A.N.P.T.ES. Associazione Nazionale per la Tutela degli Espropriati. Oltre 5.000 espropri trattati in 15 anni di attività.
Qui trovi tutto cio che ti serve in tema di espropriazione per pubblica utilità.

Se desideri chiarimenti in tema di espropriazione compila il modulo cliccando qui e poi chiamaci ai seguenti numeri: 06.91.65.04.018 - 340.95.85.515

Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF HAPESHIS AND HAPESHI-MICHAELIDOU v. TURKEY

Tipologia: Sentenza
Importanza: 3
Articoli:
Numero: 35214/97/2009
Stato: Turchia
Data: 2009-09-22 00:00:00
Organo: Sezione Quarta
Testo Originale

QUARTA SEZIONE
CAUSA HAPESHIS E HAPESHI-MICHAELIDOU C. TURCHIA
(Richiesta n. 35214/97)
SENTENZA
(i meriti)
STRASBOURG
22 settembre 2009
Questa sentenza diverrà definitiva nelle circostanze esposte nell’ Articolo 44 § 2 della Convenzione. Può essere soggetta a revisione editoriale.

Nella causa Hapeshis e Hapeshi-Michaelidou c. Turchia,
La Corte europea dei Diritti umani (quarta Sezione), riunendosi in una Camera, composta da:
Nicolas Bratza, Presidente, Lech Garlicki, Ljiljana Mijović, David Thór Björgvinsson, Ján Šikuta, Päivi Hirvelä, Işıl Karakaş, giudici,
e Fatoş Aracı, Cancelliere di Sezione Aggiunto,
Avendo deliberato in privato il 1 settembre 2009,
Consegna la seguente sentenza che fu adottata in quella data:
PROCEDURA
1. La causa nacque da una richiesta (n. 35214/97) contro la Repubblica di Turchia depositata presso la Commissione europea dei Diritti umani (“la Commissione”) sotto il precedente Articolo 25 della Convenzione per la Protezione dei Diritti umani e delle Libertà Fondamentali (“la Convenzione”) da due cittadini ciprioti, il Sig. M. P. H. ed la Sig.ra M. H. – M. (“i richiedenti”), il 10 gennaio 1997.
2. I richiedenti sono stati rappresentati dal Sig. M. T., il Sig. K. C. ed il Sig. C. C., tre avvocati che praticano a Nicosia. Il Governo turco (“il Governo”) è stato rappresentato dal suo Agente, il Sig. Z.M. Necatigil.
3. I richiedenti addussero che l’occupazione turca della parte settentrionale di Cipro li aveva spogliati della loro casa e proprietà.
4. La richiesta fu trasmessa alla Corte il 1 novembre 1998, quando Protocollo N.ro 11 alla Convenzione entrò in vigore (Articolo 5 § 2 del Protocollo N.ro 11).
5. Con una decisione dell’ 8 febbraio 2000 la Corte dichiarò la richiesta ammissibile.
6. I richiedenti ed il Governo entrambi registrarono osservazioni sui meriti (Articolo 59 § 1). Inoltre, commenti di una terza parte intervenuta furono ricevuti dal Governo di Cipro che aveva esercitato il suo diritto ad intervenire (Articolo 36 § 1 della Convenzione e Articolo 44 § 1 (b)).
I FATTI
7. I richiedenti che sono fratello e sorella nacquero rispettivamente nel 1959 e 1942. Il primo richiedente (che è un cittadino cipriota e britannico) vive a Londra, mentre la secondo richiedente (una cittadina cipriota) risiede a Larnaca.
8. I richiedenti addussero che sino all’ agosto 1974 vivevano in una casa posseduta da loro padre a Ayios Amvrosios, nel Distretto di Kyrenia (parte settentrionale di Cipro). Questo alloggio era costruito sull’ area n. 233/9 foglio mappale 13/23. La seconda richiedente che si era recentemente sposato viveva con suo marito e sua figlia nell’ala est dell’alloggio, una residenza separata mentre il primo richiedente viveva con sua madre e suo padre nell’ala ovest. L’area su cui le due residenze semi-indipendenti erano state costruite su un’area di 517 metri quadrati (m²); ogni residenza era di 290 m². Avevano un garage e due piani.
9. I richiedenti lasciarono il loro alloggio il 13 agosto 1974, siccome stavano avanzando le truppe turche. Il 17 agosto 1974 loro padre tentò di far visita alla sua proprietà ma fu arrestato dai soldati turchi. Lui fu rilasciato lo stesso giorno, poiché era un cittadino britannico.
10. Il 19 maggio 1991 il padre dei richiedenti morì. Secondo le sue volontà, il 18 maggio 1988 datato, l’alloggio e sbarca in oggetto era essere diviso ugualmente coi due richiedenti. 30 luglio 1991, il Sig. T. M. fu nominato come esecutore delle sue volontà. Il 10 luglio 1995 i richiedenti registrarono, in quote uguali, i loro titoli presso il Dipartimento dei Terreni e delle Indagini della Repubblica di Cipro. Il primo richiedente ottenne la residenza ovest, mentre la seconda richiedente ottenne quella est. Il primo richiedente tentò, tramite le autorità consolari britanniche, di visitare la sua proprietà ma non ottenne permesso.
11. I richiedenti erano stati informati che il loro alloggio era stato occupato da ufficiali militari turchi d’alto grado.
LA LEGGE
I. LE OBIEZIONI PRELIMINARI DEL GOVERNO
A. LE obiezioni del Governo
1. Obiezione d’ incompatibilitài ratione temporis o ratione materiae
(a) Obiezione del Governo
12. Il Governo presentò inoltre che, secondo i documenti dell’ “Ufficio dei Terreni turco-cipriota” a Girne/Kyrenia, i richiedenti non erano proprietari di nessuna proprietà nella parte settentrionale di Cipro nel 1974. Né i richiedenti erano, secondo la stessa fonte i proprietari di nessuna proprietà in data dell’ introduzione della richiesta. Le proprietà a cui si fa riferimento nella richiesta erano registrate originalmente a nome del Governo di Cipro come foresta, poi a nome del padre dei richiedenti e, infine, a nome della “TRNC.” Dato che nel 1974 i richiedenti non avevano nessun diritto o interesse in relazione alle proprietà in questione, non c’era nessuna questione di violazione continua che avrebbe potuta essere sostenuta sino al 28 gennaio 1987 quando la Turchia riconobbe il diritto di ricorso individuale. Presumendo che i richiedenti avevano acquisito la proprietà nel 1995, non c’era nessuna questione di coinvolgimento turco nella loro incapacità di avere accesso alle aree di terreno in questione. Inoltre, siccome loro avevano acquisito le proprietà ventuno anni dopo gli eventi del 1974 ed otto anni dopo la dichiarazione della Turchia riguardo al diritto di ricorso individuale, i richiedenti avrebbero dovuto sapere che l’accesso a queste proprietà era praticamente impossibile e che le autorità turco-cipriote le avevano espropriate. Di conseguenza, loro non possono invocare la responsabilità turca. Alla luce di quanto sopra, la richiesta dovrebbe essere considerata incompatibile o ratione materiae o ratione temporis con le disposizioni della Convenzione.

(b) Gli argomenti dei richiedenti

13. Appellandosi alla giurisprudenza sviluppata dalla Corte nella causa Loizidou c. Turchia ((meriti), Relazioni di Sentenze e Decisioni 1996-VI, 18 dicembre 1996), i richiedenti addussero che i fatti di cui si lamentavano fossero imputabili alla Turchia ai fini della Convenzione.
14. Loro osservarono che loro padre era il proprietario legale della proprietà in oggetto nel 1974. Il Governo rispondente avrebbe potuto accertare questo consultando l’ “Ufficio dei Terreni turco-cipriota.” C’era l’aspettativa che i richiedenti potessero, al dovuto tempo divenire i proprietari legittimi della proprietà. Infatti, l’alloggio era costruito come due abitazioni separate una delle quali era stata data dal padre dei richiedenti alla seconda richiedente al suo matrimonio mentre era sempre stata intenzione ferma del defunto che la seconda abitazione divenisse proprietà del primo richiedente a tempo debito . Atti susseguenti della “TRNC” non poteva spogliare il padre dei richiedenti del suo titolo. I richiedenti divennero i proprietari legali in virtù della volontà del loro padre e questo fu registrato dalle autorità ufficiali della Repubblica di Cipro. Questa operazione non poteva essere registrata dall’“Ufficio del Terreno turco-cipriota” perché le autorità della“TRNC” consideravano che la proprietà in oggetto fosse già stata espropriata. Perciò, il Governo non poteva appellarsi a dei documenti dell’ “ Ufficio del Terreno cipriota turco” per contestare il titolo dei richiedenti.
15. Presumere che i richiedenti non avevano diritti di proprietà riservati fino al 10 luglio 1995 vorrebbe dire solamente che non c’era stata nessuna violazione continua dei loro diritti sotto l’Articolo 1 Protocollo N.ro 1 fra il 1974 e quella data. Per stabilire che c’era stata tale violazione dopo il 10 luglio 1995 ai richiedenti fu solo richiesti di mostrare che a loro non era stato concesso di godere della loro proprietà da allora in poi. Il fatto che i richiedenti seppero di non poter godere della loro proprietà quando divennero i proprietari legittimi di questa nel 1995 era irrilevante.
(c) Gli argomenti della terza parte intervenuta
16. Il Governo di Cipro richiamò che nella causa Loizidou (meriti), citato sopra) la Corte aveva trovato che la Turchia aveva la responsabilità di garantire i diritti umani nell’area occupata di Cipro. Loro impugnarono le dichiarazioni del Governo rispondente secondo le quali la “TRNC” era uno Stato o un’entità con autorità effettiva la cui creazione aveva interrotto la catena di qualsiasi responsabilità turca per gli eventi che ebbero luogo nella Cipro settentrionale. Loro reiterarono inoltre che le violazioni del diritto di proprietà che accaddero nel territorio della “TRNC” costituiva una situazione continua e non un atto istantaneo di privazione di proprietà.

(d) La valutazione della Corte

17. Nella sua decisione sull’ammissibilità della richiesta, la Corte considerò, che le obiezioni del Governo secondo cui la richiesta fosse incompatibile ratione materiae e ratione temporis erano collegata da vicino alla sostanza delle azioni di reclamo dei richiedenti e che loro avrebbero dovuto essere esaminate insieme coi meriti della richiesta.
18. Il Governo non contestò la dichiarazione dei richiedenti per cui loro padre era il proprietario dell’alloggio a Ayios Amvrosios. Comunque, dibatté che la proprietà in questione era stata espropriato successivamente dalle autorità della “TRNC” . La Corte richiama che nella causa Loizidou ((meriti), citata sopra, §§ 44 e 46) sostenne che non si potesse attribuire la validità legale ai fini della Convenzione alle disposizioni dell’ Articolo 159 della legge fondamentale della “TRNC”, riguardo all’acquisizione alla “TRNC” dei patrimoni immobiliari considerati abbandonati il 13 febbraio 1975. Considerò inoltre che i Greco -Ciprioti , che come la Sig.ra L. avevano lasciato le loro proprietà nella parte settentrionale dell’isola nel 1974 non poteva essere ritenuti di avere perso il titolo della loro proprietà. Ne segue che, sino alla sua morte nel 19 maggio 1991, il padre dei richiedenti era ancora il proprietario legale delle aree di terreno in questione. Lui era perciò in grado di trasmettere la proprietà ai suoi figli, secondo le sue volontà del 18 maggio 1988.
19. La Corte nota inoltre che il 10 luglio 1995 i richiedenti registrarono i loro titoli di proprietà presso il Dipartimento dei Terreni e delle Indagini della Repubblica di Cipro (vedere paragrafo 10 sopra). Nonostante questo, non erano in grado di avvalersi e di avere accesso alle loro proprietà. Al tempo attinente, la Turchia aveva già riconosciuto il diritto di ricorso individuale. Sarà ricordato anche che la Corte aveva esaminato debitamente ed aveva respinto l’obiezione d’inammissibilità in ragione di mancanza di controllo effettivo della Cipro settentrionale sollevata dal Governo turco nella causa Cipro c. Turchia ([GC], n. 25781/94, §§ 69-81 ECHR 2001-IV). Non vede nessuna ragione di abbandonare il suo ragionamento e le sue conclusioni nella presente causa.
20. Ne segue che le obiezioni preliminari del Governo d’incompatibilità ratione loci, ratione temporis o ratione materiae dovrebbero essere respinte.
2. Obiezione d’inammissibilità per motivi di non-esaurimento delle vie di ricorso nazionali e mancanza di status di vittima
21. Il Governo sollevò anche difficoltà preliminari d’inammissibilità per non-esaurimento delle vie di ricorso nazionali e mancanza di status di vittima. La Corte osserva che queste obiezioni sono identiche a quelle sollevati nella causa Alexandrou c. Turchia (n. 16162/90, §§ 11-22 20 gennaio 2009), e dovrebbero essere respinte per le stesse ragioni.
II. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N. 1 ALLA CONVENZIONE
22. I richiedenti si lamentarono che dal luglio 1974, la Turchia aveva impedito ai suoi direttori ed azionisti di esercitare il loro diritto al pacifico godimento delle loro proprietà.
Invocò l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 che si legge come segue:
“Ogni persona fisica o giuridica è abilitata al godimento pacifico delle sue proprietà. Nessuno sarà privato delle sue proprietà eccetto che nell’interesse pubblico e soggetto alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali di diritto internazionale.
Comunque, le disposizioni precedenti non possono in qualsiasi modo danneggiare il diritto di un Stato ad eseguire simili leggi come ritiene necessario per controllare l’uso di proprietà in conformità con l’interesse generale o assicurare il pagamento di tasse o gli altri contributi o sanzioni penali.”
23. Il Governo contestò questa rivendicazione.
24. La Corte richiama che nella causa Loizidou summenzionata ((meriti), citata sopra, §§ 63-64), ragionò come segue:
“63. … come conseguenza del fatto che alla richiedente è stato rifiutato l’accesso al terreno dal 1974, lei ha perso effettivamente ogni controllo sulla sua proprietà, così come tutte le possibilità di usarla e goderne. Il rifiuto continuo di accesso deve essere considerato perciò un’interferenza coi suoi diritti sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1. Tale interferenza non può, nelle circostanze eccezionali della presente causa a cui la richiedente ed il Governo cipriota hanno fatto riferimento , essere considerata o una privazione di proprietà o un controllo dell’ uso all’interno del significato dei primo e del secondo paragrafo di Articolo 1 del Protocollo N.ro 1. Chiaramente rientra comunque, all’interno del significato della prima frase di questo provvedimento come un’interferenza col godimento tranquillo della proprietà. A questo riguardo la Corte osserva che l’ostacolo può corrispondere ad una violazione della Convenzione proprio come un impedimento legale.
64. A parte un riferimento passeggero alla dottrina della necessità come giustificazione per gli atti del ‘TRNC’ ed al fatto che diritti di proprietà erano la materia di discorsi intercomunali, il Governo turco non ha cercato di fare osservazioni che giustificavano l’interferenza sopra coi diritti di proprietà della richiedente che sono imputabili alla Turchia.
Comunque, non è stato spiegato come il bisogno di ridare una sistemazione ai rifugiati ed espatriati ciprioti turchi negli anni seguenti l’intervento turco nell’isola nel 1974 potrebbe giustificare la negazione completa dei diritti di proprietà del richiedente nella forma di un rifiuto totale e continuo di accesso ed un’espropriazione stabilita senza risarcimento.
Neanche il fatto che i diritti di proprietà erano la materia dei discorsi di intercomunali che coinvolgono ambo le comunità a Cipro non può offrire una giustificazione per questa situazione sotto la Convenzione. In simili circostanze, la Corte conclude, che c’è stato e continua ad esserci una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.”
25. Nella causa di Cipro c. Turchia ([GC], n. 25781/94, ECHR 2001-IV) la Corte confermò le conclusioni sopra (§§ 187 e 189):
“187. La Corte è persuasa che sia il suo ragionamento sia la sua conclusione nella sentenza Loizidou ( meriti) si applica con la stessa forza a Ciprioti greci espatriati che, come la Sig.ra L., non è in grado di avere accesso alla loro proprietà nella Cipro del nord in ragione delle restrizioni attuate dalle autorità ‘TRNC’ sul loro accesso fisico a quella proprietà. Il rifiuto totale e continuo di accesso alla loro proprietà è un’interferenza chiara col diritto degli espatriati Ciprioti greci al godimento tranquillo della proprietà all’interno del significato della prima frase dl’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.

189. .. c’è stata una violazione continua dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 in virtù del fatto che ai proprietari greco- ciprioti di proprietà nella Cipro settentrionale viene negato l’ accesso ed il controllo, l’ uso e il godimento della loro proprietà così come qualsiasi risarcimento per l’interferenza coi loro diritti di proprietà.”
26. La Corte non vede ragione nella causa presente di scostarsi dalle conclusioni alle quali è giunta nelle cause Loizidou e Cipro c. Turchia (op. cit.; vedere anche Demades c. Turchia (meriti), n. 16219/90, § 46 31 luglio 2003).
27. Di conseguenza, conclude che c’è stata una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione in virtù del fatto che dalla data in cui loro acquisirono le proprietà (10 luglio 1995), ai richiedenti fu negato l’accesso ed il controllo, l’uso ed il godimento delle loro proprietà così come qualsiasi risarcimento per l’interferenza coi loro diritti di proprietà.
II. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 8 DELLA CONVENZIONE
28. Le richiedenti presentarono che nel 1974 avevano a loro dimora a Kyrenia. Siccome non erano più state in grado di ritornarvi , loro erano vittime di una violazione dell’ Articolo 8 della Convenzione.
Questa disposizione si legge come segue:
“1. Ognuno ha diritto al rispetto della sua vita privata e famigliare, della sua casa e della sua corrispondenza.
2. Non ci sarà interferenza da parte un’autorità pubblica con l’esercizio di questo diritto eccetto nel caso fosse in conformità con la legge e necessaria in una società democratica negli interessi della sicurezza nazionale, della sicurezza pubblica o del benessere economico del paese, per la prevenzione del disturbo o del crimine, per la protezione della salute o della morale, o per la protezione dei diritti e delle libertà altrui.”
29. Il Governo contestò questa rivendicazione.
30. I richiedenti presentarono che, contrariamente alla richiedente nella causa Loizidou, loro avevano la loro residenza principale a Ayios Amvrosios. Loro dissero che qualsiasi interferenza coi loro diritti dell’ Articolo 8 non era giustificata sotto il secondo paragrafo di questa disposizione.
31. Il Governo di Cipro presentò che dove le proprietà del richiedente costituivano la dimora della persona, c’era una violazione dell’ Articolo 8 della Convenzione.
32. La Corte nota che il Governo andò a vuoto nel produrre qualsiasi prova in grado di gettare dubbi sulla dichiarazione dei richiedenti secondo cui, al tempo dell’invasione turca, loro risiedevano regolarmente a Ayios Amvrosios e che questo alloggio veniva trattato dalla loro e la loro famiglia come dimora.
33. Di conseguenza, la Corte considera che nelle circostanze della presente causa, l’alloggio dei richiedenti qualificò come “dimora” all’interno del significato dell’ Articolo 8 della Convenzione al tempo in cui gli atti di cui ci si lamenta accaddero.
34. La Corte osserva che la presente causa differisce dalla causa Loizidou ((meriti), citata sopra) poiché, diversamente dalla Sig.ra L., i richiedenti davvero avevano dimora fissa a Ayios Amvrosios.
35 La Corte nota che dal 1974 le richiedenti non sono stati in grado di accedere ed usare quella casa. In questo collegamento la Corte richiama che, nella sua sentenza nella causa Cipro c. Turchia (citata sopra, §§ 172-175), concluse che il rifiuto completo del diritto degli espatriati greco -ciprioti al rispetto delle loro case nella Cipro settentrionale dal1974 costituiva una violazione continua dell’articolo 8 della Convenzione. La Corte ragionò come segue:
“172. La Corte osserva che la politica ufficiale delle autorità della’TRNC’ di negare il diritto degli espatriati di ritornare alle loro case viene eseguita con delle restrizioni molto rigide operate dalle stesse autorità sulle visite al nord da parte di ciprioti greci che vivono a sud. Di conseguenza, non solo gli espatriati non sono in grado di richiedere alle autorità di rioccupare le case che si sono lasciati alle spalle, ma a loro viene fisicamente impedito di farvi visita.
173. La Corte nota inoltre che la situazione contestata dal Governo richiedente è stata ottenuta dagli eventi del 1974 nella parte settentrionale di Cipro. Sembrerebbe che non è stata mai riflessa nella ‘ legislazione’ e è stata eseguita come una questione di politica in appoggio di una disposizione bi-zonale configurata, si sostiene, per minimizzare il rischio di conflitto che la mescolanza delle comunità greche e turco-cipriote potrebbe creare nel nord. Questa disposizione bi-zonale viene intrapresa all’interno della struttura dei discorsi inter-comunali patrocinati dal Segretario Generale delle Nazioni Unite…
174. La Corte farebbe le seguenti osservazioni i in questo collegamento: in primo luogo, il rifiuto completo del diritto degli espatriati al rispetto delle loro case non ha base legale all’interno del significato dell’ Articolo 8 § 2 della Convenzione (vedere paragrafo 173 sopra); in secondo luogo, i discorsi inter-comunali non possono essere invocati per legittimare una violazione della Convenzione; in terzo luogo, la violazione in questione resiste come questione politica dal 1974 e deve essere considerata continua.
175. In prospettiva di queste considerazioni, la Corte conclude, che c’è stata una violazione continua dell’ Articolo 8 della Convenzione in ragione del rifiuto di concedere il ritorno di qualsiasi espatriato greco- cipriota alla sua casa nella parte settentrionale di Cipro.”
36. La Corte non vede alcuna ragione nella presente causa per abbandonare il ragionamento e le costatazioni sopra (vedere anche Demades (meriti), citata sopra, §§ 36-37).
37. Di conseguenza, conclude che c’è stata una violazione continua dell’ Articolo 8 della Convenzione a causa del rifiuto completo del diritto del richiedente al rispetto per la sua casa.
IV. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 14 DELLA CONVENZIONE, PRESO IN CONCOMITANZA CON L’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N. 1
38. I richiedenti si lamentarono di una violazione sotto L’Articolo 14 della Convenzione a causa di trattamento discriminatorio contro loro nel godimento dei loro diritti sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1. Loro addussero che questa discriminazione era stata basata sulla loro origine nazionale.
L’Articolo 14 della Convenzione legge siccome segue:
“Il godimento dei diritti e delle libertà stabilite [nella] Convenzione sarà garantito senza discriminazione su alcuna base come il sesso,la razza, il colore, la lingua, la religione, l’opinione politica o altro, la cittadinanza od origine sociale, l’associazione con una minoranza nazionale, la proprietà,la nascita o altro status.”
39. Il Governo contestò questa rivendicazione.
40. La Corte richiama che nella causa Alexandrou (citata sopra, §§ 38-39) ha trovato che non era necessario eseguire un esame separato dell’azione di reclamo sotto l’Articolo 14 della Convenzione. La Corte non vede qualsiasi ragione di abbandonare tale approccio nella presente causa (vedere anche, mutatis mutandis, Eugenia Michaelidou Ltd e Michael Tymvios c. Turchia, n. 16163/90, §§ 37-38 31 luglio 2003).

IV. L’APPLICAZIONE DELL’ ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE

41. L’Articolo 41 della Convenzione prevede:
“Se la Corte costata che c’è stata una violazione della Convenzione o dei Protocolli, e se la legge interna dell’Alta Parte Contraente riguardata permette una riparazione solamente parziale, la Corte può, se necessario, riconoscere una soddisfazione equa alla vittima.”
A. Danno materiale e morale
1. Le osservazioni delle parti
(a) I richiedenti
42. Nelle loro rivendicazioni di soddisfazione equa del 7 aprile 2000, i richiedenti richiesero 91,456 lire cipriote (CYP- approssimativamente 156,261 euro (EUR)) per danno materiale. Loro si appellarono al rapporto di un esperto che valutava il valore delle loro perdite che includeva la perdita di affitto annuale percepito o che ci si aspettava di percepire dall’affitto della loro proprietà a Ayios Amvrosios, più interesse dalla data in cui simili affitti erano dovuti sino al giorno del pagamento. L’affitto chiesto era per il periodo risalente al gennaio 1987, quando il Governo rispondente accettò il diritto di ricorso individuale, sino all’ aprile 2000. I richiedenti non chiesero il risarcimento per nessuna espropriazione stabilita poiché loro erano ancora i proprietari legittimi della proprietà. Il rapporto di valutazione conteneva una descrizione di Ayios Amvrosios, delle sue prospettive di sviluppo e della proprietà dei richiedenti.
43. Il rapporto di valutazione calcolava l’affitto annuale ottenibile dalla proprietà dei richiedenti come una percentuale (4%) del valore di mercato dei due alloggi semi-indipendenti nell’ agosto 1974. Un aumento annuale del 5%fu fatto applicato sia agli affitti che al valore di mercato della proprietà. Secondo l’esperto dei richiedenti, i loro alloggi avevano un valore di mercato del 1974 di CYP 38,000 (circa EUR 64,926), mentre l’affitto ottenibile da loro a quel tempo era CYP 1,520 (circa EUR 2,597) all’anno. Fu inoltre applicato un interesse composto per pagamento ritardato ad un tasso dell’ 8% all’anno.
44. Il 25 gennaio 2008, a seguito di una richiesta dalla Corte per un aggiornamento sugli sviluppi della causa, i richiedenti presentarono rivendicazioni aggiornate per soddisfazione equa con lo scopo di coprire la perdita d’uso della proprietà dal 1 gennaio 1987 al 31 dicembre 2007. Loro produssero un rapporto di valutazione riveduto che, sulla base dei criteri adottati nel rapporto precedente, concluse che la somma intera dovuta per la perdita d’uso era CYP 102,379 più CYP 104,206 per interesse. La somma totale chiesta sotto questo capo era così CYP 206,585 (circa EUR 352,971).
45. Nelle loro rivendicazioni di soddisfazione equa del 7 aprile 2000, i richiedenti chiesero inoltre danni morali. Loro lasciarono alla Corte la determinazione del loro importo, notando, comunque che loro considerarono che la somma di CYP 100,000 (circa EUR 170,860) per ognuno di loro non sarebbe stata sufficiente.
(b) Il Governo
46. Il Governo registrò commenti sulle rivendicazioni aggiornate delle richiedenti per la soddisfazione equa il 30 giugno 2008 e d il 15 ottobre 2008. Indicò che la presente richiesta era parte di un gruppo di cause simili che sollevavano un numero di questioni problematiche e sostenne che le rivendicazioni per la soddisfazione equa non erano pronte per un esame. Il Governo aveva infatti incontrato dei problemi seri nell’identificare le proprietà ed i loro attuali proprietari. Le informazioni fornite dai richiedenti a questo riguardo non erano basate su prove affidabili. Inoltre, a causa del tempo trascorso dal deposito delle richieste, è probabile che siano potute sorgere nuove situazioni: le proprietà avrebbero potuto essere trasferite, avrebbero potuto essere donate o avrebbero potuto essere ereditate all’interno dell’ordinamento giuridico della Cipro meridionale. Questi fatti non sarebbero stati conosciuti al Governo rispondente e avrebbero potuto essere certificati solamente dalle autorità greco- cipriote che, dal 1974, avevano ricostruito i registri e i documenti di tutte le proprietà nella Cipro settentrionale. Si potrebbe richiedere alle richiedenti di fornire certificati di ricerca emessi dal Dipartimento dei Terreni e delle Indagini della Repubblica della Cipro. In casi in cui il richiedente originale se ne fosse andato o la proprietà avesse cambiato mani, è probabile che sorgano delle questioni riguardo a se i nuovi proprietari avevano un interesse legale nella proprietà e se a loro stati concessi danno morali e/o materiali .
47. Il Governo presentò che siccome era stato applicato un aumento annuale del valore delle proprietà, sarebbe ingiusto aggiungere un interesse composto per pagamento ritardato, e che la Turchia aveva riconosciuto la giurisdizione della Corte il 21 gennaio 1990, e non nel gennaio 1987. In qualsiasi caso, il valore di mercato addotto del 1974 delle proprietà era esorbitante, estremamente eccessivo e speculativo; non era basato su nessun dato vero con cui fare un paragone e ha considerato in modo insufficiente la volatilità del mercato delle proprietà e la sua suscettibilità alle influenze sia nazionale che internazionali. Il rapporto presentato dalle richiedenti aveva proceduto invece all’assunzione che il mercato delle proprietà avrebbe continuato a fiorire con crescita economica continua durante l’intero periodo preso in considerazione.
48. Il Governo produsse un rapporto di valutazione preparato dalle autorità turco-cipriote che considerava essere basato su una “valutazione realistica dei valori di mercato del 1974, avendo riguardo ai documenti dei terreni attinenti e alle vendite comparative nelle aree in cui le proprietà [erano] situate.” Questo rapporto conteneva due proposte, valutando, rispettivamente la somma dovuta per la perdita d’uso delle proprietà ed il loro valore attuale. La seconda proposta fu fatta per dare al richiedente la scelta di vendere la proprietà allo Stato, abbandonando con ciò il titolo di proprietà e qualsiasi rivendicazione riguardo a questo.
49. Il rapporto preparato dalle autorità turco-cipriote ha specificato che sarebbe possibile prevedere, o immediatamente o dopo la decisione della questione di Cipro, la restituzione della proprietà descritta nel paragrafo 8 sopra. Questa proprietà potrebbe dare anche diritto al risarcimento finanziario, da calcolare sulla base della perdita di utili (applicando un tasso del 5% sui valori di mercato del 1974) e dell’ aumenta di valore della proprietà fra il 1974 e la data di pagamento. Se i richiedenti avessero fatto domanda alla Commissione del Patrimonio immobiliare, quest’ultima avrebbe offerto CYP 17,416.75 (circa EUR 29,758) per compensare la perdita d’uso dal luglio 1995 in avanti e CYP 25,929.69 (circa EUR 44,303) per il valore delle proprietà. Secondo un esperto nominato dalle autorità della “TRNC” il valore del libero mercato del 1974 delle proprietà dei richiedenti era CYP 4,237 (circa EUR 7,239). Contro l’adempimento di certe condizioni, la Commissione del Patrimonio immobiliare avrebbe potuto offrire anche alla richiedente il cambio della sua proprietà con delle proprietà turco-cipriote localizzate nel sud dell’isola.
50. Infine, il Governo non fece commenti sulle osservazioni del richiedente sotto il capo del danno morale.
2. La terza parte intervenuta
47. Il Governo di Cipro sostenne pienamente le rivendicazioni aggiornate delle richiedenti per la soddisfazione equa.
3. La valutazione della Corte
52. La Corte prima nota che l’osservazione del Governo per cui è probabile che sorgano dei dubbi riguardo al titolo dei richiedenti di proprietà sulle proprietà in questione (vedere paragrafo 46 sopra) è, in sostanza, un’obiezione d’ incompatibilità ratione materiae con le disposizioni dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1. Tale obiezione è già stata esaminata ed è stata respinta dalla Corte per le ragioni affermate nei paragrafi 18-20 sopra.
53. Nelle circostanze della causa, la Corte considera, che la questione della richiesta dell’ Articolo 41 riguardo al danno materiale e morale non è pronta per una decisione. Osserva, in particolare, che le parti non sono riuscite ad offrire dati affidabili ed obiettivi concernenti i prezzi dei terreni e dei beni immobili a Cipro in data dell’intervento turco. Questo insuccesso rende difficile per la Corte valutare se la stima fornita dal richiedente del valore di mercato del 1974 della sue proprietà sia ragionevole. La questione deve essere di conseguenza riservata e la susseguente procedura fissata con dovuto riguardo ad un qualsiasi accordo al quale potrebbero giungere il Governo rispondente e la richiedente(Articolo 75 § 1 dell’ordinamento di Corte).
B. Costi e spese
54. Nelle loro rivendicazioni di soddisfazione equa del 7 aprile 2000, appellandosi ai conti dai loro rappresentanti, i richiedenti chiesero CYP 3,750 (circa EUR 6,407) per i costi e le spese sostenuti di fronte alla Corte. Nelle loro rivendicazioni aggiornate per la soddisfazione equa del 25 gennaio 2008, loro presentarono note spese supplementari per il nuovo rapporto di valutazione e per parcelle legali corrispondenti rispettivamente ad EUR 517.5 ed EUR 2,000. La somma totale chiesta per costi e spese era così circa EUR 8,924.
55. Il Governo non fece commenti su questo punto.
56. Nelle circostanze della causa, la Corte considera, che la questione dell’applicazione dell’Articolo 41 riguardo ai costi ed alle spese non è pronta per una decisione. La questione deve essere di conseguenza riservata e la susseguente procedura fissata con dovuto riguardo ad un qualsiasi accordo al quale potrebbero giungere il Governo rispondente e le richiedenti.
PER QUESTE RAGIONI, LA CORTE
1. Respinge per sei voti ad uno le obiezioni preliminari del Governo;
2. Sostiene per sei voti ad uno che c’è stata una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione;
3. Sostiene per sei voti ad uno che c’è stata una violazione dell’ Articolo 8 della Convenzione;
4. Sostiene all’unanimità che non è necessario esaminare se c’è stata una violazione dell’ Articolo 14 della Convenzione;
5. Sostiene all’unanimità che la questione dell’applicazione dell’ Articolo 41 non è pronta per una decisione;
di conseguenza,
a) riserva la questione detta in intero;
(a) riserva la detta questione per intero;
(b) invita il Governo ed la richiedente a presentare, entro tre mesi dalla data in cui la sentenza diviene definitiva in conformità con l’ Articolo 44 § 2 della Convenzione le loro osservazioni scritte sulla questione e, in particolare, a notificare alla Corte qualsiasi accordo al quale potrebbero giungere;
(c) riserva l’ulteriore procedura e delega al Presidente della Camera il potere di fissarla all’occorrenza.
Fatto in inglese, e notificato per iscritto il 22 settembre 2009, facendo seguito all’Articolo 77 §§ 2 e 3 dell’Ordinamento.
Fatoş Aracı Nicolas Bratza
Cancelliere Aggiunto Presidente
In conformità con l’Articolo 45 § 2 della Convenzione e l’articolo 74 § 2 dell’ordinamento, l’opinione separata di Giudice Karakaş è annessa a questa sentenza.
N.B.
F.A.

OPINIONE DISSIDENTE DEL GIUDICE KARAKAŞ
Diversamente dalla maggioranza, considero, che l’obiezione del non-esaurimento delle vie di ricorso nazionali sollevata dal Governo non avrebbe dovuto essere respinte. Di conseguenza, non posso concordare con la costatazione di una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 e dell’Articolo 8 della Convenzione, per le stesse ragioni di quelle menzionate nella mia opinione dissidente nella causa di Alexandrou c. Turchia (n. 16162/90, 20 gennaio 2009).

Testo Tradotto

FOURTH SECTION
CASE OF HAPESHIS AND HAPESHI-MICHAELIDOU v. TURKEY
(Application no. 35214/97)
JUDGMENT
(merits)
STRASBOURG
22 September 2009
This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 § 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Hapeshis and Hapeshi-Michaelidou v. Turkey,
The European Court of Human Rights (Fourth Section), sitting as a Chamber composed of:
Nicolas Bratza, President,
Lech Garlicki,
Ljiljana Mijović,
David Thór Björgvinsson,
Ján Šikuta,
Päivi Hirvelä,
Işıl Karakaş, judges,
and Fatoş Aracı, Deputy Section Registrar,
Having deliberated in private on 1 September 2009,
Delivers the following judgment, which was adopted on that date:
PROCEDURE
1. The case originated in an application (no. 35214/97) against the Republic of Turkey lodged with the European Commission of Human Rights (“the Commission”) under former Article 25 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (“the Convention”) by two Cypriot nationals, Mr M. P. H. and Mrs M. H.-M. (“the applicants”), on 10 January 1997.
2. The applicants were represented by Mr M. T., Mr K. C. and Mr C. C., three lawyers practising in Nicosia. The Turkish Government (“the Government”) were represented by their Agent, Mr Z.M. Necatigil.
3. The applicants alleged that the Turkish occupation of the northern part of Cyprus had deprived them of their home and properties.
4. The application was transmitted to the Court on 1 November 1998, when Protocol No. 11 to the Convention came into force (Article 5 § 2 of Protocol No. 11).
5. By a decision of 8 February 2000 the Court declared the application admissible.
6. The applicants and the Government each filed observations on the merits (Rule 59 § 1). In addition, third-party comments were received from the Government of Cyprus, which had exercised its right to intervene (Article 36 § 1 of the Convention and Rule 44 § 1 (b)).
THE FACTS
7. The applicants, who are brother and sister, were born in 1959 and 1942 respectively. The first applicant (who is a Cypriot and British citizen) lives in London, while the second applicant (a Cypriot citizen) resides in Larnaca.
8. The applicants alleged that until August 1974 they were living in a house owned by their father in Ayios Amvrosios, in the District of Kyrenia (northern part of Cyprus). This house was built on plot no. 233/9 of sheet/plan 13/23. The second applicant, who had been recently married, was living with her husband and daughter in the east wing of the house, a separate residence, while the first applicant was living with his mother and father in the west wing. The plot on which the two semi-detached residences had been built covered an area of 517 square metres (m²); each residence was of 290 m². They both had a garage and two floors.
9. The applicants left their house on 13 August 1974, as the Turkish troops were advancing. On 17 August 1974 their father tried to visit his property but was arrested by Turkish soldiers. He was released on the same day, since he was a British citizen.
10. On 19 May 1991 the applicants’ father died. According to his will, dated 18 May 1988, the house and land in question was to be equally shared by the two applicants. On 30 July 1991, Mr T. M. was appointed as executor of his will. On 10 July 1995 the applicants registered, in equal shares, their titles with the Department of Lands and Surveys of the Republic of Cyprus. The first applicant got the west residence, while the second applicant got the east one. The first applicant tried, via the British consular authorities, to visit his property, but did not obtain permission.
11. The applicants had been informed that their house had been occupied by high-ranked Turkish military officers.
THE LAW
I. THE GOVERNMENT’S PRELIMINARY OBJECTIONS
A. The Government’s objections
1. Objection of incompatibility ratione temporis or ratione materiae
(a) The Government’s objection
12. The Government submitted that, according to the records of the “Turkish-Cypriot Lands Office” in Girne/Kyrenia, the applicants were not the owners of any property in the northern part of Cyprus in 1974. Nor were the applicants, according to the same source, the owners of any property at the date of introduction of the application. The property referred to in the application was originally registered in the name of the Government of Cyprus as a forest, then in the name of the applicants’ father and, finally, in the name of the “Turkish Republic of Northern Cyprus” (the “TRNC”). Given that in 1974 the applicants had no right or interest in relation to the property at issue, there was no question of a continuing violation that could have subsisted until 28 January 1987 when Turkey recognised the right of individual petition. Assuming that the applicants had acquired the property in 1995, there was no question of Turkish involvement in their inability to have access to the house in Ayios Amvrosios. Moreover, as they had acquired the property twenty-one years after the events of 1974 and eight years after Turkey’s declaration concerning the right of individual petition, the applicants should have known that access to this property was practically impossible and that the Turkish-Cypriot authorities had expropriated it. As a result, they cannot invoke Turkish responsibility. In the light of the above, the application should be considered incompatible either ratione materiae or ratione temporis with the provisions of the Convention.
(b) The applicants’ arguments
13. Relying on the case-law developed by the Court in the case of Loizidou v. Turkey ((merits), Reports of Judgments and Decisions 1996-VI, 18 December 1996), the applicants alleged that the facts complained of were imputable to Turkey for the purposes of the Convention.
14. They observed that their father was the lawful owner of the property in question in 1974. The respondent Government could have ascertained this by consulting the “Turkish-Cypriot Lands Office”. There was the expectation that the applicants would, in due course, become the property’s registered owners. In fact, the house was constructed as two separate dwellings, one of which had been given by the applicants’ father to the second applicant on her marriage, while it had always been the stated intention of the deceased that the second dwelling would become the first applicant’s property in due course. Subsequent acts of the “TRNC” could not deprive the applicants’ father of his title. The applicants became the legal owners by virtue of their father’s will and this was recorded by the official authorities of the Republic of Cyprus. This transaction could not have been recorded by the “Turkish-Cypriot Lands Office” because the authorities of the “TRNC” considered that the property in question had already been expropriated. Therefore, the Government could not rely on the records of the “Turkish Cypriot Lands Office” to contest the applicants’ title.
15. To assume that the applicants had no proprietary rights until 10 July 1995 would only mean that there had not been any continuing violation of their rights under Article 1 Protocol No. 1 between 1974 and that date. In order to establish that there had been such a violation after 10 July 1995 the applicants were only required to show that they had not been allowed to enjoy their property since then. The fact that the applicants knew that they could not enjoy their property when they became the registered owners of it in 1995 was irrelevant.
(c) The third-party intervener’s arguments
16. The Government of Cyprus recalled that in the case of Loizidou ((merits), cited above) the Court had found that Turkey had responsibility for securing human rights in the occupied area of Cyprus. They challenged the respondent Government’s allegations that the “TRNC” was a State or an entity with effective authority, whose creation had interrupted the chain of any Turkish responsibility for the events which took place in northern Cyprus. They moreover reiterated that the violations of the right of property which occurred in the “TRNC” territory constituted a continuing situation and not an instantaneous act of deprivation of ownership.
(d) The Court’s assessment
17. In its decision on the admissibility of the application, the Court considered that the Government’s objections that the application was incompatible ratione materiae and ratione temporis were closely linked to the substance of the applicants’ complaints and that they should be examined together with the merits of the application.
18. The Government did not contest the applicants’ statement that their father was the owner of the house in Ayios Amvrosios. They argued, however, that the property at issue had subsequently been expropriated by the “TRNC” authorities. The Court recalls that in the Loizidou case ((merits), cited above, §§ 44 and 46) it held that it could not attribute legal validity for the purposes of the Convention to the provisions of Article 159 of the “TRNC” fundamental law, concerning the acquisition to the “TRNC” of the immovable properties considered to be abandoned on 13 February 1975. It furthermore considered that Greek-Cypriots who, like Mrs Loizidou, had left their properties in the northern part of the island in 1974 could not be deemed to have lost title to their property. It follows that, until his death on 19 May 1991, the applicants’ father was still the legal owner the house at issue. He was therefore capable of transmitting ownership to his children, according to his will, dated 18 May 1988.
19. The Court further notes that on 10 July 1995 the applicants registered their titles of ownership with the Department of Lands and Surveys of the Republic of Cyprus (see paragraph 10 above). Despite this, they were unable to make use of and have access to their property. At the relevant time, Turkey had already recognised the right of individual petition. It is also to be recalled that the Court had duly examined and rejected the objection of inadmissibility by reason of lack of effective control over northern Cyprus raised by the Turkish Government in the case of Cyprus v. Turkey ([GC], no. 25781/94, §§ 69-81, ECHR 2001-IV). It sees no reason to depart from its reasoning and conclusions in the instant case.
20. It follows that the Government’s preliminary objections of incompatibility ratione temporis or ratione materiae should be rejected.
2. Objection of inadmissibility on the grounds of non-exhaustion of domestic remedies and lack of victim status
21. The Government also raised preliminary objections of inadmissibility for non-exhaustion of domestic remedies and lack of victim status. The Court observes that these objections are identical to those raised in the case of Alexandrou v. Turkey (no. 16162/90, §§ 11-22, 20 January 2009), and should be dismissed for the same reasons.
II. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 1 OF PROTOCOL NO. 1 TO THE CONVENTION
22. The applicants complained that since August 1974, Turkey had prevented them from exercising their right to the peaceful enjoyment of their possessions.
They invoked Article 1 Protocol No. 1, which reads as follows:
“Every natural or legal person is entitled to the peaceful enjoyment of his possessions. No one shall be deprived of his possessions except in the public interest and subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law.
The preceding provisions shall not, however, in any way impair the right of a State to enforce such laws as it deems necessary to control the use of property in accordance with the general interest or to secure the payment of taxes or other contributions or penalties.”
23. The Government disputed this claim.
24. The Court recalls that in the aforementioned Loizidou case ((merits), cited above, §§ 63-64), it reasoned as follows:
“63. … as a consequence of the fact that the applicant has been refused access to the land since 1974, she has effectively lost all control over, as well as all possibilities to use and enjoy, her property. The continuous denial of access must therefore be regarded as an interference with her rights under Article 1 of Protocol No. 1. Such an interference cannot, in the exceptional circumstances of the present case to which the applicant and the Cypriot Government have referred, be regarded as either a deprivation of property or a control of use within the meaning of the first and second paragraphs of Article 1 of Protocol No. 1. However, it clearly falls within the meaning of the first sentence of that provision as an interference with the peaceful enjoyment of possessions. In this respect the Court observes that hindrance can amount to a violation of the Convention just like a legal impediment.
64. Apart from a passing reference to the doctrine of necessity as a justification for the acts of the ‘TRNC’ and to the fact that property rights were the subject of intercommunal talks, the Turkish Government have not sought to make submissions justifying the above interference with the applicant’s property rights which is imputable to Turkey.
It has not, however, been explained how the need to rehouse displaced Turkish Cypriot refugees in the years following the Turkish intervention in the island in 1974 could justify the complete negation of the applicant’s property rights in the form of a total and continuous denial of access and a purported expropriation without compensation.
Nor can the fact that property rights were the subject of intercommunal talks involving both communities in Cyprus provide a justification for this situation under the Convention. In such circumstances, the Court concludes that there has been and continues to be a breach of Article 1 of Protocol No. 1.”
25. In the case of Cyprus v. Turkey (cited above) the Court confirmed the above conclusions (§§ 187 and 189):
“187. The Court is persuaded that both its reasoning and its conclusion in the Loizidou judgment (merits) apply with equal force to displaced Greek Cypriots who, like Mrs Loizidou, are unable to have access to their property in northern Cyprus by reason of the restrictions placed by the ‘TRNC’ authorities on their physical access to that property. The continuing and total denial of access to their property is a clear interference with the right of the displaced Greek Cypriots to the peaceful enjoyment of possessions within the meaning of the first sentence of Article 1 of Protocol No. 1.

189. .. there has been a continuing violation of Article 1 of Protocol No. 1 by virtue of the fact that Greek-Cypriot owners of property in northern Cyprus are being denied access to and control, use and enjoyment of their property as well as any compensation for the interference with their property rights.”
26. The Court sees no reason in the instant case to depart from the conclusions which it reached in the Loizidou and Cyprus v. Turkey cases (op. cit.; see also Demades v. Turkey (merits), no. 16219/90, § 46, 31 July 2003).
27. Accordingly, it concludes that there has been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention by virtue of the fact that since the date on which they acquired ownership (10 July 1995), the applicants were denied access to and control, use and enjoyment of their properties as well as any compensation for the interference with their property rights.
III. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 8 OF THE CONVENTION
28. The applicants submitted that in 1974 they had their home in Ayios Amvrosios. As they had been unable to return there, they were the victims of a violation of Article 8 of the Convention.
This provision reads as follows:
“1. Everyone has the right to respect for his private and family life, his home and his correspondence.
2. There shall be no interference by a public authority with the exercise of this right except such as is in accordance with the law and is necessary in a democratic society in the interests of national security, public safety or the economic well-being of the country, for the prevention of disorder or crime, for the protection of health or morals, or for the protection of the rights and freedoms of others.”
29. The Government disputed this claim.
30. The applicants submitted that, contrary to the applicant in the Loizidou case, they had had their principal residence in Ayios Amvrosios. They claimed that any interference with their Article 8 rights had not been justified under the second paragraph of this provision.
31. The Government of Cyprus submitted that where the applicant’s properties constituted the person’s home, there was a violation of Article 8 of the Convention.
32. The Court notes that the Government failed to produce any evidence capable of casting doubt upon the applicants’ statement that, at the time of the Turkish invasion, they were regularly residing in Ayios Amvrosios and that this house was treated by them and their family as a home.
33. Accordingly, the Court considers that in the circumstances of the present case, the house of the applicants qualified as “home” within the meaning of Article 8 of the Convention at the time when the acts complained of took place.
34. The Court observes that the present case differs from the Loizidou case ((merits), cited above) since, unlike Mrs Loizidou, the applicants actually had a home in Ayios Amvrosios.
35. The Court notes that since 1974 the applicants had been unable to gain access to and to use that home. In this connection the Court recalls that, in its judgment in the case of Cyprus v. Turkey (cited above, §§ 172-175), it concluded that the complete denial of the right of Greek-Cypriot displaced persons to respect for their homes in northern Cyprus since 1974 constituted a continuing violation of Article 8 of the Convention. The Court reasoned as follows:
“172. The Court observes that the official policy of the ‘TRNC’ authorities to deny the right of the displaced persons to return to their homes is reinforced by the very tight restrictions operated by the same authorities on visits to the north by Greek Cypriots living in the south. Accordingly, not only are displaced persons unable to apply to the authorities to reoccupy the homes which they left behind, they are physically prevented from even visiting them.
173. The Court further notes that the situation impugned by the applicant Government has obtained since the events of 1974 in northern Cyprus. It would appear that it has never been reflected in ‘legislation’ and is enforced as a matter of policy in furtherance of a bi-zonal arrangement designed, it is claimed, to minimise the risk of conflict which the intermingling of the Greek and Turkish-Cypriot communities in the north might engender. That bi-zonal arrangement is being pursued within the framework of the inter-communal talks sponsored by the United Nations Secretary-General …
174. The Court would make the following observations in this connection: firstly, the complete denial of the right of displaced persons to respect for their homes has no basis in law within the meaning of Article 8 § 2 of the Convention (see paragraph 173 above); secondly, the inter-communal talks cannot be invoked in order to legitimate a violation of the Convention; thirdly, the violation at issue has endured as a matter of policy since 1974 and must be considered continuing.
175. In view of these considerations, the Court concludes that there has been a continuing violation of Article 8 of the Convention by reason of the refusal to allow the return of any Greek-Cypriot displaced persons to their homes in northern Cyprus.”
36. The Court sees no reason in the instant case to depart from the above reasoning and findings (see also Demades (merits), cited above, §§ 36-37).
37. Accordingly, it concludes that there has been a continuing violation of Article 8 of the Convention on account of the complete denial of the applicants’ right to respect for their home.
IV. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 14 OF THE CONVENTION, TAKEN IN CONJUNCTION WITH ARTICLE 8 OF THE CONVENTION AND ARTICLE 1 OF PROTOCOL NO. 1
38. The applicants complained of a violation under Article 14 of the Convention on account of discriminatory treatment against them in the enjoyment of their rights under Article 8 of the Convention and Article 1 of Protocol No. 1. They alleged that this discrimination had been based on their national origin.
Article 14 of the Convention reads as follows:
“The enjoyment of the rights and freedoms set forth in [the] Convention shall be secured without discrimination on any ground such as sex, race, colour, language, religion, political or other opinion, national or social origin, association with a national minority, property, birth or other status.”
39. The Government disputed this claim.
40. The Court recalls that in the Alexandrou case (cited above, §§ 38-39) it has found that it was not necessary to carry out a separate examination of the complaint under Article 14 of the Convention. The Court does not see any reason to depart from that approach in the present case (see also, mutatis mutandis, Eugenia Michaelidou Ltd and Michael Tymvios v. Turkey, no. 16163/90, §§ 37-38, 31 July 2003).
V. APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
41. Article 41 of the Convention provides:
“If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.”
A. Pecuniary and non-pecuniary damage
1. The parties’ submissions
(a) The applicants
42. In their just satisfaction claims of 7 April 2000, the applicants requested 91,456 Cypriot pounds (CYP – approximately 156,261 euros (EUR)) for pecuniary damage. They relied on an expert’s report assessing the value of their losses which included the loss of annual rent collected or expected to be collected from renting out their property in Ayios Amvrosios, plus interest from the date on which such rents were due until the day of payment. The rent claimed was for the period dating back to January 1987, when the respondent Government accepted the right of individual petition, until April 2000. The applicants did not claim compensation for any purported expropriation since they were still the legal owners of the property. The evaluation report contained a description of Ayios Amvrosios, of its development perspectives and of the applicants’ property.
43. The valuation report calculated the annual rent obtainable from the applicants’ property as a percentage (4%) of the market value of the two semi-detached houses in August 1974. A 5% annual increase was applied both to the rents and to the market value of the property. According to the applicants’ expert, their houses had a 1974 market value of CYP 38,000 (approximately EUR 64,926), while the rent obtainable from them at that time was CYP 1,520 (approximately EUR 2,597) per annum. Moreover, compound interest for delayed payment was applied at a rate of 8% per annum.
44. On 25 January 2008, following a request from the Court for an update on the developments of the case, the applicants submitted updated claims for just satisfaction, which were meant to cover the loss of the use of the property from 1 January 1987 to 31 December 2007. They produced a revised valuation report, which, on the basis of the criteria adopted in the previous report, concluded that the whole sum due for the loss of use was CYP 102,379 plus CYP 104,206 for interest. The total sum claimed under this head was thus CYP 206,585 (approximately EUR 352,971).
45. In their just satisfaction claims of 7 April 2000, the applicants further claimed non-pecuniary damages. They left up to the Court to determine their amount, noting, however, that they considered that the sum of CYP 100,000 (approximately EUR 170,860) for each of them would not be sufficient.
(b) The Government
46. The Government filed comments on the applicants’ updated claims for just satisfaction on 30 June 2008 and 15 October 2008. They pointed out that the present application was part of a cluster of similar cases raising a number of problematic issues and maintained that the claims for just satisfaction were not ready for examination. The Government had in fact encountered serious problems in identifying the properties and their present owners. The information provided by the applicants in this regard was not based on reliable evidence. Moreover, owing to the lapse of time since the lodging of the applications, new situations might have arisen: the properties could have been transferred, donated or inherited within the legal system of southern Cyprus. These facts would not have been known to the respondent Government and could be certified only by the Greek-Cypriot authorities, who, since 1974, had reconstructed the registers and records of all properties in northern Cyprus. Applicants should be required to provide search certificates issued by the Department of Lands and Surveys of the Republic of Cyprus. In cases where the original applicant had passed away or the property had changed hands, questions might arise as to whether the new owners had a legal interest in the property and whether they were entitled to pecuniary and/or non-pecuniary damages.
47. The Government submitted that as an annual increase of the value of the properties had been applied, it would be unfair to add compound interest for delayed payment, and that Turkey had recognised the jurisdiction of the Court on 21 January 1990, and not in January 1987. In any event, the alleged 1974 market value of the properties was exorbitant, highly excessive and speculative; it was not based on any real data with which to make a comparison and made insufficient allowance for the volatility of the property market and its susceptibility to influences both domestic and international. The report submitted by the applicants had instead proceeded on the assumption that the property market would have continued to flourish with sustained growth during the whole period under consideration.
48. The Government produced a valuation report prepared by the Turkish-Cypriot authorities, which they considered to be based on a “realistic assessment of the 1974 market values, having regard to the relevant land records and comparative sales in the areas where the properties [were] situated”. This report contained two proposals, assessing, respectively, the sum due for the loss of use of the properties and their present value. The second proposal was made in order to give the applicants the option to sell the property to the State, thereby relinquishing title to and claims in respect of it.
49. The report prepared by the Turkish-Cypriot authorities specified that the properties described in paragraph 8 above were possessed by refugees; they could not therefore form the object of restitution but could give entitlement to financial compensation, to be calculated on the basis of the loss of income (by applying a 5% rent on the 1974 market values) and increase in value of the property between 1974 and the date of payment. Had the applicants applied to the Immovable Property Commission, the latter would have offered CYP 17,416.75 (approximately EUR 29,758) to compensate the loss of use from July 1995 onwards and CYP 25,929.69 (approximately EUR 44,303) for the value of the properties. According to an expert appointed by the “TRNC” authorities, the 1974 open-market value of the applicants’ properties was CYP 4,237 (approximately EUR 7,239). Upon fulfilment of certain conditions, the Immovable Property Commission could also have offered the applicants exchange of their properties with Turkish-Cypriot properties located in the south of the island.
50. Finally, the Government did not comment on the applicants’ submissions under the head of non-pecuniary damage.
2. The third party intervener
51. The Government of Cyprus fully supported the applicants’ updated claims for just satisfaction.
3. The Court’s assessment
52. The Court first notes that the Government’s submission that doubts might arise as to the applicants’ title of ownership over the properties at issue (see paragraph 46 above) is, in substance, an objection of incompatibility ratione materiae with the provisions of Article 1 of Protocol No. 1. Such an objection has already been examined and rejected by the Court for the reasons stated in paragraphs 18-20 above.
53. In the circumstances of the case, the Court considers that the question of the application of Article 41 in respect of pecuniary and non-pecuniary damage is not ready for decision. It observes, in particular, that the parties have failed to provide reliable and objective data pertaining to the prices of land and real estate in Cyprus at the date of the Turkish intervention. This failure renders it difficult for the Court to assess whether the estimate furnished by the applicants of the 1974 market value of their properties is reasonable. The question must accordingly be reserved and the subsequent procedure fixed with due regard to any agreement which might be reached between the respondent Government and the applicants (Rule 75 § 1 of the Rules of Court).
B. Costs and expenses
54. In their just satisfaction claims of 7 April 2000, relying on bills from their representatives, the applicants sought CYP 3,750 (approximately EUR 6,407) for the costs and expenses incurred before the Court. In their updated claims for just satisfaction of 25 January 2008, they submitted additional bills of costs for the new valuation report and for legal fees amounting to EUR 517.5 and EUR 2,000 respectively. The total sum sought for cost and expenses was thus approximately EUR 8,924.
55. The Government did not comment on this point.
56. In the circumstances of the case, the Court considers that the question of the application of Article 41 in respect of costs and expenses is not ready for decision. The question must accordingly be reserved and the subsequent procedure fixed with due regard to any agreement which might be reached between the respondent Government and the applicants.
FOR THESE REASONS, THE COURT
1. Dismisses by six votes to one the Government’s preliminary objections;
2. Holds by six votes to one that there has been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention;
3. Holds by six votes to one that there has been a violation of Article 8 of the Convention;
4. Holds unanimously that it is not necessary to examine whether there has been a violation of Article 14 of the Convention;
5. Holds unanimously that the question of the application of Article 41 is not ready for decision;
accordingly,
(a) reserves the said question in whole;
(b) invites the Government and the applicants to submit, within three months from the date on which the judgment becomes final in accordance with Article 44 § 2 of the Convention, their written observations on the matter and, in particular, to notify the Court of any agreement that they may reach;
(c) reserves the further procedure and delegates to the President of the Chamber the power to fix the same if need be.
Done in English, and notified in writing on 22 September 2009, pursuant to Rule 77 §§ 2 and 3 of the Rules of Court.
Fatoş Aracı Nicolas Bratza
Deputy Registrar President
In accordance with Article 45 § 2 of the Convention and Rule 74 § 2 of the Rules of Court, the separate opinion of Judge Karakaş is annexed to this judgment.
N.B.
F.A.

DISSENTING OPINION OF JUDGE KARAKAŞ
Unlike the majority, I consider that the objection of non-exhaustion of domestic remedies raised by the Government should not have been rejected. Consequently, I cannot agree with the finding of violations of Article 1 of Protocol No. 1 and Article 8 of the Convention, for the same reasons as those mentioned in my dissenting opinion in the case of Gavriel v. Turkey (no. 41355/98, 20 January 2009).

A chi rivolgersi e i costi dell'assistenza

Il Diritto dell'Espropriazione è una materia molto complessa e poco conosciuta, che "ingloba" parti importanti di molteplici rami del diritto. Per tutelarsi è quindi essenziale farsi assistere da un Professionista (con il quale si consiglia di concordare in anticipo i costi da sostenere, come ormai consentito dalle leggi in vigore).

Se l'espropriato ha già un Professionista di sua fiducia, può comunicagli che sul nostro sito trova strumenti utili per il suo lavoro.
Per capire come funziona la procedura, quando intervenire e i costi da sostenere, si consiglia di consultare la Sezione B.6 - Come tutelarsi e i Costi da sostenere in TRE Passi.

  • La consulenza iniziale, con esame di atti e consigli, è sempre gratuita
    - Per richiederla cliccate qui: Colloquio telefonico gratuito
  • Un'eventuale successiva assistenza, se richiesta, è da concordare
    - Con accordo SCRITTO che garantisce l'espropriato
    - Con pagamento POSTICIPATO (si paga con i soldi che si ottengono dall'Amministrazione)
    - Col criterio: SE NON OTTIENI NON PAGHI

Se l'espropriato è assistito da un Professionista aderente all'Associazione pagherà solo a risultato raggiunto, "con i soldi" dell'Amministrazione. Non si deve pagare se non si ottiene il risultato stabilito. Tutto ciò viene pattuito, a garanzia dell'espropriato, con un contratto scritto. è ammesso solo un rimborso spese da concordare: ad. es. 1.000 euro per il DAP (tutelarsi e opporsi senza contenzioso) o 2.000 euro per il contenzioso. Per maggiori dettagli si veda la pagina 20 del nostro Vademecum gratuito.

La data dell'ultimo controllo di validità dei testi è la seguente: 11/12/2024