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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF CIOBANIUC v. ROMANIA

Tipologia: Sentenza
Importanza: 3
Articoli:
Numero: 13067/03/2010
Stato: Romania
Data: 2010-02-16 00:00:00
Organo: Sezione Terza
Testo Originale

TERZA SEZIONE
CAUSA CIOBANIUC C. ROMANIA
(Richiesta n. 13067/03)
SENTENZA
STRASBOURG
16 febbraio 2010
Questa sentenza diverrà definitiva nelle circostanze esposte nell’ Articolo 44 § 2 della Convenzione. Può essere soggetta a revisione editoriale.

Nella causa Ciobaniuc c. la Romania,
La Corte europea di Diritti umani (terza Sezione), riunendosi che come una Camera, compose da:
Josep Casadevall, Presidente, Corneliu Bîrsan, Boštjan M. Zupančič, Alvina Gyulumyan, Egbert Myjer, Luis López Guerra, l’Ann Power, giudici,
e Santiago Quesada, Cancelliere di Sezione,
Avendo deliberato in privato il 26 gennaio 2010,
Consegna la seguente sentenza che fu adottata in quella data:
PROCEDURA
1. La causa nacque da una richiesta (n. 13067/03) contro la Romania depositata presso la Corte sotto l’Articolo 34 della Convenzione per la Protezione dei Diritti umani e delle Libertà Fondamentali (“la Convenzione”) da una cittadina rumena, la Sig.ra V. C. (“la richiedente”), il 24 gennaio 2003.
2. Il Governo rumeno (“il Governo”) fu rappresentato dal suo Agente, il Sig. Răzvan-Horaţiu Radu.
3. In 12 maggio 2006 il Presidente della terza Sezione decise di dare avviso della richiesta al Governo. Fu deciso anche di esaminare i meriti della richiesta allo stesso tempo della sua ammissibilità (Articolo 29 § 3).
I FATTI
I. LE CIRCOSTANZE DELLA CAUSA
4. La richiedente nacque nel 1936 e vive a Iaşi.
5. Nel 1985, l’Appartamento 8 situato a Constanţa al 17 di Aleea Hortensiei, la proprietà della richiedente e di suo marito, fu sequestrato dallo Stato sotto il Decreto n. 223/1974, in seguito alla loro decisione di lasciare il paese. Nessun risarcimento fu pagato e nessuna copia della decisione di prendere la proprietà fu spedita loro. Il marito del richiedente morì più tardi nel 1998, essendo la richiedente la sola sua erede.
6. I l2 ottobre 1991 e il 15 settembre 1995 la richiedente e suo marito informarono il Consiglio della Città di Constanţa che loro intendevano recuperare la loro proprietà, richiedendo lo sfratto degli inquilini.
7. Il 29 ottobre 1996 lo Stato vendette poi questo appartamento agli inquilini sotto la Legge n. 112/1995.
8. Il 18 agosto 1997 la richiedente e suo marito cercarono di far dichiarare la confisca priva di valore legale, di recuperare la proprietà dell’ Appartamento 8 e di far sfrattare i precedenti inquilini; loro chiesero anche danni a riguardo dei mobili che erano nell’appartamento e che erano stati presumibilmente distrutti.
9. Il 17 novembre 1997 il Giudice di prima istanza di Constanţa accolse in parte l’azione ed annullò la confisca come illegale, ma respinse la rivendicazione per restitutio in integrum al motivo che l’appartamento era di proprietà di terze parti che non erano parte a quel procedimento. Respinse anche la rivendicazione per danni a riguardo dei mobili per mancanza di pagamento della marca da bollo.
Il 20 marzo 2000 la Corte d’appello di Constanţa sostenne infine, questa norma in una decisione definitiva.
10. Il 17 ottobre 2001 la Corte d’appello di Constanţa, con una decisione definitiva respinse un’azione da parte del richiedente per ricupero di proprietà di patrimonio immobiliare depositato contro coloro che avevano comprato l’appartamento. La corte considerò che quando i procedimenti sono introdotti da un precedente proprietario contro coloro che hanno acquisito la proprietà sotto la Legge n. 112/1995, viene data preferenza alla protezione del principio di buona fede. Così, gli inquilini precedenti avevano fatto l’acquisto in buon fede e si erano attenuti con le disposizioni della Legge n. 112/1995.
L’11 ottobre 2002 l’Ufficio dell’Accusatore annesso alla Corte di giustizia Suprema informò la richiedente che non c’era nessuna ragione di introdurre una richiesta per revisione (riva anulare del în) contro questa decisione definitiva.
11. Il 19 ottobre 2001 la richiedente cercò di recuperare l’Appartamento 8 sotto la Legge n. 10/2001che disciplinava il patrimonio immobiliare erroneamente sequestrato dallo Stato.
Il 16 maggio 2005 il Consiglio della Città di Constanţa respinse la sua richiesta, poiché questo appartamento era stato venduto in conformità con la Legge n. 112/1995, ma propose il risarcimento nell’equivalente di 11,074 euro (EUR). Poi l’archivio fu spedito alla Prefettura di Constanţa e successivamente al Segretariato della Commissione Centrale per il Risarcimento.
Il 28 maggio 2008 la Commissione Centrale per il Risarcimento decise di assegnare 235,076.09 lei rumeni alla richiedente, l’equivalente di EUR 64,025 secondo il tasso di cambio esposto in quel giorno della Banca Nazionale della Romania.
Secondo i documenti nell’archivio, la richiedente non ha né contestato questa decisione né ha seguito la procedura amministrativa prevista sotto la Legge 247/2005, corretta dall’ Ordinanza di Emergenza Statale n. 81/2007, per optare fra il risarcimento in contanti o in quote nel fondo Proprietatea.
12. Il 14 febbraio 2005 la Corte d’appello di Constanţa, con una decisione definitivo respinse una richiesta da parte della richiedente per far dichiarare la vendita priva di valore legale, considerando che i precedenti inquilini avevano fatto l’acquisto in buon fede.
II. DIRITTO NAZIONALE ATTINENTE
13. Le disposizioni legali attinenti e la giurisprudenza sono descritte nelle
seguenti sentenze: Brumărescu c. Romania ([GC], n. 28342/95, §§ 31-33 ECHR 1999-VII); Străin ed Altri c. Romania (n. 57001/00, §§ 19-26 ECHR 2005-VII); Păduraru c. Romania (n. 63252/00, §§ 38-53 del 1 dicembre 2005); Tudor c. Romania (n. 29035/05, §§ 15-20 del 17 gennaio 2008); e Viaşu c. Romania (n. 75951/01, §§ 38-46 del 9 dicembre 2008).
LA LEGGE
I. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N. 1
14. La richiedente addusse che la vendita dello Stato dell’ Appartamento 8 a terze parti ha portato ad una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 che recita come segue:
“Ogni persona fisica o giuridica è abilitata al godimento pacifico delle sue proprietà. Nessuno sarà privato delle sue proprietà eccetto che nell’interesse pubblico e soggetto alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali di diritto internazionale.
Comunque, le disposizioni precedenti non possono in qualsiasi modo danneggiare il diritto di un Stato ad eseguire simili leggi come ritiene necessario per controllare l’uso di proprietà in conformità con l’interesse generale o assicurare il pagamento di tasse o gli altri contributi o sanzioni penali.”
A. Ammissibilità
15. Il Governo considerò che la richiesta avrebbe dovuto essere respinta come fuori termine, poiché la decisione definitiva ai fini dell’ Articolo 35 § 1 della Convenzione era quella del 17 ottobre 2001 della Corte d’appello di Constanţa e la presente richiesta fu depositata il 24 gennaio 2003.
16. La richiedente considerò che il tempo-limite dei sei mesi avrebbe dovuto cominciare l’11 ottobre 2002, quando la sua richiesta per un ricorso straordinario fu rifiutata.
17. La Corte nota che un’eccezione simile del Governo fu respinta nei giudizi nelle cause Todicescu c. Romania (n. 18419/02, §§ 15-16 del 24 maggio 2007; vedere anche Horia Giovanna Ionescu c. Romania, n. 11116/02, §§ 22-24 del 31 maggio 2007); Ciobotea c. Romania (n. 31603/03, §§ 21-22 25 ottobre 2007); Capetan-Bacskai c. Romania (n. 10754/04, §§ 23-24 25 ottobre 2007); ed Episcopia Română Unită cu Roma Oradea c. la Romania (n. 26879/02, §§ 19-20 del 7 febbraio 2008), e non costata nessuna ragione di abbandonare la sua conclusione in quelle cause. Respinge perciò l’eccezione del Governo.
18. La Corte conclude che la richiesta non è manifestamente mal-fondata all’interno del significato dell’ Articolo 35 § 3 della Convenzione. Né è inammissibile per qualsiasi altro motivo. Deve essere dichiarata perciò ammissibile.
B. Meriti
19. Il Governo reiterò gli argomenti che aveva presentato precedentemente in cause simili.
20. La richiedente non fu d’accordo con quegli argomenti.
21. La Corte reitera che, secondo la sua giurisprudenza, la vendita di una proprietà altrui da parte dello Stato, anche prima che la questione del possesso sia stato infine stabilita dalle corti, porta ad una privazione di proprietà. Simile privazione, in combinazione con una mancanza totale del risarcimento è contraria all’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 (vedere Străin ed Altri, citata sopra, §§ 39, 43 e 59, e Porteanu c. Romania, n. 4596/03, § 35 del 16 febbraio 2006).
22. Avendo esaminato tutto il materiale in suo possesso, la Corte considera che il Governo non ha esposto qualsiasi fatto o argomento capace di persuaderla a giungere ad una conclusione diversa nella causa presente. La vendita dello Stato delle proprietà della richiedente le impedisce ancora di godere del suo diritto di proprietà, come ammesso con una decisione definitiva. La Corte considera che tale situazione corrisponde ad una privazione de facto di proprietà e nota che continua da più di nove anni senza che qualsiasi risarcimento venga pagato.
23. La Corte osserva che, il Governo non ha dimostrato ad oggi, che il sistema di risarcimento stabilito nel luglio 2005 della Legge n. 247/2005 permetterebbe ai beneficiari di questo sistema di recuperare i danni che riflettono il valore commerciale delle proprietà di cui furono privati, in conformità con una procedura prevedibile ed a scadenze ben determinate (vedere, fra molte altre, Enyedi c. Romania, n. 32211/02, § 40, 2 giugno 2009 e Roman c. Romania, n. 30453/04, § 28 7 luglio 2009).
La Corte richiama che la richiedente non diede alcuna risposta alla decisione amministrativa del 28 maggio 2008 della Commissione Centrale per il Risarcimento (vedere paragrafo 11 sopra). Comunque, data la costatazione della Corte riguardo al malfunzionamento del sistema di risarcimento, la situazione della richiedente non è stata compensata efficacemente da questa decisione.
24. Avendo riguardo alla sua giurisprudenza sulla materia citata sopra, la Corte considera, che nella presente causa la privazione di proprietà della richiedente, insieme con la mancanza totale di risarcimento ha imposto sulla richiedente un carico sproporzionato ed eccessivo in violazione del suo diritto al godimento tranquillo delle sue proprietà come garantito dall’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.
C’è stata di conseguenza una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.
II. L’APPLICAZIONE DELL’ ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
25. L’Articolo 41 della Convenzione prevede:
“Se la Corte costata che c’è stata una violazione della Convenzione o dei Protocolli, e se la legge interna dell’Alta Parte Contraente riguardata permette una riparazione solamente parziale, la Corte può, se necessario, riconoscere una soddisfazione equa alla vittima.”
A. Danno
26. Nelle sue osservazioni del 9 marzo 2008 la richiedente chiese 60,900 euro (EUR) a riguardo del danno patrimoniale, rappresentanti il valore dell’ Appartamento 8, sulla base di un rapporto competente del settembre 2007. Lei chiese inoltre EUR 9,000 per i beni che erano in quell’ appartamento al tempo in cui fu sequestrato ed EUR 13,100 per l’affitto che lei aveva pagato per il luogo in cui viveva durante gli ultimi undici anni. A riguardo del danno non-patrimoniale lei chiese EUR 6,000.
27. Il 21 ottobre 2009, il Governo presentò nei suoi commenti sulle rivendicazioni della richiedente per soddisfazione equa, nella misura in cui era coinvolto il valore dell’ Appartamento 8 la richiedente era la beneficiaria di una decisione amministrativa del 28 maggio 2008 che le aveva assegnato un importo equivalente ad EUR 54,758 secondo il tasso di cambio esposto il 21 ottobre 2009 dalla Banca Nazionale della Romania. Poiché la richiedente non aveva né contestato questa decisione né continuato la procedura amministrativa corrispondente non era ancora stato versato ad oggi (vedere Naghi c. Romania, n. 31139/03, § 33 del 21 luglio 2009).
Se la Corte dovesse sostenere che la richiedente aveva diritto a ricevere come risarcimento il valore stabilito dal rapporto competente del settembre 2007, il Governo fa riferimento al loro proprio rapporto competente dell’ agosto 2007 che aveva valutato il valore di quell’ appartamento al netto dell’ IVA a EUR 47,112.
Inoltre, il Governo contestò la rivendicazione riguardo all’affitto come non comprovata ed ha anche considerato che la richiedente non poteva invocare una “proprietà” a riguardo dei beni esistenti in quell’ appartamento al momento della confisca. Contestò anche qualsiasi collegamento causale fra la violazione addotta ed il danno non-patrimoniale addotto e presentò che la costatazione di una violazione avrebbe costituito di per sé la soddisfazione equa sufficiente per qualsiasi danno non-patrimoniale di probabilmente la richiedente avrebbe sofferto. In qualsiasi caso, considerò che l’importo chiesto in questo collegamento era troppo alto.
28. La Corte reitera che una sentenza in cui trova una violazione impone sullo Stato rispondente un obbligo legale sotto la Convenzione di porre fine alla violazione e di riparare le sue conseguenze. Se il diritto nazionale permette solo una riparazione parziale, l’Articolo 41 della Convenzione dà alla Corte il potere di assegnare il risarcimento alla parte colpita dall’atto o dall’ omissione che hanno condotto alla costatazione di una violazione della Convenzione. La Corte gode della discrezione nell’esercizio di questo potere, come l’aggettivo “equo” e la frase “se necessario” attestano.
29. La Corte sostiene che lo Stato rispondente deve pagare alla richiedente, a riguardo del danno patrimoniale un importo che corrisponde al valore della proprietà. In questo collegamento, la Corte nota che la richiedente non ha contestato l’importo stabilito come risarcimento con la decisione amministrativa del 28 maggio 2008 (vedere paragrafo 11 sopra). Perciò, la Corte considera la rivendicazione giustificata e, di conseguenza, assegna l’importo che lei ha chiesto per il bene immobile, vale a dire EUR 60,900.
30. Riguardo alla rivendicazione della richiedente riguardo i beni esistenti in quell’ appartamento al momento della confisca, la Corte nota che una rivendicazione a questo riguardo fu respinta dalle corti nazionali per mancanza di pagamento di marca da bollo (vedere paragrafo 9 sopra) ed anche che una potenziale azione di reclamo a questo riguardo non fu sollevata prima della comunicazione della presente richiesta. Perciò, non è parte della causa riferita alla Corte. Comunque, la richiedente ha l’opportunità di depositare una nuova richiesta a riguardo di questa azione di reclamo (vedere, mutatis mutandis, Dimitriu e Dumitrache c. Romania, n. 35823/03, § 24 del 20 gennaio 2009).
31. Riguardo all’importo dei soldi chiesti dalla richiedente come l’equivalente dell’affitto che lei aveva pagato, la Corte considera essere una rivendicazione a riguardo di perdita di profitto o qualsiasi beneficio dalle sue proprietà. Comunque, la Corte nota che la richiedente non presentò qualsiasi documento a sostegno per provare la sua rivendicazione. In assenza di qualsiasi prova, la Corte non speculerà in merito alla perdita di profitto o di qualsiasi beneficio e, perciò, non farà un’assegnazione sotto questo capo (vedere Dragne ed Altri c. Romania (soddisfazione equa), n. 78047/01, § 18 del 16 novembre 2006).
32. La Corte considera che l’interferenza seria col diritto della richiedente al godimento tranquillo delle sue proprietà non poteva essere compensato adeguatamente con la semplice costatazione di una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1. Facendo una valutazione su una base equa, come richiesto dall’ Articolo 41 della Convenzione, la Corte assegna la somma di EUR 3,000 a riguardo del danno non-patrimoniale.
B. Costi e spese
33. La richiedente chiese anche EUR 6,000 per costi e spese incorse di fronte alle corti nazionali, rappresentanti le parcelle per gli avvocati, le marche da bollo, il trasporto da Iaşi a Constanţa e il soggiorno a Constanţa. Lei non ha fornito nessun documento a sostegno.
34. Il Governo contestò la rivendicazione come non comprovata.
35. La Corte reitera che sotto l’Articolo 41 della Convenzione rimborserà solamente i costi e le spese che si rivelano davvero e necessariamente incorse e ragionevoli riguardo al quantum (vedere Arvelakis c. Grecia, n. 41354/98, § 34 del 12 aprile 2001). Inoltre, l’Articolo 60 § 2 dell’Ordinamento di Corte prevede che devono essere presentati dei dettagli particolareggiati di qualsiasi rivendicazione resa sotto l’Articolo 41 della Convenzione, insieme con gli attinenti documenti di sostegno o ricevute, in mancanza di ciò la Corte può respingere questa rivendicazione per intero o in parte.
36. La Corte nota che la richiedente non presentò nessun documento di sostegno o dettaglio per provare la sua rivendicazione. Di conseguenza, la Corte non assegna aòcuna somma sotto questo capo.
C. Interesse di mora
37. La Corte considera appropriato che l’interesse di mora dovrebbe essere basato sul tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea a cui dovrebbero essere aggiunti tre punti percentuale.
PER QUESTE RAGIONI, LA CORTE ALL’UNANIMITA’
1. Dichiara la richiesta ammissibile;
2. Sostiene che c’è stata una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione;
3. Sostiene
(a) che lo Stato rispondente deve pagare la richiedente, entro tre mesi dalla data in cui la sentenza diviene definitiva in conformità con l’Articolo 44 § 2 della Convenzione i seguenti importi, più qualsiasi tassa che può essere a suo carico, da convertire nella valuta nazionale dello Stato rispondente al tasso applicabile in data dell’ accordo:
(i) EUR 60,900 (sessanta mila novecento euro) a riguardo del danno patrimoniale;
(ii) EUR 3,000 (tre mila euro) a riguardo del danno non-patrimoniale;
(b) che dalla scadenza dei tre mesi summenzionati sino ad accordo l’interesse semplice sarà pagabile sugli importi sopra ad un tasso uguale al tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea durante il periodo predefinito più tre punti percentuale;
4. Respinge il resto della rivendicazione del richiedente per la soddisfazione equa.
Fatto in inglesi, e notificato per iscritto il 16 febbraio 2010, facendo seguito all’Articolo 77 §§ 2 e 3 dell’Ordimento di Corte.
Santiago Quesada Josep Casadevall
Cancelliere Presidente

Testo Tradotto

THIRD SECTION
CASE OF CIOBANIUC v. ROMANIA
(Application no. 13067/03)
JUDGMENT
STRASBOURG
16 February 2010
This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 § 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Ciobaniuc v. Romania,
The European Court of Human Rights (Third Section), sitting as a Chamber composed of:
Josep Casadevall, President,
Corneliu Bîrsan,
Boštjan M. Zupančič,
Alvina Gyulumyan,
Egbert Myjer,
Luis López Guerra,
Ann Power, judges,
and Santiago Quesada, Section Registrar,
Having deliberated in private on 26 January 2010,
Delivers the following judgment, which was adopted on that date:
PROCEDURE
1. The case originated in an application (no. 13067/03) against Romania lodged with the Court under Article 34 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (“the Convention”) by a Romanian national, Ms V. C. (“the applicant”), on 24 January 2003.
2. The Romanian Government (“the Government”) were represented by their Agent, Mr Răzvan-Horaţiu Radu.
3. On 12 May 2006 the President of the Third Section decided to give notice of the application to the Government. It was also decided to examine the merits of the application at the same time as its admissibility (Article 29 § 3).
THE FACTS
I. THE CIRCUMSTANCES OF THE CASE
4. The applicant was born in 1936 and lives in Iaşi.
5. In 1985, Apartment 8 situated in Constanţa at 17 Aleea Hortensiei, the property of the applicant and of her husband, was seized by the State under Decree no. 223/1974, following their decision to leave the country. No compensation was paid and no copy of the decision to seize the property was sent to them. The applicant’s husband later died in 1998, the applicant being his only heir.
6. On 2 October 1991 and 15 September 1995 the applicant and her husband informed the Constanţa Town Council that they intended to recover their property, requesting the eviction of the tenants.
7. On 29 October 1996 the State sold that apartment to the then tenants under Law no. 112/1995.
8. On 18 August 1997 the applicant and her husband sought to have the seizure declared null and void, to recover ownership of Apartment 8 and to have the former tenants evicted; they also sought damages in respect of the furniture which had been in the apartment and which had allegedly been destroyed.
9. On 17 November 1997 the Constanţa Court of First Instance allowed the action in part and annulled the seizure as unlawful, but dismissed the claim for restitutio in integrum on the grounds that the apartment was in the possession of third parties who were not party to those proceedings. It also dismissed the claim for damages in respect to the furniture for lack of payment of stamp duty.
Eventually, on 20 March 2000, the Constanţa Court of Appeal upheld that ruling in a final decision.
10. On 17 October 2001 the Constanţa Court of Appeal, by a final decision, dismissed an action by the applicant for recovery of possession of immovable property lodged against those who had bought the apartment. The court considered that when proceedings are brought by a former owner against those who have acquired ownership under Law no. 112/1995, preference is given to the protection of the good faith principle. Thus, the former tenants had made the purchase in good faith and had complied with the provisions of Law no. 112/1995.
On 11 October 2002 the Prosecutor’s Office attached to the Supreme Court of Justice informed the applicant that there were no reasons to lodge an application for review (recurs în anulare) against that final decision.
11. On 19 October 2001 the applicant sought to recover Apartment 8 under Law no. 10/2001 governing immovable property wrongfully seized by the State.
On 16 May 2005 the Constanţa Town Council dismissed her request, since that apartment had been sold in accordance with Law no. 112/1995, but proposed compensation in the equivalent of 11,074 euros (EUR). Then the file was sent to the Constanţa Prefecture and subsequently to the Secretariat of the Central Commission for Compensation.
On 28 May 2008 the Central Commission for Compensation decided to award the applicant 235,076.09 Romanian lei, the equivalent of EUR 64,025 according to the rate of exchange displayed on that day by the National Bank of Romania.
According to the documents in the file, the applicant has neither contested that decision nor has she followed the administrative procedure provided under Law 247/2005, as amended by Government Emergency Ordinance no. 81/2007, for opting between cash compensation or shares in the fund Proprietatea.
12. On 14 February 2005 the Constanţa Court of Appeal, by a final decision, dismissed a request by the applicant to have the sale declared null and void, considering that the former tenants had made the purchase in good faith.
II. RELEVANT DOMESTIC LAW
13. The relevant legal provisions and jurisprudence are described in
the following judgments: Brumărescu v. Romania ([GC], no. 28342/95, §§ 31-33, ECHR 1999-VII); Străin and Others v. Romania (no. 57001/00, §§ 19-26, ECHR 2005-VII); Păduraru v. Romania (no. 63252/00, §§ 38-53, 1 December 2005); Tudor v. Romania (no. 29035/05, §§ 15-20, 17 January 2008); and Viaşu v. Romania (no. 75951/01, §§ 38-46, 9 December 2008).
THE LAW
I. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 1 OF PROTOCOL NO. 1
14. The applicant alleged that the sale by the State of Apartment 8 to third parties entailed a breach of Article 1 of Protocol No. 1, which reads as follows:
“Every natural or legal person is entitled to the peaceful enjoyment of his possessions. No one shall be deprived of his possessions except in the public interest and subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law.
The preceding provisions shall not, however, in any way impair the right of a State to enforce such laws as it deems necessary to control the use of property in accordance with the general interest or to secure the payment of taxes or other contributions or penalties.”
A. Admissibility
15. The Government considered that the application should be rejected as out of time, since the final decision for the purposes of Article 35 § 1 of the Convention was that of 17 October 2001 of the Constanţa Court of Appeal and the present application was lodged on 24 January 2003.
16. The applicant considered that the six-month time-limit should start on 11 October 2002, when her request for an extraordinary appeal was refused.
17. The Court notes that a similar objection by the Government was dismissed in the judgments in the cases of Todicescu v. Romania (no. 18419/02, §§ 15-16, 24 May 2007; see also Horia Jean Ionescu v. Romania, no. 11116/02, §§ 22-24, 31 May 2007); Ciobotea v. Romania (no. 31603/03, §§ 21-22, 25 October 2007); Capetan-Bacskai v. Romania (no. 10754/04, §§ 23-24, 25 October 2007); and Episcopia Română Unită cu Roma Oradea v. Romania (no. 26879/02, §§ 19-20, 7 February 2008), and finds no reason to depart from its conclusion in those cases. It therefore dismisses the Government’s objection.
18. The Court concludes that the application is not manifestly ill-founded within the meaning of Article 35 § 3 of the Convention. Nor is it inadmissible on any other grounds. It must therefore be declared admissible.
B. Merits
19. The Government reiterated the arguments they had previously submitted in similar cases.
20. The applicant disagreed with those arguments.
21. The Court reiterates that, according to its case-law, the sale of another’s possessions by the State, even before the question of ownership has been finally settled by the courts, amounts to a deprivation of possessions. Such deprivation, in combination with a total lack of compensation, is contrary to Article 1 of Protocol No. 1 (see Străin and Others, cited above, §§ 39, 43 and 59, and Porteanu v. Romania, no. 4596/03, § 35, 16 February 2006).
22. Having examined all the material in its possession, the Court considers that the Government have not put forward any fact or argument capable of persuading it to reach a different conclusion in the present case. The sale by the State of the applicant’s possessions still prevents her from enjoying her right of property, as acknowledged by a final decision. The Court considers that such a situation amounts to a de facto deprivation of possessions and notes that it has continued for more than nine years, without any compensation being paid.
23. The Court observes that, to date, the Government have not demonstrated that the system of compensation set up in July 2005 by Law no. 247/2005 would allow the beneficiaries of this system to recover damages reflecting the commercial value of the possessions of which they were deprived, in accordance with a foreseeable procedure and timetable (see, among many others, Enyedi v. Romania, no. 32211/02, § 40, 2 June 2009, and Roman v. Romania, no. 30453/04, § 28, 7 July 2009).
The Court recalls that the applicant made no response whatever to the administrative decision of 28 May 2008 of the Central Commission for Compensation (see paragraph 11 above). However, given the Court’s findings as to the malfunctioning of the system of compensation, the applicant’s situation has not been effectively redressed by this decision.
24. Having regard to its case-law on the subject cited above, the Court considers that in the instant case the deprivation of the applicant’s possessions, together with the total lack of compensation, imposed on the applicant a disproportionate and excessive burden in breach of her right to the peaceful enjoyment of her possessions as guaranteed by Article 1 of Protocol No. 1.
There has accordingly been a violation of Article 1 of Protocol No. 1.
II. APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
25. Article 41 of the Convention provides:
“If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.”
A. Damage
26. In her observations of 9 March 2008 the applicant claimed 60,900 euros (EUR) in respect of pecuniary damage, representing the value of Apartment 8, on the basis of an expert report from September 2007. She further claimed EUR 9,000 for the goods which were in that apartment at the time it was seized and EUR 13,100 for the rent that she had paid on the place where she had been living for the last eleven years. In respect of non-pecuniary damage she sought EUR 6,000.
27. On 21 October 2009, in their comments on the applicant’s claims for just satisfaction, the Government submitted that as far as the value of Apartment 8 was concerned the applicant was the beneficiary of an administrative decision of 28 May 2008, which had awarded her an amount equivalent to EUR 54,758, according to the rate of exchange displayed on 21 October 2009 by the National Bank of Romania. Since the applicant had neither contested that decision nor continued the administrative procedure, that amount was not to be brought up to date (see Naghi v. Romania,
no. 31139/03, § 33, 21 July 2009).
Were the Court to hold that the applicant had the right to receive in compensation the value established by the expert report from September 2007, the Government referred to their own expert report from August 2007 which had assessed the value of that apartment before VAT as EUR 47,112.
Further, the Government contested the claim in respect of the rent as unsubstantiated and also considered that the applicant could not invoke a “possession” in respect of the goods existing in that apartment at the moment of the seizure. They also contested any causal link between the alleged violation and the alleged non-pecuniary damage and submitted that the finding of a violation would constitute in itself sufficient just satisfaction for any non-pecuniary damage which the applicant might have suffered. In any event, they considered that the amount claimed in this connection was too high.
28. The Court reiterates that a judgment in which it finds a breach imposes on the respondent State a legal obligation under the Convention to put an end to the breach and make reparation for its consequences. If the domestic law allows only partial reparation to be made, Article 41 of the Convention gives the Court the power to award compensation to the party injured by the act or omission that has led to the finding of a violation of the Convention. The Court enjoys some discretion in the exercise of that power, as the adjective “just” and the phrase “if necessary” attest.
29. The Court holds that the respondent State is to pay the applicant, in respect of pecuniary damage, an amount corresponding to the value of the property. In that connection, the Court notes that the applicant has not contested the amount established in compensation by the administrative decision of 28 May 2008 (see paragraph 11 above). Therefore, the Court considers the claim justified and, consequently, awards the amount she claimed for the real estate, namely EUR 60,900.
30. As regards the applicant’s claim in respect of the goods existing in that apartment at the moment of the seizure, the Court notes that a claim in that respect was dismissed by the domestic courts for lack of payment of stamp duties (see paragraph 9 above) and also that a potential complaint in that respect was not raised before the communication of the present application. Therefore, it is not part of the case referred to the Court. However, the applicant has the opportunity to lodge a new application in respect of that complaint (see, mutatis mutandis, Dimitriu and Dumitrache v. Romania, no. 35823/03, § 24, 20 January 2009).
31. As regards the amount of money claimed by the applicant as the equivalent of the rent that she had paid, the Court considers it to be a claim in respect of loss of profit or any benefit from her possessions. However, the Court notes that the applicant did not submit any supporting documents to substantiate her claim. In the absence of any evidence, the Court will not speculate as to the loss of profit or any benefit and, therefore, will not make an award under this head (see Dragne and Others v. Romania (just satisfaction), no. 78047/01, § 18, 16 November 2006).
32. The Court considers that the serious interference with the applicant’s right to the peaceful enjoyment of her possessions could not be compensated adequately by the simple finding of a violation of Article 1 of Protocol No. 1. Making an assessment on an equitable basis, as required by Article 41 of the Convention, the Court awards her EUR 3,000 in respect of non-pecuniary damage.
B. Costs and expenses
33. The applicant also claimed EUR 6,000 for costs and expenses incurred before the domestic courts, representing the fees for the lawyers, stamp duties, transportation from Iaşi to Constanţa and accommodation in Constanţa. She did not provide any supporting documents.
34. The Government contested the claim as unsubstantiated.
35. The Court reiterates that under Article 41 of the Convention it will reimburse only costs and expenses that are shown to have been actually and necessarily incurred and are reasonable as to quantum (see Arvelakis v. Greece, no. 41354/98, § 34, 12 April 2001). Furthermore, Rule 60 § 2 of the Rules of Court provides that itemised particulars of any claim made under Article 41 of the Convention must be submitted, together with the relevant supporting documents or vouchers, failing which the Court may reject the claim in whole or in part.
36. The Court notes that the applicant did not submit any supporting documents or particulars to substantiate her claim. Accordingly, the Court does not award any sum under this head.
C. Default interest
37. The Court considers it appropriate that the default interest should be based on the marginal lending rate of the European Central Bank, to which should be added three percentage points.
FOR THESE REASONS, THE COURT UNANIMOUSLY
1. Declares the application admissible;
2. Holds that there has been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention;
3. Holds
(a) that the respondent State is to pay the applicant, within three months from the date on which the judgment becomes final in accordance with Article 44 § 2 of the Convention, the following amounts, plus any tax that may be chargeable to her, to be converted into the national currency of the respondent State at the rate applicable at the date of settlement:
(i) EUR 60,900 (sixty thousand nine hundred euros) in respect of pecuniary damage;
(ii) EUR 3,000 (three thousand euros) in respect of non-pecuniary damage;
(b) that from the expiry of the above-mentioned three months until settlement simple interest shall be payable on the above amounts at a rate equal to the marginal lending rate of the European Central Bank during the default period plus three percentage points;
4. Dismisses the remainder of the applicant’s claim for just satisfaction.
Done in English, and notified in writing on 16 February 2010, pursuant to Rule 77 §§ 2 and 3 of the Rules of Court.
Santiago Quesada Josep Casadevall
Registrar President

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