A.N.P.T.ES. Associazione Nazionale per la Tutela degli Espropriati. Oltre 5.000 espropri trattati in 15 anni di attività.
Qui trovi tutto cio che ti serve in tema di espropriazione per pubblica utilità.

Se desideri chiarimenti in tema di espropriazione compila il modulo cliccando qui e poi chiamaci ai seguenti numeri: 06.91.65.04.018 - 340.95.85.515

Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF JUCYS v. LITHUANIA

Tipologia: Sentenza
Importanza: 1
Articoli: 41, 29, P1-1
Numero: 5457/03/2008
Stato: Lituania
Data: 2008-01-08 00:00:00
Organo: Sezione Seconda
Testo Originale

Conclusione Violazione di P1-1; danno Materiale e morale – assegnazioni finanziarie (globali)
SECONDA SEZIONE PRECEDENTE
CAUSA JUCYS C. LITUANIA
(Richiesta n. 5457/03)
SENTENZA
STRASBOURG
8 gennaio 2008
DEFINITIVO
08/04/2008
Questa sentenza diverr? definitiva nelle circostanze esposte nell? Articolo 44 ? 2 della Convenzione. Pu? essere soggettao a revisione editoriale.

Nella causa Jucys c. Lituania,
La Corte europea di Diritti umani (Seconda Sezione Precedente), riunendosi che come una Camera, composta da:
Giovanna-Paul Costa, Presidente, Andr?s Baka, Ireneu Cabral Barreto, Riza T?rmen, Mindia Ugrekhelidze, Antonella Mularoni, Danute Jociene, giudici,
e Fran?oise Elens-Passos, Cancelliere Aggiunto di Sezione
Avendo deliberato in privato il 24 ottobre 2006 e il 4 dicembre 2007
Consegna la sentenza seguente che fu adottata nell?ultima data menzionata:
PROCEDURA
1. La causa nacque da una richiesta (n. 5457/03) contro la Repubblica della Lituania depositata con la Corte sotto l?Articolo 34 della Convenzione per la Protezione dei Diritti umani e le Libert? Fondamentali (?la Convenzione?) da un cittadino lituano, il Sig. P. J. (?il richiedente?), il 7 febbraio 2003.
2. Il richiedente fu rappresentato dal Sig. J. J., un avvocato che pratica in Vilnius. Il Governo lituano (?il Governo?) fu rappresentato dal suo Agente, la Sig.ra E. Baltutyte.
3. Il 7 settembre 2005 la Corte decise di comunicare la richiesta al Governo. Appellandosi all?Articolo 29 ? 3 della Convenzione, decise di decretare sull’ammissibilit? e meriti della richiesta allo stesso tempo.
I FATTI
I. LE CIRCOSTANZE DELLA CAUSA
4. Il richiedente nacque nel 1953 e vive a Bir?tonas.
5. I fatti della causa, come presentati dalle parti, possono essere riassunti come segue.
6.Il 23 dicembre 1995 il richiedente fu arrestato mentre attraversava il confine lituano. Fu sospettato di tentare di contrabbandare pellicce di visone non trattate. Le pellicce furono prese come prova nel contesto della causa penale.
7. Sulla base di una decisione presa dall’accusa, le pellicce furono vendute all’asta il 14 marzo 1996-essendo beni soggetti al deterioramento – per 882,173 litai lituani (LTL, o EUR 255,4951). I soldi ricevuti dalla vendita all’asta furono trasferiti al bilancio Statale.
8. Il 30 gennaio 1997 il richiedente fu assolto dalil Tribunale Regionale di Klaipeda in prospettiva della mancanza di qualsiasi elemento del crimine. La corte non decret? sul problema della prova persa.
9. Il richiedente intent? un ricorso, richiedendo che questo problema fosse risolto. Comunque, il 26 marzo 1997 la Corte d’appello rifiut? di trattarlo, decretando che, poich? le pellicce erano state vendute, la gestione degli incassi dalla vendita non rientrava pi? all’interno della giurisdizione dei tribunali penali.
10. Il richiedente intent? poi una richiesta di fronte alil Tribunale Regionale di Vilnius, richiedendo il risarcimento per le pellicce perse. L?8 ottobre 1997 questa corte decret? che la questione avrebbe dovuto essere determinata nei procedimenti civili.
11. In una data non specificata il richiedente intent? un’azione civile, chiedendo LTL 749,847 (EUR 217,171), cio? il ricavo degli incassi meno le spese di vendita all’asta.
12. In una data non specificata, intent? un’azione civile separata, chiedendo la somma pagata presumibilmente per le pellicce al Centro della Pelliccia di Copenaghen, corrispondente a USD 327,542.57 o, poi al cambio, LTL 1,310,170 (EUR 379,451).
13. Il 7 novembre 1997 la Corte distrettuale Civica di Klaipeda stabil? che le autorit? fiscali erano obbligate a pagare al richiedente LTL 749,847 (EUR 217,171). Il 25 marzo 1998 questa decisione fu annullata per motivi procedurali dalil Tribunale Regionale di Klaipeda. La corte sostenne che il richiedente avrebbe dovuto fare domanda ad un tribunale civile di Vilnius. Questa decisione fu sostenuta dalla Corte d’appello il 28 settembre 1998.
14. Il 25 marzo 1998 il richiedente re-fece domanda, questa volta presentando la sua azione alil Tribunale Regionale di Vilnius e chiedendo gli incassi globali della vendita all’asta – LTL 882,173 (EUR 255,495).
15. Il 28 gennaio 2000 la corte rifiut? di ammettere la richiesta del richiedente perch? avrebbe dovuto fare domanda ai tribunali amministrativi i recente creati (operativi fin dal maggio 1999). Il 2 marzo 2000 la Corte d’appello annull? comunque, la decisione del 28 gennaio 2000, restituendo la causa per un nuovo esame alil Tribunale Regionale di Vilnius tramite procedura civile.
16. Il 21 aprile 2000 il Tribunale Regionale di Klaipeda ha deciso di aggiornare l’esame della richiesta del richiedente in sospeso per l’esame della sua richiesta per gli incassi della vendita all’asta.
17. Il 28 luglio 2000 la Corte Regionale di Vilnius riconobbe richiedente adatto per ottenere gli incassi globali della vendita all’asta, assegnandogli LTL 882,173 (circa EUR 255,495) contro l?Ufficio delle Imposte.
18. Su appello delle autorit? fiscali, il 17 ottobre 2000 la Corte d’appello annull? la decisione del tribunale inferiore sulla base che il Ministero della Giustizia avrebbe dovuto essere l’imputato nei procedimenti. La causa fu rinviata al tribunale di prima istanza.
19. Il 28 febbraio 2001 la Corte Suprema conferm? la decisione d? appello, affermando che sia l?Ufficio delle Imposte che il Ministero della Giustizia avrebbero dovuto essere gli imputati nei procedimenti. La Corte Suprema not? inoltre che il tribunale di prima istanza dovrebbe considerare se congiungere la causa all’altra richiesta del richiedente per danni nell’importo di LTL 1,310,170 (USD 327,542.57). Not? che in ambo le cause le parti erano le stesse, come lo era la natura della richiesta, cio? una richiesta per il risarcimento riguardo al valore delle pellicce.
20. Il 1 maggio 2004 il richiedente ri-present? la sua richiesta di LTL 882,173 al Tribunale Regionale di Vilnius. Lo Stato, l’Ufficio dell’Accusatore Generale il Ministero delle Finanze ed l?Ufficio delle imposte furono citati come i convenuti.
21. Il 20 giugno 2005 il Tribunale Regionale di Vilnius respinse la richiesta del richiedente siccome lui non aveva provato di aver posseduto le pellicce.
22. Il 2 novembre 2005 la Corte d’appello conferm? questa decisione.
23. Il richiedente deposit? un ricorso in cassazione, reiterando la sua richiesta per LTL 882,173. Il 26 maggio 2006 la Corte Suprema annull? le decisioni inferiori, accettando la richiesta del richiedente. Sostenne che, a seguito dell’assoluzione del richiedente, era stato abilitato al risarcimento per gli incassi della vendita all’asta. A questo riguardo la Corte Suprema not?:
?Una persona che ha acquisito una propriet? senza un base legale la restituir?. L’obbligo nasce quando la base su cui la propriet? fu acquisita cessa di esistere. Simile propriet? possono essere delle merci confiscate in seguito al sospetto di atti penali. Se la persona sospettata viene assolta… lo Stato non ha pi? alcuna base giuridica per trattenere gli articoli sequestrati, o il loro controvalore, quando gli articoli sono stati venduti in quanto deteriorabili. …
L’arricchimento ingiusto si verifica a danno degli interessi di una persona la cui propriet? ? stata sequestrata. …
Quando si restituisce la propriet? acquisita senza una base giuridica o, come nella presente causa, il valore degli oggetti venduti, in quanto rapidamente deteriorabile, il debitore ha diritto a richiedere il risarcimento per le spese incorse nel mantenimento della propriet? (Articolo 513 del Codice civile). Questo ? il diritto di un debitore onesto. Si doveva perci?, stabilire se lo Stato aveva dei motivi per avviare l’indagine e sequestrare i beni per assicurare l’efficacia al riguardo. Il fatto che nessuna prova di crimine sia stata trovata alla fine non ? di per s? sufficiente per presumere la mancanza di onest? da parte dello Stato. … Effettivamente, [il richiedente] aveva compilato erroneamente la dichiarazione doganale… e questo era un fatto sufficiente per avviare l’indagine a suo carico e sequestrare l?importante la prova. Perci?, allo Stato dovrebbe essere concesso di recuperare le spese incorse durante la vendita in conformit? con l?Articolo 513,; queste spese sembrano essere state necessarie per salvaguardare il valore dei beni.?
24. Al richiedente infine fu assegnato LTL 590,056.05 (circa EUR 170,892) per danni materiali, corrispondente al valore delle pellicce vendute all’asta dal quale furono dedotte le spese di vendita all’asta (LTL 132,325.95, o su EUR 38,324) e la tassa sul valore aggiunto (LTL 158,791, o circa EUR 45,989) che il richiedente ad ogni modo avrebbe dovuto pagare per importare le pellicce in Lituania.
25. Sembra che l’esame della richiesta del richiedente per il pieno valore delle pellicce stabilito a LTL 1,310,170 (USD 327,542.57) che era stato sospeso il 21 aprile 2000 non fu ripreso (vedere paragrafi 12, 16, e 19 sopra). (Le parti non hanno fornito alla Corte informazioni aggiornate su questo aspetto della causa.)
26. In una data non specificata il richiedente chiese l?interesse su LTL 882,173 (la somma intera degli incassi dell?asta), calcolato dal momento della sua assoluzione. Il 21 novembre 2006 il Tribunale Regionale di Vilnius gli ha assegnato un interesse nell?importo di LTL 1,616 (circa EUR 468)-la somma corrispondeva all?interesse del 5% calcolato sulla base della somma assegnata per i danni dalla Corte Suprema il 26 maggio 2006 (LTL 590,056), dal momento di quella assegnazione al suo pagamento attuale 20 giorni pi? tardi. La corte respinse la dichiarazione del richiedente che l’interesse avrebbe dovuto essere calcolato sulla base della somma intera degli incassi della vendita all’asta. Rifiut? anche di assegnare interessi per il periodo intero di controversia civile per danni. La corte consider? che lo Stato era responsabile di pagare l?interesse solamente dalla data in cui il fatto dell’arricchimento ingiusto fu riconosciuto cio? quando fu cos? concluso dalla Corte Suprema il 26 maggio 2006. Fino ad allora, lo Stato fu ritenuto un acquisitore onesto, anche dopo l’assoluzione del richiedente. La decisione fu sostenuta dalla Corte d’appello il 30 marzo 2007. Il 12 ottobre 2007 la Corte Suprema conferm? le decisioni dei tribunali inferiori. Afferm? che in conformit? con gli articoli di diritto processuale penale, i beni confiscati dovrebbero essere restituiti alla persona assolta dopo la sua assoluzione. Afferm? inoltre che, come acquisitore onesto degli incassi della vendita all’asta, lo Stato non poteva essere responsabile per il pagamento dell?interesse sino alla fine dei procedimenti penali.
27. Il richiedente ha presentato una fattura emessa dal Centro della Pelliccia di Copenaghen il 15 dicembre 1995, che indicava che le pellicce erano state acquistate per USD 327,542.57 (circa EUR 232,254).
II. DIRITTO NAZIONALE ATTINENTE E PRATICA
28. Secondo l?Articolo 92 del Codice di Diritto processuale penale (come in vigore in seguito ), un articolo che ? stato sequestrato come prova importante nei procedimenti penali pendenti, e che ? portato al deterioramento, sar? venduto in conformit? con la procedura civile applicabile.
29. L?Articolo 512 del vecchio Codice civile (valido fino al 30 giugno 2001) trattava le situazioni dell’arricchimento ingiusto, prevedendo un obbligo di restituzione delle propriet? acquisite senza una base giuridica o il rimborso del suo valore. L?Articolo 513 stipulava inoltre:
?Una persona che ha acquisito propriet? senza qualsiasi base giuridica restituir? o rimborser? tutte le ricevute che ha ottenuto o avrebbe dovuto ottenere dall?uso di quella propriet? dal momento in cui conosceva o avrebbe dovuto conoscere la mancanza di basi per… un arricchimento.
Questa persona ha diritto a richiedere il risarcimento per tutte le spese necessarie incorse durante lo stesso periodo per il mantenimento della propriet? acquisita senza base giuridica.?
30. L? Articolo 6.272 ? 1 del Codice civile nuovo (che entr? in vigore il 1 luglio 2001) lascia spazio ad una richiesta civile per danno materiale e morale, in prospettiva delle azioni illegali delle autorit? inquirenti o tribunali, nel contesto di una causa penale. La disposizione prevede il risarcimento per una condanna illegale, un arresto o detenzione illegale, la richiesta di misure procedurali illegali di esecuzione o l’imposizione di una sanzione penale amministrativa illegale.
LA LEGGE
I. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL? ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N. 1 ALLA CONVENZIONE
31. Il richiedente si lament? che lui aveva subito un danno come risultato della lunghezza dei procedimenti penali a suo carico che diede luogo a perdita finanziaria considerevole per lui, che cominci? con la confisca e la vendita da parte dello Stato delle sue pellicce di visone. In particolare, lui addusse che, a causa della valutazione incompetente degli esperti Statali, le pellicce erano state vendute a meno del loro valore di mercato. Lui si lament? anche di non potere usare la sua propriet? durante un periodo prolungato ed aveva subito una perdita di profitti. Inoltre, si lament? della sua incapacit? di ottenere un risarcimento adeguato, almeno per l’importo degli incassi della vendita all’asta, e che, a causa della controversia civile che durava da molto, il valore di quegli incassi era deprezzato. Il richiedente addusse una violazione dell? Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 che enuncia quanto segue:
?Ogni persona fisica o giuridica ? abilitata al godimento tranquillo delle sue propriet?. Nessuno sar? privato delle sue propriet? eccetto che nell’interesse pubblico e soggetto alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali di diritto internazionale.
Comunque, le disposizioni precedenti non possono in qualsiasi modo danneggiare il diritto di un Stato ad eseguire simili leggi come ritiene necessario per controllare l’uso di propriet? in conformit? con l’interesse generale o assicurare il pagamento di tasse o gli altri contributi o sanzioni penali.?
A. Ammissibilit?
32. La Corte considera che i problemi principali che sorgono nella presente causa sotto l?Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione siano la difficolt? per il richiedente-che era stato assolto-di recuperare la somma corrispondente al valore dei beni venduti all’asta dallo Stato e la lunghezza dei procedimenti relativi.
33. Le lagnanze del richiedente a questo proposito non sono manifestamente mal-fondate all’interno del significato dell? Articolo 35 ? 3 della Convenzione. N? sono inammissibili per qualsiasi altro fatto. Devono essere dichiarate perci? ammissibili.
B. Meriti
34. La Corte considera che sia la confisca e la vendita delle pellicce, pur comportando una privazione di propriet?, nelle circostanze costituiscano un elemento costituente della procedura col quale le autorit? doganali controllano le importazioni. Le misure comportarono cos? anche una restrizione sul movimento dei beni che rientrano all’interno della sfera del secondo paragrafo dell? Articolo 1 del Protocollo N.ro 1, riguardando ?un controllo dell’uso della propriet?? (vedere, AGOSI c. Regno Unito, sentenza del 24 ottobre 1986 Serie a n. 108, ? 51).
35. Non fu contestato dal richiedente che la confisca e la vendita delle sue pellicce erano ?legali,? come richiesto dall? Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.
36. La Corte richiama che qualunque confisca o sequestro comporta un danno. Comunque, per essere compatibile con l?Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione, il danno reale sostenuto non dovrebbe essere pi? esteso di quello che ? inevitabile (vedere Raimondo c. Italia, sentenza del 22 febbraio 1994 Serie A n. 281-a, ? 33). La Corte considera che si deve in principio concedere al proprietario?innocente? dei beni contrabbandati di recuperare gli articoli persi. Questo principio dovrebbe essere applicato ugualmente ai casi in cui tale proprietario viene assolto dall?accusa di contrabbando.
37. La Corte osserva che, a seguito della sua assoluzione, il richiedente era in grado chiedere gli incassi reali della vendita all’asta. Comunque, ci vollero pi? di otto anni e mezzo ai tribunali per chiarire questa questione, anche se non presentava alcuna complessit?. I fatti erano gi? stati determinati nei procedimenti penali precedenti contro il richiedente (vedere paragrafi 6-8 sopra). Molti anni di questi procedimenti civili furono impiegati invece, dagli sforzi dei tribunali nazionali per determinare la questione giurisdizionale (vedere paragrafi 9-10 e 13-15 sopra) o i convenuti appropriati (vedere paragrafi 18-19 sopra). Non c’? niente che indichi una qualsiasi mancanza di diligenza da parte del richiedente.
38. Di conseguenza, dopo avere subito gli abusi di un’azione penale infondata, ed avendo perso il controllo delle sue propriet? che furono vendute all’asta affrettatamente in quanto considerati beni deteriorabili, al richiedente fu precluso poi per molti anni di godere almeno dei frutti delle vendite all’asta di quelle propriet?.
39. Avendo riguardo ai fattori sopra ed in particolare al ritardo nei procedimenti, la Corte conclude che il richiedente ha dovuto sopportare un carico sproporzionato ed eccessivo nelle circostanze della presente causa. Avendo trattato il problema principale sollevato dal richiedente, la Corte considera che non c’? nessun bisogno di esaminare gli altri aspetti della sua lagnanza sotto l?Articolo 1 di Protocollo N.ro 1.
C’? stata di conseguenza una violazione dell? Articolo 1 di Protocollo N.ro 1.
II. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL? ARTICOLO 6 ? 1 DELLA CONVENZIONE RIGUARDO ALLA LUNGHEZZA DEI PROCEDIMENTI
40. Il richiedente si lament? che la lunghezza dei procedimenti civili per danni era stata incompatibile col ?termine ragionevole? richiesto dall? Articolo 6 ? 1 della Convenzione che si legge come segue:
1. Nella determinazione dei suoi diritti civili ed obblighi… ognuno ? abilitato ad un’udienza corretta… all’interno di un termine ragionevole…da[un] tribunale??
A. Ammissibilit?
41. Il Governo present? che il richiedente non era riuscito ad esaurire la via di ricorso nazionale perch? lui avrebbe dovuto registrare una richiesta per danni di fronte ad un tribunale civile sotto l?Articolo 6.272 del Codice civile, in concomitanza con le disposizioni nazionali e generali sul risarcimento per violazioni di diritti personali. Comunque, la Corte respinge l’argomento del Governo per le stesse ragioni di quelle convenute nella sentenza Simonavicius c. Lituania (n. 37415/02, ?? 32-34 27 giugno 2006; vedere anche, pi? recentemente, Ba?kiene c. Lituania, n. 11529/04, ?? 67-74 24 luglio 2007).
42. La Corte considera che questa lagnanza non ? manifestamente mal-fondata all’interno del significato dell? Articolo 35 ? 3 della Convenzione. N? ? inammissibile per qualsiasi altro fatto. Deve essere dichiarata perci? ammissibile. Comunque, in prospettiva della sentenza di una violazione dell? Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 a (vedere paragrafi 36-38 sopra), non trova necessario esaminare i meriti essenzialmente dello stesso problema sotto l?Articolo 6 ? 1 della Convenzione.
III. L?APPLCAZIONE DELL?ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
43. Articolo 41 della Convenzione prevede:
?Se la Corte costata che c’? stata una violazione della Convenzione o dei Protocolli, e se la legge interna dell?Alta Parte Contraente riguardata permette una riparazione solamente parziale, la Corte pu?, se necessario, riconosce una soddisfazione equa alla vittima.?
A. Danno
44. Il richiedente chiese LTL 2,174,253.60 (circa EUR 629,707) per danno materiale. Lui chiese anche LTL 1,000,000 (circa EUR 289,168) per danno morale.
45. Il Governo contest? queste richieste in quanto ingiustificate.
46. La Corte considera che, in prospettiva della violazione dell? Articolo 1 di Protocollo N.ro 1, il richiedente ha subito sia un danno materiale che morale. Facendo la sua valutazione su una base equa, come richiesto dall? Articolo 41 della Convenzione, la Corte assegna la somma globale di EUR 25,000 al richiedente per tutte le forme di danno subite.
B. Costi e spese
47. Il richiedente chiese anche LTL 2,800.00 (EUR 810.94) per spese processuali e spese, questo importo ? basato su un conto emesso per il richiedente dal suo avvocato per la preparazione delle sue note.
48. Il Governo contest? la richiesta.
49. Secondo la giurisprudenza della Corte, a un richiedente ? concesso un rimborso dei suoi costi e spese solamente nella misura in cui viene dimostrato che questi sono stati davvero e necessariamente sostenuti in e sono stati ragionevoli relativamente al quantum. Nella presente causa, considerando le informazioni in suo possesso ed il criterio sopra, la Corte assegna la richiesta in pieno.
C. Interesse moratorio
50. La Corte considera appropriato che l’interesse di mora debba essere basato sul tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea al quale dovrebbero essere aggiunti tre punti percentuale.
PER QUESTE RAGIONI, LA CORTE UNANIMAMENTE
1. Dichiara la richiesta ammissibile;
2. Sostiene che c’? stata una violazione dell? Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione;
3. Sostiene che non ? necessario fare un esame separato dei meriti della richiesta sotto l?Articolo 6 ? 1 della Convenzione;
4. Sostiene
(a) che lo Stato convenuto deve pagare al richiedente, entro tre mesi dalla data in cui la sentenza diviene definitiva in conformit? con l?Articolo 44 ? 2 della Convenzione
(i) EUR 25,000 (venti cinque mila euro) sia per danno materiale che morale, e
(ii) EUR 810.94 (ottocento dieci euro e novanta-quattro centesimi) riguardo costi e spese,
(iii) pi? qualsiasi tassa che pu? essere addebitabile. Questi importi sono da convertire nella valuta nazionale dello Stato convenuto al tasso applicabile nella data dell? accordo;
(b) che dalla scadenza dei tre mesi summenzionati sino ad accordo l?interesse semplice sar? pagabile sugli importi sopra ad un tasso uguale al tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea durante il periodo predefinito pi? tre punti percentuale;
5. Respinge il resto della richiesta del richiedente per la soddisfazione equa.
Fatto in inglese, e notific? per iscritto l?8 gennaio 2008, facendo seguito all?Articolo 77 ?? 2 e 3 degli Articoli di Corte.
Fran?oise Elens-Passos Giovanna-Paul Costa
Cancelliere Aggiunto Presidente
In conformit? con l?Articolo 45 ? 2 della Convenzione e l?Articolo 74 ? 2 degli Articoli di Corte, le seguenti opinioni separate sono annesse a questa sentenza:
(a) opinione concordante del Giudice Cabral Barreto;
(b) opinione in parte concordante di Giudice Jociene.
J. – P.C.
F.E.P.

OPINIONE CONCORDANTE DI GIUDICE CABRAL BARRETO
(La traduzione)
Bench? abbia votato con la maggioranza nel trovare che c’? stata una violazione dell? Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 in questa causa, io non sono in grado di seguire il suo ragionamento.
Non riesco ad accettare la maggioranza stia ragionando sui seguenti motivi:
1.Concordo che, una volta assolto, al richiedente fu concesso di riavere la sua propriet?; le autorit? nazionali non hanno mai impugnato questo e nemmeno l?hanno contestato ; il richiedente si sarebbe potuto perci? aspettare di ricevere il risarcimento dallo Stato, corrispondente al valore di mercato delle pellicce.
Il richiedente aveva cos? una rivendicazione nei confronti lo Stato.
Comunque, lo specifico importo del risarcimento non fu definito: in particolare, i costi delle vendite all’asta delle pellicce e le tasse da dedursi dagli incassi di vendita che dovevano saldati .
Le pellicce erano state vendute, per ragioni che non sono state prese in considerazione nel calcolare la somma da assegnare al richiedente.
In breve, il debito verso il richiedente doveva essere ?liquidato? per divenire pagabile; prima della decisione della Corte Suprema del 20 maggio 2006, l’importo che lo Stato doveva pagare al richiedente non era conosciuto, e, in oltre, il debito non poteva essere materia dei procedimenti di esecuzione.
In contrasto alle situazioni esaminate nelle sentenze AGOSI c. Regno Unito (24 ottobre 1986, Serie A n. 108) e Raimondo c. l’Italia (22 febbraio 1994, Serie A n. 281-un), in cui i beni in disputa erano ben definiti, nella causa di fronte a noi il debito verso il richiedente era, prima della fase??liquidazione?, certo e corrente, ma non esecutivo.
La Corte ha reiterato che ?una rivendicazione non pu? essere qualificata come una ?propriet?? all’interno del significato dell? Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 a meno che sia stata riconosciuta e sia stata determinata da una decisione giudiziale che ha effetto definitivo. Questa ? la condizione per determinare se una rivendicazione pu? essere riguardata come definita ed esecutiva e cos? abilitata alla protezione dell? Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 (vedere Stran Raffinerie greche e Stratis Andreadis c. Grecia, sentenza del 9 dicembre 1994 la Serie A n. 301-B)? (Fernandez-Molina Gonzalez ed Altri c. Spagna ( dec.), n. 64359/01, ECHR 2002-IX, p. 299).
Dopo che la Corte Suprema aveva specificato l’importo da pagare al richiedente, le informazioni esistenti suggeriscono che il richiedente ricevette il risarcimento all’interno di un tempo breve; l?Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 che era indubbiamente applicabile dal momento in cui la sentenza della Corte Suprema divenne definitiva, fu rispettato una volta che in questa causa lo Stato si era attenuto decisamente all’ordine della Corte Suprema.
2. ? vero che la fase della ?liquidazione? del diritto del richiedente dur? dal 30 gennaio 1997, data della sua assoluzione al maggio 2006 (data della sentenza della Corte Suprema): in altre parole, pi? di nove anni.
Questo ? un periodo lungo che ? principalmente attribuibile alla condotta delle autorit? e specialmente ai tribunali nazionali, in procedimenti che non erano di nessuna particolare complessit?.
Io considerai perci? che c’era stata una violazione dell? Articolo 6 della Convenzione.
Comunque, seguendo un’altra linea giurisprudenziale inspirata dalle sentenze Akkus c. Turchia (9 luglio 1997, Relazioni delle Sentenze e Decisioni 1997-IV, pp. 1309-1310, ? 29) ed Almeida Garrett, Mascarenhas Falc?o ed Altri c. Portogallo (N. 29813/96 e 30229/96, pp. 130-131, ? 54 ECHR 2000-I), io concludo anche che c’? stata una violazione dell? Articolo 1 di Protocollo N.ro 1, ma sulla base di un ragionamento che credo sia pi? solido.
Io considero che il richiedente potesse chiedere di essere abilitato al recupero il suo debito dallo Stato il che renderebbe possibile concludere in principio che l?Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 fosse applicabile.
Nella mia opinione, la situazione contestata rientra all’interno della prima frase di quel paragrafo che stabilisce il principio di godimento tranquillo della propriet? (vedere Matos e Silva, Lda., ed Altri c. Portogallo, sentenza del 16 settembre 1996, Relazioni 1996-IV, p. 1113, ? 81, che si riferisce alla sentenza Almeida Mascarenhas Falc?o ed Altri, citata sopra, ? 48).
Rimane da decretare in merito all?ottemperanza con la disposizione in oggetto.
Continuando a seguire il ragionamento nella sentenza Almeida, Mascarenhas Falc?o ed Altri, ? necessario accertare se ? stato previsto un giusto equilibrio fra le richieste d’interesse generale della comunit? ed il requisito di protezione dei diritti essenziali dell’individuo.
Io noto che nove anni passarono senza che il richiedente ricevesse la somma corrispondente al valore delle pellicce.
? innegabile che la lunghezza del periodo in questione sia imputabile allo Stato, e che nessuna giustificazione valida ? stata presentata.
In oltre, l’adeguatezza del risarcimento diminuirebbe se fosse stato pagato senza riferimento alle varie circostanze responsabili di ridurre il suo valore, come un ritardo irragionevole (vedere Akkus, citata sopra, pp. 1309-1310, ? 29; e, mutatis mutandis, Stran Raffinerie greche e Stratis Andreadis, citata sopra, p. 90, ? 82).
La differenza fra il valore della richiesta del richiedente al tempo della sua assoluzione ed il suo valore quando effettivamente pagato forz? il richiedente a sostenere una perdita che, inoltre, non fu compensata con un interesse moratorio adeguato.
Ugualmente, posticipando per nove anni il pagamento del risarcimento contestato, le autorit? nazionali lasciarono il richiedente in un stato di incertezza che mi conduce a considerare che lui ha dovuto sopportare un carico individuale eccessivo che ha sconvolto il giusto equilibrio che dovrebbe essere previsto fra i requisiti dell’interesse generale e la protezione del diritto al godimento tranquillo della propriet?.
C’? stata perci? una violazione dell? Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.

OPINIONE IN PARTE CONCORDANTE DEL GIUDICE JOCIENE
1. Concordo con la maggioranza nel trovare una violazione dell? Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 della Convenzione in questa causa. Comunque, la mia conclusione ? basata su degli ulteriori argomenti che spiego qui di seguito. Non condivido la conclusione della maggioranza che la costatazione di una violazione dell? Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 non renda necessario esaminare separatamente i meriti della richiesta sotto l?Articolo 6 ? 1 della Convenzione (diritto ad un’udienza all’interno di un termine ragionevole). Nella mia opinione, l?Articolo 6 e l?Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 riflettono due valori separati della Convenzione, entrambi d’importanza fondamentale, vale a dire l’articolo della giusta e legale amministrazione della giustizia da una parte , ed il godimento tranquillo della propriet? dall?altra, e che avrebbero dovuto essere trattati separatamente in questa particolare causa.
2. Si dovrebbe reiterare che spetta agli Stati Contraenti organizzare i loro ordinamenti giuridici in modo tale che i loro tribunali siano in grado garantire ad ognuno il diritto ad una decisione finale all’interno di un termine ragionevole nella determinazione dei diritti civili e degli obblighi di qualcuno (vedere Caillot c. Francia, n. 36932/97, ? 27, 4 giugno 1999 non riportata). Nessuno contesta che i diritti civili del richiedente erano in questione nella presente causa. Inoltre, sotto la giurisprudenza ben stabilita della Corte europea dei Diritti umani, ?la ragionevolezza? della lunghezza dei procedimenti deve essere valutata alla luce delle circostanze della causa e con riferimento al seguente criterio: la complessit? della causa, la condotta del richiedente e delle autorit? attinenti e ci? che era in pericolo per il richiedente nella disputa (vedere, fra le altre autorit?, Comingersoll S.A. c. Portogallo [GC], n. 35382/97, ? 19 ECHR 2000-IV; Frydlender c. Francia, n. 30979/96, ?? 43, 45 27 giugno 2000; Simonavicius c. Lituania, n. 374158/02, ? 39, 27 giugno 2006 ecc.).
3. Nella presente causa, il richiedente fu assolto nella causa penale e stava cercando di recuperare le sue propriet? sequestrate per pi? di otto anni e mezzo (vedere paragrafi 11, 23 e 24 della sentenza). Secondo me, tutti gli argomenti usati dalla Corte nel paragrafo 37 della sentenza riflettono una violazione del diritto sancito nell? Articolo 6 ? 1 della Convenzione, vale a dire il diritto di vedersi determinare i propri diritti civili all’interno di un termine ragionevole. La Corte nel paragrafo 37 bas? la sua analisi su fattori -come il periodo di tempo che pass? dal momento in cui ? stata intentata l’azione civile per chiedere LTL 749,847 e la data della decisione finale nella causa; l’assenza della complessit?; le dispute delle corti nazionali nel determinare la questione giurisdizionale e nello stabilire i convenuti appropriati; e nessuna mancanza di diligenza da parte del richiedente-che, sotto i principi summenzionati come sviluppato dalla Corte, deve essere valutato quando si analizza ?la ragionevolezza? della lunghezza dei procedimenti. Di conseguenza, io non seguo in questa causa la decisione dei miei colleghi di non esaminare separatamente i meriti della richiesta sotto l?Articolo 6 ? 1 riguardo alla ? ragionevolezza? della lunghezza dei procedimenti poich?, secondo me, vi ? stata una violazione separata di questa disposizione.
4. Mentre concordo con la costatazione di una violazione dell? Articolo 1 del Protocollo N.ro 1, io aggiungerei un? altra serie di considerazioni che mi influenzarono nel votare per una violazione di questa disposizione.
5. Secondo me, la Corte deve mettere un?enfasi maggiore sull?aspetto pi? importante delle richieste del richiedente, vale a dire il fatto che lui non aveva potuto ottenere il risarcimento adeguato, almeno il valore degli incassi della vendita all’asta , per un periodo prolungato di tempo. Secondo me, questo aspetto contiene due elementi diversi. In primo luogo, si dovrebbe ricordare che al richiedente furono assegnati LTL 590,056.05 per danni materiali dalla decisione della Corte Suprema della Lituania del 26 maggio 2006 (vedere paragrafi 23 e 24 della sentenza). La questione da determinare ? se, in queste particolari circostanze, la deduzione dell’importo totale delle spese di vendita all’asta (LTL 132,325.95) dalla somma assegnata al richiedente verr? considerata un carico sproporzionato ed eccessivo, messo solamente sul richiedente anche dopo la sua assoluzione finale. Secondo me, si dovrebbe rispondere a questa questione in modo affermativo, nonostante il fatto che lo Stato nella causa si stava comportando come un acquisitore onesto, ed aveva avuto motivi legittimi per avviare un’indagine ed il diritto di richiedere il risarcimento per le spese incorse nel mantenere della propriet?, in linea col Codice civile della Lituania. Il richiedente comunque alla fine fu assolto , dalle accuse criminali intentate a suo carico. Questo fattore cruciale avrebbe dovuto condurre lo Stato ad una riconsiderazione ed essere d’accordo a pagare almeno alcune delle spese di vendita all’asta in modo da non metterle solamente sulle spalle del richiedente.
6. In secondo luogo, il mio problema principale in questa causa si riferisce all’interesse pagato al richiedente per solamente 20 giorni (vedere paragrafo 26 della sentenza). Io non posso concordare con la valutazione delle corti nazionali riguardo al periodo per il quale lo Stato era responsabile di pagare l?interesse. Io accetto l’argomento che lo Stato sia obbligato a pagare gli interessi solamente dalla data in cui fu riconosciuta la circostanza dell’arricchimento ingiusto. Comunque, io non condivido la conclusione dei tribunali nazionali che questa data era il 26 maggio 2006, quando la Corte Suprema della Lituania adott? una decisione sotto la quale il risarcimento per le pellicce di visone sequestrate sarebbe stato pagato al richiedente. Nella mia opinione, il punto iniziale era il giorno dell? assoluzione finale del richiedente. Si dovrebbe notare che certe contraddizioni possono essere osservate nel ragionamento dei tribunali nazionali. Da una parte, la Corte Suprema della Lituania, nella sua decisione del 12 ottobre 2007 (vedere paragrafo 26 della sentenza) sostenendo le decisioni dei tribunali inferiori, chiaramente afferm? che, in conformit? con gli articoli di diritto processuale penale, i beni confiscati dovrebbero essere restituiti alla persona assolta dopo la sua assoluzione. Aggiunse inoltre che, come acquisitore onesto degli incassi vendita all’asta, lo Stato non poteva essere responsabile di pagare l?interesse ?sino alla fine dei procedimenti penali.? D’altra parte lo Stato fu ritenuto un acquisitore onesto, anche dopo l’assoluzione del richiedente. Di conseguenza, un problema sorge, vale a dire il fatto che il richiedente fu assolto nel gennaio 1997 ma lo Stato fu ritenuto un acquisitore onesto anche dopo quella data, sino a quando la questione del risarcimento per gli incassi della vendita all’asta fu risolta approssimativamente nove anni pi? tardi dai tribunali civili. Secondo me, questo vuole dire, che al richiedente dovrebbe essere pagato l?interesse per l? intero periodo dalla sua assoluzione il 30 gennaio 1997 sino a che il risarcimento per le pellicce di visone sequestrate gli fu effettivamente pagato (20 giorni dopo che la decisione della Corte Suprema della Lituania fu adottata il 26 maggio 2006).
1 al corso del cambio corrente

Testo Tradotto

Conclusion Violation of P1-1 ; Pecuniary and non-pecuniary damage – financial awards (global)
FORMER SECOND SECTION
CASE OF JUCYS v. LITHUANIA
(Application no. 5457/03)
JUDGMENT
STRASBOURG
8 January 2008
FINAL
08/04/2008
This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 ? 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Jucys v. Lithuania,
The European Court of Human Rights (Former Second Section), sitting as a Chamber composed of:
Jean-Paul Costa, President,
Andr?s Baka,
Ireneu Cabral Barreto,
Riza T?rmen,
Mindia Ugrekhelidze,
Antonella Mularoni,
Danute Jociene, judges,
and Fran?oise Elens-Passos, Deputy Section Registrar,
Having deliberated in private on 24 October 2006 and 4 December 2007,
Delivers the following judgment, which was adopted on that last-mentioned date:
PROCEDURE
1. The case originated in an application (no. 5457/03) against the Republic of Lithuania lodged with the Court under Article 34 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (?the Convention?) by a Lithuanian national, Mr P. J. (?the applicant?), on 7 February 2003.
2. The applicant was represented by Mr J. J., a lawyer practising in Vilnius. The Lithuanian Government (?the Government?) were represented by their Agent, Ms E. Baltutyte.
3. On 7 September 2005 the Court decided to communicate the application to the Government. Applying Article 29 ? 3 of the Convention, it decided to rule on the admissibility and merits of the application at the same time.
THE FACTS
I. THE CIRCUMSTANCES OF THE CASE
4. The applicant was born in 1953 and lives in Bir?tonas.
5. The facts of the case, as submitted by the parties, may be summarized as follows.
6. On 23 December 1995 the applicant was arrested while crossing the Lithuanian border. He was suspected of attempting to smuggle untreated mink furs. The furs were forfeited as evidence in the context of the criminal case.
7. On the basis of a decision taken by the prosecution, on 14 March 1996 the furs were auctioned ? being goods prone to deterioration – for 882,173 Lithuanian litai (LTL, or about EUR 255,4951). The money received from the auction was transferred to the State budget.
8. On 30 January 1997 the applicant was acquitted by the Klaipeda Regional Court in view of the lack of any elements of a crime. The court did not rule on the issue of the forfeited evidence.
9. The applicant brought an appeal, requesting that this issue be resolved. However, on 26 March 1997 the Court of Appeal refused to deal with it, ruling that, since the furs had been sold, the handling of the proceeds from the sale was no longer within the jurisdiction of the criminal courts.
10. The applicant then brought an application before the Vilnius Regional Court, requesting compensation for the forfeited furs. On 8 October 1997 that court ruled that the question should be determined in civil proceedings.
11. On an unspecified date the applicant brought a civil action, claiming the LTL 749,847 (about EUR 217,171), i.e. the proceeds minus the auction expenses.
12. On an unspecified date, he brought a separate civil action, claiming the sum allegedly paid for the furs at the Copenhagen Fur Centre, corresponding to USD 327,542.57 or, at the then exchange rate, LTL 1,310,170 (EUR 379,451).
13. On 7 November 1997 the Klaipeda City District Court found that the tax authorities were obliged to pay the applicant LTL 749,847 (EUR 217,171).
On 25 March 1998 that decision was quashed on procedural grounds by the Klaipeda Regional Court. The court held that the applicant should have applied to a Vilnius civil court. That decision was upheld by the Court of Appeal on 28 September 1998.
14. On 25 March 1998 the applicant re-applied, this time submitting his action to the Vilnius Regional Court and claiming the full proceeds of the auction sale – LTL 882,173 (about EUR 255,495).
15. On 28 January 2000 the court refused to admit the applicant’s claim because he should have applied to the newly-created administrative courts (operational since May 1999). However, on 2 March 2000 the Court of Appeal quashed the decision of 28 January 2000, returning the case for a fresh examination by the Vilnius Regional Court by way of the civil procedure.
16. On 21 April 2000 the Klaipeda Regional Court decided to adjourn the examination of the applicant’s claim pending the examination of his claim for the auction proceeds.
17. On 28 July 2000 the Vilnius Regional Court accepted the applicant’s suit for the whole proceeds of the auction, awarding him LTL 882,173 (about EUR 255,495) against the Inland Revenue.
18. Upon appeal by the tax authorities, on 17 October 2000 the Court of Appeal quashed the lower court decision on the ground that the Ministry of Justice should have been the defendant in the proceedings. The case was remitted to the first instance court.
19. On 28 February 2001 the Supreme Court upheld the appellate decision, stating that both the Inland Revenue and the Ministry of Justice should have been the defendants in the proceedings. The Supreme Court further noted that the first-instance court should consider whether to join the case to the applicant’s other claim for damages in the amount of LTL 1,310,170 (USD 327,542.57). It noted that in both cases the parties were the same, as was the nature of the claim, i.e. a request for compensation in respect of the value of the furs.
20. On 1 May 2004 the applicant re-submitted his claim of LTL 882,173 to the Vilnius Regional Court. The State, the Office of the Prosecutor General, the Ministry of Finance and the Inland Revenue were cited as the respondents.
21. On 20 June 2005 the Vilnius Regional Court rejected the applicant’s claim as he had not proved that he had owned the furs.
22. On 2 November 2005 the Court of Appeal upheld that decision.
23. The applicant lodged a cassation appeal, reiterating his claim for LTL 882,173. On 26 May 2006 the Supreme Court quashed the lower decisions, accepting the applicant’s claim. It held that, following the applicant’s acquittal, he had been entitled to compensation for the proceeds of the auction. In this respect the Supreme Court noted:
?A person who has acquired property without a legal ground shall return it. The obligation arises where the ground on which the property was acquired ceases to exist. Such property can be goods forfeited upon suspicion of criminal acts. If the suspected person is acquitted … the State no longer has any legal ground to retain the items seized, or their value, where the items have been sold as perishable. …
Unjust enrichment occurs to the detriment of the interests of a person whose property has been seized. …
When returning the property acquired without a legal ground or, as in the present case, the value of the objects sold, being quickly perishable, the debtor has a right to require compensation for the expenses incurred in maintaining the property (Article 513 of the Civil Code). This is the right of an honest debtor. Therefore, it has to be established whether the State had grounds to start the investigation and forfeit the goods in order to ensure the effectiveness thereof. The fact that no evidence of a crime has eventually been found is not in itself sufficient to assume the lack of honesty on the part of the State. … Indeed, [the applicant] had incorrectly filled in the customs declaration … and this was a sufficient ground to start the investigation against him and seize the material evidence. Therefore, in accordance with Article 513, the State should be entitled to recover the expenses incurred during the sale; those expenses appear to have been necessary in order to safeguard the value of the goods.?
24. The applicant was finally awarded LTL 590,056.05 (about EUR 170,892) in pecuniary damages, corresponding to the value of the auctioned furs from which was deducted the auction expenses (LTL 132,325.95, or about EUR 38,324) and value-added tax (LTL 158,791, or about EUR 45,989), which the applicant should anyway have paid on importing the furs into Lithuania.
25. It appears that the examination of the applicant’s claim for the purported full value of the furs at LTL 1,310,170 (USD 327,542.57), which had been stayed on 21 April 2000, was not resumed (paragraphs 12, 16, and 19 above). (The parties have not provided the Court with up-dated information on this aspect of the case.)
26. On an unspecified date the applicant claimed interest on LTL 882,173 (the whole sum of the auction proceeds), calculated from the moment of his acquittal. On 21 November 2006 the Vilnius Regional Court awarded him interest in the amount of LTL 1,616 (approximately EUR 468) ? the sum corresponding to 5% interest calculated on the basis of the sum awarded as damages by the Supreme Court on 26 May 2006 (LTL 590,056), from the moment of that award to its actual payment 20 days later. The court dismissed the applicant’s allegation that the interest should be calculated on the basis of the whole sum of the auction proceeds. It also refused to award interest for the whole period of civil litigation for damages. The court considered that the State was liable to pay interest only from the date when the fact of unjust enrichment became known ? i.e. when it was so concluded by the Supreme Court on 26 May 2006. Until then, the State was deemed an honest acquirer, even after the acquittal of the applicant. The decision was upheld by the Court of Appeal on 30 March 2007. On 12 October 2007 the Supreme Court upheld the lower courts’ decisions. It stated that in accordance with the rules of criminal procedure, the confiscated goods should be returned to the acquitted person after his acquittal. It further stated that, as an honest acquirer of the auction proceeds, the State could not be liable to pay interest until the end of the criminal proceedings.
27. The applicant has presented an invoice issued by the Copenhagen Fur Centre on 15 December 1995, indicating that the furs had been purchased for USD 327,542.57 (about EUR 232,254).
II. RELEVANT DOMESTIC LAW AND PRACTICE
28. According to Article 92 of the Code of Criminal Procedure (as then in force), an item which has been seized as material evidence pending criminal proceedings, and which is prone to deterioration, shall be sold in accordance with the applicable civil procedure.
29. Article 512 of the old Civil Code (valid until 30 June 2001) dealt with situations of unjust enrichment, providing for an obligation to return property acquired without a legal ground or to reimburse its value. Article 513 further stipulated:
?A person who has acquired property without any legal ground shall return or reimburse all the receipts that he [or she] obtained or ought to have obtained in using that property from the moment when he [or she] knew or ought to have known about the lack of grounds for … enrichment.
This person has a right to require compensation for all the necessary expenses incurred during the same period in maintaining the property acquired without legal ground.?
30. Article 6.272 ? 1 of the new Civil Code (which entered into force on 1 July 2001) allows a civil claim for pecuniary and non-pecuniary damage, in view of the unlawful actions of the investigating authorities or courts, in the context of a criminal case. The provision envisages compensation for an unlawful conviction, an unlawful arrest or detention, the application of unlawful procedural measures of enforcement or the imposition of an unlawful administrative penalty.
THE LAW
I. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 1 OF PROTOCOL NO. 1 TO THE CONVENTION
31. The applicant complained that he had suffered damage as a result of the length of the criminal proceedings against him which resulted in considerable financial loss for him, commencing with the forfeiture and sale by the State of his mink furs. In particular, he alleged that, due to the incompetent assessment of the State experts, the furs had been sold for less than their market value. He also complained that he could not use his property during a prolonged period and had suffered a loss of profits. Furthermore, he complained about his inability to obtain adequate compensation, at least for the amount of the auction proceeds, and that, due to the long-lasting civil litigation, the value of those proceeds had depreciated. The applicant alleged a violation of Article 1 of Protocol No. 1, which states as follows:
?Every natural or legal person is entitled to the peaceful enjoyment of his possessions. No one shall be deprived of his possessions except in the public interest and subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law.
The preceding provisions shall not, however, in any way impair the right of a State to enforce such laws as it deems necessary to control the use of property in accordance with the general interest or to secure the payment of taxes or other contributions or penalties.?
A. Admissibility
32. The Court considers that the main problems arising in the present case under Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention were the difficulty for the applicant ? who had been acquitted ? to recover the sum corresponding to the value of the goods auctioned by the State and the length of the related proceedings.
33. The applicant’s complaints in this respect are not manifestly ill-founded within the meaning of Article 35 ? 3 of the Convention. Nor are they inadmissible on any other ground. They must therefore be declared admissible.
B. Merits
34. The Court considers that both the forfeiture and sale of the furs, whilst involving a deprivation of property, in the circumstances formed a constituent element of the procedure by which the customs authorities control importations. The measures thus also involved a restriction on the movement of goods falling within the scope of the second paragraph of Article 1 of Protocol No. 1, concerning ?a control of the use of property? (see, AGOSI v. the United Kingdom, judgment of 24 October 1986, Series A no. 108, ? 51).
35. It was not contested by the applicant that the forfeiture and sale of his furs was ?lawful,? as required by Article 1 of Protocol No. 1.
36. The Court recalls that any seizure or confiscation entails damage. However, to be compatible with Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention, the actual damage sustained should not be more extensive than that which is inevitable (see Raimondo v. Italy, judgment of 22 February 1994, Series A no. 281-A, ? 33). The Court considers that the ?innocent? owner of smuggled goods should in principle be entitled to recover the forfeited items. This principle should apply equally in cases where such an owner is acquitted of smuggling.
37. The Court observes that, following his acquittal, the applicant was able to claim the actual proceeds of the auction. However, it took more than eight and a half years for the courts to resolve this matter, even though it presented no complexities. The facts had already been determined in the preceding criminal proceedings against the applicant (paragraphs 6-8 above). Instead, several years of these civil proceedings were taken up with the domestic courts’ endeavours to determine the jurisdictional question (paragraphs 9-10 and 13-15 above) or the appropriate respondents (paragraphs 18-19 above). There is nothing to indicate any lack of diligence on the part of the applicant.
38. Consequently, after having undergone the strains of an unfounded criminal prosecution, and having lost the control of his possessions which were hurriedly auctioned off as perishable goods, the applicant was then precluded from at least enjoying the auctioned fruits of those possessions for many years.
39. Having regard to the above factors and in particular the delay in the proceedings, the Court concludes that the applicant has had to bear a disproportionate and excessive burden in the circumstances of the present case. Having dealt with the main issue raised by the applicant, the Court considers that there is no need to examine other aspects of his complaint under Article 1 of Protocol No. 1.
There has accordingly been a violation of Article 1 of Protocol No. 1.
II. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 6 ? 1 OF THE CONVENTION AS REGARDS THE LENGTH OF THE PROCEEDINGS
40. The applicant complained that the length of the civil proceedings for damages had been incompatible with the ?reasonable time? requirement of Article 6 ? 1 of the Convention, which reads as follows:
?In the determination of his civil rights and obligations … everyone is entitled to a fair and public hearing within a reasonable time by [a] … tribunal…?
A. Admissibility
41. The Government submitted that the applicant had failed to exhaust domestic remedies because he should have filed a claim for damages before a civil court under Article 6.272 of the Civil Code, in conjunction with the general domestic provisions on compensation for breaches of personal rights. However, the Court rejects the Government’s argument for the same reasons as those stipulated in the Simonavicius v. Lithuania judgment (no. 37415/02, ?? 32-34, 27 June 2006; see also, more recently, Ba?kiene v. Lithuania, no. 11529/04, ?? 67-74, 24 July 2007).
42. The Court considers that this complaint is not manifestly ill-founded within the meaning of Article 35 ? 3 of the Convention. Nor is it inadmissible on any other ground. It must therefore be declared admissible. However, in view of the finding of a violation of Article 1 of Protocol No. 1 above (paragraphs 36-38), it finds it unnecessary to examine the merits of essentially the same issue under Article 6 ? 1 of the Convention.
III. APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
43. Article 41 of the Convention provides:
?If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.?
A. Damage
44. The applicant claimed LTL 2,174,253.60 (about EUR 629,707) in pecuniary damage. He also claimed LTL 1,000,000 (about EUR 289,168) for non-pecuniary damage.
45. The Government contested these claims as being unjustified.
46. The Court considers that, in view of the violation of Article 1 of Protocol No. 1, the applicant has suffered both pecuniary and non-pecuniary damage. Making its assessment on an equitable basis, as required by Article 41 of the Convention, the Court awards the applicant the global sum of EUR 25,000 for all forms of damage suffered.
B. Costs and expenses
47. The applicant also claimed LTL 2,800.00 (EUR 810.94) for legal costs and expenses, this amount being based on a bill issued to the applicant by his lawyer for the preparation of his pleadings.
48. The Government contested the claim.
49. According to the Court’s case-law, an applicant is entitled to reimbursement of his costs and expenses only in so far as it has been shown that these have been actually and necessarily incurred and were reasonable as to quantum. In the present case, regard being had to the information in its possession and the above criteria, the Court awards the claim in full.
C. Default interest
50. The Court considers it appropriate that the default interest should be based on the marginal lending rate of the European Central Bank, to which should be added three percentage points.
FOR THESE REASONS, THE COURT UNANIMOUSLY
1. Declares the application admissible;
2. Holds that there has been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention;
3. Holds that it is not necessary to make a separate examination of the merits of the claim under Article 6 ? 1 of the Convention;
4. Holds
(a) that the respondent State is to pay the applicant, within three months from the date on which the judgment becomes final in accordance with Article 44 ? 2 of the Convention,
(i) EUR 25,000 (twenty five thousand euros) for both pecuniary and non-pecuniary damage, and
(ii) EUR 810.94 (eight hundred and ten euros and ninety-four cents) in respect of costs and expenses,
(iii) plus any tax that may be chargeable. These amounts to be converted into the national currency of the respondent State at the rate applicable on the date of settlement;
(b) that from the expiry of the above-mentioned three months until settlement simple interest shall be payable on the above amounts at a rate equal to the marginal lending rate of the European Central Bank during the default period plus three percentage points;
5. Dismisses the remainder of the applicant’s claim for just satisfaction.
Done in English, and notified in writing on 8 January 2008, pursuant to Rule 77 ?? 2 and 3 of the Rules of Court.
Fran?oise Elens-Passos Jean-Paul Costa
Deputy Registrar President
In accordance with Article 45 ? 2 of the Convention and Rule 74 ? 2 of the Rules of Court, the following separate opinions are annexed to this judgment:
(a) concurring opinion of Judge Cabral Barreto;
(b) partly concurring opinion of Judge Jociene.
J.-P.C.
F.E.P.
CONCURRING OPINION OF JUDGE CABRAL BARRETO
(Translation)
Although I voted with the majority in finding that there has been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 in this case, I am unable to follow its reasoning.
I am unable to accept the majority’s reasoning on the following grounds:
1.I agree that, once acquitted, the applicant was entitled to have his property returned; the domestic authorities have never challenged this longer contested in themselves; the applicant could therefore expect to receive compensation from the State, corresponding to the market value of the furs.
The applicant thus had a claim against the State.
However, the specific amount of compensation was not defined: in particular, the costs of auctioning the furs and the taxes to be deducted from the sale proceeds had to right.
The furs had been sold, for reasons which are no be taken into account in calculating the sum to be awarded to the applicant.
In short, the debt towards the applicant had to be ?liquidated? in order to become payable; prior to the Supreme Court’s decision of 20 May 2006, the amount that the State had to pay the applicant was not known and, in addition, the debt could not be the subject of enforcement proceedings.
In contrast to the situations examined in the judgments AGOSI v. the United Kingdom (24 October 1986, Series A no. 108) and Raimondo v. Italy (22 February 1994, Series A no. 281-A), where the assets in dispute were well defined, in the case before us the debt towards the applicant was, prior to the ?liquidation? phase, certain and current, but not enforceable.
The Court has reiterated that ?a claim cannot qualify as a ?possession? within the meaning of Article 1 of Protocol No. 1 unless it has been recognised and determined by a judicial decision having final effect. That is the condition for determining whether a claim may be regarded as definite and enforceable and so entitled to the protection of Article 1 of Protocol No. 1 (see Stran Greek Refineries and Stratis Andreadis v. Greece, judgment of 9 December 1994, Series A no. 301-B)? (Fernandez-Molina Gonzalez and Others v. Spain (dec.), no. 64359/01, ECHR 2002-IX, p. 299).
After the Supreme Court had specified the amount to be paid to the applicant, the existing information suggests that the applicant received compensation within a short time; Article 1 of Protocol No. 1, which was undoubtedly applicable from the moment that the Supreme Court’s judgment became final, was respected in this case once the State had unhesitatingly complied with the Supreme Court’s order.
2. It is true that the phase of ?liquidating? the applicant’s right lasted from 30 January 1997, date of his acquittal, to May 2006 (date of the Supreme Court’s judgment): in other words, more than nine years.
This is a long period, which is mainly attributable to the conduct of the authorities, and especially the domestic courts, in proceedings which were of no particular complexity.
I therefore considered that there had been a violation of Article 6 of the Convention.
However, by following another line of case-law inspired by the judgments in Akkus v. Turkey (9 July 1997, Reports of Judgments and Decisions 1997-IV, pp. 1309-1310, ? 29) and Almeida Garrett, Mascarenhas Falc?o and Others v. Portugal, nos. 29813/96 and 30229/96, pp. 130-131, ? 54, ECHR 2000-I), I also conclude that there has been a violation of Article 1 of Protocol No. 1, but on the basis of reasoning which I believe to be more solid.
I consider that the applicant could claim to be entitled to recover his debt against the State, which would make it possible to conclude, in principle, that Article 1 of Protocol No. 1 was applicable.
In my opinion, the disputed situation comes within the first sentence of that paragraph, which lays down the principle of peaceful enjoyment of property (see Matos e Silva, Lda., and Others v. Portugal, judgment of 16 September 1996, Reports 1996-IV, p. 1113, ? 81, referred to in the Almeida Garret, Mascarenhas Falc?o and Others judgment, cited above, ? 48).
It remains to rule on compliance with the provision in question.
Continuing to follow the reasoning in the Almeida Garret, Mascarenhas Falc?o and Others judgment, it is necessary to ascertain whether a proper balance has been struck between the demands of the community’s general interest and the requirements of protecting the fundamental rights of the individual.
I note that nine years elapsed without the applicant receiving the sum corresponding to the value of the furs.
It is undeniable that the length of time in question is imputable to the State, and that no valid justification has been put forward.
In addition, the adequacy of compensation would be diminished if it were to be paid without reference to various circumstances liable to reduce its value, such as unreasonable delay (see Akkus, cited above, pp. 1309-1310, ? 29; and, mutatis mutandis, Stran Greek Refineries and Stratis Andreadis, cited above, p. 90, ? 82).
The difference between the value of the applicant’s claim at the time of his acquittal and its value when actually paid caused the applicant to sustain a loss which, moreover, was not compensated by adequate default interest.
Equally, by deferring for nine years the payment of the disputed compensation, the domestic authorities left the applicant in a state of uncertainty, which leads me to consider that he has had to bear an individual and excessive burden which has upset the fair balance that should be struck between the requirements of the general interest and the protection of the right to the peaceful enjoyment of possessions.
There has therefore been a violation of Article 1 of Protocol No. 1.

PARTLY CONCURRING OPINION OF JUDGE JOCIENE
1. I am in agreement with the majority in finding a violation of Article 1 of Protocol No. 1 of the Convention in this case. However, my conclusion is based on some further arguments which I explain below. I do not share the majority’s conclusion that the finding of a violation of Article 1 of Protocol No. 1 makes it unnecessary to examine separately the merits of the claim under Article 6 ? 1 of the Convention (right to a hearing within a reasonable time). In my opinion, Article 6 and Article 1 of Protocol No. 1 reflect two separate values of the Convention, both of which are of fundamental importance, namely the rule of law and fair administration of justice on the one hand, and the peaceful enjoyment of possessions on the other, and which should have been dealt with separately in this particular case.
2. It should be reiterated that it is for the Contracting States to organise their legal systems in such a way that their courts are able to guarantee to everyone the right to a final decision within a reasonable time in the determination of one’s civil rights and obligations (see Caillot v. France, no. 36932/97, ? 27, 4 June 1999, unreported). No one disputes that the applicant’s civil rights were at issue in the present case. Furthermore, under the well-established case-law of the European Court of Human Rights, the ?reasonableness? of the length of proceedings must be assessed in the light of the circumstances of the case and with reference to the following criteria: the complexity of the case, the conduct of the applicant and of the relevant authorities and what was at stake for the applicant in the dispute (see, among other authorities, Comingersoll S.A. v. Portugal [GC], no. 35382/97, ? 19, ECHR 2000-IV; Frydlender v. France, no. 30979/96, ?? 43, 45, 27 June 2000; Simonavicius v. Lithuania, no. 374158/02, ? 39, 27 June 2006, etc.).
3. In the present case, the applicant was acquitted in the criminal case and had been seeking to recover his seized possessions for more than eight and a half years (see paragraphs 11, 23 and 24 of the judgment). In my opinion, all of the arguments used by the Court in paragraph 37 of the judgment reflect a violation of the right enshrined in Article 6 ? 1 of the Convention, namely the right to have one’s civil rights determined within a reasonable time. The Court in paragraph 37 based its analysis on factors ? such as the period of time which elapsed from the moment of bringing the civil action to claim LTL 749,847 and the date of the final decision in that case; the absence of complexity; the domestic courts’ disputes in determining the jurisdictional question and establishing appropriate respondents; and no lack of diligence on the part of the applicant ? which, under the above-mentioned principles as developed by the Court, must be assessed when analysing the ?reasonableness? of the length of proceedings. Accordingly, I have departed in this case from my colleagues’ decision not to examine separately the merits of the claim under Article 6 ? 1 with regard to the ?reasonableness? of the length of proceedings since, in my opinion, there has been a separate violation of this provision.
4. While agreeing with the finding of a violation of Article 1 of Protocol No. 1, I would add another set of considerations which influenced me in voting for a breach of this provision.
5. In my opinion, the Court should placed greater emphasis on the most important aspect of the applicant’s claims, namely the fact that he could not obtain adequate compensation, at least the value of the auction proceeds, for a prolonged period of time. In my opinion, this aspect contains two different elements. Firstly, it should be remembered that the applicant was awarded LTL 590,056.05 in pecuniary damages by the decision of the Supreme Court of Lithuania of 26 May 2006 (see paragraphs 23 and 24 of the judgment). The question to be determined is whether, in these particular circumstances, the deduction of the total amount of the auction expenses (LTL 132,325.95) from the sum awarded to the applicant is to be regarded as a disproportionate and excessive burden, placed solely on the applicant even after his final acquittal. In my opinion, this question should be answered in the affirmative, despite the fact that the State was acting as an honest acquirer in the case, and had had legitimate grounds to start an investigation and the right to require compensation for the expenses incurred in maintaining the property, in line with the Civil Code of Lithuania. Ultimately, however, the applicant was acquitted of the criminal charges brought against him. This crucial factor should have led the State to reconsider and to agree to pay at least some of the auction expenses, which have now been placed solely on the applicant’s shoulders.
6. Secondly, my main problem in this case relates to the interest paid to the applicant for only 20 days (see paragraph 26 of the judgment). I cannot agree with the domestic courts’ evaluation concerning the period for which the State was liable to pay interest. I accept the argument that the State is obliged to pay interest only from the date on which the fact of unjust enrichment became known. However, I do not share the domestic courts’ conclusion that this date was 26 May 2006, when the Supreme Court of Lithuania adopted a decision under which compensation for the seized mink furs was to be paid to the applicant. In my opinion, the starting point was the day of the applicant’s final acquittal. It should be noted that certain contradictions may be observed in the reasoning of the domestic courts. On the one hand, the Supreme Court of Lithuania, in its decision of 12 October 2007 (see paragraph 26 of the judgment) upholding the decisions of the lower courts, clearly stated that, in accordance with the rules of criminal procedure, the confiscated goods should be returned to the acquitted person after his acquittal. It further added that, as an honest acquirer of the auction proceeds, the State could not be liable to pay interest ?until the end of the criminal proceedings?. On the other hand, the State was deemed an honest acquirer, even after the applicant’s acquittal. Consequently, an issue arises, namely the fact that the applicant was acquitted in January 1997 but the State was deemed an honest acquirer even after that date, until the issue of compensation for the auction proceeds was resolved by the civil courts approximately nine years later. In my opinion, this means that the applicant should have been paid interest for the whole period from his acquittal on 30 January 1997 until the compensation for the seized mink furs was actually paid to him (20 days after the decision of the Supreme Court of Lithuania was adopted on 26 May 2006).
1 At the current rate of exchange

A chi rivolgersi e i costi dell'assistenza

Il Diritto dell'Espropriazione è una materia molto complessa e poco conosciuta, che "ingloba" parti importanti di molteplici rami del diritto. Per tutelarsi è quindi essenziale farsi assistere da un Professionista (con il quale si consiglia di concordare in anticipo i costi da sostenere, come ormai consentito dalle leggi in vigore).

Se l'espropriato ha già un Professionista di sua fiducia, può comunicagli che sul nostro sito trova strumenti utili per il suo lavoro.
Per capire come funziona la procedura, quando intervenire e i costi da sostenere, si consiglia di consultare la Sezione B.6 - Come tutelarsi e i Costi da sostenere in TRE Passi.

  • La consulenza iniziale, con esame di atti e consigli, è sempre gratuita
    - Per richiederla cliccate qui: Colloquio telefonico gratuito
  • Un'eventuale successiva assistenza, se richiesta, è da concordare
    - Con accordo SCRITTO che garantisce l'espropriato
    - Con pagamento POSTICIPATO (si paga con i soldi che si ottengono dall'Amministrazione)
    - Col criterio: SE NON OTTIENI NON PAGHI

Se l'espropriato è assistito da un Professionista aderente all'Associazione pagherà solo a risultato raggiunto, "con i soldi" dell'Amministrazione. Non si deve pagare se non si ottiene il risultato stabilito. Tutto ciò viene pattuito, a garanzia dell'espropriato, con un contratto scritto. è ammesso solo un rimborso spese da concordare: ad. es. 1.000 euro per il DAP (tutelarsi e opporsi senza contenzioso) o 2.000 euro per il contenzioso. Per maggiori dettagli si veda la pagina 20 del nostro Vademecum gratuito.

La data dell'ultimo controllo di validità dei testi è la seguente: 11/12/2024