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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF KRAVCHENKO v. RUSSIA

Tipologia: Sentenza
Importanza: 2
Articoli: 41, 6, P1-1
Numero: 34615/02/2009
Stato: Russia
Data: 2009-04-02 00:00:00
Organo: Sezione Prima
Testo Originale

PRIMA SEZIONE
CAUSA KRAVCHENKO C. RUSSIA
(Richiesta n. 34615/02)
SENTENZA
STRASBOURG
2 aprile 2009
Questa sentenza diverrà definitiva nelle circostanze esposte nell’ Articolo 44 § 2 della Convenzione. Può essere soggetta a revisione editoriale.

Nella causa Kravchenko c. Russia,
La Corte europea di Diritti umani (Prima la Sezione), riunendosi che come una Camera, composta da:
Christos Rozakis, Presidente, Nina Vajić, Anatoly Kovler, Khanlar Hajiyev, Dean Spielmann, Giorgio Malinverni, Giorgio Nicolaou, giudici,
e Søren Nielsen, Cancelliere di Sezione
Avendo deliberato in privato il 12 marzo 2009,
Consegna la seguente sentenza che fu adottata in quella data:
PROCEDURA
1. La causa nacque da una richiesta (n. 34615/02) contro la Federazione russa depositata con la Corte sotto l’Articolo 34 della Convenzione per la Protezione dei Diritti umani e le Libertà Fondamentali (“la Convenzione”) da un cittadino russo, il Sig. V. V. K. (“il richiedente”), il 9 settembre 2002.
2. Il richiedente fu rappresentato dai Sigg. S. R. e V. S., avvocati praticanti nella Regione di Voronezh. Il Governo russo (“il Governo”) fu rappresentato dal Sig. P. Laptev, Rappresentante precedente della Federazione russa alla Corte europea dei Diritti umani.
3. Il richiedente addusse, in particolare, che l’annullamento di una sentenza definitiva a suo favore aveva violato il suo “diritto ad un tribunale” ed il suo diritto al pacifico godimento della proprietà.
4. Il 29 aprile 2005 il Presidente della prima Sezione decise di dare avviso della richiesta al Governo. Fu deciso anche di esaminare i meriti della richiesta allo stesso tempo della sua ammissibilità (Articolo 29 § 3).
I FATTI
I. LE CIRCOSTANZE DELLA CAUSA
5. Il richiedente nacque nel 1960 e vive a Voronezh.
A. Procedimenti contro la Banca SBS-AGRO
6. Nell’ agosto del 1998 il richiedente depositò 40,000 dollari degli Stati Uniti (USD) per tre mesi tramite una banca privata “SBS-AGRO” (in futuro-“la Banca”). A seguito del rifiuto della Banca di restituire il deposito, il richiedente citò in giudizio la Banca per il deposito, l’interesse ed il risarcimento per danno morale. Secondo il Governo, il rifiuto della Banca di restituire il deposito fu causato da una notevole crisi finanziaria che si era verificata nella Federazione russa nell’ estate del 1998 e che aveva condotto all’incapacità da parte della Banca di restituire denaro ai più dei suoi 1.2 milioni di creditori.
7. Nel settembre 1998 la Banca Centrale della Russia adottò un programma che mirava alla protezione dei depositi fatti da individui privati tramite banche private. In linea con le misure adottate, la Banca firmò un accordo con la Banca di Risparmio russa. Sotto i termini dell’accordo, la Banca trasferì le sue responsabilità alla Banca di Risparmio russa che, a sua svolta, si impegnò a rimborsare i depositi costituiti in dollari degli Stati Uniti al cambio di 9.33 rubli russi per 1 dollaro degli Stati Uniti. Il 28 dicembre 1998 la Banca, attraverso una divisione della Banca di Risparmio russa ha pagato al richiedente 373,204 rubli russi (RUB).
8. Il 10 marzo 1999 la Corte distrettuale di Zheleznodorozhniy di Voronezh trovò che il richiedente non aveva acconsentito al trasferimento della responsabilità. Comunque, prendendo in considerazione il fatto che lui era già stato rimborsato di una parte del deposito, la Corte distrettuale ordinò che la Banca dovesse rimborsare al richiedente USD 30,919.40 e che avrebbe dovuto pagargli anche l’interesse annuale a partire dalla data della dichiarazione della sentenza. La Corte distrettuale respinse la rivendicazione per il risarcimento per danno morale. Non fatto ricorso contro la sentenza e divenne definitiva il 22 marzo 1999. Un mese più tardi l’ufficio degli ufficiali giudiziari di Mosca avviò dei procedimenti di esecuzione.
9. In una data non specificata il Presidium della Corte Regionale di Voronezh, agendo su richiesta di una revisione direttiva, annullò la sentenza del 10 marzo 1999 e rinviò la causa per un nuovo esame.
10. Il 29 febbraio 2000, a seguito del riesame dell’azione del richiedente, la Corte distrettuale di Zheleznodorozhniy gli assegnò USD 20,841.68 a titolo di debito principale, interessi compresi ed USD 2,853.73 per risarcimento per danno. Non fu fatto ricorso contro questa sentenza e divenne definitiva.
B. Sviluppi Generali nel corso dei procedimenti di esecuzione avviati contro la Banca SBS-AGRO
11. Entro la fine del marzo 1999 più di 2,000 rivendicazioni di esecuzione erano pendenti contro la Banca, con circa 70-80 rivendicazioni supplementari aggiunte ogni settimana.
12. Il 16 agosto e il 15 settembre 1999 la Banca Centrale di Russia dichiarò una proroga sino al 17 novembre 1999 sull’esecuzione di tutte le richieste dei creditori contro la Banca. Il 16 novembre 1999 la gestione della Banca fu presa temporaneamente dall’ “AGENZIA sulla Ristrutturazione delle Agenzie di Prestiti” (in futuro-“l’ARKO”), costituita dallo Stato in conformità con la Legge sulla Ristrutturazione delle Agenzie di Prestiti (in futuro – “la Legge”). In conformità con la Legge, il 16 novembre 1999 fu fissata una proroga di un anno per l’esecuzione di tutte le richieste dei creditori contro la Banca. Questo periodo fu prolungato dall’ARKO il 17 novembre 2000 per altri sei mesi, fino al 17 maggio 2001.
13. L’ 8 maggio 2001 il Tribunale del commercio di Mosca aveva approvato il testo di un regolamento amichevole tripartito che coinvolgeva l’Associazione dei Creditori della Banca, la Banca e l’ARKO. Il testo del regolamento amichevole fu adottato nell’assemblea generale dell’Associazione dei Creditori il 9 febbraio 2001 con una maggioranza di voti. Il regolamento amichevole limitò sostanzialmente la responsabilità della Banca ai suoi creditori.
14. Il 3 luglio 2001 la Corte Costituzionale trovò incostituzionale la disposizione legislativa che aveva permesso all’ARKO di prolungare unilateralmente la proroga per altri sei mesi, e decretò che simili decisioni avrebbero dovuto essere soggette a controllo giudiziale.
15. Sette giorni più tardi la Corte distrettuale di Basmanniy di Mosca ordinò che gli ufficiali giudiziari dovessero cessare i procedimenti di esecuzione unificati contro la Banca riguardo la responsabilità che erano state sollevate prima del 16 novembre 1999.
16. Il 23 luglio 2001 l’ufficio degli ufficiali giudiziari a Mosca cessò l’esecuzione dei procedimenti unificati contro la Banca e rinviò gli ordini di esecuzione della sentenza ai tribunali che li avevano istruiti. Il 29 settembre 2001 gli ufficiali giudiziari informarono il richiedente che i procedimenti di esecuzione contro la Banca erano stati cessati.
C. Procedimenti contro l’ARKO
17. Il richiedente chiese all’ARKO di confermare che lui era stato riconosciuto come un creditore della Banca e di informarlo sulle future riunioni dei creditori della Banca. L’11 settembre 2001 l’ARKO notificò al richiedente che lui non era stato registrato come creditore della Banca. L’ARKO richiese al richiedente di spedire i documenti che mostravano la responsabilità della Banca nei suoi confronti. Il richiedente adempié alla richiesta dell’ARKO.
18. In una data non specificata il richiedente citò in giudizio l’ARKO e la Banca Centrale della Russia per danni. Lui disse che l’ARKO non lo aveva riconosciuto come creditore della Banca, che non aveva partecipato alle negoziazioni dell’accordo amichevole e che lui non era stato in grado recuperare i suoi soldi dalla Banca. Il richiedente insistette nel dire che i convenuti dovessero rimborsargli il debito della Banca.
19. Il 17 dicembre 2001 la Corte distrettuale di Zheleznodorozhniy sostenne che la Banca Centrale e l’ARKO fossero responsabili per l’incapacità del richiedente di ottenere il pagamento del debito di sentenza e che il rifiuto di riconoscere il richiedente come creditore di una Banca fosse illegale. La Corte distrettuale ordinò che l’ARKO dovesse rimborsare al richiedente USD 30,919.40 del debito della Banca.
20. Il 9 gennaio 2002 che l’ARKO ha informato il richiedente che lui era stato registrato come creditore della Banca ed i termini del regolamento amichevole dell’ 8 maggio 2001 erano applicabile a lui benché non fosse stato in grado di negoziarli. Il richiedente fu anche informato che secondo i termini del regolamento amichevole non gli sarebbe stato pagato il debito di sentenza.
21. Il 19 febbraio 2002 la Corte Regionale di Voronezh sostenne la sentenza del 17 dicembre 2001. La Corte Regionale confermò di nuovo che i termini del regolamento amichevole non potessero essere applicati al richiedente ed il fatto che la bozza dell’accordo era stata pubblicata sulla stampa non implicava che il richiedente avesse accettato i termini di quel documento.
22. Secondo il Governo, il richiedente fece istanza per una revisione direttiva delle sentenze del 17 dicembre 2001 e del 19 febbraio 2002. Sembra dal file della causa che il Procuratore Regionale di Voronezh depositò una richiesta per una revisione direttiva, dibattendo che la sentenza del 17 dicembre 2001, sostenuta in ricorso il 19 febbraio 2002 fosse erronea per il fatto che le rivendicazioni del richiedente erano state accettate. L’accusatore presentò che i termini del regolamento amichevole avrebbero dovuto essere applicati alle rivendicazioni del richiedente contro la Banca e così la sua azione contro l’ARKO avrebbe dovuto essere respinta.
23. Il 15 maggio 2002 il Presidium della Corte Regionale di Voronezh, tramite procedimenti di revisione direttiva annullò le sentenze del 17 dicembre 2001 e del 19 febbraio 2002 e rinviò la causa per un nuovo esame. Il Presidium notò che il Distretto e i tribunali Regionali sbagliano nel valutare i fatti della causa e che i termini del regolamento amichevole dovrebbero essere applicabili al richiedente perché le informazioni sulla riunione generale dei creditori della Banca e la bozza del regolamento amichevole erano state pubblicati sulla stampa.
24. Il 2 luglio 2003 la Corte distrettuale di Zheleznodorozhniy rese una nuova sentenza a favore del richiedente e gli assegnò USD 30,919.40, appellandosi alla stessa linea di argomenti della sua precedente sentenza del 17 dicembre 2001 e citando la giurisprudenza della Corte europea dei Diritti umani. Questa sentenza fu annullata anche in appello dalla Corte Regionale di Voronezh. La causa fu rinviata per riesame il 13 novembre 2003.
25. Il 20 dicembre 2004 la Corte distrettuale di Zheleznodorozhniy di Voronezh emise di nuovo la sentenza a favore del richiedente, benché riducendo l’importo dell’assegnazione a USD 20.841,68. La sentenza fu annullata dalla Corte Regionale di Voronezh ed i procedimenti sono stati cessati perché l’ARKO aveva cessato di esistere come persona giuridica.
LA LEGGE
I. CONSIDERAZIONI PRELIMINARI
26. La Corte osserva all’inizio che nella sua richiesta depositata con la Corte il 9 settembre 2002 il richiedente si lamentò dell’insuccesso delle autorità nell’ esecuzione della sentenza del 10 marzo 1999 e circa l’annullamento, tramite una revisione direttiva, della sentenza del 17 dicembre 2001 come sostenuto in appello il 19 febbraio 2002. Nelle sue osservazioni, depositate con la Corte nel marzo 2006, il richiedente informò la Corte che la sentenza del 10 marzo 1999 era stata annullata sua revisione direttiva, facendo seguire una nuova sentenza che in questo caso fu adottata il 29 febbraio 2000. Lui portò avanti un’azione di reclamo supplementare dibattendo che le autorità erano andate a vuoto nell’ eseguire la nuova sentenza emessa a suo favore il 29 febbraio 2000.
27. In questo collegamento la Corte reitera che ha giurisdizione per fare una revisione, alla luce dell’interezza dei requisiti della Convenzione delle circostanze di cui si lamenta un richiedente. Nell’adempimento del suo compito, la Corte è libera di attribuire ai fatti della causa, come stabilito dalle prove di fronte a lei, una caratterizzazione della legge diversa da quella data dal richiedente o, all’occorrenza, vedere i fatti in una maniera diversa. Deve, inoltre, non solo prendere in considerazione la richiesta originale ma anche i documenti supplementari che hanno lo scopo completare quest’ultima eliminando le omissioni iniziali o le oscurità (vedere Ringeisen c. Austria, sentenza del 16 luglio 1971 Serie A n. 13, pp. 40-41, § 98 come confronto a p. 34, § 79, e pp. 39-40, §§ 96-97).
28. Rivolgendosi alla presente causa, la Corte osserva che la nuova azione di reclamo concernente la non-esecuzione della sentenza del 29 febbraio 2000 fu presentata dopo che l’avviso della richiesta iniziale era stato dato al Governo il 29 aprile 2005. Nella prospettiva della Corte, la nuova azione di reclamo di non-esecuzione non è un’elaborazione delle sue azioni di reclamo originali depositate presso la Corte più di tre anni prima su cui le parti hanno già fatto commenti. La Corte decide perciò di non esaminare la nuova azione di reclamo all’interno della struttura dei presenti procedimenti (vedere Nuray Şen c. Turchia (n. 2) sentenza del 30 marzo 2004, n. 25354/94, § 200, e Melnik c. Ucraina, n. 72286/01, §§ 61-63 28 marzo 2006).
II. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 6 DELLA CONVENZIONE E DELL’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N.RO 1 SU CONTO DELLA NON-ESECUZIONE DELLA SENTENZA DEL 10 MARZO 1999
29. Il richiedente si lamentò che la sentenza del 10 marzo 1999 non era stata eseguita. La Corte considera che questa azione di reclamo debba essere esaminata sotto l’Articolo 6 § 1 della Convenzione e l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 (vedere Burdov c. Russia, n. 59498/00, § 26 ECHR 2002-III). Le parti attinenti di queste disposizioni sono le segue:
Articolo 6 § 1
“Nella determinazione dei suoi diritti civili ed obblighi…, ad ognuno viene concessa un’equa… udienza… da parte di [un]… tribunale…”
Articolo 1 di Protocollo N.ro 1
“Ogni persona fisica o giuridica è abilitata al godimento tranquillo della sua proprietà. Nessuno sarà privato della sua proprietà eccetto che nell’interesse pubblico e soggetto alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali di diritto internazionale. …”
A. Osservazioni delle parti
30. Il Governo presentò che il richiedente non era riuscito ad impugnare la richiesta della proroga sull’esecuzione delle richieste dei creditori della Banca. In particolare, lui avrebbe potuto presentare un reclamo di fronte alla Corte Costituzionale della Federazione russa o il Tribunale Civico del commercio di Mosca, ma non riuscì ad avvalersi di nessuna delle due vie. Nella prospettiva del Governo l’azione di reclamo dovrebbe essere respinta perciò per un insuccesso dell’esaurimento delle vie di ricorso nazionali. In alternativa, appellandosi alla causa Shestakov c. Russia ((dec.), n. 48757/99, 18 giugno 2002), dibatté che lo Stato non poteva garantire il rimborso delle responsabilità finanziarie di una banca privata, in particolare in una situazione di notevole crisi finanziaria. I procedimenti di esecuzione contro la banca privata SBS-AGRO furono cessati nel luglio 2001 a causa dell’insolvenza della Banca ed al richiedente fu notificata l’interruzione nel settembre 2001. La responsabilità dello Stato per l’esecuzione di una sentenza contro un’entità privata termina nella data in cui i procedimenti di esecuzione vengono cessati.
31. Il richiedente asserì che la sentenza del 10 marzo 1999 era stata annullata illegalmente tramite una revisione direttiva e che non era stata eseguita.
B. la valutazione della Corte
32. La Corte reitera che il 10 marzo 1999 il richiedente ottenne una sentenza contro la Banca con la quale gli sarebbe stata pagata una certa somma di denaro. Non fu fatto ricorso contro la sentenza e divenne vincolante ed esecutiva. In una data non specificata il Presidium della Corte Regionale di Voronezh annullò la sentenza tramite una revisione direttiva e rinviò la causa per un nuovo esame, come risultato di questo, il 29 febbraio 2000, la Corte distrettuale emise una sentenza nuova a favore del richiedente.
33. La Corte reitera che, in conformità con l’Articolo 35 § 1 della Convenzione, può solamente esaminare azioni di reclamo a riguardo delle quali sono state esaurite le vie di ricorso nazionali e che sono state presentate entro sei mesi dalla data della decisione nazionale “definitiva”. Se non c’è una via di ricorso adeguata contro un particolare atto che si adduce essere in violazione della Convenzione la data in cui quell’ atto ha luogo è presa come “definitiva” ai fini della regola dei sei mesi (vedere, per esempio, Valašinas c. Lituania ( dec.), n. 44558/98, 14 marzo 2000).
34. Era incontestato tra le parti che al tempo attinente la legge russa di procedura civile non prevedeva alcun ricorso ordinario contro una decisione in cui la sentenza definitiva era stata annullata tramite una revisione direttiva. In assenza di una via di ricorso efficace la Corte conclude che proprio l’atto di annullare la sentenza definitiva del 10 marzo 1999 provocò l’inizio del tempo limite dei sei mesi per depositare questa parte della richiesta presso la Corte (vedere, mutatis mutandis, Sardin c. Russia ( dec.), n. 69582/01, ECHR 2004-II). La Corte nota inoltre che l’annullamento di una sentenza definitiva è un atto istantaneo che non crea una situazione continua anche se comporta una riapertura dei procedimenti come nella presente causa (vedere Sitokhova c. Russia (dec.), n. 55609/00, 2 settembre 2004). Nella presente causa la sentenza definitiva del 10 marzo 1999 è stata annullata dal Presidium della Corte Regionale di Voronezh qualcosa come il 29 febbraio 2000. La Corte trova perciò stabilito che in quella data la sentenza del 10 marzo 1999 cessò di essere vincolante ed esecutiva. Non c’è indicazione nella pratica che al richiedente non sia stata notificata prontamente la decisione del Presidium di annullare la sentenza del 10 marzo 1999. Comunque, fino al 9 settembre 2002, più di sei mesi dopo che la decisione era stata annullata, il richiedente non si lamentò presso la Corte che le autorità erano andate a vuoto nell’eseguire la sentenza del 10 marzo 1999.
35. Ne segue che questa parte della richiesta è stata introdotta fuori termine e deve essere respinta in conformità con l’Articolo 35 §§ 1 e 4 della Convenzione.
III. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 6 DELLA CONVENZIONE E DELL’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N.RO 1 SU CONTO DELL’ANNULLAMENTO DELLA SENTENZA DEL 17 DICEMBRE 2001, COME SOSTENUTO IN APPELLO IL 19 FEBBRAIO 2002
36. Il richiedente si lamentò che l’annullamento della sentenza definitiva del 17 dicembre 2001, come sostenuto in appello il 19 febbraio 2002, resa a suo favore violava il suo “diritto ad un tribunale” ed il suo diritto al pacifico godimento della proprietà. La Corte considera che questa azione di reclamo debba essere esaminata sotto l’Articolo 6 § 1 della Convenzione e l’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1. Le parti attinenti di queste disposizioni sono citate sopra.
A. Osservazioni delle parti
37. Il Governo dibatté che l’Articolo 6 della Convenzione fosse inapplicabile ai procedimenti contro la Banca Centrale e l’ARKO siccome i procedimenti non concernevano i diritti civili del richiedente o gli obblighi. Nella prospettiva del Governo, i procedimenti concernevano soltanto l’esecuzione della sentenza emessa a favore del richiedente. Insisté dicendo che l’azione di reclamo dovesse essere respinta come incompatibile ratione materiae. In alternativa, il Governo dibatté, che il Presidium della Corte Regionale di Voronezh aveva annullato le sentenze a favore del richiedente nella prospettiva di correggere l’errore giudiziale commesso dai tribunali inferiori .
38. Il richiedente asserì che l’annullamento delle sentenze definitive aveva danneggiato irrimediabilmente il principio della certezza legale e l’avevano spogliato del diritto diricevere il denatro che gli era stato concesso di ricevere.
B. la valutazione di La Corte
1. Articolo 6 § 1 della Convenzione
(a) l’Ammissibilità
39. Riguardo all’obiezione del Governo in merito all’applicabilità dell’ Articolo 6, la Corte reitera, che sotto la sua giurisprudenza, perché l’ Articolo 6 § 1 nel suo risvolto “civile” sia applicabile, ci deve essere una controversia (“contestazione” nel testo francese) su un “ diritto” che può essere detto, almeno su motivi difendibili, di essere riconosciuto sotto il diritto nazionale. La controversia deve essere genuina e seria; non solo può riferirsi all’esistenza effettiva di un diritto ma anche alla sua sfera e al metodo del suo esercizio. La conseguenza dei procedimenti deve essere direttamente decisiva per il diritto in oggetto. Siccome ha sostenuto costantemente la Corte, semplici deboli collegamenti o conseguenze remote non sono sufficienti a portare in gioco l’Articolo 6 § 1 (vedere Le Compte, Van Leuven e De Meyere c. Belgio, 23 giugno 1981, § 47 Serie A n. 43; Fayed c. Regno Unito, 21 settembre 1994, § 56 Serie A n. 294-B; e Masson e Van Zon c. Paesi Bassi, 28 settembre 1995, § 44 Serie A n. 327-a). Inoltre, l’Articolo 6 § 1 della Convenzione è applicabile nel caso in cui un’azione “pecuniaria” in natura e sia fondata su una violazione addotta dei diritti che sono similmente diritti pecuniari , nonostante l’origine della controversia (vedere, per esempio, Beaumartin c. Francia, sentenza del 24 novembre 1994 Serie A n. 296-B, p. 60-61, § 28).
40. Rivolgendosi ai fatti della presente causa, la Corte osserva che come conseguenza del deposito tramite la Banca il richiedente ricevette certi diritti di deposito durante l’esistenza della Banca e legati all’attività della Banca. Inoltre, il diritto del richiedente di ottenere il rimborso del deposito, il certo interesse ed il risarcimento furono confermati dalla sentenza definitiva. Decisioni che influenzarono il destino della Banca, come una decisione di riabilitare la Banca ed alleviarle in pieno il pagamento delle responsabilità ai suoi creditori senza qualsiasi dubbio, hanno colpito i diritti del richiedente come creditore della Banca, incluso il suo diritto ad esigere il rimborso del debito di sentenza in pieno.
41. L’ 8 marzo 2001, sotto i termini dell’ accordo del regolamento amichevole che coinvolgeva, inter alia, la Banca Centrale e l’ARKO la Banca è stata assolta dall’obbligo di rimborsare in pieno i suoi debiti ai suoi creditori, incluso quelli che erano dovuti al richiedente. La Corte nota da prima che nella sua azione contro la Banca Centrale e l’ARKO il richiedente si oppose all’applicazione dei termini dell’accordo amichevole alle responsabilità della Banca come stabilito di fronte a lui, sostenendo che lui non aveva preso parte alle negoziazioni dell’ accordo amichevole e che l’accordo violava perciò il suo diritto a recuperare il debito di sentenza. Lui disse inoltre di avere sofferto della perdita economica come risultato delle azioni dei convenuti per cui intendeva chiedere il risarcimento (vedere paragrafo 18 sopra). Secondo la Corte questo chiaramente definì i procedimenti, avendo riguardo al contesto nel quale furono avviati ed alla natura materiale delle rivendicazioni del richiedente, come controversia su un “ diritto civile” all’interno del significato dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione (vedere Tinnelly & Sons Ltd ed Altri e McElduff ed Altri c. Regno Unito, 10 luglio 1998, § 61 Relazioni delle Sentenze e Decisioni 1998-IV).
42. Inoltre, la Corte osserva che l’obiezione del Governo all’applicabilità dell’ Articolo 6 interessava un aspetto più particolare. Insiste nel dire che i procedimenti in questione costituivano una parte dei procedimenti di esecuzione concernenti il debito di sentenza assegnato al richiedente contro la Banca e, secondo il Governo, l’Articolo 6 era così, inapplicabile. Tenendo presente la costatazione nel paragrafo precedente e senza accettare l’argomento del Governo riguardo all’essenza dei procedimenti in questione, la Corte considera che valga la pena reiterare la sua giurisprudenza all’effetto che l’Articolo 6 si applica a procedimenti di esecuzione perché, in assenza delle misure necessarie per attenersi ad una decisione giudiziale definitiva ed esecutiva l’Articolo 6 § 1 può essere privato di ogni effetto utile (vedere Hornsby c. Grecia, sentenza del 19 marzo 1997 Relazioni delle Sentenze e Decisioni 1997-II, §§ 41 45; Silva Pontes c. Portogallo, 23 marzo 1994, § 36 Serie A n. 286-an e Lopatyuk ed Altri c. Ucraina, n. 903/05, § 14 17 gennaio 2008). La Corte respinge perciò l’obiezione del Governo riguardo all’applicabilità dell’ Articolo 6 della Convenzione ai procedimenti in considerazione.
43. La Corte nota inoltre che la presente azione di reclamo non è manifestamente mal-fondata all’interno del significato dell’Articolo 35 § 3 della Convenzione e non è inammissibile su qualsiasi altro motivo. Deve essere dichiarata perciò ammissibile.
(b) i Meriti
44. La Corte reitera che il diritto ad un’equa udienza di fronte ad un tribunale come garantito dall’Articolo 6 § 1 della Convenzione deve essere interpretato alla luce del Preambolo alla Convenzione che dichiara nella sua parte attinente, la preminenza del diritto che deve essere parte dell’eredità comune degli Stati Contraenti. Uno degli aspetti fondamentali della preminenza del diritto è il principio di certezza legale che richiede fra le altre cose che nel caso in cui i tribunali infine abbiamo deciso in merito ad una questione, la loro direttiva non dovrebbe essere chiamata in questione (vedere Brumărescu c. Romania, sentenza del 28 ottobre 1999, Relazioni delle Sentenze e Decisioni 1999-VII § 61).
45. Questo principio insiste nel dire che a nessuna parte viene concesso di chiedere la riapertura dei procedimenti al semplice fine di un riesame e di una nuova decisione della causa. Il potere dei tribunali più alti di annullare o alterare le decisioni giudiziali definitive ed esecutive dovrebbe essere esercitato per la correzione di difetti fondamentali. La mera possibilità di avere due punti di vista in materia non è un fatto per il riesame. Le partenze da questo principio sono giustificate solamente quando rese necessarie da circostanze di carattere sostanziale e costrittivo (vedere, mutatis mutandis, Ryabykh c. Russia, n. 52854/99, § 52 ECHR 2003-X; e Pravednaya c. Russia, n. 69529/01, § 25 del 18 novembre 2004).
46. La Corte reitera che l’Articolo che 6 § 1 garantisce ad ognuno il diritto di portare di fronte ad una corte o tribunale qualsiasi rivendicazione relativa ai suoi diritti civili ed obblighi. In questo modo incarna il “diritto ad un tribunale” di cui il diritto di accesso, che è il diritto di avviare procedimenti di fronte a tribunali per questioni civili, costituisce un aspetto. Comunque, questo diritto sarebbe illusorio se l’ordinamento giuridico nazionale di un Stato Contraente concedesse che una decisione giudiziale definitiva e vincolante venga annullata da un tribunale più alto su una richiesta resa da un ufficiale Statale il cui il potere per depositare tale richiesta non è soggetto a qualsiasi tempo limite, col risultato che le sentenze siano soggette ad essere impugnate indefinitamente (vedere Ryabykh, citata sopra, §§ 54-56).
47. La Corte osserva che il 17 dicembre 2001 la Corte distrettuale di Zheleznodorozniy accordò la richiesta del richiedente e gli assegnò USD 30,919.40 che rappresentavano il debito di sentenza dovutogli dalla Banca. La sentenza divenne vincolane ed esecutiva il 19 febbraio 2002, quando la Corte Regionale di Voronezh la sostenne in appello. Il 15 maggio 2002 questa sentenza fu annullata tramite revisione direttiva iniziata dal Procuratore regionale di Voronezh che era un ufficiale Statale ma non una parte ai procedimenti (vedere paragrafo 22 sopra).
48. La Corte ha trovato una violazione di un diritto del richiedente “ad un tribunale” garantito dall’Articolo 6 § 1 della Convenzione in molte cause in cui una decisione giudiziale che era divenuta definitiva e vincolante, fu annullata successivamente da un tribunale più alto su una richiesta di un ufficiale Statale il cui potere d’intervento non era soggetto a nessun tempo limite (vedere Roseltrans c. Russia, n. 60974/00, §§ 27-28 del 21 luglio 2005; Volkova c. Russia, n. 48758/99, §§ 34-36 del 5 aprile 2005; e Ryabykh, citata sopra, §§ 51-56).
49. Avendo esaminato i materiali presentati a lei, la Corte osserva che il Governo non ha portato avanti alcun fatto o argomento capaci di persuaderla a giungere ad una conclusione diversa nella presente causa. Di conseguenza, La Corte costata che c’è stata una violazione dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione su conto dell’annullamento della sentenza resa nel caso del richiedente tramite procedimenti di revisione direttiva.
2. Articolo 1 del Protocollo N.ro 1
(a) l’Ammissibilità
50. La Corte osserva che l’azione di reclamo del richiedente sotto Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 non è mal-fondato manifestamente all’interno del significato di Articolo 35 § 3 della Convenzione e non è inammissibile su qualsiasi gli altri motivi. Deve essere dichiarato perciò ammissibile.
(b) i Meriti
51. La Corte reitera che l’esistenza di un debito confermato da una sentenza esecutiva e vincolante costituisce per il beneficiario della sentenza “una proprietà” all’interno del significato dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1. L’annullamento di tali importi di sentenza corrisponde ad un’interferenza con il diritto al pacifico godimento della proprietà (vedere, fra le altre autorità, Androsov c. Russia, n. 63973/00, § 69 del 6 ottobre 2005).
52. La Corte osserva che la sentenza definitiva ed esecutiva con cui al richiedente era stata assegnata una somma di denaro fu annullata tramite una revisione direttiva il 15 maggio 2002. La rivendicazione del richiedente fu spedita per la riconsiderazione, a seguito della quale la Corte Regionale di Voronezh, nell’ istanza definitiva cessò i procedimenti perché l’ARKO aveva cessato di esistere. Al richiedente fu impedito così, di ricevere l’assegnazione iniziale per nessuna sua colpa. L’annullamento della sentenza esecutiva frustrarono la fiducia del richiedente nella decisione giudiziale e vincolante e lo spogliarono dell’opportunità di ricevere il denaro che si era legittimamente aspettato di ricevere. In queste circostanze, la Corte considera, che l’annullamento della sentenza esecutiva del 17 dicembre 2001, come sostenuto in appello il 19 febbraio 2002, tramite revisione direttiva abbia messo un carico eccessivo sul richiedente e sia incompatibile con l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1. C’è stata perciò una violazione di quell’Articolo.
IV. L’APPLICAZIONE DELL’ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
53. L’ Articolo 41 della Convenzione prevede:
“Se la Corte trova che c’è stata una violazione della Convenzione o dei Protocolli inoltre, e se la legge interna dell’Alta Parte Contraente riguardata permette di rendere una riparazione solamente parziale, la Corte può, se necessario, riconoscere una soddisfazione equa alla vittima.”

A. Danno
54. Il richiedente chiese il rimborso del debito di sentenza dovutogli dall’ARKO. Chiese inoltre 348,665.19 rubli russi (RUB) che rappresentavano l’ interesse sul debito di sentenza e 10,000 dollari degli Stati Uniti (USD) riguardo il danno morale.
55. Il Governo presentò che il debito di sentenza sarebbe stato pagato da una banca privata e non da entità Statali. Presentò inoltre che il richiedente non chiese alcun risarcimento per le violazioni addotte dei suoi diritti concernenti l’annullamento della sentenza del 17 dicembre 2001. Riguardo alle rivendicazioni del richiedente riguardo il danno morale, secondo il Governo erano eccessive e manifestamente mal-fondate.
56. La Corte osserva che nella presente causa ha trovato una violazione dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione e dell’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 in quanto la sentenza definitiva a favore del richiedente era stata annullata tramite una revisione direttiva e che il richiedente non era stato in grado di ricevere l’assegnazione della sentenza come risultato dell’annullamento di una decisione a suo favore. La Corte nota che la forma più appropriata di compensazione riguardo ad una violazione dell’Articolo 6 è di assicurare che il richiedente venga messo,il più possibile, nella posizione in cui sarebbe stato se i requisiti dell’ Articolo 6 non fossero stati trascurati (vedere Piersack c. Belgio (Articolo 50), sentenza del 26 ottobre 1984, Serie A n. 85, p. 16, § 12 e, mutatis mutandis, Gençel c. Turchia, n. 53431/99, § 27 del 23 ottobre 2003). La Corte costata che nella presente causa questo principio si applica allo stesso modo, avendo riguardo alla natura delle violazioni trovate ( cf. Stetsenko c. Russia, n. 878/03, § 69, 5 ottobre 2006 e Stanislav Volkov c. Russia, n. 8564/02, § 40 del 15 marzo 2007). La Corte considera perciò appropriato assegnare al richiedente la somma che lui avrebbe ricevuto se la sentenza del 17 dicembre 2001, come sostenuta in appello il 19 febbraio 2002, non fosse stata annullata.
57. Riguardo alla rivendicazione a proposito dell’interesse sul debito di sentenza, la Corte nota, che il richiedente non ha presentato alcun documento per provare il suo metodo di calcolo della somma dell’interesse. La Corte respinge perciò la rivendicazione.
58. La Corte considera inoltre che il richiedente ha dovuto soffrire dell’angoscia e della frustrazione che sono il risultato dell’annullamento della decisione giudiziale definitiva tramite procedimenti di revisione direttivi. Facendo la sua valutazione su una base equa, come richiesto dall’Articolo 41 della Convenzione, la Corte assegna EUR 2,000 al richiedente riguardo il danno morale, più qualsiasi tassa addebitabile sull’importo sopra.
B. Costi e spese
59. Il richiedente non ha chiesto alcun rimborso di costi e spese relativi ai procedimenti di fronte ai tribunali nazionali o alla Corte e questa non è una questione che la Corte deve esaminare di sua propria iniziativa (vedere Motière c. Francia, n. 39615/98, § 26 5 dicembre 2000).
C. Interesse di mora
60. La Corte considera appropriato che l’interesse di mora debba basarsi sul tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea a cui si dovrebbero aggiungere tre punti percentuale.
PER QUESTE RAGIONI, LA CORTE ALL’UNANIMITA’
1. Dichiara l’azione di reclamo riguardo l’annullamento della sentenza definitiva del 17 dicembre 2001, come sostenuta in appello il 19 febbraio 2002, ammissibile ed il resto della richiesta inammissibile;
2. Sostiene che c’è stata una violazione dell’Articolo 6 della Convenzione e dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1;
3. Sostiene
(a) che lo Stato rispondente deve pagare al richiedente, entro tre mesi dalla data in cui la sentenza diviene definitiva in conformità con l’Articolo 44 § 2 della Convenzione l’assegnazione resa dai tribunali nazionali a favore del richiedente sotto la sentenza del 17 dicembre 2001, come sostenuta in appello il 19 febbraio 2002;
(b) che lo Stato rispondente deve pagare al richiedente, entro tre mesi dalla data in cui la sentenza diviene definitiva in conformità con l’Articolo 44 § 2 della Convenzione EUR 2,000 (due mila euro), riguardo il danno morale, da convertire in rubli russi al tasso applicabile in data dell’accordo, più qualsiasi tassa che può essere addebitabile su quel l’importo;
(c) che dalla scadenza dei tre mesi summenzionati sino ad accordo l’ interesse semplice sarà pagabile sugli importi sopra ad un tasso uguale al tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea durante il periodo predefinito più tre punti percentuale;
4. Respinge il resto della rivendicazione del richiedente per la soddisfazione equa.
Fatto in inglese, e notificato per iscritto il 2 aprile 2009, facendo seguito all’Articolo 77 §§ 2 e 3 degli Articoli di Corte.
Søren Nielsen Christos Rozakis
Cancelliere Presidente

Testo Tradotto

FIRST SECTION
CASE OF KRAVCHENKO v. RUSSIA
(Application no. 34615/02)
JUDGMENT
STRASBOURG
2 April 2009
This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 § 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Kravchenko v. Russia,
The European Court of Human Rights (First Section), sitting as a Chamber composed of:
Christos Rozakis, President,
Nina Vajić,
Anatoly Kovler,
Khanlar Hajiyev,
Dean Spielmann,
Giorgio Malinverni,
George Nicolaou, judges,
and Søren Nielsen, Section Registrar,
Having deliberated in private on 12 March 2009,
Delivers the following judgment, which was adopted on that date:
PROCEDURE
1. The case originated in an application (no. 34615/02) against the Russian Federation lodged with the Court under Article 34 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (“the Convention”) by a Russian national, Mr V. V. K. (“the applicant”), on 9 September 2002.
2. The applicant was represented by Mr S. R.and Mr V. S., lawyers practising in the Voronezh Region. The Russian Government (“the Government”) were represented by Mr P. Laptev, former Representative of the Russian Federation at the European Court of Human Rights.
3. The applicant alleged, in particular, that the quashing of a final judgment in his favour had violated his “right to a court” and his right to peaceful enjoyment of possessions.
4. On 29 April 2005 the President of the First Section decided to give notice of the application to the Government. It was also decided to examine the merits of the application at the same time as its admissibility (Article 29 § 3).
THE FACTS
I. THE CIRCUMSTANCES OF THE CASE
5. The applicant was born in 1960 and lives in Voronezh.
A. Proceedings against the SBS-AGRO Bank
6. In August 1998 the applicant deposited 40,000 US dollars (USD) for three months with a private bank “SBS-AGRO” (hereafter – “the Bank”). Following the Bank’s refusal to return the deposit, the applicant sued the Bank for the deposit, interest and compensation for non-pecuniary damage. According to the Government, the Bank’s refusal to return the deposit was caused by a major financial crisis which had occurred in the Russian Federation in the summer of 1998 and which had led to the Bank’s inability to return money to its more than 1.2 million creditors.
7. In September 1998 the Central Bank of Russia adopted a programme aimed at the protection of deposits made by private individuals with private banks. In line with measures adopted, the Bank signed an agreement with the Russian Savings Bank. Under the terms of the agreement, the Bank transferred its liabilities to the Russian Savings Bank which, in its turn, undertook to repay deposits made in US dollars at the exchange rate of 9.33 Russian roubles for 1 US dollar. On 28 December 1998 the Bank, through a division of the Russian Savings Bank, paid the applicant 373,204 Russian roubles (RUB).
8. On 10 March 1999 the Zheleznodorozhniy District Court of Voronezh found that the applicant had not consented to the liability transfer. However, taking into account that he had already been repaid a part of the deposit, the District Court ordered that the Bank should repay the applicant USD 30,919.40 and that it should also pay him annual interest starting from the date of the pronouncement of the judgment. The District Court dismissed the claim for compensation for non-pecuniary damage. The judgment was not appealed against and became final on 22 March 1999. A month later the Moscow bailiffs’ office instituted enforcement proceedings.
9. On an unspecified date the Presidium of the Voronezh Regional Court, acting on an application for a supervisory review, quashed the judgment of 10 March 1999 and sent the case for a fresh examination.
10. On 29 February 2000, following the re-examination of the applicant’s action, the Zheleznodorozhniy District Court awarded him USD 20,841.68 in main debt, interest thereon and USD 2,853.73 in compensation for damage. That judgment was not appealed against and became final.
B. General developments in the course of the enforcement proceedings instituted against the SBS-AGRO Bank
11. By the end of March 1999 over 2,000 enforcement claims were pending against the Bank, with an additional 70-80 claims added every week.
12. On 16 August and 15 September 1999 the Central Bank of Russia declared a moratorium until 17 November 1999 on the execution of all creditors’ demands against the Bank. On 16 November 1999 the management of the Bank was taken over temporarily by the “Agency on Restructuring of Lending Agencies” (hereafter – “the ARKO”), set up by the State in accordance with the Law on Restructuring of Lending Agencies (hereafter – “the Law”). On 16 November 1999, in accordance with the Law, a moratorium was set for enforcement of all creditors’ demands against the Bank for a year. This period was prolonged by the ARKO on 17 November 2000 for another six months, until 17 May 2001.
13. On 8 May 2001 the Moscow Commercial Court had approved the text of a tripartite friendly settlement involving the Association of the Bank’s Creditors, the Bank and the ARKO. The text of the friendly settlement was adopted at the general meeting of the Association of Creditors on 9 February 2001 by a majority of votes. The friendly settlement substantially limited the Bank’s liability to its creditors.
14. On 3 July 2001 the Constitutional Court found unconstitutional the legislative provision that allowed the ARKO unilaterally to extend the moratorium for another six months, and ruled that such decisions should be subject to judicial control.
15. Seven days later the Basmanniy District Court of Moscow ordered that the bailiffs should discontinue the consolidated enforcement proceedings against the Bank in respect of liabilities which had arisen before 16 November 1999.
16. On 23 July 2001 the Moscow bailiffs’ office discontinued the consolidated enforcement proceeding against the Bank and returned writs of execution to the courts which had issued them. On 29 September 2001 the bailiffs informed the applicant that the enforcement proceedings against the Bank had been discontinued.
C. Proceedings against the ARKO
17. The applicant asked the ARKO to confirm that he had been recognised as a creditor of the Bank and to inform him about future meetings of the Bank’s creditors. On 11 September 2001 the ARKO notified the applicant that he had not been registered as a creditor of the Bank. The ARKO requested the applicant to send the documents showing the Bank’s liability to him. The applicant fulfilled the ARKO’s request.
18. On an unspecified date the applicant sued the ARKO and the Central Bank of Russia for damages. He claimed that the ARKO had not recognised him as a creditor of the Bank, that he had not participated in the friendly-settlement negotiations and that he had not been able to recover his money from the Bank. The applicant insisted that the respondents should repay him the Bank’s debt.
19. On 17 December 2001 the Zheleznodorozhniy District Court held that the Central Bank and ARKO were responsible for the applicant’s inability to obtain payment of the judgment debt and that the refusal to recognise the applicant as a Bank’s creditor was unlawful. The District Court ordered that the ARKO should repay the applicant USD 30,919.40 of the Bank’s debt.
20. On 9 January 2002 the ARKO informed the applicant that he had been registered as the creditor of the Bank and the terms of the friendly settlement of 8 May 2001 were applicable to him although he had not been able to negotiate them. The applicant was also informed that according to the terms of the friendly settlement he would not be paid the judgment debt.
21. On 19 February 2002 the Voronezh Regional Court upheld the judgment of 17 December 2001. The Regional Court again confirmed that the terms of the friendly settlement could not be applied to the applicant and the fact that the draft of the settlement had been published in the press did not imply that the applicant had agreed to the terms of that document.
22. According to the Government, the applicant applied for a supervisory review of the judgments of 17 December 2001 and 19 February 2002. It appears from the case file that the Voronezh Regional Prosecutor lodged an application for a supervisory review, arguing that the judgment of 17 December 2001, upheld on appeal on 19 February 2002, was erroneous in that the applicant’s claims had been accepted. The prosecutor submitted that the terms of the friendly settlement should have been applied to the applicant’s claims against the Bank and thus his action against the ARKO should have been dismissed.
23. On 15 May 2002 the Presidium of the Voronezh Regional Court, by way of supervisory-review proceedings, quashed the judgments of 17 December 2001 and 19 February 2002 and remitted the case for a fresh examination. The Presidium noted that the District and Regional courts erred in assessing the facts of the case and that the terms of the friendly settlement should be applicable to the applicant because the information about the general assembly of the Bank’s creditors and the draft of the friendly settlement had been published in the press.
24. On 2 July 2003 the Zheleznodorozhniy District Court made a new judgment in the applicant’s favour and awarded him USD 30,919.40, relying on the same line of arguments as in its previous judgment of 17 December 2001 and citing the case-law of the European Court of Human Rights. That judgment was also quashed on appeal by the Voronezh Regional Court. The case was again sent for re-examination on 13 November 2003.
25. On 20 December 2004 the Zheleznodorozhniy District Court of Voronezh again issued the judgment in the applicant’s favour, although reducing the amount of the award to USD 20.841,68. The judgment was quashed by the Voronezh Regional Court and the proceedings were discontinued because the ARKO had ceased to exist as a legal entity.
THE LAW
I. PRELIMINARY CONSIDERATIONS
26. The Court observes at the outset that in his application lodged with the Court on 9 September 2002 the applicant complained about the authorities’ failure to enforce the judgment of 10 March 1999 and about the quashing, by way of a supervisory review, of the judgment of 17 December 2001, as upheld on appeal on 19 February 2002. In his observations, lodged with the Court in March 2006, the applicant informed the Court that the judgment of 10 March 1999 had been quashed on a supervisory review, following which a new judgment in the case was adopted on 29 February 2000. He put forward an additional complaint arguing that the authorities had failed to enforce the new judgment issued in his favour on 29 February 2000.
27. In this connection the Court reiterates that it has jurisdiction to review, in the light of the entirety of the Convention’s requirements, the circumstances complained of by an applicant. In the performance of its task, the Court is free to attribute to the facts of the case, as established on the evidence before them, a characterisation in law different from that given by the applicant or, if need be, to view the facts in a different manner. Furthermore, they have to take into account not only the original application but also the additional documents intended to complete the latter by eliminating initial omissions or obscurities (see Ringeisen v. Austria, judgment of 16 July 1971, Series A no. 13, pp. 40-41, § 98, as compared with p. 34, § 79, and pp. 39-40, §§ 96-97).
28. Turning to the present case, the Court observes that the new complaint pertaining to the non-enforcement of the judgment of 29 February 2000 was submitted after the notice of the initial application had been given to the Government on 29 April 2005. In the Court’s view, the new non-enforcement complaint is not an elaboration of his original complaints lodged to the Court more than three years earlier, on which the parties have already commented. The Court therefore decides not to examine the new complaint within the framework of the present proceedings (see Nuray Şen v. Turkey (no. 2) judgment of 30 March 2004, no. 25354/94, § 200, and Melnik v. Ukraine, no. 72286/01, §§ 61-63, 28 March 2006).
II. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 6 OF THE CONVENTION AND ARTICLE 1 OF PROTOCOL No. 1 ON ACCOUNT OF THE NON-ENFORCEMENT OF THE JUDGMENT OF 10 MARCH 1999
29. The applicant complained that the judgment of 10 March 1999 had not been enforced. The Court considers that this complaint falls to be examined under Article 6 § 1 of the Convention and Article 1 of Protocol No. 1 (see Burdov v. Russia, no. 59498/00, § 26, ECHR 2002-III). The relevant parts of these provisions read as follows:
Article 6 § 1
“In the determination of his civil rights and obligations …, everyone is entitled to a fair … hearing … by [a] … tribunal…”
Article 1 of Protocol No. 1
“Every natural or legal person is entitled to the peaceful enjoyment of his possessions. No one shall be deprived of his possessions except in the public interest and subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law…”
A. Submissions by the parties
30. The Government submitted that the applicant had failed to challenge the application of the moratorium on the execution of the Bank’s creditors’ demands. In particular, he could have lodged a complaint before the Constitutional Court of the Russian Federation or the Moscow City Commercial Court, but he failed to make use of either of the avenues. In the Government’s view the complaint should therefore be dismissed for a failure to exhuast domestic remedies. In the alternative, relying on the case of Shestakov v. Russia ((dec.), no. 48757/99, 18 June 2002), they argued that the State could not guarantee the repayment of the financial liabilities of a private bank, particularly in a situation of major financial crisis. The enforcement proceedings against the private bank SBS-AGRO were discontinued in July 2001 due to the Bank’s insolvency and the applicant was notified of the discontinuation in September 2001. The State’s responsibility for the enforcement of a judgment against a private entity ended on the date the enforcement proceedings were discontinued.
31. The applicant averred that the judgment of 10 March 1999 had been unlawfully quashed by way of a supervisory review and that it had not been enforced.
B. The Court’s assessment
32. The Court reiterates that on 10 March 1999 the applicant obtained a judgment against the Bank by which he was to be paid a certain sum of money. The judgment was not appealed against and became binding and enforceable. On an unspecified date the Presidium of the Voronezh Regional Court quashed the judgment by way of a supevisory review and sent the case for fresh examination, as a result of which, on 29 February 2000, the District Court issued a new judgment in the applicant’s favour.
33. The Court reiterates that, in accordance with Article 35 § 1 of the Convention, it may only examine complaints in respect of which domestic remedies have been exhausted and which have been submitted within six months from the date of the “final” domestic decision. If there is no adequate remedy against a particular act, which is alleged to be in breach of the Convention, the date when that act takes place is taken to be “final” for the purposes of the six-month rule (see, e.g., Valašinas v. Lithuania (dec.), no. 44558/98, 14 March 2000).
34. It was uncontested by the parties that at the material time the Russian law of civil procedure did not provide for any ordinary appeal against a decision in which the final judgement had been quashed by way of a supervisory review. In the absence of an effective remedy the Court concludes that it was the very act of quashing the final judgment of 10 March 1999 that triggered the start of the six-month time-limit for lodging this part of the application to the Court (see, mutatis mutandis, Sardin v. Russia (dec.), no. 69582/01, ECHR 2004-II). The Court further notes that the quashing of a final judgment is an instantaneous act, which does not create a continuing situation, even if it entails a re-opening of the proceedings as in the instant case (see Sitokhova v. Russia (dec.), no. 55609/00, 2 September 2004). In the present case the final judgment of 10 March 1999 was quashed by the Presidium of the Voronezh Regional Court sometime before 29 February 2000. The Court therefore finds it established that on that date the judgment of 10 March 1999 ceased to be binding and enforceable. There is no indication in the file that the applicant was not promptly notified of the Presidium’s decision to quash the judgment of 10 March 1999. However, it was not until 9 September 2002, more than six months after the decision had been quashed, that the applicant complained to the Court that the authorities had failed to enforce the judgment of 10 March 1999.
35. It follows that this part of the application has been introduced out of time and must be rejected in accordance with Article 35 §§ 1 and 4 of the Convention.
III. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 6 OF THE CONVENTION AND ARTICLE 1 OF PROTOCOL No. 1 ON ACCOUNT OF THE QUASHING OF THE JUDGMENT OF 17 DECEMBER 2001, AS UPHELD ON APPEAL ON 19 FEBRUARY 2002
36. The applicant complained that the quashing of the final judgment of 17 December 2001, as upheld on appeal on 19 February 2002, made in his favour violated his “right to a court” and his right to peaceful enjoyment of possessions. The Court considers that this complaint falls to be examined under Article 6 § 1 of the Convention and Article 1 of Protocol No. 1. The relevant parts of these provisions are cited above.
A. Submissions by the parties
37. The Government argued that Article 6 of the Convention was inapplicable to the proceedings against the Central Bank and the ARKO as the proceedings did not concern the applicant’s civil rights or obligations. In the Government’s view, the proceedings merely pertained to the enforcement of the judgment issued in the applicant’s favour. They insisted that the complaint should be dismissed as incompatible ratione materiae. In alternative, the Government argued that the Presidium of the Voronezh Regional Court had quashed the judgments in the applicant’s favour with a view to correcting the judicial error committed by the lower courts.
38. The applicant averred that the quashing of the final judgments had irremediably impaired the principle of legal certainty and had deprived him of the right to receive money he had been entitled to receive.
B. The Court’s assessment
1. Article 6 § 1 of the Convention
(a) Admissibility
39. As to the Government’s objection to the applicability of Article 6, the Court reiterates that under its case-law, for Article 6 § 1 in its “civil” limb to be applicable, there must be a dispute (“contestation” in the French text) over a “right” which can be said, at least on arguable grounds, to be recognised under domestic law. The dispute must be genuine and serious; it may relate not only to the actual existence of a right but also to its scope and the manner of its exercise. The outcome of the proceedings must be directly decisive for the right in question. As the Court has consistently held, mere tenuous connections or remote consequences are not sufficient to bring Article 6 § 1 into play (see Le Compte, Van Leuven and De Meyere v. Belgium, 23 June 1981, § 47, Series A no. 43; Fayed v. the United Kingdom, 21 September 1994, § 56, Series A no. 294-B; and Masson and Van Zon v. the Netherlands, 28 September 1995, § 44, Series A no. 327-A). Furthermore, Article 6 § 1 of the Convention is applicable where an action is “pecuniary” in nature and is founded on an alleged infringement of rights which are likewise pecuniary rights, notwithstanding the origin of the dispute (see, for example, Beaumartin v. France, judgment of 24 November 1994, Series A no. 296-B, p. 60-61, § 28).
40. Turning to the facts of the present case, the Court observes that as a consequence of making a deposit with the Bank the applicant received certain depository rights during the Bank’s existence and on winding up of the Bank’s business. Furthermore, the applicant’s right to obtain repayment of the deposit, certain interest and compensation was confirmed by the final judgment. Decisions affecting the Bank’s fate, such as a decision to rehabilitate the Bank and relieve it from payment of liabilities to its creditors in full, without any doubt, affected the applicant’s rights as a creditor of the Bank, including his right to demand repayment of the judgment debt in full.
41. On 8 March 2001, under the terms of the friendly settlement agreement involving, inter alia, the Central Bank and the ARKO, the Bank was discharged from the obligation to repay its debts in full to its creditors, including those which were owed to the applicant. The Court notes in the first place that in his action against the Central Bank and the ARKO the applicant opposed the application of the terms of the friendly-settlement agreement to the Bank’s liabilities as set before him, maintaining that he had not taken part in the friendly-settlement negotiations and that the agreement therefore violated his right to recover the judgment debt. He further claimed to have suffered economic loss as a result of the respondents’ actions, for which he intended to seek compensation (see paragraph 18 above). In the opinion of the Court this clearly defined the proceedings, having regard to the context in which they were instituted and to the pecuniary nature of the applicant’s claims, as a dispute over a “civil right” within the meaning of Article 6 § 1 of the Convention (see Tinnelly & Sons Ltd and Others and McElduff and Others v. the United Kingdom, 10 July 1998, § 61, Reports of Judgments and Decisions 1998-IV).
42. Furthermore, the Court observes that the Government’s objection to the applicability of Article 6 concerned a more peculiar aspect. They insisted that the proceedings at issue constituted a part of the enforcement proceedings pertaining to the judgment debt awarded to the applicant against the Bank and, thus, in the Government’s opinion, Article 6 was inapplicable. Bearing in mind the finding in the previous paragraph and without accepting the Government’s argument as to the essence of the proceedings at issue, the Court considers it worth reiterating its case-law to the effect that Article 6 applies to enforcement proceedings because, in the absence of the necessary measures to comply with a final, enforceable judicial decision, Article 6 § 1 can be deprived of all useful effect (see Hornsby v. Greece, judgment of 19 March 1997, Reports of Judgments and Decisions 1997-II, §§ 41, 45; Silva Pontes v. Portugal, 23 March 1994, § 36, Series A no. 286-A and Lopatyuk and Others v. Ukraine, no. 903/05, § 14, 17 January 2008). The Court therefore dismisses the Government’s objection as to the applicability of Article 6 of the Convention to the proceedings under consideration.
43. The Court further notes that the present complaint is not manifestly ill-founded within the meaning of Article 35 § 3 of the Convention and is not inadmissible on any other grounds. It must therefore be declared admissible.
(b) Merits
44. The Court reiterates that the right to a fair hearing before a tribunal as guaranteed by Article 6 § 1 of the Convention must be interpreted in the light of the Preamble to the Convention, which declares, in its relevant part, the rule of law to be part of the common heritage of the Contracting States. One of the fundamental aspects of the rule of law is the principle of legal certainty, which requires, among other things, that where the courts have finally determined an issue, their ruling should not be called into question (see Brumărescu v. Romania, judgment of 28 October 1999, Reports of Judgments and Decisions 1999-VII, § 61).
45. This principle insists that no party is entitled to seek re-opening of the proceedings merely for the purpose of a rehearing and a fresh decision of the case. Higher courts’ power to quash or alter binding and enforceable judicial decisions should be exercised for correction of fundamental defects. The mere possibility of two views on the subject is not a ground for re-examination. Departures from that principle are justified only when made necessary by circumstances of a substantial and compelling character (see, mutatis mutandis, Ryabykh v. Russia, no. 52854/99, § 52, ECHR 2003-X; and Pravednaya v. Russia, no. 69529/01, § 25, 18 November 2004).
46. The Court reiterates that Article 6 § 1 secures to everyone the right to have any claim relating to his civil rights and obligations brought before a court or tribunal. In this way it embodies the “right to a court”, of which the right of access, that is the right to institute proceedings before courts in civil matters, constitutes one aspect. However, that right would be illusory if a Contracting State’s domestic legal system allowed a final and binding judicial decision to be quashed by a higher court on an application made by a State official whose power to lodge such an application is not subject to any time-limit, with the result that the judgments were liable to challenge indefinitely (see Ryabykh, cited above, §§ 54-56).
47. The Court observes that on 17 December 2001 the Zheleznodorozniy District Court granted the applicant’s application and awarded him USD 30,919.40 representing the judgment debt owed to him by the Bank. The judgment became binding and enforceable on 19 February 2002, when the Voronezh Regional Court upheld it on appeal. On 15 May 2002 that judgment was quashed by way of supervisory review initiated by the Voronezh Regional Prosecutor who was a State official but not a party to the proceedings (see paragraph 22 above).
48. The Court has found a violation of an applicant’s “right to a court” guaranteed by Article 6 § 1 of the Convention in many cases in which a judicial decision that had become final and binding, was subsequently quashed by a higher court on an application by a State official whose power to intervene was not subject to any time-limit (see Roseltrans v. Russia, no. 60974/00, §§ 27-28, 21 July 2005; Volkova v. Russia, no. 48758/99, §§ 34-36, 5 April 2005; and Ryabykh, cited above, §§ 51-56).
49. Having examined the materials submitted to it, the Court observes that the Government have not put forward any fact or argument capable of persuading it to reach a different conclusion in the present case. Accordingly, the Court finds that there has been a violation of Article 6 § 1 of the Convention on account of the quashing of the judgment given in the applicant’s case by way of supervisory-review proceedings.
2. Article 1 of Protocol No. 1
(a) Admissibility
50. The Court observes that the applicant’s complaint under Article 1 of Protocol No. 1 is not manifestly ill-founded within the meaning of Article 35 § 3 of the Convention and is not inadmissible on any other grounds. It must therefore be declared admissible.
(b) Merits
51. The Court reiterates that the existence of a debt confirmed by a binding and enforceable judgment constitutes the judgment beneficiary’s “possession” within the meaning of Article 1 of Protocol No. 1. Quashing of such a judgment amounts to an interference with his or her right to peaceful enjoyment of possessions (see, among other authorities, Androsov v. Russia, no. 63973/00, § 69, 6 October 2005).
52. The Court observes that the final and enforceable judgment by which the applicant had been awarded a sum of money was quashed by way of a supervisory review on 15 May 2002. The applicant’s claim was sent for re-consideration, following which the Voronezh Regional Court, in the final instance, discontinued the proceedings because the ARKO had ceased to exist. Thus, the applicant was prevented from receiving the initial award through no fault of his own. The quashing of the enforceable judgment frustrated the applicant’s reliance on the binding judicial decision and deprived him of an opportunity to receive the money he had legitimately expected to receive. In these circumstances, the Court considers that the quashing of the enforceable judgment of 17 December 2001, as upheld on appeal on 19 February 2002, by way of supervisory review placed an excessive burden on the applicant and was incompatible with Article 1 of Protocol No. 1. There has therefore been a violation of that Article.
IV. APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
53. Article 41 of the Convention provides:
“If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.”
A. Damage
54. The applicant claimed the repayment of the judgment debt owed to him by the ARKO. He further claimed 348,665.19 Russian roubles (RUB) representing interest on the judgment debt and 10,000 US dollars (USD) in respect of non-pecuniary damage.
55. The Government submitted that the judgment debt was to be paid by a private bank and not by State bodies. They further submitted that the applicant did not claim any compensation for alleged violations of his rights pertaining to the quashing of the judgment of 17 December 2001. As to the applicant’s claims in respect of non-pecuniary damage, in the Government’s opinion they were excessive and manifestly ill-founded.
56. The Court observes that in the present case it has found a violation of Article 6 § 1 of the Convention and Article 1 of Protocol No. 1 in that the final judgment in the applicant’s favour had been quashed by way of a supervisory review and that the applicant had not been able to receive the judgment award as a result of the quashing of a decision in his favour. The Court notes that the most appropriate form of redress in respect of a violation of Article 6 is to ensure that the applicant is put, as far as possible, in the position he would have been had the requirements of Article 6 not been disregarded (see Piersack v. Belgium (Article 50), judgment of 26 October 1984, Series A no. 85, p. 16, § 12, and, mutatis mutandis, Gençel v. Turkey, no. 53431/99, § 27, 23 October 2003). The Court finds that in the present case this principle applies as well, having regard to the nature of the violations found (cf. Stetsenko v. Russia, no. 878/03, § 69, 5 October 2006 and Stanislav Volkov v. Russia, no. 8564/02, § 40, 15 March 2007). The Court therefore considers it appropriate to award the applicant the sum which he would have received had the judgment of 17 December 2001, as upheld on appeal on 19 February 2002, not been quashed.
57. As to the claim in respect of interest on the judgment debt, the Court notes that the applicant has not submitted any document to substantiate his method of calculation of the sum of the interest. The Court therefore dismisses the claim.
58. The Court further considers that the applicant must have suffered distress and frustration resulting from the quashing of the final judicial decision by way of the supervisory review proceedings. Making its assessment on an equitable basis, as required by Article 41 of the Convention, the Court awards the applicant EUR 2,000 in respect of non-pecuniary damage, plus any tax chargeable on the above amount.
B. Costs and expenses
59. The applicant did not seek reimbursement of costs and expenses relating to the proceedings before the domestic courts or the Court and this is not a matter which the Court has to examine on its own motion (see Motière v. France, no. 39615/98, § 26, 5 December 2000).
C. Default interest
60. The Court considers it appropriate that the default interest should be based on the marginal lending rate of the European Central Bank, to which should be added three percentage points.
FOR THESE REASONS, THE COURT UNANIMOUSLY
1. Declares the complaint concerning the quashing of the final judgment of 17 December 2001, as upheld on appeal on 19 February 2002, admissible and the remainder of the application inadmissible;
2. Holds that there has been a violation of Article 6 of the Convention and Article 1 of Protocol No. 1;
3. Holds
(a) that the respondent State is to pay the applicant, within three months from the date on which the judgment becomes final in accordance with Article 44 § 2 of the Convention, the award made by the domestic courts in the applicant’s favour under the judgment of 17 December 2001, as upheld on appeal on 19 February 2002;
(b) that the respondent State is to pay the applicant, within three months from the date on which the judgment becomes final in accordance with Article 44 § 2 of the Convention, EUR 2,000 (two thousand euros), in respect of non-pecuniary damage, to be converted into Russian roubles at the rate applicable at the date of the settlement, plus any tax that may be chargeable on that amount;
(c) that from the expiry of the above-mentioned three months until settlement simple interest shall be payable on the above amounts at a rate equal to the marginal lending rate of the European Central Bank during the default period plus three percentage points;
4. Dismisses the remainder of the applicant’s claim for just satisfaction.
Done in English, and notified in writing on 2 April 2009, pursuant to Rule 77 §§ 2 and 3 of the Rules of Court.
Søren Nielsen Christos Rozakis
Registrar President

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