Conclusione Resto inammissibile; Violazione di P1-1; danno Patrimoniale – assegnazione
SECONDA SEZIONE
CAUSA LÁNCHÍD HITEL ÉS FAKTOR ZRT C. UNGHERIA
(Richiesta n. 40381/05)
SENTENZA
STRASBOURG
2 novembre 2010
Questa sentenza diverrà definitiva nelle circostanze esposte nell’ Articolo 44 § 2 della Convenzione. Può essere soggetta a revisione editoriale.
Nella causa Lánchíd l’és di Hitel Faktor Zrt c. Ungheria,
La Corte europea di Diritti umani (Seconda Sezione), riunendosi che come una Camera, composta da:
Françoise Tulkens, Presidente, Danutė Jočienė, Dragoljub Popović, András Sajó, Nona Tsotsoria, Kristina Pardalos, Guido Raimondi, giudici,
e Stanley Naismith, Cancelliere di Sezione,
Avendo deliberato in privato il 12 ottobre 2010,
Consegna la seguente sentenza che fu adottata in quella data:
PROCEDURA
1. La causa nacque da in una richiesta (n. 40381/05) contro la Repubblica dell’Ungheria depositata presso la Corte sotto l’Articolo 34 della Convenzione per la Protezione dei Diritti umani e delle Libertà Fondamentali (“la Convenzione”) da una società ungherese privata per azioni, L. H.l é. F. Z. (“la richiedente”), il 28 ottobre 2005.
2. La richiedente fu rappresentata da I. A., un avvocato che pratica a Budapest. Il Governo ungherese (“il Governo”) fu rappresentato dal Sig. L. Höltzl, Agente, Ministero dell’ Amministrazione pubblica e della Giustizia.
3. La richiedente addusse che il fatto che le corti ungheresi avevano dichiarato non esigibili certi contributi di previdenza sociale insoluti che aveva acquisito tramite assegnazione corrispose a privazione arbitraria di proprietà.
4. Il 13 marzo 2009 il Presidente della Seconda Sezione decise di dare avviso della richiesta al Governo. Fu deciso anche di decidere sull’ammissibilità e i meriti della richiesta allo stesso tempo (Articolo 29 § 1).
I FATTI
I. LE CIRCOSTANZE DELLA CAUSA
5. La richiedente è una società privata per azioni con sede a Budapest.
6. Tramite assegnazioni per esame, fatte nell’ ottobre 2001 e nel luglio 2002, la richiedente acquisì – tramite intermediari-i debiti di V. Rt e M. Rt dall’Autorità Fiscale . I debiti consistevano soprattutto di tasse di libro paga non retribuite e di contributi di previdenza sociale e insorte nel periodo prima del 1998.
7. Poiché i debitori erano divenuti insolventi, la richiedente introdusse un’azione contro la Società finanziaria Statale e di Privatizzazione ungherese (ÁPV Rt) di fronte alla Corte Regionale di Budapest per recuperare le rivendicazioni assegnate. Appellandosi alla sezione 328 del (Vecchio) Atto delle Società del 1988, dibatté che l’ÁPV Rt- il proprietario di maggioranza delle due società debitrici-portava la responsabilità per fatto altrui per le pendenze debitorie.
8. Il 25 settembre 2003 la Corte Regionale si espresse parzialmente a favore della richiedente. La corte assegnò circa 47.3 milioni di forint ungheresi (HUF) alla richiedente che corrispondeva ai debiti di V. Rt diversi dalla tassa sul libro paga e dai contributi di previdenza sociale. Respinse l’azione a riguardo di queste ultime voci. La richiedente fu obbligato a pagare HUF 9.6 milioni al convenuto in parcelle legali.
9. La richiedente fece appello. Chiese 22,482,500 forint ungheresi (HUF) più interesse maturato sul conto dei rimanenti debiti di V. Rt e HUF 177,975,985 più interesse maturato sul conto di quelli di M. Rt.
10. La Corte d’appello di Budapest sostenne la decisione di prima – istanza Il 9 luglio 2004. La richiedente fu obbligata a pagare HUF 3 milioni come parcelle procedurali.
11. La richiedente depositò un ricorso per revisione presso la Corte Suprema a riguardo dei contributi di previdenza sociale dovuti da M. Rt. Presentò che il loro importo complessivo era circa HUF 160 milioni-una somma includente l’importo principale del debito di HUF 84,515,225-ma suscettibile ad ulteriore raccolta di prove nei procedimenti di riesame.
12. Il 5 aprile 2005 la Corte Suprema sostenne la decisione della Corte d’appello. Fu soddisfatta che ÁPV Rt davvero portava nelle circostanze la responsabilità per fatto altrui. Appellandosi alla Decisione di Uniformità n. 2/2004.PJE, sostenne comunque che-facendo seguito alle sezioni 3(3) e 25(2) del (Vecchio) Atto di Ordine Fiscale del 1990-perché i contributi di previdenza sociale contestati siano esigibili dalla richiedente, una decisione avrebbe dovuto essere emessa dall’ Autorità Fiscale che stabilisce la responsabilità per fatto altrui . Per mancanza di tale decisione, i contributi non potevano essere percepiti dalla richiedente, poiché l’assegnazione non aveva conferito nessun potere legale su questa. La richiedente fu obbligata ancora una volta a pagare HUF 3 milioni come parcella procedurale.
II. DIRITTO NAZIONALE ATTINENTE
13. La Sezione 328 del (Vecchio) Atto Societario del 1988 prevedeva come segue:
“(1) se la società per azioni [proprietario di maggioranza , cioè di controllo] acquisisce simile parte delle quote della [società per azioni controllata] nella misura di più dei tre-quarti del capitale di quota[di quest’ultima], il consiglio di amministrazione della… società… di controllo può dare istruzioni riguardo alla gestione della società [controllata]… al [suo] consiglio di amministrazione che deve esercitare il controllo (“società per azioni sotto controllo diretto”).
(2) La società di controllo… società sopporterà la responsabilità illimitata per i debiti della società per azioni sotto controllo diretto.”
14. La Sezione 3(3) c) del (Vecchio) Atto dell’Ordine Fiscale del 1990 (n. XCI di 1990) (come in vigore al tempo attinente) prevede che l’Atto sarà applicato al pagamento dei contributi di previdenza sociale. La Sezione 25(2) f) prevede che, se un contribuente non riesce a pagare la tassa e non può essere recuperata da questo contribuente, alla Autorità Fiscale è permessa l’adozione di una decisione che stabilisce la responsabilità per fatto altrui per coprire la pendenza debitoria. Le Sezioni 6(1) e 6(2), 35(2)f) e 120(1)a) del (Nuovo) Atto dell’Ordine Fiscale del 2003 (n. XCII di 2003) contiene articoli identici.
15. L’interpretazione che cessionari non possono rivendicare nelle corti civili tasse insolute da coloro con responsabilità per fatto altrui fu sostenuta dalla Corte Suprema nella Decisione di Uniformità n. 2/2004.PJE. Considerò che, sotto ambo gli Atti dell’Ordine Fiscale, la responsabilità per fatto altrui per debiti di imposta sarebbe stata stabilita con una decisione dell’Autorità Fiscale.
16. La legislazione sopra fu comunque abrogata successivamente, con l’Atto n. LVI di 2005. Secondo il ragionamento del documento, l’interpretazione della Corte Suprema nella Decisione di Uniformità n. 2/2004.PJE-un equivoco economicamente ingiustificato della legge che va contro le intenzioni del legislatore-rese non esigibili e così privi di valore quei debiti di imposta che non potevano essere recuperati nella liquidazione dei debitori originali. Perciò la via legale di un’azione civile doveva essere aperto ai cessionari di simili rivendicazioni vis-à-vis a quelli con responsabilità per fatto altrui, così da ripristinare la costituzionalità in termini del diritto di accesso ad una corte in questo contesto.
LA LEGGE
I. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N. 1 ALLA CONVENZIONE
17. La richiedente si lamentò che l’interpretazione del (Vecchio) Atto Fiscale del 1990 da parte delle corti ungheresi corrispose ad una privazione arbitraria di proprietà. Si appellò all’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 e all’ Articolo 14 della Convenzione.
18. La Corte considera che questa azione di reclamo deve essere esaminata sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro da solo 1 che prevede come segue:
“Ogni persona fisica o giuridica è abilitata al godimento pacifico delle sue proprietà. Nessuno sarà privato delle sue proprietà eccetto che nell’interesse pubblico e soggetto alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali di diritto internazionale.
Comunque, le disposizioni precedenti non possono in qualsiasi modo danneggiare il diritto di un Stato ad eseguire simili leggi come ritiene necessario per controllare l’uso di proprietà in conformità con l’interesse generale o assicurare il pagamento di tasse o gli altri contributi o sanzioni penali.”
19. Il Governo contestò questo argomento.
A. Ammissibilità
20. La Corte osserva che la richiedente non impugnò di fronte alla Corte Suprema le decisioni delle corti inferiori a riguardo dei debiti di V. Rt (vedere paragrafo 11 sopra). Il suo ricorso per riesame coinvolgeva esclusivamente i debiti di previdenza sociale di M. Rt, a riguardo dei quali la Corte Suprema adottò una decisione sui meriti. In queste circostanze, deve essere concluso, che la richiesta è inammissibile per non-esaurimento delle vie di ricorso nazionali nella misura in cui i debiti di V. Rt sono riguardati, e che questa parte deve essere respinta a riguardo, facendo seguito all’ Articolo 35 §§ 1 e 4 della Convenzione.
21. La Corte nota inoltre che il resto della richiesta non è manifestamente mal-fondato all’interno del significato dell’ Articolo 35 § 3 della Convenzione. Nota inoltre che non è inammissibile per qualsiasi altro motivo. Questa parte deve essere dichiarata perciò ammissibile.
B. Meriti
22. La richiedente dibatté che l’interpretazione secondo la quale le sue rivendicazioni contro ÁPV Rt erano non esigibili per mancanza di una decisione da parte dell’Autorità Fiscale era sbagliata e corrispondeva ad un’interferenza inammissibile dello Stato con le relazioni di mercato, come risultato del quale le sue rivendicazioni, acquisite onerosamente sul mercato erano divenute prive di valore. Questo aveva corrisposto a privazione arbitraria di proprietà.
23. Il Governo dibatté che non c’era stata interferenza coi diritti di proprietà del richiedente. Condivideva la sentenza della Corte Suprema del 5 aprile 2005 che aveva affermato che ÁPV Rt portava la responsabilità per fatto altrui ma poteva essere obbligato a pagare solamente i contributi insoluti tramite una decisione dell’Autorità Fiscale. Comunque, nessuna simile decisione era stata emessa dall’Autorità Fiscale e la richiedente non aveva mai richiesto di fare così. Perciò la richiedente non era riuscita ad avvalersi di tutte le possibilità per proteggere la sua proprietà acquisita.
24. Il Governo notò inoltre che, un cedente non è responsabile al cessionario perché il debitore adempia il suo obbligo nel diritto civile, se la rivendicazione sia stata definita espressamente come incerta. Nella presente causa, l’Autorità Fiscale essendo il cedente originale, non aveva garantito l’esecutorietà delle rivendicazioni poiché questa era stata la stessa ragione per la quale erano stati venduti per una frazione del loro valore nominale. Acquisendo le rivendicazioni, la richiedente, assistita da esperti legali doveva essere consapevole delle leggi attinenti -secondo cui per delle quote pubbliche di simile natura ÁPV Rt avrebbe potuto essere ritenuto responsabile solamente per fatto altrui in virtù di una decisione amministrativa separata-e del rischio risultante.
25. La Corte reitera che l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 si applica solamente alle proprietà esistenti di una persona e non garantisce il diritto di acquisire proprietà (vedere Marckx c. Belgio, 13 giugno 1979, § 50 Serie A n. 31). Di conseguenza, una persona di che si lamenta di una violazione del suo diritto sotto l’Articolo 1 del Protocollo prima deve mostrare che tale diritto esisteva; una “rivendicazione” può rientrare all’interno della sfera di questi Articolo solamente se sufficientemente stabilita da essere esecutiva (vedere OAO Plodovaya Kompaniya c. Russia, n. 1641/02, § 27 del 7 giugno 2007; Zhigalev c. Russia, n. 54891/00, § 146 del 6 luglio 2006; Uskova c. Russia (dec.), n. 20116/02, 24 ottobre 2006; e Grishchenko c. Russia (dec.), n. 75907/01, 8 luglio 2004). L’assegnazione di un debito è in grado in principio di corrispondere a tale “proprietà” (vedere Nosov c. Russia (dec.), n. 30877/02, 20 ottobre 2005; Gerasimova c. Russia, n. 24669/02, §§ 18-22 del 13 ottobre 2005; e Regent Company c. Ucraina, n. 773/03, § 61 3 aprile 2008; vedere anche OOO Rusatommet c. Russia (dec.), n. 12064/04, 27 novembre 2008). La Corte deve così, accertare se l’assegnazione nella presente causa ha dato luogo all’acquisizione da parte della richiedente di una “proprietà” all’interno del significato dell’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 (Novikov c. Russia, n. 35989/02, § 33 del 18 giugno 2009).
26. In questo collegamento la Corte osserva che né il convenuto né le corti nazionali, chiamarono in questione la validità delle assegnazioni in oggetto a qualsiasi stadio dei procedimenti. Effettivamente, una parte sostanziale delle rivendicazioni della richiedente che nacquero da importi dovuti da entità private furono accordate dalle corti (vedere paragrafo 8 sopra), avendo riguardo alla responsabilità per fatto altrui di ÁPV Rt stabilita sotto la sezione 328 del (Vecchio) Atto delel Società 1988 (vedere paragrafo 13 sopra) che riflette un concetto della responsabilità di infragruppo. Il resto delle rivendicazioni, concrete e quantificate (vedere paragrafo 9 sopra), fu date via dall’Autorità Fiscale del cedente per esame, era l’oggetto di operazioni di mercato senza restrizioni fra vari intermediari e fu acquisito dalla richiedente senza qualsiasi limitazione prima facie sulla sua esecutorietà. Per la Corte, il mero fatto che le corti interpretarono la legge alla luce della Decisione di Uniformità n. 2/2004.PJE in una maniera che sbarrò infine l’accesso della richiedente all’ esecuzione-e che fu qualificata successivamente dal legislatore come contraria alle sue intenzioni (vedere paragrafo 16 sopra)-non può rimuovere queste rivendicazioni dalla sfera della protezione di Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.
È soddisfatta perciò che la rivendicazione che proviene dall’assegnazione dei contributi di previdenza sociale dovuti da M. Rt corrisponde ad una “proprietà” ai fini di questa disposizione.
27. Avendo stabilito che la richiedente aveva una “proprietà” sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1, la Corte deve determinare se l’interferenza di cui ci si lamentava era in ottemperanza coi requisiti di quella disposizione.
28. La Corte reitera che, sotto la sua giurisprudenza stabilita, l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 comprende tre articoli distinti: “Il primo articolo, esposto nella prima frase del primo paragrafo è di natura generale ed enuncia il principio del godimento tranquillo di proprietà; il secondo articolo, contenuto nella seconda frase del primo paragrafo copre la privazione di proprietà e la sottopone a certe condizioni; il terzo articolo, determinato nel secondo paragrafo, riconosce che agli Stati Contraenti viene concesso, fra le altre cose, di controllare l’uso di proprietà in conformità con l’interesse generale… Comunque, i tre articoli non sono ‘distinti’ nel senso di essere distaccati. Il secondo e il terzo articolo riguardano particolari esempi di interferenza col diritto al godimento tranquillo di proprietà e dovrebbero essere costruiti perciò alla luce del principio generale enunciato nel primo articolo” (Beyeler c. Italia [GC], n. 33202/96, § 98 ECHR 2000-I).
29. Il Governo dibatté che, poiché l’esecuzione dell’assegnazione contestata era dipendente da una decisione amministrativa non emessa, i proscioglimenti da parte delle corti dell’azione del richiedente non potevano corrispondere ad un’interferenza con le sue proprietà. Comunque, avendo riguardo alle considerazioni delineate nel paragrafo 28 sopra e nel paragrafo 33 sotto, la Corte è della prospettiva che le decisioni delle corti possono essere riguardate come se avessero frustrato l’aspettativa legittima della richiedente per trarre profitto da un’assegnazione acquisita tramite esame (Fedorenko c. Ucraina, n. 25921/02, § 25 del 1 giugno 2006). A prescindere che questa sia un’interferenza col godimento tranquillo delle proprietà del richiedente, all’interno del significato della prima frase dell’Articolo 1 o una privazione di proprietà all’interno del significato della seconda frase di questa disposizione, gli stessi principi si applicano alla presente causa, e costringe la misura ad essere giustificata in conformità con requisiti di questo Articolo, scome interpretato dalla giurisprudenza stabilita della Corte (fra molte autorità, Gasus Dosier – l’und Fördertechnik GmbH c. Paesi Bassi, 23 febbraio 1995 Serie A n. 306-B, § 55).
30. La Corte osserva le posizioni divergenti delle parti in merito all’interpretazione delle disposizioni attinenti del (Vecchio) Atto dell’Ordine Fiscale del 1990. Ricorda che la sua giurisdizione per verificare l’ottemperanza col diritto nazionale è limitata (Håkansson e Sturesson c. Svezia, 21 febbraio 1990 Serie A n. 171-A, § 47) e che non è suo compito prendere il posto delle corti nazionali. Spetta primariamente alle autorità nazionali, in particolare le corti chiarire i problemi dell’interpretazione di legislazione nazionale (Waite e Kennedy c. Germania [GC], n. 26083/94, § 54 ECHR 1999-I). Perciò, benché ci possa essere dubbio in merito all’interpretazione delle autorità delle disposizioni del (Vecchio) Atto dell’Ordine Fiscale del 1990, la Corte accetta che, al tempo attinente, una decisione dell’Autorità Fiscale potrebbe essere considerata discutibilmente una condizione legale per l’esecutorietà della rivendicazione contestata. In questa connessione, la Corte nota l’argomento del Governo secondo il quale la richiedente non riuscì ad avvalersi di tutte le possibilità per proteggere la sua proprietà acquisita non richiedendo all’ Autorità Fiscale di emettere tale decisione. Comunque, il Governo non ha dimostrato l’esistenza di questa possibilità sotto la legge nelle presenti circostanze e non ha presentato qualsiasi giurisprudenza attinente. La Corte non è persuasa perciò di questa asserzione.
31. Secondo la giurisprudenza ben consolidata della Corte, un’interferenza deve prevedere inoltre, un “equilibrio equo” fra le richieste degli interessi generali della comunità ed i requisiti dei diritti essenziali dell’individuo. La preoccupazione di realizzare questo equilibrio è riflessa nella struttura dell’ Articolo 1 nell’insieme, incluso il secondo paragrafo. Ci deve essere perciò una relazione ragionevole della proporzionalità fra i mezzi utilizzati e gli scopi perseguirono. Inoltre, come nelle altre aree di politica sociale, finanziaria o economica, le autorità nazionali godono di un certo margine della valutazione nell’attuazione di leggi che regolano la proprietà e vincoli contrattuali (vedere, mutatis mutandis, AGOSI c. Regno Unito, sentenza del 24 ottobre 1986 Serie A n. 108, § 52).
32. Comunque, questo margine della valutazione va di pari passo con la soprintendenza europea. La Corte deve accertare perciò se la discrezione riconosciuta al Governo è stata oltrepassata, cioè se richiedere una decisione amministrativa perché l’assegnazione del richiedente diventasse esecutiva vis-à-vis con la responsabilità per fatto altrui ha rispettato il principio della proporzionalità.
33. La Corte considera che, assegnando i suoi crediti arretrati a società private per esame, l’Autorità Fiscale si è comportata come un attore ordinario di un accordo di vendite e così è entrata nel dominio della legge privata. Gli oneri di previdenza sociale contestati sono divenuti poi oggetto di operazioni di legge civile fra i vari intermediari e, infine, la richiedente. La responsabilità per fatto altrui sopportata dall’ ÁPV Rt posseduta dallo Stato per questi debiti avrebbe dovuto garantire normalmente il loro ricupero –come fece originalmente a riguardo delle rivendicazioni sostenuta dalle entità private. La richiedente potrebbe aspettarsi perciò legittimamente di recuperare le sue rivendicazioni che nascono da debiti di previdenza sociale. Comunque, le corti nazionali scelsero un’interpretazione della legge che impedì la raccolta effettiva da parte della richiedente di questo debito sottoponendolo ad una decisione che doveva essere presa dall’ Autorità Fiscale nella struttura del potere pubblico conferita a questa. Per la Corte, questo approccio rese le rivendicazioni della richiedente completamente prive di valore -il che eccede il rischio inerente al tipo di mestiere in cui la richiedente è stato coinvolta, anche se aveva acquisito le assegnazioni per una frazione del loro valore nominale. Trova che l’interpretazione della Corte Suprema della legge impedì effettivamente l’esecuzione contro una partecipazione azionaria Statale di una responsabilità che nasceva dalla vendita dei beni da parte di un’autorità pubblica.
Insomma, la Corte non può che concludere che nessun “equilibrio equo” è stato previsto fra le richieste degli interessi generali della comunità-vale a dire, l’integrità della tesoreria -ed i requisiti dei diritti essenziali dell’individuo.
C’è stata di conseguenza una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.
II. L’APPLICAZIONE DELL’ ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
34. L’Articolo 41 della Convenzione prevede:
“Se la Corte costata che c’è stata una violazione della Convenzione o dei Protocolli, e se la legge interna dell’Alta Parte Contraente riguardata permette una riparazione solamente parziale, la Corte può, se necessario, riconoscere una soddisfazione equa alla vittima.”
A. Danno
35. Riguardo all’assegnazione dei debiti di M. Rt, la richiedente chiese HUF 177,975,9851 più interesse maturato a riguardo del danno patrimoniale, questa somma essendo il valore della sua rivendicazione senza successo (vedere paragrafo 9 sopra).
36. Il Governo contestò questa rivendicazione come eccessiva.
37. La Corte nota che di fronte alla Corte Suprema, la richiedente rivendicò che la somma a essere percepire in virtù dei debiti di M. Rt era circa HUF 160 million2-una somma che includeva la somma principale del debito di HUF 84,515,2253-ma era suscettibile inoltre di raccolta di prove in procedimenti di riesame. Considera che non può speculare in merito all’assegnazione precisa che sarebbe stata accordata alla richiedente se le corti avessero accettato la sua rivendicazione. Avendo riguardo alla natura inerente rischiosa del commercio di debiti (Regent Company c. Ucraina, n. 773/03, § 67 del 3 aprile 2008), non trova appropriato accordare l’interezza della somma contestata ed assegna alla richiedente EUR 310,000 sotto questo capo.
B. Costi e spese
38. Per i costi e le spese incorse di fronte alle corti nazionali, la richiedente chiese i seguenti importi: HUF 9.6 million4 (l’onorario legale pagabile al convenuto per la sentenza del 25 settembre 2003, vedere paragrafo 8 sopra), HUF 6 million5 (parcelle procedurali per le sentenze del 9 luglio 2004 e del 5 aprile 2005, vedere paragrafi 10 e 12 sopra), HUF 2.5 million6 (parcelle dell’avvocato della richiedente) e HUF 720,0007 a riguardo di spese varie. Non presentò nessuna prova a sostegno delle ultime due voci .
39. Il Governo contestò queste rivendicazioni.
40. Secondo la giurisprudenza della Corte, ad un richiedente viene concesso il rimborso dei costi e delle spese solamente se viene mostrato che questi davvero e necessariamente sono stati incorsi e sono stati ragionevoli in merito al quantum. Nella presente causa, avuto riguardo ai documenti in suo possesso ed ai criteri sopra, la Corte considera ragionevole assegnare la somma di EUR40,000 come copertura dei costi sotto tutti i capi, avendo riguardo al fatto che le spese processuali chieste, in particolare quelle incorse di fronte alla corte di prima – istanza, si riferivano ad una più grande sfera della causa di quella della violazione trovata.
C. Interesse di mora
41. La Corte considera appropriato che l’interesse di mora dovrebbe essere basato sul tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea a cui dovrebbero essere aggiunti tre punti percentuale.
PER QUESTE RAGIONI, LA CORTE ALL’UNANIMITA’
1. Dichiara l’azione di reclamo riguardo ai debiti di M. Rt ammissibile ed il resto della richiesta inammissibile;
2. Sostiene che c’è stata una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 a riguardo dei debiti di M. Rt;
3. Sostiene
(a) che lo Stato rispondente deve pagare la richiedente, entro tre mesi dalla data in cui la sentenza diviene definitiva in conformità con l’Articolo 44 § 2 della Convenzione i seguenti importi, da convertire in forint ungheresi al tasso applicabile in data dell’ accordo:
(i) EUR 310,000 (trecento e dieci mila euro), più qualsiasi tassa che può essere addebitabile, a riguardo di danno patrimoniale;
(ii) EUR 40,000 (quaranta mila euro), più qualsiasi tassa che può essere a carico della richiedente, a riguardo di costi e spese;
(b) che dalla scadenza dei tre mesi summenzionati sino ad accordo l’ interesse semplice sarà pagabile sugli importi sopra ad un tasso uguale al tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea durante il periodo predefinito più tre punti percentuale;
4. Respinge il resto della rivendicazione della richiedente per la soddisfazione equa.
Fatto in inglese, e notificato per iscritto il 2 novembre 2010, facendo seguito all’Articolo 77 §§ 2 e 3 dell’Ordinamento di Corte.
Stanley Naismith Françoise Tulkens
Cancelliere Presidente
1 630,700 euro (EUR)
2 EUR 568,000
3 EUR 300,200
4 EUR 34,000
5 EUR 21,300
6 EUR 8,900
7 EUR 2,500