autorità fiscali l’avevano spogliato ingiustificabilmente della sua proprietà. Si appellò su Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 che prevede siccome segue:
“Ogni naturale o legale persona è concessa al godimento tranquillo delle sue proprietà. Nessuno sarà privato delle sue proprietà eccetto nell’interesse pubblico e soggetto alle condizioni previste per con legge e coi principi generali di diritto internazionale.
Comunque, le disposizioni precedenti non possono in qualsiasi modo danneggia il diritto di un Stato per eseguire simile leggi come sé ritiene necessario controllare l’uso di proprietà in conformità con l’interesse generale o garantire il pagamento di tasse o gli altri contributi o sanzioni penali.”
A. Ammissibilità
29. Il Governo presentò che la società di richiedente era andata a vuoto ad esaurire via di ricorso nazionali per le ragioni seguenti:
(un) non aveva cercato di prendere parte nei procedimenti penali ed amministrativi relativo ai biliardo bastoni nel buon tempo;
(b) non aveva portato una rivendicazione contro le autorità fiscali sotto sezione 1 dell’Atto del 1988 (vedere paragrafo 27 sopra); e
(il c) non aveva richiesto il ritorno dei beni dalle autorità.
30. La società di richiedente contestò quegli argomenti. Presentò che aveva fallito il termine di decadenza per intervenire nei procedimenti riguardo ai biliardo bastonano perché le autorità non l’avevano notificato di quelli procedimenti. Presentò inoltre che l’Atto del 1988 non era applicabile alla sua causa perché finché il 2006 soggetti giuridici di 1 gennaio non potevano portare sé rivendicazioni sotto e perché presuppose l’illegalità delle autorità le azioni di ‘, mentre nessuno simile illegalità era stata stabilita nella causa a mano.
31. La Corte considera che la questione dell’esaurimento di via di ricorso nazionali è riferita da vicino ai meriti dell’azione di reclamo, e perciò congiunge l’eccezione del Governo ai meriti.
32. La Corte considera inoltre che l’azione di reclamo non è manifestamente mal fondato all’interno del significato di Articolo 35 § 3 (un) della Convenzione o inammissibile su qualsiasi gli altri motivi. Deve essere dichiarato perciò ammissibile.
B. Meriti
1. Le osservazioni delle parti
33. Il Governo non contestò che la società di richiedente era il proprietario dell’alcol confiscato. Loro accettarono che c’era stata un’interferenza con le proprietà della società, ma dibatté che che interferenza aveva corrisposto controllare dell’uso di proprietà. Appellandosi sulla sentenza della Corte in Gasus Dosier – l’und Fördertechnik GmbH c. i Paesi Bassi (23 febbraio 1995, Serie Un n. 306-B), il Governo seguì a dibattere che l’interferenza era stata legale, siccome le autorità avevano seguito severamente gli articoli procedurali ed attinenti, ed era stato nell’interesse pubblico. Era stato anche proporzionato perché la società non aveva agito diligentemente, mentre non riuscì a controllare se il suo partner di affari era stato accordato una licenza per vendere alcol. Inoltre, il numero di bottiglie confiscato non era stato significativo che volle dire che la società non aveva dovuto sopportare un carico eccessivo.
34. La società di richiedente dibattè che l’interferenza non aveva corrisposto controllare dell’uso di proprietà, perché non era stato inteso di ostacolare evasione fiscale, ma piuttosto era stato una privazione di proprietà. Presentò anche che l’interferenza non era stata legale e che l’Imposta indiretta che Atto 1994 era stato fatto domanda erroneamente. La società seguì a dibattere che durante le ispezioni nei bastoni le autorità erano andate a vuoto a stabilire il proprietario dell’alcol. Infine, la società presentò che il confiscare e la confisca dell’alcol era stata sproporzionata perché non era stato concesso per prendere parte nei procedimenti penali ed amministrativi.
2. La valutazione della Corte
a) Interferenza con la proprietà
35. Non è in controversia fra le parti delle quali le questioni si sono lamentate costituì un’interferenza col godimento tranquillo delle proprietà della società di richiedente. C’era comunque, disaccordo come a se c’era stata privazione di proprietà sotto il primo paragrafo di Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 o controlla di uso sotto il secondo paragrafo.
36. L’interferenza era il risultato delle autorità fiscali ‘ esercita dei loro poteri sotto sezione 17a(11) legga in concomitanza con sezione 17a(2) dell’Imposta indiretta Atto 1994 (vedere divide in paragrafi 23 e 24 sopra). Il fine di che Atto era regolare la raccolta di tassa di imposta indiretta in Bulgaria. Governò anche la vendita non autorizzata di beni di imposta indiretta e le punizioni per fare così. Il confiscare e la confisca dell’alcol in problema chiaramente sia misure per l’esecuzione di quelle disposizioni. Nella prospettiva della Corte, la confisca può essere esaminata così, come sia un elemento costituente della procedura per il controllo dell’uso di beni di imposta indiretta (vedere, mutatis mutandis, AGOSI c. il Regno Unito, 24 ottobre 1986, § 51 la Serie Un n. 108, e Giocatore di bocce Unità Internazionale c. la Francia, n. 1946/06, § 41 23 luglio 2009) e come una misura che garantisce il pagamento di tasse o sanzioni penali (vedere, mutatis mutandis, Gasus Dosier – l’und Fördertechnik GmbH, citato sopra, § 59). Segue che è il secondo paragrafo di Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 quale è applicabile nella causa presente.
37. Comunque, che disposizione deve essere costruita nella luce del principio generale enunciata nella frase di apertura del primo paragrafo di Articolo 1 di Protocollo N.ro 1. La Corte deve determinare perciò se l’interferenza con le proprietà della società di richiedente era legale e nell’interesse pubblico, e se previde un equilibrio equo fra le richieste dell’interesse generale ed i diritti della società.
b) la Giustificazione per l’interferenza
38. Il primo e la maggior parte di importante requisito di Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 è che qualsiasi interferenza con un’autorità pubblica col godimento tranquillo di proprietà dovrebbe essere legale. La Corte ha sostenuto costantemente che i termini “la legge” o “legale” nella Convenzione non si riferisca soltanto indietro a diritto nazionale ma anche riferisce alla qualità della legge, mentre costringendolo ad essere compatibile con l’articolo di legge (vedere, fra molte altre autorità, James ed Altri c. il Regno Unito, 21 febbraio 1986, § 67 la Serie Un n. 98).
39. Riguardo all’asserzione della società di richiedente che la maniera nella quale le autorità fecero domanda diritto nazionale era erronea, la Corte osserva che ha solamente un potere limitato per trattare con errori allegato di legge rese con le autorità nazionali. Benché la Corte può e dovrebbe esercitare un certo potere di revisione in questa questione, fin da inosservanza con diritto nazionale una violazione di Articolo 1 di Protocollo comporta N.ro 1, la sfera del suo compito è soggetto a limiti inerente nella natura sussidiaria della Convenzione, e non può mettere in dubbio il modo dove le corti nazionali hanno interpretato e hanno fatto domanda legge nazionale eccetto in cause di flagrante non l’osservanza o l’arbitrarietà (vedere, mutatis mutandis, Weber e Saravia c. la Germania (il dec.), n. 54934/00, § 90 ECHR 2006-XI, e Goranova-Karaeneva c. la Bulgaria, n. 12739/05, § 46 8 marzo 2011). La legislazione in problema nella causa presente chiaramente prevista che beni di imposta indiretta venderono con un risuoli commerciante senza una licenza era soggetto alla confisca, e non costituì disposizione terze parti che asseriscono diritti a simile beni per prendere parte in procedimenti penali ed amministrativi contro l’offensore (vedere divide in paragrafi 23 25 sopra). Il nazionale corteggia le direttive di ‘ sembrano in conformità con che legislazione, e non c’è niente da indicare che loro andarono oltre i limiti ragionevoli di interpretazione. Né si può dire che le loro direttive vennero come una sorpresa alla società di richiedente (vedere Saccoccia c. l’Austria, n. 69917/01, § 87, 18 dicembre 2008 e, mutatis mutandis, J.A. Pye (Oxford) Ltd e J.A. Pye (Oxford) la Terra Ltd c. il Regno Unito [GC], n. 44302/02, § 77 ECHR 2007-III). Come per la questione se la legislazione nazionale ed applicabile soddisfa i requisiti di Convenzione attinenti, la Corte l’esaminerà sotto nel contesto della questione se l’interferenza era necessaria per il conseguimento dello scopo legittimo perseguito (vedere, per un approccio simile e mutatis mutandis, Yordanova ed Altri c. la Bulgaria, n. 25446/06, § 108 24 aprile 2012).
40. La Corte considera inoltre che l’interferenza contestata intraprese un scopo legittimo nell’interesse pubblico-ostacolare la vendita non autorizzata di beni di imposta indiretta.
41. Comunque, quel non stabilisca la questione. Anche se è legale e nell’interesse pubblico, un’interferenza col diritto al godimento tranquillo di proprietà deve prevedere un equilibrio equo fra le richieste dell’interesse generale ed i diritti del richiedente. In particolare, ci deve essere una relazione ragionevole della proporzionalità fra i mezzi assunti e lo scopo cercò di essere compreso (vedere, fra molte altre autorità, Sporrong e Lönnroth c. la Svezia, 23 settembre 1982, § 69 la Serie Un n. 52).
42. In questo collegamento, la Corte nota, che ha riconosciuto che gli Stati Contraenti hanno un margine ampio della valutazione quando leggi passeggere per il fine di garantire il pagamento di tasse (vedere Gasus Dosier – l’und Fördertechnik GmbH, citato sopra, § 60; AGOSI, citato sopra, § 52; e Bulves Ad c. la Bulgaria, n. 3991/03, § 63 22 gennaio 2009). Decisioni in questa area comportano comunemente la considerazione di questioni politiche, economiche e sociali che la Convenzione lascia all’interno della competenza degli Stati Contraenti. La Corte rispetterebbe perciò la valutazione della legislatura a meno che è privo di fondamento ragionevole.
43. La Corte è anche consapevole del fatto che la società di richiedente fu presa parte in un azzardo commerciale che, con la sua molta natura, coinvolto un elemento di rischio (vedere Gasus Dosier – l’und Fördertechnik GmbH, citato sopra, § 70). In oltre, la Corte non è convinta pienamente che la società di richiedente era diligente nel condurre i suoi affari si importa, mentre vedendo che è dovuto essere consapevole che al tempo di materiale la vendita di alcol richiese una licenza, ma ciononostante negoziò un azzardo col risuoli commercianti senza controllare se loro avevano ottenuto simile licenze. Infine, la Corte non può trascurare il fatto che la società di richiedente avesse potuto chiedere il risarcimento dal risuoli commercianti per qualsiasi allegato danneggi di fronte alle corti civili.
44. Comunque, la Corte reitera che, benché il secondo paragrafo di Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 non contiene requisiti procedurali ed espliciti, è stato costruito per richiedere che persone colpirono con una misura che interferisce con le loro proprietà sia riconosciuto un’opportunità ragionevole di mettere la loro causa alle autorità responsabili per il fine di impugnare efficacemente quelle misure. Nell’accertare se questa condizione è stata soddisfatta, la Corte deve prendere una prospettiva comprensiva delle procedure applicabili (vedere AGOSI, citato sopra, § 55; il Giocatore di bocce Unità Internazionale, citato sopra, §§ 44-45; Jokela c. la Finlandia, n. 28856/95, § 45 ECHR 2002-IV; e Denisova e Moiseyeva c. la Russia, n. 16903/03, § 59 1 aprile 2010).
45. Nella causa presente, il confiscare e la confisca dell’alcol fu ordinata e portò fuori nel corso di procedimenti penali ed amministrativi contro il risuoli commercianti, il Sig.ra T.Z. ed il Sig.ra V.G. Sembra che sotto legge bulgara la società di richiedente non aveva l’opportunità di prendere parte in quelli procedimenti (il contrasto AGOSI, citato sopra, §§ 60 e 62). La legge non costituisce disposizione terze parti che chiedono di essere i proprietari di beni confiscati per intervenire in procedimenti contro un offensore allegato (vedere paragrafo 25 sopra). Poiché la società di richiedente non era una vittima del reato amministrativo, ma una terza parte colpì coi procedimenti, non c’era base per sé per intervenire nei procedimenti.
46. La società tentò nondimeno di prendere parte nei procedimenti giudiziali. Comunque, la sua richiesta si rifiutò perché non era stata parte ai procedimenti amministrativo-penali (vedere divide in paragrafi 15 e 20 sopra). In questo collegamento, le prese di Corte notano del primo margine dell’eccezione del Governo di non l’esaurimento di via di ricorso nazionali: che in relazione al bastone di biliardo la società di richiedente si era messa in parte nella posizione di non essere capace di impugnare l’ordine penale perché aveva fallito il tempo-limite attinente (vedere paragrafo 29 sopra). Comunque, la Corte osserva che le autorità non notificarono la società del confiscare dei suoi beni o dell’ordine penale che consegue (vedere divide in paragrafi 13 e 18 sopra). L’inosservanza col termine di decadenza non può essere imputata perciò alla società (vedere, mutatis mutandis, Platakou c. la Grecia, n. 38460/97, § 39 ECHR 2001-io, e Neshev c. la Bulgaria (il dec.), n. 40897/98, 13 marzo 2003). Segue che il primo margine dell’eccezione del Governo deve essere respinto.
47. Né le autorità fiscali né le corti nazionali, erano inoltre, competenti per determinare chi il proprietario dell’alcol in problema era. Sul contrario, le corti nazionali trovarono le osservazioni della società di richiedente su che punto irrilevante (vedere divide in paragrafi 15 e 21 sopra). Nella prospettiva della Corte, la mancanza di qualsiasi controllo giurisdizionale della misura contestata era indubbiamente un risultato di legislazione nazionale e deficiente, perché la legge attinente non previde per tale revisione che mise la società di richiedente in una situazione di non avere salvaguardie capace proteggerlo contro interferenza ingiustificata (contrasto Aria il Canada c. il Regno Unito, 5 maggio 1995, § 46 la Serie Un n. 316 Un).
48. Infine, come riguardi il secondo e terzi margini dell’eccezione del Governo di non l’esaurimento di via di ricorso nazionali (vedere paragrafo 29 sopra), non sembra che la società di richiedente aveva qualsiasi altro vuole dire di impugnando le autorità le azioni di ‘ ed od ottenere il ritorno dei beni o il risarcimento. In particolare, diritto nazionale non prevede per una procedura per il ritorno di beni confiscato in una situazione come che della causa presente. Come per l’asserzione del Governo che i richiedenti avessero potuto portare una rivendicazione per danni sotto sezione 1 dell’Atto del 1988 che argomento sembra essere senza base, come finché 2006 soggetti giuridici non potevano portare rivendicazioni sotto che Atto (vedere paragrafo 27 sopra, Zlínsat, spol. s r.o. c. la Bulgaria, n. 57785/00, § 54, 15 giugno 2006 e Prima Merci di Sofia EOOD e Paragh c. la Bulgaria (il dec.), n. 14397/04, § 32 25 gennaio 2011). Presumendo anche che la società di richiedente avesse potuto portare una rivendicazione dopo 1 gennaio 2006, non sembra che tale rivendicazione avrebbe avuto qualsiasi prospettive del successo, perché le azioni delle autorità fiscali erano pienamente in linea con diritto nazionale (vedere, mutatis mutandis, Zlínsat, spol. s r.o., § 56 sopra e citato). Inoltre, quelli margini dell’eccezione del Governo non sono provati con riferimento a qualsiasi causa-legge attinente.
49. Avendo riguardo ad alle considerazioni sopra, e nonostante il margine ampio della valutazione riconosciuto allo Stato in questo dominio, i costatazione di Corte che il Governo è andato a vuoto a stabilire che l’incapacità della società di richiedente per impugnare le misure che interferiscono coi suoi diritti sotto Articolo 1 di Protocollo N.ro 1, e la mancanza di qualsiasi salvaguarda contro l’arbitrarietà, era necessario in una società democratica per il conseguimento dello scopo legittimo perseguito.
50. In conclusione, la Corte respinge l’eccezione del Governo di non l’esaurimento di via di ricorso nazionali e costatazione che c’è stata una violazione di Articolo 1 di Protocollo N.ro 1.
II. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 6 § 1 DELLA CONVENZIONE
51. La società di richiedente si lamentò Articolo sotto 6 § 1 della Convenzione al quale non era stato permesso per prendere parte nei procedimenti per controllo giurisdizionale degli ordini penali emise contro il risuoli commercianti. Articolo che 6 § 1 offre, in finora come attinente:
“Nella determinazione dei suoi diritti civili ed obblighi…, ognuno è concesso ad una fiera… ascolti… con un… tribunale…”
52. Il Governo contestò quel l’argomento.
53. La Corte nota che questa azione di reclamo ha collegato all’esaminato sopra e deve essere dichiarata perciò similmente ammissibile.
54. Comunque, avendo riguardo ad alle sue conclusioni sotto Articolo 1 di Protocollo N.ro 1, la Corte considera che non è necessario per esaminare se c’è stata una violazione di Articolo 6 § 1 della Convenzione (vedere, per un approccio simile, Giocatore di bocce Unità Internazionale, citato sopra, § 62).
III. L’APPLICAZIONE DELL’ ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
55. Articolo 41 della Convenzione prevede:
“Se la Corte costata che c’è stata una violazione della Convenzione o dei Protocolli, e se la legge interna dell’Alta Parte Contraente riguardata permette una riparazione solamente parziale, la Corte può, se necessario, riconoscere una soddisfazione equa alla vittima.”

A. Danno
56. In riguardo di danno patrimoniale, la società di richiedente chiese 34,000 levs bulgari (BGN) (17,383.08 euros (EUR)): BGN 4,000 (EUR 2,045.05) che aveva pagato per la licenza per vendere alcol nel bastone di giochi elettronico, e BGN 30,000 (EUR 15,338.03) per non l’adempimento di accordi di contratto d’affitto per l’uso del bastone di giochi elettronico dovuto ai procedimenti amministrativo-penali e presumibilmente protratti.
57. La società di richiedente inoltre chiesta EUR 15,338.76 in riguardo di danno non-patrimoniale che chiese era sorta da danno alle sue relazioni con gli altri partner di affari causati con la privazione allegato di proprietà e dalla sua incapacità per partecipare nei procedimenti giudiziali.
58. Il Governo contestò le rivendicazioni come esorbitante.
59. Riguardo alla rivendicazione per danno patrimoniale, la Corte non discerne un collegamento causale e sufficiente fra la violazione trovata ed il danno patrimoniale addusse. Respinge perciò questa rivendicazione. Riguardo alla rivendicazione per danno non-patrimoniale, la Corte nota, che non ha deciso davvero fuori che una società commerciale potrebbe essere assegnata il risarcimento in riguardo di non danno patrimoniale che può includere capi di rivendicazione al quale è un più grande o minore misura “l’obiettivo” o “soggettivo.” Fra questi, conto dovrebbe essere preso della reputazione della società, l’incertezza nel progettare e presa di decisione, la disgregazione nella gestione della società ed infine, benché ad un minore grado, l’ansia e disturbo causarono ai membri dell’organizzazione aziendale (vedere, fra le altre autorità, Comingersoll S.A. c. il Portogallo [GC], n. 35382/97, §§ 32-36, ECHR 2000-IV, e Shesti Mai Engineering OOD ed Altri c. la Bulgaria, n. 17854/04, § 115 20 settembre 2011). Comunque, al giorno d’oggi la causa non c’è nessuna indicazione che gli eventi in problema hanno colpito negativamente in qualsiasi modo significativo la reputazione, la pianificazione, la presa di decisione o la gestione della società di richiedente, o provocò l’ansia significativa e disturba a membri della sua organizzazione aziendale. La Corte respinge perciò questa rivendicazione.
Costi di B. e spese
60. La società di richiedente chiese EUR 2,846.92 per costi e spese incorse in di fronte alla Corte, mentre comprendendo EUR 204.53 in costi di traduzione, EUR 34.80 per affrancatura ed EUR 2,607.59 per lavoro sulla causa col suo avvocato. In appoggio della sua rivendicazione la società presentò fatture per la traduzione di documenti, ricevute postali ed un contratto per rappresentanza legale.
61. Il Governo contestò la rivendicazione come eccessivo.
62. Secondo la causa-legge della Corte, un richiedente è concesso solamente finora al rimborso di costi e spese in come sé è stato mostrato che questi davvero e necessariamente sono stati incorsi in e sono stati ragionevoli come a quantum. Al giorno d’oggi la causa, riguardo ad essere aveva ai documenti nella sua proprietà ed il criterio sopra, la Corte lo considera ragionevole assegnare 2,000 costi di copertura la somma di EUR sotto tutti i capi.
C. Interesse di mora
63. La Corte lo considera appropriato che il tasso di interesse di mora dovrebbe essere basato sul tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea a che dovrebbe essere aggiunto tre punti di percentuale.
PER QUESTE RAGIONI, LA CORTE UNANIMAMENTE
1. Congiunge ai meriti l’eccezione del Governo della non-esaurimento di via di ricorso nazionali e dichiara il resto della richiesta ammissibile;

2. Sostiene che c’è stata una violazione di Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 e respinge in conseguenza l’eccezione del Governo della non-esaurimento di via di ricorso nazionali;

3. Sostiene che non c’è nessun bisogno di esaminare l’azione di reclamo sotto Articolo 6 § 1 della Convenzione;

4. Sostiene
(a) che lo Stato rispondente è pagare alla società di richiedente, entro tre mesi dalla data sulla quale la sentenza diviene definitivo in conformità con Articolo 44 § 2 della Convenzione EUR 2,000 (due mila euro), più qualsiasi tassa che può essere a carico della società di richiedente, in riguardo di costi e spese per essere convertito in levs bulgaro al tasso applicabile alla data di accordo;
(b) che dalla scadenza dei tre mesi summenzionati sino ad accordo il semplice interesse sarà pagabile sull’importo sopra ad un tasso uguale al tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea durante il periodo predefinito più tre punti di percentuale;

5. Respinge il resto della rivendicazione della società di richiedente per la soddisfazione equa.
Fatto in inglese, e notificò per iscritto il 4 marzo 2014, facendo seguito all’Articolo 77 §§ 2 e 3 degli Articoli di Corte.
Françoise Elens-Passos Ineta Ziemele
Cancelliere Presidente

Testo Tradotto

Conclusions: Preliminary objection dismissed (Article 35-1 – Exhaustion of domestic remedies) Violation of Article 1 of Protocol No. 1 – Protection of property (Article 1 para. 2 of Protocol No. 1 – Control of the use of property) Pecuniary damage – claim dismissed Non-pecuniary damage – claim dismissed

FOURTH SECTION

CASE OF MICROINTELECT OOD v. BULGARIA

(Application no.)

JUDGMENT

STRASBOURG

4 March 2014

This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 § 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Microintelect OOD v. Bulgaria,
The European Court of Human Rights (Fourth Section), sitting as a Chamber composed of:
Ineta Ziemele, President,
George Nicolaou,
Ledi Bianku,
Nona Tsotsoria,
Zdravka Kalaydjieva,
Paul Mahoney,
Faris Vehabović, judges,
and Françoise Elens-Passos, Section Registrar,
Having deliberated in private on 11 February 2014,
Delivers the following judgment, which was adopted on that date:
PROCEDURE
1. The case originated in an application (no. 34129/03) against the Republic of Bulgaria lodged with the Court under Article 34 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (“the Convention”) by OMISSIS, a Bulgarian limited liability company with a registered office in Sofia (“the applicant company”) and two other applicants, on 20 October 2003.
2. The applicant was represented by OMISSIS, a lawyer practising in Sofia. The Bulgarian Government (“the Government”) were represented by their Agent, Ms R. Nikolova, of the Ministry of Justice.
3. The applicant company complained under Article 1 of Protocol No. 1 of the unjustified forfeiture of alcohol belonging to it in administrative penal proceedings against its business partners and under Article 6 § 1 of the Convention of its inability to intervene in those proceedings.
4. On 26 May 2009 the Court (Fifth Section) decided to give the Government notice of the applicant company’s complaints under Article 1 of Protocol No. 1 and Article 6 § 1 of the Convention. The company’s remaining complaints, as well as the complaints of the other applicants, were rejected as inadmissible.
5. Following the re-composition of the Court’s sections on 1 February 2011, the application was transferred to the Fourth Section.
THE FACTS
I. THE CIRCUMSTANCES OF THE CASE
A. Background
6. On 31 July 2000 the applicant company entered into a contract with a sole trader, Ms T.Z., to jointly operate a billiards club. The contract stipulated, in particular, that the sole trader would operate the club against an undertaking on the part of the applicant company to supply the club with alcohol. The contract also made provision for the manner in which profits would be shared between the parties, and set out penalties in case of breach.
7. On 7 August 2000 the applicant company obtained a licence to sell alcoholic beverages in the billiards club.
8. On 18 January 2001 the applicant company entered into a similar contract with another sole trader, Ms V.G., for the joint operation of an electronic games club. At that time the applicant company had already obtained a licence to sell alcoholic beverages in that club.
9. Both the billiards club and the electronic games club were operated in premises leased by the applicant company.
B. The proceedings relating to the billiards club
10. On 3 July 2002 the tax authorities carried out an inspection at the billiards club. They found that the sole trader, Ms T.Z., was selling alcohol without the requisite licence. The next day, 4 July 2002, the authorities drew up a report accusing her of trading in excise goods without the requisite licence, contrary to section 17a(2) of the Excise Act 1994 (see paragraph 23 below), and impounded the alcohol (eighteen bottles) that they had found in the club. The applicant company was not notified of those events.
11. On 8 July 2002 Ms T.Z. objected to the report, saying she had been selling the alcohol on behalf of the applicant company, which had a licence to do so. She further claimed that the impounding had been unlawful.
12. On 16 July 2002 the regional tax director dismissed the objection, observing that the impounding could not be challenged separately as it had been ancillary to the opening of administrative-penal proceedings and had amounted to a measure intended to prevent tampering with evidence. On an appeal by Ms T.Z., on 25 October 2002 the Dobrich District Court upheld that decision, finding that the impounding could not be challenged in separate judicial review proceedings; only the penal order which would conclude the administrative penal proceedings was capable of being challenged by way of judicial review.
13. In the meantime, on 17 July 2002 the regional tax director issued a penal order against Ms T.Z. The penalties imposed thereby were a fine and forfeiture of the impounded alcohol. The applicant company was not served with a copy of the order.
14. Ms T.Z. sought judicial review of the order. On 29 January 2003 the applicant company applied to intervene in the proceedings as a third party, arguing that it was the owner of the forfeited alcohol. The next day, 30 January 2003, the Dobrich District Court discontinued the judicial review proceedings, finding that Ms T.Z.’s application was out of time.
15. A subsequent appeal by the applicant company against the discontinuance was rejected by the Dobrich District Court on 17 February 2003 on the grounds that, not being a party to the proceedings, the company did not have standing to appeal against their discontinuance. On an appeal by the applicant company, in a final decision of 22 April 2003 the Dobrich Regional Court upheld that decision, holding that the company did not have standing to intervene in the proceedings. The court found it irrelevant to now discuss whether or not the company could have claimed to be a victim of the administrative offence. Ensuing attempts by the company to obtain re opening of the proceedings were unsuccessful.
C. The proceedings relating to the electronic games club
16. On 3 July 2002 the tax authorities carried out an inspection at the electronic games club jointly operated by the applicant company and Ms V.G. They found that Ms V.G. was selling alcohol without the requisite licence. The next day, 4 July 2002, they drew up a report accusing her of trading in excise goods without the requisite licence, contrary to section 17a(2) of the Excise Act 1994 (see paragraph 23 below). They impounded the alcohol (forty six bottles) that they had found in the club. The applicant company was not notified of those events.
17. Ms V.G. sought judicial review of the impounding, arguing that she had been selling the alcohol on behalf of the applicant company, which had a licence to do so. On 23 October 2002 the Dobrich District Court rejected her application as inadmissible, holding that the impounding could not be challenged in separate judicial review proceedings; only the penal order which would conclude the administrative penal proceedings was capable of being challenged by way of judicial review.
18. In the meantime, on 19 August 2002 the regional tax director issued a penal order against Ms V.G. The penalties imposed thereby were a fine and forfeiture of the impounded alcohol. The applicant company was not served with a copy of the order.
19. The sole trader sought judicial review of the order.
20. At a hearing held on 4 November 2003 the applicant company applied to intervene in the proceedings as a third party, arguing that it was the owner of the forfeited alcohol. However, the Dobrich District Court turned its application down, finding that it had not been party to the administrative-penal proceedings. It held that the business relations between the applicant company and Ms V.G. were irrelevant for the proceedings. It also instructed the applicant company to bring separate proceedings in the civil courts.
21. On 10 February 2004 the Dobrich District Court upheld the penal order. It found that the alcohol had been properly forfeited. It reiterated that considerations concerning the business relations between Ms V.G. and the applicant company were irrelevant for the administrative penal proceedings. The Dobrich Regional Court upheld that judgment in a final judgment of 7 June 2004.
II. RELEVANT DOMESTIC LAW
A. Selling alcohol without a licence
22. At the relevant time, a mayor of a municipality, acting at the request of a sole trader or a company, was empowered to issue a licence for selling alcohol (section 40 of the Wine and Spirits Act 1999 and sections 27-28 of the regulations issued in 2000 under section 40(6) of that Act). The licensing regime for the sale of alcohol was later lifted.
23. Section 17a(2) of the Excise Act 1994, as in force at the relevant time, made it an administrative offence punishable with a fine for a company or a sole trader to, inter alia, sell excise goods without licence. For the procedure to be followed with a view to punishing an administrative offence, the Excise Act 1994 referred to the Administrative Offences and Punishments Act 1969 (“the 1969 Act”).
B. Forfeiture of goods in administrative penal proceedings
24. When punishing an administrative offence, the authorities must, if the relevant statute so provides, also seek to have forfeited, inter alia, the goods which are the subject of the offence and which belong to the offender or which have been used to commit the offence (section 20(1) and (3) of the 1969 Act). At the relevant time section 17a(11) of the Excise Act 1994 (superseded by section 124(1) of the Excise and Tax Warehouses Act 2005), read in conjunction with section 17a(2) of the same Act, provided that excise goods sold by a company or a sole trader without a licence were subject to forfeiture. It did not specify whether that was the case if the goods belonged to the offender alone.
25. The 1969 Act does not make provision for third parties who claim to be the owners of forfeited goods to take part in the proceedings against an offender, and the courts have turned down requests for intervention on that basis (опр. № 338 от 10 август 2004 г. по н. а. х. д. № 222/2004 г., РС – Петрич, потв. с опр. № 8 от 25 май 2005 г. по д. № 1247/2004 г., ОС – Благоевград).
C. Persons who have suffered damage as a result of an administrative offence
26. When drawing up a report accusing an individual or a legal person of an administrative offence, the relevant authority must indicate the names and the addresses of the persons, if any, who have suffered damage as a result of the offence (section 42(9) of the 1969 Act). Before issuing a penal order in respect of the offence, the relevant authority must give notice of the proceedings to the persons, if any, who have suffered damage as a result of the offence (section 52(3)). Those persons can then ask the authority to award them compensation, provided the claim does not exceed two Bulgarian levs, unless another statute makes provision for a higher amount (section 45(1)). As a rule, compensation must be awarded simultaneously with the issuing of the penal order (section 55(1)). However, if the authority encounters difficulties in resolving the issue of compensation, it can discontinue that part of the proceedings and direct those concerned to bring their claims by way of civil actions (section 56).
D. State liability for damages
27. Section 1 of the State Responsibility for Damage Caused to Citizens Act 1988 (renamed in July 2006 the State and Municipalities Responsibility for Damage Act – “the 1988 Act”), as originally enacted and in force until the end of 2005, provided that the State was liable for damage suffered by individuals (граждани) as a result of unlawful decisions, actions or omissions by civil servants, committed in the course of or in connection with the performance of their duties. The Supreme Court of Cassation’s case law (реш. № 2139 от 12 декември 1997 г. по гр. д. № 1649/1996 г., ВКС; реш. № 1807 от 14 януари 2002 г. по гр. д. № 97/2001 г., ВКС; реш. № 1307 от 21 октомври 2003 г. по гр. д. № 2136/2002 г., ВКС, V г. о.), fully confirmed in a binding interpretative decision of that court of 22 April 2005 (тълк. реш. № 3 от 22 април 2005 г. по т. гр. д. № 3/ 2004 г., ОСГК на ВКС), was that solely individuals, not legal persons, could claim compensation under that provision. On 21 December 2005 Parliament decided to amend section 1(1) by adding “legal persons” to the category of those entitled to bring a claim. The amendment came into force on 1 January 2006. In their ensuing case-law the Supreme Court of Cassation and the Supreme Administrative Court have held that it conferred on legal persons a substantive right to claim damages, and has no retroactive effect (опр. № 9134 от 3 октомври 2007 г. по адм. д. № 8175/2007 г., ВАС, ІІІ о.; опр. № 1046 от 6 август 2009 г. по гр. д. № 635/2009 г., ВКС, ІІІ г. о.; опр. № 1047 от 7 август 2009 г. по гр. д. № 738/2009 г., ВКС, III г. о.; реш. № 335 от 31 май 2010 г. по гр. д. № 840/2009 г., ВКС, III г. о.; реш. № 329 от 4 юни 2010 г. по гр. д. № 883/2009 г., ВКС, IV г. о.).
THE LAW
I. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 1 OF PROTOCOL No. 1
28. The applicant company complained that the tax authorities had unjustifiably deprived it of its property. It relied on Article 1 of Protocol No. 1, which provides as follows:
“Every natural or legal person is entitled to the peaceful enjoyment of his possessions. No one shall be deprived of his possessions except in the public interest and subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law.
The preceding provisions shall not, however, in any way impair the right of a State to enforce such laws as it deems necessary to control the use of property in accordance with the general interest or to secure the payment of taxes or other contributions or penalties.”
A. Admissibility
29. The Government submitted that the applicant company had failed to exhaust domestic remedies for the following reasons:
(a) it had not sought to take part in the administrative penal proceedings relating to the billiards club in good time;
(b) it had not brought a claim against the tax authorities under section 1 of the 1988 Act (see paragraph 27 above); and
(c) it had not requested the return of the goods from the authorities.
30. The applicant company contested those arguments. It submitted that it had missed the time limit for intervening in the proceedings concerning the billiards club because the authorities had not notified it of those proceedings. It further submitted that the 1988 Act was not applicable to its case because until 1 January 2006 legal persons could not bring claims under it and because it presupposed the unlawfulness of the authorities’ actions, whereas no such unlawfulness had been established in the case at hand.
31. The Court considers that the question of exhaustion of domestic remedies is closely related to the merits of the complaint, and therefore joins the Government’s objection to the merits.
32. The Court further considers that the complaint is not manifestly ill founded within the meaning of Article 35 § 3 (a) of the Convention or inadmissible on any other grounds. It must therefore be declared admissible.
B. Merits
1. The parties’ submissions
33. The Government did not dispute that the applicant company was the owner of the forfeited alcohol. They accepted that there had been an interference with the company’s possessions, but argued that that interference had amounted to control of the use of property. Relying on the Court’s judgment in Gasus Dosier- und Fördertechnik GmbH v. the Netherlands (23 February 1995, Series A no. 306-B), the Government went on to argue that the interference had been lawful, as the authorities had strictly followed the relevant procedural rules, and had been in the public interest. It had also been proportionate because the company had not acted diligently, failing to check whether its business partner had been granted a licence to sell alcohol. Moreover, the number of bottles forfeited had not been significant, which meant that the company had not had to bear an excessive burden.
34. The applicant company argued that the interference had not amounted to control of the use of property, because it had not been intended to prevent tax evasion, but rather had been a deprivation of property. It also submitted that the interference had not been lawful and that the Excise Act 1994 had been wrongly applied. The company went on to argue that during the inspections in the clubs the authorities had failed to establish the owner of the alcohol. Lastly, the company submitted that the impounding and forfeiture of the alcohol had been disproportionate because it had not been allowed to take part in the administrative penal proceedings.
2. The Court’s assessment
a) Interference with possessions
35. It is not in dispute between the parties that the matters complained of constituted an interference with the peaceful enjoyment of the applicant company’s possessions. However, there was disagreement as to whether there had been deprivation of property under the first paragraph of Article 1 of Protocol No. 1 or control of use under the second paragraph.
36. The interference was the result of the tax authorities’ exercise of their powers under section 17a(11) read in conjunction with section 17a(2) of the Excise Act 1994 (see paragraphs 23 and 24 above). The purpose of that Act was to regulate the collection of excise tax in Bulgaria. It also governed the unauthorised sale of excise goods and the punishments for doing so. The impounding and forfeiture of the alcohol in issue were clearly measures for the enforcement of those provisions. Thus, in the Court’s view, the forfeiture can be examined as both a constituent element of the procedure for the control of the use of excise goods (see, mutatis mutandis, AGOSI v. the United Kingdom, 24 October 1986, § 51, Series A no. 108, and Bowler International Unit v. France, no. 1946/06, § 41, 23 July 2009) and as a measure securing the payment of taxes or penalties (see, mutatis mutandis, Gasus Dosier- und Fördertechnik GmbH, cited above, § 59). It follows that it is the second paragraph of Article 1 of Protocol No. 1 which is applicable in the present case.
37. However, that provision must be construed in the light of the general principle enunciated in the opening sentence of the first paragraph of Article 1 of Protocol No. 1. The Court must therefore determine whether the interference with the applicant company’s possessions was lawful and in the public interest, and whether it struck a fair balance between the demands of the general interest and the company’s rights.
b) Justification for the interference
38. The first and most important requirement of Article 1 of Protocol No. 1 is that any interference by a public authority with the peaceful enjoyment of possessions should be lawful. The Court has consistently held that the terms “law” or “lawful” in the Convention do not merely refer back to domestic law but also relate to the quality of the law, requiring it to be compatible with the rule of law (see, among many other authorities, James and Others v. the United Kingdom, 21 February 1986, § 67, Series A no. 98).
39. Concerning the applicant company’s assertion that the manner in which the authorities applied domestic law was erroneous, the Court observes that it has only a limited power to deal with alleged errors of law made by the national authorities. Although the Court can and should exercise a certain power of review in this matter, since failure to comply with domestic law entails a breach of Article 1 of Protocol No. 1, the scope of its task is subject to limits inherent in the subsidiary nature of the Convention, and it cannot question the way in which the domestic courts have interpreted and applied national law except in cases of flagrant non observance or arbitrariness (see, mutatis mutandis, Weber and Saravia v. Germany (dec.), no. 54934/00, § 90, ECHR 2006-XI, and Goranova-Karaeneva v. Bulgaria, no. 12739/05, § 46, 8 March 2011). The legislation in issue in the instant case clearly provided that excise goods sold by a sole trader without a licence were subject to forfeiture, and made no provision for third parties asserting rights to such goods to take part in administrative penal proceedings against the offender (see paragraphs 23 25 above). The domestic courts’ rulings appear in accordance with that legislation, and there is nothing to indicate that they went beyond the reasonable limits of interpretation. Nor can it be said that their rulings came as a surprise to the applicant company (see Saccoccia v. Austria, no. 69917/01, § 87, 18 December 2008, and, mutatis mutandis, J.A. Pye (Oxford) Ltd and J.A. Pye (Oxford) Land Ltd v. the United Kingdom [GC], no. 44302/02, § 77, ECHR 2007-III). As for the question whether the applicable domestic legislation meets the relevant Convention requirements, the Court will examine it below in the context of the question whether the interference was necessary for the achievement of the legitimate aim pursued (see, for a similar approach and mutatis mutandis, Yordanova and Others v. Bulgaria, no. 25446/06, § 108, 24 April 2012).
40. The Court further considers that the impugned interference pursued a legitimate aim in the public interest – to prevent the unauthorised sale of excise goods.
41. However, that does not settle the matter. Even if it is lawful and in the public interest, an interference with the right to the peaceful enjoyment of possessions must strike a fair balance between the demands of the general interest and the applicant’s rights. In particular, there must be a reasonable relationship of proportionality between the means employed and the aim sought to be realised (see, among many other authorities, Sporrong and Lönnroth v. Sweden, 23 September 1982, § 69, Series A no. 52).
42. In this connection, the Court notes that it has recognised that the Contracting States have a wide margin of appreciation when passing laws for the purpose of securing the payment of taxes (see Gasus Dosier- und Fördertechnik GmbH, cited above, § 60; AGOSI, cited above, § 52; and Bulves AD v. Bulgaria, no. 3991/03, § 63, 22 January 2009). Decisions in this area commonly involve the consideration of political, economic and social questions which the Convention leaves within the competence of the Contracting States. The Court would therefore respect the legislature’s assessment unless it is devoid of reasonable foundation.
43. The Court is also conscious of the fact that the applicant company was engaged in a commercial venture which, by its very nature, involved an element of risk (see Gasus Dosier- und Fördertechnik GmbH, cited above, § 70). In addition, the Court is not fully convinced that the applicant company was diligent in conducting its business matters, seeing that it must have been aware that at the material time the sale of alcohol required a licence, but nevertheless negotiated a venture with the sole traders without checking whether they had obtained such licences. Lastly, the Court cannot overlook the fact that the applicant company could have sought compensation from the sole traders for any alleged damage before the civil courts.
44. The Court reiterates, however, that, although the second paragraph of Article 1 of Protocol No. 1 contains no explicit procedural requirements, it has been construed to require that persons affected by a measure interfering with their possessions be afforded a reasonable opportunity of putting their case to the responsible authorities for the purpose of effectively challenging those measures. In ascertaining whether this condition has been satisfied, the Court must take a comprehensive view of the applicable procedures (see AGOSI, cited above, § 55; Bowler International Unit, cited above, §§ 44-45; Jokela v. Finland, no. 28856/95, § 45, ECHR 2002-IV; and Denisova and Moiseyeva v. Russia, no. 16903/03, § 59, 1 April 2010).
45. In the instant case, the impounding and forfeiture of the alcohol were ordered and carried out in the course of administrative penal proceedings against the sole traders, Ms T.Z. and Ms V.G. It appears that under Bulgarian law the applicant company did not have the opportunity to take part in those proceedings (contrast AGOSI, cited above, §§ 60 and 62). The law makes no provision for third parties who claim to be the owners of forfeited goods to intervene in proceedings against an alleged offender (see paragraph 25 above). Since the applicant company was not a victim of the administrative offence, but a third party affected by the proceedings, there was no basis for it to intervene in the proceedings.
46. The company nonetheless tried to take part in the judicial proceedings. However, its request was turned down because it had not been party to the administrative-penal proceedings (see paragraphs 15 and 20 above). In this connection, the Court takes note of the first limb of the Government’s objection of non exhaustion of domestic remedies: that in relation to the billiards club the applicant company had partly put itself in the position of being unable to challenge the penal order because it had missed the relevant time-limit (see paragraph 29 above). The Court observes, however, that the authorities did not notify the company of the impounding of its goods or of the ensuing penal order (see paragraphs 13 and 18 above). The failure to comply with the time limit cannot therefore be imputed to the company (see, mutatis mutandis, Platakou v. Greece, no. 38460/97, § 39, ECHR 2001-I, and Neshev v. Bulgaria (dec.), no. 40897/98, 13 March 2003). It follows that the first limb of the Government’s objection must be rejected.
47. Moreover, neither the tax authorities nor the domestic courts were competent to determine who the owner of the alcohol in issue was. On the contrary, the domestic courts found the applicant company’s submissions on that point irrelevant (see paragraphs 15 and 21 above). In the Court’s view, the lack of any judicial review of the contested measure was undoubtedly a result of deficient domestic legislation, because the relevant law did not provide for such a review, which put the applicant company in a situation of having no safeguards capable to protect it against unjustified interference (contrast Air Canada v. the United Kingdom, 5 May 1995, § 46, Series A no. 316 A).
48. Lastly, as regards the second and third limbs of the Government’s objection of non exhaustion of domestic remedies (see paragraph 29 above), it does not appear that the applicant company had any other means of challenging the authorities’ actions and obtaining either the return of the goods or compensation. In particular, domestic law does not provide for a procedure for the return of goods confiscated in a situation such as that of the present case. As for the Government’s assertion that the applicants could have brought a claim for damages under section 1 of the 1988 Act, that argument appears to be baseless, as until 2006 legal persons could not bring claims under that Act (see paragraph 27 above, Zlínsat, spol. s r.o. v. Bulgaria, no. 57785/00, § 54, 15 June 2006, and First Sofia Commodities EOOD and Paragh v. Bulgaria (dec.), no. 14397/04, § 32, 25 January 2011). Even assuming that the applicant company could have brought a claim after 1 January 2006, it does not appear that such a claim would have had any prospects of success, because the actions of the tax authorities were fully in line with domestic law (see, mutatis mutandis, Zlínsat, spol. s r.o., cited above § 56). Moreover, those limbs of the Government’s objection are not substantiated by reference to any relevant case-law.
49. Having regard to the above considerations, and in spite of the wide margin of appreciation afforded to the State in this domain, the Court finds that the Government failed to establish that the applicant company’s inability to challenge the measures interfering with its rights under Article 1 of Protocol No. 1, and the lack of any safeguards against arbitrariness, was necessary in a democratic society for the achievement of the legitimate aim pursued.
50. In conclusion, the Court dismisses the Government’s objection of non exhaustion of domestic remedies and finds that there has been a breach of Article 1 of Protocol No. 1.
II. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 6 § 1 OF THE CONVENTION
51. The applicant company complained under Article 6 § 1 of the Convention that it had not been allowed to take part in the proceedings for judicial review of the penal orders issued against the sole traders. Article 6 § 1 provides, in so far as relevant:
“In the determination of his civil rights and obligations …, everyone is entitled to a fair … hearing … by a … tribunal …”
52. The Government contested that argument.
53. The Court notes that this complaint is linked to the one examined above and must therefore likewise be declared admissible.
54. However, having regard to its conclusions under Article 1 of Protocol No. 1, the Court considers that it is not necessary to examine whether there has been a breach of Article 6 § 1 of the Convention (see, for a similar approach, Bowler International Unit, cited above, § 62).
III. APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
55. Article 41 of the Convention provides:
“If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.”
A. Damage
56. In respect of pecuniary damage, the applicant company claimed 34,000 Bulgarian levs (BGN) (17,383.08 euros (EUR)): BGN 4,000 (EUR 2,045.05) that it had paid for the licence to sell alcohol in the electronic games club, and BGN 30,000 (EUR 15,338.03) for non fulfilment of lease agreements for the use of the electronic games club due to the allegedly protracted administrative-penal proceedings.
57. The applicant company further claimed EUR 15,338.76 in respect of non-pecuniary damage which it claimed had arisen from detriment to its relations with other business partners caused by the alleged deprivation of property and from its inability to participate in the judicial proceedings.
58. The Government contested the claims as exorbitant.
59. Concerning the claim for pecuniary damage, the Court does not discern a sufficient causal link between the violation found and the pecuniary damage alleged. It therefore rejects this claim. Concerning the claim for non-pecuniary damage, the Court notes that it has indeed not ruled out that a commercial company could be awarded compensation in respect of non pecuniary damage, which may include heads of claim that are to a greater or lesser extent “objective” or “subjective”. Among these, account should be taken of the company’s reputation, uncertainty in planning and decision making, disruption in the management of the company and lastly, albeit to a lesser degree, anxiety and inconvenience caused to the members of the management team (see, among other authorities, Comingersoll S.A. v. Portugal [GC], no. 35382/97, §§ 32-36, ECHR 2000-IV, and Shesti Mai Engineering OOD and Others v. Bulgaria, no. 17854/04, § 115, 20 September 2011). However, in the present case there is no indication that the events in issue negatively affected in any significant way the reputation, the planning, the decision making or the management of the applicant company, or caused significant anxiety and inconvenience to members of its management team. The Court therefore rejects this claim.
B. Costs and expenses
60. The applicant company claimed EUR 2,846.92 for costs and expenses incurred before the Court, comprising EUR 204.53 in translation costs, EUR 34.80 for postage and EUR 2,607.59 for work on the case by its lawyer. In support of its claim the company presented invoices for the translation of documents, postal receipts and a contract for legal representation.
61. The Government contested the claim as excessive.
62. According to the Court’s case-law, an applicant is entitled to the reimbursement of costs and expenses only in so far as it has been shown that these have been actually and necessarily incurred and are reasonable as to quantum. In the present case, regard being had to the documents in its possession and the above criteria, the Court considers it reasonable to award the sum of EUR 2,000 covering costs under all heads.
C. Default interest
63. The Court considers it appropriate that the default interest rate should be based on the marginal lending rate of the European Central Bank, to which should be added three percentage points.
FOR THESE REASONS, THE COURT UNANIMOUSLY
1. Joins to the merits the Government’s objection of non-exhaustion of domestic remedies and declares the remainder of the application admissible;

2. Holds that there has been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 and dismisses in consequence the Government’s objection of non-exhaustion of domestic remedies;

3. Holds that there is no need to examine the complaint under Article 6 § 1 of the Convention;

4. Holds
(a) that the respondent State is to pay to the applicant company, within three months from the date on which the judgment becomes final in accordance with Article 44 § 2 of the Convention, EUR 2,000 (two thousand euros), plus any tax that may be chargeable to the applicant company, in respect of costs and expenses, to be converted into Bulgarian levs at the rate applicable at the date of settlement;
(b) that from the expiry of the above-mentioned three months until settlement simple interest shall be payable on the above amount at a rate equal to the marginal lending rate of the European Central Bank during the default period plus three percentage points;

5. Dismisses the remainder of the applicant company’s claim for just satisfaction.
Done in English, and notified in writing on 4 March 2014, pursuant to Rule 77 §§ 2 and 3 of the Rules of Court.
Françoise Elens-Passos Ineta Ziemele
Registrar President

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