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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF HADJIPROCOPIOU AND OTHERS v. TURKEY

Tipologia: Sentenza
Importanza: 3
Articoli:
Numero: 37395/97/2009
Stato: Turchia
Data: 2009-09-22 00:00:00
Organo: Sezione Quarta
Testo Originale

QUARTA SEZIONE
CAUSA HADJIPROCOPIOU ED ALTRI C. TURCHIA
(Richiesta n. 37395/97)
SENTENZA
(meriti)
STRASBOURG
22 settembre 2009
Questa sentenza diverrà definitiva nelle circostanze esposte nell’ Articolo 44 § 2 della Convenzione. Può essere soggetta a revisione editoriale.

Nella causa Hadjiprocopiou ed Altri c. Turchia,
La Corte europea dei Diritti umani (quarta Sezione), riunendosi in una Camera, composta da:
Nicolas Bratza, Presidente, Lech Garlicki, Ljiljana Mijoviæ, David Thór Björgvinsson, Ján Šikuta, Päivi Hirvelä, Işıl Karakaş, giudici,
e Fatoş Aracı, Cancelliere di Sezione Aggiunto,
Avendo deliberato in privato il 1 settembre 2009,
Consegna la seguente sentenza che fu adottata in quella data:
PROCEDURA
1. La causa nacque da una richiesta (n. 37395/97) contro la Repubblica di Turchia depositata presso la Commissione europea dei Diritti umani (“la Commissione”) sotto l’Articolo 25 precedente della Convenzione per la Protezione dei Diritti umani e delle Libertà Fondamentali (“la Convenzione”) da tre cittadini ciprioti, il Sig. C. H., la Sig.ra E. H. e la Sig.ra M. H. – I. (“i richiedenti”), il 22 luglio 1997.
2. I richiedenti sono stati rappresentati dal Sig. A. D. e dalla Sig.ra V. L., due avvocati che praticano a Nicosia. Il Governo turco (“il Governo”) è stato rappresentato dal suo Agente, il Sig. Z.M. Necatigil.
3. I richiedenti addussero che l’occupazione turca della parte settentrionale di Cipro li aveva spogliati della loro casa e proprietà.
4. La richiesta fu trasmessa alla Corte il 1 novembre 1998, quando il Protocollo N.ro 11 alla Convenzione entrò in vigore (Articolo 5 § 2 del Protocollo N.ro 11).
5. Con una decisione dell’ 8 giugno 1999 la Corte dichiarò la richiesta ammissibile.
6. I richiedenti ed il Governo entrambi registrarono delle osservazioni sui meriti (Articolo 59 § 1). Inoltre, furono ricevuti dei commenti di una terza parte intervenuta dal Governo di Cipro che aveva esercitato il suo diritto ad intervenire (Articolo 36 § 1 della Convenzione e Articolo 44 § 1 (b)).
I FATTI
7. Il primo e la seconda richiedente, una coppia sposata nacquero rispettivamente nel 1916 e nel 1928 e vivono a Ayia Napa. La terza richiedente, loro figlia nacque nel 1959 e vive a Limassol.
8. I richiedenti erano i proprietari di un’area di terreno e di un edificio ubicati a Famagusta, nella strada centrale di Franklin Roosevelt. L’edificio comprendeva uno spazio sottoterra di parcheggio, otto negozi, una caffetteria e sei appartamenti. I negozi erano a pianterreno, mentre gli appartamenti erano al primo, all’ammezzato e al secondo piano. Sino all’ 14 agosto 1974 uno di questi appartamenti era usato dai tre richiedenti come loro dimora ed un altro dal primo richiedente come suo studio medico. Il 14 agosto 1974, siccome stava avanzando l’esercito turco, i richiedenti erano stati costretti a lasciare Famagusta. Da allora in poi, loro non erano stati in grado ritornarvi o di godere delle loro proprietà.
9. In appoggio alla loro rivendicazione di proprietà, i richiedenti produssero certificati di affermazione di proprietà di patrimoni immobiliari occupati dai turchi emessi dal Dipartimento del Terreno e delle Indagini della Repubblica di Cipro. Questi certificati affermavano che erano i proprietari legittimi di un’area di terreno con un edificio di una superficie di 811 m² a Famagusta, Quartiere Ayios Nicolaos registrati sotto l’ area n. 1222, foglio mappale 33/12.6.II , Blocco E.
10. Il 9 luglio 2002 il rappresentante dei richiedenti informò la Corte che la seconda richiedente, la Sig.ra E. H. era deceduta il 19 ottobre 2000. Di conseguenza, la sua proprietà era soggetta ad un’amministrazione. Sotto la detta amministrazione, ¼ dell’area descritta sotto il paragrafo 9 sopra fu trasferita alla terza richiedente, la Sig.ra M. H.-I.. Il 30 marzo 2001 il primo richiedente, il Sig. C. H., donò ¼ donato della stessa area alla terza richiedente. Quest’ultima divenne così la proprietaria di ½ dell’area in questione.
LA LEGGE
I. QUESTIONE PREGIUDIZIALE
11. La Corte nota all’inizio che la seconda richiedente è morta il 19 ottobre 2000, dopo l’introduzione della sua richiesta mentre la causa era pendente di fronte alla Corte. I due altri richiedenti ereditarono la sua parte delle proprietà a cui si fa riferimento nella presente richiesta (vedere paragrafo 10 sopra). Benché gli eredi di un richiedente deceduto non possano chiedere un diritto generale perché l’esame della richiesta portata da quest’ultimo venga continuato dalla Corte (vedere Scherer c. Svizzera, 25 marzo 1994 Serie A n. 287), la Corte ha accettato in numerose occasioni che ai parenti prossimi di un richiedente deceduto venga concesso di prendere il suo posto (vedere Deweer c. Belgio, 27 febbraio 1980, § 37 Serie A n. 35, e Raimondo c. Italia, 22 febbraio 1994, § 2 Serie A n. 281-a).
12. Ai fini della presente causa, la Corte è pronta ad accettare che il primo e la terza richiedente possano proseguire la richiesta inizialmente introdotta dalla Sig.ra E. H. (vedere, mutatis mutandis, Kirilova ed Altri c. Bulgaria, N. 42908/98, 44038/98, 44816/98 e 7319/02, § 85, 9 giugno 2005, e Nerva ed Altri c. Regno Unito, n. 42295/98, § 33 ECHR 2002-VIII).
II. LE OBIEZIONI PRELIMINARI DEL GOVERNO
13. Il Governo sollevò delle obiezioni preliminari di inammissibilità ratione loci e ratione temporis, di non-esaurimento delle vie di ricorso nazionali e di mancanza di status di vittima. La Corte osserva che queste obiezioni erano identiche a quelle sollevati nella causa Alexandrou c. Turchia (n. 16162/90, §§ 11-22 20 gennaio 2009), e dovrebbero essere respinte per le stesse ragioni.
III. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N. 1 ALLA CONVENZIONE
14. I richiedenti si lamentarono che dall’ agosto 1974, la Turchia aveva impedito loro di esercitare il loro diritto al godimento tranquillo delle loro proprietà.
Loro invocarono l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 che si legge come segue:
“Ogni persona fisica o giuridica è abilitata al godimento pacifico delle sue proprietà. Nessuno sarà privato delle sue proprietà eccetto che nell’interesse pubblico e soggetto alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali di diritto internazionale.
Comunque, le disposizioni precedenti non possono in qualsiasi modo danneggiare il diritto di un Stato ad eseguire simili leggi come ritiene necessario per controllare l’uso di proprietà in conformità con l’interesse generale o assicurare il pagamento di tasse o gli altri contributi o sanzioni penali.”
15. Il Governo contestò questa rivendicazione.
A. Gli argomenti delle parti
1. Il Governo
16. Il Governo presentò che i richiedenti non sono riusciti a produrre prova affidabile che mostri che al tempo dell’intervento turco loro erano i proprietari delle proprietà in questione. La loro rivendicazione sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 era perciò non comprovata.
17. In qualsiasi caso, l’interferenza addotta coi diritti di proprietà dei richiedenti non poteva essere vista isolatamente dalla situazione politica generale a Cipro e avrebbe potuto essere in qualsiasi caso giustificata nell’interesse generale.
2. I richiedenti
18. I richiedenti notarono che loro avevano prodotto prove documentarie emesse dal Governo di Cipro che certificavano che loro erano i proprietari delle proprietà descritte nei paragrafi 8 e 9 sopra. Gli atti di titolo originali furono lasciati a Famagusta nel 1974 ed erano da quella data sotto il controllo del Governo rispondente. Appellandosi ai principi posti dalla Corte nella causa Loizidou c. Turchia ((meriti), 18 dicembre 1996, Relazioni di Sentenze e Decisioni 1996-VI), i richiedenti addussero che l’interferenza coi loro diritti di proprietà mancava di qualsiasi la giustificazione legale.
3. La terza parte intervenuta
19. Il Governo di Cipro osservò che il suo Dipartimento dei Terreni e delle Indagini aveva fornito certificati d’affermazione alle persone che non avevano atti di titolo di proprietà in loro possesso ma il cui titolo era stato registrato nei registri dell’Ufficio del Distretto dei Terreni nell’area occupata dai turchi . Questi certificati erano prova prima facie del loro diritto di proprietà. Le autorità della “TRNC” erano in possesso di tutti i documenti del Dipartimento dei Terreni e delle Indagini relativi al titolo a proprietà. Era perciò dovere del Governo rispondente di produrli
20. Il Governo della Cipro notò inoltre che la presente causa era simile a quella di Loizidou c. Turchia ((i meriti), citata sopra), in cui la Corte aveva trovato che la perdita di controllo di proprietà da parte degli espatriati sorse come una conseguenza dell’occupazione della parte settentrionale di Cipro da parte delle truppe turche e la costituzione della “TRNC”, e che il rifiuto di accesso alla proprietà nella Cipro settentrionale occupata costituiva una violazione e continua dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.

B. La valutazione della Corte

21. La Corte da prima nota che i documenti presentati dalle richiedenti (vedere paragrafo 9 sopra) fornivano prova prima facie che loro avevano un titolo di proprietà sulla proprietà in questione. Siccome il Governo rispondente andò a vuoto nel produrre prova convincente per confutazione, la Corte considera che le richiedenti avevano una “ proprietà” all’interno del significato dell’ Articolo 1 di Protocollo N.ro 1.
22. La Corte richiama che nella causa Loizidou summenzionata ((meriti), citata sopra, §§ 63-64), ragionò come segue:
“63. … come conseguenza del fatto che alla richiedente è stato rifiutato l’accesso al terreno dal 1974, lei ha perso effettivamente ogni controllo sulla sua proprietà, così come tutte le possibilità di usarla e goderne. Il rifiuto continuo di accesso deve essere considerato perciò un’interferenza coi suoi diritti sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1. Tale interferenza non può, nelle circostanze eccezionali della presente causa a cui la richiedente ed il Governo cipriota hanno fatto riferimento , essere considerata o una privazione di proprietà o un controllo dell’ uso all’interno del significato dei primo e del secondo paragrafo di Articolo 1 del Protocollo N.ro 1. Chiaramente rientra comunque, all’interno del significato della prima frase di questo provvedimento come un’interferenza col godimento tranquillo della proprietà. A questo riguardo la Corte osserva che l’ostacolo può corrispondere ad una violazione della Convenzione proprio come un impedimento legale.
64. A parte un riferimento passeggero alla dottrina della necessità come giustificazione per gli atti del ‘TRNC’ ed al fatto che diritti di proprietà erano la materia di discorsi intercomunali, il Governo turco non ha cercato di fare osservazioni che giustificavano l’interferenza sopra coi diritti di proprietà della richiedente che sono imputabili alla Turchia.
Comunque, non è stato spiegato come il bisogno di ridare una sistemazione ai rifugiati ed espatriati ciprioti turchi negli anni seguenti l’intervento turco nell’isola nel 1974 potrebbe giustificare la negazione completa dei diritti di proprietà del richiedente nella forma di un rifiuto totale e continuo di accesso ed un’espropriazione stabilita senza risarcimento.
Neanche il fatto che i diritti di proprietà erano la materia dei discorsi di intercomunali che coinvolgono ambo le comunità a Cipro non può offrire una giustificazione per questa situazione sotto la Convenzione. In simili circostanze, la Corte conclude, che c’è stato e continua ad esserci una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.”
23. Nella causa di Cipro c. Turchia ([GC], n. 25781/94, ECHR 2001-IV) la Corte confermò le conclusioni sopra (§§ 187 e 189):
“187. La Corte è persuasa che sia il suo ragionamento sia la sua conclusione nella sentenza Loizidou ( meriti) si applica con la stessa forza a Ciprioti greci espatriati che, come la Sig.ra L., non è in grado di avere accesso alla loro proprietà nella Cipro del nord in ragione delle restrizioni attuate dalle autorità ‘TRNC’ sul loro accesso fisico a quella proprietà. Il rifiuto totale e continuo di accesso alla loro proprietà è un’interferenza chiara col diritto degli espatriati Ciprioti greci al godimento tranquillo della proprietà all’interno del significato della prima frase dl’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.

189. .. c’è stata una violazione continua dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 in virtù del fatto che ai proprietari greco- ciprioti di proprietà nella Cipro settentrionale viene negato l’ accesso ed il controllo, l’ uso e il godimento della loro proprietà così come qualsiasi risarcimento per l’interferenza coi loro diritti di proprietà.”
24. La Corte non vede ragione nella causa presente di scostarsi dalle conclusioni alle quali è giunta nelle cause Loizidou e Cipro c. Turchia (op. cit.; vedere anche Demades c. Turchia (meriti), n. 16219/90, § 46 31 luglio 2003).
25. Di conseguenza, conclude che c’è stata una violazione dell’ Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 alla Convenzione in virtù del fatto che alla richiedente fu negato l’accesso ed il controllo, l’uso e il godimento della sua proprietà così come qualsiasi risarcimento per l’interferenza coi suoi diritti di proprietà.

IV. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 8 DELLA CONVENZIONE

26. I richiedenti presentarono che nel 1974 avevano avuto la loro casa a Kyrenia. Siccome non erano più state in grado di ritornarvi , loro erano vittime di una violazione dell’ Articolo 8 della Convenzione.
Questa disposizione si legge come segue:
“1. Ognuno ha diritto al rispetto della sua vita privata e famigliare, della sua casa e della sua corrispondenza.
2. Non ci sarà interferenza da parte un’autorità pubblica con l’esercizio di questo diritto eccetto nel caso fosse in conformità con la legge e necessaria in una società democratica negli interessi della sicurezza nazionale, della sicurezza pubblica o del benessere economico del paese, per la prevenzione del disturbo o del crimine, per la protezione della salute o della morale, o per la protezione dei diritti e delle libertà altrui.”
27. Il Governo contestò questa rivendicazione.
28. I richiedenti presentarono che loro erano proprietari, inter alia, di un appartamento a Famagusta e che sino al 1974 stavano usando questi locali come loro dimora. Loro dissero che qualsiasi interferenza coi loro diritti dell’ Articolo 8 non era stata giustificata sotto il secondo paragrafo di questa disposizione.
29. Il Governo di Cipro presentò che dove le proprietà del richiedente costituivano la dimora della persona, c’era una violazione dell’ Articolo 8 della Convenzione.
30. La Corte nota che il Governo andò a vuoto nel produrre qualsiasi prova in grado di gettare dubbio sulla dichiarazione dei richiedenti che, al tempo dell’invasione turca, loro risiedevano regolarmente a Famagusta e che questo appartamento era trattato dai richiedenti come una dimora.
31. Di conseguenza, la Corte considera che nelle circostanze della presente causa, l’appartamento dei richiedenti era qualificato come “dimora” all’interno del significato dell’ Articolo 8 della Convenzione al tempo in cui gli atti di cui ci si lamenta ebbero luogo.
32. La Corte osserva che la presente causa differisce dalla causa Loizidou ((meriti), citata sopra) poiché, diversamente dalla Sig.ra L., i richiedenti davvero avevano una dimora a Famagusta.
33. La Corte nota che dal 1974 i richiedenti non sono stati in grado di ottenere l’accesso e l’utilizzo di quella casa. In questo collegamento la Corte richiama che, nella sua sentenza nella causa Cipro c. Turchia (citata sopra, §§ 172-175), concluse che il rifiuto completo del diritto degli espatriati greco -ciprioti del rispetto delle loro case nella Cipro settentrionale dal 1974 costituiva una violazione continua dell’ Articolo 8 della Convenzione. La Corte ragionò come segue:
“172. La Corte osserva che la politica ufficiale delle autorità della’TRNC’ di negare il diritto degli espatriati di ritornare alle loro case viene eseguita con delle restrizioni molto rigide operate dalle stesse autorità sulle visite al nord da parte di ciprioti greci che vivono a sud. Di conseguenza, non solo gli espatriati non sono in grado di richiedere alle autorità di rioccupare le case che si sono lasciati alle spalle, ma a loro viene fisicamente impedito di farvi visita.
173. La Corte nota inoltre che la situazione contestata dal Governo richiedente è stata ottenuta dagli eventi del 1974 nella parte settentrionale di Cipro. Sembrerebbe che non è stata mai riflessa nella ‘ legislazione’ e è stata eseguita come una questione di politica in appoggio di una disposizione bi-zonale configurata, si sostiene, per minimizzare il rischio di conflitto che la mescolanza delle comunità greche e turco-cipriote potrebbe creare nel nord. Questa disposizione bi-zonale viene intrapresa all’interno della struttura dei discorsi inter-comunali patrocinati dal Segretario Generale delle Nazioni Unite…
174. La Corte farebbe le seguenti osservazioni i in questo collegamento: in primo luogo, il rifiuto completo del diritto degli espatriati al rispetto delle loro case non ha base legale all’interno del significato dell’ Articolo 8 § 2 della Convenzione (vedere paragrafo 173 sopra); in secondo luogo, i discorsi inter-comunali non possono essere invocati per legittimare una violazione della Convenzione; in terzo luogo, la violazione in questione resiste come questione politica dal 1974 e deve essere considerata continua.
175. In prospettiva di queste considerazioni, la Corte conclude, che c’è stata una violazione continua dell’ Articolo 8 della Convenzione in ragione del rifiuto di concedere il ritorno di qualsiasi espatriato greco- cipriota alla sua casa nella parte settentrionale di Cipro.”
34. La Corte non vede alcuna ragione nella presente causa per abbandonare il ragionamento e le costatazioni sopra (vedere anche Demades (meriti), citata sopra, §§ 36-37).
35. Di conseguenza, conclude che c’è stata una violazione continua dell’ Articolo 8 della Convenzione a causa del rifiuto completo del diritto del richiedente al rispetto per la sua casa.
V. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 14 DELLA CONVENZIONE, PRESO IN CONCOMITANZA CON L’ARTICOLO 8 DELLA CONVENZIONE E L’ ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N. 1
36. I richiedenti si lamentarono di una violazione sotto l’Articolo 14 della Convenzione a causa di un trattamento discriminatorio contro loro nel godimento dei loro diritti sotto l’Articolo 8 della Convenzione e dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1. Loro addussero che questa discriminazione era stata basata sulla loro origine nazionale e sule loro credenze religiose.
L’Articolo 14 della Convenzione si legge come segue:
“Il godimento dei diritti e delle libertà stabilite [nella] Convenzione sarà garantito senza discriminazione su alcuna base come il sesso,la razza, il colore, la lingua, la religione, l’opinione politica o altro, la cittadinanza od origine sociale, l’associazione con una minoranza nazionale, la proprietà,la nascita o altro status.”
37. La Corte che nella causa Alexandrou (citata sopra, §§ 38-39) ha trovato che non era necessario eseguire un esame separato dell’azione di reclamo sotto l’Articolo 14 della Convenzione. La Corte non vede alcuna ragione di abbandonare questo approccio nella presente causa (vedere anche, mutatis mutandis, Eugenia Michaelidou Ltd e Michael Tymvios c. Turchia, n. 16163/90, §§ 37-38 del 31 luglio 2003).
VI. L’APPLICAZIONE DELL’ ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
38. L’Articolo 41 della Convenzione prevede:
“Se la Corte costata che c’è stata una violazione della Convenzione o dei Protocolli, e se la legge interna dell’Alta Parte Contraente riguardata permette una riparazione solamente parziale, la Corte può, se necessario, riconoscere una soddisfazione equa alla vittima.”
A. Danno materiale e morale
1. Le osservazioni delle parti
(a) I richiedenti
39. Nelle loro rivendicazioni di soddisfazione equa del 19 settembre 1999, i richiedenti richiesero 569,879 lire cipriote (CYP -approssimativamente 973,695 euro (EUR)) per danno materiale. Loro si appellarono al rapporto di un esperto che valutava il valore delle loro perdite che includevano la perdita di affitto annuale percepito o che ci si aspettava di percepire dall’affitto del loro edificio a Famagusta, più interesse dalla data in cui simili affitti erano dovuti sino al giorno del pagamento. L’affitto chiesto era per il periodo risalente al gennaio 1987, quando il Governo rispondente accettò il diritto di ricorso individuale, sino al gennaio 2000. I richiedenti non chiesero il risarcimento per qualsiasi espropriazione stabilita poiché loro erano ancora i proprietari legali delle proprietà. Il rapporto di valutazione conteneva una descrizione di Famagusta, delle sue prospettive di sviluppo e delle proprietà dei richiedenti.
40. Il rapporto di valutazione calcolò l’affitto annuale ottenibile dall’edificio dei richiedenti sulla base di un affidavit del 4 giugno 1997 nel quale il primo richiedente aveva affermato che il totale di tutti gli affitti senza la residenza di famiglia e l’ufficio medico era, nell’ agosto 1974, di CYP 510 al mese. Con la residenza e l’ufficio gli affitti sarebbero arrivati a CYP 720 al mese, per un affitto totale annuale di CYP 8,712 (circa EUR 14,885). L’esperto considerò che questi importi fossero ragionevoli; prese inoltre in considerazione il trend di aumento dell’ affitto sulla base di: (a) la natura dell’area della proprietà; (b) il trend per il periodo 1970-1974; (c) il trend nelle aree non occupate di Cipro dal 1974 in avanti. Quest’ultimo trend era basato sull’Indice dei prezzi al consumo per gli affitti e gli alloggi emesso dal Dipartimento di Statistica e Ricerca del Governo di Cipro, aumentato da una percentuale del 25%. Fu inoltre applicato l’interesse composto per pagamento ritardato ad un tasso dell’ 8% all’anno.
41. Il 24 gennaio 2008, in seguito ad una richiesta dalla Corte per un aggiornamento sugli sviluppi della causa, i richiedenti presentarono rivendicazioni aggiornate per soddisfazione equa allo scopo di coprire il periodo di perdita dell’uso delle proprietà dal1 gennaio 1987 al 31 dicembre 2007 . Loro produssero un rapporto di valutazione riveduto che, sulla base dei criteri adottati nel rapporto precedente, concluse che la somma intera dovuta per la perdita d’uso era CYP 730,858 più CYP 738,957 per interesse. La somma totale chiesta sotto questo capo era così CYP 1,469,815 (circa EUR 2,511,326).
42. Nelle loro rivendicazioni di soddisfazione equa del settembre 1999, i richiedenti chiesero inoltre CYP 180,000 (circa EUR 307,548) per ognuno di loro a riguardo del danno morale. In particolare, ogni richiedente chiese in primo luogo CYP 30,000 per l’angoscia e la frustrazione subite a causa della violazione continua dei loro diritti di proprietà. Loro affermarono che questa somma era stata calcolata sulla base della somma assegnata dalla Corte nella causa Loizidou ((soddisfazione equa), Relazioni 1998-IV, 28 luglio 1998), prendendo in considerazione, comunque che il periodo di tempo per il quale il danno è stato rivendicato nella presente causa era più lungo. I richiedenti chiesero anche CYP 90,000 ognuno per l’angoscia e lo stress a cui erano stati sottoposti a causa del rifiuto del loro diritto al rispetto rispettare della loro casa e CYP 60,000 ognuno per la violazione dei loro diritti sotto l’Articolo 14 della Convenzione.
43. Nelle loro rivendicazioni aggiornate per la soddisfazione equa del 24 gennaio 2008, i richiedenti infine richiesero, la somma supplementare di EUR 50,000 ognuno per danno morale.
(b) Il Governo
44. Il Governo registrò commenti sulle rivendicazioni aggiornate delle richiedenti per la soddisfazione equa il 30 giugno 2008 e d il 15 ottobre 2008. Indicò che la presente richiesta era parte di un gruppo di cause simili che sollevavano un numero di questioni problematiche e sostenne che le rivendicazioni per la soddisfazione equa non erano pronte per un esame. Il Governo aveva infatti incontrato dei problemi seri nell’identificare le proprietà ed i loro attuali proprietari. Le informazioni fornite dai richiedenti a questo riguardo non erano basate su prove affidabili. Inoltre, a causa del tempo trascorso dal deposito delle richieste, è probabile che siano potute sorgere nuove situazioni: le proprietà avrebbero potuto essere trasferite, avrebbero potuto essere donate o avrebbero potuto essere ereditate all’interno dell’ordinamento giuridico della Cipro meridionale. Questi fatti non sarebbero stati conosciuti al Governo rispondente e avrebbero potuto essere certificati solamente dalle autorità greco- cipriote che, dal 1974, avevano ricostruito i registri e i documenti di tutte le proprietà nella Cipro settentrionale. Si potrebbe richiedere alle richiedenti di fornire certificati di ricerca emessi dal Dipartimento dei Terreni e delle Indagini della Repubblica della Cipro. In casi in cui il richiedente originale se ne fosse andato o la proprietà avesse cambiato mani, è probabile che sorgano delle questioni riguardo a se i nuovi proprietari avevano un interesse legale nella proprietà e se a loro stati concessi danno morali e/o materiali .
45. Riguardo specificamente alla a presente richiesta, il Governo notò che la decisione sull’ammissibilità non identificò le proprietà dei richiedenti, ma si confinò a dare l’indirizzo di un edificio a Famagusta.
46. Il Governo presentò che siccome era stato applicato un aumento annuale del valore delle proprietà, sarebbe ingiusto aggiungere un interesse composto per pagamento ritardato, e che la Turchia aveva riconosciuto la giurisdizione della Corte il 21 gennaio 1990, e non nel gennaio 1987. In qualsiasi caso, il valore di mercato addotto del 1974 delle proprietà era esorbitante, estremamente eccessivo e speculativo; non era basato su nessun dato vero con cui fare un paragone e ha considerato in modo insufficiente la volatilità del mercato delle proprietà e la sua suscettibilità alle influenze sia nazionale che internazionali. Il rapporto presentato dalle richiedenti aveva proceduto invece all’assunzione che il mercato delle proprietà avrebbe continuato a fiorire con crescita economica continua durante l’intero periodo preso in considerazione.
47. Il Governo produsse un rapporto di valutazione preparato dalle autorità turco-cipriote che considerava essere basato su una “valutazione realistica dei valori di mercato del 1974, avendo riguardo ai documenti dei terreni attinenti e alle vendite comparative nelle aree in cui le proprietà [erano] situate.” Questo rapporto conteneva due proposte, valutando, rispettivamente la somma dovuta per la perdita d’uso delle proprietà ed il loro valore attuale. La seconda proposta fu fatta per dare al richiedente la scelta di vendere la proprietà allo Stato, abbandonando con ciò il titolo di proprietà e qualsiasi rivendicazione riguardo a questo.
48. Il rapporto preparato dalle autorità turco-cipriote specificava che sarebbe stato possibile prevedere, o immediatamente o dopo la decisione della questione di Cipro, la restituzione delle proprietà descritte nei paragrafi 8 e 9 sopra. Se le condizioni per la restituzione in causa non venissero adempiute, i richiedenti potrebbero chiedere il risarcimento finanziario, da calcolare sulla base della perdita di utili (applicando un tasso del 5% sui valori di mercato del 1974) e dell’ aumento di valore della proprietà fra il 1974 e la data di pagamento. Se i richiedenti avessero fatto domanda alla Commissione del Patrimonio immobiliare, quest’ultima avrebbe offerto CYP 574,558.06 (circa EUR 981,689) per compensare la perdita d’uso e CYP 611,982.25 (circa EUR 1,045,632) per il valore delle proprietà. Secondo un esperto nominato dalle autorità della “TRNC”, il valore del libero mercato del 1974 delle proprietà dei richiedenti era CYP 100,000 (circa EUR 170,860). Contro l’adempimento di certe condizioni, la Commissione del Patrimonio immobiliare avrebbe potuto offrire anche alla richiedente il cambio della sua proprietà con delle proprietà turco-cipriote localizzate nel sud dell’isola.
49. Contro l’adempimento di certe condizioni, la Commissione del Patrimonio immobiliare avrebbe potuto offrire anche alla richiedente il cambio della sua proprietà con delle proprietà turco-cipriote localizzate nel sud dell’isola2 La terza parte intervenuta
50. Il Governo di Cipro sostenne pienamente le rivendicazioni aggiornate delle richiedenti per la soddisfazione equa.
3. La valutazione della Corte
51. La Corte da prima nota che l’osservazione del Governo per cui è probabile che sorgano dei dubbi a riguardi del titolo di proprietà del richiedente sulle proprietà in questione (vedere paragrafo 36 sopra) è, in sostanza, un’obiezione d’ incompatibilità ratione materiae con le disposizioni dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1. Tale obiezione avrebeb dovuto essere sollevata prima che la richiesta fosse dichiarata ammissibile o, al più tardi, nel contesto delle osservazioni delle parti sui meriti. In qualsiasi caso, la Corte non può che confermare la sua costatazione per cui i richiedenti avevano una “proprietà” sull’ area di terreno e sull’edificio a Famagusta all’interno del significato dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 (vedere paragrafo 21 sopra).
52. Nelle circostanze della causa, la Corte considera, che la questione della richiesta dell’ Articolo 41 riguardo al danno materiale e morale non è pronta per una decisione. Osserva, in particolare, che le parti non sono riuscite ad offrire dati affidabili ed obiettivi concernenti i prezzi dei terreni e dei beni immobili a Cipro in data dell’intervento turco. Questo insuccesso rende difficile per la Corte valutare se la stima fornita dal richiedente del valore di mercato del 1974 della sue proprietà sia ragionevole. La questione deve essere di conseguenza riservata e la susseguente procedura fissata con dovuto riguardo ad un qualsiasi accordo al quale potrebbero giungere il Governo rispondente e la richiedente(Articolo 75 § 1 dell’ordinamento di Corte).
B. Costi e spese
53. Nelle loro rivendicazioni di soddisfazione equa del settembre 1999, appellandosi a dei conti dai loro rappresentanti, i richiedenti chiesero CYP 2,026.42 (circa EUR 3,462) per i costi e le spese sostenuti di fronte alla Corte. Questa somma includeva CYP 800 (circa EUR 1,366) per i costi del rapporto competente che valutava il valore delle loro proprietà. Nelle loro osservazioni scritte del 15 gennaio 2004, i richiedenti chiesero parcelle legali supplementari per CYP 2,645 (circa EUR 4,519). Nelle loro rivendicazioni aggiornate per la soddisfazione equa del 24 gennaio 2008, loro presentarono note spese supplementari per il nuovo rapporto di valutazione e per le parcelle legali corrispondenti rispettivamente ad EUR 392.15 ed EUR 2,955.5. La somma totale chiesta per costi e spese era così circa EUR 11,328.
54. Il Governo non fece commenti su questo punto.
55. Nelle circostanze della causa, la Corte considera, che la questione dell’applicazione dell’Articolo 41 riguardo ai costi ed alle spese non è pronta per una decisione. La questione deve essere di conseguenza riservata e la susseguente procedura fissata con dovuto riguardo ad un qualsiasi accordo al quale potrebbero giungere il Governo rispondente e le richiedenti.
PER QUESTE RAGIONI, LA CORTE
1. Sostiene all’unanimità che il primo e la terza richiedente hanno diritto a continuare i presenti procedimenti anche al posto del secondo richiedente;
2. Respinge per sei voti ad uno le obiezioni preliminari del Governo;
3. Sostiene per sei voti ad uno che c’è stata una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione;
4. Sostiene per sei voti ad uno che c’è stata una violazione dell’ Articolo 8 della Convenzione;
5. Sostiene all’unanimità che non è necessario esaminare se c’è stata una violazione dell’ Articolo 14 della Convenzione;
6. Sostiene all’unanimità che la questione dell’applicazione dell’ Articolo 41 non è pronta per una decisione;
di conseguenza,
a) riserva la questione detta in intero;
(a) riserva la detta questione per intero;
(b) invita il Governo ed la richiedente a presentare, entro tre mesi dalla data in cui la sentenza diviene definitiva in conformità con l’ Articolo 44 § 2 della Convenzione le loro osservazioni scritte sulla questione e, in particolare, a notificare alla Corte qualsiasi accordo al quale potrebbero giungere;
(c) riserva l’ulteriore procedura e delega al Presidente della Camera il potere di fissarla all’occorrenza.
Fatto in inglese, e notificato per iscritto il 22 settembre 2009, facendo seguito all’Articolo 77 §§ 2 e 3 dell’Ordinamento.
Fatoş Aracı Nicolas Bratza
Cancelliere Aggiunto Presidente
In conformità con l’Articolo 45 § 2 della Convenzione e l’articolo 74 § 2 dell’ordinamento, l’opinione separata di Giudice Karakaş è annessa a questa sentenza.
N.B.
F.A.

OPINIONE DISSIDENTE DEL GIUDICE KARAKAŞ
Diversamente dalla maggioranza, considero, che l’obiezione del non-esaurimento delle vie di ricorso nazionali sollevata dal Governo non avrebbe dovuto essere respinte. Di conseguenza, non posso concordare con la costatazione di una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 e dell’Articolo 8 della Convenzione, per le stesse ragioni di quelle menzionate nella mia opinione dissidente nella causa di Alexandrou c. Turchia (n. 16162/90, 20 gennaio 2009).

Testo Tradotto

FOURTH SECTION
CASE OF HADJIPROCOPIOU AND OTHERS v. TURKEY
(Application no. 37395/97)
JUDGMENT
(merits)
STRASBOURG
22 September 2009
This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 § 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Hadjiprocopiou and Others v. Turkey,
The European Court of Human Rights (Fourth Section), sitting as a Chamber composed of:
Nicolas Bratza, President,
Lech Garlicki,
Ljiljana Mijović,
David Thór Björgvinsson,
Ján Šikuta,
Päivi Hirvelä,
Işıl Karakaş, judges,
and Fatoş Aracı, Deputy Section Registrar,
Having deliberated in private on 1 September 2009,
Delivers the following judgment, which was adopted on that date:
PROCEDURE
1. The case originated in an application (no. 37395/97) against the Republic of Turkey lodged with the European Commission of Human Rights (“the Commission”) under former Article 25 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (“the Convention”) by three Cypriot nationals, Mr C. H., Mrs E. H. and Mrs M. H.-I. (“the applicants”), on 22 July 1997.
2. The applicants were represented by Mr A. D. and Mrs V. L., two lawyers practising in Nicosia. The Turkish Government (“the Government”) were represented by their Agent, Mr Z.M. Necatigil.
3. The applicants alleged that the Turkish occupation of the northern part of Cyprus had deprived them of their home and properties.
4. The application was transmitted to the Court on 1 November 1998, when Protocol No. 11 to the Convention came into force (Article 5 § 2 of Protocol No. 11).
5. By a decision of 8 June 1999 the Court declared the application admissible.
6. The applicants and the Government each filed observations on the merits (Rule 59 § 1). In addition, third-party comments were received from the Government of Cyprus, which had exercised its right to intervene (Article 36 § 1 of the Convention and Rule 44 § 1 (b)).
THE FACTS
7. The first and second applicants, a married couple, were born in 1916 and 1928 respectively and live in Ayia Napa. The third applicant, their daughter, was born in 1959 and lives in Limassol.
8. The applicants were the owners of a plot of land and of a building located in Famagusta, in the central Franklin Roosevelt street. The building comprised an underground parking space, eight shops, a cafeteria and six apartments. The shops were on the ground floor, while the apartments were on the first, mezzanine and second floor. Until 14 August 1974 one of these apartments was used by the three applicants as their home and another by the first applicant as his surgery. On 14 August 1974, as the Turkish army was advancing, the applicants had been forced to leave Famagusta. Since then, they had not been able to return to or to enjoy their properties.
9. In support to their claim to ownership, the applicants produced certificates of affirmation of ownership of Turkish-occupied immovable properties issued by the Department of Lands and Surveys of the Republic of Cyprus. These certificates stated that they were the legal owners of a plot of land with a building of a surface of 811 m² in Famagusta, Ayios Nicolaos Quarter, registered under plot no. 1222, sheet/plan 33/12.6.II, Block E.
10. On 9 July 2002 the applicants’ representative informed the Court that the second applicant, Mrs E. H., had passed away on 19 October 2000. As a result, her property was subject to an administration. Under the said administration, ¼ of the plot described under paragraph 9 above was transferred to the third applicant, Mrs M. H.-I.. On 30 March 2001 the first applicant, Mr C. H., donated ¼ of the same plot to the third applicant. The latter thus became the owner of ½ of the plot at issue.
THE LAW
I. PRELIMINARY ISSUE
11. The Court notes at the outset that the second applicant died on 19 October 2000, after the lodging of her application, while the case was pending before the Court. The two other applicants inherited her part of the properties referred to in the present application (see paragraph 10 above). Although the heirs of a deceased applicant cannot claim a general right for the examination of the application brought by the latter to be continued by the Court (see Scherer v. Switzerland, 25 March 1994, Series A no. 287), the Court has accepted on a number of occasions that close relatives of a deceased applicant are entitled to take his or her place (see Deweer v. Belgium, 27 February 1980, § 37, Series A no. 35, and Raimondo v. Italy, 22 February 1994, § 2, Series A no. 281-A).
12. For the purposes of the instant case, the Court is prepared to accept that the first and third applicants can pursue the application initially brought by Mrs Elli Hadjiprocopiou (see, mutatis mutandis, Kirilova and Others v. Bulgaria, nos. 42908/98, 44038/98, 44816/98 and 7319/02, § 85, 9 June 2005, and Nerva and Others v. the United Kingdom, no. 42295/98, § 33, ECHR 2002-VIII).
II. THE GOVERNMENT’S PRELIMINARY OBJECTIONS
13. The Government raised preliminary objections of inadmissibility ratione loci and ratione temporis, non-exhaustion of domestic remedies and lack of victim status. The Court observes that these objections were identical to those raised in the case of Alexandrou v. Turkey (no. 16162/90, §§ 11-22, 20 January 2009), and should be dismissed for the same reasons.
III. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 1 OF PROTOCOL NO. 1 TO THE CONVENTION
14. The applicants complained that since August 1974, Turkey had prevented them from exercising their right to the peaceful enjoyment of their possessions.
They invoked Article 1 of Protocol No. 1, which reads as follows:
“Every natural or legal person is entitled to the peaceful enjoyment of his possessions. No one shall be deprived of his possessions except in the public interest and subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law.
The preceding provisions shall not, however, in any way impair the right of a State to enforce such laws as it deems necessary to control the use of property in accordance with the general interest or to secure the payment of taxes or other contributions or penalties.”
15. The Government disputed this claim.
A. The arguments of the parties
1. The Government
16. The Government submitted that the applicants failed to produce reliable evidence showing that at the time of the Turkish intervention they were the owners of the properties at issue. Their claim under Article 1 of Protocol No. 1 was therefore unsubstantiated.
17. In any event, the alleged interference with the applicants’ property rights could not be seen in isolation from the general political situation in Cyprus and had in any event been justified in the general interest.
2. The applicants
18. The applicants noted that they had produced documentary evidence issued by the Government of Cyprus certifying that they were the owners of the properties described in paragraphs 8 and 9 above. The original title deeds were left behind in Famagusta in 1974 and were since that date under the control of the respondent Government. Relying on the principles laid down by the Court in the case of Loizidou v. Turkey ((merits), 18 December 1996, Reports of Judgments and Decisions 1996-VI), the applicants alleged that the interference with their property rights lacked any legal justification.
3. The third-party intervener
19. The Government of Cyprus observed that its Department of Lands and Surveys had provided with certificates of affirmation the persons who did not have title deeds in their possession but whose title had been entered in the District Land Offices registers in the Turkish-occupied area. These certificates were prima facie evidence of their right of property. The authorities of the “Turkish Republic of Northern Cyprus” (the “TRNC”) were in possession of all the records of the Department of Lands and Surveys relating to the title to properties. It was therefore the duty of the respondent Government to produce them.
20. The Government of Cyprus further noted that the present case was similar to that of Loizidou v. Turkey ((merits), cited above), where the Court had found that the loss of control of property by displaced persons arose as a consequence of the occupation of the northern part of Cyprus by Turkish troops and the establishment of the “TRNC”, and that the denial of access to property in occupied northern Cyprus constituted a continuing violation of Article 1 of Protocol No. 1.
B. The Court’s assessment
21. The Court first notes that the documents submitted by the applicants (see paragraph 9 above) provide prima facie evidence that they had a title of ownership over the properties at issue. As the respondent Government failed to produce convincing evidence in rebuttal, the Court considers that the applicants had a “possession” within the meaning of Article 1 of Protocol No. 1.
22. The Court recalls that in the aforementioned Loizidou case ((merits), cited above, §§ 63-64), it reasoned as follows:
“63. … as a consequence of the fact that the applicant has been refused access to the land since 1974, she has effectively lost all control over, as well as all possibilities to use and enjoy, her property. The continuous denial of access must therefore be regarded as an interference with her rights under Article 1 of Protocol No. 1. Such an interference cannot, in the exceptional circumstances of the present case to which the applicant and the Cypriot Government have referred, be regarded as either a deprivation of property or a control of use within the meaning of the first and second paragraphs of Article 1 of Protocol No. 1. However, it clearly falls within the meaning of the first sentence of that provision as an interference with the peaceful enjoyment of possessions. In this respect the Court observes that hindrance can amount to a violation of the Convention just like a legal impediment.
64. Apart from a passing reference to the doctrine of necessity as a justification for the acts of the ‘TRNC’ and to the fact that property rights were the subject of intercommunal talks, the Turkish Government have not sought to make submissions justifying the above interference with the applicant’s property rights which is imputable to Turkey.
It has not, however, been explained how the need to rehouse displaced Turkish Cypriot refugees in the years following the Turkish intervention in the island in 1974 could justify the complete negation of the applicant’s property rights in the form of a total and continuous denial of access and a purported expropriation without compensation.
Nor can the fact that property rights were the subject of intercommunal talks involving both communities in Cyprus provide a justification for this situation under the Convention. In such circumstances, the Court concludes that there has been and continues to be a breach of Article 1 of Protocol No. 1.”
23. In the case of Cyprus v. Turkey ([GC], no. 25781/94, ECHR 2001-IV) the Court confirmed the above conclusions (§§ 187 and 189):
“187. The Court is persuaded that both its reasoning and its conclusion in the Loizidou judgment (merits) apply with equal force to displaced Greek Cypriots who, like Mrs Loizidou, are unable to have access to their property in northern Cyprus by reason of the restrictions placed by the ‘TRNC’ authorities on their physical access to that property. The continuing and total denial of access to their property is a clear interference with the right of the displaced Greek Cypriots to the peaceful enjoyment of possessions within the meaning of the first sentence of Article 1 of Protocol No. 1.

189. .. there has been a continuing violation of Article 1 of Protocol No. 1 by virtue of the fact that Greek-Cypriot owners of property in northern Cyprus are being denied access to and control, use and enjoyment of their property as well as any compensation for the interference with their property rights.”
24. The Court sees no reason in the instant case to depart from the conclusions which it reached in the Loizidou and Cyprus v. Turkey cases (op. cit.; see also Demades v. Turkey (merits), no. 16219/90, § 46, 31 July 2003).
25. Accordingly, it concludes that there has been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention by virtue of the fact that the applicants were denied access to and control, use and enjoyment of their properties as well as any compensation for the interference with their property rights.
IV. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 8 OF THE CONVENTION
26. The applicants submitted that in 1974 they had had their home in Famagusta. As they had been unable to return there, they were the victims of a violation of Article 8 of the Convention.
This provision reads as follows:
“1. Everyone has the right to respect for his private and family life, his home and his correspondence.
2. There shall be no interference by a public authority with the exercise of this right except such as is in accordance with the law and is necessary in a democratic society in the interests of national security, public safety or the economic well-being of the country, for the prevention of disorder or crime, for the protection of health or morals, or for the protection of the rights and freedoms of others.”
27. The Government disputed this claim.
28. The applicants submitted that they were the owners, inter alia, of an apartment in Famagusta and that until 1974 they were using these premises as their home. They claimed that any interference with their Article 8 rights had not been justified under the second paragraph of this provision.
29. The Government of Cyprus submitted that where the applicant’s properties constituted the person’s home, there was a violation of Article 8 of the Convention.
30. The Court notes that the Government failed to produce any evidence capable of casting doubt upon the applicants’ statement that, at the time of the Turkish invasion, they were regularly residing in Famagusta and that this apartment was treated by the applicants as a home.
31. Accordingly, the Court considers that in the circumstances of the present case, the apartment of the applicants qualified as “home” within the meaning of Article 8 of the Convention at the time when the acts complained of took place.
32. The Court observes that the present case differs from the Loizidou case ((merits), cited above) since, unlike Mrs L., the applicants actually had a home in Famagusta.
33. The Court notes that since 1974 the applicants have been unable to gain access to and to use that home. In this connection the Court recalls that, in its judgment in the case of Cyprus v. Turkey (cited above, §§ 172-175), it concluded that the complete denial of the right of Greek-Cypriot displaced persons to respect for their homes in northern Cyprus since 1974 constituted a continuing violation of Article 8 of the Convention. The Court reasoned as follows:
“172. The Court observes that the official policy of the ‘TRNC’ authorities to deny the right of the displaced persons to return to their homes is reinforced by the very tight restrictions operated by the same authorities on visits to the north by Greek Cypriots living in the south. Accordingly, not only are displaced persons unable to apply to the authorities to reoccupy the homes which they left behind, they are physically prevented from even visiting them.
173. The Court further notes that the situation impugned by the applicant Government has obtained since the events of 1974 in northern Cyprus. It would appear that it has never been reflected in ‘legislation’ and is enforced as a matter of policy in furtherance of a bi-zonal arrangement designed, it is claimed, to minimise the risk of conflict which the intermingling of the Greek and Turkish-Cypriot communities in the north might engender. That bi-zonal arrangement is being pursued within the framework of the inter-communal talks sponsored by the United Nations Secretary-General …
174. The Court would make the following observations in this connection: firstly, the complete denial of the right of displaced persons to respect for their homes has no basis in law within the meaning of Article 8 § 2 of the Convention (see paragraph 173 above); secondly, the inter-communal talks cannot be invoked in order to legitimate a violation of the Convention; thirdly, the violation at issue has endured as a matter of policy since 1974 and must be considered continuing.
175. In view of these considerations, the Court concludes that there has been a continuing violation of Article 8 of the Convention by reason of the refusal to allow the return of any Greek-Cypriot displaced persons to their homes in northern Cyprus.”
34. The Court sees no reason in the instant case to depart from the above reasoning and findings (see also Demades (merits), cited above, §§ 36-37).
35. Accordingly, it concludes that there has been a continuing violation of Article 8 of the Convention by reason of the complete denial of the right of the applicants to respect for their home.
V. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 14 OF THE CONVENTION, TAKEN IN CONJUNCTION WITH ARTICLE 8 OF THE CONVENTION AND ARTICLE 1 OF PROTOCOL NO. 1
36. The applicants complained of a violation under Article 14 of the Convention on account of discriminatory treatment against them in the enjoyment of their rights under Article 8 of the Convention and Article 1 of Protocol No. 1. They alleged that this discrimination had been based on their national origin and religious beliefs.
Article 14 of the Convention reads as follows:
“The enjoyment of the rights and freedoms set forth in [the] Convention shall be secured without discrimination on any ground such as sex, race, colour, language, religion, political or other opinion, national or social origin, association with a national minority, property, birth or other status.”
37. The Court recalls that in the Alexandrou case (cited above, §§ 38-39) it has found that it was not necessary to carry out a separate examination of the complaint under Article 14 of the Convention. The Court does not see any reason to depart from that approach in the present case (see also, mutatis mutandis, Eugenia Michaelidou Ltd and Michael Tymvios v. Turkey, no. 16163/90, §§ 37-38, 31 July 2003).
VI. APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
38. Article 41 of the Convention provides:
“If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.”
A. Pecuniary and non-pecuniary damage
1. The parties’ submissions
(a) The applicants
39. In their just satisfaction claims of 19 September 1999, the applicants requested 569,879 Cypriot pounds (CYP – approximately 973,695 euros (EUR)) for pecuniary damage. They relied on an expert’s report assessing the value of their losses which included the loss of annual rent collected or expected to be collected from renting out their building in Famagusta, plus interest from the date on which such rents were due until the day of payment. The rent claimed was for the period dating back to January 1987, when the respondent Government accepted the right of individual petition, until January 2000. The applicants did not claim compensation for any purported expropriation since they were still the legal owners of the properties. The evaluation report contained a description of Famagusta, of its development perspectives and of the applicants’ properties.
40. The valuation report calculated the annual rent obtainable from the applicants’ building on the basis of an affidavit of 4 June 1997, in which the first applicant had stated that the total of all rents without the family residence and the medical office was, in August 1974, of CYP 510 per month. With the residence and the office the rents would have come up to CYP 720 per month, for a yearly total rent of CYP 8,712 (approximately EUR 14,885). The expert considered these amounts to be reasonable; he further took into account the trends of rent increase on the basis of: (a) the nature of the area of property; (b) the trends for the period 1970-1974; (c) the trends in the unoccupied areas of Cyprus from 1974 onwards. This last trend was based on the Consumer Price Index for rents and houses issued by the Department of Statistics and Research of the Government of Cyprus, increased by a percentage of 25%. Moreover, compound interest for delayed payment was applied at a rate of 8% per annum.
41. On 24 January 2008, following a request from the Court for an update on the developments of the case, the applicants submitted updated claims for just satisfaction, which were meant to cover the period of loss of the use of the properties from 1 January 1987 to 31 December 2007. They produced a revised valuation report, which, on the basis of the criteria adopted in the previous report, concluded that the whole sum due for the loss of use was CYP 730,858 plus CYP 738,957 for interest. The total sum claimed under this head was thus CYP 1,469,815 (approximately EUR 2,511,326).
42. In their just satisfaction claims of September 1999, the applicants further claimed CYP 180,000 (approximately EUR 307,548) for each of them in respect of non-pecuniary damage. In particular, each applicant firstly claimed CYP 30,000 for the anguish and frustration he or she suffered on account of the continuing violation of his or her property rights. They stated that this sum had been calculated on the basis of the sum awarded by the Court in the Loizidou case ((just satisfaction), Reports 1998-IV, 28 July 1998), taking into account, however, that the period of time for which the damage was claimed in the instant case was longer. The applicants also claimed CYP 90,000 each for the distress and suffering they had been subjected to due to the denial of their right to respect for their home and CYP 60,000 each for the violation of their rights under Article 14 of the Convention.
43. Finally, in their updated claims for just satisfaction of 24 January 2008, the applicants requested the additional sum of EUR 50,000 each for non-pecuniary damage.
(b) The Government
44. The Government filed comments on the applicants’ updated claims for just satisfaction on 30 June 2008 and 15 October 2008. They pointed out that the present application was part of a cluster of similar cases raising a number of problematic issues and maintained that the claims for just satisfaction were not ready for examination. The Government had in fact encountered serious problems in identifying the properties and their present owners. The information provided by the applicants in this regard was not based on reliable evidence. Moreover, owing to the lapse of time since the lodging of the applications, new situations might have arisen: the properties could have been transferred, donated or inherited within the legal system of southern Cyprus. These facts would not have been known to the respondent Government and could be certified only by the Greek-Cypriot authorities, who, since 1974, had reconstructed the registers and records of all properties in northern Cyprus. Applicants should be required to provide search certificates issued by the Department of Lands and Surveys of the Republic of Cyprus. In cases where the original applicant had passed away or the property had changed hands, questions might arise as to whether the new owners had a legal interest in the property and whether they were entitled to pecuniary and/or non-pecuniary damages.
45. As concerns specifically the present application, the Government noted that the decision on the admissibility did not identify the applicants’ properties, but confined itself in giving the address of a building in Famagusta.
46. The Government submitted that as an annual increase of the value of the properties had been applied, it would be unfair to add compound interest for delayed payment, and that Turkey had recognised the jurisdiction of the Court on 21 January 1990, and not in January 1987. In any event, the alleged 1974 market value of the properties was exorbitant, highly excessive and speculative; it was not based on any real data with which to make a comparison and made insufficient allowance for the volatility of the property market and its susceptibility to influences both domestic and international. The report submitted by the applicants had instead proceeded on the assumption that the property market would have continued to flourish with sustained growth during the whole period under consideration.
47. The Government produced a valuation report prepared by the Turkish-Cypriot authorities, which they considered to be based on a “realistic assessment of the 1974 market values, having regard to the relevant land records and comparative sales in the areas where the properties [were] situated”. This report contained two proposals, assessing, respectively, the sum due for the loss of use of the properties and their present value. The second proposal was made in order to give the applicants the option to sell the property to the State, thereby relinquishing title to and claims in respect of it.
48. The report prepared by the Turkish-Cypriot authorities specified that it would be possible to envisage, either immediately or after the resolution of the Cyprus problem, restitution of the properties described in paragraphs 8 and 9 above. In case the conditions for restitution were not fulfilled, the applicants could claim financial compensation, to be calculated on the basis of the loss of income (by applying a 5% rent on the 1974 market values) and increase in value of the property between 1974 and the date of payment. Had the applicants applied to the Immovable Property Commission, the latter would have offered CYP 574,558.06 (approximately EUR 981,689) to compensate the loss of use and CYP 611,982.25 (approximately EUR 1,045,632) for the value of the properties. According to an expert appointed by the “TRNC” authorities, the 1974 open-market value of the applicants’ properties was CYP 100,000 (approximately EUR 170,860). Upon fulfilment of certain conditions, the Immovable Property Commission could also have offered the applicants exchange of their properties with Turkish-Cypriot properties located in the south of the island.
49. Finally, the Government did not comment on the applicants’ submissions under the head of non-pecuniary damage.
2. The third party intervener
50. The Government of Cyprus fully supported the applicants’ updated claims for just satisfaction.
3. The Court’s assessment
51. The Court first notes that the Government’s submission that doubts might arise as to the applicants’ title of ownership over the properties at issue (see paragraphs 44 and 45 above) is, in substance, an objection of incompatibility ratione materiae with the provisions of Article 1 of Protocol No. 1. Such an objection should have been raised before the application was declared admissible or, at the latest, in the context of the parties’ observations on the merits. In any event, the Court cannot but confirm its finding that the applicants had a “possession” over plot of land and the building in Famagusta within the meaning of Article 1 of Protocol No. 1 (see paragraph 21 above).
52. In the circumstances of the case, the Court considers that the question of the application of Article 41 in respect of pecuniary and non-pecuniary damage is not ready for decision. It observes, in particular, that the parties have failed to provide reliable and objective data pertaining to the prices of land and real estate in Cyprus at the date of the Turkish intervention. This failure renders it difficult for the Court to assess whether the estimate furnished by the applicants of the 1974 market or rental values of their properties is reasonable. The question must accordingly be reserved and the subsequent procedure fixed with due regard to any agreement which might be reached between the respondent Government and the applicants (Rule 75 § 1 of the Rules of Court).
B. Costs and expenses
53. In their just satisfaction claims of September 1999, relying on bills from their representatives, the applicants sought CYP 2,026.42 (approximately EUR 3,462) for the costs and expenses incurred before the Court. This sum included CYP 800 (approximately EUR 1,366) for the costs of the expert report assessing the value of their properties. In their written observations of 15 January 2004, the applicants claimed additional legal fees for CYP 2,645 (approximately EUR 4,519). In their updated claims for just satisfaction of 24 January 2008, they submitted additional bills of costs for the new valuation report and for legal fees amounting to EUR 392.15 and EUR 2,955.5 respectively. The total sum sought for cost and expenses was thus approximately EUR 11,328.
54. The Government did not comment on this point.
55. In the circumstances of the case, the Court considers that the question of the application of Article 41 in respect of costs and expenses is not ready for decision. The question must accordingly be reserved and the subsequent procedure fixed with due regard to any agreement which might be reached between the respondent Government and the applicants.
FOR THESE REASONS, THE COURT
1. Holds unanimously that the first and third applicants have standing to continue the present proceedings also in the second applicant’s stead;
2. Dismisses by six votes to one the Government’s preliminary objections;
3. Holds by six votes to one that there has been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention;
4. Holds by six votes to one that there has been a violation of Article 8 of the Convention;
5. Holds unanimously that it is not necessary to examine whether there has been a violation of Article 14 of the Convention;
6. Holds unanimously that the question of the application of Article 41 is not ready for decision;
accordingly,
(a) reserves the said question in whole;
(b) invites the Government and the applicants to submit, within three months from the date on which the judgment becomes final in accordance with Article 44 § 2 of the Convention, their written observations on the matter and, in particular, to notify the Court of any agreement that they may reach;
(c) reserves the further procedure and delegates to the President of the Chamber the power to fix the same if need be.
Done in English, and notified in writing on 22 September 2009, pursuant to Rule 77 §§ 2 and 3 of the Rules of Court.
Fatoş Aracı Nicolas Bratza
Deputy Registrar President
In accordance with Article 45 § 2 of the Convention and Rule 74 § 2 of the Rules of Court, the separate opinion of Judge Karakaş is annexed to this judgment.
N.B.
F.A.

DISSENTING OPINION OF JUDGE KARAKAŞ
Unlike the majority, I consider that the objection of non-exhaustion of domestic remedies raised by the Government should not have been rejected. Consequently, I cannot agree with the finding of violations of Article 1 of Protocol No. 1 and Article 8 of the Convention, for the same reasons as those mentioned in my dissenting opinion in the case of Gavriel v. Turkey (no. 41355/98, 20 January 2009).

A chi rivolgersi e i costi dell'assistenza

Il Diritto dell'Espropriazione è una materia molto complessa e poco conosciuta, che "ingloba" parti importanti di molteplici rami del diritto. Per tutelarsi è quindi essenziale farsi assistere da un Professionista (con il quale si consiglia di concordare in anticipo i costi da sostenere, come ormai consentito dalle leggi in vigore).

Se l'espropriato ha già un Professionista di sua fiducia, può comunicagli che sul nostro sito trova strumenti utili per il suo lavoro.
Per capire come funziona la procedura, quando intervenire e i costi da sostenere, si consiglia di consultare la Sezione B.6 - Come tutelarsi e i Costi da sostenere in TRE Passi.

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  • Un'eventuale successiva assistenza, se richiesta, è da concordare
    - Con accordo SCRITTO che garantisce l'espropriato
    - Con pagamento POSTICIPATO (si paga con i soldi che si ottengono dall'Amministrazione)
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Se l'espropriato è assistito da un Professionista aderente all'Associazione pagherà solo a risultato raggiunto, "con i soldi" dell'Amministrazione. Non si deve pagare se non si ottiene il risultato stabilito. Tutto ciò viene pattuito, a garanzia dell'espropriato, con un contratto scritto. è ammesso solo un rimborso spese da concordare: ad. es. 1.000 euro per il DAP (tutelarsi e opporsi senza contenzioso) o 2.000 euro per il contenzioso. Per maggiori dettagli si veda la pagina 20 del nostro Vademecum gratuito.

La data dell'ultimo controllo di validità dei testi è la seguente: 13/12/2024