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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF MENSHAKOVA v. UKRAINE

Tipologia: Sentenza
Importanza: 2
Articoli: 41, 13, 06, P1-1
Numero: 377/02/2010
Stato: Ucraina
Data: 2010-04-08 00:00:00
Organo: Sezione Quinta
Testo Originale

Conclusione Violazione dell’ Art. 6-1; nessuna violazione dell’ Art. 6-1; restante inammissibile; danno Non – patrimoniale – assegnazione; danno Patrimoniale – rivendicazione respinta
QUINTA SEZIONE
CAUSA MENSHAKOVA C. UCRAINA
(Richiesta n. 377/02)
SENTENZA
STRASBOURG
8 aprile 2010
Questa sentenza diverrà definitiva nelle circostanze esposte nell’ Articolo 44 § 2 della
Convenzione. Può essere soggetta a revisione editoriale.

Nella causa Menshakova c. Ucraina,
La Corte europea di Diritti umani (quinta Sezione), riunendosi che come una Camera, composta da:
Pari Lorenzen, Presidente Renate Jaeger, Karel Jungwiert il Mark Villiger, Mirjana Lazarova Trajkovska, Zdravka Kalaydjieva giudici, Mykhaylo Buromenskiy giudice ad hoc,
e Claudia Westerdiek, Cancelliere di Sezione
Avendo deliberato in privato il 16 marzo 2010,
Consegna la seguente sentenza che fu adottata in quella data:
PROCEDURA
1. La causa nacque da una richiesta (n. 377/02) contro l’Ucraina depositata presso la Corte sotto l’Articolo 34 della Convenzione per la Protezione dei Diritti umani e delle Libertà Fondamentali (“la Convenzione”) da un cittadino ucraino, la Sig.ra A. Y. M. (“la richiedente”), il 4 dicembre 1999.
2. La richiedente fu rappresentata dal Sig. S. K., un avvocato che pratica a Sevastopol. Il Governo ucraino (“il Governo”) fu rappresentato dal suo Agente, il Sig. Y. Zaytsev, del Ministero della Giustizia.
3. Il 7 maggio 2007 la Corte decise di dare avviso della richiesta al Governo. Sotto le disposizioni dell’ Articolo 29 § 3 della Convenzione, decise di esaminare i meriti della richiesta allo stesso tempo della sua ammissibilità.
I FATTI
I. LE CIRCOSTANZE DELLA CAUSA
4. La richiedente nacque nel 1941 e vive a Sevastopol.
5. Lei lavorò presso la società Statale “Sevastopolskyy Morskyy Zavod” (“la SMZ”). In seguito al suo pensionamento dalla SMZ il 30 settembre 1996 la richiedente lavorò per la società consociata della SMZ “Sovmorsudokorpus” (“la SMSK”) sino al luglio 1997.
6. Lei avviò molti set di procedimenti contro i suoi precedenti datori di lavoro, chiedendo inizialmente il recupero degli arretrati di salario e successivamente il risarcimento per il tardo pagamento del salario facendo seguito all’ Articolo 117 del Codice del Lavoro. Sotto questa disposizione, gli impiegati pensionati avevano diritto di chiedere il risarcimento se il loro salario o i pagamenti relativi dovuti loro non fossero stati pagati nel giorno della conclusione del lavoro, cioè. Risarcimenti come quelli riguardanti i ritardi nel pagamento dopo conclusione del lavoro.
A. Procedimenti contro la SMZ
1. Primo set di procedimenti
7. Nel luglio 1997 la richiedente depositò una rivendicazione presso la Corte distrettuale di Nakhimovskyy di Sevastopol (“la Corte di Nakhimovskyy”) contro la SMZ. Lei chiese il recupero degli arretrati di salario.
8. L’ 8 luglio 1997 la corte le assegnò 492.171 hryvnya ucraini (UAH) per arretrati di salario. Il periodo del lavoro della richiedente riguardando per cui le fu assegnata la somma sopra per arretrati di salario non fu specificato.
2. Secondo set di procedimenti
9. Il 26 novembre 1997 la richiedente avviò uno nuovo set di procedimenti presso la stessa corte contro la SMZ, chiedendo il risarcimento per l’insuccesso di quest’ultima nel pagare i suoi arretrati di salario in tempo dovuto.
10. Il 5 agosto 1998 la corte, facendo riferimento al paragrafo 1 dell’ Articolo 117 del Codice del Lavoro, le assegnò UAH 1,574.402 come risarcimento per non-pagamento degli arretrati di salario per il periodo 1 ottobre 1996-5 agosto 1998 durante il quale i suoi arretrati di salario erano rimasti non retribuiti. La corte notò che la società rispondente andò a vuoto nel comparire di fronte a sé senza informare le ragioni per la sua assenza. Osservò inoltre che nella sua dichiarazione scritta presentata alla corte il 13 marzo 1998 il rappresentante della società accettò la rivendicazione della richiedente riguardo all’importo del risarcimento per il periodo 1 ottobre 1996-13 marzo 1998.
11. Non fu fatto ricorso contro le sentenze dell’ 8 luglio 1997 (arretrati di salario) e del 5 agosto 1998 (il risarcimento per tardo pagamento) e divennero definitive. I procedimenti di esecuzione a riguardo di queste sentenze furono avviati rispettivamente il 15 ottobre 1997 e il 5 ottobre 1998. Il 18 marzo 1999 la richiedente ricevette i pieni importi delle assegnazioni.
12. Il 1 ottobre 2001 la SMZ depositò una richiesta presso la Corte Suprema per richiedere il permesso fare appello contro la sentenza del 5 agosto 1998 sotto la nuova procedura di cassazione. Nel suo ricorso la SMZ addusse che non era stata responsabile per il ritardo nel pagamento degli arretrati di salario alla richiedente, che al suo rappresentante di fronte al tribunale di prima istanza non era stato dato il diritto di accettare la rivendicazione della richiedente , che la SMZ non era stata informata debitamente della data e del luogo dell’udienza di fronte a quella corte, e che la seconda sentenza non conteneva calcoli dell’importo assegnato. Il 23 aprile 2003 la Corte Suprema accolse simile permesso ed invitò la richiedente a partecipare all’udienza sul ricorso della SMZ programmata per il 29 maggio 2003. In quest’ultima data la Camera Civile della Corte Suprema annullò la sentenza del 5 agosto 1998 sulla base che la Corte di Nakhimovskyy aveva esaminato la causa in assenza della SMZ e l’aveva rinviata per nuova considerazione.
3. Terzo set di procedimenti
13. Il 15 marzo 1999 la richiedente depositò nel frattempo, una nuova rivendicazione presso la Corte di Nakhimovskyy, chiedendo il risarcimento per il periodo 6 agosto 1998-15 marzo 1999 durante il quale la SMZ era andata a vuoto nel pagare i suoi arretrati di salario assegnati dalla sentenza dell’ 8 luglio 1997.
4. Procedimenti congiunti
14. Il 31 luglio 2003 la richiedente richiese alla Corte di Nakhimovskyy di esaminare congiuntamente le sue rivendicazioni del 26 novembre 1997 e del 15 marzo 1999. Nel corso di un’udienza del 18 settembre 2003 la corte accolse la richiesta delal richiedente.
15.Il 26 novembre 2003 la corte adottò una sentenza che respingvae le rivendicazioni della richiedente. Le sue disposizioni attinenti recitano come segue:
“… La corte, avendo ascoltato la querelante [e] avendo esaminato i materiali del giudizio civile, considera che le rivendicazioni non sono comprovate e non potevano essere accolte per le seguenti .
In particolare, la corte stabilì che il 30 settembre 1996 la querelante era andata in pensione [dalla SMZ]… Con la sentenza della Corte di Nakhimovskyy… dell’ 8 luglio 1997, le furono assegnati 492.17 [hryvnya ucraini] come arretrati di salario… Perciò, la controversia riguardo al recupero di somme in caso di conclusione di lavoro fu determinata e [la questione] si rivolse allo stadio dell’ esecuzione. La detta sentenza fu eseguita il 18 marzo 1999…
In conformità con l’Articolo 117 del Codice del Lavoro dell’Ucraina, se [il datore di lavoro] non riesce a pagare l’impiegato [il cui contratto di lavoro fu terminato] le somme dovute a lui all’interno dei tempo-limiti stabiliti dalla legge, [il primo] pagherà all’impiegato i suoi salari medi per l’intero periodo di ritardo sino al giorno del pagamento che riguarda i fatti.
Come appare dai materiali della causa, la querelante andò in pensione il 30 settembre 1996, la somma dei suoi arretrati di salario nel giorno del pensionamento era 492.17 [hryvnya ucraino] che furono recuperato con la sentenza del 8 luglio 1997.
Perciò, la controversia riguardo al recupero delle somme in caso di conclusione del lavoro fu determinata l’8 luglio 1997 e [la questione] si rivolse allo stadio dell’ esecuzione. La querelante depositò presso la corte la rivendicazione per il risarcimento sotto l’Articolo 117 prima del Codice del Lavoro dell’Ucraina il 26 novembre 1997… non rispettando il termine dei tre – mesi previsto dal’ Articolo 233 del Codice del Lavoro dell’Ucraina. La querelante ed il suo rappresentante non fornirono prove sufficienti ed obiettive per dimostrare che c’era stata una scusa ragionevole per non rispettare il termine procedurale, e lei non richiese una proroga di [questo] termine; così, la corte [non vede] nessun motivo per rinnovarlo in conformità coi requisiti dell’ Articolo 234 del Codice del Lavoro dell’Ucraina.
Alla luce di ciò che precede… [la corte]
Decide:
Di respingere la rivendicazione della M….”
16. La richiedente fece appello, contendendo che il tempo-limite in questione era incominciato a decorrere il 18 marzo 1999, il giorno in cui lei aveva ricevuto il suo pagamento ritardato del salario.
17. Il 18 marzo 2004 la Corte d’appello della Città di Sevastopol (la precedente Corte di Sevastopol) sostenne la sentenza del 26 novembre 2003. Respinse la pretesa della richiedente per cui il termine di prescrizione sotto l’ Articolo 233 del Codice di Lavoro era incominciato a decorrere il 18 marzo 1999, quando lei davvero aveva ottenuto l’importo assegnato dalla sentenza del 8 luglio 1997. Sostenne che il “pagamento che riguardava i fatti” era stato fatto in quest’ultima data e che il termine di prescrizione aveva incominciato a decorrere da quel giorno in avanti.
18. Il 28 luglio 2006 un pannello di tre giudici della Corte Suprema respinse la richiesta della richiedente per il permesso per fare appello in cassazione come non comprovata.
B. Procedimenti contro la SMSK
1. Primo set di procedimenti
19. Nel maggio 1998 la richiedente avviò procedimenti presso la Corte di Nakhimovskyy contro la SMSK, chiedendo il recupero degli arretrati di salario ed il risarcimento per il loro prolungato non-pagamento.
20. Il 25 maggio 1998 la corte assegnò UAH 1,767.383 come arretrati del suo salario ed il risarcimento per il tardo pagamento di questi arretrati per il periodo 7 luglio 1997-25 maggio 1998. Non fu fatto ricorso contro questa sentenza e divenne definitiva. In una data non specificata il Servizio degli Ufficiali giudiziari del Distretto di Nakhimovskyy avviò procedimenti di esecuzione a riguardo della sentenza. Il 15 giugno 1999 i procedimenti di esecuzione furono cessati su richiesta della richiedente. Il 12 luglio 1999 la richiedente ricevette il pieno importo dell’assegnazione del 25 maggio 1998.
2. Secondo set dei procedimenti
21. Nell’ aprile 1999 la richiedente avviò di nuovo procedimenti presso la Corte di Nakhimovskyy contro la SMSK, chiedendo il risarcimento per l’insuccesso di quest’ultima nel pagare i suoi arretrati di salario dal 26 maggio 1998 in avanti.
22. Il 19 aprile 1999 la corte respinse le rivendicazioni della richiedente come non comprovate. La richiedente fece appello in cassazione, sostenendo che i procedimenti avviati da lei nel maggio 1998 concernenti gli arretrati di salario ed il risarcimento per il loro non-pagamento durante il periodo 7 luglio 1997-25 maggio 1998, mentre nella sua nuova rivendicazione depositata presso le corti nell’aprile 1999 lei richiese il risarcimento per il periodo dopo il 25 maggio 1998.
23. Il 15 giugno 1999 la Corte di Sevastopol annullò la decisione della corte di prima – istanza ed adottò una nuova decisione con la quale cessò i procedimenti nella causa della richiedente. Sostenne che la questione era già stata determinata presso la Corte di Nakhimovskyy nel 25 maggio 1998. Le parti attinenti della decisione del15 giugno 1999 si leggono come segue:
“… In conformità con l’Articolo 227 § 3 del Codice di Procedura Civile dell’Ucraina, la corte cesserà i procedimenti, se c’è un giudizio che è entrato in vigore per legge riguardo ad una controversia fra le stesse parti, sulla stessa materia-questione e gli stessi motivi.
Sembra dai materiali della causa che il 25 maggio 1998 la Corte distrettuale di Nakhimovskyy adottò una sentenza con la quale alla querelante furono assegnati 1,767.38 [hryvnya ucraini] a riguardo degli arretrati di salario e i salari medi per il ritardo del pagamento in caso di conclusione del lavoro durante il periodo dall’8 luglio 1997 al 25 maggio 1998…
Perciò, [la corte costata che] la controversia riguardo al ricupero di salari per il periodo del ritardo nel pagamento è stata determinata il 25 maggio 1998 e che l’ammissione di una nuova rivendicazione a riguardo della stessa materia-questione e basata sugli stessi motivi sarebbe contraria agli Articoli 136 § 3 e 227 § 3 del Codice di Procedura Civile…
Facendo seguito agli Articoli 310 e 315 del Codice di Procedura Civile dell’Ucraina, [la corte]
Deciso:
Annulla la sentenza… del 19 aprile 1999 e cessa i procedimenti a riguardo della rivendicazione di M…. contro [la SMSK]…”
C. Altri procedimenti ai quali la richiedente era una parte
24. Il 4 dicembre 1995 il Tribunale arbitrale di Sevastopol (corte Statale che tratta le controversie fra le società e altre entità economiche prima del giugno 2001) iniziò procedimenti fallimentari contro la SMZ. La richiedente ed il Sig. K. si unirono ai procedimenti come creditori della SMZ. Con una decisione del 24 dicembre 1998, il tribunale arbitrale ordinò l’inclusione delle assegnazioni della Corte di Nakhimovskyy dell’8 luglio 1997 e del 5 agosto 1998 a favore della richiedente nella lista delle rivendicazioni dei creditori.
25. Con una decisione del 24 marzo 1999, parzialmente corretta da una decisione del 2 aprile 1999, la stessa corte annullò la decisione del 24 dicembre 1998 e cessò i procedimenti fallimentari sulla base che la SMZ aveva pagato gli importi chiesti dalla richiedente e dal Sig. K. in pieno.
26. Rispettivamente il 6 e 24 aprile 1999 il Sig. K. ed la richiedente depositarono presso la corte delle richieste per revisione direttiva delle decisioni del 24 marzo e 2 aprile 1999.
27. Il 13 luglio 1999 l’Alta Corte arbitrale respinse la richiesta del Sig. K. come non comprovata.
28. Con una lettera dell’ 8 ottobre 1999, il Tribunale arbitrale di Sevastopol informò, la richiedente che la sua richiesta per revisione direttiva non era stata presentata all’Alta Corte arbitrale siccome era stata diretta contro le stesse decisioni come la richiesta del Sig. K.
29. Il 3 novembre 1999 la richiedente avviò procedimenti presso la Corte distrettuale di Leninskyy di Sevastopol contro il Tribunale arbitrale di Sevastopol, chiedendo il risarcimento per l’insuccesso di quest’ultimo nel considerare la sua richiesta per revisione direttiva delle sue decisioni del 24 marzo e del 2 aprile 1999.
30. Il 22 maggio 2000 la Corte distrettuale di Leninskyy cessò i procedimenti sulla base che la rivendicazione della richiedente non avrebbe dovuto essere considerata dalle le corti, siccome la Corte arbitrale della Città di Sevastopol godeva dell’immunità da procedimenti civili a riguardo delle sue attività procedurali. Il 19 settembre 2000 la Corte di Sevastopol sostenne la decisione della corte di prima – istanza.
II. DIRITTO NAZIONALE ATTINENTE E PRATICA
A. Codice di Procedura Civile del 1963 (abrogato il 1 settembre 2005)
31. Le disposizioni attinenti del Codice lessero siccome segue:
Articolo 136
L’ammissibilità di rivendicazioni in giudizi civili
“… Un giudice non [tratterà] una rivendicazione:

3) se c’è un giudizio che è entrato in vigore per legge riguardo ad una controversia fra le stesse parti, riguardo alla stessa materia e basato sugli stessi motivi, o una corte sta decidendo il ritiro della rivendicazione del querelante o un accordo amichevole fra le parti…”
Articolo 227
Motivi [per una decisione] di cessare i procedimenti
“… Una corte cesserà i procedimenti:

3) se c’è un giudizio che è entrato in vigore per legge riguardo ad una controversia fra le stesse parti, riguardo alla stessa materia e basato sugli stessi motivi, o una corte sta decidendo il ritiro della rivendicazione del querelante o un accordo amichevole fra le parti…”
Articolo 310
Compiti della [corte] di cassazione
Nel corso della considerazione di una causa in cassazione la corte verificherà se la sentenza del primo giudice di prima istanza è legale e fondata…
La corte non sarà legata dal le ragioni di un ricorso in cassazione… e deve fare una revisione dell’intera causa.
Articolo 315
[Decisione] di annullare la sentenza [del primo giudice di prima istanza] e cessare i procedimenti o lasciare la rivendicazione senza considerazione
La sentenza [primo giudice di prima istanza] sarà annullata in cassazione ed i procedimenti verranno cessati o la rivendicazione sarà lasciata senza considerazione per i motivi previsti negli Articoli 227 e 229 del Codice.
B. Codice del Lavoro del 1971
32. Le disposizioni attinenti del Codice, come messe in parole al tempo attinente, recitano come segue:
Articolo 116
Tempo limite per il pagamento in caso di conclusione del lavoro
“Un’impresa, l’entità, o l’ organizzazione pagheranno le somme dovute ad un impiegato [che ha dato le dimissioni o è andato in pensione] nel giorno della conclusione del suo lavoro. Se l’impiegato non lavorasse nel giorno del suo [licenziamento o pensionamento], le somme di sopra menzionate non gli saranno pagate più tardi del giorno seguente il giorno della presentazione della sua richiesta di pagamento.
In caso di una controversia sull’importo da pagare ad un impiegato [che ha dato le dimissioni o è andato in pensione], [il datore di lavoro]… pagherà l’importo incontrastato all’interno del tempo-limite previsto da questo [provvedimento].”
Articolo 117
La responsabilità per il ritardo nel pagamento in caso di conclusione del lavoro
“In assenza di una controversia sull’importo da pagare ad un impiegato [che ha presentato le dimissioni o è andato in pensione], [il datore di lavoro]… gli paga i suoi salari medi per l’intero periodo del ritardo del pagamento degli importi previsti dall’ Articolo 116 di questo Codice sino al giorno del loro pagamento che riguarda i fatti, se il ritardo fosse dovuto alla colpa del [datore di lavoro]…
Nel caso di una controversia sull’importo da pagare ad un impiegato [che ha dato le dimissioni o è andato in pensione], [il datore di lavoro]… gli pagherà un risarcimento previsto da questo [provvedimento], se la controversia fosse risolta a favore dell’impiegato. Se la controversia fosse risolta in parte a favore dell’impiegato, l’importo del risarcimento per il ritardo sarà determinato dall’ente che decide la controversia…”
Articolo 233
Tempo -limite per depositare le richieste presso… le corti riguardanti le controversie del lavoro
“Un impiegato può presentare una richiesta riguardo ad una controversia del lavoro direttamente ad una… corte entro i tre mesi seguenti il giorno in cui divenne o avrebbe dovuto divenire consapevole di una violazione del suo diritto…”
C. Decisione n. 13 della Corte Suprema Assoluta del 24 dicembre 1999 riguardo alla richiesta di legislazione sul pagamento di salari da parte delle corti
33. Gli estratti attinenti dalla Decisione della Corte Suprema Assoluta si legge come segue:
“20. Avendo stabilito, nel corso della considerazione di una causa riguardo al ricupero del salario [medio] in collegamento con un ritardo nel pagamento in caso di conclusione del lavoro, che ad un impiegato non erano stati pagati gli importi dovuto a lui… nel giorno [delle sue dimissioni o del suo pensionamento]… una corte assegnerà, sotto l’Articolo 117 del Codice del Lavoro, all’impiegato il salario medio per il periodo intero del ritardo nel pagamento; se nessuno simile pagamento è stato reso prima della considerazione della causa [la corte assegnerà il salario medio] sino alla data dell’adozione della sentenza, salvo in caso l’impiegato provi che non era responsabile [per il ritardo]. La mera assenza di fondi non escluderà la responsabilità del datore di lavoro.
Nel caso non si verifichi nessun pagamento [in caso di conclusione del lavoro] a causa di una controversia sull’importo da pagare, la rivendicazione riguardo alla responsabilità per il ritardo… sarà concessa in pieno, se la controversia fosse determinata a favore del querelante o se una corte che tratta la causa giunge a tale conclusione. In caso la rivendicazione venisse accolta in parte, la corte determina l’importo del risarcimento per il ritardo nel pagamento, prendendo in considerazione la somma contestata per cui [il querelante] acquisì un titolo a ricevere, la parte della rivendicazione che ha costituito il valore della parte [dell’importo chiesto] rispetto al salario medio e le altre specifiche circostanze della causa…
25. … Un insuccesso nel pagamento delle somme dovute ad un impiegato nel giorno delle sue dimissioni o, se lui fosse assente dal lavoro quel giorno, nel giorno seguente la presentazione della sua richiesta per il pagamento costituisce una base per la responsabilità sotto l’Articolo 117 del Codice del Lavoro. In questa caso, la decorrenza di un tempo-limite di tre mesi per depositare una richiesta presso una corte comincia nel giorno che segue il pagamento del sopra menzionato somme, irrispettoso del ritardo in pagamento.
Un insuccesso per soddisfare il tempo-limite dei tre – mesi per una richiesta ad una corte come tale costituisce una base per l’annullamento della rivendicazione, comunque se la corte costata che [la rivendicazione] non è comprovata, respingerà [la rivendicazione] su [quest’ultima ] la base…”
LA LEGGE
I. VIOLAZIONE ADDOTTA DEGLI ARTICOLI 6 § 1 E 13 DELLA CONVENZIONE
34. Nelle sue osservazioni iniziali del 4 dicembre 1999 la richiedente si lamentò sotto l’Articolo 6 § 1 della Convenzione del risultato e dell’iniquità dei procedimenti riguardanti le sue rivendicazioni per il risarcimento per il tardo pagamento del salario contro la SMSK. In particolare, lei addusse che le corti nazionali avevano rifiutato illegalmente di esaminare i meriti delle sue rivendicazioni.
35. Nelle sue osservazioni dell’ 11 marzo 2001, la richiedente addusse successivamente, che il Tribunale arbitrale di Sevastopol aveva rifiutato illegalmente di considerare la sua richiesta per revisione straordinaria delle sue decisioni del 24 marzo e del 2 aprile 1999. Lei si lamentò anche del rifiuto delle corti nazionali di considerare la sua rivendicazione di diritto civile contro il Tribunale arbitrale di Sevastopol. La richiedente invocò gli Articoli 6 § 1 e 13 della Convenzione.
36. Il 21 ottobre 2004 lei si lamentò sotto l’Articolo 6 § 1 della Convenzione dell’annullamento della sentenza della Corte di Nakhimovskyy del 5 agosto 1998.
37. Il 26 settembre 2006 la richiedente si lamentò del risultato, l’iniquità e lunghezza dei procedimenti riguardo alle sue rivendicazioni di risarcimento contro la SMZ. In particolare, lei addusse che i tribunali nazionali avevano rifiutato illegalmente di esaminare i meriti delle sue rivendicazioni contro quella società. La richiedente addusse inoltre che l’udienza del 28 luglio 2006 di fronte alla Corte Suprema non era stata pubblica. Lei invocò l’Articolo 6 § 1 della Convenzione.
38. Gli Articoli 6 § 1 e 13 della Convenzione si leggono , nelle parti attinenti attinente, come segue:
Articolo 6
“ Nella determinazione dei suoi diritti civili ed obblighi… ognuno è abilitato ad un’udienza corretta… all’interno di un termine ragionevole…da[un] tribunale …”
Articolo 13
“Chiunque i cui diritti e le libertà come riconosciuti [dalla] Convenzione sono violati avrà una via di ricorso effettiva di fronte ad un’autorità nazionale anche se la violazione fosse stata commessa da persone che agiscono in veste ufficiale.”
A. Ammissibilità
39. La Corte nota l’azione di reclamo della richiedente di una violazione del suo diritto ad un’udienza all’interno di un termine ragionevole a riguardo alla richiesta del suo risarcimento nei confronti della SMZ solleva dei problemi di fatto e diritto sotto la Convenzione, la determinazione di cui richiede un esame dei meriti. Non trova nessuna base per dichiararla inammissibile.
40. La Corte considera inoltre che anche le azioni di reclamo della richiedente sotto l’Articolo 6 della Convenzione per cui il rifiuto delle corti nazionali di considerare le sue rivendicazioni di risarcimento depositate contro la SMZ e la SMSK nel novembre 1997, nel marzo e nell’ aprile 1999 corrispose ad una violazione del suo diritto di accesso ad una corte devono essere dichiarati ammissibili.
41. La Corte ha esaminato il resto delle azioni di reclamo della richiedente sotto gli Articoli 6 § 1 e 13 della Convenzione e ha considerato che, alla luce di tutto il materiale in suo possesso e nella misura in cui le questioni di cui ci si lamentava erano all’interno della sua competenza, loro non rivelarono qualsiasi comparizione di una violazione dei diritti e della libertà stabiliti nella Convenzione o nei suoi Protocolli. La Corte li respinge di conseguenza, come manifestamente mal-fondate, facendo seguito all’Articolo 35 §§ 3 e 4 della Convenzione.
B. Meriti
1. Lunghezza dei procedimenti congiunti contro la SMZ
42. La richiedente mantenne la sua azione di reclamo della lunghezza dei procedimenti di risarcimento contro la SMZ. In particolare, lei affermò che la causa non era complicata. Lei aveva dovuto fare modifiche alle sue rivendicazioni per aggiornare gli importi del risarcimento, specialmente nella prospettiva della durata dei procedimenti. La richiedente affermò inoltre che nessuno udienza era stato sostenuta fra il maggio 1999 e il maggio 2003 perché il giudice che trattava la sua causa era occupato con un’altra causa. Lei dibatté anche che spettava alle corti garantire, utilizzando tutti i mezzi procedurali possibili, incluso le sanzioni, la comparizione dell’imputato alle udienze. Infine, la richiedente presentò che non c’era stato chiarimento per il ritardo di più di due anni quando la causa era pendente di fronte alla Corte Suprema fra il marzo 2004 e il luglio 2006. Secondo la richiedente, le corti non avevano trattato perciò, la sua causa entro un “termine ragionevole” come richiesto dall’Articolo 6 § 1 della Convenzione.
43. Il Governo presentò che la lunghezza dei procedimenti attinenti non era irragionevole. Affermò che non c’erano stati periodi significativi d’inattività attribuibile allo Stato. Al contrario, erano dei periodi di ritardo attribuibili alle parti a questi procedimenti e piuttosto il loro comportamento aveva complicato i procedimenti. In particolare, la corte di prima – istanza e la corte d’appello avevano dovuto riconsiderare la causa in molte occasioni in seguito ai ricorsi della richiedente e della società imputata; la richiedente aveva ricusato un giudice che trattava la causa ed aveva cambiato due volte le sue rivendicazioni; le corti avevano dovuto aggiornare molte udienze a causa della contumacia delle parti e per chiamare in causa testimoni ed ottenere informazioni supplementari richiesta dalle parti. Il Governo non specificò le date delle udienze o la durata dei ritardi nei procedimenti ai quali ha fatto riferimento nelle sue osservazioni.
44. La Corte osserva che il 26 novembre 1997 e il 15 marzo 1999 la richiedente depositò presso le corti nazionali due rivendicazioni separate contro la SMZ, chiedendo il risarcimento per il tardo pagamento del suo salario. Il 5 agosto 1998 la Corte di Nakhimovskyy consegnò una sentenza a riguardo della prima rivendicazione della richiedente. Non fu impugnata di fronte alle corti più alte, divenne definitiva, e fu eseguita successivamente il 18 marzo 1999. Comunque, circa cinque anni più tardi la Corte Suprema annullò quella sentenza e rinviò la causa per una nuova considerazione. La corte di prima – istanza congiunse la prima rivendicazione della richiedente ai procedimenti riguardanti la sua seconda rivendicazione che era già pendente dal 15 marzo 1999.
45. Le rivendicazioni furono considerate congiuntamente e il 28 luglio 2006 la Corte Suprema adottò la decisione definitiva nella causa della richiedente, respingendo entrambe le rivendicazioni siccome erano state depositate fuori termini. Così, i procedimenti contestati che cominciarono il 26 novembre 1997 e terminarono il 28 luglio 2006, durarono otto anni ed otto mesi, escludendo il periodo fra il5 agosto 1998 e il 15 marzo 1999, quando nessun atto era pendente (vedere Yemanakova c. Russia, n. 60408/00, § 41, 23 settembre 2004, ed Efimenko c. Ucraina, n. 55870/00, § 51 del 18 luglio 2006).
46. La Corte reitera che la ragionevolezza della lunghezza dei procedimenti deve essere valutata alla luce delle circostanze della causa e con riferimento ai seguenti criteri: la complessità della causa, la condotta del richiedente e delle autorità attinenti e cosa era in gioco per la richiedente nella controversia (vedere, fra molte altre autorità, Frydlender c. Francia [GC], n. 30979/96, § 43 ECHR 2000-VII).
47. La Corte nota che la presente controversia riguardava il recupero degli arretrati di salario ed il risarcimento per il loro non-pagamento. Così, era un giudizio civile ordinario la cui aggiudicazione non richiedeva di seguire nessuna procedura complicata. Inoltre, i procedimenti terminarono in una decisione per cui le rivendicazioni della richiedente erano cadute in prescrizione.
48. La Corte indica che ha trovato frequentemente violazioni dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione in cause che sollevavano problemi simili alla presente richiesta (vedere, per esempio, Efimenko, citata sopra, §§ 55-58).
49. Avendo esaminato tutto il materiale presentato a sé, la Corte considera che il Governo non ha esposto nessun fatto o argomento convincente capace da persuaderla a giungere ad una conclusione diversa nella presente causa.
C’è stata di conseguenza una violazione dell’ Articolo 6 § 1 riguardo alla lunghezza di questi procedimenti.
2. Accesso ad una corte
50. La richiedente sostenne che i rifiuti delle corti per considerare le sue rivendicazioni di risarcimento contro i suoi precedenti datori di lavoro non erano stati basati sulle circostanze delle cause ed erano stati il risultato dell’applicazione incorretta delle norme procedurali attinenti da parte delle corti.
51. Il Governo dibatté che le decisioni adottate dalle corti erano state in ottemperanza con le norme procedurali attinenti e, così, la richiedente non era stata privata del diritto di accesso ad una corte.
52. La Corte reitera che l’Articolo 6 § 1 garantisce ad ognuno il diritto di portare una decisione sua qualsiasi rivendicazione relativa ai suoi diritti civili ed obblighi di fronte ad una corte o a tribunale. Per questo incarna il “diritto ad una corte” che, secondo la giurisprudenza della Corte, non solo include il diritto ad avviare procedimenti ma anche il diritto ad ottenere un “la determinazione” della controversia da parte una corte (vedere, per esempio, Kutić c. Croatia, n. 48778/99, § 25 ECHR 2002-II).
53. Il diritto ad una corte non è assoluto e può essere soggetto a restrizioni legittime. Dove l’accesso di un individuo viene limitato o tramite operazione di legge o di fatto, la restrizione non sarà incompatibile con l’ Articolo 6 dove la limitazione non danneggia la stessa essenza del diritto e dove intraprende uno scopo legittimo, e c’è una relazione ragionevole della proporzionalità fra i mezzi assunti e lo scopo che si cerca di realizzare (vedere Ashingdane c. Regno Unito, 28 maggio 1985, § 57 Serie A n. 93). La Corte sottolinea che nel campo dell’ interpretazione della legislazione nazionale, nelle particolari norme procedurali applicabili a procedimenti giudiziali, il suo ruolo è limitato a verificare se gli effetti di simile interpretazione da parte delle autorità nazionali, in particolare le corti, è compatibile con la Convenzione (vedere Zvolský e Zvolská c. Repubblica ceca, n. 46129/99, § 46 ECHR 2002-IX).
54. Rivolgendosi alle circostanze della presente causa, la Corte nota che la richiedente aveva accesso ad una corte, in quanto le sue rivendicazioni raggiunsero la corte di Nakhimovskyy e le corti delle istanze più alte. Nei procedimenti contro la SMZ le corti nazionali respinsero infine comunque, la richiesta del risarcimento della richiedente, sostenendo che era stata depositata fuori termine. Nell’aprile1999 la rivendicazione della richiedente contro la SMSK fu respinta sulla base che la questione era già stata determinata da una sentenza definitiva del 25 maggio 1998.
55. La Corte osserva che la richiesta di risarcimento della richiedente contro i suoi precedenti datori di lavoro fu basata sul suo argomento per cui l’ Articolo 117 del Codice di Lavoro la diede il titolo anche ad avere il risarcimento per tardo pagamento degli arretrati di salario sino al giorno del loro pagamento che riguardava i fatti per i periodi di non-esecuzione di una sentenza che assegnava arretrati di salario.
56. Nonostante la differenza nel risultato formale dei procedimenti contro la SMZ e la SMSK, traspare che l’argomento della richiedente che non fu accettato dalle corti. In particolare, le decisioni delle corti del15 giugno 1999 e del 26 novembre 2003 che respingevano le rivendicazioni del richiedente furono basate sulla posizione che il risarcimento per tardo pagamento di salario facendo seguito all’ Articolo 117 del Codice di Lavoro avrebbe potuto essere chiesto dalla richiedente riguardo solamente al periodo prima che le somme a riguardo dei suoi arretrati di salario fossero state assegnate dalle sentenze dell’8 luglio 1997 e del 25 maggio 1998 e che il termine di prescrizione del tempo dei tre – mesi era incominciato a decorrere in queste date (vedere in particolare il paragrafo 15 sopra). Con l’adozione di quelle sentenze gli Articoli 116 e 117 del Codice del Lavoro non era più applicabile nella situazione del richiedente e l’obbligo dei precedenti datori di lavoro di pagare gli arretrati di salario ed il risarcimento fu sostituito con l’obbligo di eseguire i giudizi a favore della richiedente, ricadendo fuori dalla sfera della legge effettiva del lavoro.
57. Alla luce del precedente, la Corte nota, che l’applicazione di limitazioni procedurali nella causa della richiedente è dipesa in grande misura dall’interpretazione delle disposizioni effettive del Codice del Lavoro. In questo contesto, la Corte osserva, che, secondo l’enunciazione dell’ Articolo 117 del Codice, “in assenza di una controversia sull’importo” di arretrati di salario, agli impiegati pensionati era concesso il risarcimento per tardo pagamento di simili arretrati sino a loro “pagamento riguardanti i fatti” (Articolo 117 § 1) e, “in caso di una controversia sull’importo” di arretrati di salario, il risarcimento sarebbe stato pagato, se questa controversia fosse stata risolta a favore dell’impiegato (Articolo 117 § 2). Particolare importanza deve essere data al fatto che il secondo paragrafo dell’Articolo 117 del Codice concerneva il diritto al risarcimento in caso di determinazione giudiziale dell’importo di arretrati di salario ed era applicabile alle rivendicazioni della richiedente in questione, non prevedeva il risarcimento sino all’effettivo pagamento di arretrati di salario, diversamente dal primo paragrafo dell’ Articolo 117. Non si può dibattere ragionevolmente così, che quelle disposizioni prevedevano un diritto al risarcimento a riguardo ai ritardi nel pagamento di arretrati di salario avvenuti dopo che il loro importo è stato determinato con una corte.
58. Mentre può essere dibattuto che alle ragioni date dalle corti per le decisioni contestate mancava in qualche modo la precisione e la chiarezza, in quanto le corti non si rivolsero specificamente alla doppia operazione dell’ Articolo 117 del Codice del Lavoro , la Corte costata che loro non rivelano qualsiasi comparizione d’iniquità o di arbitrarietà e che le limitazioni procedurali all’accesso della richiedente alle corti non furono applicate sproporzionatamente. Inoltre, la Corte reitera che non è una corte d’appello per le decisioni delle corti nazionali e che, come regola generale, spetta a quelle corti interpretare il diritto nazionale e valutare le prove di fronte a loro (vedere, per esempio, Waite e Kennedy c. Germania [GC], n. 26083/94, § 54 ECHR 1999-io).
59. Di conseguenza, la Corte sostiene che non c’è stata nessuna violazione dell’ Articolo 6 della Convenzione riguardo all’azione di reclamo della richiedente di mancanza di accesso ad una corte.
II. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N. 1.
60. Nelle sue osservazioni del 26 settembre 2006 la richiedente si lamentò che il suo diritto al godimento tranquillo delle sue proprietà, all’interno del significato dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1, era stato violato a causa del rifiuto delle corti nazionali di considerare i meriti delle rivendicazioni di risarcimento contro i suoi precedenti datori di lavoro. L’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 recita come segue:
“Ogni persona fisica o giuridica è abilitata al godimento pacifico delle sue proprietà. Nessuno sarà privato delle sue proprietà eccetto che nell’interesse pubblico e soggetto alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali di diritto internazionale.
Comunque, le disposizioni precedenti non possono in qualsiasi modo danneggiare il diritto di un Stato ad eseguire simili leggi come ritiene necessario per controllare l’uso di proprietà in conformità con l’interesse generale o assicurare il pagamento di tasse o gli altri contributi o sanzioni penali.”
61. Il Governo dibatté che le rivendicazioni della richiedente erano state respinte dalle corti in conformità col diritto nazionale e questo fatto non costituì un’interferenza ingiustificata col suo diritto al godimento tranquillo delle sue proprietà. Inoltre, affermò che la sentenza della Corte di Nakhimovskyy del 25 maggio 1998 che accoglieva le sue rivendicazioni di risarcimento contro la SMSK era stata eseguita in pieno.
62. La richiedente presentò che lei aveva diritto a ricevere il risarcimento per il ritardo del pagamento dei suoi arretrati di salario che lei non poteva ricevere a causa del rifiuto illegale delle sue rivendicazioni da parte delle corti.
63. La Corte nota che l’azione di reclamo del richiedente a riguardo della sua richiesta di risarcimento contro la SMSK fu sollevata prima nelle sue osservazioni del 26 settembre 2006 e, così, più di sei mesi dopo la decisione definitiva nazionale erano state date dalla Corte di Sevastopol (il 15 giugno 1999). Di conseguenza, deve essere dichiarata inammissibile, facendo seguito all’ Articolo 35 §§ 1 e 4 della Convenzione.
64. Riguardo all’azione di reclamo della richiedente a riguardo dei procedimenti di risarcimento contro la SMZ, la Corte reitera che richiedenti possono addurre una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 solamente nella misura in cui le decisioni contestate si riferiscono alla loro “proprietà” all’interno del significato di quella disposizione. “La proprietà” può essere una “proprietà esistente” o dei beni, incluse le rivendicazioni a riguardo delle quali i richiedenti possono dibattere di avere almeno un’ “aspettativa legittima” di ottenere godimento effettivo di un diritto di proprietà (vedere, fra le altre autorità, Malhous c. Repubblica ceca (dec.) [GC], n. 33071/96, ECHR 2000-XII; Gratzinger e Gratzingerova c. Repubblica ceca (dec.) [GC], n. 39794/98, § 69 ECHR 2002-VII; Kopecký c. Slovacchia [GC], n. 44912/98, § 35 ECHR 2004-IX; Von Maltzan ed Altri c. Germania (il dec.) [GC], N. 71916/01, 71917/01 e 10260/02, § 74 il 2005-V di ECHR; e Bata c. Repubblica ceca (dec.), n. 43775/05, 24 giugno 2008).
65. Alla luce dell’interpretazione delle corti della legislazione nazionale attinente nella causa della richiedente, la Corte costata che il risarcimento della richiesta della richiedente a riguardo del periodo dall’8 luglio 1997 al 18 marzo 1999 non aveva, qualsiasi base legale (vedere paragrafi 56 e 57 sopra). In particolare, l’Articolo 117 del Codice del Lavoro non si poteva interpretare come stabilente il diritto al risarcimento per un ritardo nel pagamento di arretrati di salario successi dopo che questo ultimi erano stati assegnati da una decisione di corte.
66. Riguardo alla richiesta del risarcimento riguardante il periodo prima dell’ 8 luglio 1997, la Corte nota che la decisione nazionale di respingerla perché depositata fuori termine non sembra essere stata arbitraria o manifestamente irragionevole. Inoltre, la Corte ha giurisdizione limitata per interpretare le norme nazionali di procedura e, in principio, non può sostituire la sua prospettiva a quella espressa dalle corti nazionali.
67. Ne segue che l’azione di reclamo sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 riguardo alle rivendicazioni della richiedente per il risarcimento contro la SMZ sono manifestamente mal-fondate all’interno del significato dell’ Articolo 35 § 3 della Convenzione e devono essere respinte in conformità con l’Articolo 35 § 4 della Convenzione.
III. L’APPLICAZIONE DELL’ ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
68. L’Articolo 41 della Convenzione prevede:
“Se la Corte costata che c’è stata una violazione della Convenzione o dei Protocolli, e se la legge interna dell’Alta Parte Contraente riguardata permette una riparazione solamente parziale, la Corte può, se necessario, riconoscere una soddisfazione equa alla vittima.”
A. Danno
69. La richiedente chiese UAH 64,803.284 a riguardo del danno patrimoniale che rappresentavano l’importo del risarcimento concessole presumibilmente di ricevere per il ritardo nel pagamento del suo salario da parte ella SMZ durante il periodo 1 ottobre 1996-18 marzo 1999, attualizzato in conformità col reddito mensile minimo legale corrente. Lei chiese anche 4,500 euro (EUR) a riguardo del danno non-patrimoniale.
70. Il Governo sostenne che la richiedente non aveva diritto a qualsiasi pagamento a riguardo della sua rivendicazione per danno patrimoniale che fu confermato dalle corti nazionali. Riguardo al danno non-patrimoniale, il Governo considerò, che questa rivendicazione non era comprovata.
71. La Corte non discerne qualsiasi collegamento causale fra la violazione trovata ed il danno patrimoniale addotto; respinge perciò questa parte della rivendicazione. Facendo d’altra parte la sua valutazione su una base equa, come richiesto dall’ Articolo 41 della Convenzione, la Corte considera ragionevole assegnare EUR 2,100 la richiedente a riguardo del danno non-patrimoniale.
B. Costi e spese
72. La richiedente chiese 60.98 dollari di Stati Uniti (USD)5 per spese postali incorse nei procedimenti della Convenzione.
73. Il Governo contestò questa rivendicazione.
74. Avuto riguardo alle informazioni i suo possesso, la Corte considera ragionevole assegnare l’importo richiesto alla richiedente per costi e spese.
C. Interesse di mora
75. La Corte considera appropriato che l’interesse di mora dovrebbe essere basato sul tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea a cui dovrebbero essere aggiunti tre punti percentuale.
PER QUESTE RAGIONI, LA CORTE ALL’UNANIMITA’
1. Dichiara le azioni di reclamo della richiedente sotto l’Articolo 6 § 1 della Convenzione riguardo alla mancanza della richiedente di accesso ad una corte a riguardo delle sue rivendicazioni di risarcimento depositate presso le corti nazionali nel novembre 1997, nel marzo e nell’aprile 1999, così come riguardo alla lunghezza dei procedimenti di risarcimento contro la SMZ, ammissibili ed il resto della richiesta inammissibile;
2. Sostiene che c’è stata una violazione dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione riguardo alla lunghezza dei procedimenti di risarcimento contro la SMZ;
3. Sostiene che non c’è stata nessuna violazione dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione riguardo all’azione di reclamo della richiedente per mancanza di accesso ad una corte;
4. Sostiene
(a) che lo Stato rispondente deve pagare alla richiedente, entro tre mesi dalla data in cui la sentenza diviene definitiva in conformità con l’ Articolo 44 § 2 della Convenzione EUR 2,100 (due mila cento euro) a riguardo del danno non-patrimoniale e EUR 40 (quaranta euro) per costi e spese, più qualsiasi tassa che può essere addebitabile sugli importi sopra che saranno convertiti nella valuta dello Stato rispondente al tasso applicabile in data dell’accordo;
(b) che dalla scadenza dei tre mesi summenzionati sino ad accordo l’interesse semplice sarà pagabile sugli importi sopra ad un tasso uguale al tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea durante il periodo predefinito più tre punti percentuale;
5. Respinge il resto della rivendicazione della richiedente per la soddisfazione equa.
Fatto in inglese, e notificato per iscritto l’ 8 aprile 2010, facendo seguito all’Articolo 77 §§ 2 e 3 degli Articoli di Corte.
Claudia Westerdiek Pari Lorenzen
Cancelliere Presidentw
1. Approssimativamente 120 euro (EUR).

2. Circa EUR 340.

3. Circa EUR 382.

4. Circa EUR 5,511.

5. Circa EUR 40.

Testo Tradotto

Conclusion Violation of Art. 6-1 ; No violation of Art. 6-1 ; Remainder inadmissible ; Non-pecuniary damage – award ; Pecuniary damage – claim dismissed
FIFTH SECTION
CASE OF MENSHAKOVA v. UKRAINE
(Application no. 377/02)
JUDGMENT
STRASBOURG
8 April 2010
This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 § 2 of the
Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Menshakova v. Ukraine,
The European Court of Human Rights (Fifth Section), sitting as a Chamber composed of:
Peer Lorenzen, President,
Renate Jaeger,
Karel Jungwiert,
Mark Villiger,
Mirjana Lazarova Trajkovska,
Zdravka Kalaydjieva, judges,
Mykhaylo Buromenskiy, ad hoc judge,
and Claudia Westerdiek, Section Registrar,
Having deliberated in private on 16 March 2010,
Delivers the following judgment, which was adopted on that date:
PROCEDURE
1. The case originated in an application (no. 377/02) against Ukraine lodged with the Court under Article 34 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (“the Convention”) by a Ukrainian national, Ms A. Y. M. (“the applicant”), on 4 December 1999.
2. The applicant was represented by Mr S. K., a lawyer practising in Sevastopol. The Ukrainian Government (“the Government”) were represented by their Agent, Mr Y. Zaytsev, of the Ministry of Justice.
3. On 7 May 2007 the Court decided to give notice of the application to the Government. Under the provisions of Article 29 § 3 of the Convention, it decided to examine the merits of the application at the same time as its admissibility.
THE FACTS
I. THE CIRCUMSTANCES OF THE CASE
4. The applicant was born in 1941 and lives in Sevastopol.
5. She worked at the State-owned company “Sevastopolskyy Morskyy Zavod” (“the SMZ”). Following her retirement from the SMZ on 30 September 1996 the applicant worked for the SMZ’s subsidiary company “Sovmorsudokorpus” (“the SMSK”) until July 1997.
6. She instituted several sets of court proceedings against her former employers, seeking initially recovery of salary arrears and subsequently compensation for late payment of salary pursuant to Article 117 of the Labour Code. Under that provision, retired employees were entitled to claim compensation if their salary or related payments due to them were not paid on the day of termination of employment, i.e. such compensation concerned delays in payment after termination of employment.
A. Proceedings against the SMZ
1. First set of proceedings
7. In July 1997 the applicant lodged a claim with the Nakhimovskyy District Court of Sevastopol (“the Nakhimovskyy Court”) against the SMZ. She sought recovery of salary arrears.
8. On 8 July 1997 the court awarded her 492.171 Ukrainian hryvnyas (UAH) in salary arrears. The period of the applicant’s work concerning which she was awarded the above sum in salary arrears was not specified.
2. Second set of proceedings
9. On 26 November 1997 the applicant instituted a new set of proceedings in the same court against the SMZ, seeking compensation for the latter’s failure to pay her salary arrears in due time.
10. On 5 August 1998 the court, referring to paragraph 1 of Article 117 of the Labour Code, awarded her UAH 1,574.402 in compensation for non-payment of salary arrears for the period of 1 October 1996 – 5 August 1998, during which her salary arrears had remained unpaid. The court noted that the respondent company failed to appear before it without informing about the reasons for its absence. It further observed that in his written statement submitted to the court on 13 March 1998 the company’s representative accepted the applicant’s claim as regards the amount of compensation for the period of 1 October 1996 – 13 March 1998.
11. The judgments of 8 July 1997 (salary arrears) and 5 August 1998 (compensation for late payment) were not appealed against and became final. The enforcement proceedings in respect of these judgments were instituted on 15 October 1997 and 5 October 1998 respectively. On 18 March 1999 the applicant received the full amounts of the awards.
12. On 1 October 2001 the SMZ lodged a request with the Supreme Court for leave to appeal against the judgment of 5 August 1998 under the new cassation procedure. In its appeal the SMZ alleged that it had not been responsible for the delay in payment of salary arrears to the applicant, that its representative before the first instance court had not been given the right to accept the applicant’s claim, that the SMZ had not been duly informed about the date and time of the hearing before that court, and that the latter’s judgment did not contain calculations of the awarded amount. On 23 April 2003 the Supreme Court granted such leave and invited the applicant to participate in the hearing on the SMZ’s appeal scheduled for 29 May 2003. On the latter date the Civil Chamber of the Supreme Court quashed the judgment of 5 August 1998 on the ground that the Nakhimovskyy Court had examined the case in the absence of the SMZ and remitted it for fresh consideration.
3. Third set of proceedings
13. Meanwhile, on 15 March 1999 the applicant lodged a new claim with the Nakhimovskyy Court, seeking compensation for the period of 6 August 1998 – 15 March 1999, during which the SMZ had failed to pay her salary arrears awarded by the judgment of 8 July 1997.
4. Joined proceedings
14. On 31 July 2003 the applicant requested the Nakhimovskyy Court to examine her claims of 26 November 1997 and 15 March 1999 jointly. In the course of a hearing on 18 September 2003 the court allowed the applicant’s request.
15. On 26 November 2003 the court adopted a judgment dismissing the applicant’s claims. Its relevant provisions read as follows:
“… The court, having heard the plaintiff [and] having examined the materials of the civil case, considers that the claims are unsubstantiated and may not be allowed for the following reasons.
In particular, the court established that on 30 September 1996 the plaintiff had retired [from the SMZ]… By the judgment of the Nakhimovskyy Court … of 8 July 1997, she was awarded 492.17 [Ukrainian hryvnyas] in salary arrears… Therefore, the dispute concerning the recovery of sums in the event of termination of employment was determined and [the matter] turned to the stage of enforcement. The said judgment was enforced on 18 March 1999…
In accordance with Article 117 of the Labour Code of Ukraine, if [the employer] fails to pay the employee [whose contract of employment was terminated] the sums due to him within the time-limits set by the law, [the former] shall pay the employee his average wages for the whole period of the delay until the day of the factual payment.
As it appears from the materials of the case, the plaintiff retired on 30 September 1996, the sum of her salary arrears on the day of the retirement was 492.17 [Ukrainian hryvnyas] which was recovered by the judgment of 8 July 1997.
Therefore, the dispute concerning the recovery of sums in the event of termination of employment was determined on 8 July 1997 and [the matter] turned to the stage of enforcement. The plaintiff lodged with the court her first claim for compensation under Article 117 of the Labour Code of Ukraine on 26 November 1997 … having missed the three-month term envisaged by Article 233 of the Labour Code of Ukraine. The plaintiff and her representative did not furnish sufficient and objective evidence demonstrating that there had been a reasonable excuse for missing the procedural term, and she did not request an extension of [that] term; thus, the court [discerns] no grounds to renew it in accordance with the requirements of Article 234 of the Labour Code of Ukraine.
In the light of the foregoing… [the court]
Decided:
To dismiss the claim of M….”
16. The applicant appealed, contending that the time-limit at issue had started to run on 18 March 1999, the day when she had received her belated salary payment.
17. On 18 March 2004 the Sevastopol Town Court of Appeal (the former Sevastopol Court) upheld the judgment of 26 November 2003. It rejected the applicant’s contention that the limitation period under Article 233 of the Labour Code had started to run on 18 March 1999, when she had actually obtained the amount awarded by the judgment of 8 July 1997. It held that the “factual payment” had been made on the latter date and that the limitation period had started to run from that day onwards.
18. On 28 July 2006 a panel of three judges of the Supreme Court rejected the applicant’s request for leave to appeal in cassation as unsubstantiated.
B. Proceedings against the SMSK
1. First set of proceedings
19. In May 1998 the applicant instituted proceedings in the Nakhimovskyy Court against the SMSK, seeking recovery of salary arrears and compensation for their prolonged non-payment.
20. On 25 May 1998 the court awarded her UAH 1,767.383 in salary arrears and compensation for late payment of these arrears for the period of 7 July 1997 – 25 May 1998. This judgment was not appealed against and became final. On an unspecified date the Nakhimovskyy District Bailiffs’ Service instituted enforcement proceedings in respect of the judgment. On 15 June 1999 the enforcement proceedings were discontinued upon the applicant’s request. On 12 July 1999 the applicant received the full amount of the award of 25 May 1998.
2. Second set of proceedings
21. In April 1999 the applicant again instituted proceedings in the Nakhimovskyy Court against the SMSK, seeking compensation for the latter’s failure to pay her salary arrears from 26 May 1998 onwards.
22. On 19 April 1999 the court rejected the applicant’s claims as unsubstantiated. The applicant appealed in cassation, contending that the proceedings instituted by her in May 1998 concerned salary arrears and compensation for their non-payment during the period of 7 July 1997 – 25 May 1998, while in her new claim lodged with the courts in April 1999 she requested compensation for the period after 25 May 1998.
23. On 15 June 1999 the Sevastopol Court quashed the decision of the first-instance court and adopted a new decision by which it discontinued the proceedings in the applicant’s case. It held that the matter had already been determined by the Nakhimovskyy Court on 25 May 1998. The relevant parts of the decision of 15 June 1999 read as follows:
“… In accordance with Article 227 § 3 of the Code of Civil Procedure of Ukraine, the court shall discontinue the proceedings, if there is a judgment, which has entered into the force of the law, concerning a dispute between the same parties, on the same subject-matter and grounds.
It appears from the case materials that on 25 May 1998 the Nakhimovskyy District Court adopted a judgment, by which the plaintiff was awarded 1,767.38 [Ukrainian hryvnyas] in respect of salary arrears and average wages for the delay in payment in the event of termination of employment during the period of 8 July 1997 to 25 May 1998…
Therefore, [the court finds that] the dispute concerning the recovery of wages for the period of the delay in payment has been determined on 25 May 1998 and that the admission of a new claim concerning the same subject-matter and based on the same grounds would be contrary to Articles 136 § 3 and 227 § 3 of the Code of Civil Procedure…
Pursuant to Articles 310 and 315 of the Code of Civil Procedure of Ukraine, [the court]
Decided:
To quash the judgment … of 19 April 1999 and to discontinue the proceedings concerning the claim of M. … against [the SMSK]…”
C. Other proceedings to which the applicant was a party
24. On 4 December 1995 the Sevastopol Arbitration Court (State court dealing with disputes between companies and other economic entities before June 2001) initiated bankruptcy proceedings against the SMZ. The applicant and Mr K. joined the proceedings as the SMZ’s creditors. By a decision of 24 December 1998, the arbitration court ordered the inclusion of the Nakhimovskyy Court’s awards of 8 July 1997 and 5 August 1998 in the applicant’s favour into the list of creditor’s claims.
25. By a decision of 24 March 1999, partially amended by a decision of 2 April 1999, the same court quashed the decision of 24 December 1998 and discontinued the bankruptcy proceedings on the ground that the SMZ had paid the amounts claimed by the applicant and Mr K. in full.
26. On 6 and 24 April 1999 respectively, Mr K. and the applicant lodged with the court requests for supervisory review of the decisions of 24 March and 2 April 1999.
27. On 13 July 1999 the Higher Arbitration Court rejected the request of Mr K. as unsubstantiated.
28. By a letter of 8 October 1999, the Sevastopol Arbitration Court informed the applicant that her request for supervisory review had not been submitted to the Higher Arbitration Court as it had been directed against the same decisions as the request of Mr K.
29. On 3 November 1999 the applicant instituted proceedings in the Leninskyy District Court of Sevastopol against the Sevastopol Arbitration Court, seeking compensation for the latter’s failure to consider her request for supervisory review of its decisions of 24 March and 2 April 1999.
30. On 22 May 2000 the Leninskyy District Court discontinued the proceedings on the ground that the applicant’s claim was not to be considered by the courts, as the Sevastopol Town Arbitration Court enjoyed immunity from civil proceedings in respect of its procedural activities. On 19 September 2000 the Sevastopol Court upheld the decision of the first-instance court.
II. RELEVANT DOMESTIC LAW AND PRACTICE
A. Code of Civil Procedure of 1963 (repealed on 1 September 2005)
31. The relevant provisions of the Code read as follows:
Article 136
Admissibility of claims in civil cases
“… A judge shall not [deal with] a claim:

3) if there is a judgment, which has entered into the force of the law, concerning a dispute between the same parties, concerning the same subject and based on the same grounds, or a court’s ruling endorsing the plaintiff’s withdrawal of the claim or a friendly-settlement agreement between the parties…”
Article 227
Grounds [for a decision] to discontinue the proceedings
“… A court shall discontinue the proceedings:

3) if there is a judgment, which has entered into the force of the law, concerning a dispute between the same parties, concerning the same subject and based on the same grounds, or a court’s ruling endorsing the plaintiff’s withdrawal of the claim or a friendly-settlement agreement between the parties…”
Article 310
Tasks of the [court] of cassation
In the course of consideration of a case in cassation the court shall verify whether the first instance court’s judgment is lawful and well-founded…
The court shall not be bound by the reasons of an appeal in cassation … and must review the entire case.
Article 315
[Decision] to quash the [first instance court’s] judgment and to discontinue the proceedings or to leave the claim without consideration
The [first instance court’s] judgment shall be quashed in cassation and the proceedings shall be discontinued or the claim shall be left without consideration on the grounds envisaged in Articles 227 and 229 of the Code.
B. Labour Code of 1971
32. The relevant provisions of the Code, as worded at the material, read as follows:
Article 116
Time-limits for payment in the event of termination of employment
“An enterprise, entity, or organisation shall pay the sums due to a [dismissed or retired] employee on the day of termination of his employment. If the employee did not work on the day of his [dismissal or retirement], the abovementioned sums shall be paid to him not later than the day following the day of the submission of his payment request.
In the event of a dispute over the amount to be paid to a [dismissed or retired] employee, [the employer] … shall pay the undisputed amount within the time-limit envisaged by this [provision].”
Article 117
Responsibility for the delay in payment in the event of termination of employment
“In the absence of a dispute over the amount to be paid to a [dismissed or retired] employee, [the employer] … shall pay him his average wages for the whole period of the delay in payment of the amounts envisaged by Article 116 of this Code until the day of their factual payment, if the delay was due to the fault of [the employer]…
In the event of a dispute over the amount to be paid to a [dismissed or retired] employee, [the employer] … shall pay him compensation envisaged by this [provision], if the dispute was resolved in favour of the employee. If the dispute was resolved partly in favour of the employee, the amount of compensation for the delay shall be determined by the body deciding on the dispute…”
Article 233
Time-limits for lodging applications with … courts concerning labour disputes
“An employee may submit an application concerning a labour dispute directly to a … court within three months following the day on which he became or should have become aware of a violation of his right…”
C. Resolution no. 13 of the Plenary Supreme Court of 24 December 1999 concerning the application of legislation on payment of salaries by the courts
33. The relevant extracts from the Resolution of the Plenary Supreme Court read as follows:
“20. Having established, in the course of consideration of a case concerning recovery of [average] salary in connection with a delay in payment in the event of termination of employment, that an employee was not paid the amounts due to him … on the day of his [dismissal or retirement] … a court shall award, under Article 117 of the Labour Code, the employee average salary for the whole period of the delay in payment; if no such payment has been made before the consideration of the case [the court shall award average salary] until the date of the adoption of the judgment, safe in case the employer proofs that it was not responsible [for the delay]. The mere absence of funds shall not exclude the employer’s responsibility.
In case no payment [in the event of termination of employment] took place because of a dispute on the amount to be paid, the claims concerning the responsibility for the delay … shall be allowed in full, if the dispute was determined in favour of the plaintiff or if a court dealing with the case reaches such a conclusion. In case the claim is partly allowed, the court determines the amount of compensation for the delay in payment, taking into account the disputed sum which [the plaintiff] was entitled to receive, the part of the claim it constituted, the value of the part [of the claimed amount] in comparison with average salary and other specific circumstances of the case…
25. …A failure to pay sums due to an employee on the day of his dismissal or, if he was absent from work on that day, on the day following the submission of his request for payment constitutes a ground for responsibility under Article 117 of the Labour Code. In this case, the running of a three-month time-limit for lodging an application with a court commences on the day following the payment of the above mentioned sums, irrespective of the delay in payment.
A failure to meet the three-month time-limit for an application to a court as such constitutes a ground for dismissal of the claim, however, if the court finds that [the claim] is unsubstantiated, it shall dismiss [the claim] on [the latter] ground…”
THE LAW
I. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLES 6 § 1 AND 13 OF THE CONVENTION
34. In her initial submissions of 4 December 1999 the applicant complained under Article 6 § 1 of the Convention about the outcome and unfairness of the proceedings concerning her claims for compensation for late payment of salary against the SMSK. In particular, she alleged that the domestic courts had unlawfully refused to examine the merits of her claims.
35. Subsequently, in her submissions of 11 March 2001, the applicant alleged that the Sevastopol Arbitration Court had unlawfully refused to consider her request for extraordinary review of its decisions of 24 March and 2 April 1999. She also complained about the refusal of the domestic courts to consider her civil law claim against the Sevastopol Arbitration Court. The applicant invoked Articles 6 § 1 and 13 of the Convention.
36. On 21 October 2004 she complained under Article 6 § 1 of the Convention about the quashing of the judgment of the Nakhimovskyy Court of 5 August 1998.
37. On 26 September 2006 the applicant complained about the outcome, unfairness and length of the proceedings concerning her compensation claims against the SMZ. In particular, she alleged that the domestic courts had unlawfully refused to examine the merits of her claims against that company. The applicant further alleged that the hearing of 28 July 2006 before the Supreme Court had not been public. She invoked Article 6 § 1 of the Convention.
38. Articles 6 § 1 and 13 of the Convention read, in so far as relevant, as follows:
Article 6
“In the determination of his civil rights and obligations …, everyone is entitled to a fair and public hearing within a reasonable time by [a] … tribunal…”
Article 13
“Everyone whose rights and freedoms as set forth in [the] Convention are violated shall have an effective remedy before a national authority notwithstanding that the violation has been committed by persons acting in an official capacity.”
A. Admissibility
39. The Court notes the applicant’s complaint about a violation of her right to a hearing within a reasonable time in respect of her compensation claims against the SMZ raises issues of fact and law under the Convention, the determination of which requires an examination of the merits. It finds no ground for declaring it inadmissible.
40. The Court further considers that the applicant’s complaints under Article 6 of the Convention that the domestic courts’ refusal to consider her compensation claims lodged against the SMZ and the SMSK in November 1997, March and April 1999 amounted to a breach of her right of access to a court must also be declared admissible.
41. The Court has examined the remainder of the applicant’s complaints under Articles 6 § 1 and 13 of the Convention and considers that, in the light of all the material in its possession and in so far as the matters complained of were within its competence, they did not disclose any appearance of a violation of the rights and freedoms set out in the Convention or its Protocols. Accordingly, the Court rejects them as manifestly ill-founded, pursuant to Article 35 §§ 3 and 4 of the Convention.
B. Merits
1. Length of the joint proceedings against the SMZ
42. The applicant maintained her complaint of the length of the compensation proceedings against the SMZ. In particular, she stated that the case had not been complicated. She had had to make modifications to her claims in order to bring the amounts of compensation she claimed up to date, especially in view of the duration of the proceedings. The applicant further stated that no hearings had been held between May 1999 and May 2003 because the judge dealing with her case had been busy with another case. She also argued that it had been for the courts to ensure, by using all available procedural means, including sanctions, the defendant’s appearance at the hearings. Finally, the applicant submitted that there was no explanation for the delay of more than two years when the case was pending before the Supreme Court between March 2004 and July 2006. Therefore, according to the applicant, the courts had not dealt with her case within a “reasonable time” as required by Article 6 § 1 of the Convention.
43. The Government submitted that the length of the relevant proceedings was not unreasonable. They stated that there had been no significant periods of inactivity attributable to the State. On the contrary, there were some periods of delay which had been attributable to the parties to these proceedings and their behaviour had somewhat complicated the proceedings. In particular, the first-instance court and the court of appeal had had to reconsider the case on several occasions following the applicant’s and the defendant company’s appeals; the applicant had challenged a judge dealing with the case and modified her claims twice; the courts had had to adjourn several hearings because of the parties’ failure to appear and in order to summon witnesses and obtain additional information requested by the parties. The Government did not specify the dates of the hearings or the duration of the delays in the proceedings to which they referred in their observations.
44. The Court observes that on 26 November 1997 and 15 March 1999 the applicant lodged with the domestic courts two separate claims against the SMZ, seeking compensation for late payment of her salary. On 5 August 1998 the Nakhimovskyy Court delivered a judgment in respect of the applicant’s first claim. It was not challenged before the higher courts, became final, and was subsequently enforced on 18 March 1999. However, some five years later the Supreme Court quashed that judgment and remitted the case for new consideration. The first-instance court joined the applicant’s first claim to the proceedings concerning her second claim, which had already been pending since 15 March 1999.
45. The claims were considered jointly and on 28 July 2006 the Supreme Court adopted the final decision in the applicant’s case, rejecting both claims as having been lodged out of time. Thus, the impugned proceedings, which started on 26 November 1997 and ended on 28 July 2006, lasted eight years and eight months, excluding the period between 5 August 1998 and 15 March 1999, when no court proceedings were pending (see Yemanakova v. Russia, no. 60408/00, § 41, 23 September 2004, and Efimenko v. Ukraine, no. 55870/00, § 51, 18 July 2006).
46. The Court reiterates that the reasonableness of the length of proceedings must be assessed in the light of the circumstances of the case and with reference to the following criteria: the complexity of the case, the conduct of the applicant and the relevant authorities and what was at stake for the applicant in the dispute (see, among many other authorities, Frydlender v. France [GC], no. 30979/96, § 43, ECHR 2000-VII).
47. The Court notes that the dispute at hand concerned recovery of salary arrears and compensation for their non-payment. Thus, it was an ordinary civil case the adjudication of which did not require any complicated procedures to be followed. Moreover, the proceedings ended in a decision that the applicant’s claims were time-barred.
48. The Court points out that it has frequently found violations of Article 6 § 1 of the Convention in cases raising issues similar to the present application (see, for instance, Efimenko, cited above, §§ 55-58).
49. Having examined all the material submitted to it, the Court considers that the Government have not put forward any fact or convincing argument capable of persuading it to reach a different conclusion in the present case.
There has accordingly been a breach of Article 6 § 1 with respect to the length of these proceedings.
2. Access to a court
50. The applicant maintained that the refusals of the courts to consider her compensation claims against her former employers had not been based on the circumstances of the cases and resulted from the incorrect application of the relevant procedural rules by the courts.
51. The Government argued that the decisions adopted by the courts had been in compliance with the relevant procedural rules and, thus, the applicant had not been deprived of the right of access to a court.
52. The Court reiterates that Article 6 § 1 secures to everyone the right to have any claim relating to his civil rights and obligations brought before a court or tribunal. In this way it embodies the “right to a court”, which, according to the Court’s case-law, includes not only the right to institute proceedings but also the right to obtain a “determination” of the dispute by a court (see, for instance, Kutić v. Croatia, no. 48778/99, § 25, ECHR 2002-II).
53. The right to a court is not absolute and may be subject to legitimate restrictions. Where an individual’s access is limited either by operation of law or in fact, the restriction will not be incompatible with Article 6 where the limitation does not impair the very essence of the right and where it pursues a legitimate aim, and there is a reasonable relationship of proportionality between the means employed and the aim sought to be achieved (see Ashingdane v. the United Kingdom, 28 May 1985, § 57, Series A no. 93). The Court underlines that in the domain of interpretation of domestic legislation, in particular, procedural rules applicable to judicial proceedings, its role is limited to verifying whether the effects of such interpretation by the domestic authorities, notably the courts, are compatible with the Convention (see Zvolský and Zvolská v. the Czech Republic, no. 46129/99, § 46, ECHR 2002-IX).
54. Turning to the circumstances of the present case, the Court notes that the applicant had access to a court, in that her claims reached the Nakhimovskyy court and the courts of higher instances. However, in the proceedings against the SMZ the domestic courts eventually dismissed the applicant’s compensation claims, holding that they had been lodged out of time. The applicant’s April 1999 claim against the SMSK was dismissed on the ground that the matter had already been determined by a final judgment of 25 May 1998.
55. The Court observes that the applicant’s compensation claims against her former employers were based on her argument that Article 117 of the Labour Code entitled her to compensation for late payment of salary arrears until the day of their factual payment even for periods of non-enforcement of a judgment awarding salary arrears.
56. Despite the difference in the formal outcome of the proceedings against the SMZ and the SMSK, it transpires that the applicant’s argument was not accepted by the courts. In particular, the courts’ decisions of 15 June 1999 and 26 November 2003 dismissing the applicant’s claims were based on the position that the compensation for late payment of salary pursuant to Article 117 of the Labour Code could have been claimed by the applicant only as regards the period before the sums in respect of her salary arrears had been awarded by the judgments of 8 July 1997 and 25 May 1998 and that the three-month time limitation period had started to run on these dates (see in particular paragraph 15 above). With the adoption of those judgments Articles 116 and 117 of the Labour Code were no longer applicable in the applicant’s situation and the former employers’ obligation to pay salary arrears and compensation was replaced with the obligation to enforce the judgements in the applicant’s favour, falling outside the sphere of substantive labour law.
57. In the light of the foregoing, the Court notes that the application of procedural limitations in the applicant’s case to a large extent depended on the interpretation of the substantive provisions of the Labour Code. In this context, the Court observes that, according to the wording of Article 117 of the Code, “in the absence of a dispute over the amount” of salary arrears, retired employees were entitled to compensation for late payment of such arrears until their “factual payment” (Article 117 § 1) and, “in the event of a dispute over the amount” of salary arrears, compensation was to be paid if that dispute was resolved in the employee’s favour (Article 117 § 2). Particular importance must be attached to the fact that the second paragraph of Article 117 of the Code, which concerns entitlement to compensation in the event of judicial determination of the amount of salary arrears and was applicable to the applicant’s claims at issue, does not provide for compensation until the factual payment of salary arrears, unlike the first paragraph of Article 117. Thus, it cannot be reasonably argued that those provisions provided for an entitlement to compensation as regards delays in payment of salary arrears taking place after their amount was determined by a court.
58. While it may be argued that the reasons given by the courts for the impugned decisions somewhat lacked precision and clarity, in that the courts did not specifically address the two-fold operation of Article 117 of the Labour Code, the Court finds that they do not disclose any appearance of unfairness or arbitrariness and that the procedural limitations on the applicant’s access to the courts were not applied disproportionately. Moreover, the Court reiterates that it is not a court of appeal from the decisions of domestic courts and that, as a general rule, it is for those courts to interpret domestic law and assess the evidence before them (see, for instance, Waite and Kennedy v. Germany [GC], no. 26083/94, § 54, ECHR 1999-I).
59. Accordingly, the Court holds that there has been no violation of Article 6 of the Convention with respect to the applicant’s complaint of lack of access to a court.
II. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 1 OF PROTOCOL NO. 1.
60. In her submissions of 26 September 2006 the applicant complained that her right to peaceful enjoyment of her possessions, within the meaning of Article 1 of Protocol No. 1, had been violated because of the refusal of the domestic courts to consider the merits of the compensation claims against her former employers. Article 1 of Protocol No. 1 reads as follows:
“Every natural or legal person is entitled to the peaceful enjoyment of his possessions. No one shall be deprived of his possessions except in the public interest and subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law.
The preceding provisions shall not, however, in any way impair the right of a State to enforce such laws as it deems necessary to control the use of property in accordance with the general interest or to secure the payment of taxes or other contributions or penalties.”
61. The Government argued that the applicant’s claims had been rejected by the courts in accordance with the domestic law and this fact did not constitute an unjustified interference with her right to peaceful enjoyment of her possessions. Moreover, they stated that the judgment of the Nakhimovskyy Court of 25 May 1998 allowing her compensation claims against the SMSK had been enforced in full.
62. The applicant submitted that she had a statutory right to receive compensation for the delay in payment of her salary arrears which she could not entertain because of the unlawful rejection of her claims by the courts.
63. The Court notes that the applicant’s complaint in respect of her compensation claims against the SMSK was first raised in her submissions of 26 September 2006 and, thus, more than six months after the final domestic decision had been given by the Sevastopol Court (15 June 1999). Accordingly, it must be declared inadmissible, pursuant to Article 35 §§ 1 and 4 of the Convention.
64. As regards the applicant’s complaint in respect of the compensation proceedings against the SMZ, the Court reiterates that applicants may allege a violation of Article 1 of Protocol No. 1 only in so far as the impugned decisions relate to their “possessions” within the meaning of that provision. “Possessions” can be either “existing possessions” or assets, including claims, in respect of which the applicants can argue that they have at least a “legitimate expectation” of obtaining effective enjoyment of a property right (see, among other authorities, Malhous v. the Czech Republic (dec.) [GC], no. 33071/96, ECHR 2000-XII; Gratzinger and Gratzingerova v. the Czech Republic (dec.) [GC], no. 39794/98, § 69, ECHR 2002-VII; Kopecký v. Slovakia [GC], no. 44912/98, § 35, ECHR 2004-IX; Von Maltzan and Others v. Germany (dec.) [GC], nos. 71916/01, 71917/01 and 10260/02, § 74, ECHR 2005-V; and Bata v. the Czech Republic (dec.), no. 43775/05, 24 June 2008).
65. In the light of the courts’ interpretation of the relevant domestic legislation in the applicant’s case, the Court finds that the applicant’s compensation claims in respect of the period of 8 July 1997 to 18 March 1999 did not have any legal basis (see paragraphs 56 and 57 above). In particular, Article 117 of the Labour Code could not have been interpreted as establishing the right to compensation for a delay in payment of salary arrears taking place after the latter had been awarded by a court decision.
66. As regards the compensation claims which concerned the period before 8 July 1997, the Court notes that the domestic decision to reject them as lodged out of time does not appear to have been arbitrary or manifestly unreasonable. Furthermore, the Court has limited jurisdiction to interpret domestic rules of procedure and, in principle, it cannot substitute its view for that expressed by the domestic courts.
67. It follows that the complaint under Article 1 of Protocol No. 1 as regards the applicant’s claims for compensation against the SMZ is manifestly ill-founded within the meaning of Article 35 § 3 of the Convention and must be rejected in accordance with Article 35 § 4 of the Convention.
III. APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
68. Article 41 of the Convention provides:
“If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.”
A. Damage
69. The applicant claimed UAH 64,803.284 in respect of pecuniary damage, which represented the amount of compensation she was allegedly entitled to receive for the delay in payment of her salary by the SMZ during the period of 1 October 1996 – 18 March 1999, adjusted in accordance with the current statutory minimum monthly income. She also claimed 4,500 euros (EUR) in respect of non-pecuniary damage.
70. The Government maintained that the applicant had no entitlement to any payments in respect of her claim for pecuniary damage, which was confirmed by the domestic courts. As to non-pecuniary damage, the Government considered that this claim was unsubstantiated.
71. The Court does not discern any causal link between the violation found and the pecuniary damage alleged; it therefore rejects this part of the claim. On the other hand, making its assessment on an equitable basis, as required by Article 41 of the Convention, the Court considers it reasonable to award the applicant EUR 2,100 in respect of non-pecuniary damage.
B. Costs and expenses
72. The applicant claimed 60.98 United States dollars (USD)5 for postal expenses incurred in the Convention proceedings.
73. The Government contested this claim.
74. Regard being had to the information in its possession, the Court considers it reasonable to award the applicant the requested amount for costs and expenses.
C. Default interest
75. The Court considers it appropriate that the default interest should be based on the marginal lending rate of the European Central Bank, to which should be added three percentage points.
FOR THESE REASONS, THE COURT UNANIMOUSLY
1. Declares the applicant’s complaints under Article 6 § 1 of the Convention concerning the applicant’s lack of access to a court in respect of her compensation claims lodged with the domestic courts in November 1997, March and April 1999, as well as concerning the length of the compensation proceedings against the SMZ, admissible and the remainder of the application inadmissible;
2. Holds that there has been a violation of Article 6 § 1 of the Convention with respect to the length of the compensation proceedings against the SMZ;
3. Holds that there has been no violation of Article 6 § 1 of the Convention with respect to the applicant’s complaint of lack of access to a court;
4. Holds
(a) that the respondent State is to pay the applicant, within three months from the date on which the judgment becomes final in accordance with Article 44 § 2 of the Convention, EUR 2,100 (two thousand one hundred euros) in respect of non-pecuniary damage and EUR 40 (forty euros) for costs and expenses, plus any tax that may be chargeable on the above amounts, which shall be converted into the currency of the respondent State at the rate applicable on the date of settlement;
(b) that from the expiry of the above-mentioned three months until settlement simple interest shall be payable on the above amounts at a rate equal to the marginal lending rate of the European Central Bank during the default period plus three percentage points;
5. Dismisses the remainder of the applicant’s claim for just satisfaction.
Done in English, and notified in writing on 8 April 2010, pursuant to Rule 77 §§ 2 and 3 of the Rules of Court.
Claudia Westerdiek Peer Lorenzen
Registrar President
1. About 120 euros (EUR).

2. About EUR 340.

3. About EUR 382.

4. About EUR 5,511.

5. About EUR 40.

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