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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF BUSHATI AND OTHERS v. ALBANIA

Tipologia: Sentenza
Importanza: 2
Articoli: 41, 06, P1-1
Numero: 6397/04/2009
Stato: Albania
Data: 2009-12-08 00:00:00
Organo: Sezione Quarta
Testo Originale

Conclusione Resto ammissibile; Violazione Art. 6-1; violazione di P1-1; soddisfazione Equa riservata
QUARTA SEZIONE
CAUSA BUSHATI ED ALTRI C. ALBANIA
(Richiesta n. 6397/04)
SENTENZA
(i meriti)
STRASBOURG
8 dicembre 2009
Questa sentenza diverrà definitiva nelle circostanze esposte nell’ Articolo 44 § 2 della Convenzione. Può essere soggetta a revisione editoriale.

Nella causa Bushati ed Altri c. Albania,
La Corte europea dei Diritti umani (quarta Sezione), riunendosi in una Camera, composta da:
Nicolas Bratza, Presidente, Lech Garlicki il Giovanni Bonello, Ljiljana Mijović Päivi Hirvelä, Nebojša Vučinić giudici, Markelian Koca ad giudice di hoc,
e Lorenzo Early, Cancelliere di Sezione
Avendo deliberato in privato il 17 novembre 2009,
Consegna la seguente sentenza che fu adottata in quella data:
PROCEDURA
1. La causa nacque da una richiesta (n. 6397/04) contro la Repubblica dell’Albania, depositata presso la Corte sotto l’Articolo 34 della Convenzione per la Protezione dei Diritti umani e delle Libertà Fondamentali (“la Convenzione”) dalla Sig.ra I. B., dal Sig. S. B. e dal Sig. G. B., cittadini albanesi (“i richiedenti”), l’8 gennaio 2004.
2. La prima e il secondo richiedente furono rappresentati di fronte alla Corte dal Sig. G. B., (“il terzo richiedente”) che, al tempo dell’introduzione della richiesta, era lui stesso rappresentato dai Sig.ri L. B. e D. G. e che è rappresentato attualmente dal Sig. P. Kalo avvocati che praticano a Tirana. Il Governo albanese (“il Governo”) fu rappresentato dai suoi Agenti, il Sig. S. Puto ed la Sig.ra S. Meneri.
3. I richiedenti si lamentarono sotto l’Articolo 6 § 1 della Convenzione di una violazione del principio della certezza legale, della lunghezza di procedimenti e della non-esecuzione di una decisione di corte. Loro dibatterono anche che le autorità avevano infranto il loro diritto al godimento tranquillo delle loro proprietà, come garantito dall’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione.
4. La richiesta fu assegnata alla quarta Sezione (Articolo 52 § 1 dell’ordinamento di Corte). Entro questa Sezione, la Camera che avrebbe considerato la causa (Articolo 27 § 1 della Convenzione) fu costituita in conformità con l’ Articolo 26 § 1 dell’ordinamento di Corte. Il Sig. Ledi Bianku, il giudice eletto a riguardo dell’Albania, rinunciò a riunirsi nella causa (Articolo 28). Il Governo nominò di conseguenza il Sig. Markelian Koça per riunirsi come giudice ad hoc al suo posto (Articolo 27 § 2 della Convenzione e Decide 29 § 1).
5. Il 16 settembre 2005 il Presidente della quarta Sezione della Corte decise di dare avviso della richiesta al Governo. Sotto le disposizioni dell’ Articolo 29 § 3 della Convenzione, fu deciso di esaminare i meriti della richiesta allo stesso tempo della sua ammissibilità.
6. I richiedenti ed il Governo entrambi presentarono inoltre osservazioni scritte (Articolo 59 § 1).
I FATTI
I. LE CIRCOSTANZE DELLA CAUSA
7. I richiedenti nacquero rispettivamente nel 1918, 1939 e 1944, e vivono a Shkoder.
8. A seguito della conclusione di un contratto di acquisto del 10 luglio 1940, il parente dei richiedenti divenne il proprietario di un’area di terreno che misurava 5,000 metri quadrati e situato sulla costa di Durrës. Il titolo del parente dei richiedenti sulla proprietà fu registrato successivamente nel Registro Fondiario di Durrës.
9. Nel 1946 lo Stato nazionalizzò- senza risarcimento-tutto il terreno situato sulla costa albanese, incluso l’area di terreno del parente dei richiedenti.
A. Restituzione della proprietà
10. Il 3 febbraio 1994 la Commissione di Durrës sulla Restituzione ed il Risarcimento di Proprietà (Komisioni i Kthimit dhe Kompensimit të Pronave -in futuro “la Commissione”), ripristinò i diritti di proprietà dei richiedenti sulla proprietà del loro parente facendo seguito all’Atto sulla Proprietà (Restituzione e Risarcimento) del 1993 (vedere “diritto nazionale Attinente”, paragrafi 53 sotto). Il 22 febbraio 1994 il titolo dei richiedenti sulla proprietà fu registrato sul Registro Fondiario di Durrës.
11. Fra il 1994 e il1995 dei tentativi da parte dei richiedenti di recuperare il possesso della proprietà si dimostrarono senza successo perché degli edifici erano stati eretti illegalmente sul loro terreno da occupanti illegali.
B. I procedimenti dei tribunali nazionali
1. Procedimenti ordinari
12. In una data non specificata nel 1995, non essendo in grado di recuperare il possesso della loro proprietà, i richiedenti iniziarono dei procedimenti di fronte alla Corte distrettuale di Durrës (“la Corte distrettuale”), chiedendo un ordine contro i tre occupanti (M., R. e D.) per far cessare l’occupazione della loro proprietà e per far demolire gli edifici illegali.
13. L’ 11 aprile 1995 la Corte distrettuale confermò i diritti di proprietà dei richiedenti sull’area di terreno assegnata a loro dalla Commissione ed ordinò agli occupanti di sgombrare la proprietà dei richiedenti. Questa decisione divenne definitiva il 23 maggio 1995.
2. Revisione direttiva
14. Il 1 agosto 1995 uno degli occupanti, M., presentò una richiesta al Presidente della successiva Corte di Cassazione per revisione direttiva della decisione della Corte distrettuale dell’ 11 aprile 1995 sulla base che non gli erano stati notificati i procedimenti. Il 23 settembre 1995 il Presidente della Corte di Cassazione girò la sua richiesta mettendola di fronte alla Magistratura Civile.
15. Il 2 febbraio 1996 la Corte di Cassazione annullò la decisione della Corte distrettuale dell’ 11 aprile 1995 sulla base che nessuno dei tre occupanti era stato debitamente informato dei procedimenti di fronte alla Corte distrettuale, e rinviò la causa alla stessa corte per un nuovo esame.
16. I richiedenti non furono né informati dei procedimenti né invitati a frequentare le udienze di fronte alla Corte di Cassazione.
17. Il 21 giugno 1996 la Corte distrettuale decise di archiviare la causa siccome nessuna delle parti aveva frequentato l’udienza e nessuno aveva dato ragioni legittime per il loro insuccesso nel presenziarle.
3. Riapertura dei procedimenti
18. Sembra che i procedimenti furono riaperti in una data non specificata. Loro furono diretti anche contro un altro occupante illegale, B. Il 20 gennaio 1997 la Corte distrettuale confermò il titolo dei richiedenti sull’area di terreno del loro parente ed ordinò ai quattro occupanti (M., R., D. e B.) di cessare l’occupazione.
19. Nel febbraio 1997 i richiedenti vendettero un’area che misurava 500 metri quadrati ad un’altra parte. Questa operazione fu registrata sul registro fondiario.
20. In una data non specificata gli occupanti della proprietà dei richiedenti fecero ricorso contro la decisione della Corte distrettuale del 20 gennaio 1997, impugnando la legalità del titolo dei richiedenti sull’area di terreno. Il 1 aprile 1998 la Corte d’appello di Durrës (“la Corte d’appello”) respinse il loro ricorso e sostenne la decisione della Corte distrettuale.
21. Il 10 novembre 1998 la Corte di Cassazione annullò la decisione della Corte d’appello sulla base che quest’ultima non aveva esaminato la legalità del titolo del parente dei richiedenti sulla proprietà. Rinviò la causa alla Corte d’appello per un nuovo esame.
22. Il 24 novembre 1999 la Corte d’appello trovò che il 0 agosto 1994 la Commissione aveva assegnato a R. (che aveva donato successivamente la sua proprietà a G.) un’area di terreno che ricopriva 720 metri quadrati l’area di terreno assegnata ai richiedenti dalla stessa Commissione il 3 febbraio 1994. Inoltre, la corte dichiarò priva di valore legale la decisione della Commissione del 3 febbraio 1994 a riguardo dell’area che misurava 720 metri quadrati, trovando che il contratto di acquisto del parente dei richiedenti del 10 luglio 1940 era privo di valore legale. Revocò perciò il titolo dei richiedenti sull’ intera area di terreno che misurava 5,000 metri quadrati.
23. Il 2 aprile 2001, a seguito dei ricorsi da parte dei richiedenti e dei tre dei quattro occupanti (M., B. e D.), la Corte Suprema che aveva sostituito la Corte di Cassazione dopo l’entrata in vigore della Costituzione albanese il 28 novembre 1998 annullò in parte la decisione della Corte d’appello. La corte respinse i ricorsi degli occupanti sulla base che, siccome loro occupavano il terreno senza titolo, mancavano di qualità per impugnare il titolo dei richiedenti sulla proprietà. La Corte Suprema ordinò perciò che loro cessassero la loro occupazione del terreno. Inoltre, la corte sostenne il titolo di G. sull’area che misurava 720 metri quadrati che ricopriva il terreno assegnato ai richiedenti e confermò i diritti di proprietà dei richiedenti sui rimanenti 4,280 metri quadrati.
24. L’ 11 marzo 2003 i richiedenti depositarono un ricorso presso la Corte Costituzionale sotto l’Articolo 131 (f) della Costituzione, dibattendo che la sentenza della Corte Suprema del 2 aprile 2001 che diede luogo al riconoscimento solamente parziale della loro proprietà era incostituzionale. Loro si lamentarono che siccome la Corte Suprema aveva valutato erroneamente le prove, la sua imparzialità si prestava a dubbi.
25. La Corte Costituzionale trovò che l’azione di reclamo costituzionale dei richiedenti riguardava la valutazione delle prove, che rientrava all’interno della giurisdizione delle corti inferiori ed era fuori dalla sua giurisdizione. Dichiarò perciò il ricorso inammissibile con una decisione del 10 luglio 2003 che fu notificata ai richiedenti il 14 luglio 2003.
4. Procedimenti di esecuzione riguardo alla decisione della Corte Suprema del 2 aprile 2001
26. Il 28 giugno 2001 la Corte distrettuale ordinò che gli ufficiali giudiziari eseguissero la sentenza della Corte Suprema del 2 aprile 2001.
27. Il 31 luglio 2001 l’ufficiale giudiziario spedì tre lettere separate a M., D. e B. per attenersi alla sentenza in questione entro 10 giorni dalla notifica. L’ufficiale giudiziario attrasse l’attenzione degli occupanti sull’esecuzione costretta della sentenza, se loro non fossero riusciti ad attenersi volontariamente alla sentenza.
28. Il 25 settembre 2001 il terzo richiedente richiese una sospensione dell’esecuzione della sentenza sino al 15 ottobre per ragioni che lui non rivelò. Il documento certifica che il richiedente si sarebbe presentato all’ufficio dell’ufficiale giudiziario per richiedere la continuazione dei procedimenti di esecuzione.
29. Il 26 ottobre 2001 il richiedente e gli occupanti M. e D. comparirono di fronte all’ufficiale giudiziario. Il documento certifica che “le parti erano d’accordo a proposito del posticipare l’esecuzione della sentenza sino al 15 novembre 2001.”
30. Il 16 gennaio 2002 il terzo richiedente richiese all’ufficiale giudiziario di rinunciare al diritto dei richiedenti di esecuzione della sentenza contro B. siccome entrambe le parti avrebbero chiarito il problema tramite un accordo. Sembra che in una data non specificata nel 2002 i richiedenti vendettero un’area che misurava 164 metri quadrati a B.
Lo stesso giorno il terzo richiedente richiese l’esecuzione della sentenza contro M. e D. tramite demolizione delle loro costruzioni. L’ufficiale giudiziario fu d’accordo nel richiedere l’assistenza della polizia a questo fine.
31. Il 22 gennaio 2002 M. e D. furono informato che l’ufficiale giudiziario avrebbe proceduto con l’esecuzione costretta della sentenza del 4 febbraio, in presenza di agenti di polizia.
32. Il 4 febbraio 2002 l’ufficiale giudiziario decise di posticipare l’esecuzione ad una data non specificata a causa all’assenza dei richiedenti. Risulta dal documento che l’ufficiale giudiziario non si recò sul luogo per prendere una qualsiasi misura nella prospettiva di demolire le costruzioni di M. e D..
33. Il 9 settembre 2002 il terzo richiedente richiese all’ufficiale giudiziario di procedere con l’esecuzione della sentenza, dato l’insuccesso di M. e D. di attenersi tramite un accordo all’importo del risarcimento a riguardo delle aree che loro occupavano.
34. Il 10 settembre 2002 l’ufficiale giudiziario spedì due lettere separate a M. e D. chiedendo loro di attenersi entro 10 giorni con l’accordo convenuto con i richiedenti. L’ufficiale giudiziario attrasse l’attenzione degli occupanti sull’esecuzione costretta della sentenza, se loro non fossero riusciti ad attenersi volontariamente con la sentenza.
35. Il 16 settembre 2002 l’ufficiale giudiziario ebbe un incontro con M. e D. che lo informarono che loro non erano in grado di pagare il prezzo richiesto dai richiedenti. Gli occupanti affermarono che loro avrebbero sgombrato l’area di terreno a condizione che i richiedenti li avessero compensati per la costruzione che avevano eretto o che avessero offerto loto un appartamento legalmente costruito in un’altra ubicazione. L’ufficiale giudiziario decise di informare il terzo richiedente delle richieste degli occupanti.
36. Il 4 novembre 2002 il terzo richiedente richiese o lo sgombero delle aree di terreno o il pagamento del risarcimento da parte degli occupanti al prezzo indicato. Il terzo richiedente acconsentì a pagare il prezzo in rate in un periodo di due – anni. Lui sarebbe giunto ad un accordo con gli occupanti riguardo all’importo delle rate e la modalità del pagamento. In mancanza di un accordo, il terzo richiedente confermò che avrebbe richiesto che l’area di terreno fosse sgomberata.
37. Il documento dell’ufficiale giudiziario di un incontro del 14 febbraio 2003 fra il terzo richiedente ed entrambi gli occupanti, dice che,
“A seguito di una serie di discussioni le parti non concordarono il prezzo offerto dal creditore [il terzo richiedente] che richiedeva [l’importo del risarcimento al metro quadrato] in un periodo di tre – anni .
I debitori offrirono di pagare un prezzo [inferiore] a (…).
Dato questo disaccordo, si decise che il creditore avrebbe richiesto l’esecuzione costretta della sentenza quando fosse stato pronto (kur të jetë gati).”
38. Lo tesso giorno l’ufficiale giudiziario decise di sospendere i procedimenti di esecuzione. Le parti attinenti della decisione recitano:
“Il creditore [il terzo richiedente] inutilmente sta tentando di chiarire il problema tramite regolamento amichevole, salvo con il debitore B.
Sotto queste circostanze, il creditore richiese la sospensione dei procedimenti di esecuzione sino ad una comparizione posteriore di fronte all’ufficiale giudiziario al quale lui avrebbe richiesto l’esecuzione costretta riguardi allo sgombero dell’area occupata da M. e D. Questo è stato riflesso anche nel documento del 14 febbraio 2003.”
5. Procedimenti riguardo alla rimozione di 255 metri quadrati dal RegistroFondiario
39. La Cancelleria Fondiaria di Durrës (“la Cancelleria Fondiaria”) registrò sul registro fondiario, inter alia, il titolo di G. si un’area di terreno che misurava 975 metri quadrati, nonostante il fatto che la sentenza della Corte Suprema del 2 aprile 2001 avesse riconosciuto i suoi diritti di proprietà su un’area di terreno che misurava 720 metri quadrati (vedere paragrafo 23 sopra).
40. In una data non specificata i richiedenti iniziarono procedimenti presso la Corte distrettuale chiedendo la rimozione di 255 metri quadrati dal titolo di proprietà di G. come registrato dalla Cancelleria Fo diaria di Durrës.
41. Il 24 dicembre 2003 la Corte distrettuale decise di sospendere i procedimenti essendo pendente il risultato dei procedimenti per ricupero della proprietà (vedere paragrafo 50 sotto).
42. Il 20 aprile 2004, a seguito di un ricorso da parte dei richiedenti, la Corte d’appello annullò la decisione della Corte distrettuale del 24 dicembre 2003 sulla base che non c’era collegamento fra i due set di procedimenti siccome ognuno di loro avrebbe potuto essere deciso indipendentemente, e rinviò la causa alla stessa corte per la continuazione dei procedimenti.
43. Il 7 gennaio 2005 la Corte distrettuale decise di sospendere i procedimenti finché le parti non avessero fornito delle copie aggiornate di certificati di ipoteca emessi dalla Cancelleria della Tesoreria.
44. Il 30 maggio 2005, a seguito di un ricorso da parte dei richiedenti, la Corte d’appello annullò la decisione della Corte distrettuale del 7 gennaio 2005 e rinviò la causa alla stessa corte per la continuazione dei procedimenti.
45. Il 16 gennaio 2006 la Corte distrettuale, dopo avere ricevuto i certificati di ipoteca aggiornati e i progetti della proprietà, decise che non c’era sovrapposizione fra la proprietà dei richiedenti e quella di G. Questa decisione è stata sostenuta dalla Corte d’appello il 20 novembre 2006.
6. Procedimenti di ingiunzione contro i lavori di costruzione eseguiti da G.
46. In una data non specificata G. cominciò i lavora di costruzioni che presumibilmente abusavano dell’area di terreno appartenente ai richiedenti. Il 17 giugno 2003,a seguito di procedimenti iniziati dai richiedenti, la Corte distrettuale emise un’ingiunzione che ordinava a G. di sospendere i lavori di costruzione poiché gli edifici erano abusavano della proprietà dei richiedenti.
47. Il 20 giugno 2003 la Corte distrettuale ordinò che gli ufficiali giudiziari eseguissero l’ingiunzione del 17 giugno 2003. Il 30 ottobre 2003 gli ufficiali giudiziari decisero di non eseguirla perché G. non aveva abusato della proprietà dei richiedenti.
48. Il 16 dicembre 2003, a seguito di un’azione iniziata dai richiedenti in conformità con l’Articolo 610 del Codice di Procedura Civile, la Corte distrettuale accantonò la decisione degli ufficiali giudiziari del 30 ottobre 2003. Trovò che gli ufficiali giudiziari avevano ecceduto i loro poteri siccome non erano stati autorizzati ad annullare una decisione di corte. La decisione fu sostenuta dalla Corte d’appello il 20 aprile 2004.
49. In una data non specificata nel 2004 G. depositò un’azione presso la Corte distrettuale richiedendo che l’ordine di esecuzione della sentenza del 20 giugno 2003 venisse accantonato alla luce della decisione della Corte distrettuale del 20 maggio 2004 (vedere paragrafo 51 sotto). Il 18 marzo 2005 la Corte distrettuale respinse la sua richiesta sulla base della decisione della Corte d’appello del 24 novembre 2004 secondo la quale i meriti della causa sarebbero stati ascoltati da un settore diverso della Corte distrettuale (vedere paragrafo 52 sotto).
7. Procedimenti riguardo al ricupero della proprietà occupata da G.
50. Nella prospettiva dei lavori di costruzione di G che apparentemente aveva abusato della proprietà dei richiedenti in una data non specificata nel 2003 i richiedenti iniziarono dei procedimenti per ricupero del possesso della loro proprietà. Nel frattempo G. introdusse una rivendicazione civile contraria richiedendo che i richiedenti sgombrassero la sua area di terreno che era stata occupata presumibilmente dai loro edifici.
51. Il 20 maggio 2004 la Corte distrettuale concluse, sulla base di una valutazione competente riguardo alla sovrapposizione delle proprietà, che i richiedenti avevano occupato un’area di 172.12 metri quadrati di proprietà di G.. Trovò anche che G. aveva occupato un’area di 200.52 metri quadrati della proprietà dei richiedenti. La Corte distrettuale ordinò che G. compensasse i richiedenti nell’importo di 2,556 dollari degli Stati Uniti (USD) per un’area di 28.4 metri quadrati che era la differenza fra le aree di terreno occupate da ogni parte ai procedimenti. Di conseguenza, respinse la rivendicazione civile dei richiedenti e decise anche di togliere l’ingiunzione che era stata emessa il 17 giugno 2003 (vedere paragrafi 46 sopra).
52. Il 24 novembre 2004, a seguito di un ricorso da parte dei richiedenti, la Corte d’appello trovò che la Corte distrettuale non aveva esaminato i titoli di proprietà aggiornati delle parti, in particolare alla luce dei cambi che avevano avuto luogo in merito alle loro proprietà durante il corso degli anni. Di conseguenza, annullò la decisione della Corte distrettuale e rinviò la causa alla stessa corte per un nuovo esame da parte di un settore diverso.
53. Il 10 giugno 2005 la Corte Suprema dichiarò il ricorso di G. inammissibile in conformità con l’Articolo 472 del Codice di Procedura Civile (nessun motivo valido di ricorso). Sostenne di conseguenza la decisione della Corte d’appello.
54. Il 25 aprile 2006, la Corte distrettuale trovò sulla base di una valutazione competente, che le proprietà si sovrapponevano a riguardo di un’area di 255 metri quadrati. Concluse che quest’ area di terreno apparteneva ai richiedenti. La Corte distrettuale non trovò qualsiasi occupazione della proprietà di G. da parte dei richiedenti, ma decise che G. aveva occupato un’area di 347 metri quadrati che erano appartenuti ai richiedenti. Respinse la richiesta di G. di pagare il risarcimento per l’occupazione di quest’ area di terreno siccome questo non era previsto sotto la legge. Ordinò a G. di sgomberare e di restituire l’area di 347 metri quadrati ai richiedenti. La decisione fu sostenuta dalla Corte d’appello il 5 marzo 2007.
55. Il 25 aprile 2007 la Corte distrettuale ordinò che gli ufficiali giudiziari eseguissero la sua sentenza del 25 aprile 2006. Con una lettera del 7 giugno 2007 il richiedente informò la Corte che era improbabile che l’ordine di esecuzione della sentenza del 25 aprile 2007 potesse essere eseguito dato la presenza di due condomini sull’area occupata del terreno.
56. In una data non specificata G. depositò un’azione presso la Corte distrettuale richiedendo la sospensione dell’ordine di esecuzione della sentenza a riguardo di uno degli edifici illegali di cui stava tentando di legalizzare lo status. Nessuna ulteriore informazione dei procedimenti di esecuzione è stata presentata alla Corte.
II. DIRITTO NAZIONALE ATTINENTE
A. La Costituzione dell’Albania
57. Le sezioni attinenti alla Costituzione dell’Albania sono state esposte in Beshiri ed Altri c. Albania (n. 7352/03, § 20 22 agosto 2006).
B. Codice di Procedura Civile
58. L’Articolo 171 del Codice del 1981 di Procedura Civile (“il CCP”) che era in vigore sino al 1 giugno 1996 prevedeva che delle decisioni avrebbero potuto essere annullate per violazioni procedurali serie, inter alia, quando la causa fosse stata trattata in assenza di altre parti senza che fossero state informate delle date dell’ udienza.
59. La Sezione 9 della Legge n. 7574 del 24 giugno 1992 che emendava il Codice di Procedura Civile del 1981 in vigore al tempo attinente prevedeva che alla Corte di Cassazione fossero conferiti dei poteri per esaminare la legalità delle decisioni di corte tramite una richiesta per revisione direttiva (kërkesë për mbrojtje ligjshmërie) depositata dal Presidente della Corte di Cassazione o dall’ Accusatore Generale. La disposizione non imponeva un tempo-limite per richiedere tale revisione.
60. Come previsto dal CCP del1996 che abrogò il Codice di Procedura Civile del 1981 la revisione direttiva (rekurs në interes të ligjit) era una via di ricorso straordinaria che ha abilitato la Corte Suprema (il nuovo nome per la Corte di Cassazione) a riaprire dei procedimenti in cui delle sentenze erano divenute definitive. Fra il 1996 e la sua abolizione nel 2001, in virtù della Legge n. 8812 del 17 maggio 2001 la procedura di revisione direttiva subì molti cambiamenti legislativi.
61. L’Articolo 451/a del CCP prevede che una sentenza definitiva di corte sia vincolante per le parti, i loro eredi, la corte che ha adottato la sentenza e le altre corti ed istituzioni.
62. L’ Articolo 510 del CCP conviene che una sentenza può essere eseguita solamente sulla base di un titolo di esecuzione che include inter alia, una sentenza definitiva di corte. Sotto l’Articolo 511 del CCP, un titolo di esecuzione viene eseguito su richiesta del creditore. Un documento di esecuzione è emesso a questo fine. Nell’enunciazione dell’ Articolo 515 del CCP, un documento di esecuzione viene eseguito dall’ufficiale giudiziario su, inter alia, richiesta del creditore. L’ufficiale giudiziario invita il debitore ad attenersi volontariamente al documento di esecuzione in conformità col tempo-limite stabilito nell’ Articolo 517 del CCP. Se il debitore non dovesse riuscire ad attenersi ad un’esecuzione volontaria all’interno del tempo-limite prescritto, l’ufficiale giudiziario procede ad un’esecuzione costretta in conformità con l’Articolo 519 del CCP.
63. Sotto l’Articolo 610 del CCP, le parti possono lamentarsi presso la corte di un atto o dell’omissione da parte dell’ufficiale giudiziario entro cinque giorni dal detto atto o dalla omissione. C’è un diritto di appello contro la decisione di corte in conformità con l’Articolo 611 del CCP. I ricorsi non hanno effetto sospensivo sull’esecuzione.
64. L’ufficiale giudiziario può decidere di sospendere l’esecuzione su richiesta del creditore in conformità con l’Articolo 615 del CCP. Le parti possono impugnare la decisione dell’ufficiale giudiziario di sospendere l’esecuzione presso corte distrettuale in conformità con l’Articolo 617 del CCP.
C. L’Atto di Proprietà
65. Le sezioni attinenti dell’Atto di Proprietà (Restituzione e Risarcimento) sono state esposte in Beshiri ed Altri c. Albania (n. 7352/03, §§ 21-29 22 agosto 2006); Driza c. Albania (n. 33771/02, §§ 36-43 ECHR 2007 -… (estratti); e Ramadhi ed Altri c. Albania (n. 38222/02, §§ 23-30 13 novembre 2007).
LA LEGGE
66. I richiedenti si lamentarono sotto l’Articolo 6 § 1 della Convenzione di una violazione del principio della certezza legale come risultato dell’annullamento di una sentenza definitiva, della non-esecuzione di una decisione definitiva di corte e della lunghezza dei procedimenti.
Le parti attinenti dell’ Articolo che 6 § 1 della Convenzione recitano:
“ Nella determinazione dei suoi diritti civili ed obblighi… ognuno è abilitato ad un’udienza corretta… all’interno di un termine ragionevole…da[un] tribunale …”
67. Loro si lamentarono anche che dopo undici anni di procedimenti non erano ancora in grado di recuperare il possesso della proprietà assegnata a loro in virtù della decisione della Corte Suprema del 2 aprile 2001.
L’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione prevede:
“Ogni persona fisica o giuridica è abilitata al godimento pacifico delle sue proprietà. Nessuno sarà privato delle sue proprietà eccetto che nell’interesse pubblico e soggetto alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali di diritto internazionale.
Comunque, le disposizioni precedenti non possono in qualsiasi modo danneggiare il diritto di un Stato ad eseguire simili leggi come ritiene necessario per controllare l’uso di proprietà in conformità con l’interesse generale o assicurare il pagamento di tasse o gli altri contributi o sanzioni penali.”
I. L’AMMISSIBILITÀ DELLE AZIONI DI RECLAMO
A. La certezza legale: annullamento della sentenza definitiva della Corte distrettuale di Durrës dell’ 11 aprile 1995
68. I richiedenti si lamentarono che, sotto la procedura di revisione direttiva, la decisione dell’allora Corte di Cassazione del 2 febbraio 1996 annullò la decisione definitiva della Corte distrettuale di Durrës dell’ 11 aprile 1995, violando con ciò il principio della certezza legale.
69. Il Governo dibatté che questa azione di reclamo era incompatibile ratione temporis con le disposizioni della Convenzione nella misura che la decisione della Corte di Cassazione del 2 febbraio 1996 fu adottata in un tempo in cui la Convenzione non era entrata in vigore a riguardo dell’Albania.
70. In questo collegamento la Corte reitera che è competente per esaminare gli eventi dal 2 ottobre 1996 in avanti, quando il riconoscimento da parte dell’ Albania del diritto di ricorso individuale prese effetto. La Corte perciò costata che l’azione di reclamo sopra, relativa ai fatti prima del 2 ottobre 1996 è incompatibile ratione temporis con le disposizioni della Convenzione e deve essere respinta in conformità con l’Articolo 35 § 4.
B. Non – esecuzione di sentenze definitive di corte
71. La Corte nota che i procedimenti di esecuzione a riguardo della decisione della Corte distrettuale del 25 aprile 2006 sono ancora pendenti. Nota inoltre che i richiedenti non hanno sollevato alcuna specifica azione di reclamo a riguardo della condotta di questi procedimenti. La Corte non vede nessuna ragione di agire così di sua propria istanza.
72. La Corte nota che l’azione di reclamo dei richiedenti riguarda anche la
non-esecuzione della decisione della Corte Suprema del 2 aprile 2001. Considera che i richiedenti possono rivendicare legittimamente di essere vittime alla luce della violazione continua della Convenzione, data la non-esecuzione prolungata della decisione della Corte Suprema del 2 aprile 2001. La norma dei sei – mesi non è perciò applicabile in questa situazione (vedere Karpova c. Ucraina, n. 12884/02, § 23 edl 29 novembre 2005). Questa azione di reclamo non è manifestamente mal-fondata all’interno del significato dell’ Articolo 35 § 3 della Convenzione. La Corte nota inoltre che non è inammissibile per qualsiasi altro motivi. Deve essere dichiarata perciò ammissibile.
C. La lunghezza dei procedimenti
73. La Corte nota che un numero di procedimenti riguardavano il titolo dei richiedenti sulla stessa proprietà. Mentre le autorità giudiziali avrebbero potuto congiungere i procedimenti, loro erano ciononostante diversi, coinvolgendo parti diverse e riguardando argomenti legali diversi .
74. La Corte nota inoltre che gli argomenti delle parti si concentrarono sulla lunghezza dei procedimenti di riapertura che terminarono il 14 luglio 2003, la data in cui i richiedenti furono informati della decisione della Corte Costituzionale.
75. La Corte considera che questa azione di reclamo non è manifestamente mal-fondata all’interno del significato dell’ Articolo 35 § 3 della Convenzione. Trova inoltre che non è stato stabilito nessun altro motivo per dichiarare questa azione di reclamo inammissibile e perciò la dichiara ammissibile.
D. L’azione di reclamo dei richiedenti sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione riguardo alla non-esecuzione della decisione della Corte Suprema del 2 aprile 2001
76. La Corte considera che questa azione di reclamo non è manifestamente mal-fondata all’interno del significato dell’ Articolo 35 § 3 della Convenzione. Trova inoltre che non è stato stabilito nessun altro motivo per dichiarare questa parte della richiesta inammissibile e perciò la dichiara ammissibile.
II. VIOLAZIONE ADOTTA DELL’ ARTICOLO 6 § 1 DELLA CONVENZIONE
A. Non – esecuzione della decisione della Corte Suprema del 2 aprile 2001
1. Le osservazioni delle parti
77. I richiedenti osservarono che la decisione della Corte Suprema del 2 aprile 2001 non era stata ancora eseguita. Anche se sulla carta possedevano 3,616 metri quadrati, loro non esercitavano un possesso effettivo della loro proprietà siccome era ancora occupata.
78. Il Governo contese che i procedimenti di esecuzione della decisione della Corte Suprema del 2 aprile 2001 erano stati aggiornati in molte occasioni su richiesta dei richiedenti. Su richiesta dei richiedenti gli ufficiali giudiziari avevano deciso di sospendere fino a nuovo avviso i procedimenti di esecuzione a ragione delle negoziazioni private condotte fra le parti riguardo all’importo del risarcimento. Il Governo concluse perciò che i ritardi nei procedimenti di esecuzione avrebbero potuto essere attribuiti ai richiedenti che continuavano a negoziare l’importo del risarcimento con gli occupanti e non hanno sollevato nessuna azione di reclamo contro la decisione degli ufficiali giudiziari.
2. La valutazione della Corte
79. La Corte reitera che l’esecuzione di una sentenza definitiva resa da qualsiasi corte deve essere considerata una parte integrante del “processo” ai fini dell’ Articolo 6 della Convenzione (vedere Hornsby c. Grecia, 19 marzo 1997, § 40 Relazioni 1997-II). Lo Stato ha un obbligo positivo di organizzare un sistema per l’esecuzione di sentenze che sia effettivo sia in legge che in pratica ed assicuri la loro esecuzione senza qualsiasi ritardo indebito (vedere Ruianu c. Romania, n. 34647/97, § 66 del 17 giugno 2003). Quando le autorità sono obbligate pader agire per eseguire una sentenza e loro non riescono a fare così, la loro inattività può impegnare la responsabilità dello Stato sulla base dell’Articolo 6 § 1 della Convenzione (vedere Scollo c. Italia, 28 settembre 1995, § 44 Serie A n. 315-C).
80. Il diritto di “accesso ad un tribunale” non impone l’ obbligo su uno Stato di eseguire ogni sentenza di carattere civile senza avere riguardo alle particolari circostanze di una causa (vedere Sanglier c. Francia, n. 50342/99, § 39 del 27 maggio 2003). La responsabilità dello Stato per l’esecuzione di una sentenza contro una persona privata non si estende al di là del coinvolgimento dei corpi Statali nelle procedure di esecuzione (vedere Fuklev c. Ucraina, n. 71186/01, § 67 e §§ 90-91 7 giugno 2005). Il solo compito della Corte è esaminare se le misure prese dalle autorità erano adeguate e sufficienti. In cause come la presente, dove è una persona privata il debitore, lo Stato deve agire diligentemente per assistere un creditore nell’ esecuzione di una sentenza (vedere Fociac c. Romania, n. 2577/02, § 70 del 3 febbraio 2005).
81. La Corte nota che l’atteggiamento dei richiedenti verso l’ esecuzione sembra essere stato influenzato dalle negoziazioni con gli occupanti sull’importo del risarcimento. Loro richiesero un posticipo dell’esecuzione nel settembre e nel ottobre 2001. A seguito di un punto morto nelle negoziazioni con gli occupanti, il 16 gennaio 2002 i richiedenti richiesero all’ufficiale giudiziario di procedere con l’esecuzione della sentenza a riguardo di M. e D. Il 4 febbraio 2002 l’ufficiale giudiziario decise di posticipare l’esecuzione forzata a causa dell’assenza dei richiedenti.
82. La Corte dubita se la decisione dell’ufficiale giudiziario del 4 febbraio 2002 fosse ragionevole. Al primo posto, traspare dal documento che l’ufficiale giudiziario non si recò sul luogo per impegnare qualsiasi azione per la demolizione degli edifici degli occupanti nella prospettiva di garantire l’esecuzione. In secondo luogo, la Corte non trova il ragionamento dell’ufficiale giudiziario in merito all’assenza dei richiedenti una giustificazione attinente: nessuna base legale fu invocata o fu fatto appellò su questa per richiedere la presenza dei richiedenti nel corso di procedimenti di esecuzione costretti. In terzo luogo, nessun altra limitazione obiettivamente giustificata sulla capacità dell’ufficiale giudiziario di agire è stata esposta dal Governo.
83. Il 9 settembre 2002 i richiedenti reiterarono il loro desiderio di procedere con l’esecuzione della sentenza definitiva. La Corte considera inefficace la decisione dell’ufficiale giudiziario del 10 settembre 2002 di tentare un’altra esecuzione volontaria. Simile misura si era rivelata precedentemente senza successo. Piuttosto, l’ufficiale giudiziario avrebbe dovuto procedere con misure coercitive per eseguire la sentenza.
84. Inoltre, la Corte trova le richieste degli occupanti del 16 settembre 2002 irragionevoli dato che era stato deciso dalla decisione della Corte Suprema del 2 aprile 2001 che loro stavano occupando illegalmente la proprietà dei richiedenti. L’esistenza di un sentenza esecutiva definitiva a favore dei richiedenti è indicativa del fatto che la loro causa fosse meritoria (vedere Cebotari ed Altri c. Moldavia, N. 37763/04, 37712/04, 35247/04 35178/04 e 34350/04, § 45 del 27 gennaio 2009). I richiedenti non possono essere ritenuti responsabili per qualsiasi costo che avrebbe potuto risultare dallo, o che avrebbe potuto essere associato con, sfratto degli occupanti. La Corte nota che i richiedenti sono stati coerenti dal16 gennaio 2002 al 14 febbraio 2003 nelle loro richieste dell’esecuzione della decisione della Corte Suprema del 2 aprile 2001.
85. Di fronte alle richieste irragionevoli degli occupanti, l’ufficiale giudiziario avrebbe dovuto prendere passi immediati per garantire l’esecuzione costretta. Al contrario, il 14 febbraio 2003 ha deciso di sospendere di nuovo l’esecuzione. La decisione del 14 febbraio 2003 della quale i richiedenti ebbero conoscenza firmandola, costituì un atto che avrebbe potuto essere impugnato di fronte alle corti nazionali (vedere paragrafi 48 e 64 sopra). Nella presente causa, i richiedenti non riuscirono a fare così e, di conseguenza, non si può considerare che abbiano esaurito le vie di ricorso nazionali disponibili a loro sotto la legge albanese.
86. Avendo riguardo alle considerazioni sopra, la Corte costata che c’è stata una violazione dell’Articolo 6 § 1 della Convenzione a causa della non-esecuzione della decisione della Corte Suprema del 2 aprile 2001 fra il28 giugno 2001 ed il 14 febbraio 2003.
B. La lunghezza dei procedimenti
1. Le osservazioni delle parti
87. I richiedenti si lamentarono della lunghezza irragionevole dei procedimenti nazionali che cominciarono in una data non specificata nel 1995 e si conclusero con la decisione della Corte Costituzionale del 10 luglio 2003. Loro durarono più di otto anni per otto livelli di giurisdizione. I richiedenti contesero che, considerando che ciò era in gioco per loro, vale a dire la cessazione dell’occupazione della loro proprietà, le corti nazionali non ascoltarono la loro causa all’interno di un termine ragionevole.
88. Il Governo dibatté che alla luce della complessità della causa, dell’ atteggiamento e della condotta delle autorità, del comportamento dei richiedenti, e degli altri elementi, i procedimenti erano stati condotti all’interno di un termine ragionevole. Il Governo mise in evidenza anche l’abbandono della causa da parte della Corte distrettuale il 21 giugno 1996 a causa della contumacia dei richiedenti che aveva contribuito alla lunghezza dei procedimenti (vedere paragrafo 17 sopra).
2. La valutazione della Corte
89. La Corte reitera che è competente per esaminare gli eventi dal 2 ottobre 1996 in avanti, quando prese effetto il riconoscimento da parte dell’ Albania del diritto di ricorso individuale. Comunque, può avere riguardo ai fatti prima della ratifica poiché si potrebbe considerare che loro abbiano creato una situazione che si prolunga oltre quella data o possono essere attinenti per la comprensione dei fatti che accaddero dopo quella data (vedere Broniowski c. Polonia (dec.) [GC], n. 31443/96, § 74 ECHR 2002-X).
90. Comunque, alla luce della sua costatazione di una violazione sotto l’Articolo 6 § 1 della Convenzione della non-esecuzione della decisione della Corte Suprema del 2 aprile 2001 fra il28 giugno 2001 e il 14 febbraio 2003, non deve decidere separatamente sui meriti dell’azione di reclamo in merito alla lunghezza di procedimenti (vedere Lizanets c. Ucraina, n. 6725/03, § 48 del 31 maggio 2007).
III. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N. 1 ALLA CONVENZIONE
A. Le osservazioni delle parti
91. I richiedenti presentarono di aver recuperato la proprietà di un’area che misurava solamente 664 metri quadrati vendendola alle altre parti. Loro sostennero che la non-esecuzione della decisione della Corte Suprema del 2 aprile 2001 aveva pregiudicato il loro diritto al godimento effettivo delle loro proprietà che erano occupate dalle altre parti.
92. Il Governo, riferendosi alla condotta dei richiedenti durante i procedimenti di esecuzione a riguardo della decisione della Corte Suprema del 2 aprile 2001, contese che il loro diritto di proprietà non era stato infranto in modo sproporzionato. I procedimenti nazionali erano stati equi ed i richiedenti avevano ottenuto una direttiva sul loro diritto di proprietà nella decisione della Corte Suprema.
B. La valutazione della Corte
93. La Corte nota che ha già stabilito nella sua giurisprudenza i principi relativi alla violazione addotta dei diritti di proprietà di un richiedente a causa dell’insuccesso dello Stato di assicurare l’esecuzione di una sentenza definitiva emessa contro una parte privata. In particolare, nella causa Fuklev c. Ucraina la Corte ha trovato ciò che segue:
“89. La Corte reitera che in virtù dell’ Articolo 1 della Convenzione, ogni Parte Contraente ‘garantirà ad ognuno all’interno della [sua] giurisdizione i diritti e le libertà definite… [nella] la Convenzione.’ L’obbligo di garantire l’esercizio effettivo dei diritti definito in questo strumento può dare luogo ad obblighi positivi per lo Stato. In simili circostanze, lo Stato non può rimanere semplicemente passivo e non ‘c’è… nessun motivo per distinguere fra atti ed omissioni….
91. Riguardo al diritto garantito dall’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1, quegli obblighi positivi possono comportare certe misure necessarie a proteggere anche il diritto a proprietà in casi che coinvolgono un contenzioso fra individui privati o società. Questo vuole dire, in particolare, che gli Stati sono sotto l’ obbligo di assicurare che ci si attenga con le procedure custodite nella legislazione per l’esecuzione di sentenze definitive….
92. La Corte considera che l’insuccesso degli ufficiali giudiziari nell’ agire e l’insuccesso dei tribunali nazionali nell’esercitare un controllo appropriato sulla situazione, ha creato un incertezza permanente riguardo all’esecuzione di una sentenza a favore del richiedente e riguardo al pagamento del debito dovuto a lui. Il richiedente ha dovuto di conseguenza avere a c che fare con questa incertezza per un lungo periodo di tempo…
93. Avendo riguardo alle considerazioni precedenti ed alle sue costatazioni a riguardo dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione, la Corte è della prospettiva che il modo in cui furono condotti i procedimenti di esecuzione, la loro lunghezza totale e l’incertezza in cui fu lasciato il richiedente ha sconvolto il giusto ‘equilibrio che doveva essere previsto fra le richieste dell’interesse pubblico ed il bisogno di proteggere il diritto del richiedente al godimento tranquillo delle sue proprietà. Di conseguenza, lo Stato andò a vuoto nell’ attenersi col suo obbligo di garantire al richiedente il godimento effettivo del suo diritto di proprietà, come garantito dall’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.” (n. 71186/01, 7 giugno 2005)
94. Applicando questi principi ed avendo riguardo alle costatazioni esposte nei paragrafi 79-86 sopra, la Corte considera, che a causa dell’insuccesso degli ufficiali giudiziari nel prendere delle misure adeguate e sufficienti nella prospettiva di garantire l’esecuzione della decisione della Corte Suprema del 2 aprile 2001 a favore dei richiedenti dal 28 giugno 2001 al 14 febbraio 2003, furono lasciati in una situazione d’incertezza e non sono stati in grado di godere pienamente delle loro proprietà. C’è stata di conseguenza, una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.
IV. L’APPLICAZIONE DELL’ ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
95. L’Articolo 41 della Convenzione prevede:
“Se la Corte costata che c’è stata una violazione della Convenzione o dei Protocolli, e se la legge interna dell’Alta Parte Contraente riguardata permette una riparazione solamente parziale, la Corte può, se necessario, riconoscere una soddisfazione equa alla vittima.”
A. Danno, costi e spese
96. Il richiedente chiese 2,036,211 euro (EUR) a riguardo del danno patrimoniale ed EUR 10,000 a riguardo del danno non-patrimoniale. Riguardo alla rivendicazione per danno patrimoniale, il richiedente valutò il valore della proprietà a EUR 236,211 e la perdita dell’ investimento che avrebbe fatto a EUR 1,800,000.
97. Inoltre, i richiedenti chiesero 650,000 lek (approssimativamente 5,542 euro) e 334,600 lek (approssimativamente 2,853 euro) per i costi e spese incorse di fronte alle corti nazionali e quelli incorsero di fronte a questa Corte. Loro non riuscirono a presentare a sostegno di questo dei documenti in relazione alle spese incorse nei procedimenti nazionali.
98. Il Governo non presentò nessun commento.
99. La Corte considera che la questione dell’applicazione dell’ Articolo 41 non è pronta per una decisione. La questione deve essere di conseguenza riservata e l’ulteriore procedura fissata con dovuto riguardo alla possibilità di un accordo a cui il Governo albanese ed i richiedenti potrebbero giungere.
PER QUESTE RAGIONI, LA CORTE ALL’UNANIMITA’
1. Dichiara inammissibile le azioni di reclamo dell’annullamento di una sentenza definitiva sotto l’Articolo 6 § 1 della Convenzione e la non-esecuzione dal 14 febbraio 2003 in avanti della decisione della Corte Suprema del 2 aprile 2001 ed il resto della richiesta ammissibile;
2. Sostiene che c’è stata una violazione dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione riguardo alla non-esecuzione della decisione della Corte Suprema del 2 aprile 2001 fra il 28 giugno 2001 e il 14 febbraio 2003;
3. Sostiene che non considera necessario esaminare l’azione di reclamo della lunghezza dei procedimenti sotto l’Articolo 6 § 1 della Convenzione;
4. Sostiene che c’è stata una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione riguardo all’insuccesso nell’ eseguire la decisione della Corte Suprema del 2 aprile 2001 fra il28 giugno 2001 e il 14 febbraio 2003;
5. Sostiene che la questione dell’applicazione dell’ Articolo 41 non è pronta per una decisione;
di conseguenza,
(a) riserva la detta questione nell’insieme;
(b) invita il Governo ed i richiedenti a presentare, entro i tre mesi successivi dopo la data in cui la sentenza diviene definitiva in conformità con l’Articolo 44 § 2 della Convenzione le loro osservazioni scritte sulla questione e, in particolare, a notificare alla Corte qualsiasi accordo al quale potrebbero giungere;
(c) riserva l’ulteriore procedimento e delega al Presidente della Camera il potere per fissarlo all’occorrenza.
Fatto in inglesi, e notificato per iscritto l’8 dicembre 2009, facendo seguito all’Articolo 77 §§ 2 e 3 dell’ordinamento di Corte.
Lorenzo Early Nicolas Bratza
Cancelliere Presidente

Testo Tradotto

Conclusion Remainder admissible ; Violation of Art. 6-1 ; Violation of P1-1 ; Just satisfaction reserved
FOURTH SECTION
CASE OF BUSHATI AND OTHERS v. ALBANIA
(Application no. 6397/04)
JUDGMENT
(merits)
STRASBOURG
8 December 2009
This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 § 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Bushati and Others v. Albania,
The European Court of Human Rights (Fourth Section), sitting as a Chamber composed of:
Nicolas Bratza, President,
Lech Garlicki,
Giovanni Bonello,
Ljiljana Mijović,
Päivi Hirvelä,
Nebojša Vučinić, judges,
Markelian Koca, ad hoc judge,
and Lawrence Early, Section Registrar,
Having deliberated in private on 17 November 2009,
Delivers the following judgment, which was adopted on that date:
PROCEDURE
1. The case originated in an application (no. 6397/04) against the Republic of Albania, lodged with the Court under Article 34 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (“the Convention”) by Mrs I. B., Mr S. B. and Mr G. B., Albanian nationals (“the applicants”), on 8 January 2004.
2. The first and second applicants were represented before the Court by Mr G.B., (“the third applicant”), who, at the time of the introduction of the application, was himself represented by Messrs L. B. and D. G.a and, who is currently represented by Mr P. K., lawyers practising in Tirana. The Albanian Government (“the Government”) were represented by their then Agents, Mr S. Puto and Ms S. Meneri.
3. The applicants complained under Article 6 § 1 of the Convention of a violation of the principle of legal certainty, the length of proceedings and the non-enforcement of a court decision. They also argued that the authorities had infringed their right to the peaceful enjoyment of their possessions, as guaranteed by Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention.
4. The application was allocated to the Fourth Section (Rule 52 § 1 of the Rules of Court). Within that Section, the Chamber that would consider the case (Article 27 § 1 of the Convention) was constituted in accordance with Rule 26 § 1 of the Rules of Court. Mr Ledi Bianku, the judge elected in respect of Albania, withdrew from sitting in the case (Rule 28). The Government accordingly appointed Mr Markelian Koça to sit as an ad hoc judge in his place (Article 27 § 2 of the Convention and Rule 29 § 1).
5. On 16 September 2005 the President of the Fourth Section of the Court decided to give notice of the application to the Government. Under the provisions of Article 29 § 3 of the Convention, it was decided to examine the merits of the application at the same time as its admissibility.
6. The applicants and the Government each submitted further written observations (Rule 59 § 1).
THE FACTS
I. THE CIRCUMSTANCES OF THE CASE
7. The applicants were born in 1918, 1939 and 1944, respectively, and live in Shkoder.
8. Following the conclusion of a purchase contract on 10 July 1940, the applicants’ relative became the owner of a plot of land measuring 5,000 sq. m and situated on the Durrës coast. The applicants’ relative’s title to the property was subsequently entered in the Durrës Land Register.
9. In 1946 the State nationalised – without compensation – all the land situated on the Albanian coast, including the applicants’ relative’s plot of land.
A. Restitution of property
10. On 3 February 1994 the Durrës Commission on Restitution and Compensation of Property (Komisioni i Kthimit dhe Kompensimit të Pronave – hereafter “the Commission”), restored the applicants’ property rights over their relative’s property pursuant to the Property (Restitution and Compensation) Act of 1993 (see “Relevant domestic law”, paragraph 53 below). On 22 February 1994 the applicants’ title to the property was entered in the Durrës Land Register.
11. Between 1994 and 1995 attempts by the applicants to recover possession of the property proved unsuccessful because buildings had been illegally erected on their land by unlawful occupiers.
B. Domestic courts’ proceedings
1. Ordinary proceedings
12. On an unspecified date in 1995, being unable to recover possession of their property, the applicants initiated proceedings before the Durrës District Court (“the District Court”), seeking an order for three occupiers (M., R. and D.) to cease occupation of their property and for the illegal buildings to be demolished.
13. On 11 April 1995 the District Court confirmed the applicants’ property rights over the plot of land allocated to them by the Commission and ordered the occupiers to vacate the applicants’ property. That decision became final on 23 May 1995.
2. Supervisory review
14. On 1 August 1995 one of the occupiers, M., submitted a request to the President of the then Court of Cassation for supervisory review of the District Court’s decision of 11 April 1995 on the ground that he had not been notified of the proceedings. On 23 September 1995 the President of the Court of Cassation endorsed his request by putting it before the Civil Bench.
15. On 2 February 1996 the Court of Cassation quashed the District Court’s decision of 11 April 1995 on the ground that none of the three occupiers had been duly informed of the proceedings before the District Court, and remitted the case to the same court for fresh examination.
16. The applicants were neither informed of the proceedings nor invited to attend the hearings before the Court of Cassation.
17. On 21 June 1996 the District Court decided to dismiss the case as none of the parties had attended the hearing and none had given legitimate reasons for their failure to attend.
3. Reopening of proceedings
18. It appears that the proceedings were reopened on an unspecified date. They were also directed against another unlawful occupier, B. On 20 January 1997 the District Court confirmed the applicants’ title to their relative’s plot of land and ordered the four occupiers (M., R., D. and B.) to cease occupation.
19. In February 1997 the applicants sold a plot measuring 500 sq. m to another party. That transaction was entered in the land register.
20. On an unspecified date the occupiers of the applicants’ property appealed against the District Court’s decision of 20 January 1997, challenging the lawfulness of the applicants’ title to the plot of land. On 1 April 1998 the Durrës Court of Appeal (“the Court of Appeal”) dismissed their appeal and upheld the District Court’s decision.
21. On 10 November 1998 the Court of Cassation quashed the Court of Appeal’s decision on the ground that the latter had not examined the lawfulness of the applicants’ relative’s title to the property. It remitted the case to the Court of Appeal for fresh examination.
22. On 24 November 1999 the Court of Appeal found that on 30 August 1994 the Commission had allocated to R. (who had subsequently donated his property to G.) a plot of land that overlapped with 720 sq. m of the plot of land allocated to the applicants by the same Commission on 3 February 1994. Moreover, the court declared null and void the Commission’s decision of 3 February 1994 in respect of the plot measuring 720 sq. m, finding that the applicants’ relative’s purchase contract of 10 July 1940 was null and void. It therefore revoked the applicants’ title to the entire plot of land measuring 5,000 sq. m.
23. On 2 April 2001, following appeals by the applicants and by three of the four occupiers (M., B. and D.), the Supreme Court, which had replaced the Court of Cassation after the Albanian Constitution’s entry into force on 28 November 1998, quashed the Court of Appeal’s decision in part. The court dismissed the occupiers’ appeals on the ground that, as they occupied the land without title, they lacked standing to challenge the applicants’ title to the property. The Supreme Court therefore ordered them to cease their occupation of the land. Moreover, the court upheld G.’s title to the plot measuring 720 sq. m that overlapped with the land allocated to the applicants and confirmed the applicants’ property rights over the remaining 4,280 sq. m.
24. On 11 March 2003 the applicants lodged an appeal with the Constitutional Court under Article 131 (f) of the Constitution, arguing that the Supreme Court’s judgment of 2 April 2001, which resulted in only partial recognition of their property, was unconstitutional. They complained that as the Supreme Court had wrongly assessed the evidence, its impartiality was open to doubt.
25. The Constitutional Court found that the applicants’ constitutional complaint concerned the assessment of evidence, which fell within the jurisdiction of the lower courts and was outside its jurisdiction. It therefore declared the appeal inadmissible by a decision of 10 July 2003, which was served on the applicants on 14 July 2003.
4. Enforcement proceedings concerning the Supreme Court’s decision of 2 April 2001
26. On 28 June 2001 the District Court ordered the bailiffs to enforce the Supreme Court’s judgment of 2 April 2001.
27. On 31 July 2001 the bailiff sent three separate letters to M., D. and B. to comply with the judgment within 10 days from the notification thereof. The bailiff drew the occupiers’ attention to the mandatory enforcement of the judgment, should they fail to comply with the judgment voluntarily.
28. On 25 September 2001 the third applicant requested a stay in the execution of the judgment until 15 October for reasons which he did not disclose. The record states that the applicant would appear at the bailiff’s office to request the continuation of the enforcement proceedings.
29. On 26 October 2001 the applicant and occupiers M. and D. appeared before the bailiff. The record states that “the parties agreed to postpone the execution of the judgment until 15 November 2001”.
30. On 16 January 2002 the third applicant requested the bailiff to waive the applicants’ right of enforcement of the judgment against B. as both parties would resolve the issue by agreement. It appears that on an unspecified date in 2002 the applicants sold a plot measuring 164 sq. m to B.
On the same day the third applicant requested enforcement of the judgment against M. and D. by demolishing their constructions. The bailiff agreed to request the assistance of the police for this purpose.
31. On 22 January 2002 M. and D. were informed that the bailiff would proceed with the mandatory execution of the judgment on 4 February, in the presence of police officers.
32. On 4 February 2002 the bailiff decided to postpone the execution to an unspecified date owing to the applicants’ absence. It results from the record that the bailiff did not go to the site to undertake any measures with a view to demolishing M.’s and D.’s constructions.
33. On 9 September 2002 the third applicant requested the bailiff to proceed with the enforcement of the judgment, given the failure of M. and D. to comply with an agreement on the amount of compensation in respect of the plots they had occupied.
34. On 10 September 2002 the bailiff sent two separate letters to M. and D. asking them to comply within 10 days with the agreement entered into with the applicants. The bailiff drew the occupiers’ attention to the mandatory enforcement of the judgment, should they fail to comply with the judgment voluntarily.
35. On 16 September 2002 the bailiff had a meeting with M. and D., who informed him that they were unable to pay the price requested by the applicants. The occupiers stated that they would vacate the plot of land on the condition that the applicants compensated them for the construction they had erected or that they provided them with a lawfully constructed flat in another location. The bailiff decided to inform the third applicant of the occupiers’ requests.
36. On 4 November 2002 the third applicant requested either the vacation of the plots of land or the payment of compensation by the occupiers at the indicated price. The third applicant consented to having the price paid in instalments over a two-year period. He would come to an agreement with the occupiers as regards the amount of the instalments and the method of payment. Failing an agreement, the third applicant affirmed that he would request that the plot of land be vacated.
37. The bailiff’s record of a meeting on 14 February 2003 between the third applicant and both occupiers, states that,
“Following a series of discussions the parties did not agree on the price offered by the creditor [the third applicant], who requests [the amount of compensation per sq. m] over a three-year period.
The debtors offered to pay a [lower] price at (…).
Given this disagreement, it was decided that the creditor would request the mandatory enforcement of the judgment when he was ready (kur të jetë gati)”.
38. On the same day the bailiff decided to suspend the enforcement proceedings. The relevant parts of the decision read:
“The creditor [the third applicant] has unsuccessfully been trying to resolve the problem by friendly settlement, save with debtor B.
Under these circumstances, the creditor requested suspension of the enforcement proceedings until a later appearance before the bailiff at which he would request the mandatory execution as regards the vacation of the plot occupied by M. and D. This has also been reflected in the record of 14 February 2003.”
5. Proceedings concerning the removal of 255 sq. m from the Land Register
39. The Durrës Land Registry (“the Land Registry”) entered in the land register, inter alia, G.’s title to a plot of land measuring 975 sq. m, despite the fact that the Supreme Court’s judgment of 2 April 2001 had recognised her property rights over a plot of land measuring 720 sq. m (see paragraph 23 above).
40. On an unspecified date the applicants initiated proceedings with the District Court seeking the removal of 255 sq. m from G.’s title of property as entered in the Durrës Land Registry.
41. On 24 December 2003 the District Court decided to suspend the proceedings pending the outcome of the proceedings for recovery of the property (see paragraph 50 below).
42. On 20 April 2004, following an appeal by the applicants, the Court of Appeal quashed the District Court’s decision of 24 December 2003 on the ground that there was no connection between the two sets of proceedings as each of them could be decided upon independently, and remitted the case to the same court for continuation of the proceedings.
43. On 7 January 2005 the District Court decided to suspend the proceedings until the parties had provided updated copies of mortgage certificates issued by the Land Registry.
44. On 30 May 2005, following an appeal by the applicants, the Court of Appeal quashed the District Court’s decision of 7 January 2005 and remitted the case to the same court for continuation of the proceedings.
45. On 16 January 2006 the District Court, after having received the updated mortgage certificates and the property plans, decided that there was no overlap between the applicants’ property and that of G. That decision was upheld by the Court of Appeal on 20 November 2006.
6. Injunction proceedings against construction works carried out by G.
46. On an unspecified date G. commenced construction works, which allegedly encroached upon the plot of land belonging to the applicants. On 17 June 2003, following proceedings initiated by the applicants, the District Court issued an injunction ordering G. to suspend the construction works since the buildings encroached upon the applicants’ property.
47. On 20 June 2003 the District Court ordered the bailiffs to enforce the injunction of 17 June 2003. On 30 October 2003 the bailiffs decided not to enforce it because G. had not encroached upon the applicants’ property.
48. On 16 December 20003, following an action initiated by the applicants in accordance with Article 610 of the Code of Civil Procedure, the District Court set aside the bailiffs’ decision of 30 October 2003. It found that the bailiffs had exceeded their powers as they were not authorised to overrule a court decision. The decision was upheld by the Court of Appeal on 20 April 2004.
49. On an unspecified date in 2004 G. lodged an action with the District Court requesting that the writ of execution of 20 June 2003 be set aside in the light of the District Court’s decision of 20 May 2004 (see paragraph 51 below). On 18 March 2005 the District Court dismissed her request on the basis of the Court of Appeal’s decision of 24 November 2004, according to which the merits of the case would be heard by a different bench of the District Court (see paragraph 52 below).
7. Proceedings concerning the recovery of property occupied by G.
50. In view of G’s construction works, which had apparently encroached upon the applicants’ property, on an unspecified date in 2003 the applicants initiated proceedings for recovery of possession of their property. In the meantime G. filed a counter civil claim requesting the applicants to vacate her plot of land, which was allegedly occupied by their buildings.
51. On 20 May 2004 the District Court concluded, on the basis of an expert valuation concerning the overlap of the properties, that the applicants had occupied a plot of 172.12 sq. m of G.’s property. It also found that G. had occupied a plot of 200.52 sq. m of the applicants’ property. The District Court ordered G. to compensate the applicants in the amount of 2,556 United States dollars (USD) for a plot of 28.4 sq. m, which was the difference between the plots of land occupied by each party to the proceedings. Accordingly, it dismissed the applicants’ civil claim and also decided to lift the injunction that had been issued on 17 June 2003 (see paragraphs 46 above).
52. On 24 November 2004, following an appeal by the applicants, the Court of Appeal found that the District Court had not examined the parties’ updated property titles, particularly in the light of some changes that had taken place to their properties over the years. Accordingly, it quashed the District Court’s decision and remitted the case to the same court for a fresh examination by a different bench.
53. On 10 June 2005 the Supreme Court declared G.’s appeal inadmissible in accordance with Article 472 of the Code of Civil Procedure (no valid grounds of appeal). It accordingly upheld the Court of Appeal’s decision.
54. On 25 April 2006, on the basis of an expert valuation, the District Court found that the properties overlapped in respect of a plot of 255 sq. m. It concluded that that plot of land belonged to the applicants. The District Court did not find any occupation of G.’s property by the applicants, but ruled that G. had occupied a plot of 347 sq. m that belonged to the applicants. It rejected G’s request to pay compensation for the occupation of that plot of land as this was not envisaged under the law. It ordered G. to vacate and return the plot of 347 sq. m to the applicants. The decision was upheld by the Court of Appeal on 5 March 2007.
55. On 25 April 2007 the District Court ordered the bailiffs to enforce its judgment of 25 April 2006. By a letter of 7 June 2007 the applicant informed the Court that the writ of execution of 25 April 2007 was unlikely to be enforced given the presence of two apartment blocks on the occupied plot of land.
56. On an unspecified date G. lodged an action with the District Court requesting the suspension of the writ of execution in respect of one of the illegal buildings, whose status she was trying to legalise. No further information about the enforcement proceedings has been submitted to the Court.
II. RELEVANT DOMESTIC LAW
A. The Constitution of Albania
57. The relevant sections of the Constitution of Albania have been set out in Beshiri and Others v. Albania (no. 7352/03, § 20, 22 August 2006).
B. Code of Civil Procedure
58. Article 171 of the 1981 Code of Civil Procedure (“the CCP”), which was in force until 1 June 1996, provided that decisions could be quashed for serious procedural violations, inter alia, when the case was tried in the absence of other parties without their having been informed of the hearing dates.
59. Section 9 of Law no. 7574 of 24 June 1992, which amended the Code of Civil Procedure of 1981 in force at the material time, provided that the Court of Cassation was empowered to examine the lawfulness of court decisions by way of an application for supervisory review (kërkesë për mbrojtje ligjshmërie) lodged by the President of the Court of Cassation or the General Prosecutor. The provision did not impose time-limits for applying for such a review.
60. As provided by the 1996 CCP, which abrogated the Code of Civil Procedure of 1981, supervisory review (rekurs në interes të ligjit) was an extraordinary remedy that enabled the Supreme Court (the new name for the Court of Cassation) to reopen proceedings where judgments had become final. Between 1996 and its abolition in 2001, by virtue of Law no. 8812 of 17 May 2001 the supervisory-review procedure underwent several legislative changes.
61. Article 451/a of the CCP provides that a final court judgment is binding on the parties, their heirs, the court that adopted the judgment and other courts and institutions.
62. Article 510 of the CCP stipulates that a judgment can be enforced only on the basis of an execution title, which includes, inter alia, a final court judgment. Under Article 511 of the CCP, an execution title is executed at the request of the creditor. An execution writ is issued for this purpose. In the wording of Article 515 of the CCP, an execution writ is enforced by the bailiff at, inter alia, the request of the creditor. The bailiff invites the debtor to comply voluntarily with the execution writ in accordance with the time-limits laid down in Article 517 of the CCP. Should the debtor fail to comply with a voluntary enforcement within the prescribed time-limits, the bailiff proceeds with a mandatory enforcement in accordance with Article 519 of the CCP.
63. Under Article 610 of the CCP, the parties may complain to the court of an act or failure to act by the bailiff within five days of the said act or omission. There is a right of appeal against the court decision in accordance with Article 611 of the CCP. The appeals has no suspensive effect on the execution.
64. The bailiff may decide to suspend execution at the request of the creditor in accordance with Article 615 of the CCP. The parties may challenge the bailiff’s decision to suspend enforcement at the district court in accordance with Article 617 of the CCP.
C. The Property Act
65. The relevant sections of the Property (Restitution and Compensation) Act have been set out in Beshiri and Others v. Albania (no. 7352/03, §§ 21-29, 22 August 2006); Driza v. Albania (no. 33771/02, §§ 36-43, ECHR 2007-… (extracts); and Ramadhi and Others v. Albania (no. 38222/02, §§ 23-30, 13 November 2007).
THE LAW
66. The applicants complained under Article 6 § 1 of the Convention of a violation of the principle of legal certainty as a result of the quashing of a final judgment, the non-enforcement of a final court decision and the length of the proceedings.
The relevant parts of Article 6 § 1 of the Convention provide:
““In the determination of his civil rights and obligations …, everyone is entitled to a fair … hearing within a reasonable time… by [a] … tribunal…”
67. They also complained that after eleven years of proceedings they are still not able to recover possession of the property allocated to them by virtue of the Supreme Court’s decision of 2 April 2001.
Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention provides:
“Every natural or legal person is entitled to the peaceful enjoyment of his possessions. No one shall be deprived of his possessions except in the public interest and subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law.
The preceding provisions shall not, however, in any way impair the right of a State to enforce such laws as it deems necessary to control the use of property in accordance with the general interest or to secure the payment of taxes or other contributions or penalties.”
I. ADMISSIBILITY OF THE COMPLAINTS
A. Legal certainty: quashing of the final Durrës District Court’s judgment of 11 April 1995
68. The applicants complained that, under the supervisory-review procedure, the then Court of Cassation’s decision of 2 February 1996 quashed the Durrës District Court’s final decision of 11 April 1995, thereby breaching the principle of legal certainty.
69. The Government argued that this complaint was incompatible ratione temporis with the provisions of the Convention in so far as the Court of Cassation’s decision of 2 February 1996 was adopted at a time when the Convention had not entered into force in respect of Albania.
70. In this connection the Court reiterates that it is competent to examine events from 2 October 1996 onwards, when the recognition by Albania of the right of individual petition took effect. The Court therefore finds that the above complaint, relating to facts prior to 2 October 1996, is incompatible ratione temporis with the provisions of the Convention and must be rejected in accordance with Article 35 § 4.
B. Non-enforcement of final court judgments
71. The Court notes that the enforcement proceedings in respect of the District Court’s decision of 25 April 2006 are still pending. It further notes that the applicants have raised no specific complaint in respect of the conduct of these proceedings. The Court does not see any reason to do so of its own motion.
72. The Court notes that the applicants’ complaint also concerns the non-enforcement of the Supreme Court’s decision of 2 April 2001. It considers that the applicants may legitimately claim to be victims in light of the continuing violation of the Convention, given the prolonged non-enforcement of the Supreme Court’s decision of 2 April 2001. The six-month rule is therefore not applicable in this situation (see Karpova v. Ukraine, no. 12884/02, § 23, 29 November 2005). This complaint is not manifestly ill-founded within the meaning of Article 35 § 3 of the Convention. The Court further notes that it is not inadmissible on any other grounds. It must therefore be declared admissible.
C. The length of the proceedings
73. The Court notes that a number of proceedings concerned the applicants’ title to the same property. While the judicial authorities could have joined the proceedings, they were nevertheless different, involving different parties and concerning different legal arguments.
74. The Court further notes that the parties’ arguments focused on the length of the reopening proceedings which ended on 14 July 2003, the date on which the applicants were informed of the Constitutional Court’s decision.
75. The Court considers that this complaint is not manifestly ill-founded within the meaning of Article 35 § 3 of the Convention. It moreover finds that no other grounds for declaring this complaint inadmissible have been established and therefore declares it admissible.
D. The applicants’ complaint under Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention concerning the non-enforcement of the Supreme Court’s decision of 2 April 2001
76. The Court considers that this complaint is not manifestly ill-founded within the meaning of Article 35 § 3 of the Convention. It moreover finds that no other grounds for declaring this part of the application inadmissible have been established and therefore declares it admissible.
II. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 6 § 1 OF THE CONVENTION
A. Non-enforcement of the Supreme Court’s decision of 2 April 2001
1. The parties’ submissions
77. The applicants observed that the Supreme Court’s decision of 2 April 2001 had not yet been enforced. Even though on paper they owned 3,616 sq. m, they did not exercise effective possession of their property as it was still occupied.
78. The Government contended that the enforcement proceedings of the Supreme Court’s decision of 2 April 2001 had been adjourned on several occasions at the applicants’ requests. Despite negotiations conducted between the private parties concerning the amount of compensation, at the applicants’ request the bailiffs had decided to suspend the enforcement proceedings until further notice. The Government therefore concluded that the delays in the enforcement proceedings could be attributed to the applicants, who continued to negotiate the amount of compensation with the occupiers and did not raise any complaints against the bailiffs’ decision.
2. The Court’s assessment
79. The Court reiterates that execution of a final judgment given by any court must be regarded as an integral part of the “trial” for the purposes of Article 6 of the Convention (see Hornsby v. Greece, 19 March 1997, § 40, Reports 1997-II). The State has a positive obligation to organise a system for enforcement of judgments that is effective both in law and in practice and ensures their enforcement without any undue delays (see Ruianu v. Romania, no. 34647/97, § 66, 17 June 2003). When the authorities are obliged to act in order to enforce a judgment and they fail to do so, their inactivity can engage the State’s responsibility on the ground of Article 6 § 1 of the Convention (see Scollo v. Italy, 28 September 1995, § 44, Series A no. 315-C).
80. The right of “access to court” does not impose an obligation on a State to execute every judgment of a civil character without having regard to the particular circumstances of a case (see Sanglier v. France, no. 50342/99, § 39, 27 May 2003). The State’s responsibility for enforcement of a judgment against a private person extends no further than the involvement of State bodies in the enforcement procedures (see Fuklev v. Ukraine, no. 71186/01, § 67 and §§ 90-91, 7 June 2005). The Court’s only task is to examine whether the measures taken by the authorities were adequate and sufficient. In cases such as the present one, where the debtor is a private person, the State has to act diligently in order to assist a creditor in execution of a judgment (see Fociac v. Romania, no. 2577/02, § 70, 3 February 2005).
81. The Court notes that the applicants’ attitude to enforcement appears to have been influenced by the negotiations with the occupiers on the amount of compensation. They requested a delay in the enforcement in September and October 2001. Following a deadlock in the negotiations with the occupiers, on 16 January 2002 the applicants requested the bailiff to proceed with the enforcement of the judgment in respect of M. and D. On 4 February 2002 the bailiff decided to adjourn the forced execution owing to the applicants’ absence.
82. The Court doubts whether the bailiff’s decision of 4 February 2002 was reasonable. In the first place, it transpires from the record that the bailiff did not go to the site to undertake any action for the demolition of the occupiers’ buildings with a view to ensuring enforcement. Secondly, the Court does not find the bailiff’s reasoning about the absence of the applicants a relevant justification: no legal ground was invoked or relied upon to require the presence of the applicants in the course of mandatory enforcement proceedings. Thirdly, no other objectively justified limitations on the bailiff’s ability to act have been put forward by the Government.
83. On 9 September 2002 the applicants reiterated their wish to proceed with the enforcement of the final judgment. The Court considers ineffectual the bailiff’s decision of 10 September 2002 to attempt another voluntary enforcement. Such measure had previously proved unsuccessful. Rather, the bailiff should have proceeded with coercive measures to enforce the judgment.
84. Furthermore, the Court finds the occupiers’ requests of 16 September 2002 unreasonable given that it had been decided by the Supreme Court’s decision of 2 April 2001 that they were unlawfully occupying the applicants’ property. The existence of a final and enforceable judgment in the applicants’ favour is indicative of the fact that their litigation was meritorious (see Cebotari and Others v. Moldova, nos. 37763/04, 37712/04, 35247/04, 35178/04 and 34350/04, § 45, 27 January 2009). The applicants cannot be held responsible for any costs that could have resulted from, or been associated with, the occupiers’ eviction. The Court notes that the applicants were consistent from 16 January 2002 to 14 February 2003 in their requests about the enforcement of the Supreme Court’s decision of 2 April 2001.
85. Confronted with the occupiers’ unreasonable requests, the bailiff should have taken immediate steps to secure mandatory enforcement. On the contrary, on 14 February 2003 he decided to suspend the enforcement again. The decision of 14 February 2003, of which the applicants took cognisance by signing it, constituted an act that could have been challenged before the domestic courts (see paragraphs 48 and 64 above). In the present case, the applicants failed to do so and, accordingly, they cannot be regarded as having exhausted the domestic remedies available to them under the Albanian law.
86. Having regard to the above considerations, the Court finds that there has been a breach of Article 6 § 1 of the Convention on account of the non-enforcement of the Supreme Court’s decision of 2 April 2001 between 28 June 2001 and 14 February 2003.
B. The length of the proceedings
1. The parties’ submissions
87. The applicants complained of the unreasonable length of the domestic proceedings, which started on an unspecified date in 1995 and concluded with the Constitutional Court’s decision of 10 July 2003. They lasted over eight years for eight levels of jurisdiction. The applicants contended that, considering what was at stake for them, namely the cessation of their property’s occupation, the domestic courts did not hear their case within a reasonable time.
88. The Government argued that in the light of the complexity of the case, the attitude and conduct of the authorities, the applicants’ behaviour, and other elements, the proceedings had been conducted within a reasonable time. The Government also pointed to the dismissal of the case by the District Court on 21 June 1996 owing to the applicants’ failure to appear, which had contributed to the length of the proceedings (see paragraph 17 above).
2. The Court’s assessment
89. The Court reiterates that it is competent to examine events from 2 October 1996 onwards, when the recognition by Albania of the right of individual petition took effect. It may, however, have regard to facts prior to ratification inasmuch as they could be considered to have created a situation extending beyond that date or may be relevant for the understanding of facts occurring after that date (see Broniowski v. Poland (dec.) [GC], no. 31443/96, § 74, ECHR 2002-X).
90. However, in the light of its finding of a violation under Article 6 § 1 of the Convention about the non-enforcement of the Supreme Court’s decision of 2 April 2001 between 28 June 2001 and 14 February 2003, it does not have to rule separately on the merits of the length of proceedings complaint (see Lizanets v. Ukraine, no. 6725/03, § 48, 31 May 2007).
III. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 1 OF PROTOCOL NO. 1 TO THE CONVENTION
A. The parties’ submissions
91. The applicants submitted that they had recovered possession of a plot measuring only 664 sq. m through selling it to other parties. They maintained that the non-enforcement of the Supreme Court’s decision of 2 April 2001 had adversely affected their right to effective enjoyment of their possessions, which were occupied by other parties.
92. The Government, referring to the applicants’ conduct during the enforcement proceedings in respect of the Supreme Court’s decision of 2 April 2001, contended that their right of property had not been disproportionately infringed. The domestic proceedings had been fair and the applicants had obtained a ruling on their right of property in the Supreme Court’s decision.
B. The Court’s assessment
93. The Court notes that it has already established in its case-law the principles relating to the alleged violation of an applicant’s property rights owing to the State’s failure to ensure the enforcement of a final judgment issued against a private party. In particular, in the case of Fuklev v. Ukraine the Court found as follows:
“89. The Court reiterates that by virtue of Article 1 of the Convention, each Contracting Party ‘shall secure to everyone within [its] jurisdiction the rights and freedoms defined in … [the] Convention’. The obligation to secure the effective exercise of the rights defined in that instrument may result in positive obligations for the State. In such circumstances, the State cannot simply remain passive and ‘there is … no room to distinguish between acts and omissions’….
91. As regards the right guaranteed by Article 1 of Protocol No. 1, those positive obligations may entail certain measures necessary to protect the right to property even in cases involving litigation between private individuals or companies. This means, in particular, that States are under an obligation to ensure that the procedures enshrined in the legislation for the enforcement of final judgments… are complied with.
92. The Court considers that the failure of the bailiffs to act and the domestic courts’ failure to exercise appropriate control over the situation, created permanent uncertainty as to the enforcement of a judgment in the applicant’s favour and as to the payment of the debt owed to him. Consequently, the applicant had to cope with that uncertainty during a lengthy period of time…
93. Having regard to the foregoing considerations and to its findings in respect of Article 6 § 1 of the Convention, the Court is of the view that the manner in which the enforcement proceedings were conducted, their total length and the uncertainty in which the applicant was left, upset the ‘fair balance’ that had to be struck between the demands of the public interest and the need to protect the applicant’s right to the peaceful enjoyment of his possessions. Consequently, the State failed to comply with its obligation to secure to the applicant the effective enjoyment of his right of property, as guaranteed by Article 1 of Protocol No. 1.” (no. 71186/01, 7 June 2005)
94. Applying these principles and having regard to the findings set out in paragraphs 79-86 above, the Court considers that owing to the bailiffs’ failure to take adequate and sufficient measures with a view to securing enforcement of the Supreme Court’s decision of 2 April 2001 in favour of the applicants from 28 June 2001 to 14 February 2003, they were left in a situation of uncertainty and have been unable to fully enjoy their possessions. Accordingly, there has been a violation of Article 1 of Protocol No. 1.
IV. APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
95. Article 41 of the Convention provides:
“If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.”
A. Damage, costs and expenses
96. The applicant claimed 2,036,211 euros (EUR) in respect of pecuniary damage and EUR 10,000 in respect of non-pecuniary damage. As regards the claim for pecuniary damage, the applicant estimated the value of the property at EUR 236,211 and the loss of investment he would have made at EUR 1,800,000.
97. In addition, the applicants claimed 650,000 leks (approximately 5,542 euros) and 334,600 leks (approximately 2,853 euros) for the costs and expenses incurred before the domestic courts and those incurred before this Court. They failed to submit supporting documents in relation to the expenses incurred in the domestic proceedings.
98. The Government did not submit any comments.
99. The Court considers that the question of the application of Article 41 is not ready for decision. The question must accordingly be reserved and the further procedure fixed with due regard to the possibility of agreement being reached between the Albanian Government and the applicants.
FOR THESE REASONS, THE COURT UNANIMOUSLY
1. Declares inadmissible the complaints about the quashing of a final judgment under Article 6 § 1 of the Convention and the non-enforcement from 14 February 2003 onwards of the Supreme Court’s decision of 2 April 2001 and the remainder of the application admissible;
2. Holds that there has been a violation of Article 6 § 1 of the Convention as regards the non-enforcement of the Supreme Court’s decision of 2 April 2001 between 28 June 2001 and 14 February 2003;
3. Holds that it does not consider it necessary to examine the complaint about the length of the proceedings under Article 6 § 1 of the Convention;
4. Holds that there has been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention as regards the failure to enforce the Supreme Court’s decision of 2 April 2001 between 28 June 2001 and 14 February 2003;
5. Holds that the question of the application of Article 41 is not ready for decision;
accordingly,
(a) reserves the said question as a whole;
(b) invites the Government and the applicants to submit, within the forthcoming three months from the date on which the judgment becomes final in accordance with Article 44 § 2 of the Convention, their written observations on the matter and, in particular, to notify the Court of any agreement that they may reach;
(c) reserves the further procedure and delegates to the President of the Chamber the power to fix the same if need be.
Done in English, and notified in writing on 8 December 2009, pursuant to Rule 77 §§ 2 and 3 of the Rules of Court.
Lawrence Early Nicolas Bratza
Registrar President

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