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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF CARMELINA MICALLEF v. MALTA

Tipologia: Sentenza
Importanza: 3
Articoli: 01,P1-1
Numero: 23264/18
Stato: Malta
Data: 2021-10-28 00:00:00
Organo: Sezione Prima
Testo Originale

PRIMA SEZIONE
CASE OF CARMELINA MICALLEF v. MALTA
(Domanda n. 23264/18 )

GIUDIZIO
Art 1 P1 ? Privazione della propriet? ? Indennizzo inadeguato per l?occupazione della propriet? sotto titoli successivi e la sua successiva espropriazione

STRASBURGO
28 ottobre 2021

Questa sentenza diverr? definitiva nelle circostanze previste dall’articolo 44 ? 2 della Convenzione. Pu? essere soggetto a revisione editoriale.

In the case of Carmelina Micallef v. Malta,
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Sezione Prima), riunita in una Sezione composta da:
Ksenija Turkovic, presidente,
Peter Paczolay,
Alena Pol??kov?,
Erik Wennerstr?m,
Raffaele Sabato,
Lorena Schembri Orlando,
John Ktistakis, giudici,
e Renata Degener, cancelliere di sezione,
Aver riguardo di:
il ricorso (n. 23264/18) contro la Repubblica di Malta presentato alla Corte ai sensi dell’articolo 34 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libert? fondamentali (“la Convenzione”) da una cittadina maltese, la sig.ra Carmelina Micallef (“la richiedente?), in data 15 maggio 2018;
la decisione di notificare al governo maltese (“il governo”) il ricorso relativo all’articolo 1 del Protocollo n. 1 alla Convenzione e di dichiarare inammissibile il resto del ricorso;
la decisione di respingere la dichiarazione unilaterale presentata dal Governo;
le osservazioni delle parti;
Avendo deliberato in privato il 5 ottobre 2021,
Emette la seguente sentenza, adottata in tale data:
INTRODUZIONE
1. La causa riguarda la presa di propriet? a titoli successivi, ed eventualmente la sua espropriazione. In particolare, l’adeguatezza dell’indennit? dovuta sulla base dell’ordinanza sull’acquisto di terreni (scopo pubblico).
I FATTI
2. Il ricorrente ? nato nel 1962 e vive a Birkirkara. E’ rappresentata dinanzi alla Corte dai Dott. P. Borg Costanzi e Dott. E. Borg Costanzi, avvocati che esercitano in Valletta.
3. Il governo era rappresentato dai suoi agenti, il dottor C. Soler, avvocato dello Stato, e il dottor J. Vella, avvocato presso l’Ufficio dell’avvocato dello Stato.
4. I fatti di causa, cos? come esposti dalle parti, possono essere riassunti come segue.
I. CONTESTO DEL CASO
5. La ricorrente era la proprietaria di 94, Bull Street Cospicua (la propriet?), che ha ereditato da sua madre nel 2009.
6. Nel 1949 l’immobile era stato preso dal Governo a titolo di ?possesso e uso? per un canone di acquisto equivalente a circa 14 euro (EUR) annui, basato sul valore locativo dell?immobile nel 1939 e non rivedibile ai sensi di legge . Nel 1966, il governo convert? l’incasso in uno sotto il titolo di ?affitto pubblico? ad un canone di riconoscimento equivalente a circa 20 euro annui (di seguito 20 euro).
7. Il 22 agosto 2011 ? stato notificato al ricorrente che mediante Avviso governativo n. 934, pubblicato nella Gazzetta ufficiale del governo il 13 settembre 2010, la propriet? (che era gi? stata demolita subito dopo la seconda guerra mondiale e trasformata dal governo in un sito comprendente una serie di altre propriet?) era in corso di acquisizione per ?acquisto assoluto?. ? stata informata che il risarcimento dovuto in base al valore della propriet? era di EUR 1.397,87 (di seguito EUR 1.398) ai sensi dell’articolo 22 (11) (vi) (c) dell’ordinanza sull’acquisto di terreni (scopo pubblico) (“l’ordinanza ?, Capitolo 88 delle Leggi di Malta), che stabiliva che l’indennizzo doveva essere calcolato sulla base del canone di riconoscimento capitalizzato dell’1,4% (si veda il successivo paragrafo 18).
II. LA PROCEDURA DI INDENNIZZO
8. Il 9 settembre 2011 il ricorrente ha contestato tale importo dinanzi al Land Arbitration Board (LAB) ritenendo che EUR 60.000 fosse pi? appropriato sulla base di un rapporto ex parte che valutava la propriet? nel 2012 a EUR 70.000.
9. In tale procedimento gli architetti incaricati di assistere il LAB hanno altres? valutato l’immobile in EUR 60.000 come valore a settembre 2010, data di occupazione. Tuttavia, con sentenza del 14 gennaio 2015 il LAB, simpatizzando con la ricorrente e confermando che le sue richieste erano ragionevoli e condivise dagli esperti del LAB, ha ritenuto che il risarcimento dovuto a norma di legge, al quale era vincolato, fosse l’importo originariamente offerto dal Commissioner of Land, ovvero 1.398 euro.
10. Il 3 febbraio 2015 il ricorrente ha presentato ricorso. Ha affermato che, nonostante la valutazione degli architetti, il LAB era tenuto per legge a confermare l’importo estremamente basso del risarcimento. Pertanto, le ? stato impedito di fornirle un accesso effettivo alla corte. Ha inoltre sostenuto che la Corte d’appello dovrebbe considerare tale legge nulla e non valida e quindi scartarla. Poich? a suo avviso la situazione sollevava questioni ai sensi dell’articolo 6 della Convenzione e dell’articolo 1 del Protocollo n. 1, ha chiesto alla Corte d’appello di deferire la questione alle giurisdizioni costituzionali.
11. Con decreto 4 ottobre 2016 la Corte d’appello (composta dai giudici XG e N.) ha ritenuto che la sua richiesta non fosse frivola o vessatoria ed ha quindi accolto l’istanza di rinvio della questione alle giurisdizioni costituzionali ed ha svolto le seguenti considerazioni ( punto 6-10 del decreto): (i) vi ? stata violazione dei diritti del ricorrente ai sensi dell’articolo 1 del Protocollo n. 1? In particolare qual ? la data rilevante per il calcolo del risarcimento? (ii Se l’assunzione del potere pubblico nel 1966 ? di per s? un diritto di propriet? ( dritt in re ), equivalente all’utile dominium , la compensazione di circa 20 EUR era adeguata nel 1966? (iii) Se l’assunzione del possesso pubblico ? di per s? un diritto di propriet?, equivalente al dominio utile, era di 1.398 EUR una compensazione adeguata per l’acquisizione nel 2010 del diritto residuo di dirett dominium, ossia il diritto di ricevere circa 20 EUR all’anno? Iv) Se, d’altro canto, l’assunzione del possesso pubblico non ? un diritto di propriet? in s?, con il risultato che l’assunzione nel 2010 non ? stata solo una presa di diritti residui, ma della totalit? dei diritti di propriet?, 1,398 EUR sono stati un indennizzo adeguato per l’acquisto assoluto? v) A seconda della risposta alle domande di cui sopra, dato che il LAB ? obbligato ad applicare la legge che regola il risarcimento, alla ricorrente ? stato negato l’accesso al tribunale nella determinazione del suo risarcimento?
12. A seguito di tali considerazioni ha posto sei questioni alle giurisdizioni costituzionali riguardanti i diritti del ricorrente ai sensi dell’articolo 6 della Convenzione e dell’articolo 1 del Protocollo n. 1. Le questioni relative all’articolo 1 del Protocollo n. 1 recitavano come segue (punto 11 del decreto):
(i)
(i) Dovrebbe essere considerato (a) che la propriet? nel suo complesso ? stata presa nel 2010 o (b) che la pars Domini – il possesso pubblico – ? stata presa nel 1966 e il diritto residuo – il diritto di ricevere 20 euro all’anno – ? stato preso nel 2010?

(ii) Se la risposta ? (a) ? di 1.398 EUR, pi? gli interessi, un compenso adeguato e proporzionato per l’acquisizione della propriet? nel 2010, o viola il diritto al godimento della propriet??

(iii) Se la risposta ? (b) era di 1.398 euro, una compensazione adeguata e proporzionata, basata sui valori del 1966, per l’assunzione del titolo di propriet? pubblica o viola il diritto al godimento della propriet??

(iv) Inoltre, se la risposta ? (b) era di 1.398 EUR, pi? gli interessi, una compensazione adeguata e proporzionata, basata sui valori del 2010, per l’acquisizione del diritto di ricevere circa 20 EUR all’anno, o viola il diritto al godimento della propriet??

PROCEDIMENTI PRESSO LE GIURISDIZIONI COSTITUZIONALI
13. Con sentenza del 4 ottobre 2016 la giurisdizione costituzionale di primo grado ha accertato la violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 e si ? astenuta dal trattare le altre materie ad essa deferite nell’ambito della medesima disposizione. In particolare, ha ritenuto che l’intera propriet? fosse stata presa nel 2010. Infatti la propriet? era gi? stato ‘espropriato’ nel 1949, tuttavia l’offerta risarcitoria ? stata formulata solo nel 2011. Pertanto, viste le modifiche alla legge del 2006, l’indennizzo era dovuto secondo il valore alla data dell’avviso a trattare ? nella presente caso il valore il 22 agosto 2011. Dato che il valore allora era di circa EUR 60.000, il risarcimento di EUR 1.398 non era adeguato e non ha raggiunto un giusto equilibrio, e quindi era in violazione dei diritti di propriet? del ricorrente . Non ha riscontrato alcuna violazione dell’articolo 6 (accesso al tribunale).
14. In appello, con sentenza del 24 novembre 2017, la Corte costituzionale (composta dai giudici SG e N.) ha parzialmente ribaltato la sentenza di primo grado, segnatamente in relazione all’articolo 1 del Protocollo n. 1. Ha ritenuto che il Governo subentrava solo nei diritti residui di propriet? a seguito dell’assunzione a titolo di pubblica amministrazione nel 1966, pertanto il ricorrente non poteva essere risarcito per l’intero valore della propriet? . A suo avviso, attraverso la dichiarazione presidenziale del 2010 veniva trasferito solo il diritto a ricevere una somma di denaro ogni anno. ?In altre parole quello che si prende oggi non ? il diritto di godimento della propriet? ? che fu presa nel 1966 ? ma il diritto a ricevere ogni anno una somma di denaro che non sia legata al godimento della propriet??. Pertanto, la somma di EUR 1.398 (pi? interessi) era un’adeguata compensazione, basata sui valori applicabili nel 2010, per l’assunzione del diritto residuo (per guadagnare EUR 20 all’anno) e non ? emersa alcuna violazione dei diritti di propriet? del ricorrente . Trov? anche che la l?assunzione nel 1996 sotto il titolo di ?incarico pubblico? non era in violazione dei diritti di propriet? del richiedente .
IV. PROSEGUIMENTO DEL PROCEDIMENTO IN CORTE D’APPELLO
15. La causa doveva riprendere dinanzi alla Corte d’appello il 4 giugno 2018. Prima di tale data il ricorrente ha presentato una richiesta ai sensi dell’articolo 734, paragrafo 1, lettera d), del codice di organizzazione e procedura civile per i giudici G. e N. in seduta alla Corte d’Appello di rinunciare all’udienza del suo ricorso sia perch? avevano accolto la sua domanda di rinvio, sia perch? avevano effettivamente deciso la questione a livello costituzionale.
16 . Il 4 giugno 2018 la Corte d’Appello (composta dai giudici JG e N.) ha respinto la sua richiesta. Pur ammettendo che la questione decisa dalla Corte Costituzionale avesse un impatto sulle modalit? di decisione dell’appello civile, hanno ritenuto che la Corte Costituzionale avesse deciso una questione costituzionale e non avesse detto nulla sul modo in cui l’appello civile doveva essere deciso. ? vero che i giudici della Corte d’Appello erano tenuti a seguire le conclusioni della Corte Costituzionale; tuttavia, questo sarebbe il caso indipendentemente dai giudici che hanno ascoltato il caso. La causa costituzionale era stata chiusa e la Corte d’Appello doveva solo decidere la questione civile.
17. La causa ? stata rinviata all’8 ottobre 2018, data in cui il ricorrente ha chiesto alla Corte d’Appello di rinviare l’esame della causa in attesa dell’esito del ricorso proposto dinanzi a questa Corte (a seguito della sentenza della Corte Costituzionale). Lo stesso giorno la sua richiesta ? stata accolta, e la causa civile ? stata aggiornata sine die .
QUADRO GIURIDICO PERTINENTE
18 . Le disposizioni pertinenti dell’ordinanza sull’acquisizione di terreni (scopi pubblici), capitolo 88 delle leggi di Malta, per quanto pertinenti, recitano quanto segue:
Sezione 5
“L’autorit? competente pu? acquisire qualsiasi terreno necessario per qualsiasi scopo pubblico, sia –
(a) dall’acquisto assoluto degli stessi; o
(b) per il possesso e l’uso degli stessi per un tempo stabilito, o durante il tempo richiesto dalle esigenze del fine pubblico; o
(c) in carica pubblica:
A condizione che, dopo che un’autorit? competente ha acquisito un terreno per il possesso e l’uso o per il possesso pubblico, la conversione in propriet? pubblica o in propriet? assoluta dei termini in base ai quali tale terreno ? detenuto deve sempre essere considerata un’acquisizione di terreno necessario per un uso pubblico scopo e di essere nell’interesse pubblico:
Fermo restando il disposto degli articoli 14, 15 e 16, un’autorit? competente pu? acquisire terreni in parte dall’uno e in parte dall’altro o da altre delle modalit? di cui ai commi (a), (b) e (c):
Fermo restando che, qualora il terreno debba essere acquistato per conto e per uso di terzi per uno scopo connesso o accessorio al pubblico interesse o utilit?, l’acquisizione avverr?, in ogni caso, mediante l’acquisto assoluto del terreno .?
Sezione 13
?(1) L’importo del risarcimento da pagare per qualsiasi terreno richiesto da un’autorit? competente pu? essere determinato in qualsiasi momento mediante accordo tra l’autorit? competente e il proprietario, fatte salve le disposizioni contenute nel comma (2).
(2) L’indennizzo, in caso di acquisto di un terreno per il possesso e l’uso temporaneo, sar? un canone di acquisto e, nel caso di acquisto di un terreno di propriet? pubblica, sar? un canone di riconoscimento determinato in entrambi i casi in conformit? con le disposizioni pertinenti contenute nell’articolo 27. …?
Sezione 22
” … (8) All’atto della dichiarazione del Presidente in conformit? con la presente Ordinanza che qualsiasi terra deve essere acquisita mediante l’acquisto assoluto di essa, la propriet? assoluta della terra a cui si riferisce la dichiarazione sar? considerata come un’area catastale ai fini della legge sul catasto e la sua assoluta propriet? saranno, in virt? della presente ordinanza e senza alcuna ulteriore assicurazione o formalit?, trasferite e acquisite dall’autorit? competente libera e libera da ogni onere, ipotesi o privilegio e con tutte le sue pertinenze, e l’autorit? competente far? s? che tali terreni siano registrati nel registro fondiario a suo nome in conformit? con la legge sul registro fondiario entro tre mesi dall’emissione della dichiarazione del presidente.
(11) … ( b ) in caso di conversione dal possesso e dall’uso in acquisto assoluto una somma ottenuta dalla capitalizzazione al tasso dell’uno per cento del canone annuo di acquisto dovuto in base alle disposizioni della presente ordinanza;
( c ) in caso di conversione da pubblico impiego in acquisto assoluto una somma pervenuta dalla capitalizzazione al tasso di uno virgola quattro per cento del canone annuo di riconoscimento dovuto in base alle disposizioni della presente ordinanza. …?
Sezione 27(13)
?L’indennit? per l’acquisizione di qualsiasi terreno di propriet? pubblica ? pari al canone di acquisto imponibile a riguardo secondo le disposizioni contenute nei commi da (2) a (12), inclusi, del presente articolo, aumentato (a ) del quaranta per cento (40%) nel caso di un vecchio caseggiato urbano e (b) del venti per cento (20%) nel caso di terreni agricoli?.
LA LEGGE
I. PRESUNTA VIOLAZIONE DELL’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N o . 1 ALLA CONVENZIONE
19. La ricorrente si lament? che la somma di EUR 1.398 non era un risarcimento adeguato per l?acquisizione da parte dello Stato della sua propriet?, valutata a circa EUR 65.000. Ha invocato l’articolo 1 del Protocollo n. 1 alla Convenzione, che recita come segue:
?Ogni persona fisica o giuridica ha diritto al godimento pacifico dei suoi beni. Nessuno pu? essere privato dei suoi beni se non nell’interesse pubblico e alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali del diritto internazionale.
Le precedenti disposizioni non pregiudicano tuttavia in alcun modo il diritto di uno Stato di far applicare le leggi che ritenga necessarie per controllare l’uso dei beni secondo l’interesse generale o per garantire il pagamento di tasse o altri contributi o sanzioni. “
A. Ammissibilit?
1. Compatibilit? temporale
20. Il Governo ha sostenuto che l’assunzione sotto mandato pubblico ? avvenuta nel 1966, quindi prima che Malta ratificasse la Convenzione e il Protocollo n. 1 nel 1967, quindi la Corte non aveva giurisdizione per trattare tale questione.
21. La ricorrente ha sostenuto che, sebbene l’interferenza possa essere iniziata nel 1966, era continuata poich? le veniva fatto ricevere tale affitto ogni anno, e ha continuato fino ad oggi poich? la ricorrente ? rimasta non compensata. Ha paragonato la sua situazione a quella derivante dalle inadeguate leggi nazionali sugli affitti (pre-1995) in cui i tribunali nazionali avevano riconosciuto che costituivano situazioni continue (si veda, ad esempio, Raymond Cassar Torrregiani et vs Attorney General et decise dalla Corte Civile (First Hall) nella sua competenza costituzionale il 2 febbraio 2015).
22. Tenendo presente le conclusioni della Corte al paragrafo 51 di seguito, la Corte non ritiene necessario affrontare questa obiezione.
2. Esaurimento delle vie di ricorso interne
(un) Le argomentazioni delle parti
23. Il Governo ha sostenuto che la ricorrente non ha esaurito le vie di ricorso interne, poich? su sua richiesta, i procedimenti dinanzi alla Corte d’appello sono stati sospesi in attesa dell’esito della causa dinanzi alla Corte. Pertanto, di sua spontanea volont?, aveva interrotto il procedimento e fino ad oggi non vi era alcuna decisione definitiva sull’importo del risarcimento dovuto a lei. Hanno accettato che la sospensione fosse alla luce del ricorso presentato dinanzi alla Corte, ma hanno ritenuto che non potesse essere equiparata al riconoscimento che il ricorrente aveva esaurito le vie di ricorso interne.
24. Il ricorrente ha sostenuto che la Corte d’appello era vincolata dalla legge, vale a dire dall’articolo 22, paragrafo 11, lettera c) dell’ordinanza, come dimostrato dalla sentenza del LAB. Pertanto, in assenza di una sentenza di violazione da parte della Corte, non vi era alcuna possibilit? per lei di ottenere un adeguato risarcimento dalla Corte d’Appello, che pertanto non poteva essere considerato un rimedio effettivo. Ha osservato inoltre che i giudici della Corte d’Appello erano gli stessi giudici che hanno deciso la sua causa alla Corte Costituzionale, non c’era quindi certamente alcuna possibilit? per loro di ignorare il proprio giudizio e dare un diverso lodo a titolo di risarcimento. Ha rilevato che solo a seguito dell’accertamento di una violazione da parte di questa Corte, la Corte d’Appello potrebbe decidere in modo diverso, tanto che la Corte d’Appello (organo dello Stato) aveva acconsentito a sospendere il procedimento in attesa dell’esito della controversia innanzi al Tribunale. Era quindi ironico che il governo stesse ora sollevando una tale obiezione. Alla luce di quanto sopra, la ricorrente ha ritenuto di aver esaurito i mezzi di ricorso nei confronti del suo ricorso e che il ricorso dinanzi alla Corte fosse stato depositato entro sei mesi dalla sentenza della Corte costituzionale.
(b) La valutazione della Corte
25 . In conformit? con l’Articolo 35 ? 1 della Convenzione, la Corte pu? trattare una questione solo dopo che tutte le vie di ricorso interne sono state esaurite. Lo scopo di questa norma ? di offrire agli Stati contraenti l’opportunit? di prevenire o porre rimedio alle violazioni addebitate loro prima che tali accuse siano presentate alla Corte (si veda, tra l’altro, Selmouni c. Francia [GC], n. 25803/ 94 , ? 74, CEDU 1999-V). Pertanto, il reclamo presentato alla Corte deve essere stato preventivamente presentato ai giudici nazionali competenti, almeno nella sostanza, in conformit? con i requisiti formali del diritto interno ed entro i termini prescritti. Tuttavia, la regola dell’esaurimento delle vie di ricorso interne richiede che un richiedente ricorra normalmente a vie di ricorso all’interno dell’ordinamento giuridico nazionale che sono disponibili e sufficienti per consentire un risarcimento in relazione alle violazioni addotte. L’esistenza dei rimedi in questione deve essere sufficientemente certa non solo in teoria ma anche in pratica, pena la mancanza della necessaria accessibilit? ed efficacia. Non vi ? alcun obbligo di ricorrere a rimedi inadeguati o inefficaci (si veda Micallef c. Malta [GC], n. 17056/06 , ? 55, CEDU 2009).
26. La Corte sottolinea che l’applicazione della regola dell’esaurimento deve tenere debitamente conto del fatto che essa viene applicata nell’ambito del meccanismo per la tutela dei diritti umani che le Parti contraenti hanno convenuto di istituire. Di conseguenza, ha riconosciuto che l’articolo 35 deve essere applicato con un certo grado di flessibilit? e senza eccessivi formalismi. Ha inoltre riconosciuto che tale regola non ? n? assoluta n? applicabile automaticamente; nel riesaminare se ? stato osservato, ? essenziale tenere conto delle circostanze particolari di ogni singolo caso (vedere Akdivar e altri c. Turchia , 16 settembre 1996, ? 69, Rapporti di sentenze e decisioni 1996-IV, e Saliba e altri c. Malta , n. 20287/10 , ? 37, 22 novembre 2011).
27. La Corte osserva che, a differenza della funzione delle giurisdizioni costituzionali a Malta, che sono anche competenti a prendere conoscenza dei casi che riguardano un’eventuale violazione, il ruolo della Corte ? generalmente quello di esaminare i casi in cui una presunta violazione ? gi? avvenuta, e se il richiedente ha esaurito i mezzi di ricorso disponibili per porre rimedio a tale situazione. In tale ottica, la Corte ha scarsa simpatia per le richieste, come quella avanzata in sede nazionale dal ricorrente, di sospendere il procedimento interno ordinario (a seguito di un esito sfavorevole delle giurisdizioni costituzionali) in attesa dell’esito della causa innanzi alla Corte. Non si pu? infatti escludere che, in taluni casi, un siffatto modo di procedere renderebbe irricevibile il ricorso dinanzi alla Corte per non esaurimento delle vie di ricorso interne, o avere un impatto sullo status di vittima di un ricorrente (si veda, ad esempio, Cane` e altri c. Malta (dec.), n. 24788/17 , 13 aprile 2021, ? 75).
28. Tuttavia, come affermato sopra (paragrafo 25 supra), gli unici rimedi che devono essere esauriti sono rimedi efficaci che hanno una prospettiva di successo. Nel caso di specie la Corte Costituzionale ha gi? esaminato il ricorso del ricorrente mediante rinvio e lo ha respinto nel merito. ? chiaro, nel caso di specie, che la Corte d’Appello ? ora tenuta a seguire la sentenza della Corte Costituzionale (come ammesso anche dalla Corte d’Appello, cfr. 16 supra) e applicare il diritto nazionale pertinente. Di conseguenza, non c’? dubbio che la Corte d’Appello non fosse in grado di riconoscere alcun risarcimento oltre quello di EUR 1.398 (pi? interessi), in linea con il diritto interno, che ? proprio ci? che viene contestato dinanzi a questa Corte. Non ? inoltre irrilevante che la Corte d’Appello abbia accettato di rinviare la causa sine die in attesa dell’esito di tale giudizio. Ne consegue che nelle circostanze del caso di specie non pu? essere imputato alla ricorrente di aver proposto ricorso alla Corte entro sei mesi dalla sentenza della Corte Costituzionale, senza attendere l’esito della sentenza dinanzi alla Corte d’Appello, che non aveva prospettive di successo.
29. L’eccezione del Governo del mancato esaurimento delle vie di ricorso interne ? pertanto respinta.
3. Conclusione
30. note alla corte che la denuncia non ? n? manifestamente mal – fondata n? inammissibile per qualsiasi altro motivo di cui all’articolo 35 della Convenzione. Deve pertanto essere dichiarato ammissibile.
B. meriti
1. Le osservazioni del richiedente
(un) Il candidato
31. La ricorrente inizialmente si lament? che la somma di EUR 1.398 (basata su 1939 valori locativi) non era un risarcimento adeguato per l’espropriazione da parte dello Stato della sua propriet? nel 2010, quando aveva un valore medio di vendita di EUR 65.000. Tuttavia, in risposta alle argomentazioni del Governo, not? che non le era stato pagato un risarcimento adeguato nemmeno negli anni precedenti, quando la propriet? era tenuta sotto titoli diversi.
32. La richiedente contest? che la propriet? della propriet? era stata trasferita al Governo nel 1966. All’epoca il Governo aveva rilevato l’uso della sua propriet? in cambio di un canone annuale di riconoscimento stabilito unilateralmente, ma certamente non aveva rilevato alcun diritti di propriet?, o pagato qualsiasi altra somma per qualsiasi trasferimento. Tuttavia, ha osservato che anche in base a tale ipotesi, sarebbe chiaro che non aveva ricevuto un risarcimento adeguato. Dal 1966 aveva ricevuto in totale 1.046 euro come canone di riconoscimento, a cui si sono aggiunti 1.398 euro concessi dal LAB (pari al 50% del valore nel 1966), per un totale di 2.444 euro. Quelle somme erano state basate su valori applicabili alla propriet? nel 1939. Pertanto, a suo avviso, non costituirebbe in ogni caso un adeguato risarcimento per un’espropriazione di un bene abitabile , iniziata nel 1966 e conclusa con l’acquisto assoluto nel 2010.
33. Il richiedente insistette che la data dell’acquisizione doveva essere considerata essere il 13 settembre 2010, data della dichiarazione presidenziale che affermava che la propriet? era stata acquisita tramite acquisto assoluto, siccome solo allora la propriet? era stata trasferita.
34. Il richiedente contest? l’affermazione del Governo secondo cui la propriet? era in un cattivo stato di manutenzione. Nessuno degli esperti o dei tribunali nazionali lo aveva stabilito, n? il governo aveva presentato alcuna prova in tal senso. Inoltre i valori ad essa attribuiti, ad esempio EUR 2.800 in 1966, non erano bassi, se si tenesse presente che il salario medio in quell’anno era stato di circa EUR 662 annui. Nella misura in cui il Governo ha messo in dubbio le valutazioni degli esperti, il ricorrente ha sostenuto che gli esperti erano stati nominati dallo stesso LAB, e secondo il diritto interno facevano parte di tale organo decisionale. Inoltre, avevano avuto tutte le prove e il materiale pertinenti per prendere la loro decisione. Era quindi inappropriato per il governo a mettere in discussione l’integrit? e la capacit? della Corte – esperti nominati, sulla base di accuse infondate.
(b) Il governo
35. Il Governo present? che non c’era stata violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1. Essi sostenevano che il bene era stato espropriato ( sic. ) a titolo di possesso e d’uso nel 1949, e poi a titolo di demanio pubblico (la pars domini , che comprendeva lo ius utendi, fruendi e abutendi ) nel 1966. Quest’ultimo aveva un effetto perpetuo, e quindi nel 2010, come ritenuto dalla Corte Costituzionale, era stato solo il diritto residuo a percepire l’affitto di riconoscimento, che era stato sottratto al ricorrente.
36. Il Governo present? che tutte le misure intraprese dal 1949 erano state legittime e in linea con l’Ordinanza. Avevano anche perseguito l’interesse pubblico, una questione non contestata dal ricorrente.
37. Il Governo ha ritenuto che anche le misure fossero state proporzionate. In particolare, hanno notato che quando la propriet? era stata rilevata dal governo, come parte di un progetto di bonifica dei bassifondi, era in cattivo stato di manutenzione ed aveva gi? pi? di cento anni. Secondo il perito indipendente, nel 1949 l’immobile valeva solo 1.300 euro , e nel 1966, quando il Governo aveva rilevato la pars dominii , valeva 2.800 euro . Cos?, mentre il Governo deteneva la terra sotto titolo di propriet? pubblica, il compenso del ricorrente di quasi EUR 20 all’anno era, secondo il Governo, adeguato. A ci? si dovrebbe aggiungere l’EUR 1.398 pronunciate dal LAB, qualora la Corte d’Appello confermasse tale decisione. Il Governo mise anche in dubbio le valutazioni invocate dal richiedente. In ogni caso quelle somme non potevano essere dovute poich? la ricorrente aveva solo perso un diritto residuo, come aveva riconosciuto durante i procedimenti interni.
38. Il Governo ha inoltre sostenuto che la ricorrente non era anziana, n? disabile, n? aveva nessun altro posto dove vivere, quindi le sue circostanze personali non erano tali da farle subire un onere sproporzionato.
2. La valutazione della Corte
(un) Principi generali
39. Come la Corte ha pi? volte affermato, l’articolo 1 del Protocollo n. 1 comprende tre norme distinte: la prima norma, enunciata nella prima frase del primo comma, ? di carattere generale ed enuncia il principio di il pacifico godimento della propriet?; la seconda norma, contenuta nella seconda frase del primo comma, riguarda la privazione dei beni e la sottopone a determinate condizioni; la terza regola, enunciata al secondo comma, riconosce agli Stati contraenti il diritto, inter alia, di controllare l’uso dei beni secondo l’interesse generale. Le tre regole non sono, tuttavia, distinte nel senso di essere scollegate. La seconda e la terza regola riguardano casi particolari di interferenza con il diritto al godimento pacifico della propriet? e devono pertanto essere interpretate alla luce del principio generale enunciato nella prima regola (si veda, tra le altre, James e altri c. Regno Unito , 21 febbraio 1986, ? 37, serie A n? 98; Beyeler c. Italia [GC], n. 33202/96 , ? 98, CEDU 2000 – I; Broniowski c. Polonia [GC], n. 31443/ 96 , ? 134, CEDU 2004 – V e Saliba c. Malta , n. 4251/02 , ? 31, 8 novembre 2005).
40. La Corte ribadisce che una presa di propriet? pu? essere giustificata solo se si dimostra, tra l’altro , di essere “nell’interesse pubblico” e “subordinata alle condizioni previste dalla legge”. Qualsiasi interferenza con la propriet? deve soddisfare anche il requisito della proporzionalit?. Come pi? volte affermato dalla Corte, occorre trovare un giusto equilibrio tra le esigenze dell’interesse generale della collettivit? e l’esigenza di tutela dei diritti fondamentali dell’individuo, ricerca di tale giusto equilibrio essendo insita nell’insieme della Convenzione. L’equilibrio richiesto non sar? raggiunto qualora la persona interessata sopporti un onere individuale ed eccessivo (vedi Sporrong e L?nnroth c. Svezia , 23 settembre 1982, ?? 69-74, Serie A n. 52, e Brum?rescu c. Romania [GC], n. 28342/95 , ? 78, CEDU 1999 – VII).
41. Le condizioni di risarcimento previste dalla normativa pertinente sono rilevanti per valutare se la misura impugnata rispetti o meno il necessario equilibrio equo e, in particolare, se imponga un onere sproporzionato ai singoli (si veda Jahn e altri c. Germania [GC] , N. 46720/99 , 72203/01 e 72552/01 , ? 94, CEDU 2005 – VI). Al riguardo, l’appropriazione di un bene senza pagamento di un importo proporzionato al suo valore costituir? normalmente un’ingerenza sproporzionata, mentre una totale mancanza di risarcimento pu? essere considerata giustificabile ai sensi dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 solo in circostanze eccezionali (si veda Ex King of Greece e altri c. Grecia [GC], n. 25701/94 , ? 89, CEDU 2000 – XII, e The Holy Monasteries c. Grecia , 9 dicembre 1994, ? 71 , Serie A n? 301-A). Tuttavia, l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 non garantisce il diritto a un risarcimento completo in tutte le circostanze. Obiettivi legittimi di “interesse pubblico”, come quelli perseguiti con misure di riforma economica o misure volte a conseguire una maggiore giustizia sociale, possono giustificare un rimborso inferiore al pieno valore di mercato (vedi Urb?rska Obec Tren?ianske Biskupice c. Slovacchia , n. 74258 /01 , ? 115, CEDU 2007-XIII, e Broniowski , sopra citata, ?? 182 e 186).
42. Quanto all’importo dell’indennizzo, esso deve di norma essere calcolato in base al valore del bene alla data in cui ne ? stata persa la propriet?. Qualsiasi altro approccio potrebbe aprire la porta a un grado di incertezza o addirittura di arbitrariet? (si veda Guiso-Gallisay c. Italia (equa soddisfazione) [GC], n. 58858/00 , ? 103, 22 dicembre 2009 e Vis ti?? e Perepjolkins c. Lettonia [GC], n.71243 / 01 , ? 111, 25 ottobre 2012).
(b) Applicazione dei principi generali al caso di specie
43. La Corte ha precedentemente spiegato nelle cause maltesi dinanzi ad essa i diversi titoli sulla base dei quali il governo pu? prendere terreni in circostanze come quelle della presente causa.
44. Essa ha osservato che, in base al titolo di possesso e di utilizzo, l’acquisizione, in cambio di un affitto di acquisizione, ? intesa come temporanea durante la quale i richiedenti non perdono il loro diritto di vendere la propriet? e il titolo di propriet? non ? trasferito a terzi.. Sebbene in tali circostanze una vendita sia improbabile, la Corte non ha accettato che tale misura equivalesse ad un’espropriazione di fatto . Tuttavia, il diritto di propriet? dei ricorrenti sotto tale titolo ? severamente limitato: non possono esercitare il diritto d’uso in termini di possesso fisico. Cos?, la Corte ha ritenuto che ci? costituisse un mezzo di controllo statale sull’uso dei beni , che dovrebbe essere esaminato ai sensi del secondo comma dell’art. 1 del Protocollo n. 1 (si veda, mutatis mutandis , Saliba e altri , sopra citata, ? 52 e Zammit e Vassallo c. Malta , n. 43675/16 , ? 55, 28 maggio 2019).
45. A titolo di propriet? pubblica le restrizioni restano le stesse sopra descritte e il proprietario ha diritto a un canone di riconoscimento. Tuttavia, la propriet? pubblica implica che la propriet? viene assunta in modo permanente. Di conseguenza, i richiedenti non sono semplicemente limitati o temporaneamente privati del loro uso e godimento della propriet?. La Corte ha ritenuto che in tali circostanze ? possibile che tale interferenza possa essere equiparata a un’espropriazione di fatto (ibid. ? 56, e Saliba e altri , citata sopra, ? 53). Tuttavia, la Corte ha rilevato che i principi applicabili sono simili, vale a dire che, oltre ad essere lecita, una privazione della propriet? o un’ingerenza come il controllo dell’uso della propriet? deve soddisfare anche il requisito della proporzionalit? (ibid. ? 54) .
46. Nelle cause sopra richiamate la Corte ha svolto tali considerazioni, perch? in assenza di una formale espropriazione, cio? di un passaggio di propriet?, la Corte doveva guardare dietro le apparenze e indagare sulla realt? della situazione lamentata ( v. Saliba e altri , cit., ? 53).
47. Nei casi contro Malta in cui la propriet? ? stata presa sotto titolo di acquisto assoluto, la Corte ha ritenuto che l’acquisizione fosse una somma pari ad un esproprio (anche se talvolta l’atto finale di trasferimento non era ancora stato firmato, in quanto non era ancora stato pagato il risarcimento) e/o che vi sia stata privazione di beni (cfr. ad esempio, Deguara Caruana Gatto e altri v. Malta, no. 14796/11, ?? 8 e 53, 9 luglio 2013; Azzopardi v. Malta, no. 28177/12, ? 52, 6 novembre 2014, e B. Tagliaferro & Sons Limited e Coleiro Brothers Limited v. Malta, no. 75225/13 e 77311/13, ? 70, 11 settembre 2018; vedi anche Gauci e altri v. Malta, n. 57752/16, ?? 22 e 62, 8 ottobre 2019). ? vero che tutti questi casi non riguardavano un’assunzione a titolo di acquisto assoluto che faceva seguito, in particolare, ad un’assunzione a titolo pubblico, come in questo caso. Tuttavia, nel recente Cane` and Others v. Malta ((dec.) n. 24788/17, 13 aprile 2021) l’assunzione sotto il titolo di acquisto assoluto che ha seguito un’assunzione sotto il titolo di possesso pubblico ammontava comunque ad un esproprio, sia per i tribunali nazionali che per la Corte.
48 La Corte rileva inoltre che non vi ? dubbio che, ai sensi dell’ordinanza, ? l’assunzione del titolo di acquisto assoluto che consiste nel trasferimento della propriet? assoluta (si veda il precedente paragrafo 18). Pertanto, le argomentazioni del governo che fanno eco al nuovo approccio della Corte costituzionale non hanno alcuna attinenza con il semplice fatto che la ricorrente ? stata privata della propriet? della sua terra, mediante la dichiarazione del 13 settembre 2010. Il semplice fatto che lo Stato avesse controllato la propriet? del ricorrente a titolo diverso – anche a condizioni che rasentano l’ espropriazione di fatto – antecedente a tale data non modifica tale conclusione. Se lo Stato avesse voluto ottenere la piena propriet? nel 1966 e pagare il valore della propriet? al momento, potrebbe aver acquisito la propriet? a titolo di acquisto assoluto al momento, o subito dopo. Tuttavia, non ? riuscito a farlo.
49. Tenuto conto di quanto sopra, la Corte osserva che le circostanze della presente causa riguardano propriet? che sono state oggetto di successivi incassi sotto titoli di possesso e uso e propriet? pubblica (vedi Saliba e altri , sopra citata, ? 67) e infine l’esproprio istantaneo (nel 2010).
50. La Corte reitera che l’ambito di un caso ?riferito? alla Corte nell’esercizio del diritto di ricorso individuale ? determinato dalla doglianza del ricorrente. Una denuncia si compone di due elementi: allegazioni di fatto e argomenti legali. In virt? del principio jura novit curia, la Corte non ? vincolata dai motivi di diritto addotti dal ricorrente ai sensi della Convenzione e dei suoi Protocolli e ha il potere di decidere sulla qualificazione giuridica da dare ai fatti di un reclamo esaminandolo ai sensi degli articoli o delle disposizioni del Convenzione diverse da quelle invocate dal ricorrente. Tuttavia, non pu? basare la sua decisione su fatti non contemplati dalla denuncia. Farlo equivarrebbe a decidere oltre l’ambito di un caso; in altre parole, a decidere su questioni che non le sono state “riferite”, ai sensi dell’articolo 32 della Convenzione (si veda Radomilja e altri c. Croazia [GC], nn. 37685/10 e 22768/12 , ? 126, 20 marzo 2018).
51 . La Corte osserva che la ricorrente ha presentato la sua denuncia sia dinanzi ai tribunali nazionali sia dinanzi a questa Corte solo in riferimento all’espropriazione del 2010. La sua contestazione era precisamente che il risarcimento concesso per l’espropriazione della sua propriet? nel 2010, in linea con la legge, fosse non proporzionato, e in nessun momento aveva contestato la proporzionalit? del canone ricevuto mentre la propriet? era stato assunto a titolo di pubblico impiego. Ci? ? confermato anche dalla sua richiesta di danno patrimoniale dinanzi a questa Corte (vedere paragrafo 57 sotto) che riguarda il valore del terreno nel 2010 e non qualsiasi perdita di affitto prima di tale data. Cos?, come da ricorso della ricorrente dinanzi al LAB, poi alla Corte d’Appello, e dinanzi a questa Corte, la sua doglianza verte unicamente sulla privazione totale dei suoi beni mediante una presa in propriet? di acquisto assoluto, che equivaleva ad un’espropriazione, in 2010. La situazione prima di quella data ? quindi al di l? dell’ambito di questa causa, indipendentemente dal fatto che questa situazione sia stata messa in gioco dai tribunali nazionali e dal governo.
52. La Corte nota che non ? stato contestato che l?assunzione fosse lecita e nell’interesse pubblico. Occorre quindi stabilire se l’indennizzo fosse proporzionato. La Corte osserva che in conformit? con la legge, per la privazione dei suoi beni nel 2010, alla ricorrente ? dovuto un risarcimento di EUR 1.398 (sulla base di un calcolo che ha origine nel valore locativo della propriet? nel 1939). In quello stesso anno, secondo gli architetti d’ufficio, il valore dell?immobile era di circa 60.000 euro. La loro valutazione si ? basata sull’impronta dell’edificio apparentemente demolito illegalmente dallo Stato (cfr. Zammit e Vassallo c. Malta , n. 43675/16 , 28 maggio 2019) e non sulla struttura di nuova costruzione. Pertanto, il risarcimento dovuto alla ricorrente ? inferiore al 2,5 % del valore di mercato ed ? quindi manifestamente sproporzionato.
53. Come sopra accennato, il solo fatto che lo Stato detenesse gi? la propriet? a vari titoli ? che peraltro secondo la giurisprudenza della Corte potrebbe anche costituire una violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 (si veda, ad esempio, Zammit e Vassallo, sopra citata, ? 55, e Saliba e altri , sopra citata, ?? 63-67) ? non altera il suo diritto a un adeguato risarcimento per la privazione totale dei suoi beni, nel 2010, che fino a quella data possedeva ancora (contra Cane` e altri (dec.), cit., ? 64, in relazione alla programmazione della propriet? equivalente a un controllo dell’uso della propriet?).
54. Ne consegue che lo Stato maltese non ? riuscito a trovare il necessario equo equilibrio tra gli interessi generali della comunit? e la protezione del diritto di propriet? del ricorrente .
55. C’? stata di conseguenza una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione.
II. APPLICAZIONE DELL’ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
56. L’ articolo 41 della Convenzione prevede:
?Se la Corte rileva che vi ? stata una violazione della Convenzione o dei suoi Protocolli, e se il diritto interno dell’Alta Parte Contraente interessata consente solo un risarcimento parziale, la Corte, se necessario, accorda un’equa soddisfazione al parte lesa.”
A. Danno
1. Le argomentazioni delle parti
57 . Il ricorrente ha chiesto 60.000 euro (EUR) che riflettono il valore della propriet? nel 2010, pi? interessi all’8% (tra il valore nel 1966 e quello nel 2010 secondo la legge) per il danno patrimoniale e 15.000 euro per il danno morale a riguardo di tutte le denunce presentate nella sua richiesta (9.000 EUR indicati per l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1). Ha osservato che se la Corte non avesse acconsentito a concederle il danno morale rivendicato “si contenderebbe una dichiarazione di violazione sulla base della legge maltese applicabile nel suo caso, inclusa la mancanza di un meccanismo per rivedere il riconoscimento affitto nel 1966 sulla base dei valori del 1939 …?.
58. Il Governo ha ripetuto che i procedimenti dinanzi ai tribunali nazionali erano ancora in corso, pertanto non sarebbe stato appropriato assegnare un risarcimento. Inoltre, il ricorrente aveva accettato che una dichiarazione fosse sufficiente. In ogni caso il Governo ha sostenuto che l?? avvenuta nel 1966, quando ? stata valutata a EUR 2.800 e il ricorrente aveva ottenuto EUR 1.046 come canone di riconoscimento totale dal 1966, e potrebbe ricevere EUR 1.398 dal LAB che insieme ammontavano all’87% del valore nel 1966. Il Governo not? anche che parte del danno morale richiesto era in relazione a reclami non comunicati al Governo, e che in ogni caso nessun danno morale era giustificato nella presente causa.
2. La valutazione della Corte
59. Come la Corte ha pi? volte affermato, una sentenza in cui la Corte constata una violazione impone allo Stato convenuto l’obbligo giuridico di porre fine alla violazione e di risarcirne le conseguenze in modo da ristabilire per quanto possibile la situazione esistente prima della violazione (si veda Iatridis c. Grecia (equa soddisfazione) [GC], n. 31107/96 ? 32, CEDU 2000-XI, e Guiso- Gallisay , citata sopra, ? 90).
60. Avendo riscontrato una violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1, spetta ora alla Corte concedere un risarcimento osservando che non vi ? alcun rischio che il ricorrente riceva due volte un risarcimento pecuniario, poich? le autorit? nazionali prenderanno inevitabilmente atto del lodo di questa Corte in sede di conclusione del procedimento (si veda, mutatis mutandis , Gauci e altri c. Malta , n. 57752/16 , ? 75, 8 ottobre 2019 e Frendo Randon e altri c. Malta (equa soddisfazione), n. 2226/10 , ? 15, 9 luglio 2013).
61. Alla richiedente ? dovuto il risarcimento per l’espropriazione della sua propriet? , che si conformava al requisito dell’interesse pubblico, ma in relazione alla quale non ha ricevuto un risarcimento adeguato. Pertanto, la Corte ritiene che il risarcimento dovrebbe essere basato sulle linee di Schembri e altri c. Malta ((equa soddisfazione), n. 42583/06 , ? 18, 28 settembre 2010) (si veda come una recente autorit? Mifsud e altri c. Malta , n.38770 / 17 , ? 114, 13 ottobre 2020). Pertanto, la somma da attribuire al richiedente dovrebbe essere calcolata sulla base del valore dell?immobile al momento dell’incasso, cio? nel 2010, e da convertire al valore corrente per compensare gli effetti dell’inflazione, pi? gli interessi legali semplici applicati al capitale progressivamente rettificato (ibid.). Poich? nel caso di specie il ricorrente non ha ancora ricevuto alcun pagamento a livello nazionale, tale detrazione non ? necessaria.
62. Tuttavia, l’articolo 1 del Protocollo n. 1 non garantisce il diritto a un risarcimento completo in tutte le circostanze, poich? obiettivi legittimi di “interesse pubblico” possono richiedere un rimborso inferiore all’intero valore di mercato (ibid. ? 115).
63. Alla luce di quanto sopra, la Corte assegna 57.000 EUR di danni patrimoniali in relazione all’espropriazione nel 2010.
64. La Corte ha inoltre assegna il richiedente EUR 8,000 per i non – danno morale, pi? qualsiasi tassa che pu? essere addebitabile.
B. Costi e spese
65. Il ricorrente ha anche richiesto un totale di EUR 5.466,32 per i costi e le spese sostenute dinanzi ai tribunali nazionali e quelle sostenute dinanzi alla Corte (EUR 2.124).
66. Il Governo ha sostenuto che la maggior parte delle fatture presentate alla Corte riguardavano i procedimenti interni e quindi dovevano ancora essere decise dalla Corte d’Appello. Ritenevano che in relazione ai procedimenti dinanzi a questa Corte la somma di 1.500 euro sarebbe stata adeguata.
67. Secondo la giurisprudenza della Corte, un ricorrente ha diritto al rimborso dei costi e delle spese solo nella misura in cui ? stato dimostrato che queste sono state effettivamente e necessariamente sostenute e sono ragionevoli in termini di importo. Nel caso di specie, alla luce degli atti in suo possesso e dei criteri sopra esposti, nonch? del fatto che le spese del giudizio ordinario non sono state ancora determinate dalla Corte d’Appello, la Corte ritiene ragionevole attribuire la somma di EUR 2.124 a copertura delle spese del procedimento dinanzi alla Corte, pi? ogni imposta eventualmente a carico del ricorrente.
C. Interessi di mora
68. La Corte ritiene opportuno che il tasso di interesse di mora sia basato sul tasso di prestito marginale della Banca centrale europea, al quale dovrebbero essere aggiunti tre punti percentuali.
PER QUESTI MOTIVI, LA CORTE, ALL’UNANIMIT?,
1. Dichiara ammissibile il ricorso;
2. Ritiene che vi sia stata una violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 alla Convenzione;
3. tiene
(un) che lo Stato convenuto deve pagare al ricorrente, entro tre mesi dalla data in cui la sentenza diventa definitiva ai sensi dell’articolo 44 ? 2 della Convenzione, i seguenti importi:
(io) 57.000 euro (cinquantasettemila euro) a titolo di danno patrimoniale;
(ii) Euro 8.000 (ottomila euro), pi? eventuale imposta addebitabile, a titolo di danno morale;
(iii) EUR 2.124 (duemilacentoventiquattro euro), pi? qualsiasi tassa che pu? essere a carico del richiedente, a riguardo di costi e spese;
(b) che dalla scadenza dei suddetti tre mesi fino al regolamento saranno dovuti interessi semplici sugli importi di cui sopra ad un tasso pari al tasso di rifinanziamento marginale della Banca Centrale Europea durante il periodo di default maggiorato di tre punti percentuali;
4. Rigetta , per il resto, la domanda di equa soddisfazione del ricorrente.
Fatto in inglese e notificato per iscritto il 28 ottobre 2021, ai sensi dell’articolo 77 ?? 2 e 3 del Regolamento della Corte.
Renata Degener Ksenija Turkovic
Cancelliere Presidente

Testo Tradotto

FIRST SECTION
CASE OF CARMELINA MICALLEF v. MALTA
(Application no. 23264/18)

JUDGMENT
Art 1 P1 ? Deprivation of property ? Inadequate compensation for taking of property under successive titles and its subsequent expropriation

STRASBOURG
28 October 2021

This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 ? 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Carmelina Micallef v. Malta,
The European Court of Human Rights (First Section), sitting as a Chamber composed of:
Ksenija Turkovi?, President,
P?ter Paczolay,
Alena Pol??kov?,
Erik Wennerstr?m,
Raffaele Sabato,
Lorraine Schembri Orland,
Ioannis Ktistakis, judges,
and Renata Degener, Section Registrar,
Having regard to:
the application (no. 23264/18) against the Republic of Malta lodged with the Court under Article 34 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (?the Convention?) by a Maltese national, Ms Carmelina Micallef (?the applicant?), on 15 May 2018;
the decision to give notice to the Maltese Government (?the Government?) of the complaint concerning Article 1 of Protocol No.1 to the Convention and to declare inadmissible the remainder of the application;
the decision to reject the unilateral declaration presented by the Government;
the parties? observations;
Having deliberated in private on 5 October 2021,
Delivers the following judgment, which was adopted on that date:
INTRODUCTION
1. The case concerns the taking of property under successive titles, and eventually its expropriation. In particular, the adequacy of the compensation due on the basis of the Land Acquisition (Public Purpose) Ordinance.
THE FACTS
2. The applicant was born in 1962 and lives in Birkirkara. She is represented before the Court by Dr P. Borg Costanzi and Dr E. Borg Costanzi, lawyers practising in Valletta.
3. The Government were represented by their Agents, Dr C. Soler, State Advocate, and Dr J. Vella, Advocate at the Office of the State Advocate.
4. The facts of the case, as submitted by the parties, may be summarised as follows.
I. BACKGROUND TO THE CASE
5. The applicant was the owner of 94, Bull Street Cospicua (the property), which she inherited from her mother in 2009.
6. In 1949 the property had been taken by the Government under title of ?possession and use? for an acquisition rent equivalent to approximately 14 euro (EUR) annually, based on the rental value of the property in 1939 and not revisable according to law. In 1966, the Government converted the taking to one under title of ?public tenure? at a recognition rent equivalent to approximately EUR 20 annually (hereinafter EUR 20).
7. On 22 August 2011 the applicant was notified that by means of Government Notice No. 934, published in the Government Gazette on 13 September 2010, the property (which had already been demolished soon after the Second World War and developed by the Government into a site comprising a number of other properties) was being acquired by ?absolute purchase?. She was informed that the compensation payable based on the property?s value was EUR 1, 397.87 (hereinafter EUR 1,398) according to Article 22 (11) (vi) (c) of the Land Acquisition (Public Purpose) Ordinance (?the Ordinance?, Chapter 88 of the Laws of Malta), which established that compensation had to be calculated on the basis of the recognition rent capitalised by 1.4% (see paragraph 18 below).
II. THE COMPENSATION PROCEEDINGS
8. On 9 September 2011 the applicant contested that amount before the Land Arbitration Board (LAB) considering that EUR 60,000 was more appropriate on the basis of an ex parte report which valued the property in 2012 at EUR 70,000.
9. In those proceedings the architects appointed to assist the LAB also valued the property at EUR 60,000 as its value in September 2010, date of taking. However, by a judgment of 14 January 2015 the LAB, sympathising with the applicant and confirming that her requests were reasonable and shared by the experts of the LAB, found that the compensation payable according to law, with which it was bound, was the amount originally offered by the Commissioner of Land, i.e. EUR 1,398.
10. On 3 February 2015 the applicant appealed. She claimed that, despite the architects? evaluation, the LAB was bound by law to confirm the extremely low amount of compensation. Thus, it was hindered from providing her with an effective access to court. She also argued that the Court of Appeal should consider such law null and void and thus discard it. Since in her view the situation raised issues under Article 6 of the Convention and Article 1 of Protocol No. 1, she requested the Court of Appeal to refer the matter to the constitutional jurisdictions.
11. In a decree of 4 October 2016 the Court of Appeal (composed of judges X. G. and N.) considered that her request was not frivolous or vexatious and thus accepted the request to refer the issue to the constitutional jurisdictions and made the following considerations (point 6-10 of the decree): (i) was there a breach of the applicant?s rights under Article 1 of Protocol No. 1? In particular what is the relevant date for the calculation of compensation? (ii) If the taking under public tenure in 1966 is a property right in itself (dritt in re), equivalent to the utile dominium, was the compensation of approximately EUR 20 adequate compensation in 1966? (iii) If the taking under public tenure is a property right in itself, equivalent to the utile dominium, was EUR 1,398 adequate compensation for the taking in 2010 of the residual right of dirett dominium, that is the right to receive approximately EUR 20 a year? iv) If, on the other hand, the taking under public tenure is not a property right in itself, with the result that the taking in 2010 was not solely a taking of residual rights, but of the entirety of the property rights, was EUR 1,398 adequate compensation for the taking under absolute purchase? v) Depending on the answer to the above questions, given that the LAB is obliged to apply the law regulating compensation, was the applicant denied access to court in the determination of her compensation?
12. As result of these considerations it set six questions to the constitutional jurisdictions concerning the applicant?s rights under Article 6 of the Convention and Article 1 of Protocol No. 1. The questions concerning Article 1 of Protocol No. 1 read as follows (point 11 of the decree):
(i) Should it be deemed (a) that the property as a whole was taken in 2010 or (b) that the pars domini ? the public tenure ? was taken in 1966 and the residual right ? the right to receive EUR 20 a year ? was taken in 2010?
(ii) If the answer is (a) is EUR 1,398, plus interest, adequate and proportionate compensation for the taking of the property in 2010, or does it violate the right to the enjoyment of property?
(iii) If the answer is (b) was EUR 1,398, adequate and proportionate compensation, based on values in 1966, for the taking under title of public tenure, or does it violate the right to the enjoyment of property?
(iv) Also, if the answer is (b) was EUR 1,398, plus interest, adequate and proportionate compensation, based on values of 2010, for the taking of the right to receive approximately EUR 20 a year, or does it violate the right to the enjoyment of property?
III. PROCEEDINGS BEFORE THE CONSTITUTIONAL JURISDICTIONS
13. By a judgment of 4 October 2016 the first-instance constitutional jurisdiction found a violation of Article 1 of Protocol No. 1 and refrained from dealing with the other matters referred to it in connection with the same provision. In particular, it considered that the entirety of the property was taken in 2010. Indeed the property had already been ?expropriated? in 1949, however the offer of compensation was only made in 2011. Thus, given the amendments to the law in 2006, compensation was due according to the value on the date of the notice to treat ? in the present case the value on 22 August 2011. Given that the value then was around EUR 60,000 the compensation of EUR 1,398 was not adequate and did not achieve a fair balance, and thus was in breach of the applicant?s property rights. It found no violation of Article 6 (access to court).
14. On appeal, by a judgment of 24 November 2017 the Constitutional Court (composed of Judges S. G. and N.) reversed the first-instance judgment in part, namely in relation to Article 1 of Protocol No. 1. It considered that the Government was only taking over the residual rights of ownership following the taking under title of public tenure in 1966, thus the applicant could not be compensated for the entire value of the property. In its view by means of the Presidential declaration of 2010 all that was being transferred was the right to receive a sum of money each year. ?In other words what is being taken today is not the right of enjoyment of the property ? that was taken in 1966 ? but the right to receive a sum of money each year which is not linked to the enjoyment of property?. Thus, the sum of EUR 1,398 (plus interest) was adequate compensation, based on values applicable in 2010, for the taking of the residual right (to earn EUR 20 per year) and no violation of the applicant?s property rights arose. It also found that the taking in 1996 under title of ?public tenure? was not in breach of the applicant?s property rights.
IV. CONTINUATION OF PROCEEDINGS BEFORE THE COURT OF APPEAL
15. The case was to resume before the Court of Appeal on 4 June 2018. Before that date the applicant lodged a request under Article 734(1) (d) of the Code of Organisation and Civil Procedure for Judges G. and N. sitting on the Court of Appeal to withdraw from hearing her appeal both because they had accepted her referral request, and because they had actually decided the issue at the constitutional level.
16. On 4 June 2018 the Court of Appeal (composed of judges J. G. and N.) rejected her request. While accepting that the issue decided by the Constitutional Court had an impact on the way in which the civil appeal would be decided, they considered that the Constitutional Court had decided a constitutional issue and had not said anything about the way in which the civil appeal should be decided. It was true that the judges on the Court of Appeal were bound to follow the findings of the Constitutional Court; however, that would be the case irrespective of the judges who heard the case. The constitutional case had been closed and the Court of Appeal had only to decide the civil issue.
17. The case was deferred to 8 October 2018, the date on which the applicant asked the Court of Appeal to adjourn the consideration of the case pending the outcome of the application lodged before this Court (following the Constitutional Court judgment). On the same day her request was accepted, and the civil case was adjourned sine die.
RELEVANT LEGAL FRAMEWORK
18. The relevant provisions of the Land Acquisition (Public Purposes) Ordinance, Chapter 88 of the Laws of Malta, in so far as relevant, read as follows:
Section 5
?The competent authority may acquire any land required for any public purpose, either –
(a) by the absolute purchase thereof; or
(b) for the possession and use thereof for a stated time, or during such time as the exigencies of the public purpose shall require; or
(c) on public tenure:
Provided that after a competent authority has acquired any land for possession and use or on public tenure the conversion into public tenure or into absolute ownership of the terms upon which such land is held shall always be deemed to be an acquisition of land required for a public purpose and to be in the public interest:
Provided also that, subject to the provisions of articles 14, 15 and 16, a competent authority may acquire land partly by one and partly by another or others of the methods in paragraphs (a), (b) and (c):
Provided further that where the land is to be acquired on behalf and for the use of a third party for a purpose connected with or ancillary to the public interest or utility, the acquisition shall, in every case, be by the absolute purchase of the land.?
Section 13
?(1) The amount of compensation to be paid for any land required by a competent authority may be determined at any time by agreement between the competent authority and the owner, saving the provisions contained in subarticle (2).
(2) The compensation shall in the case of acquisition of land for temporary possession and use be an acquisition rent and in the case of acquisition of land on public tenure be a recognition rent determined in either case in accordance with the relevant provisions contained in article 27. …?
Section 22
? … (8) Upon the making of a Declaration by the President in accordance with this Ordinance that any land is to be acquired by the absolute purchase thereof, the absolute ownership of the land to which the declaration refers shall be deemed to be a registration area for the purposes of the Land Registration Act and the absolute ownership thereof shall by virtue of this Ordinance and without any further assurance or formality, be transferred to and be acquired by the competent authority free and unencumbered from any charge, hypothec or privilege and with all the appurtenances thereof, and the competent authority shall cause such land to be registered in the Land Registry in its name in accordance with the Land Registration Act within three months from the issue of the Declaration of the President.
(11) … (b) in the case of conversion from possession and use into absolute purchase a sum arrived at by the capitalisation at the rate of one per centum of the annual acquisition rent due under the provisions of this Ordinance;
(c) in the case of conversion from public tenure into absolute purchase a sum arrived by the capitalisation at the rate of one point four per centum of the annual recognition rent due under the provisions of this Ordinance. …?
Section 27(13)
?The compensation in respect of the acquisition of any land on public tenure shall be equal to the acquisition rent assessable in respect thereof in accordance with the provisions contained in subarticles (2) to (12), inclusive, of this article, increased (a) by forty per centum (40%) in the case of an old urban tenement and (b) by twenty per centum (20%) in the case of agricultural land.?
THE LAW
I. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 1 OF PROTOCOL No. 1 TO THE CONVENTION
19. The applicant complained that the sum of EUR 1,398 was not adequate compensation for the taking by the State of her property, valued at around EUR 65,000. She relied on Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention, which reads as follows:
?Every natural or legal person is entitled to the peaceful enjoyment of his possessions. No one shall be deprived of his possessions except in the public interest and subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law.
The preceding provisions shall not, however, in any way impair the right of a State to enforce such laws as it deems necessary to control the use of property in accordance with the general interest or to secure the payment of taxes or other contributions or penalties.?
A. Admissibility
1. Compatibility ratione temporis
20. The Government submitted that the taking under public tenure happened in 1966, therefore before Malta ratified the Convention and Protocol No. 1 in 1967, thus the Court had no jurisdiction to deal with such matter.
21. The applicant submitted that while the interference may have started in 1966, it was a continuing one as she was made to receive such rent every year, and it continued to date as the applicant remained uncompensated. She compared her situation to one emanating from the inadequate domestic rent laws (pre-1995) where the domestic courts had acknowledged that they constituted continuing situations (see, for example, Raymond Cassar Torrregiani et vs Attorney General et decided by the Civil Court (First Hall) in its constitutional competence on 2 February 2015).
22. Bearing in mind the Court?s findings at paragraph 51 below, the Court does not consider it necessary to address this objection.
2. Exhaustion of domestic remedies
(a) The parties? submissions
23. The Government submitted that the applicant failed to exhaust domestic remedies, since at her request, the proceedings before the Court of Appeal were suspended pending the outcome of the case before the Court. Thus, of her own will she had halted proceedings and there was to date no final decision on the amount of compensation due to her. They accepted that the suspension was in the light of the application lodged before the Court but considered that it could not be equated to a recognition that the applicant had exhausted domestic remedies.
24. The applicant submitted that the Court of Appeal was bound by the law, namely Article 22 (11) (c) of the Ordinance, as shown by the judgment of the LAB. Thus, in the absence of a violation judgment from the Court there was no possibility of her obtaining adequate compensation from the Court of Appeal, which could therefore not be considered an effective remedy. She noted moreover that the judges on the Court of Appeal were the same judges who decided her Constitutional Court case, there was therefore certainly no possibility for them to ignore their own judgment and give a different award in compensation. She noted that only after a finding of a violation by this Court, could the Court of Appeal decide in a different manner, so much so that the Court of Appeal (an organ of the State) had agreed to suspend the proceedings pending the outcome of the case before the Court. It was therefore ironic that the Government were now raising such an objection. In the light of the above, the applicant considered that she had exhausted remedies in respect of her complaint and that the application before the Court had been lodged within six months of the Constitutional Court judgment.
(b) The Court?s assessment
25. In accordance with Article 35 ? 1 of the Convention, the Court may only deal with an issue after all domestic remedies have been exhausted. The purpose of this rule is to afford the Contracting States the opportunity of preventing or putting right the violations alleged against them before those allegations are submitted to the Court (see, among other authorities, Selmouni v. France [GC], no. 25803/94, ? 74, ECHR 1999-V). Thus, the complaint submitted to the Court must first have been made to the appropriate national courts, at least in substance, in accordance with the formal requirements of domestic law and within the prescribed time-limits. However, the rule of exhaustion of domestic remedies requires an applicant to have normal recourse to remedies within the national legal system which are available and sufficient to afford redress in respect of the breaches alleged. The existence of the remedies in question must be sufficiently certain not only in theory but in practice, failing which they will lack the requisite accessibility and effectiveness. There is no obligation to have recourse to remedies which are inadequate or ineffective (see Micallef v. Malta [GC], no. 17056/06, ? 55, ECHR 2009).
26. The Court would emphasise that the application of the rule of exhaustion must make due allowance for the fact that it is being applied in the context of machinery for the protection of human rights that the Contracting Parties have agreed to set up. Accordingly, it has recognised that Article 35 must be applied with some degree of flexibility and without excessive formalism. It has further recognised that this rule is neither absolute nor capable of being applied automatically; in reviewing whether it has been observed it is essential to have regard to the particular circumstances of each individual case (see Akdivar and Others v. Turkey, 16 September 1996, ? 69, Reports of Judgments and Decisions 1996-IV, and Saliba and Others v. Malta, no. 20287/10, ? 37, 22 November 2011).
27. The Court observes that unlike the function of the constitutional jurisdictions in Malta, who are also competent to take cognisance of cases which concern an eventual violation, the role of the Court is generally to examine cases where an alleged violation has already taken place, and where the applicant has exhausted available remedies to redress that situation. In that light the Court has little sympathy with requests, such as that lodged at the national level by the applicant, to suspend the ordinary domestic proceedings (following an unfavourable outcome from the constitutional jurisdictions) pending the outcome of the case before the Court. Indeed, it cannot be excluded that, in certain cases, such a course of action would render the application before the Court inadmissible for non exhaustion of domestic remedies, or have an impact on an applicant?s victim status (see, for example, Cane` and Others v. Malta (dec.), no. 24788/17, 13 April 2021, ? 75).
28. However, as stated above (see paragraph 25 above), the only remedies which need to be exhausted are effective remedies that have a prospect of success. In the present case the Constitutional Court has already examined the applicant?s complaint via referral proceedings and dismissed it on the merits. It is clear, in the present case, that the Court of Appeal is now bound to follow the Constitutional Court judgment (as also admitted by the Court of Appeal, see paragraph 16 above) and apply the relevant domestic law. In consequence, there is little doubt that the Court of Appeal was not in a position to award any compensation beyond that of EUR 1,398 (plus interest), in line with domestic law, which is precisely what is being contested before this Court. It is also not irrelevant that the Court of Appeal accepted to adjourn the case sine die pending the outcome of these proceedings. It follows that in the circumstances of the present case the applicant cannot be blamed for having brought her application to the Court within six months from the judgment of the Constitutional Court, without awaiting the outcome of the judgment before the Court of Appeal, which had no prospects of success.
29. The Government?s objection of non-exhaustion of domestic remedies, is therefore dismissed.
3. Conclusion
30. The Court notes that the complaint is neither manifestly ill founded nor inadmissible on any other grounds listed in Article 35 of the Convention. It must therefore be declared admissible.
B. Merits
1. The applicant?s submissions
(a) The applicant
31. The applicant originally complained that the sum of EUR 1,398 (based on 1939 rental values) was not adequate compensation for the expropriation by the State of her property in 2010, when it had a mean sale value of EUR 65,000. However, in reply to the Government?s arguments, she noted that she had not been paid adequate compensation even in the prior years, when the property was held under different titles.
32. The applicant contested that the ownership of the property had been transferred to the Government in 1966. At the time the Government had taken over the use of her property in exchange for a unilaterally established yearly recognition rent, but certainly had not taken over any ownership rights, or paid any other sums for any transfer. However, she noted that even on that assumption, it would be clear that she had not received adequate compensation. She had received EUR 1,046 in total as recognition rent since 1966, to which had to be added EUR 1,398 awarded by the LAB (amounting to 50% of the value in 1966), thus totalling EUR 2,444. Those sums had been based on values applicable to property in 1939. Thus, in her view, it would in any event not constitute appropriate compensation for an expropriation of a habitable property, initiated in 1966 and concluded by absolute purchase in 2010.
33. The applicant insisted that the date of taking had to be considered to be 13 September 2010, date of the Presidential declaration stating that the property had been acquired by absolute purchase, as it was only then that ownership had been transferred.
34. The applicant disputed the Government?s claim that the property had been in a bad state of repair. None of the experts or domestic courts had established so, nor had the Government brought forward any evidence to that effect. Moreover, the values attributed to it, for example EUR 2,800 in 1966, were not low, when one bore in mind that the average wage in that year had been approximately EUR 662 annually. In so far as the Government questioned the expert evaluations, the applicant submitted that the experts had been appointed by the LAB itself, and under domestic law they formed part of that decision body. Moreover, they had had all the relevant evidence and material to make their decision. It was therefore inappropriate for the Government to question the integrity and ability of the court appointed experts, based on unsubstantiated allegations.
(b) The Government
35. The Government submitted that there had been no violation of Article 1 of Protocol No.1. They submitted that the property had been expropriated (sic.) under title of possession and use in 1949, and then under title of public tenure (the pars domini, which included the ius utendi, fruendi and abutendi) in 1966. The latter had a perpetual effect, and thus in 2010, as held by the Constitutional Court, it had been only the residual right to receive recognition rent, which had been taken away from the applicant.
36. The Government submitted that all measures undertaken since 1949 had been lawful and in line with the Ordinance. They had also pursued the public interest ? an issue not disputed by the applicant.
37. The Government considered that the measures had also been proportionate. In particular, they noted that when the property had been taken over by Government, as part of a slum clearance project, it had been in a bad state of repair and had already been more than a hundred years old. According to the independent expert, in 1949 the property had been only worth EUR 1,300, and in 1966, when the Government had taken over the pars dominii, it was worth EUR 2,800. Thus, while the Government held the land under title of public tenure, the applicant?s compensation of nearly EUR 20 per year was, in the Government?s view, adequate. To that would have to be added the EUR 1,398 awarded by the LAB, if the Court of Appeal were to confirm that decision. The Government also questioned the valuations relied on by the applicant. In any event those sums could not be due since the applicant had only lost a residual right, as she had recognised during the domestic proceedings.
38. The Government further submitted that the applicant was not old, nor disabled, nor had she had nowhere else to live, thus her personal circumstances were not such that she would suffer a disproportionate burden.
2. The Court?s assessment
(a) General principles
39. As the Court has stated on a number of occasions, Article 1 of Protocol No. 1 comprises three distinct rules: the first rule, set out in the first sentence of the first paragraph, is of a general nature and enunciates the principle of the peaceful enjoyment of property; the second rule, contained in the second sentence of the first paragraph, covers deprivation of possessions and subjects it to certain conditions; the third rule, stated in the second paragraph, recognises that the Contracting States are entitled, inter alia, to control the use of property in accordance with the general interest. The three rules are not, however, distinct in the sense of being unconnected. The second and third rules are concerned with particular instances of interference with the right to peaceful enjoyment of property and should therefore be construed in the light of the general principle enunciated in the first rule (see, among other authorities, James and Others v. the United Kingdom, 21 February 1986, ? 37, Series A no. 98; Beyeler v. Italy [GC], no. 33202/96, ? 98, ECHR 2000 I; Broniowski v. Poland [GC], no. 31443/96, ? 134, ECHR 2004 V and Saliba v. Malta, no. 4251/02, ? 31, 8 November 2005).
40. The Court reiterates that a taking of property can be justified only if it is shown, inter alia, to be ?in the public interest? and ?subject to the conditions provided for by law?. Any interference with property must also satisfy the requirement of proportionality. As the Court has repeatedly stated, a fair balance must be struck between the demands of the general interest of the community and the requirement of protecting the individual?s fundamental rights, the search for such fair balance being inherent in the whole of the Convention. The requisite balance will not be struck where the person concerned bears an individual and excessive burden (see Sporrong and L?nnroth v. Sweden, 23 September 1982, ?? 69-74, Series A no. 52, and Brum?rescu v. Romania [GC], no. 28342/95, ? 78, ECHR 1999 VII).
41. Compensation terms under the relevant legislation are material to the assessment of whether or not the contested measure respects the requisite fair balance and, in particular, whether it imposes a disproportionate burden on the individuals (see Jahn and Others v. Germany [GC], nos. 46720/99, 72203/01 and 72552/01, ? 94, ECHR 2005 VI). In this connection, the taking of property without payment of an amount proportionate to its value will normally constitute a disproportionate interference, whilst a total lack of compensation can be considered justifiable under Article 1 of Protocol No. 1 only in exceptional circumstances (see Former King of Greece and Others v. Greece [GC], no. 25701/94, ? 89, ECHR 2000 XII, and The Holy Monasteries v. Greece, 9 December 1994, ? 71, Series A no. 301-A). However, Article 1 of Protocol No. 1 does not guarantee a right to full compensation in all circumstances. Legitimate objectives in the ?public interest?, such as those pursued in measures of economic reform or measures designed to achieve greater social justice, may warrant reimbursement of less than the full market value (see Urb?rska Obec Tren?ianske Biskupice v. Slovakia, no. 74258/01, ? 115, ECHR 2007-XIII, and Broniowski, cited above, ?? 182 and 186).
42. As to the amount of the compensation, it must normally be calculated based on the value of the property at the date on which ownership thereof was lost. Any other approach could open the door to a degree of uncertainty or even arbitrariness (see Guiso-Gallisay v. Italy (just satisfaction) [GC], no. 58858/00, ? 103, 22 December 2009 and Visti?? and Perepjolkins v. Latvia [GC], no. 71243/01, ? 111, 25 October 2012).
(b) Application of the General principles to the present case
43. The Court has previously explained in Maltese cases before it the different titles on the basis of which the Government can take land in circumstances such as those of the present case.
44. It noted that under title of possession and use the taking, in exchange for an acquisition rent, is meant to be temporary during which time the applicants do not lose their right to sell the property and the ownership title is not transferred to third parties. Although in such circumstances a sale is improbable, the Court did not accept that such a measure amounted to a de facto expropriation. However, the applicants? right of property under such a title are severely restricted: they cannot exercise the right of use in terms of physical possession. Thus, the Court has held that this constituted a means of State control of the use of property, which should be examined under the second paragraph of Article 1 of Protocol No. 1 (see, mutatis mutandis, Saliba and Others, cited above, ? 52 and Zammit and Vassallo v. Malta, no. 43675/16, ? 55, 28 May 2019).
45. Under title of public tenure the restrictions remain the same as above described, and the owner is entitled to a recognition rent. However, public tenure implies that the property is taken permanently. Consequently, applicants are not simply restricted in, or temporarily deprived of, their use and enjoyment of the property. The Court has held that in such circumstances it is possible that such interference could be equated to a de facto expropriation (ibid. ? 56, and Saliba and Others, cited above, ? 53). Nevertheless, the Court has noted that the applicable principles are similar, namely that, in addition to being lawful, a deprivation of possessions or an interference such as the control of use of property must also satisfy the requirement of proportionality (ibid. ? 54).
46. In the above-mentioned cases the Court made such considerations, because in the absence of a formal expropriation, that is to say a transfer of ownership, the Court had to look behind the appearances and investigate the realities of the situation complained of (see Saliba and Others, cited above, ? 53).
47. In cases against Malta where the property was taken under title of absolute purchase, the Court considered that the taking was one amounting to an expropriation (even though sometimes the final deed of transfer was not yet signed, as compensation had not yet been paid) and/or that there had been a deprivation of possessions (see for example, Deguara Caruana Gatto and Others v. Malta, no. 14796/11, ?? 8 and 53, 9 July 2013; Azzopardi v. Malta, no. 28177/12, ? 52, 6 November 2014, and B. Tagliaferro & Sons Limited and Coleiro Brothers Limited v. Malta, nos. 75225/13 and 77311/13, ? 70, 11 September 2018; see also Gauci and Others v. Malta, no. 57752/16, ?? 22 and 62, 8 October 2019). Admittedly, all these cases did not concern a taking under title of absolute purchase which followed, specifically, a taking under public tenure, as in this case. However, in the recent Cane` and Others v. Malta ((dec.) no. 24788/17, 13 April 2021) the taking under title of absolute purchase which followed a taking under title of public tenure amounted nonetheless to an expropriation, both for the domestic courts and the Court.
48. The Court further notes that there is no doubt that in terms of the Ordinance, it is the taking under title of absolute purchase which consists of the transfer of the absolute ownership (see paragraph 18 above). Thus, the Government?s submissions echoing the novel approach by the Constitutional Court have no bearing on the simple fact that the applicant was deprived of the ownership of her land, by means of the declaration of 13 September 2010. The mere fact that the State had controlled the applicant?s property under different titles – even on conditions which verged onto a de facto expropriation – prior to that date does not alter that conclusion. Had the State wanted to obtain full ownership in 1966 and pay the value of the property at the time, it could have acquired the property under title of absolute purchase at the time, or soon thereafter. It however, failed to do so.
49. Having regard to the above, the Court notes, that the circumstances of the present case concern property which was the subject of successive takings under titles of possession and use and public tenure (see Saliba and Others, cited above, ? 67) and eventually the instantaneous expropriation (in 2010).
50. The Court reiterates that the scope of a case ?referred to? the Court in the exercise of the right of individual application is determined by the applicant?s complaint. A complaint consists of two elements: factual allegations and legal arguments. By virtue of the jura novit curia principle the Court is not bound by the legal grounds adduced by the applicant under the Convention and the Protocols thereto and has the power to decide on the characterisation to be given in law to the facts of a complaint by examining it under Articles or provisions of the Convention that are different from those relied upon by the applicant. It cannot, however, base its decision on facts that are not covered by the complaint. To do so would be tantamount to deciding beyond the scope of a case; in other words, to deciding on matters that have not been ?referred to? it, within the meaning of Article 32 of the Convention (see Radomilja and Others v. Croatia [GC], nos. 37685/10 and 22768/12, ? 126, 20 March 2018).
51. The Court observes that applicant couched her complaint both before the domestic courts and before this Court only in reference to the expropriation in 2010. Her challenge was precisely that the compensation awarded for the expropriation of her property in 2010, in line with the law, was not proportionate, and at no point had she challenged the proportionality of the rent received while the property had been taken under title of public tenure. This is also confirmed by her request for pecuniary damage before this Court (see paragraph 57 below) which concerns the value of the land in 2010 and not any loss of rent prior to that date. Thus, as per the applicant?s complaint before the LAB, later the Court of Appeal, and before this Court, her complaint concerns solely the total deprivation of her possessions by means of a taking under title of absolute purchase, which amounted to an expropriation, in 2010. The situation prior to that date is therefore beyond the scope of this case, irrespective of the fact that this situation was brought into play by the domestic courts and the Government.
52. The Court notes that it has not been disputed that the taking was lawful and in the public interest. It must therefore be determined whether the compensation was proportionate. The Court observes that in accordance with the law, for the deprivation of her possessions in 2010, the applicant is due compensation of EUR 1,398 (on the basis of a calculation that has its origin in the rental value of the property in 1939). In that same year according to the court-appointed architects, the value of the property was around EUR 60,000. Their valuation was based on the footprint of the building apparently unlawfully demolished by the State (compare Zammit and Vassallo v. Malta, no. 43675/16, 28 May 2019) and not on the newly built structure. Thus, the compensation due to the applicant amounts to less than 2.5 % of the market value and is therefore manifestly disproportionate.
53. As mentioned above, the mere fact that the State already held the property under various titles ? which moreover according to the Court?s case-law could also amount to a breach of Article 1 of Protocol No. 1 (see, for example, Zammit and Vassallo, cited above, ? 55, and Saliba and Others, cited above, ?? 63-67) ? does not alter her right to adequate compensation for the total deprivation of her possessions, in 2010, which till that date she still owned (contrast Cane` and Others (dec.), cited above, ? 64, in relation to scheduling of property amounting to a control of use of property).
54. It follows that the Maltese State has failed to strike the requisite fair balance between the general interests of the community and the protection of the applicant?s right of property.
55. There has accordingly been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention.
II. APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
56. Article 41 of the Convention provides:
?If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.?
A. Damage
1. The parties? submissions
57. The applicant claimed 60,000 euros (EUR) reflecting the value of the property in 2010, plus interest at 8% (between the value in 1966 and that in 2010 according to law) in respect of pecuniary damage, and EUR 15,000 in non-pecuniary damage in respect of all the complaints lodged in her application (EUR 9,000 indicated for Article 1 of Protocol No. 1). She noted that if the Court did not agree to award her the non-pecuniary damage claimed ?she would contend with a declaration of a violation on the basis of Maltese law as applicable in her case, including the lack of a mechanism to revise the recognition rent in 1966 on the basis of 1939 values …?.
58. The Government reiterated that the proceedings before the domestic courts were still ongoing, it would therefore not be appropriate to award compensation. Moreover, the applicant had accepted that a declaration would suffice. In any event the Government contended that the taking occurred in 1966, when it was valued at EUR 2,800 and the applicant had obtained EUR 1,046 as total recognition rent since 1966, and may receive EUR 1,398 by the LAB which together amounted to 87% of the value in 1966. The Government also noted that part of the non-pecuniary damage claimed was in relation to complaints not communicated to the Government, and that in any event no non-pecuniary damage was warranted in the present case.
2. The Court?s assessment
59. As the Court has held on a number of occasions, a judgment in which the Court finds a breach imposes on the respondent State a legal obligation to put an end to the breach and make reparation for its consequences in such a way as to restore as far as possible the situation existing before the breach (see Iatridis v. Greece (just satisfaction) [GC], no. 31107/96 ? 32, ECHR 2000-XI, and Guiso-Gallisay, cited above, ? 90).
60. Having found a violation of Article 1 of Protocol No. 1, it is now for the Court to award compensation noting that there is no risk that the applicant will receive pecuniary compensation twice, as the national authorities will inevitably take note of this Court?s award when finalising the proceedings (see, mutatis mutandis, Gauci and Others v. Malta, no. 57752/16, ? 75, 8 October 2019 and Frendo Randon and Others v. Malta (just satisfaction), no. 2226/10, ? 15, 9 July 2013).
61. The applicant is due redress for the expropriation of her property, which conformed with the public interest requirement, but in respect of which she has not received adequate compensation. Thus, the Court considers that the compensation should be based on the lines of Schembri and Others v. Malta ((just satisfaction), no. 42583/06, ? 18, 28 September 2010) (see as a recent authority Mifsud and Others v. Malta, no. 38770/17, ? 114, 13 October 2020). Thus, the sum to be awarded to the applicant should be calculated on the basis of the value of the property at the time of the taking, that is 2010, and be converted to the current value to offset the effects of inflation, plus simple statutory interest applied to the capital progressively adjusted (ibid.). Since in the present case the applicant has not yet received any payment at the national level, no such deduction is necessary.
62. However, Article 1 of Protocol No. 1 does not guarantee a right to full compensation in all circumstances, since legitimate objectives of ?public interest? may call for reimbursement of less than the full market value (ibid. ? 115).
63. In the light of the above the Court awards EUR 57,000 in pecuniary damage in respect of the expropriation in 2010.
64. The Court further awards the applicant EUR 8,000 in respect of non pecuniary damage, plus any tax that may be chargeable.
B. Costs and expenses
65. The applicant also claimed a total of EUR 5,466.32 for the costs and expenses incurred before the domestic courts and those incurred before the Court (EUR 2,124).
66. The Government submitted that most of the invoices presented to the Court related to the domestic proceedings and therefore were still to be decided by the Court of Appeal. They considered that in relation to proceedings before this Court the sum of EUR 1,500 would be adequate.
67. According to the Court?s case-law, an applicant is entitled to the reimbursement of costs and expenses only in so far as it has been shown that these were actually and necessarily incurred and are reasonable as to quantum. In the present case, regard being had to the documents in its possession and the above criteria, as well as to the fact that the costs of the ordinary proceedings have not yet been determined by the Court of Appeal, the Court considers it reasonable to award the sum of EUR 2,124 covering costs for the proceedings before the Court, plus any tax that may be chargeable to the applicant.
C. Default interest
68. The Court considers it appropriate that the default interest rate should be based on the marginal lending rate of the European Central Bank, to which should be added three percentage points.
FOR THESE REASONS, THE COURT, UNANIMOUSLY,
1. Declares the application admissible;
2. Holds that there has been a violation of Article 1 of Protocol No.1 to the Convention;
3. Holds
(a) that the respondent State is to pay the applicant, within three months from the date on which the judgment becomes final in accordance with Article 44 ? 2 of the Convention, the following amounts:
(i) EUR 57,000 (fifty-seven thousand euros) in respect of pecuniary damage;
(ii) EUR 8,000 (eight thousand euros), plus any tax that may be chargeable, in respect of non-pecuniary damage;
(iii) EUR 2,124 (two thousand, one hundred and twenty-four euros), plus any tax that may be chargeable to the applicant, in respect of costs and expenses;
(b) that from the expiry of the above-mentioned three months until settlement simple interest shall be payable on the above amounts at a rate equal to the marginal lending rate of the European Central Bank during the default period plus three percentage points;
4. Dismisses, the remainder of the applicant?s claim for just satisfaction.
Done in English, and notified in writing on 28 October 2021, pursuant to Rule 77 ?? 2 and 3 of the Rules of Court.
Renata Degener Ksenija Turkovi?
Registrar President

A chi rivolgersi e i costi dell'assistenza

Il Diritto dell'Espropriazione è una materia molto complessa e poco conosciuta, che "ingloba" parti importanti di molteplici rami del diritto. Per tutelarsi è quindi essenziale farsi assistere da un Professionista (con il quale si consiglia di concordare in anticipo i costi da sostenere, come ormai consentito dalle leggi in vigore).

Se l'espropriato ha già un Professionista di sua fiducia, può comunicagli che sul nostro sito trova strumenti utili per il suo lavoro.
Per capire come funziona la procedura, quando intervenire e i costi da sostenere, si consiglia di consultare la Sezione B.6 - Come tutelarsi e i Costi da sostenere in TRE Passi.

  • La consulenza iniziale, con esame di atti e consigli, è sempre gratuita
    - Per richiederla cliccate qui: Colloquio telefonico gratuito
  • Un'eventuale successiva assistenza, se richiesta, è da concordare
    - Con accordo SCRITTO che garantisce l'espropriato
    - Con pagamento POSTICIPATO (si paga con i soldi che si ottengono dall'Amministrazione)
    - Col criterio: SE NON OTTIENI NON PAGHI

Se l'espropriato è assistito da un Professionista aderente all'Associazione pagherà solo a risultato raggiunto, "con i soldi" dell'Amministrazione. Non si deve pagare se non si ottiene il risultato stabilito. Tutto ciò viene pattuito, a garanzia dell'espropriato, con un contratto scritto. è ammesso solo un rimborso spese da concordare: ad. es. 1.000 euro per il DAP (tutelarsi e opporsi senza contenzioso) o 2.000 euro per il contenzioso. Per maggiori dettagli si veda la pagina 20 del nostro Vademecum gratuito.

La data dell'ultimo controllo di validità dei testi è la seguente: 14/09/2024