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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF MAKSYMENKO AND GERASYMENKO v. UKRAINE

Tipologia: Sentenza
Importanza: 2
Articoli: 41, 35, P1-1
Numero: 49317/07/2013
Stato: Ucraina
Data: 2013-05-16 00:00:00
Organo: Sezione Quinta
Testo Originale

Conclusioni
Eccezione preliminare congiunta a meriti e respinta (Articolo 35-1 – Esaurimento delle vie di ricorso nazionali) Resto inammissibile
Violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 – Protezione della proprietà (Articolo 1 par. 1 del Protocollo N.ro 1 – Privazione di proprietà) danno Patrimoniale e non-patrimoniale – assegnazione

QUINTA SEZIONE

CAUSA MAKSYMENKO E GERASYMENKO C. UCRAINA

(Richiesta n. 49317/07)

SENTENZA

STRASBOURG

16 maggio 2013

Questa sentenza diverrà definitiva nelle circostanze esposte nell’ Articolo 44 § 2 della Convenzione. Può essere soggetta a revisione editoriale.

Nella causa Maksymenko e Gerasymenko c. Ucraina,
La Corte europea di Diritti umani (quinta Sezione), riunendosi che come una Camera, compose di:
Mark Villiger, Presidente
Angelika Nußberger,
Boštjan M. Zupančič,
Ann Potere-Forde,
Helena Jäderblom,
Aleš Pejchal, giudici
Myroslava Antonovych, ad hoc judge,and
Claudia Westerdiek, Sezione Cancelliere
Avendo deliberato in privato 9 aprile 2013,
Consegna la seguente sentenza che fu adottata quel la data:
PROCEDURA
1. La causa nacque da una richiesta (n. 49317/07) contro l’Ucraina depositata presso la Corte sotto l’Articolo 34 della Convenzione per la Protezione dei Diritti umani e delle Libertà Fondamentali (“la Convenzione”) da due cittadini ucraini, OMISSIS (“i richiedenti”), il 6 novembre 2007. In seguito alla morte del secondo richiedente il 27 novembre 2009, la sua vedova, OMISSIS espresse il desiderio di intraprendere la richiesta al suo posto.
2. I richiedenti furono rappresentati da OMISSIS, avvocati che praticano rispettivamente nelle città di Malyn e Radomyshl. Il Governo ucraino (“il Governo”) fu rappresentato più recentemente dal suo Agente, il Sig. N. Kulchytskyy, del Ministero della Giustizia dell’Ucraina.
3. I richiedenti addussero, in particolare, che invalidando nel 2006 una decisione presa nel 1995 di privatizzare un ostello che loro avevano comprato nel 2004 come acquirenti in buona fede, e tutti i trapassi di proprietà susseguenti, lo Stato aveva violato il loro diritto a godimento tranquillo delle loro proprietà sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione.
4. Il 28 marzo 2011 la richiesta fu comunicata al Governo. La Sig.ra G. Yudkivska, il giudice eletto a riguardo dell’Ucraina, non era in grado di riunirsi nella causa (Articolo 28 degli Articoli di Corte). Il Presidente della Camera decise di nominare la Sig.ra Myroslava Antonovych per riunirsi come giudice ad hoc (l’Articolo 29 § 1(b)).
I FATTI
I. LE CIRCOSTANZE DELLA CAUSA
5. Il primo richiedente nacque nel 1958 e vive a Malyn. Il secondo richiedente nacque nel 1963 e morì nel 2009.
6. Con decisione n. 492 del 16 novembre 1995, il Dipartimento Regionale di Zhytomyr del Fondo Statale delle Proprietà (регіональне відділення майна di державного di Фонду України в il області di Житомирській) trasformò un’impresa Statale, M., in una società per azoni che diede luogo alla sua privatizzazione. Una revisione dei beni di M. eseguita il 1 ottobre 1995 ha rivelato che il patrimonio immobiliare della società includeva molti ostelli.
7. Il 31 gennaio 2000 M. fu riorganizzata in quattro società incluso S. al quale fu trasferita proprietà degli ostelli.
8. Il 19 giugno 2003 Il Tribunale di commercio Regionale di Zhytomyrskyy dichiarò S. insolvente.
9. Con lettera del 9 luglio 2003, il liquidatore nelle procedura fallimentare di S. informò il sindaco di Malyn ed il Capo del Dipartimento Amministrativo di Malyn che S. era stato dichiarato insolvente. Siccome la vendita degli ostelli posseduta da S., secondo il liquidatore, creava tensioni sociali nella città, si propose che la città avrebbe preso la loro proprietà.
10. Con lettera di 30 gennaio 2004 il sindaco informò il liquidatore che gli ostelli non sono stati posseduti con lo Stato ed era per l’asse di creditori per decidere cosa per fare con loro.
11. 20 luglio 2004 l’asse di creditori fu d’accordo a vendere uno degli ostelli ai richiedenti.
12. 21 agosto 2004 un contratto di vendita fu firmato. I richiedenti pagarono 41,160 hryvnias ucraini (UAH) (al tempo di materiale circa 6,127 euros (EUR)) per l’ostello e succedè ognuno proprietari di una mezza quota.
13. 11 gennaio 2005 i richiedenti informarono una società di approvvigionamento di elettricità locale che loro erano i proprietari nuovi dell’ostello. Loro richiesero la società per tagliare l’approvvigionamento di elettricità finché un contratto nuovo era stato firmato con loro. I richiedenti scoprirono che il potere cabla e l’elettricità misura servizio che la proprietà ha avuto bisogno di essere sostituita, e che gli occupanti di ostello non stavano pagando affitto.
14. 19 gennaio 2005 la società di approvvigionamento di elettricità informò gli occupanti di ostello che l’elettricità sarebbe tagliata la strada 25 gennaio 2005.
15. 21 gennaio 2005 un accusatore ordinò l’elettricità nell’ostello per non essere tagliato poiché lui stava preparandosi ad avviare procedimenti legali in favore degli occupanti di ostello.
16. Con lettera di 21 gennaio 2005, i richiedenti informarono l’Ufficio del Malyn Distretto Accusatore, il sindaco la società S., a che calcola presumibilmente in liquidazione, e gli occupanti di ostello, che loro avevano comprato l’ostello per viversi là. I richiedenti affermarono che quando l’ostello era venduto, gli occupanti avevano rifiutato di partecipare nell’elaborazione di vendita. Nonostante lo spiccioli dell’ostello di proprietà e ha bisogno per rimessa a nuovo, i suoi occupanti non pagavano affitto o accuse comunali da sei mesi. I richiedenti richiesero S. per offrire alloggio nuovo a quegli occupanti che furono richiesti di sgombrare l’ostello in 30 marzo 2005.
17. Il 26 gennaio 2005, G., un occupante dell’ ostello di diciannove anni chiese l’assistenza il Dipartimento dell’Ufficio Accusatore di Malyn siccome lei aveva un giovane figlio ed era stata richiesta di lasciare l’ostello.
18. Il 18 febbraio 2005 un accusatore avviò procedimenti alla Corte distrettuale di Malynsky in favore di G., richiedendo che la decisione di 16 novembre 1995 e tutti i trapassi di proprietà susseguenti sia dichiarata nulla. L’accusatore notò che a gennaio 2005 gli occupanti di ostello avevano presentato reclami precedenti presso il suo ufficio. Dopo avere esaminato la causa l’accusatore concluse che la privatizzazione dell’ostello nel 1995 era stata illegale. Lui dibattè che sezione 2(2) dell’Alloggio Scorta Privatizzazione Atto Statale (Закон «Про приватизацію державного житлового фонду») proibì la privatizzazione di stanze in ostelli. Il trapasso di proprietà dell’ostello e la sua vendita susseguente violò l’Atto, le altre disposizioni legali ed il “principi morali di società”, fin dagli occupanti i diritti costituzionali di ‘ ad alloggio erano stati violati. Colpì anche avversamente gli interessi economici dello Stato ed i diritti di alloggio di G. che era una ragazza madre con un giovane figlio e non era perciò capace di depositare una rivendicazione lei. Infine, l’accusatore richiese che proprietà dell’ostello sia trasferita al Consiglio della Città di Malyn (“il Consiglio”).
19. Il 1 aprile 2005 i richiedenti depositarono un’eccezione riconvenzionale. Loro reiterarono che gli occupanti di ostello avevano rifiutato di partecipare nell’elaborazione di vendita di ostello e non stavano pagando affitto ed accuse comunali che avevano dato luogo all’insolvenza di S. I richiedenti presentarono che loro avevano informato l’ufficio dell’accusatore della questione ed avevano richiesto S. per offrire alloggio agli occupanti di ostello. L’ufficio dell’accusatore era andato a vuoto a proteggere i diritti dei proprietari nuovi nonostante il fatto che l’ostello era in un stato allarmante, il prosciugamento e sistemi di approvvigionamento di acqua non stavano funzionando e le stanze erano scaldate con stufe. I locali potrebbero essere classificati più inoltre, come un ostello come sé era divenuto un palazzo di multi – famigliare normale. I suoi occupanti non ebbero un lavoro più con la società che li aveva offerti con alloggio. Infine, i richiedenti richiesero la corte, nell’evento di trovare contro loro assegnare loro UAH 52,748 in risarcimento, da pagare da parte del Consiglio, rappresentante il valore dell’ostello ed i costi amministrativi relativo al contratto di vendita.
20. L’ 11 aprile 2005 la Corte distrettuale di Malyn restituì l’eccezione riconvenzionale ai richiedenti e offrì loro un termine massimo di 1 maggio 2005 per correggere gli errori nella loro richiesta. In particolare, la corte notò che l’eccezione riconvenzionale “mancava di consistenza logica”, in quanto non c’era nessuna prova chiara della causalità e della perdita. La decisione fu notificata ai richiedenti il 23 aprile 2005. È poco chiaro quando loro lo ricevettero. Sembra che i richiedenti non re-depositarono la loro rivendicazione.
21. Il 20 dicembre 2005 il secondo richiedente spedì una copia di una decisione di 26 maggio 2005 presa dalla Corte d’appello Regionale di Zhytomyr nella quale aveva respinto la richiesta di un accusatore per dichiarare come decisioni nulle presa nel 1994 e 1999 con lo Zhytomyr Proprietà Fondo Statale e Regionale privatizzare un certo ostello la Corte distrettuale di Malyn. La corte trovò che non c’erano nessuna disposizione legali che proibiva la privatizzazione di ostelli, come sezione 2(2) dell’Alloggio Scorta Privatizzazione Atto Statale la privatizzazione di stanze proibì all’interno di ostelli ma non ostelli per se. La corte non si riferì a sezione 3 dell’Atto della Privatizzazione della Proprietà Statale che proibì la privatizzazione di scorta di alloggio Statale.
22. 23 gennaio 2006, nei richiedenti la causa di ‘, la corte respinse la richiesta dell’accusatore come non comprovato. Di nuovo, la corte non si riferì a sezione 3 dell’Atto della Privatizzazione della Proprietà Statale. In replica ai richiedenti l’eccezione di ‘ che l’accusatore aveva fallito il tempo-limite di tre- anni per depositare la sua rivendicazione, la corte notò che l’accusatore aveva imparato solamente della situazione in oggetto in seguito all’azione di reclamo di G. ‘
23. L’ 8 giugno 2006 lo Zhytomyr che Corte d’appello Regionale ha annullato che decisione e dichiarò la decisione di 16 novembre 1995 e tutti i trapassi di proprietà susseguenti renda invalido. La corte contenne che sezione 3 dell’Atto della Privatizzazione della Proprietà Statale previde che scorta di alloggio Statale, incluso ostelli non era assoggettabile a privatizzazione. Da allora, al tempo di materiale, l’ostello in oggetto fu posseduto con lo Stato, era stato privatizzato illegalmente. Riferendosi ad Articolo 216 del Codice civile dell’Ucraina, la corte assegnò UAH 41,160 i richiedenti, essere pagato inoltre con S. sostenne che proprietà dell’ostello dovrebbe essere trasferita al Consiglio.
24. I richiedenti fecero appello per motivi che la decisione della corte di 8 giugno 2006 contraddisse un’altra decisione presa in una causa analoga con la Corte d’appello di Zhytomyr, che la corte aveva trascurato i tempo-limiti per depositare rivendicazioni e che S. era stato dichiarato insolvente.
25. Il 21 maggio 2007 la Corte d’appello Regionale di Vinnytsya, comportandosi come una corte di cassazione respinto i richiedenti ‘ piace su questioni di diritto con trovando senza qualsiasi l’ulteriore chiarimento che non c’erano state nessuno violazioni di legge.
26. Il 19 luglio 2007 il Consiglio fu d’accordo a prendere proprietà dell’ostello.
27. Il 25 settembre 2007, nella causa di T. e G. c. Proprietà Fondo Statale dell’ Ucraina, S., e Malyn Città Consiglio, lo Zhytomyr che Corte d’appello Regionale ha fondato mentre riferendosi a decisione n. 891 6 novembre 1995 del Gabinetto di Ministri dell’Ucraina, che un trapasso di proprietà di un altro ostello nel 1995 era stato legale, poiché ostelli non formarono parte di scorta di alloggio Statale.
28. I richiedenti presentarono che S. era andato a vuoto nell’ attenersi con la decisione della corte dell’ 8 giugno 2006 che lo costringeva a pagare loro il risarcimento.
29. Fra novembre e dicembre 2008, dodici dei quattordici appartamenti all’ostello furono privatizzati dai loro occupanti facendo seguito all’Atto Statale emendato sulla privatizzazione degli alloggi (vedere paragrafo 34 sotto).
II. DIRITTO NAZIONALE ATTINENTE
A. Codice civile dell’Ucraina 2004
30. Articolo 216 del Codice previde, in finora come attinente, come seguendo:
“… Nell’evento di un’operazione che è dichiarata privo di valore legale, ogni parte ritornerà all’altra parte in oggetto la quale gli incassi hanno ricevuto per l’operazione. Nell’evento di simile restituzione che è impossibile,… ritornerà all’altra parte il suo valore corrente.
Se una parte o una terza parte ha sofferto di danno patrimoniale o non-patrimoniale come un risultato di un’operazione che è dichiarata privo di valore legale, la parte responsabile pagherà il risarcimento.”
31. Articoli che 257 e 261 del Codice offrono che il tempo-limite per depositare una rivendicazione civile è tre anni. Il calcolo del tempo-limite attinente comincia dal giorno che una persona impara, o avrebbe potuto imparare, di una violazione di suo o i suoi diritti.
B. Atto di privatizzazione della Proprietà statale del 1992
32. Sezione 3 dell’Atto della Privatizzazione della Proprietà Statale prevede che scorta di alloggio Statale non può essere privatizzata.
C. Codice sugli Alloggi dell’Ucraina 1983
33. Articolo 4 del Codice prevede che la scorta di alloggio Statale include alloggi di abitazione e residenze negli altri edifici che appartengono allo Stato.
D. Atto di Privatizzazione degli alloggi statali del 1992
34. Sezioni che 2 e 3 dell’Atto offrono che, come privatizzazione di riguardi di appartamenti (o alloggi), almeno 21 metri di piazza di spazio vivente per persona ed un 10 metri di piazza supplementari per famiglia dovrebbero essere trasferiti ad inquilini esente da spese. Lo spazio vivente e rimanente dovrebbe essere disponibile per acquisto.
A settembre 2008 l’Atto fu corretto così come concedere la privatizzazione di stanze all’interno di ostelli.
E. Decisione n. 851 del 6 novembre 1995 del Gabinetto dei Ministri dell’Ucraina
35. La decisione che entrò in vigore 7 dicembre 1995 prevedeva che, in caso di insolvenza, la liquidazione o il trapasso di proprietà di una società o di qualsiasi proprietà appartenente gli alloggi statali ma essendo gestita dalla detta società sarebbero state date ad un municipio. Prima di essere corretto nel 2004, la disposizione non si applicava ad ostelli.
F. L’Atto dell’Accusatore del 1991
36. La Sezione 35 prevede che l’accusatore può unirsi a procedimenti in qualsiasi momento se è nell’ interessi dello Stato o per la protezione dei diritti costituzionali dei cittadini.
LA LEGGE
I. LOCUS STANDI DELLA VEDOVA DEL SECONDO RICHIEDENTE
37. Il secondo richiedente morì 27 novembre 2009. 14 ottobre 2010 la sua vedova informò la Corte che lei ha desiderato intraprendere la richiesta.
38. Il Governo rispondente presentò che inoltre la sua vedova, la madre del secondo richiedente, figlio e figlia avevano tutti chiesto per essere i suoi eredi in 22 luglio 2011. Il Governo notò che il secondo richiedente era morto senza aver fatto testamento e che c’era stata una controversia fra i suoi eredi della divisione della proprietà ereditata. Il Governo concordò che la vedova del secondo richiedente dovrebbe essere in grado mantenere la richiesta di fronte a questa Corte sul conto di suo defunto marito; comunque, loro richiesero la Corte per prendere in considerazione le informazioni summenzionate.
39. La Corte nota che le preoccupazioni applicative e presenti un diritto di proprietà che è, in principio trasferibile agli eredi del defunto, e che la vedova del secondo richiedente era suo parente prossimo. In queste circostanze la Corte considera che lei ha sostenendo continuare i procedimenti presenti nel suo posto (vedere Sharenok c. l’Ucraina, n. 35087/02, § 12 22 febbraio 2005). Riferimento ancora sarà reso comunque, al secondo richiedente in tutto il resto della sentenza.
II. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N. 1
40. I richiedenti si lamentarono che il loro diritto a godimento tranquillo delle loro proprietà era stato violato, e che loro erano stati privati della loro proprietà. I richiedenti si appellarono su Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 che recita come segue:
“Ogni persona fisica o giuridica è abilitata al godimento pacifico delle sue proprietà. Nessuno sarà privato delle sue proprietà eccetto che nell’interesse pubblico e soggetto alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali di diritto internazionale.
Comunque, le disposizioni precedenti non possono in qualsiasi modo danneggiare il diritto di un Stato ad eseguire simili leggi come ritiene necessario per controllare l’uso di proprietà in conformità con l’interesse generale o assicurare il pagamento di tasse o gli altri contributi o sanzioni penali.”
A. Ammissibilità
41. Il Governo presentò che i richiedenti avrebbero dovuto chiedere danni sotto Articolo 216 § 2 del Codice civile dell’Ucraina su conto dell’invalidazione del contratto di vendita. Sotto Articolo 22 di che Codice, danni inclusi perdite una persona avevano subito dovendo alla distruzione di un articolo di proprietà, costi incorsero in come un risultato di una violazione di dovere (danni effettivi), e perdita di utili. Il Governo presentò copie di decisioni di corte in due cause di diritto commerciale che riguardano che che sembrò essere società private uno di che furono assegnate danni con le corti facendo seguito ad Articolo 216 del Codice civile dell’Ucraina. Perciò, la legge nazionale fornì ai richiedenti un viale per non solo ricevere rimborso dei loro costi, ma anche il risarcimento per perdite incorse in come un risultato di essere privato della loro proprietà, incluso perdita di utili. I richiedenti non presentarono qualsiasi la prova che loro avevano detto simile danni per le corti nazionali. Nella prospettiva del Governo che ha provato che i richiedenti erano riguardati come sufficiente l’importo del risarcimento assegnato a loro 8 giugno 2006. Infine, il Governo notò che l’esistenza di dubbi meri come alle prospettive del successo di una particolare via di ricorso che non era evidentemente futile una ragione valida non era per non riuscire ad esaurire via di ricorso nazionali (vedere Dzizin c. l’Ucraina (il dec.), n. 1086/02, 24 giugno 2003). Il Governo contese così che i richiedenti non avevano esaurito le via di ricorso effettive disponibile a loro a livello nazionale.
42. I richiedenti presentarono che 1 aprile 2005 loro avevano depositato un’eccezione riconvenzionale per danni. 11 aprile 2005 la Corte distrettuale di Malyn respinse la loro rivendicazione senza considerarlo. Che decisione fu spedita solamente ai richiedenti 23 aprile 2005; perciò, loro non erano stati capaci di attenersi col tempo-limite dato con la corte. I richiedenti notarono inoltre che le decisioni di corte che sorgono dalle cause citarono col Governo era stato adottato in circostanze diverse, e che loro operazioni principalmente riguardate che comportano il Procedura Codice Commerciale dell’Ucraina.
43. La Corte nota che il Governo non specificò contro chi i richiedenti furono supposti per avere depositato la loro rivendicazione per danni. Le decisioni di corte presentate con le controversie interessate e Statali fra due società private; comunque, non sembra che i richiedenti avessero potuto depositare tale rivendicazione contro S. poiché la società già era stata dichiarata insolvente. Inoltre, è dubbioso se S. sarebbe potuto essere trattato come un imputato per i fini di Articolo 216 del Codice civile. Presumendo che il Governo aveva presentato esempi della causa riuscita fra due società per dimostrare che i richiedenti avrebbero dovuto chiedere danni dallo Stato, la Corte considera che l’eccezione del Governo è collegata da vicino ai meriti dei richiedenti l’azione di reclamo di ‘ sotto Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 e lo congiunge inoltre.
44. La Corte nota che questa azione di reclamo non è mal-fondata manifestamente all’interno del significato di Articolo 35 § 3 (un) della Convenzione. Nota inoltre che non è inammissibile su qualsiasi gli altri motivi. Deve essere dichiarato perciò ammissibile.
B. Meriti
1. Le parti le osservazioni di ‘
45. Il Governo indicò che quattordici famiglie avevano vissuto nell’ostello. Loro facevano appartenere tutti a gruppi socialmente indifesi della popolazione, per esempio G., una ragazza madre. Il Governo notò che Articolo 8 della Convenzione impose obblighi positivi sullo Stato che è dire di prendere misure per proteggere i diritti di un individuo per rispettare per la vita privata e nel particolare alloggio (il Governo citato mutatis mutandis, Marckx c. Belgio, 13 giugno 1979 la Serie Un n. 31, e Menteş ed Altri c. Turchia, 28 novembre 1997 Relazioni di Sentenze e Decisioni 1997-VIII). I richiedenti avevano tentato di creare le condizioni viventi e disadatte nell’ostello (per esempio, con tagliando l’elettricità) per sfrattare gli occupanti. L’ufficio dell’accusatore aveva concluso che i richiedenti avevano violato gli occupanti il diritto di ‘ per rispettare per le loro case, siccome indicato nella sua azione di reclamo alla corte ed il suo ricorso contro la decisione di 23 gennaio 2006. Con avendo assegnato il risarcimento adeguato i richiedenti, le corti avevano bilanciato i loro diritti contro l’interesse pubblico. Il Governo notò inoltre che i richiedenti erano stati privati della loro proprietà in conformità con la legge.
46. Il Governo contese inoltre che i richiedenti avevano posseduto l’ostello in oggetto fra 21 agosto 2004 (la data sulla quale il contratto di vendita fu registrato alla cancelleria di proprietà Statale (правочинів di реєстр di Державний)) e 8 giugno 2006. Loro non avevano detto il risarcimento per i costi di sostenendo e migliorare la proprietà durante quel periodo. I richiedenti erano stati assegnati il risarcimento uguale al valore dell’ostello, essere pagato con S. ma loro non avevano avviato procedimenti di esecuzione contro la società. Perciò, il Governo contese che spogliando i richiedenti della loro proprietà non aveva imposto un carico individuale ed eccessivo su loro.
47. In replica, i richiedenti presentarono, che loro erano stati privati della loro proprietà con lo Stato senza qualsiasi il risarcimento. Inoltre, l’ostello in oggetto era stato privatizzato più tardi coi suoi occupanti. Non c’era nessuna prova che gli occupanti di ostello avevano appartenuto a gruppi socialmente indifesi della popolazione. Per esempio, uno degli occupanti che avevano privatizzato il suo appartamento era un headteacher di scuola. I richiedenti respinsero la dichiarazione che loro avevano sfrattato persone dall’ostello ed avevano tagliato l’elettricità. Perciò, lo Stato era andato a vuoto a dimostrare per quale “interesse pubblico” i richiedenti erano stati privati della loro proprietà.
48. I richiedenti presentarono inoltre che S. era stato insolvente ed al tempo di materiale era stato in liquidazione. Le procedura fallimentare erano state amministrate con un asse di creditori capeggiato con un rappresentante del Malyn Stato Tassa Regionale Inspectorate. Perciò gli ufficiali giudiziari il servizio di ‘ non era stato conferito poteri per eseguire la sentenza in oggetto (vedere Mykhaylenky ed Altri c. l’Ucraina, N. 35091/02, 35196/02, 35201/02 35204/02, 35945/02 35949/02, 35953/02 36800/02, 38296/02 e 42814/02 ECHR 2004-XII). I richiedenti avevano tentato di intervenire nelle procedura fallimentare contro S. ma inutilmente.
2. L’analisi della Corte
49. La Corte reitera che Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 contiene tre articoli distinti: il primo articolo, esposto nella prima frase del primo paragrafo è di una natura generale ed enuncia il principio del godimento tranquillo di proprietà; il secondo articolo, contenuto nella seconda frase del primo paragrafo copre privazione di proprietà e la sottopone a certe condizioni; il terzo articolo, determinato nel secondo paragrafo, riconosce che agli Stati è permesso, fra le altre cose, di controllare l’uso della proprietà in conformità con l’interesse generale. Comunque, questi articoli non sono distaccati: il secondo e il terzo articolo riguardano le particolari istanze di interferenza col diritto al godimento tranquillo di proprietà e perciò saranno costruiti alla luce del principio posto nel primo articolo (vedere, per esempio, Scordino c. l’Italia (n. 1) [GC], n. 36813/97, § 78 il 2006-V di ECHR).
50. Nella presente causa, la Corte considera che c’è stato un “la privazione di proprietà” all’interno del significato della seconda frase di Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 quale corrispose ad un’interferenza coi richiedenti il diritto di ‘ al godimento tranquillo di così. Deve essere accertato perciò se l’interferenza è giustificata sotto quel la disposizione.
51. Per Essere compatibile con Articolo 1 di Protocollo N.ro 1, una misura di interferenza deve adempiere le tre condizioni di base: deve essere eseguito “soggetto alle condizioni previste per con legge” che esclude qualsiasi azione arbitraria da parte delle autorità nazionali, deve essere “nell’interesse pubblico”, e deve prevedere un equilibrio equo fra i diritti del proprietario e gli interessi della comunità (vedere Vistiņš e Perepjolkins c. la Lettonia [GC], n. 71243/01, § 94 25 ottobre 2012).
(a) Ottemperanza col principio della legalità
52. La Corte reitera che una condizione essenziale per un’interferenza per essere ritenuto compatibile con Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 è che dovrebbe essere legale. Comunque, l’esistenza di una base legale in diritto nazionale non basta, in se stesso, soddisfare il principio della legalità; è piuttosto la qualità delle disposizioni applicabili che le questioni.
53. In primo luogo, le norme legali sulle quali è basata la privazione di proprietà dovrebbero essere in conformità col diritto nazionale dello Stato Contraente, incluso le disposizioni attinenti della Costituzione (vedere Re Precedente di Grecia ed Altri c. la Grecia [GC], n. 25701/94, §§ 79 e 82, ECHR 2000-XII; e Jahn ed Altri c. la Germania [GC], N. 46720/99, 72203/01 e 72552/01, § 81 ECHR 2005-VI). In secondo luogo, le disposizioni di diritto nazionale devono essere sufficientemente accessibili, precise e prevedibili nella loro richiesta (vedere Shchokin c. l’Ucraina, N. 23759/03 e 37943/06, § 51 14 ottobre 2010).
54. Comunque, la Corte ha limitato il potere per fare una rassegna ottemperanza con diritto nazionale, specialmente quando non c’è niente dal quale può concludere che le autorità fecero domanda manifestamente le disposizioni legali in oggetto, erroneamente o così come giungere a conclusioni arbitrarie (vedere Beyeler c. l’Italia [GC], n. 33202/96, § 108 ECHR 2000-io).
55. Nella presente causa, la corte nazionale basata la sua decisione di 8 giugno 2006 di invalidare la decisione di privatizzare presa nel 1995 su una disposizione di legge nazionale che proibì la privatizzazione di scorta di alloggio Statale. Sembra essere poco chiaro in come lontano “ostelli” furono inclusi nella scorta” di “alloggio nel senso dell’Atto della Privatizzazione della Proprietà Statale.
56. La Corte nota che dalle decisioni di corte citate coi richiedenti, non segue, che esisteva un approccio unico a livello di cittadino come riguardi la legalità della privatizzazione degli ostelli negli anni novanta (vedere divide in paragrafi 21 e 27 sopra). Da che posto d’osservazione, l’elemento dell’incertezza nelle corti ‘ pratica, nonostante il carattere chiaro della disposizione legale in oggetto, sarà preso in considerazione nel determinare se la misura si lamentò di previde un equilibrio equo (l’ibid., mutatis mutandis, § 108).
(b) “Nell’interesse pubblico”
57. Al giorno d’oggi la causa, l’accusatore avviò atti che impugnano la privatizzazione e tutti i trapassi di proprietà susseguenti dell’ostello nel nome del “interessi economici dello Stato ed i diritti di alloggio di G.” (vedere paragrafo 18 sopra). Nessun chiarimento fu dato come a che particolari interessi economici dello Stato era in pericolo o come loro notificarono il “interesse pubblico.”
58. Come per G. ‘ s e gli altri occupanti di ostello diritti di alloggio di ‘, la Corte nota che i richiedenti avevano inteso di sfrattarli dall’ostello siccome loro stavano progettando di rinnovarlo e viversi là (vedere paragrafo 16 sopra).
59. Perciò, la Corte accetta che la privazione dei richiedenti le proprietà di ‘ furono eseguite nell’interesse pubblico che è dire per assicurare la protezione dei diritti di alloggio di altri.
( c) la Proporzionalità
60. Anche se è legale ed eseguita nell’interesse pubblico, una misura di interferenza col diritto al godimento tranquillo di proprietà deve prevedere sempre un “equilibrio equo” fra le richieste dell’interesse generale della comunità ed i requisiti della protezione dei diritti essenziali dell’individuo. In particolare, ci deve essere una relazione ragionevole della proporzionalità fra i mezzi assunti e lo scopo cercò di essere compreso con qualsiasi misura che spoglia una persona delle sue proprietà (vedere Scordino, citato sopra, § 93).
61. Nel determinare se questo requisito è soddisfatto, la Corte riconosce che lo Stato gode di un ampio margine di valutazione con riguardo sia alla scelta dei mezzi di esecuzione che nell’accertarsi se le conseguenze delle esecuzione sono giustificate nell’interesse generale al fine di realizzare l’oggetto della legge in oggetto (vedere Vistiņš e Perepjolkins c. la Lettonia [GC], n. 71243/01, § 109 25 ottobre 2012). Ciononostante, la Corte non può abdicare il suo potere di revisione e deve determinare se l’equilibrio richiesto fu sostenuto in una maniera conforme coi richiedenti il diritto di ‘ al godimento tranquillo delle loro proprietà, all’interno del significato della prima frase di Articolo 1 di ProtocolNo. 1 (vedere Jahn ed Altri c. la Germania [GC], citato sopra, § 93).
62. Al giorno d’oggi la causa le autorità Statali, con una prospettiva a proteggendo i diritti di alloggio di altri corressero che che loro considerarono essere, un’interpretazione erronea del diritto vigente che accadde più di dieci anni più primi.
63. In questo collegamento la Corte reitera la particolare importanza del principio di “il buon governo.” Richiede che dove è in pericolo un problema nell’interesse generale, in particolare quando la questione colpisce diritti umani fondamentali come quelli che comportano proprietà, le autorità pubbliche devono agire nel buon tempo ed in un appropriato e soprattutto maniera coerente (vedere Rysovskyy c. l’Ucraina, n. 29979/04, §§ 70-71 20 ottobre 2011).
64. Il buon principio di governo non deve, come norma generale, impedire alle autorità di correggere errori occasionali, anche quelli che sono il risultato della loro propria negligenza (vedere Moskal c. la Polonia, n. 10373/05, § 73 15 settembre 2009). Comunque, il bisogno di correggere un vecchio “sbagliato” non dovrebbe interferire sproporzionatamente con un diritto nuovo che è stato acquisito con un appellandosi individuale sulla legittimità dell’azione dell’autorità pubblica in buon fede (vedere, mutatis mutandis, Pincová e Pinc c. la Repubblica ceca, n. 36548/97, § 58 ECHR 2002-VIII). Nelle altre parole, ad autorità Statali che vanno a vuoto a fissare in posto o aderire alle loro proprie procedure non dovrebbe essere permesso di trarre profitto dal loro male o scappare i loro obblighi (vedere Lelas c. Croatia, n. 55555/08, § 74 20 maggio 2010). Il rischio di qualsiasi errore rese con l’autorità Statale deve essere sopportato con lo Stato stesso e gli errori non devono essere rimediati ad alla spesa degli individui riguardata (vedere, fra le altre autorità, mutatis mutandis, Pincová e Pinc, citato sopra, § 58; Gashi c. Croatia, n. 32457/05, § 40 13 dicembre 2007; e Trgo c. Croatia, n. 35298/04, § 67 11 giugno 2009). Nel contesto di revocare proprietà di una proprietà trasferito erroneamente, il buon principio di governo non solo può imporre sulle autorità un obbligo per agire prontamente nel correggere il loro errore (vedere, per esempio, Moskal c. la Polonia, citato sopra, § 69), ma può rendere necessario anche il pagamento del risarcimento adeguato o un altro tipo di riparazione appropriata al suo detentore in buona fede precedente (vedere Pincová e Pinc, citato sopra, § 53, e Toşcuţă ed Altri c. la Romania, n. 36900/03, § 38 25 novembre 2008).
65. La Corte nota che prima di prendere la decisione di vendere l’ostello ai richiedenti, S. ‘ s abbordano di creditori aveva informato le autorità Statali delle possibili complicazioni ma in gennaio 2004 che il sindaco di città aveva rifiutato esplicitamente di prendere proprietà degli ostelli, incluso quello più tardi venduto ai richiedenti.
66. Un anno più tardi l’accusatore avviò atti che cercano di invalidare il contratto di vendita come l’ostello non sarebbero dovuti essere privatizzati nel primo posto. Comunque, un anno dopo la decisione che soddisfa la rivendicazione dell’accusatore fu sostenuto con una corte più alta, 85% degli appartamenti di ostello furono posseduti privatamente coi loro occupanti.
67. La Corte nota inoltre che non c’è nessuna prova che tutti gli occupanti di ostello hanno appartenuto a gruppi socialmente indifesi della popolazione i cui diritti di alloggio richiesero protezione rinforzata. In particolare, è poco chiaro se gli occupanti di ostello avevano comprato gli appartamenti o se proprietà era stata trasferita a loro esente da spese in conformità con l’Alloggio Scorta Privatizzazione Atto Statale. In qualsiasi l’evento, la privatizzazione susseguente delle stanze di ostello confermò che lo Stato non intese di tenere l’edificio in oggetto usare come alloggio sociale.
68. Infine, la Corte non può trascurare il fatto che i richiedenti non ricevettero qualsiasi il risarcimento per essere privato della loro proprietà. Benché la corte avesse assegnato loro davvero il risarcimento, essere pagato con S. non poteva ignorare il fatto che con che tempo la società era già insolvente che era in se stesso la ragione per la vendita dell’ostello. In simile circostanze, la Corte non è convinta, che i richiedenti avrebbero dovuto avviare gli ulteriori procedimenti per chiedere danni dallo Stato. La Corte respinge perciò l’eccezione del Governo in questo riguardo a.
69. Nella prospettiva della Corte, presumendo anche che l’interferenza in oggetto fu basato su disposizioni chiare e prevedibili della legge nazionale e fu mirato a proteggendo i diritti di alloggio di altri, il fatto che i richiedenti che erano acquirenti in buona fede non erano capaci di essere compensato per le loro perdite che erano state inflitte su loro con gli incoerenti e decisioni erronee delle autorità Statali costituisce un carico sproporzionato sui richiedenti.
C’è stata di conseguenza una violazione di Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 alla Convenzione.
III. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL ARTICOLO 6 DELLA CONVENZIONE
70. I richiedenti si lamentarono che la corte aveva trascurato il tempo-limite di tre-anno per depositare una rivendicazione, poiché la decisione di privatizzare l’ostello era stata presa nel 1995. Loro si appellarono su Articolo 6 della Convenzione che legge siccome segue:
“ Nella determinazione dei suoi diritti civili ed obblighi… ognuno è abilitato ad un’udienza corretta… all’interno di un termine ragionevole…da[un] tribunale …”
71. Il Governo presentò che il tempo-limite attinente cominciò dal momento quando G. aveva presentato la sua azione di reclamo all’ufficio dell’accusatore.
72. I richiedenti affermarono che Articolo 261 del Codice civile dell’Ucraina non fece domanda all’accusatore, poiché l’ufficio dell’accusatore pubblico era un corpo Statale che eseguì permanente “soprintendenza dell’osservanza di creatura umana e diritti civili e le libertà e dell’osservanza di leggi che regolano questi problemi con corpi di potere esecutivi, con corpi di autogoverno locali, i loro ufficiali, ed ufficiali”, siccome convenuto in Articolo 121 della Costituzione dell’Ucraina. I richiedenti presentarono che l’accusatore rappresentò gli interessi di terze parti e non poteva essere considerato un rivendicatore.
73. La Corte nota che, al giorno d’oggi la causa, la richiesta dell’accusatore per invalidare la decisione di 16 novembre 1995 fu depositata più che nove anni più tardi, 18 febbraio 2005, e fu provocato con l’azione di reclamo depositata con G. 26 gennaio 2005. Non c’è prova che l’accusatore era consapevole delle operazioni in oggetto prima che questa azione di reclamo fosse presentata.
74. Benché nessuna prova di G. ‘ che azione di reclamo di s è stata presentata con le parti, sembra dai materiali di causa disponibile che G. si lamentò di essendo costretto a muoversi fuori dell’ostello in oggetto. L’accusatore, avendo concluso che lo sfratto potenziale nacque da dal trapasso di proprietà dell’ostello, non solo depositò una rivendicazione negli interessi di G., ma anche negli interessi dello Stato (vedere paragrafo 18 sopra).
75. La Corte nota che la corte di primo-istanza si rivolse i richiedenti l’argomento di ‘ contro la loro inosservanza con tempo-limite di tre-anno per depositare una rivendicazione e lo respinse come non comprovato. Benché né la secondo-istanza, né corti di terzo-istanza risposero i richiedenti all’eccezione di ‘ in questo riguardo a, la Corte nota che Articolo 6 § 1 obbliga le corti a dare ragioni per le loro sentenze, ma non può essere capito siccome richiedendo una risposta particolareggiata ad ogni argomento (vedere il de di Van Hurk c. i Paesi Bassi, 19 aprile 1994, § 61 la Serie Un n. 288). Al giorno d’oggi causa che può essere concluso che con non rispondente i richiedenti la dichiarazione di ‘ di limitazione che le corti più alte hanno aderito all’interpretazione data con la corte di primo-istanza. In particolare, il Vinnytsya Corte d’appello Regionale, comportandosi come una corte di cassazione celebre che non c’erano nessuno violazioni di legge.
76. La Corte reitera inoltre che non è il suo compito da esaminare se la dichiarazione di limitazione era fondata, come sé è primariamente per le autorità nazionali, notevolmente le corti chiarire problemi di interpretazione di legge nazionale (vedere Ruiz Torija c. la Spagna, 9 dicembre 1994, § 30 la Serie Un n. 303-un).
77. La Corte conclude che, al giorno d’oggi la causa, l’interpretazione della disposizione attinente di diritto nazionale con la corte nazionale non sembra essere in violazione di Articolo 6 § 1 della Convenzione. La Corte considera così che questa parte della richiesta deve essere dichiarata manifestamente inammissibile come mal-fondò, facendo seguito ad Articolo 35 §§ 3 (un) e 4 della Convenzione.
IV. ALTRE VIOLAZIONI ADDOTTE DELLA CONVENZIONE
78. I richiedenti si lamentarono sotto infine, Articolo 6 § 1 della Convenzione che le corti nazionali avevano trascurato la decisione precedente del tribunale di commercio di vendere l’ostello a loro e che la corte di cassazione aveva contenuto un’udienza nella loro assenza.
79. I richiedenti si appellarono anche su Articoli 13, 14, 17 e 34 della Convenzione. In particolare, loro affermarono che la privazione illegale della loro proprietà e l’incapacità per riconoscere che l’accusatore aveva agito era stato mirato illegalmente ad impedendoloro dal depositare una richiesta con la Corte.
80. I richiedenti presentarono infine che, rivelando informazioni degli eredi del secondo richiedente, il Governo aveva violato Articolo 8 della Convenzione.
81. Avendo considerato i richiedenti le osservazioni di ‘ nella luce di tutto il materiale nella sua proprietà, i costatazione di Corte che, in finora come le questioni si lamentò di è all’interno della sua competenza, loro non rivelano qualsiasi comparizione di una violazione dei diritti e le libertà espose fuori nella Convenzione.
82. Segue che questa parte della richiesta deve essere dichiarata manifestamente inammissibile come mal-fondò, facendo seguito ad Articolo 35 §§ 3 (un) e 4 della Convenzione.
V. L’APPLICAZIONE DELL’ ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
83. L’Articolo 41 della Convenzione prevede:
“Se la Corte costata che c’è stata una violazione della Convenzione o dei Protocolli, e se la legge interna dell’Alta Parte Contraente riguardata permette una riparazione solamente parziale, la Corte può, se necessario, riconoscere una soddisfazione equa alla vittima.”

A. Danno
84. I richiedenti chiesero EUR 12,583 a riguardo di danno patrimoniale ed EUR 12,000 a riguardo del danno non-patrimoniale.
85. Il Governo affermò che ai richiedenti erano già stato assegnato un risarcimento, da pagare da parte di S. e non erano riusciti a chiedere ulteriori danni. Il Governo presentò inoltre che la richiesta dei richiedenti per il risarcimento a riguardo del danno non-patrimoniale non era comprovato.
86. La Corte assegna EUR 6,127 i richiedenti (rappresentante il valore del loro interesse nell’ostello sequestrato) a riguardo di danno patrimoniale.
87. La Corte, decidendo su una base equa assegna ai richiedenti ulteriori EUR 3,000 ognuno a riguardo di danno non-patrimoniale.
B. Costi e spese
88. I richiedenti chiesero anche EUR 1,300 per i costi e spese incorse in di fronte alle corti nazionali e di fronte alla Corte.
89. Il Governo presentò che i richiedenti non erano riusciti a specificare l’importo di tempo speso coi loro avvocati sulla causa e presentare prova in appoggio delle loro altre spese.
90. Secondo la giurisprudenza della Corte, ad un richiedente è concesso un rimborso di costi e spese solo nella misura che viene dimostrato che questi davvero e necessariamente sono stati sostenuti e sono stati ragionevoli riguardo al quantum. Nella presente causa, avuto riguardo che nessuno documento in prova delle spese sopra era stati presentato dai richiedenti, la Corte respinge la rivendicazione per costi e spese.
C. Interesse di mora
91. La Corte lo considera appropriato che il tasso di interesse di mora dovrebbe essere basato sul tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea a cui dovrebbero essere aggiunto tre punti percentuale.
PER QUESTE RAGIONI, LA CORTE ALL’UNANIMITA’
1. Decide di congiungere ai meriti l’eccezione del Governo come all’inammissibilità dei richiedenti l’azione di reclamo di ‘ sotto Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 per la non-esaurimento di via di ricorso nazionali ed effettive e lo respinge;

2. Dichiara l’azione di reclamo sotto Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 ammissibile ed il resto della richiesta inammissibile;

3. Sostiene che c’è stata una violazione dell’ Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 alla Convenzione;

4. Sostiene
(a) che lo Stato rispondente deve pagare i richiedenti, entro tre mesi dalla data in cui la sentenza diviene definitiva in conformità con Articolo 44 § 2 della Convenzione i seguenti importi, da convertire nella valuta dello Stato rispondente al tasso applicabile in data dell’ accordo:
(i) EUR 6,127 (sei mila cento e ventisette euro), più qualsiasi tassa che può essere addebitabile, a riguardo del danno patrimoniale;
(ii) EUR 3,000 (tre mila euro) ognuno, più qualsiasi tassa che può essere addebitabile, in riguardo di danno non-patrimoniale;
(b) che l’interesse semplice sarà pagabile sugli importi sopra ad un tasso uguale dalla scadenza dei tre mesi summenzionati sino ad accordo, al tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea durante il periodo predefinito più tre punti percentuale;

5. Respinge il resto della richiesta dei richiedenti per la soddisfazione equa.
Fatto in inglese, e notificato per iscritto il 16 maggio 2013, facendo seguito all’articolo 77 §§ 2 e 3 degli Articoli di Corte.
Claudia Westerdiek Mark Villiger
Cancelliere Presidente

Testo Tradotto

Conclusions
Preliminary objection joined to merits and dismissed (Article 35-1 – Exhaustion of domestic remedies) Remainder inadmissible
Violation of Article 1 of Protocol No. 1 – Protection of property (Article 1 par. 1 of Protocol No. 1 – Deprivation of property) Pecuniary and non-pecuniary damage – award

FIFTH SECTION

CASE OF MAKSYMENKO AND GERASYMENKO v. UKRAINE

(Application no. 49317/07)

JUDGMENT

STRASBOURG

16 May 2013

This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 § 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Maksymenko and Gerasymenko v. Ukraine,
The European Court of Human Rights (Fifth Section), sitting as a Chamber composed of:
Mark Villiger, President,
Angelika Nußberger,
Boštjan M. Zupančič,
Ann Power-Forde,
Helena Jäderblom,
Aleš Pejchal, judges,
Myroslava Antonovych, ad hoc judge,
and Claudia Westerdiek, Section Registrar,
Having deliberated in private on 9 April 2013,
Delivers the following judgment, which was adopted on that date:
PROCEDURE
1. The case originated in an application (no. 49317/07) against Ukraine lodged with the Court under Article 34 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (“the Convention”) by two Ukrainian nationals, OMISSIS (“the applicants”), on 6 November 2007. Following the second applicant’s death on 27 November 2009, his widow, OMISSIS, expressed the wish to pursue the application on his behalf.
2. The applicants were represented by OMISSIS, lawyers practising in the towns of Malyn and Radomyshl respectively. The Ukrainian Government (“the Government”) were most recently represented by their Agent, Mr N. Kulchytskyy, of the Ministry of Justice of Ukraine.
3. The applicants alleged, in particular, that by invalidating in 2006 a decision taken in 1995 to privatise a hostel which they had bought in 2004 as bona fide purchasers, and all subsequent transfers of ownership, the State had breached their right to peaceful enjoyment of their possessions under Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention.
4. On 28 March 2011 the application was communicated to the Government. Mrs G. Yudkivska, the judge elected in respect of Ukraine, was unable to sit in the case (Rule 28 of the Rules of Court). The President of the Chamber decided to appoint Ms Myroslava Antonovych to sit as an ad hoc judge (Rule 29 § 1(b)).
THE FACTS
I. THE CIRCUMSTANCES OF THE CASE
5. The first applicant was born in 1958 and lives in Malyn. The second applicant was born in 1963 and died in 2009.
6. By decision no. 492 of 16 November 1995, the Zhytomyr Regional Department of the State Property Fund (регіональне відділення Фонду державного майна України в Житомирській області) transformed a State enterprise, M., into a joint-stock company, which resulted in its privatisation. An audit of M.’s assets carried out on 1 October 1995 revealed that the company’s immovable property included several hostels.
7. On 31 January 2000 M. was reorganised into four companies including S., to which ownership of the hostels was transferred.
8. On 19 June 2003 the Zhytomyrskyy Regional Commercial Court declared S. insolvent.
9. By letter of 9 July 2003, the liquidator in the S. insolvency proceedings informed the mayor of Malyn and the Head of the Malyn District Administration that S. had been declared insolvent. As the sale of the hostels owned by S. would, according to the liquidator, create social tensions in the town, it was proposed that the town would take over their ownership.
10. By letter of 30 January 2004 the mayor informed the liquidator that the hostels were not owned by the State and it was for the board of creditors to decide what to do with them.
11. On 20 July 2004 the board of creditors agreed to sell one of the hostels to the applicants.
12. On 21 August 2004 a contract of sale was signed. The applicants paid 41,160 Ukrainian hryvnias (UAH) (at the material time around 6,127 euros (EUR)) for the hostel and became owners of a half share each.
13. On 11 January 2005 the applicants informed a local electricity supply company that they were the new owners of the hostel. They requested the company to cut off the electricity supply until a new contract had been signed with them. The applicants discovered that the power cables and electricity meters serving the property needed to be replaced, and that the hostel occupants had not been paying rent.
14. On 19 January 2005 the electricity supply company informed the hostel occupants that the electricity would be cut off on 25 January 2005.
15. On 21 January 2005 a prosecutor ordered the electricity in the hostel not to be cut off since he had been preparing to institute legal proceedings on behalf of the hostel occupants.
16. By letter of 21 January 2005, the applicants informed the Malyn District Prosecutor’s Office, the mayor, the company S., at that time allegedly in liquidation, and the hostel occupants, that they had bought the hostel in order to live there themselves. The applicants stated that when the hostel was being sold, the occupants had refused to participate in the sale process. Despite the hostel’s change of ownership and need for refurbishment, its occupants had not been paying rent or communal charges for six months. The applicants requested S. to provide new housing to those occupants, who were requested to vacate the hostel by 30 March 2005.
17. On 26 January 2005, G., a nineteen-year-old hostel occupant, sought the assistance of the Malyn District Prosecutor’s Office as she had a young child and had been requested to leave the hostel.
18. On 18 February 2005 a prosecutor instituted proceedings at the Malynsky District Court on behalf of G., requesting that the decision of 16 November 1995 and all subsequent transfers of ownership be declared invalid. The prosecutor noted that in January 2005 the hostel occupants had lodged previous complaints with his office. After examining the case the prosecutor concluded that the hostel’s privatisation in 1995 had been unlawful. He argued that section 2(2) of the State Housing Stock Privatisation Act (Закон «Про приватизацію державного житлового фонду») prohibited the privatisation of rooms in hostels. The transfer of ownership of the hostel and its subsequent sale breached the Act, other legal provisions and the “moral principles of society”, since the occupants’ constitutional rights to housing had been violated. It also adversely affected the economic interests of the State and the housing rights of G., who was a single mother with a young child and was therefore unable to lodge a claim herself. Lastly, the prosecutor requested that ownership of the hostel be transferred to Malyn Town Council (“the Council”).
19. On 1 April 2005 the applicants lodged a counterclaim. They reiterated that the hostel occupants had refused to participate in the hostel sale process and had not been paying rent and communal charges which had resulted in S.’s insolvency. The applicants submitted that they had informed the prosecutor’s office of the matter and requested S. to provide housing to the hostel occupants. The prosecutor’s office had failed to protect the rights of the new owners despite the fact that the hostel was in an alarming state, the drainage and water supply systems were not functioning and the rooms were being heated by stoves. Moreover, the premises could no longer be classed as a hostel as it had become a normal multi-family apartment building. Its occupants were no longer employed by the company which had provided them with housing. Lastly, the applicants requested the court, in the event of finding against them, to award them UAH 52,748 in compensation, to be paid by the Council, representing the hostel’s value and the administrative costs relating to the contract of sale.
20. On 11 April 2005 the Malyn District Court returned the counterclaim to the applicants and provided them with a deadline of 1 May 2005 to correct errors in their application. In particular, the court noted that the counterclaim “lacked logical consistency”, in that there was no clear evidence of causation and loss. The decision was posted to the applicants on 23 April 2005. It is unclear when they received it. It appears that the applicants did not re-lodge their claim.
21. On 20 December 2005 the second applicant sent the Malyn District Court a copy of a decision of 26 May 2005 taken by the Zhytomyr Regional Court of Appeal in which it had rejected a prosecutor’s application to declare as invalid decisions taken in 1994 and 1999 by the Zhytomyr Regional State Property Fund to privatise a certain hostel. The court found that there were no legal provisions prohibiting the privatisation of hostels, as section 2(2) of the State Housing Stock Privatisation Act prohibited the privatisation of rooms within hostels but not hostels per se. The court did not refer to section 3 of the State Property Privatisation Act, which prohibited the privatisation of State housing stock.
22. On 23 January 2006, in the applicants’ case, the court rejected the prosecutor’s request as unsubstantiated. Again, the court did not refer to section 3 of the State Property Privatisation Act. In reply to the applicants’ objection that the prosecutor had missed the three-year time-limit for lodging his claim, the court noted that the prosecutor had only learned about the situation in question following G.’s complaint.
23. On 8 June 2006 the Zhytomyr Regional Court of Appeal quashed that decision and declared the decision of 16 November 1995 and all subsequent transfers of ownership invalid. The court held that section 3 of the State Property Privatisation Act provided that State housing stock, including hostels, was not amenable to privatisation. Since, at the material time, the hostel in question was owned by the State, it had been privatised unlawfully. Referring to Article 216 of the Civil Code of Ukraine, the court awarded the applicants UAH 41,160, to be paid by S. It further held that ownership of the hostel should be transferred to the Council.
24. The applicants appealed on the grounds that the court’s decision of 8 June 2006 contradicted another decision taken in an analogous case by the Zhytomyr Court of Appeal, that the court had disregarded the time-limits for lodging claims and that S. had been declared insolvent.
25. On 21 May 2007 the Vinnytsya Regional Court of Appeal, acting as a court of cassation, rejected the applicants’ appeal on points of law by finding, without any further explanation, that there had been no breaches of law.
26. On 19 July 2007 the Council agreed to take over ownership of the hostel.
27. On 25 September 2007, in the case of T. and G. v. State Property Fund of Ukraine, S., and Malyn Town Council, the Zhytomyr Regional Court of Appeal found, referring to decision no. 891 of 6 November 1995 of the Cabinet of Ministers of Ukraine, that a transfer of ownership of another hostel in 1995 had been lawful, since hostels did not form part of State housing stock.
28. The applicants submitted that S. had failed to comply with the court decision of 8 June 2006 requiring it to pay them compensation.
29. Between November and December 2008, twelve out of the fourteen apartments at the hostel were privatised by their occupants pursuant to the amended State Housing Stock Privatisation Act (see paragraph 34 below).
II. RELEVANT DOMESTIC LAW
A. Civil Code of Ukraine 2004
30. Article 216 of the Code provided, in so far as relevant, as following:
“… In the event of a transaction being declared null and void, each party shall return to the other party the proceeds received for the transaction in question. In the event of such restitution being impossible, … it shall return to the other party its current value.
If a party or a third party has suffered pecuniary or non-pecuniary damage as a result of a transaction being declared null and void, the liable party shall pay compensation.”
31. Articles 257 and 261 of the Code provide that the time-limit for lodging a civil claim is three years. The calculation of the relevant time-limit starts from the day a person learns, or could have learned, of a breach of his or her rights.
B. State Property Privatisation Act 1992
32. Section 3 of the State Property Privatisation Act provides that State housing stock cannot be privatised.
C. Housing Code of Ukraine 1983
33. Article 4 of the Code provides that the State housing stock includes dwelling houses and residences in other buildings belonging to the State.
D. State Housing Stock Privatisation Act 1992
34. Sections 2 and 3 of the Act provide that, as regards privatisation of apartments (or houses), at least 21 square metres of living space per person and an additional 10 square metres per household should be transferred to tenants free of charge. The remaining living space should be available for purchase.
In September 2008 the Act was amended so as to allow the privatisation of rooms within hostels.
E. Decision no. 851 of 6 November 1995 of the Cabinet of Ministers of Ukraine
35. The decision, which entered into force on 7 December 1995, provided that, in the event of insolvency, liquidation or the transfer of ownership of a company, any properties belonging to State housing stock but being managed by the said company were to be given to a municipality. Before being amended in 2004, the provision did not apply to hostels.
F. Prosecutor’s Act 1991
36. Section 35 provides that the prosecutor can join proceedings at any given time if it is in the interests of the State or for the protection of citizens’ constitutional rights.
THE LAW
I. LOCUS STANDI OF THE SECOND APPLICANT’S WIDOW
37. The second applicant died on 27 November 2009. On 14 October 2010 his widow informed the Court that she wished to pursue the application.
38. The respondent Government submitted that by 22 July 2011, besides his widow, the second applicant’s mother, son and daughter had all claimed to be his heirs. The Government noted that the second applicant had died intestate and that there had been a dispute between his heirs about the division of the inherited property. The Government agreed that the second applicant’s widow should be able to maintain the application before this Court on her late husband’s behalf; however, they requested the Court to take into account the above-mentioned information.
39. The Court notes that the present application concerns a property right which is, in principle, transferable to the heirs of the deceased, and that the second applicant’s widow was his next of kin. In these circumstances the Court considers that she has standing to continue the present proceedings in his stead (see Sharenok v. Ukraine, no. 35087/02, § 12, 22 February 2005). However, reference will still be made to the second applicant throughout the remainder of the judgment.
II. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 1 OF PROTOCOL NO. 1
40. The applicants complained that their right to peaceful enjoyment of their possessions had been breached, and that they had been deprived of their property. The applicants relied on Article 1 of Protocol No. 1, which reads as follows:
“Every natural or legal person is entitled to the peaceful enjoyment of his possessions. No one shall be deprived of his possessions except in the public interest and subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law.
The preceding provisions shall not, however, in any way impair the right of a State to enforce such laws as it deems necessary to control the use of property in accordance with the general interest or to secure the payment of taxes or other contributions or penalties.”
A. Admissibility
41. The Government submitted that the applicants should have claimed damages under Article 216 § 2 of the Civil Code of Ukraine on account of the invalidation of the contract of sale. Under Article 22 of that Code, damages included losses a person had sustained owing to the destruction of an item of property, costs incurred as a result of a breach of duty (actual damages), and loss of income. The Government submitted copies of court decisions in two commercial law cases concerning what appeared to be private companies, one of which was awarded damages by the courts pursuant to Article 216 of the Civil Code of Ukraine. Therefore, the national law provided the applicants with an avenue to receive not only reimbursement of their costs, but also compensation for losses incurred as a result of being deprived of their property, including loss of income. The applicants did not submit any evidence that they had claimed such damages through the national courts. In the Government’s view, that proved that the applicants had regarded as sufficient the amount of compensation awarded to them on 8 June 2006. Lastly, the Government noted that the existence of mere doubts as to the prospects of success of a particular remedy which was not obviously futile was not a valid reason for failing to exhaust domestic remedies (see Dzizin v. Ukraine (dec.), no. 1086/02, 24 June 2003). The Government thus contended that the applicants had not exhausted the effective remedies available to them at national level.
42. The applicants submitted that on 1 April 2005 they had lodged a counterclaim for damages. On 11 April 2005 the Malyn District Court dismissed their claim without considering it. That decision was only sent to the applicants on 23 April 2005; therefore, they had been unable to comply with the time-limit given by the court. The applicants further noted that the court decisions arising from the cases cited by the Government had been adopted in different circumstances, and that they mainly concerned transactions involving the Commercial Procedure Code of Ukraine.
43. The Court notes that the Government did not specify against whom the applicants were supposed to have lodged their claim for damages. The court decisions submitted by the Government concerned disputes between two private companies; however, it does not appear that the applicants could have lodged such a claim against S. since the company had been already declared insolvent. Moreover, it is doubtful whether S. could have been treated as a defendant for the purposes of Article 216 of the Civil Code. Assuming that the Government had submitted examples of successful litigation between two companies to demonstrate that the applicants should have claimed damages from the State, the Court considers that the Government’s objection is closely linked to the merits of the applicants’ complaint under Article 1 of Protocol No. 1 and joins it thereto.
44. The Court notes that this complaint is not manifestly ill-founded within the meaning of Article 35 § 3 (a) of the Convention. It further notes that it is not inadmissible on any other grounds. It must therefore be declared admissible.
B. Merits
1. The parties’ submissions
45. The Government indicated that fourteen families had lived in the hostel. They had all belonged to socially unprotected groups of the population, for example, G., a single mother. The Government noted that Article 8 of the Convention imposed positive obligations on the State, that is to say to take measures to protect an individual’s rights to respect for private life and in particular housing (the Government cited mutatis mutandis, Marckx v. Belgium, 13 June 1979, Series A no. 31, and Menteş and Others v. Turkey, 28 November 1997, Reports of Judgments and Decisions 1997 VIII). The applicants had tried to create unsuitable living conditions in the hostel (for example, by cutting off the electricity) in order to evict the occupants. The prosecutor’s office had concluded that the applicants had breached the occupants’ right to respect for their homes, as indicated in its complaint to the court and its appeal against the decision of 23 January 2006. By having awarded the applicants adequate compensation, the courts had balanced their rights against the public interest. The Government further noted that the applicants had been deprived of their property in accordance with the law.
46. The Government further contended that the applicants had owned the hostel in question between 21 August 2004 (the date on which the contract of sale was registered at the State property registry (Державний реєстр правочинів)) and 8 June 2006. They had not claimed compensation for the costs of maintaining and improving the property during that period. The applicants had been awarded compensation equal to the value of the hostel, to be paid by S., but they had not instituted enforcement proceedings against the company. Therefore, the Government contended that depriving the applicants of their property had not imposed an excessive individual burden on them.
47. In reply, the applicants submitted that they had been deprived of their property by the State without any compensation. Moreover, the hostel in question had later been privatised by its occupants. There was no evidence that the hostel occupants had belonged to socially unprotected groups of the population. For example, one of the occupants who had privatised his apartment was a school headteacher. The applicants rejected the allegation that they had evicted people from the hostel and had cut off the electricity. Therefore, the State had failed to demonstrate in what “public interest” the applicants had been deprived of their property.
48. The applicants further submitted that S. had been insolvent and at the material time had been in liquidation. The insolvency proceedings had been run by a board of creditors headed by a representative of the Malyn Regional State Tax Inspectorate. Therefore the bailiffs’ service had not been empowered to enforce the judgment in question (see Mykhaylenky and Others v. Ukraine, nos. 35091/02, 35196/02, 35201/02, 35204/02, 35945/02, 35949/02, 35953/02, 36800/02, 38296/02 and 42814/02, ECHR 2004 XII). The applicants had tried to intervene in the insolvency proceedings against S. but to no avail.
2. The Court’s analysis
49. The Court reiterates that Article 1 of Protocol No. 1 contains three distinct rules: the first rule, set out in the first sentence of the first paragraph, is of a general nature and enunciates the principle of the peaceful enjoyment of property; the second rule, contained in the second sentence of the first paragraph, covers deprivation of possessions and subjects it to certain conditions; the third rule, stated in the second paragraph, recognises that the States are entitled, amongst other things, to control the use of property in accordance with the general interest. These rules are not, however, unconnected: the second and third rules are concerned with particular instances of interference with the right to the peaceful enjoyment of possessions and are therefore to be construed in the light of the principle laid down in the first rule (see, for example, Scordino v. Italy (no. 1) [GC], no. 36813/97, § 78, ECHR 2006 V).
50. In the present case, the Court considers that there has been a “deprivation of property” within the meaning of the second sentence of Article 1 of Protocol No. 1 which amounted to an interference with the applicants’ right to the peaceful enjoyment of such. It must therefore be ascertained whether the interference is justified under that provision.
51. To be compatible with Article 1 of Protocol No. 1, a measure of interference must fulfil three basic conditions: it must be carried out “subject to the conditions provided for by law”, which excludes any arbitrary action on the part of the national authorities, it must be “in the public interest”, and it must strike a fair balance between the owner’s rights and the interests of the community (see Vistiņš and Perepjolkins v. Latvia [GC], no. 71243/01, § 94, 25 October 2012).
(a) Compliance with the principle of lawfulness
52. The Court reiterates that an essential condition for an interference to be deemed compatible with Article 1 of Protocol No. 1 is that it should be lawful. However, the existence of a legal basis in domestic law does not suffice, in itself, to satisfy the principle of lawfulness; it is rather the quality of the applicable provisions that matters.
53. Firstly, the legal norms upon which the deprivation of property is based should be in accordance with the domestic law of the Contracting State, including the relevant provisions of the Constitution (see Former King of Greece and Others v. Greece [GC], no. 25701/94, §§ 79 and 82, ECHR 2000 XII; and Jahn and Others v. Germany [GC], nos. 46720/99, 72203/01 and 72552/01, § 81, ECHR 2005 VI). Secondly, the provisions of domestic law must be sufficiently accessible, precise and foreseeable in their application (see Shchokin v. Ukraine, nos. 23759/03 and 37943/06, § 51, 14 October 2010).
54. The Court, however, has limited power to review compliance with domestic law, especially when there is nothing from which it can conclude that the authorities applied the legal provisions in question manifestly, erroneously or so as to reach arbitrary conclusions (see Beyeler v. Italy [GC], no. 33202/96, § 108, ECHR 2000 I).
55. In the present case, the national court based its decision of 8 June 2006 to invalidate the decision to privatise taken in 1995 on a provision of national law which prohibited the privatisation of State housing stock. It seems to be unclear in how far “hostels” were included in the “housing stock” in the sense of the State Property Privatisation Act.
56. The Court notes that from the court decisions cited by the applicants, it does not follow that there existed one unique approach at national level as regards the lawfulness of privatising hostels in the 1990s (see paragraphs 21 and 27 above). From that standpoint, the element of uncertainty in the courts’ practice, despite the clear character of the legal provision in question, is to be taken into account in determining whether the measure complained of struck a fair balance (ibid., mutatis mutandis, § 108).
(b) “In the public interest”
57. In the present case, the prosecutor instituted court proceedings challenging the privatisation and all subsequent transfers of ownership of the hostel in the name of the “economic interests of the State and the housing rights of G.” (see paragraph 18 above). No explanation was given as to what particular economic interests of the State were at stake or how they served the “public interest”.
58. As for G.’s and other hostel occupants’ housing rights, the Court notes that the applicants had intended to evict them from the hostel as they had been planning to renovate it and to live there themselves (see paragraph 16 above).
59. Therefore, the Court accepts that the deprivation of the applicants’ possessions was carried out in the public interest, that is to say, to ensure the protection of the housing rights of others.
(c) Proportionality
60. Even if it is lawful and carried out in the public interest, a measure of interference with the right to the peaceful enjoyment of possessions must always strike a “fair balance” between the demands of the general interest of the community and the requirements of the protection of the individual’s fundamental rights. In particular, there must be a reasonable relationship of proportionality between the means employed and the aim sought to be realised by any measure depriving a person of his possessions (see Scordino, cited above, § 93).
61. In determining whether this requirement is met, the Court recognises that the State enjoys a wide margin of appreciation with regard both to choosing the means of enforcement and to ascertaining whether the consequences of enforcement are justified in the general interest for the purpose of achieving the object of the law in question (see Vistiņš and Perepjolkins v. Latvia [GC], no. 71243/01, § 109 25 October 2012). Nevertheless, the Court cannot abdicate its power of review and must determine whether the requisite balance was maintained in a manner consonant with the applicants’ right to the peaceful enjoyment of their possessions, within the meaning of the first sentence of Article 1 of ProtocolNo. 1 (see Jahn and Others v. Germany [GC], cited above, § 93).
62. In the present case the State authorities, with a view to protecting the housing rights of others, corrected, what they considered to be, an erroneous interpretation of the law in force which occurred more than ten years earlier.
63. In this connection the Court reiterates the particular importance of the principle of “good governance”. It requires that where an issue in the general interest is at stake, in particular when the matter affects fundamental human rights such as those involving property, the public authorities must act in good time and in an appropriate and above all consistent manner (see Rysovskyy v. Ukraine, no. 29979/04, §§ 70-71, 20 October 2011).
64. The good governance principle should not, as a general rule, prevent the authorities from correcting occasional mistakes, even those resulting from their own negligence (see Moskal v. Poland, no. 10373/05, § 73, 15 September 2009). However, the need to correct an old “wrong” should not disproportionately interfere with a new right which has been acquired by an individual relying on the legitimacy of the public authority’s action in good faith (see, mutatis mutandis, Pincová and Pinc v. the Czech Republic, no. 36548/97, § 58, ECHR 2002 VIII). In other words, State authorities which fail to put in place or adhere to their own procedures should not be allowed to profit from their wrongdoing or to escape their obligations (see Lelas v. Croatia, no. 55555/08, § 74, 20 May 2010). The risk of any mistake made by the State authority must be borne by the State itself and the errors must not be remedied at the expense of the individuals concerned (see, among other authorities, mutatis mutandis, Pincová and Pinc, cited above, § 58; Gashi v. Croatia, no. 32457/05, § 40, 13 December 2007; and Trgo v. Croatia, no. 35298/04, § 67, 11 June 2009). In the context of revoking ownership of a property transferred erroneously, the good governance principle may not only impose on the authorities an obligation to act promptly in correcting their mistake (see, for example, Moskal v. Poland, cited above, § 69), but may also necessitate the payment of adequate compensation or another type of appropriate reparation to its former bona fide holder (see Pincová and Pinc, cited above, § 53, and Toşcuţă and Others v. Romania, no. 36900/03, § 38, 25 November 2008).
65. The Court notes that before taking the decision to sell the hostel to the applicants, S.’s board of creditors had informed the State authorities about possible complications but in January 2004 the town mayor had explicitly refused to take over ownership of the hostels, including the one later sold to the applicants.
66. A year later the prosecutor instituted court proceedings seeking to invalidate the contract of sale as the hostel should not have been privatised in the first place. However, a year after the decision satisfying the prosecutor’s claim was upheld by a higher court, 85% of the hostel apartments became privately owned by their occupants.
67. The Court further notes that there is no evidence that all the hostel occupants belonged to socially unprotected groups of the population, whose housing rights required reinforced protection. In particular, it is unclear whether the hostel occupants had bought the apartments or whether ownership had been transferred to them free of charge in accordance with the State Housing Stock Privatisation Act. In any event, the subsequent privatisation of the hostel rooms confirmed that the State did not intend to keep the building in question to use as social housing.
68. Lastly, the Court cannot disregard the fact that the applicants did not receive any compensation for being deprived of their property. Although the court had indeed awarded them compensation, to be paid by S., it could not have ignored the fact that by that time the company was already insolvent, which was in itself the reason for the sale of the hostel. In such circumstances, the Court is not convinced that the applicants should have instituted further proceedings to claim damages from the State. The Court therefore dismisses the Government’s objection in this regard.
69. In the Court’s view, even assuming that the interference in question was based on clear and foreseeable provisions of the national law and was aimed at protecting the housing rights of others, the fact that the applicants, who were bona fide purchasers, were unable to be compensated for their losses, which had been inflicted on them by the inconsistent and erroneous decisions of the State authorities, constitutes a disproportionate burden on the applicants.
There has accordingly been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention.
III. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 6 OF THE CONVENTION
70. The applicants complained that the court had disregarded the three-year time-limit for lodging a claim, since the decision to privatise the hostel had been taken in 1995. They relied on Article 6 of the Convention, which reads as follows:
“In the determination of his civil rights and obligations … everyone is entitled to a fair … hearing … by [a] … tribunal …”
71. The Government submitted that the relevant time-limit began from the moment when G. had submitted her complaint to the prosecutor’s office.
72. The applicants stated that Article 261 of the Civil Code of Ukraine did not apply to the prosecutor, since the public prosecutor’s office was a State body which carried out permanent “supervision of the observance of human and civil rights and freedoms and of the observance of laws regulating these issues by executive power bodies, by local self-government bodies, their officials, and officers”, as stipulated in Article 121 of the Constitution of Ukraine. The applicants submitted that the prosecutor represented the interests of third parties and could not be regarded as a claimant.
73. The Court notes that, in the present case, the prosecutor’s application to invalidate the decision of 16 November 1995 was lodged more than nine years later, on 18 February 2005, and was triggered by the complaint lodged by G. on 26 January 2005. There is no evidence that the prosecutor was aware of the transactions in question before this complaint was submitted.
74. Although no evidence of G.’s complaint was presented by the parties, it appears from the case materials available that G. complained about being required to move out of the hostel in question. The prosecutor, having concluded that the potential eviction originated from the transfer of ownership of the hostel, lodged a claim not only in the interests of G., but also in the interests of the State (see paragraph 18 above).
75. The Court notes that the first-instance court addressed the applicants’ argument against their failure to comply with three-year time-limit for lodging a claim and rejected it as unsubstantiated. Although neither the second-instance, nor third-instance courts answered the applicants’ objection in this regard, the Court notes that Article 6 § 1 obliges the courts to give reasons for their judgments, but cannot be understood as requiring a detailed answer to every argument (see Van de Hurk v. the Netherlands, 19 April 1994, § 61, Series A no. 288). In the present case it may be concluded that by not answering the applicants’ plea of limitation the higher courts adhered to the interpretation given by the first-instance court. In particular, the Vinnytsya Regional Court of Appeal, acting as a court of cassation, noted that there were no breaches of law.
76. The Court further reiterates that it is not its task to examine whether the plea of limitation was well-founded, as it is primarily for the national authorities, notably the courts, to resolve problems of interpretation of national law (see Ruiz Torija v. Spain, 9 December 1994, § 30, Series A no. 303 A).
77. The Court concludes that, in the present case, the interpretation of the relevant provision of domestic law by the national court does not appear to be in breach of Article 6 § 1 of the Convention. The Court thus considers that this part of the application must be declared inadmissible as manifestly ill-founded, pursuant to Article 35 §§ 3 (a) and 4 of the Convention.
IV. OTHER ALLEGED VIOLATIONS OF THE CONVENTION
78. Lastly, the applicants complained under Article 6 § 1 of the Convention that the national courts had disregarded the previous decision of the commercial court to sell the hostel to them and that the court of cassation had held a hearing in their absence.
79. The applicants also relied on Articles 13, 14, 17 and 34 of the Convention. In particular, they stated that the unlawful deprivation of their property and the inability to recognise that the prosecutor had acted unlawfully had been aimed at preventing them from lodging an application with the Court.
80. The applicants lastly submitted that, by disclosing information about the second applicant’s heirs, the Government had breached Article 8 of the Convention.
81. Having considered the applicants’ submissions in the light of all the material in its possession, the Court finds that, in so far as the matters complained of are within its competence, they do not disclose any appearance of a violation of the rights and freedoms set out in the Convention.
82. It follows that this part of the application must be declared inadmissible as manifestly ill-founded, pursuant to Article 35 §§ 3 (a) and 4 of the Convention.
V. APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
83. Article 41 of the Convention provides:
“If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.”
A. Damage
84. The applicants claimed EUR 12,583 in respect of pecuniary damage and EUR 12,000 in respect of non-pecuniary damage.
85. The Government stated that the applicants had been already awarded compensation, to be paid by S., and had failed to claim further damages. The Government further submitted that the applicants’ claim for compensation in respect of non-pecuniary damage was unsubstantiated.
86. The Court awards the applicants EUR 6,127 (representing the value of their interest in the seized hostel) in respect of pecuniary damage.
87. The Court, deciding on an equitable basis, further awards the applicants EUR 3,000 each in respect of non-pecuniary damage.
B. Costs and expenses
88. The applicants also claimed EUR 1,300 for the costs and expenses incurred before the domestic courts and before the Court.
89. The Government submitted that the applicants had failed to specify the amount of time spent by their lawyers on the case and to submit evidence in support of their other expenses.
90. According to the Court’s case-law, an applicant is entitled to the reimbursement of costs and expenses only in so far as it has been shown that these have been actually and necessarily incurred and are reasonable as to quantum. In the present case, regard being had that no documents in substantiation of the above expenses had been submitted by the applicants, the Court rejects the claim for costs and expenses.
C. Default interest
91. The Court considers it appropriate that the default interest rate should be based on the marginal lending rate of the European Central Bank, to which should be added three percentage points.
FOR THESE REASONS, THE COURT UNANIMOUSLY
1. Decides to join to the merits the Government’s objection as to inadmissibility of the applicants’ complaint under Article 1 of Protocol No. 1 for non-exhaustion of effective domestic remedies and dismisses it;

2. Declares the complaint under Article 1 of Protocol No. 1 admissible and the remainder of the application inadmissible;

3. Holds that there has been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention;

4. Holds
(a) that the respondent State is to pay the applicants, within three months from the date on which the judgment becomes final in accordance with Article 44 § 2 of the Convention, the following amounts, to be converted into the currency of the respondent State at the rate applicable at the date of settlement:
(i) EUR 6,127 (six thousand one hundred and twenty-seven euros), plus any tax that may be chargeable, in respect of pecuniary damage;
(ii) EUR 3,000 (three thousand euros) each, plus any tax that may be chargeable, in respect of non-pecuniary damage;
(b) that from the expiry of the above-mentioned three months until settlement, simple interest shall be payable on the above amounts at a rate equal to the marginal lending rate of the European Central Bank during the default period plus three percentage points;

5. Dismisses the remainder of the applicants’ claim for just satisfaction.
Done in English, and notified in writing on 16 May 2013, pursuant to Rule 77 §§ 2 and 3 of the Rules of Court.
Claudia Westerdiek Mark Villiger
Registrar President

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