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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF BLUMBERGA v. LATVIA

Tipologia: Sentenza
Importanza: 2
Articoli: 41, 6, 29, P1-1
Numero: 70930/01/2008
Stato: Lettonia
Data: 2008-10-14 00:00:00
Organo: Sezione Terza
Testo Originale

Conclusione Obiezione preliminare congiunta ai meriti e respinta (ratione materiae); obiezione Preliminare congiunta ai meriti; Nessuna violazione di P1-1; Violazione dell’ Art. 6-1; danno materiale – richiesta respinta; danno Non- materiale – assegnazione
TERZA SEZIONE
CAUSA BLUMBERGA C. LETTONIA
(Richiesta n. 70930/01)
SENTENZA
STRASBOURG
14 ottobre 2008
Questa sentenza diverrà definitiva nelle circostanze esposte nell’ Articolo 44 § 2 della Convenzione. Può essere soggetta a revisione editoriale.

Nella causa Blumberga c. Lettonia,
La Corte europea dei Diritti umani (terza Sezione), riunendosi in una Camera, composta da:
Josep Casadevall, Presidente, Elisabet Fura-Sandström, Corneliu Bîrsan, Alvina Gyulumyan, Egbert Myjer, Ineta Ziemele, l’Ann Power, giudici,
e Santiago Quesada, Cancelliere di Sezione,
Avendo deliberato in privato il 23 settembre 2008,
Consegna la seguente sentenza che fu adottata in questa data:
PROCEDURA
1. La causa nacque da una richiesta (n. 70930/01) contro la Repubblica della Lettonia depositata con la Corte sotto l’Articolo 34 della Convenzione per la Protezione dei Diritti umani e le Libertà Fondamentali (“la Convenzione”) da un cittadino lettone, la Sig.ra I. B. (“il richiedente”), il 19 aprile 2001.
2. Benché al richiedente fosse accordato il gratuito patrocinio, presentò da solo le sue osservazioni sull’ammissibilità e i meriti della richiesta.
3. Il Governo lettone (“il Governo”) fu rappresentato dal suo Agente, Sig.ra I. Reine.
4. Il richiedente addusse di aver perso la proprietà come risultato dell’insuccesso della polizia nell’eseguire il suo dovere e di non aver potuto ottenere compensazione per il danno subito a causa dell’ indagine di pre-prova lunga ed inefficace dei casi penali ed il rifiuto da parte dei tribunali civili di giudicare la sua richiesta. Si appellò agli Articoli 6 e 13 della Convenzione ed all’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione.
5. Il 14 dicembre 2005 la Corte decise di comunicare la richiesta al Governo. Sotto le disposizioni dell’ Articolo 29 § 3 della Convenzione, decise di esaminare i meriti della richiesta allo stesso tempo della sua ammissibilità.
I FATTI
I. LE CIRCOSTANZE DELLA CAUSA
6. Il 19 aprile 1995 il richiedente che è nato nel 1939 e vive a Ventspils, fu arrestato dalla polizia di Jelgava e rimase in custodia cautelativa fino al 13 giugno 1995. Durante questo periodo di tempo alcune proprietà del richiedente immagazzinate nel suo alloggio a Jelgava, dove fu anche localizzato un bar che gli apparteneva, e nel suo secondo alloggio a Dobele, furono rubate. Procedimenti penali furono iniziati a questo proposito.
1. Procedimenti riguardo al furto con scasso a Jelgava
7. Il 23 maggio 1995 dei procedimenti penali della causa n. 22546495 furono iniziati riguardo al furto con scasso a Jelgava.
8. Il 25 maggio 1995 la polizia di Jelgava decise di dare credito al richiedente come rivendicatore civile nella causa penale n. 22546495, con una richiesta di 763 lati lettoni (LVL) (circa EUR 1,090).
9. L’ 11 luglio 1995 un altro set di procedimenti penali, numero di causa assegnato n. 22564195, fu iniziato riguardo al furto con scasso a Jelgava. Nella stessa data la polizia di Jelgava decise di dare credito al richiedente come rivendicatore civile nella causa penale n. 22564195, con una richiesta di LVL 6725.60 (circa EUR 9,607). Secondo una copia di questa decisione, presentata dal richiedente che l’investigatore di polizia ha cancellato l’importo sopra, mettendo invece LVL 12,103 (circa EUR 17,290) . Il richiedente richiese di essere ammesso come rivendicatore civile con una richiesta per quell’ importo quando fu interrogato l’ 11 settembre 1995.
10. Il 28 febbraio 1997 la polizia di Jelgava si unì ai due set di procedimenti penali nella causa, n. 22564195.
11. Il 17 settembre 1997 un accusatore pubblico annesso alla Corte distrettuale di Zemgale (“l’ accusatore pubblico di Zemgale”) informò il richiedente che, a seguito della sua azione di reclamo all’Ufficio dell’Accusatore Generale, era stato eseguito un esame dell’indagine nei procedimenti penali relativo al furto con scasso della sua proprietà. Durante l’esame, violazioni serie delle disposizioni del Codice di Diritto processuale penale erano state scoperte. A questo riguardo, secondo l’ accusatore pubblico di Zemgale, aveva richiesto il 27 gennaio 1997 al capo della polizia di Jelgava di rettificare le deficienze indicategli ed identificare gli agenti di polizia che non erano riusciti a proteggere la proprietà del richiedente durante la sua detenzione, come richiesto dall’ Articolo 80 del Codice di Diritto processuale penale. Era stata eseguita un’indagine ufficiale sull’insuccesso nella protezione della proprietà del richiedente e dei procedimenti penali a riguardo del furto con scasso della proprietà. Di conseguenza, due agenti di polizia erano stati identificati come responsabili dell’insuccesso nella protezione della proprietà del richiedente. Uno di loro era stato disciplinato e l’altra condotta professionale era stata valutata dalla commissione di attestazione professionale.
12. Il 20 agosto 2000 il richiedente scrisse al pubblico accusatore di Zemgale, informandosi dei progressi nei procedimenti penali.
13. Il 26 settembre 2000 il pubblico accusatore di Zemgale informò il richiedente che la sua azione di reclamo riguardo alla mancanza di progressi nei procedimenti penali era fondata, poiché la polizia di Jelgava non aveva esposto alcuna misura investigativa e l’indagine nei procedimenti penali era stata differita illegalmente. Secondo l’accusatore, il capo della polizia al Ministero dell’Interno era stato informato riguardo a questo il 25 settembre 2000.
14. Il 20 gennaio 2001 il richiedente si lamentò con l’Accusatore Generale dell’inefficienza del pubblico accusatore di Zemgale che aveva impedito la restituzione della sua refurtiva. Il 5 febbraio 2001 l’Accusatore Generale informò il richiedente che la sua azione di reclamo era stata trasferita al pubblico accusatore di Zemgale per un esame.
15. Il 13 febbraio 2001, il pubblico accusatore di Zemgale informò il richiedente che l’indagine nei procedimenti penali nella causa n. 22564195 erano ancora pendenti. Aveva richiesto al capo della polizia di Jelgava di accellerare l’indagine ed eseguire le istruzioni che aveva dato alla polizia di Jelgava il 27 gennaio 1997 e il 25 febbraio 2001. Da quel momento in poi, sarebbe stato eseguito un esame supplementare della condotta dell’indagine.
16. Il 12 maggio 2001 il richiedente si lamentò con l’Accusatore Generale della mancanza di progressi nell’indagine nei procedimenti penali.
17. Il 20 giugno 2001 il pubblico accusatore di Zemgale ha confermato che il richiedente era stato dichiarato rivendicatore civile nei procedimenti penali nella causa n. 22564195 che ancora erano in corso.
18. Il 19 luglio 2001 l’Accusatore Generale informò il richiedente che la sua richiesta del 12 maggio 2001 era stata trasferita per un esame al pubblico accusatore di Zemgale il 21 maggio 2001.
19. Il 23 luglio 2001 il pubblico accusatore di Zemgale spedì la decisione del 20 giugno 2001, senza rispondere in sostanza alle questioni del richiedente sui progressi nei procedimenti penali.
20. Il 24 luglio 2001 il pubblico accusatore di Zemgale informò il richiedente che entrambe le decisioni che lo dichiaravano rivendicatore civile gli erano state inviate.
21. L’ 11 dicembre 2001 la polizia di Jelgava, facendo seguito all’ Articolo 139 § 5 del Codice Penale, decise di dare credito al richiedente come rivendicatore civile nei procedimenti penali n. 22564195, con una richiesta di LVL 32,789.10 (circa EUR 46,840).
22. Il 5 maggio 2005 il richiedente scrisse al pubblico accusatore di Zemgale, informandosi sui progressi nei procedimenti penali.
23. Il 13 maggio 2005 il pubblico accusatore di Zemgale informò il richiedente che le sue indagini riguardo ai procedimenti penali n. 22564195 erano state trasferite al pubblico accusatore di Jelgava , e quelli riguardo a procedimenti penali N. 20517495 e 2503000802 (paragrafo 33, sotto) al pubblico accusatore Distretto Cittadino di Dobele.
24. Il 7 giugno 2005 il pubblico accusatore cittadino di Jelgava informò il richiedente che i procedimenti penali n. 22564195 erano ancora in corso. Il Dipartimento di Polizia di Jelgava era stato istruito ad accelerare l’indagine.
25. Il 30 giugno 2005 un agente di polizia della polizia di Jelgava decise di trasferire la causa penale all’accusatore pubblico della Città di Jelgava per una continuazione. Era stato stabilito dall’indagine pre-prova che fra il 19 aprile e il 13 giugno 1995, durante la detenzione del richiedente R.Z., E.R., V.I. ed I.B. avevano rubato e consumato cibo e bibite alcoliche, e rubato soldi, vestiti, attrezzatura da cucina e altri articoli corrispondenti ad una perdita totale di LVL 32,798.10 (circa EUR 46,841) per il richiedente. R.Z., E.R., V.I. ed I.B. aveva commesso così un crimine sotto l’Articolo 139 § 5 del Codice Penale. Questa decisione fu inviata al richiedente il 1 luglio 2005.
26. L’ 8 luglio 2005 un accusatore dell’Ufficio Accusatori della Città di Jelgava mise a carico di I.B. un’accusa per furto con scasso per l’importo di LVL 2,642 (circa EUR 3,774). Una misura preventiva -proibizione di cambiare la sua residenza-gli fu imposta.
27. Il 17 agosto 2005 un accusatore dell’Ufficio Accusatori della Città di Jelgava mise a carico di E.R. un’accusa per furto con scasso per l’importo di LVL 2,622 (circa EUR 3,746).
28. L’ 8 settembre 2005 un accusatore dell’Ufficio Accusatori della Città di Jelgava decise di terminare i procedimenti penali della causa n. 22564195 a causa di mancanza di prova sufficienti. Fu affermato, inter alia che poiché durante l’interrogatorio il richiedente aveva costantemente aumentato l’importo della perdita che aveva presumibilmente sofferto, le sue dichiarazioni a questo riguardo avrebbero dovuto essere trattate con cautela. Fu stabilito che durante l’ interrogatorio di I.B, E.R., R.Z. e V.I. avevano negato di aver scassinato la proprietà del richiedente e che era impossibile, sulla base di una valutazione delle prove, scoprire ciò che era stato rubato dalla proprietà del richiedente, ed in quali circostanze. Inoltre, fin dall’istruzione dei procedimenti penali nel 1995 nessuna prova era stata ottenuta riguardo alle persone responsabili della perdita o del furto della proprietà del richiedente. L’accusatore considerò che la causa avrebbe dovuto essere terminata per il motivo che era impossibile ottenere altre prove e provare qualsiasi accusa contro gli individui chiamati in causa. Secondo le informazioni fornite dal Governo, la decisione fu inviata al richiedente il 14 settembre 2005, e fu informato che avrebbe potuto fare appello contro questa decisione presso l’Ufficio del Pubblico Accusatore Regionale di Zemgale. Il richiedente contestò questa affermazione, affermando che non aveva ricevuto la decisione.
2. I procedimenti riguardo al furto con scasso a Dobele
29. Il 28 giugno 1995 la polizia di Dobele avviò procedimenti penali nella causa n. 20517495 a riguardo del furto con scasso dell’alloggio del richiedente a Dobele.
30. L’8 agosto 1995 la polizia di Dobele diede credito al richiedente come rivendicatore civile per un importo di LVL 9,439 (circa EUR 13,484).
31. Il 28 febbraio 1996 un accusatore pubblico del Distretto di Dobele decise di terminare in parte i procedimenti penali e respingere in parte la richiesta civile del richiedente. Fu stabilito che E.R accusat aveva confessato di aver rubato alcuni degli articoli dichiarati dal richiedente come rubati ed era così responsabile per l’importo di LVL 1,005 (circa EUR 1,436). Prendendo in considerazione che il richiedente non poteva dare dettagli di tutti gli articoli rubati ed del loro valore, l’accusatore decise che la perdita subita avrebbe dovuta essere considerata approssimativamente e, facendo seguito all’ Articolo 208 § 2 del Codice di Procedura Penale, decise di terminare la causa penale contro E.R. in parte a causa della mancanza di prove e di respingere la richiesta civile del richiedente per l’importo di LVL 8,434 (circa EUR 12,049) come non comprovata.
32. Il 16 dicembre 1996 un accusatore pubblico del Distretto di Dobele decise di terminare il resto dei procedimenti penali. Stabilì che durante l’indagine di pre-prova nessuna prova era stata ottenuta per giustificare l’accusa di I.B. per furto con scasso. Riguardo ad E.R., considerando che stava scontando una condanna impostagli in un altro set di procedimenti penali il 25 novembre 1996, e non era così in grado di commettere nuovi reati, l’accusatore decise di terminare i procedimenti penali contro lui per la parte rimanente.
33. Il 10 dicembre 2002 il capo dell’Ufficio del Pubblico Accusatore Regionale di Zemgale annullò la decisione del pubblico accusatore del Distretto di Dobele di respingere la richiesta civile del richiedente per l’importo di LVL 8,434 (circa EUR 12,049) come non comprovata. Il capo accusatore istruì che, allo stadio di pre-prova, si sarebbe dovuto controllato se il furto con scasso avrebbe potuto essere eseguito da un’altra persona, e che il richiedente stesso avrebbe dovuto essere interrogato in dettaglio riguardo ai presunti articoli rubati, alla loro descrizione e al valore. L’accusatore ordinò l’avvio di una causa penale nuova, n. 2503000802, riguardo al furto della proprietà del richiedente per l’importo di LVL 8,434 (circa EUR 12,049).
34. Il 31 maggio 2005 il pubblico accusatore del Distretto di Dobele informò il richiedente che i procedimenti penali n. 20517495 erano stati terminati il 16 dicembre 1996, facendo seguito all’ Articolo 208 § 4 del Codice di Procedura Penale; i procedimenti penali n. 2503000802 (riguardo alla refurtiva per l’importo di LVL 8,434 (circa EUR 12,049) erano ancora in corso presso il Dipartimento di Polizia di Dobele , ed il perpetratore non era stato identificato.
35. Secondo una lettera dell’Ufficio dell’Accusatore del Distretto di Dobele, la causa penale n. 2503000802 fu trasferita alla polizia del Distretto di Dobele per l’indagine pre-prova il 7 gennaio 2003. L’accusatore responsabile della soprintendenza dell’indagine esaminò la causa il 1 luglio 2005.
36. Secondo le osservazioni del Governo, l’indagine della causa penale ancora è in corso.
3. Gli atti istruiti dal richiedente
37. Il 10 giugno 2001 il richiedente registrò una richiesta civile per danni contro le Autorità Statali di Polizia con la Corte Regionale di Rīga, e chiese di essere esentato dalle tasse del tribunale a causa della sua misera situazione finanziaria. Secondo i documenti presenti alla Corte, allegò una copia del certificato della sua pensione del 15 maggio 1996, affermando di ricevere una pensione di vecchiaia dell’importo di LVL 35.91 (circa EUR 50), e le repliche del pubblico accusatore di Zemgale del 13 febbraio 2001, del 17 settembre 1997 e del 26 settembre 2000 alle sue azioni di reclamo. Richiese alla corte di assegnare il suo risarcimento nell’importo di LVL 250,000 (circa EUR 357,143) per la sua refurtiva e per il danno morale che aveva subito perché la polizia di Jelgava aveva agito contrariamente ai requisiti dell’ Articolo 80 del Codice di Procedura Penale.
38. Il 14 giugno 2001 un giudice della Camera Civile della Corte Regionale di Rīga informò il richiedente che aveva richiesto l’esenzione dal pagamento della tassa al tribunale senza presentare alcuna prova del fatto che fosse finanziariamente incapace di sostenerla. Il giudice notò inoltre che i non aveva presentato alcuni documento che confermasse le circostanze sulle quali si basava la sua richiesta. Il giudice stabilì un termine massimo al 23 luglio 2001 per la rettifica di queste deficienze.
39. Il 27 giugno 2001 il richiedente corresse la sua richiesta, affermando che poichè la polizia aveva agito contrariamente ai requisiti dell’ Articolo 80 del Codice di procedura Penale i suoi diritti garantiti dall’ Articolo 13 della Convenzione e dall’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione erano stati violati. Richiese di nuovo l’esenzione dalle tasse dei tribunali, allegando una copia del certificato della suo pensione e copie delle repliche del pubblico accusatore di Zemgale del 26 settembre 2000 e del 17 settembre 1997 per provare la richiesta.
40. Il 29 giugno 2001 il giudice della Corte Regionale di Rīga ha risposto al richiedente che i suoi emendamenti del 27 giugno 2001 erano insufficienti e che avrebbe dovuto rettificare le deficienze entro il 23 luglio 2001.
41. Il 15 luglio 2001 il richiedente corresse la sua richiesta presentando una copia della decisione della polizia di Jelgava dell’ 11 luglio 1995 che lo riconosceva come rivendicatore civile e affermava che per valutare il valore del resto della refurtiva doveva invitare testimoni a dare prova.
42. Il 13 agosto 2001 il giudice della Corte Regionale di Rīga considerò che le deficienze indicate non erano state rettificate e, trovando che la richiesta non era stata presentata in modo appropriato, la restituì al richiedente senza esame.
43. Il 4 ottobre 2001 la Camera Civile della Corte Suprema, in risposta all’azione di reclamo subordinata del richiedente del 21 agosto 2001 sostenne la decisione della Corte Regionale di Rīga. La corte considerò che il richiedente non era riuscito a presentare alcuna prova riguarda alla sua situazione finanziaria e ad allegare documenti che stabilissero le circostanze su cui la sua richiesta era basata. La decisione era definitiva e non soggetta a ricorso.
II. DIRITTO NAZIONALE ATTINENTE
1. Il Codice di Procedura Penale (Latvijas Kriminālprocesa Kodekss), come in vigore sino al 1 ottobre 2005
44. L’Articolo 80 affermava che “nel caso in cui una persona arrestata avesse proprietà o appartamenti lasciati incustoditi, la polizia, un accusatore pubblico o un tribunale dovrebbero assicurare la loro protezione.”
45. L’Articolo 101 stabiliva che una richiesta civile potrebbe essere presentata da una persona che aveva sofferto un danno come risultato di un crimine. La richiesta civile potrebbe essere portata contro l’accusato o una persona che era responsabile al suo posto per gli atti dell’accusato (paragrafo 1). La richiesta civile potrebbe essere depositata su istruzione di una causa penale, durante l’indagine di pre-prova o dal tribunale prima dell’aggiudicazione della causa (paragrafo 2). Se la corte sospendesse l’aggiudicazione , la richiesta civile potrebbe essere depositata anche prima dell’inizio dell’aggiudicazione alla successiva udienza del tribunale (paragrafo 3). Una persona aveva diritto a depositare una richiesta civile tramite procedimenti civili se la richiesta non fosse stata portata in procedimenti penali o se la richiesta non fosse aggiudicata adatta per la conclusione della causa penale o un verdetto di non colpevolezza (paragrafo 7).
46. Facendo seguito all’ Articolo 102, una persona che aveva sofferto un danno materiale come risultato di un reato penale potrebbe portare una richiesta civile contro un accusato o una persona che era responsabile al suo posto degli atti dell’accusato che verrebbe esaminata da un tribunale in concomitanza con la causa penale. Inoltre, una persona a cui era stato dato credito come rivendicatore civile da una decisione della polizia, ad un accusatore pubblico o ad un tribunale era concesso di presentare un’azione di reclamo riguardo agli atti delle autorità summenzionate.
47. L’Articolo 140 prevedeva che una persona che aveva sofferto un danno come risultato di un crimine potrebbe essere dichiarata parte civile durante l’indagine di pre-prova.
48. Facendo seguito all’ Articolo 208 §§ 2 e 4, una causa penale o una parte di questa doveva essere terminata se un’accusa non fosse stata provata ed fosse stato impossibile ottenere una prova supplementare, e se fosse stato ammesso, a causa di circostanze cambiate durante l’indagine della causa che un reato commesso da una persona avesse perso il suo elemento di pericolo pubblico o che questa persona non rappresentava più un pericolo pubblico.
49. Un rivendicatore civile potrebbe presentare un’azione di reclamo contro atti della polizia ad un pubblico accusatore. L’azione di reclamo potrebbe essere presentata direttamente all’accusatore o tramite intermediario della persona contro cui è stata portata l’azione di reclamo. Un’azione di reclamo presentata ad un agente di polizia doveva essere spedita insieme coi suoi chiarimenti all’accusatore entro ventiquattro ore (Articolo 220). L’accusatore doveva decidere sull’azione di reclamo entro tre giorni dalla sua ricevuta e notificare al reclamante del risultato. Se l’azione di reclamo fosse respinta, si devono presentare delle ragioni per questo. Ci si può appellare contro le decisioni e gli atti di un accusatore pubblico potrebbero con un accusatore più alto che deve trattare questo ricorso in conformità con le procedure summenzionate (Articoli 221 e 222).
50. Facendo seguito all’ Articolo 308, se una richiesta civile fosse lasciata senza esame sull’aggiudicazione di una causa penale, potrebbe essere depositata de novo all’interno di procedimenti civili.
2. Il Codice Penale (Latvijas Kriminālkodekss), come in vigore sino al 1 aprile 1999
51. L’Articolo 139 § 5 determina che il furto aggravato porta ad una sentenza di reclusione da sei a quindici anni, con confisca dei beni.
3. La Legge sulla Procedura Civile (Civilprocesa likums), in vigore dal 1 marzo 1999
52. Secondo l’Articolo 7 § 1, le richieste civili per il risarcimento per danno materiale o morale in questioni penali possono essere portate in conformità con le procedure prescritte dalla legge di diritto processuale penale.
53. L’Articolo 96 § 3 stabilisce che una sentenza in procedimenti penali si lega a procedimenti civili nella misura in cui concerne la determinazione del reato per il quale un imputato è stato condannato, e la responsabilità dell’imputato.
54. La corte sospenderà gli atti se l’aggiudicazione della causa non è possibile prima della decisione di un’altra questione che si richiede debba essere aggiudicata in conformità con il diritto processuale penale (parte attinente dell’ Articolo 214).
4. Il Diritto civile (Civillikums)
55. L’Articolo 1635 conviene che ogni atto sbagliato od omissione di atto per se darà alla persona che ha sofferto di danno il diritto di chiedere il risarcimento dal malfattore, dal momento che sarà ritenuto responsabile per simile atto o inosservanza.
56. Ognuno ha il dovere di dare compenso per le perdite che ha causato a causa dei suoi atti od omissioni di atto (Articolo 1779). Per perdita si intenderà qualsiasi privazione che può essere valutata finanziariamente (Articolo 1770). Le perdite possono essere sia perdite in cui si è già incorsi, o perdite che ci si aspetta di incorre; generano un diritto al risarcimento (Articolo 1771). Una perdita in cui si è già incorsi può essere una diminuzione del valore della proprietà esistente della vittima o un calo in suo o dei suoi utili presunti (Articolo 1772).
5. La Costituzione della Lettonia (Latvijas Republikas Satversme)
57. Ogni persona ha diritto a difendere i suoi diritti ed interessi legali in un tribunale e, nel caso di interferenza illegale coi suoi diritti, ognuno ha il diritto al risarcimento adeguato (Articolo 92).
LA LEGGE
I. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N.RO 1
58. Il richiedente si lamentò di aver perso la proprietà come risultato dell’insuccesso della polizia di adempiere il loro dovere e si lamentò di non poter ottenere compensazione per il danno subito a causa della lunga ed inefficace indagine pre-prova delle cause penali ed il rifiuto da parte dei tribunali civili di aggiudicare la sua richiesta contro la polizia. Addusse una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 che, nella sua parte attinente, si legge come segue:
“Ogni persona fisica o giuridica è abilitata al godimento pacifico della sua proprietà. Nessuno sarà privato della sua proprietà eccetto che nell’interesse pubblico e soggetto alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali di diritto internazionale.
A. Ammissibilità
59. Il Governo contese che c’era nessuna “ proprietà” all’interno del significato dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 durante l’indagine pre-prova nelle cause penali alla quale il richiedente si unì come parte civile. Secondo il Governo, il mero fatto che il richiedente si unì ai procedimenti penali come rivendicatore civile non creò una “richiesta esecutiva” che potrebbe costituire una “ proprietà” all’interno del significato dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1. Inoltre, il richiedente non aveva un’“aspettativa legittima” di ottenere godimento effettivo di un particolare bene materiale ai fini dell’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1, fin dall’ammissibilità e l’importo definitivo delle richieste civili non era stato stabilito né dai tribunali nazionali all’interno dei procedimenti penali né in procedimenti civili separati. A questo riguardo, il Governo indicò, che una richiesta diviene esecutiva solamente una volta che un tribunale l’abbia accettata per intero o in parte. Inoltre, sottolineò che i tribunali nazionali erano nella posizione per valutare il valore della richiesta del richiedente da soli ed in particolare per esaminare perché era stato aumentata da LVL 763 a 32,798.10 (approssimativamente da EUR 1,090 a 46,854) durante l’indagine pre-prova. Il Governo presentò così che i diritti di proprietà del richiedente non erano mai stati stabiliti da una sentenza del tribunale e che il suo diritto al risarcimento non era divenuto mai esecutivo ai fini dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 che, di conseguenza non era applicabile nella presente causa . Concluse perciò che l’azione di reclamo del richiedente avrebbe dovuto essere respinta come manifestamente mal-fondata facendo seguito all’ Articolo 35 §§ 3 e 4 della Convenzione. Il Governo presentò anche che il richiedente non aveva né depositato ricorsi contro le decisioni del16 dicembre 1996 e dell’8 settembre 2005 né aveva depositato un’azione civile facendo seguito all’Articolo 308 del Codice di Procedura Penale.
60. Il richiedente affermò che l’esistenza dei suoi diritti di proprietà era stata provata dai documenti relativi all’indagine pre-prova delle cause penali. Riguardo all’argomento del Governo secondo cui aveva aumentato notevolmente l’importo della sua richiesta civile durante l’indagine pre-prova, il richiedente presentò che il 25 maggio 1995, quando era stato ammesso come rivendicatore civile per la prima volta, era i stato di detenzione e non poteva sapere l’importo esatto della perdita a quel tempo. Inoltre, siccome la sua proprietà era stata lasciata senza sorveglianza sino alla sua liberazione, aveva subito un ulteriore danno. Il richiedente allegò dichiarazioni scritte di sua figlia e di tre conoscenze, affermando che aveva perso proprietà per un valore compreso fra LVL 50,000 e 100,000 (approssimativamente fra EUR 71,429 e 142,857). Il richiedente presentò anche che non aveva ricevuto la decisione dell’ 8 settembre 2005 di terminare le indagini penali riguardo al furto con scasso a Jelgava. In qualsiasi caso, ricorsi alle stesse autorità a cui aveva rivolto le sue numerose azioni di reclamo senza raggiungere alcun risultato, non offrivano prospettive ragionevoli di successo.
61. La Corte respinge l’osservazione del Governo secondo la quale il richiedente non ha fatto appello contro la decisione del 16 dicembre 1996, poiché il capo dell’Uffico del Pubblico Accusatore Regionale di Zemgale in qualsiasi caso ordinò l’iniziazione di una nuova causa penale il 10 dicembre 2002 a questo proposito e quei procedimenti stanno ancora continuando. La Corte considera che il resto delle obiezioni del Governo è collegato da vicino alla sostanza dell’azione di reclamo del richiedente e che il suo esame dovrebbe essere congiunto perciò ai meriti. La Corte nota inoltre che l’azione di reclamo non è inammissibile per qualsiasi altro motivo e perciò la dichiara ammissibile.
B. Meriti
1. Le osservazioni delle parti
62. Il Governo presentò che anche se spettava alla Corte trovare che l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 fosse applicabile alla causa presente lo Stato non poteva essere ritenuto responsabile dell’interferenza addotta coi diritti del richiedente in questo contesto. Il Governo affermò che la Lettonia non poteva essere ritenuta responsabile per atti di individui, in questa caso il perpetratore addotto dei furti con scasso, contro il quale il richiedente aveva registrato richieste civili durante l’indagine pre-prova. Il Governo reiterò inoltre la sua prospettiva secondo cui i diritti di proprietà addotti dal richiedente non erano mai stati stabiliti da una sentenza del tribunale e il diritto del richiedente al risarcimento non era mai divenuto esecutivo, così che l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 non era applicabile nella presente. Infine, il Governo indicò che benché la causa penale n. 225641955 fosse stata terminata, il richiedente potrebbe ancora depositare un’azione civile per chiedere danni.
63. Il richiedente sostenne che c’era stata una violazione del suo diritto al pacifico godimento delle sue proprietà.
2. La valutazione della Corte
64. La Corte reitera che il concetto di “proprietà” nell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 ha un significato autonomo e che l’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 in sostanza garantisce il diritto di proprietà (vedere Marckx c. Belgio, sentenza del 13 giugno 1979, § 63 Serie A n. 31). “La proprietà” all’interno del significato della disposizione sopra potrebbe essere sia “proprietà esistente” sia beni, incluso le richieste a riguardo delle quali il richiedente può dibattere di avere almeno una “aspettativa legittima” di ottenere godimento effettivo di un diritto di proprietà (vedere Pine Valley Developments c. Irlanda, sentenza del 29 novembre 1991, § 51 Serie A n. 222, e Kopecký c. Slovacchia [GC], n. 44912/98, § 35 ECHR 2004-IX). La Corte ha sostenuto che la sua giurisprudenza non contempla l’esistenza di un “controversia genuina” o “una richiesta discutibile” come criterio per determinare se c’è un’ “aspettativa legittima” protetta dall’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 (vedere Kopecký, citata sopra, § 52). Affinché una richiesta sia in grado di essere considerata come un “ bene” che rientra all’interno di sfera dell’ Articolo 1 Protocollo N.ro 1, deve avere una base sufficiente nella giurisprudenza nazionale (vedere Draon c. Francia [GC], n. 1513/03, 6 ottobre 2005, § 65 e Kopecký citata sopra, § 52). Dove è stato stabilito questo, il concetto di “aspettativa legittima” può entrare in gioco ma deve essere di natura più concreta di una mera speranza e si deve basare su una disposizione giuridica o un atto giuridico come una decisione giudiziale (vedere Draon, citata sopra, § 65, e Gratzinger e Gratzingerova c. Repubblica ceca ( dec.), n. 39794/98, § 73 ECHR 2002-VII).
65. La Corte reitera inoltre che il genuino, esercizio effettivo del diritto protetto dall’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 non dipende soltanto dal dovere dello Stato di non interferire, ma può richiedere misure positive di protezione, particolarmente dove c’è un collegamento diretto fra le misure che un richiedente legittimamente può aspettarsi dalle autorità ed il suo godimento effettivo delle sue proprietà (vedere Öneryıldız c. Turchia [GC], n. 48939/99, § 134 ECHR 2004-XII, e Broniowski c. Polonia [GC], n. 31443/96, § 143 2004-V di ECHR).
66. La Corte nota che all’inizio non ha nessuna ragione di mettere in dubbio il fatto che la proprietà appartenente al richiedente fu rubata da due suoi alloggi a Jelgava e a Dobele dopo che era stato posto in detenzione. A questo proposito, osserva che furono istruiti procedimenti penali in collegamento con furti con scasso e che fu stabilito nel corso dei procedimenti penali che la proprietà appartenente al richiedente era stata davvero rubata (paragrafi 25 e 31, sopra). Inoltre, non è contestato dal Governo che i furti con scasso alle proprietà del richiedente avevano avuto luogo. La Corte considera perciò che c’è stata indiscutibilmente un’interferenza col diritto del richiedente al pacifico godimento delle sue proprietà. È vero, come sostenne il Governo, che l’interferenza coinvolgeva degli atti di individui privati per il quali lo Stato non aveva nessuna responsabilità diretta. Nondimeno, la Corte nota che le autorità erano sotto un obbligo legale specifico di proteggere (nodrošināt aizsardzību) i locali del richiedente durante la sua detenzione, facendo seguito all’ Articolo 80 del Codice di Procedura Penale (paragrafi 6, 11 e 44 sopra), e che l’insuccesso della polizia di attenersi a questo obbligo fu riconosciuto a livello nazionale nell’imposizione di sanzioni disciplinari sugli agenti di polizia coinvolti (vedere paragrafo 11, sopra). Comunque, la Corte non trova necessario decidere se c’è un collegamento sufficientemente ravvicinato fra questa mancanza ed il furto della proprietà del richiedente tanto da impegnare la responsabilità dello Stato riguardo all’interferenza coi diritti di proprietà del richiedente di questo genere.
67. La Corte considera che nel contesto dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1, quando un’interferenza col diritto al pacifico godimento della proprietà è perpetrata da un individuo privato, sorge per lo Stato un obbligo positivo di assicurare nel suo ordinamento giuridico nazionale che diritti di proprietà siano sufficientemente protetti dalla legge e che siano offerte vie di ricorso adeguate tramite cui la vittima di un’interferenza possa cercare di rivendicare i suoi diritti, incluso, dove appropriato, chiedendo danni riguardo a qualsiasi perdita subita. Inoltre, nel caso in cui l’interferenza sia di natura penale, questo obbligo richiederà inoltre alle le autorità di condurre un’indagine penale effettiva e, se appropriato, di procedere ad un’accusa (vedere, mutatis mutandis, M.C. c. Bulgaria, n. 39272/98, §§ 151-153 ECHR 2003-XII). A questo riguardo, è chiaro che l’obbligo, come l’obbligo sotto gli Articoli 2 e 3 della Convenzione di condurre un’indagine effettiva in caso di perdita della vita o di dichiarazioni di maltrattamento, è uno dei mezzi e non uno dei risultati; in altre parole, l’obbligo sulle autorità d’ investigare e perseguire simili atti non può essere assoluto, come è evidente che molti crimini rimangono irrisolti o impuniti nonostante gli sforzi ragionevoli delle autorità Statali. Piuttosto, l’obbligo che incombe sullo Stato è di assicurare che venga eseguita un’indagine penale corretta ed adeguata e che le autorità agiscano in una maniera competente ed efficiente. Inoltre, la Corte è sensibile alle difficoltà pratiche che le autorità possono affrontare nell’investigare un crimine ed al bisogno di operare scelte operative e dare priorità all’indagine di crimini più seri. L’obbligo d’ investigare è meno severo di conseguenza, riguardo a crimini meno seri, come quelli che riguardano la proprietà, che riguardo ai più seri, come i reati violenti, ed in particolare quelli che rientrerebbero all’interno della sfera degli Articoli 2 e 3 della Convenzione. La Corte considera così che in cause che comportano crimini meno seri lo Stato potrà esimersi dall’adempiere il suo obbligo positivo solamente riguardo a casi in cui delle deficienze flagranti e serie nell’indagine penale o nell’accusa possono essere identificate ( cf. ibid., §§ 167-168).
68. La Corte considera, inoltre, che la possibilità di portare procedimenti civili contro il perpetratore addotto di un reato contro il patrimonio può fornire alla vittima un mezzo alternativo valido di per assicurare la protezione dei suoi diritti, anche se i procedimenti penali non sono giunti ad un successo nella loro conclusione, purché un’azione civile abbia delle prospettive ragionevoli di successo ( cf. Plotiņa c. Lettonia ( dec.), n. 16825/02, 3 giugno 2008). Mentre la conseguenza di procedimenti penali può avere un significativo o anche decisivo effetto sulle prospettive di un’istanza civile, sia depositata nel contesto di procedimenti penali sia portata in procedimenti civili separati, lo Stato non può essere ritenuto responsabile semplicemente per la mancanza di prospettive di simile istanza perché un’indagine penale non ha condotto alla fine ad una condanna. Lo Stato piuttosto mancherà nell’adempimento dei suoi obblighi positivi sotto Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 solamente se la mancanza di prospettive del successo dei procedimenti civili è la conseguenza diretta delle deficienze insolitamente serie e flagranti nella condotta dei procedimenti penali che emergono dallo stesso set di fatti, come delineato nel paragrafo precedente.
69. L’obbligo positivo che incombe sullo Stato sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 sorge in relazione all’interferenza originale da parte di terzi col diritto al pacifico godimento della proprietà; non crea di per sé un qualsiasi nuovo vis-à-vis dei diritti di proprietà con lo Stato e sorge indipendentemente da qualsiasi istanza possa esistere contro sia il perpetratore dell’interferenza sia lo Stato (nel caso in cui le autorità abbiano presumibilmente fallito nell’ attenersi ad un obbligo specifico, come nella presente causa). Così, è vero, come sostenne il Governo che le richieste civili che il richiedente depositò nei rispettivi procedimenti penali non sono mai state aggiudicate su dai tribunali, e neanche i meriti della sua richiesta contro la polizia non sono mai stati aggiudicati. Perciò queste richieste non costituirono “la proprietà” all’interno del significato dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1. Come stabilì la Corte, comunque, vi è stata interferenza con il diritto ad un pacifico possesso della proprietà nelle circostanze della causa (vedere § 68). Di conseguenza, la Corte respinge l’obiezione del Governo secondo cui l’azione di reclamo del richiedente è ratione materiae incompatibile.
70. Avendo stabilito che i certi obblighi positivi sorgono riguardo all’interferenza col diritto di proprietà, la Corte ora procederà a considerare se i procedimenti penali, la possibilità di un’azione civile e l’azione del richiedente contro la polizia offrirono una protezione sufficiente dei suoi diritti di proprietà.
71. Rivolgendosi alle circostanze della presente causa, la Corte nota che l’indagine sul furto con scasso a Dobele che fu cominciata più di tredici anni fa è ancora in corso (paragrafo 36, sopra), mentre i procedimenti riguardo al furto con scasso a Jelgava furono terminati dopo un’indagine di più di dieci anni senza alcun risultato (paragrafo 28, sopra). È vero che in molte occasioni le deficienze nell’indagine della causa penale relativa al furto con scasso a Jelgava furono ammesse dalle autorità nazionali e furono dati ordini attinenti alle autorità inquirenti (vedere, in particolare, paragrafi 11, 13, 15 24 e 33 sopra) e che sembra che non furono eseguite le istruzioni e che l’indagine non procedette ad una velocità adeguata. Nei procedimenti relativi al furto con scasso a Dobele il capo accusatore ordinò inoltre, una nuova indagine penale sei anni dopo che l’indagine iniziale era stata terminata, a causa delle debolezze nella condotta di quella indagine (paragrafo 33, sopra). Ciononostante, la Corte non può trovare che le deficienze nella condotta delle indagini penali erano di tale natura e di tal grado da considerare che lo Stato non fosse riuscito ad adempiere al suo obbligo sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 nella misura in cui si riferiva all’indagine ed all’ accusa dei crimini. In questo contesto , nota in particolare che i procedimenti relativi al furto con scasso a Jelgava furono terminati perché si dimostrò impossibile ottenere una prova sufficiente per provare le accuse contro gli specifici individui, mentre nei procedimenti relativi al furto con scasso a Dobele non sembra essere stato possibile identificare il perpetratore. In queste circostanze, la Corte non trova evidente che l’insuccesso di portare i procedimenti penali ad un successo nella loro conclusione fosse il risultato di deficienze flagranti e serie nella loro condotta.
72. Dal momento che è coinvolta la possibilità di avviare procedimenti civili, il Governo presentò che benché la causa penale n. 225641955 in relazione al furto con scasso a Jelgava fosse terminata, il richiedente avrebbe potuto ancora depositare un’azione civile per chiedere danni. La Corte osserva inoltre che, secondo il diritto nazionale, non è necessaria una decisione finale nei procedimenti penali per depositare una richiesta per danni tramite procedimenti civili (vedere Plotiņa c. la Lettonia, citata sopra). Di conseguenza, era concesso al richiedente, se avesse considerato che i procedimenti penali fossero inefficaci e che non si stesse trattando in modo appropriato le sue richieste civili depositate in quei procedimenti, di avviare procedimenti civili separati. Alla luce della sua conclusione riguardo alla condotta delle indagini penali, la Corte non può trovare, che procedimenti civili non avrebbero avuto alcuna prospettiva ragionevole di successo. Effettivamente, osserva che mentre i procedimenti penali in relazione al furto con scasso a Jelgava furono terminati per la mancanza di prove sufficienti ai fini di una condanna penale, certi sospettati erano stati identificati (benché dieci anni più tardi), mentre nei procedimenti penali in relazione al furto con scasso a Dobele i sospettati furono identificati ad uno stadio iniziale. È incontrastato che il richiedente avrebbe potuto portare procedimenti civili separati contro questi sospettati, nel contesto dei quali l’onere della prova sarebbe stato meno esigente. La Corte considera che simili procedimenti abbiano in principio fornito al richiedente una protezione appropriata dei suoi interessi. Inoltre, la Corte osserva che era concesso al richiedente ad ogni stadio dei procedimenti penali optare per la possibilità di avviare procedimenti civili e che era a suo carico, nel caso considerasse le indagini penali inadeguate o deficienti, depositare azioni civili contro i sospettati. Poiché il richiedente non riuscì a fare così, la Corte costata che non si può stabilire che simili procedimenti non costituirono un appropriato mezzo con il quale lo Stato avrebbe potuto adempiere i suoi obblighi positivi sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.
73. Alla luce di ciò che precede, la Corte conclude, che non c’è stata nessuna violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1. In queste circostanze, considera, che è non necessario esaminare ulteriormente le obiezioni del Governo dal momento che si riferiscono all’insuccesso del richiedente di fare ricorso contro la decisione dell’8 settembre 2005 e di avviare procedimenti civili.
II. VIOLAZIONE ADDOTTA DEGLI ARTICOLI 6 E 13 DELLA CONVENZIONE
74. Il richiedente si lamentò sotto l’Articolo 6 della Convenzione che gli era stato negato l’accesso ad tribunale a causa del rifiuto ingiustificato dei tribunali civili di esaminare la sua richiesta civile ed il e i procedimenti pre-prova lunghi ed inefficaci nelle cause penali. Con riferimento alle deficienze sopra, il richiedente si lamentò sotto l’Articolo 13 della Convenzione che le vie di ricorso nazionali disponibili per proteggere i suoi diritti garantiti dall’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 si sono rivelate inefficaci nella suo caso. I rispettivi Articoli nelle loro parti attinenti si leggono come segue:
Articolo 6
“1. Nella determinazione dei suoi diritti civili…, ad ognuno è concesso un’udienza giusta… all’interno di un termine ragionevole da parte di [un]… tribunale stabilito dalla legge….”
Articolo 13
“Chiunque i cui diritti e le libertà come riconosciuti [dalla] Convenzione sono violati avrà una via di ricorso effettiva di fronte ad un’autorità nazionale anche se la violazione fosse stata commessa da persone che agiscono in veste ufficiale.”
A. Ammissibilità
75. Il Governo non presentò alcun commento riguardo all’azione di reclamo del richiedente sotto l’Articolo 6 e presentò che l’azione di reclamo sotto l’Articolo 13 era inammissibile siccome l’ attinente azione di reclamo sotto l’Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 era manifestamente mal-fondata.
76. La Corte costata che le azioni di reclamo del richiedente sotto gli Articoli 6 § 1 e 13 non sono manifestamente mal-fondate all’interno del significato dell’ Articolo 35 §§ 3 e 4. Inoltre, non sono inammissibili per qualsiasi altro motivo e devono essere dichiarate perciò ammissibili.
B. Meriti
77. La Corte nota all’inizio che la richiesta che il richiedente depositò con la Corte Regionale di Rīga contro la polizia Statale in collegamento con l’insuccesso delle autorità di adempiere il loro obbligo legale di proteggere la sua proprietà mentre era in stato di detenzione (paragrafo 37, sopra) era di natura materiale ed indiscutibilmente riguardava un diritto che aveva una base nella legge nazionale ed era un diritto civile all’interno del significato dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione (paragrafi 57-59, sopra).
78. La Corte osserva che i tribunali nazionali declinarono l’esame dei meriti della richiesta, sulla base del fatto che non era stata presentata in modo appropriato. La Corte osserva in questo senso che il richiedente allegò i documenti che provavano la sua situazione finanziaria e le repliche attinenti del pubblico accusatore di Zemgale che, secondo la sua opinione, fornivano una base ragionevole e sufficiente per la sua richiesta (paragrafi 39 e 41, sopra). Osserva inoltre che i tribunali nazionali non indicarono al richiedente quali documenti supplementari fosse necessario presentare per provare la sua situazione finanziaria e le circostanze in cui era basata la sua richiesta (paragrafi 38 e 40, sopra). Non può accettare il giudizio dei tribunali nazionali ( paragrafi 42 e 43, sopra) secondo il quale il richiedente non presentò prove sufficiente riguardo alla sua situazione finanziaria e la base per la sua richiesta. La Corte è così dell’opinione che il rifiuto da parte dei tribunali nazionali di esaminare la richiesta del richiedente sui suoi meriti fosse manifestamente non autorizzata. Di conseguenza, mentre aveva accesso formale ad un tribunale, il rifiuto della corte di esaminare i meriti delle sue richieste ha privato questo accesso di qualsiasi sostanza.
79. La Corte conclude che c’è stata una violazione dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione. Richiamando inoltre che le garanzie dell’ Articolo 13 sono assorbite con quelle dell’ Articolo 6, la Corte costata che non emerge nessuna questione separata sotto l’ Articolo 13 della Convenzione.
III. L’APPLICAZIONE DELL’ ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
80. L’Articolo 41 della Convenzione prevede:
“Se la Corte costata che c’è stata una violazione della Convenzione o dei Protocolli, e se la legge interna dell’Alta Parte Contraente riguardata permette una riparazione solamente parziale, la Corte può, se necessario, riconosce una soddisfazione equa alla vittima.”
A. Danno
1. Le osservazioni delle parti
81. Riguardo al danno materiale, il richiedente chiese 50,000 lati lettoni (LVL) (circa EUR 71,429) per risarcimento della refurtiva. Secondo lui, questo rappresentava una valutazione approssimativa dell’importo della perdita. Il richiedente allegò delle dichiarazioni scritte da sua figlia e da tre conoscenti, affermando che aveva perso una proprietà pari ad un importo compreso fra LVL 50,000 e 100,000 (approssimativamente fra EUR 71,429 e 142,857). Queste dichiarazioni non contenevano nessuna lista particolareggiata degli articoli ma dichiarazioni generali che presupponevano che il richiedente avesse avuto un ambiente di vita lussuoso.
82. Richiese inoltre LVL 60,000 (circa EUR 85,714) riguardo al danno morale per la sofferenza psicologica sopportata a causa della violazione dei suoi diritti garantiti dalla Costituzione.
83. Il Governo fece alcun commento a questo riguardo.
2. La valutazione della Corte
84. La Corte non discerne alcun collegamento causale fra la violazione trovata ed il danno materiale addotto dal richiedente. Non assegna perciò nulla a questo riguardo. Comunque, considera che si può considerare che il richiedente abbia sofferto un danno morale come un risultato della violazione del suo diritto di accesso ad un tribunale che non può essere compensata con la costatazione di violazione da parte della Corte. Comunque, l’importo chiesto è eccessivo. Facendo la sua valutazione su una base equa, come richiesto dall’ Articolo 41 della Convenzione, la Corte assegna la somma di 8,000 euro al richiedente, più qualsiasi tassa addebitabile su quell’importo.
B. Costi e spese
1. Le osservazioni delle parti
85. Il richiedente chiese LVL 2,600 (circa EUR 3,714) per costi e spese sostenuti a livello nazionale in collegamento con la sua causa e nei procedimenti di fronte alla Corte. Questi includevano le spese di viaggio per i suoi viaggi a Jelgava, dove aveva presumibilmente fatto visita alle autorità locali. Il richiedente presentò conferma di aver pagato il carburante e delle spese postali. Il richiedente chiese anche LVL 2,000 (circa EUR 2,857) riguardo a costi e spese relativi alla sua rappresentanza giuridica nei procedimenti di fronte alla Corte così come parcelle per la consulenza legale chiesta durante l’esame della sua causa da parte delle autorità nazionali. Il richiedente allegò una copia di un contratto concluso il 10 giugno 1997 fra lui ed una persona privata, E.E. che non è un avvocato per l’assistenza giuridica nei procedimenti di fronte alle autorità nazionali e la Corte.
86. Il Governo non presentò alcun commento a questo proposito.
2. La valutazione della Corte
87. Secondo la giurisprudenza della Corte, ad un richiedente viene concesso il rimborso di costi e spese solamente se viene dimostrato che questi sono stati necessari e davvero sostenuti ed erano e sono stati ragionevoli relativamente al quantum. Nella presente causa, in base alle informazioni in suo possesso ed al criterio sopra, la Corte respinge la richiesta per costi e spese nei procedimenti nazionali e nei procedimenti di fronte alla Corte.
C. Interesse di mora
88. La Corte considera appropriato che l’interesse di mora debba basarsi sul tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea a cui si dovrebbero aggiungere tre punti percentuale.
PER QUESTE RAGIONI, LA CORTE ALL’UNANIMITA’
1. Congiunge ai meriti l’obiezione preliminare del Governo concernente la mancanza addotta di qualsiasi proprietà e la respinge;
2. Congiunge ai meriti le obiezioni preliminari del Governo concernenti la mancanza di ricorso contro la decisione dell’ 8 settembre 2005 e la mancanza di deposito di un’azione civile facendo seguito all’ Articolo 308 del Codice di Procedura Penale;
3. Dichiara la richiesta ammissibile;
4. Sostiene che non c’è stata nessuna violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione;
5. Sostiene che c’è stata una violazione dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione e che nessun problema separato emerge sotto l’ Articolo 13 della Convenzione;
6. Sostiene
(a) che lo Stato rispondente deve pagare al richiedente, entro tre mesi dalla data in cui la sentenza diviene definitiva in conformità con l’Articolo 44 § 2 della Convenzione EUR 8,000 (otto mila euro), più qualsiasi tassa che può essere addebitabile, riguardo al danno morale;
(b) che dalla scadenza dei tre mesi summenzionati sino ad accordo sarà pagabile l’ interesse semplice sugli importi sopra ad un tasso uguale al tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea durante il periodo predefinito più tre punti percentuale;
7. Respinge il resto della richiesta del richiedente per la soddisfazione equa.
Fatto in inglesi, e notificato per iscritto il 14 ottobre 2008, facendo seguito all’Articolo 77 §§ 2 e 3 degli Articoli di Corte.
Santiago Quesada Josep Casadevall
Cancelliere Presidente
In conformità con l’Articolo 45 § 2 della Convenzione e Articolo 74 § 2 degli Articoli di Corte, la seguente opinione concordante del Giudice Ziemele è annessa a questa sentenza.
J.C.M.
S.Q.

OPINIONE CONCORDANTE DEL GIUDICE ZIEMELE
Ho votato con la maggioranza che nelle circostanze della causa non vi era nessuna violazione dell’Articolo 1 del Protocollo No.1. Effettivamente, dal momento che il richiedente non tentò di portare procedimenti civili separati contro i sospettati identificati in ambo i furti con scasso è difficile per la Corte speculare sul carattere di questa via di ricorso e l’ottemperanza dello Stato dei suoi obblighi sotto la Convenzione (vedere anche Diāna Plotiņa c. Lettonia ( dec.), n. 16825/02, 3 giugno 2008).
Si doveva ciononostante, sottolineare che la Corte ha indicato che l’Articolo 1 del Protocollo No.1 comporta la responsabilità dello Stato di assicurare che venga eseguita un’indagine penale corretta ed adeguata di furti con scasso e che le autorità agiscano in modo competente ed efficiente (vedere paragrafo 69 della sentenza). Lo Stato fallirà comunque nell’ adempiere questo obbligo positivo solamente se la mancanza di prospettive di successo dei procedimenti civili, come potrebbe essere il caso, è la conseguenza diretta delle deficienze insolitamente serie e flagranti nella condotta di procedimenti penali (vedere paragrafi 69 e 70). Siccome i procedimenti civili non furono iniziati noi non sappiamo se le prospettive di successo nei procedimenti civili fuorno state frustrate dalla lunghezza di e dalle deficienze nei procedimenti penali.
Comunque, si noterà che in questa causa l’indagine sul furto con scasso a Dobele che cominciò più di tredici anni fa è ancora in corso, mentre i procedimenti riguardo al furto con scasso a Jelgava furono terminati più di dieci anni più tardi. Questo indica dei problemi seri a cui la polizia e l’ufficio di accusa in Lettonia si devono rivolgere, anche se non possono sempre condurre a trovare una violazione sotto la Convenzione. Questo maggiormente vero riguardo ai diritti di proprietà, poiché sia il vecchio Codice di Procedura Penale ed la nuova Legge di Procedura Penale del 2005 pongono importanti obblighi sulle istituzioni attinenti riguardo alla protezione della proprietà degli individui dove nasce il bisogno mentre la loro libertà viene ristretta.

Testo Tradotto

Conclusion Preliminary objection joined to merits and dismissed (ratione materiae) ; Preliminary objection joined to merits ; No violation of P1-1 ; Violation of Art. 6-1 ; Pecuniary damage – claim dismissed ; Non-pecuniary damage – award
THIRD SECTION
CASE OF BLUMBERGA v. LATVIA
(Application no. 70930/01)
JUDGMENT
STRASBOURG
14 October 2008
This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 § 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Blumberga v. Latvia,
The European Court of Human Rights (Third Section), sitting as a Chamber composed of:
Josep Casadevall, President,
Elisabet Fura-Sandström,
Corneliu Bîrsan,
Alvina Gyulumyan,
Egbert Myjer,
Ineta Ziemele,
Ann Power, judges,
and Santiago Quesada, Section Registrar,
Having deliberated in private on 23 September 2008,
Delivers the following judgment, which was adopted on that date:
PROCEDURE
1. The case originated in an application (no. 70930/01) against the Republic of Latvia lodged with the Court under Article 34 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (“the Convention”) by a Latvian national, Ms I. B. (“the applicant”), on 19 April 2001.
2. Although the applicant was granted legal aid, she submitted her observations on the admissibility and merits of the application by herself.
3. The Latvian Government (“the Government”) were represented by their Agent, Mrs I. Reine.
4. The applicant alleged that she had lost some property as a result of the failure of the police to carry out their duty and that she could not obtain redress for the damage sustained because of the lengthy and ineffective pre-trial investigation of the criminal cases and the refusal of the civil courts to adjudicate her claim. She relied on Articles 6 and 13 of the Convention and Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention.
5. On 14 December 2005 the Court decided to communicate the application to the Government. Under the provisions of Article 29 § 3 of the Convention, it decided to examine the merits of the application at the same time as its admissibility.
THE FACTS
I. THE CIRCUMSTANCES OF THE CASE
6. On 19 April 1995 the applicant, who was born in 1939 and lives in Ventspils, was arrested by the Jelgava police and remanded in custody until 13 June 1995. During this period of time some of the applicant’s property stored in her house in Jelgava, where a café belonging to her was also located, and in her second house in Dobele, was stolen. Criminal proceedings were initiated in this connection.
1. Proceedings in respect of the burglary in Jelgava
7. On 23 May 1995 criminal proceedings in case no. 22546495 were initiated regarding the burglary in Jelgava.
8. On 25 May 1995 the Jelgava police decided to acknowledge the applicant as a civil claimant in criminal case no. 22546495, with a claim for 763 Latvian lati (LVL) (approximately EUR 1,090).
9. On 11 July 1995 another set of criminal proceedings, allocated case number no. 22564195, was initiated regarding the burglary in Jelgava. On the same date the Jelgava police decided to acknowledge the applicant as a civil claimant in criminal case no. 22564195, with a claim for LVL 6725.60 (approximately EUR 9,607). According to a copy of that decision, submitted by the applicant, the police investigator crossed out the above amount, putting LVL 12,103 (approximately EUR 17,290) instead. The applicant requested to be acknowledged as a civil claimant with a claim for that amount when she was questioned on 11 September 1995.
10. On 28 February 1997 the Jelgava police joined the two sets of criminal proceedings into one case, no. 22564195.
11. On 17 September 1997 a public prosecutor attached to the Zemgale District Court (“the Zemgale public prosecutor”) informed the applicant that, following her complaint to the Prosecutor General’s Office, an examination of the investigation in the criminal proceedings relating to the burglary of her property had been carried out. During the examination, serious infringements of the provisions of the Criminal Procedure Code had been detected. In that regard, according to the Zemgale public prosecutor, she had on 27 January 1997 requested the head of the Jelgava police to rectify the deficiencies indicated to him and to identify the police officers who had failed to protect the applicant’s property upon her detention, as required by Article 80 of the Criminal Procedure Code. An official investigation had been carried out into the failure to protect the applicant’s property and the criminal proceedings in respect of the burglary of the property. As a result, two police officers had been identified as responsible for the failure to protect the applicant’s property. One of them had been disciplined and the other’s professional conduct had been assessed by the professional attestation commission.
12. On 20 August 2000 the applicant wrote to the Zemgale public prosecutor, inquiring about the progress in the criminal proceedings.
13. On 26 September 2000 the Zemgale public prosecutor informed the applicant that her complaint in respect of lack of progress in the criminal proceedings was well-founded, since the Jelgava police had not carried out any investigative measures and the investigation in the criminal proceedings had been unlawfully delayed. According to the prosecutor, the head of the police at the Ministry of the Interior had been informed thereof on 25 September 2000.
14. On 20 January 2001 the applicant complained to the Prosecutor General about the inefficiency of the Zemgale public prosecutor, which had hindered the restitution of her stolen property. On 5 February 2001 the Prosecutor General informed the applicant that her complaint had been transferred to the Zemgale public prosecutor for examination.
15. On 13 February 2001, the Zemgale public prosecutor informed the applicant that the investigation in the criminal proceedings in case no. 22564195 was still in progress. She had requested the head of the Jelgava police to speed up the investigation and to carry out the instructions she had given the Jelgava police on 27 January 1997 by 25 February 2001. Thereafter, an additional examination of the conduct of the investigation was to be carried out.
16. On 12 May 2001 the applicant complained to the Prosecutor General about the lack of progress in the investigation in the criminal proceedings.
17. On 20 June 2001 the Zemgale public prosecutor confirmed that the applicant had been declared a civil claimant in the criminal proceedings in case no. 22564195, which were still ongoing.
18. On 19 July 2001 the Prosecutor General informed the applicant that her application of 12 May 2001 had been transferred for examination to the Zemgale public prosecutor on 21 May 2001.
19. On 23 July 2001 the Zemgale public prosecutor sent the applicant the decision of 20 June 2001, without answering in substance the applicant’s questions about the progress in the criminal proceedings.
20. On 24 July 2001 the Zemgale public prosecutor informed the applicant that both decisions declaring her a civil claimant had been sent to her.
21. On 11 December 2001 the Jelgava police, pursuant to Article 139 § 5 of the Criminal Code, decided to acknowledge the applicant as a civil claimant in criminal proceedings no. 22564195, with a claim for LVL 32,789.10 (approximately EUR 46,840).
22. On 5 May 2005 the applicant wrote to the Zemgale public prosecutor, inquiring about the progress in the criminal proceedings.
23. On 13 May 2005 the Zemgale public prosecutor informed the applicant that her inquiries concerning criminal proceedings no. 22564195 had been transferred to the Jelgava City public prosecutor, and those concerning criminal proceedings nos. 20517495 and 2503000802 (paragraph 33, below) to the Dobele District public prosecutor.
24. On 7 June 2005 the Jelgava City public prosecutor informed the applicant that criminal proceedings no. 22564195 were still ongoing. The Jelgava Police Department had been instructed to speed up the investigation.
25. On 30 June 2005 a police officer of the Jelgava police decided to transfer the criminal case to the public prosecutor of the City of Jelgava for prosecution. It had been established by the pre-trial investigation that between 19 April and 13 June 1995, during the applicant’s detention, R.Z., E.R., V.I. and I.B. had stolen and consumed food and alcoholic beverages, and stolen money, clothes, kitchen equipment and other items, which amounted to a total loss of LVL 32,798.10 (approximately EUR 46,841) to the applicant. R.Z., E.R., V.I. and I.B. had thus committed a crime under Article 139 § 5 of the Criminal Code. This decision was sent to the applicant on 1 July 2005.
26. On 8 July 2005 a prosecutor of the Prosecutor’s Office of the City of Jelgava brought a charge against I.B. for burglary in the amount of LVL 2,642 (approximately EUR 3,774). A preventive measure – prohibition on changing her place of residence – was imposed on her.
27. On 17 August 2005 a prosecutor of the Prosecutor’s Office of the City of Jelgava brought a charge against E.R. for burglary in the amount of LVL 2,622 (approximately EUR 3,746).
28. On 8 September 2005 a prosecutor of the Prosecutor’s Office of the City of Jelgava decided to terminate the criminal proceedings in case no. 22564195 because of a lack of sufficient evidence. It was stated, inter alia, that since during questioning the applicant had constantly increased the amount of the loss she had allegedly suffered, her statements in this respect should be treated with caution. It was established that during questioning I.B., E.R., R.Z. and V.I. had denied having burgled the applicant’s property and that it was impossible, on the basis of an assessment of the evidence, to discover what had been stolen from the applicant’s property, and in what circumstances. Besides, since the instigation of the criminal proceedings in 1995 no evidence had been obtained as to the persons responsible for the loss or theft of the applicant’s property. The prosecutor considered that the case should be terminated on the grounds that it was impossible to obtain further evidence and to prove any charges against named individuals. According to the information provided by the Government, the decision was sent to the applicant on 14 September 2005, and she was informed that it could be appealed against to the Zemgale Regional Public Prosecutor’s Office. The applicant contested that claim, stating that she had not received the decision.
2. The proceedings in respect of the burglary in Dobele
29. On 28 June 1995 the Dobele police instituted criminal proceedings in case no. 20517495 in respect of the burglary of the applicant’s house in Dobele.
30. On 8 August 1995 the Dobele police acknowledged the applicant as a civil claimant for an amount of LVL 9,439 (approximately EUR 13,484).
31. On 28 February 1996 a public prosecutor of the Dobele District decided to terminate the criminal proceedings in part and to reject the applicant’s civil claim in part. It was established that the accused E.R. had confessed to having stolen a few of the items declared by the applicant as stolen and was thus liable for the amount of LVL 1,005 (approximately EUR 1,436). Taking into account that the applicant could not give details of all the stolen items and their value, the prosecutor decided that the loss suffered by her should be considered approximate and, pursuant to Article 208 § 2 of the Criminal Procedure Code, decided to terminate the criminal case against E.R. in part because of the lack of evidence and to reject the applicant’s civil claim in the amount of LVL 8,434 (approximately EUR 12,049) as unsubstantiated.
32. On 16 December 1996 a public prosecutor of the Dobele District decided to terminate the remainder of the criminal proceedings. She established that during the pre-trial investigation no evidence had been obtained to justify charging I.B. with the burglary. As to E.R., considering that he was serving a sentence imposed on him in another set of criminal proceedings on 25 November 1996, and was thus unable to commit new offences, the prosecutor decided to terminate the criminal proceedings against him in the remaining part.
33. On 10 December 2002 the head of the Zemgale Region Public Prosecutor’s Office quashed the decision of the public prosecutor of the Dobele District to reject the applicant’s civil claim in the amount of LVL 8,434 (approximately EUR 12,049) as unsubstantiated. The head prosecutor instructed that, at the pre-trial stage, it had to be checked whether the burglary could have been carried out by another person, and that the applicant herself should be questioned in detail as regards the allegedly stolen items, their description and value. The prosecutor ordered the initiation of a new criminal case, no. 2503000802, in respect of the theft of the applicant’s property in the amount of LVL 8,434 (approximately EUR 12,049).
34. On 31 May 2005 the Dobele District public prosecutor informed the applicant that criminal proceedings no. 20517495 had been terminated on 16 December 1996, pursuant to Article 208 § 4 of the Criminal Procedure Code; criminal proceedings no. 2503000802 (concerning the stolen property in the amount of LVL 8,434 (approximately EUR 12,049)) were still ongoing at the Dobele Police Department, and the perpetrator had not been identified.
35. According to a letter of the Prosecutor’s Office of the Dobele District, criminal case no. 2503000802 was transferred to the Dobele District police for pre-trial investigation on 7 January 2003. The prosecutor responsible for the supervision of the investigation examined the case on 1 July 2005.
36. According to the submissions of the Government, the investigation of the criminal case is still ongoing.
3. The court proceedings instigated by the applicant
37. On 10 June 2001 the applicant filed a civil claim for damages against the State Police Authorities with the Rīga Regional Court, and asked to be exempted from court taxes because of her poor financial situation. According to the documents she submitted to the Court, she attached a copy of her pensioner’s certificate of 15 May 1996, stating that she received an old-age pension in the amount of LVL 35.91 (approximately EUR 50), and the replies of the Zemgale public prosecutor of 13 February 2001, 26 September 2000 and 17 September 1997 to her complaints. She requested the court to award her compensation in the amount of LVL 250,000 (approximately EUR 357,143) for her stolen property and for the non-pecuniary damage she had suffered because the Jelgava police had acted contrary to the requirements of Article 80 of the Criminal Procedure Code.
38. On 14 June 2001 a judge of the Civil Chamber of the Rīga Regional Court informed the applicant that she had requested exemption from paying court taxes without submitting any evidence that she was financially unable to do so. The judge further noted that she had not submitted any documents confirming the circumstances on which her claim was based. The judge set a deadline of 23 July 2001 for rectification of those deficiencies.
39. On 27 June 2001 the applicant amended her claim, stating that because the police had acted contrary to the requirements of Article 80 of the Criminal Procedure Code her rights guaranteed by Article 13 of the Convention and Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention had been violated. She again requested exemption from court taxes, attaching a copy of her pensioner’s certificate and copies of the replies of the Zemgale public prosecutor of 26 September 2000 and 17 September 1997 to substantiate the claim.
40. On 29 June 2001 the judge of the Rīga Regional Court replied to the applicant that her amendments of 27 June 2001 were insufficient and that she should rectify the deficiencies by 23 July 2001.
41. On 15 July 2001 the applicant amended her claim by submitting a copy of the decision of the Jelgava police of 11 July 1995, which acknowledged her as a civil claimant and stated that in order to assess the value of the remainder of the stolen property she was to invite witnesses to give evidence.
42. On 13 August 2001 the judge of the Rīga Regional Court considered that the deficiencies indicated by him had not been rectified and, finding that the claim had not been properly submitted, returned it to the applicant without examination.
43. On 4 October 2001 the Civil Chamber of the Supreme Court, in response to the applicant’s ancillary complaint of 21 August 2001, upheld the decision of the Rīga Regional Court. The court considered that the applicant had failed to submit evidence as to her financial situation and to attach documents establishing the circumstances her claim was based on. The decision was final and not subject to appeal.
II. RELEVANT DOMESTIC LAW
1. The Criminal Procedure Code (Latvijas Kriminālprocesa Kodekss), as in force until 1 October 2005
44. Article 80 stated that “if an arrested person had property or an apartment which was left unattended, the police, a public prosecutor or a court had to ensure its protection”.
45. Article 101 stipulated that a civil claim could be submitted by a person who had suffered damage as a result of a crime. The civil claim could be brought against the accused or a person who was vicariously liable for the acts of the accused (paragraph 1). The civil claim could be lodged upon initiation of a criminal case, during the pre-trial investigation, or with the court before the adjudication of the case (paragraph 2). If the court stayed the adjudication, the civil claim could also be lodged before the beginning of the adjudication at the subsequent court hearing (paragraph 3). A person had the right to lodge a civil claim by way of civil proceedings if the claim had not been brought in criminal proceedings or if the claim was not adjudicated due to the termination of the criminal case or a not guilty verdict (paragraph 7).
46. Pursuant to Article 102, a person who had suffered pecuniary damage as a result of a criminal offence could bring a civil claim against an accused or a person who was vicariously liable for the acts of the accused, which would be examined by a court in conjunction with the criminal case. Further, a person who had been acknowledged as a civil claimant by a decision of the police, a public prosecutor or a court was entitled to submit a complaint in respect of acts of the aforementioned authorities.
47. Article 140 provided that a person who had suffered damage as a result of a crime could be declared a civil party during the pre-trial investigation.
48. Pursuant to Article 208 §§ 2 and 4, a criminal case or a part of it was to be terminated if a charge had not been proved and it was impossible to obtain additional evidence, and if it had been acknowledged, because of changed circumstances during the investigation of the case, that an offence committed by a person had lost its element of public danger or that that person no longer posed a danger to the public.
49. A civil claimant could submit a complaint about acts of the police to a public prosecutor. The complaint could be submitted to the prosecutor directly or through the intermediary of the person against whom the complaint was brought. A complaint submitted to a police officer had to be forwarded together with his explanations to the prosecutor within twenty-four hours (Article 220). The prosecutor had to decide on the complaint within three days from its receipt and notify the complainant of the outcome. If the complaint was rejected, reasons therefore had to be stated. Decisions and acts of a public prosecutor could be appealed against to a higher prosecutor, who had to deal with that appeal in accordance with the aforementioned procedures (Articles 221 and 222).
50. Pursuant to Article 308, if a civil claim had been left without examination upon adjudication of a criminal case, it could be lodged de novo within civil proceedings.
2. The Criminal Code (Latvijas Kriminālkodekss), as in force until 1 April 1999
51. Article 139 § 5 stated that aggravated robbery carried a sentence of imprisonment of from six to fifteen years, with confiscation of property.
3. The Law on Civil Procedure (Civilprocesa likums), in force from 1 March 1999
52. According to Article 7 § 1, civil claims for compensation for pecuniary or non-pecuniary damage in criminal matters may be brought in accordance with the procedures prescribed by the criminal procedure law.
53. Article 96 § 3 states that a judgment in criminal proceedings is binding in civil proceedings to the extent that it concerns the determination of the offence for which a defendant has been sentenced, and the liability of the defendant.
54. The court shall stay court proceedings if adjudication of the case is not possible prior to the deciding of another matter which is required to be adjudicated in accordance with criminal procedure (the relevant part of Article 214).
4. The Civil Law (Civillikums)
55. Article 1635 stipulates that every wrongful act or failure to act per se shall give the person who has suffered damage the right to claim compensation from the wrongdoer, insofar as he or she may be held liable for such act or failure.
56. Everyone has a duty to compensate for losses he has caused through his acts or failure to act (Article 1779). A loss shall be understood to mean any deprivation which can be assessed financially (Article 1770). Losses may be either losses that have already been incurred, or losses that are expected to be incurred; they give rise to a right to compensation (Article 1771). A loss which has already been incurred may be a diminution of the value of the victim’s existing property or a decrease in his or her anticipated profits (Article 1772).
5. The Constitution of Latvia (Latvijas Republikas Satversme)
57. Every person has the right to defend his rights and lawful interests in a court and, in the event of unlawful interference with his rights, everyone has the right to adequate compensation (Article 92).
THE LAW
I. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 1 OF PROTOCOL No. 1
58. The applicant complained that she had lost some property as a result of the failure of the police to fulfil their duty and complained that she could not obtain redress for the damage sustained because of the lengthy and ineffective pre-trial investigation of the criminal cases and the refusal of the civil courts to adjudicate her claim against the police. She alleged a violation of Article 1 of Protocol No. 1, which, in its relevant part, reads as follows:
“Every natural or legal person is entitled to the peaceful enjoyment of his possessions. No one shall be deprived of his possessions except in the public interest and subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law.”
A. Admissibility
59. The Government contended that there were no “possessions” within the meaning of Article 1 of Protocol No. 1 during the pre-trial investigation in the criminal cases which the applicant joined as a civil party. According to the Government, the mere fact that the applicant joined the criminal proceedings as a civil claimant did not create an “enforceable claim” which could constitute a “possession” within the meaning of Article 1 of Protocol No. 1. In addition, the applicant did not have a “legitimate expectation” of obtaining effective enjoyment of a particular pecuniary asset for the purposes of Article 1 of Protocol No. 1, since the admissibility and the final amount of the civil claims had not been established by the national courts either within the criminal proceedings or in separate civil proceedings. In this respect, the Government pointed out that a claim only became enforceable once a court had accepted it in whole or in part. Moreover, they stressed that the domestic courts alone were in a position to assess the value of the applicant’s claim and in particular to examine why it had been increased from LVL 763 to 32,798.10 (approximately from EUR 1,090 to 46,854) during the pre-trial investigation. The Government thus submitted that the applicant’s property rights had never been established by a court judgment and that her right to compensation had never become enforceable for the purposes of Article 1 of Protocol No. 1 which, accordingly, was not applicable in the instant case. They therefore concluded that the applicant’s complaint should be rejected as being manifestly ill-founded pursuant to Article 35 §§ 3 and 4 of the Convention. The Government also submitted that the applicant had neither lodged appeals against the decisions of 16 December 1996 and 8 September 2005 nor lodged a civil action pursuant to Article 308 of the Criminal Procedure Code.
60. The applicant stated that the existence of her property rights had been proved by the documents relating to the pre-trial investigation of the criminal cases. As to the Government’s argument that she had considerably increased the amount of her civil claim during the pre-trial investigation, the applicant submitted that on 25 May 1995, when she had been acknowledged as a civil claimant for the first time, she had been in detention and could not have known the exact amount of the loss at that time. Moreover, as her property had been left without surveillance until her release, she had sustained further damage. The applicant attached written statements by her daughter and three acquaintances, stating that she had lost property to a value of between LVL 50,000 and 100,000 (approximately between EUR 71,429 and 142,857). The applicant also submitted that she had not received the decision of 8 September 2005 to terminate the criminal investigations in respect to the burglary in Jelgava. In any event, appeals to the same authorities, to whom she had addressed her numerous complaints before without reaching any results, did not provide her with reasonable prospects of success.
61. The Court dismisses the Government’s submission that the applicant did not appeal against the decision of 16 December 1996, since the head of the Zemgale Region Public Prosecutor’s Office in any event ordered the initiation of a new criminal case on 10 December 2002 in that respect and those proceedings are still continuing. The Court considers that the remainder of the Government’s objections are closely linked to the substance of the applicant’s complaint and that their examination should therefore be joined to the merits. The Court further notes that the complaint is not inadmissible on any other grounds and therefore declares it admissible.
B. Merits
1. The parties’ submissions
62. The Government submitted that even if the Court were to find Article 1 of Protocol No. 1 applicable to the present case, the State could not be held liable for the alleged interference with the applicant’s rights in this connection. The Government stated that Latvia could not be held responsible for acts of individuals, in this case the alleged perpetrators of the burglaries, against whom the applicant had filed civil claims during the pre-trial investigation. The Government further reiterated their view that the applicant’s alleged property rights had never been established by a court judgment and that the applicant’s right to compensation had never become enforceable, so that Article 1 of Protocol No. 1 was not applicable in the instant case. Finally, the Government pointed out that although criminal case no. 225641955 had been terminated, the applicant could still lodge a civil action in order to claim damages.
63. The applicant maintained that there had been a violation of her right to peaceful enjoyment of her possessions.
2. The Court’s assessment
64. The Court reiterates that the concept of “possessions” in Article 1 of Protocol No. 1 has an autonomous meaning and that Article 1 of Protocol No. 1 in substance guarantees the right of property (see Marckx v. Belgium, judgment of 13 June 1979, , § 63, Series A no. 31). “Possessions” within the meaning of the above provision may be either “existing possessions” or assets, including claims, in respect of which the applicant can argue that he has at least a “legitimate expectation” of obtaining effective enjoyment of a property right (see Pine Valley Developments v. Ireland, judgment of 29 November 1991, § 51, Series A no. 222, and Kopecký v. Slovakia [GC], no. 44912/98, § 35, ECHR 2004-IX). The Court has held that its case-law does not contemplate the existence of a “genuine dispute” or “an arguable claim” as a criterion for determining whether there is a “legitimate expectation” protected by Article 1 of Protocol No. 1 (see Kopecký, cited above, § 52). For a claim to be capable of being considered as an “asset” falling within scope of Article 1 Protocol No. 1, it must have a sufficient basis in national law (see Draon v. France [GC], no. 1513/03, 6 October 2005, § 65 and Kopecký, cited above, § 52). Where that has been established, the concept of “legitimate expectation” can come into play, which must be of a nature more concrete than a mere hope and be based on a legal provision or a legal act such as a judicial decision (see Draon, cited above, § 65, and Gratzinger and Gratzingerova v. the Czech Republic (dec.), no. 39794/98, § 73, ECHR 2002-VII).
65. The Court further reiterates that the genuine, effective exercise of the right protected by Article 1 of Protocol No. 1 does not depend merely on the State’s duty not to interfere, but may require positive measures of protection, particularly where there is a direct link between the measures an applicant may legitimately expect from the authorities and his effective enjoyment of his possessions (see Öneryıldız v. Turkey [GC], no. 48939/99, § 134, ECHR 2004-XII, and Broniowski v. Poland [GC], no. 31443/96, § 143, ECHR 2004-V).
66. The Court notes at the outset that it has no reason to question the fact that property belonging to the applicant was stolen from her two houses in Jelgava and Dobele after she had been placed in detention. In that respect, it observes that criminal proceedings were instigated in connection with both burglaries and that it was established in the course of the criminal proceedings that property belonging to the applicant had indeed been stolen (paragraphs 25 and 31, above). Moreover, it was not disputed by the Government that the burglaries at the applicant’s properties had taken place. The Court therefore considers that there has indisputably been an interference with the applicant’s right to the peaceful enjoyment of her possessions. It is true, as the Government maintained, that the interference involved the acts of private individuals for whom the State bore no direct responsibility. Nonetheless, the Court notes that the authorities were under a specific statutory obligation to protect (nodrošināt aizsardzību) the applicant’s premises during her detention, pursuant to Article 80 of the Criminal Procedure Code (paragraphs 6, 11 and 44, above), and that the failure of the police to comply with that obligation was recognised at the domestic level in the imposition of disciplinary measures on the police officers involved (see paragraph 11, above). However, the Court does not find it necessary to decide whether there is a sufficiently close link between that failure and the theft of the applicant’s property to engage the responsibility of the State with regard to the interference with the applicant’s property rights as such.
67. The Court considers that in the context of Article 1 of Protocol No. 1, when an interference with the right to peaceful enjoyment of possessions is perpetrated by a private individual, a positive obligation arises for the State to ensure in its domestic legal system that property rights are sufficiently protected by law and that adequate remedies are provided whereby the victim of an interference can seek to vindicate his rights, including, where appropriate, by claiming damages in respect of any loss sustained. Furthermore, where the interference is of a criminal nature, this obligation will in addition require that the authorities conduct an effective criminal investigation and, if appropriate, prosecution (see, mutatis mutandis, M.C. v. Bulgaria, no. 39272/98, §§ 151-153, ECHR 2003-XII). In that respect, it is clear that the obligation, like the obligation under Articles 2 and 3 of the Convention to conduct an effective investigation into loss of life or allegations of ill-treatment, is one of means and not one of result; in other words, the obligation on the authorities to investigate and prosecute such acts cannot be absolute, as it is evident that many crimes remain unresolved or unpunished notwithstanding the reasonable efforts of the State authorities. Rather, the obligation incumbent on the State is to ensure that a proper and adequate criminal investigation is carried out and that the authorities involved act in a competent and efficient manner. Moreover, the Court is sensitive to the practical difficulties which the authorities may face in investigating crime and to the need to make operational choices and prioritise the investigation of the most serious crimes. Consequently, the obligation to investigate is less exacting with regard to less serious crimes, such as those involving property, than with regard to more serious ones, such as violent crimes, and in particular those which would fall within the scope of Articles 2 and 3 of the Convention. The Court thus considers that in cases involving less serious crimes the State will only fail to fulfil its positive obligation in that respect where flagrant and serious deficiencies in the criminal investigation or prosecution can be identified (cf. ibid., §§ 167-168).
68. The Court considers, furthermore, that the possibility of bringing civil proceedings against the alleged perpetrators of a crime against property may provide the victim with a viable alternative means of securing the protection of his rights, even if criminal proceedings have not been brought to a successful conclusion, provided that a civil action has reasonable prospects of success (cf. Plotiņa v. Latvia (dec.), no. 16825/02, 3 June 2008). While the outcome of criminal proceedings may have a significant or even decisive effect on the prospects of a civil claim, whether lodged in the context of the criminal proceedings or brought in separate civil proceedings, the State cannot be held responsible for the lack of prospects of such a claim simply because a criminal investigation has not ultimately led to a conviction. Rather, the State will only fail to fulfil its positive obligations under Article 1 of Protocol No. 1 if the lack of prospects of success of civil proceedings is the direct consequence of exceptionally serious and flagrant deficiencies in the conduct of criminal proceedings arising out of the same set of facts, as outlined in the preceding paragraph.
69. The positive obligation incumbent on the State under Article 1 of Protocol No. 1 arises in relation to the original interference by third parties with the right to peaceful enjoyment of possessions; it does not in itself create any new property rights vis-à-vis the State and it arises independently of any claims which may exist against either the perpetrators of the interference or the State (where the authorities have allegedly failed to comply with a specific obligation, as in the present case). Thus, it is true, as the Government maintained that the civil claims which the applicant lodged in the respective criminal proceedings have never been adjudicated upon by the courts, and the merits of her claim against the police have never been adjudicated upon either. Therefore these claims did not constitute “possessions” within the meaning of Article 1 of Protocol No. 1. As the Court established, however, the right to a peaceful possession of property was interfered with in the circumstances of the case (see § 68). Consequently, the Court rejects the Government’s objection to the effect that the applicant’s complaint is incompatible ratione materiae.
70. Having established that certain positive obligations arise with respect to the interference with the property right, the Court will now proceed to consider whether the criminal proceedings, the possibility of a civil action and the applicant’s action against the police provided her with sufficient protection of her property rights.
71. Turning to the circumstances of the present case, the Court notes that the investigation into the burglary in Dobele, which was begun more than thirteen years ago, is still ongoing (paragraph 36, above), while the proceedings concerning the burglary in Jelgava were terminated after more than ten years’ investigation without any results (paragraph 28, above). It is true that on several occasions deficiencies in the investigation of the criminal case relating to the burglary in Jelgava were acknowledged by the domestic authorities and relevant orders were given to the investigating authorities (see, in particular, paragraphs 11, 13, 15, 24 and 33 above) and that it appears that the instructions were not carried out and that the investigation was not speeded up. Moreover, in the proceedings relating to the burglary in Dobele the head prosecutor ordered a new criminal investigation six years after the initial investigation had been terminated, due to failings in the conduct of that investigation (paragraph 33, above). Nevertheless, the Court cannot find that the deficiencies in the conduct of the criminal investigations were of such a nature and degree that the State can be considered to have failed to fulfil its obligation under Article 1 of Protocol No. 1 as far as it related to the investigation and prosecution of the crimes. In that connection, it notes in particular that the proceedings relating to the burglary in Jelgava were terminated because it had proved impossible to obtain sufficient evidence to prove charges against specific individuals, whereas in the proceedings relating to the burglary in Dobele it does not appear to have been possible to identify the perpetrators. In these circumstances, the Court does not find it established that the failure to bring the criminal proceedings to a successful conclusion was the result of flagrant and serious deficiencies in their conduct.
72. As far as the possibility of instituting civil proceedings is concerned, the Government submitted that although the criminal case no. 225641955 in relation to the burglary in Jelgava was terminated, the applicant could still have lodged a civil action in order to claim damages. The Court observes furthermore that, according to domestic law, a final decision in criminal proceedings is not necessary in order to lodge a claim for damages by way of civil proceedings (see Plotiņa v. Latvia, cited above). Consequently, it was open to the applicant, if she considered that the criminal proceedings were ineffective and that her civil claims lodged in those proceedings were not being properly dealt with, to institute separate civil proceedings. In the light of its conclusion in respect of the conduct of the criminal investigations, the Court cannot find that civil proceedings would not have had any reasonable prospects of success. Indeed, it observes that while the criminal proceedings in relation to the burglary in Jelgava were terminated on account of lack of sufficient evidence for the purposes of a criminal conviction, certain suspects had been identified (albeit ten years later), while in the criminal proceedings in relation to the burglary in Dobele suspects were identified at an early stage. It is undisputed that the applicant could have brought separate civil proceedings against these suspects, in the context of which the burden of proof would have been less demanding. The Court considers that such proceedings would in principle have provided the applicant with appropriate protection of her interests. Moreover, the Court observes that it was open to the applicant at every stage of the criminal proceedings to opt for the possibility of instituting civil proceedings and that it was incumbent on her, if she considered the criminal investigations to be inadequate or deficient, to lodge civil actions against the suspects. Since the applicant failed to do so, the Court finds that it cannot be established that such proceedings did not constitute an appropriate means whereby the State could fulfil its positive obligations under Article 1 of Protocol No. 1.
73. In the light of the foregoing, the Court concludes that there has been no violation of Article 1 of Protocol No. 1. In these circumstances, it considers that it is unnecessary to examine further the Government’s objections in so far as they relate to the applicant’s failure to appeal against the decision of 8 September 2005 and to institute civil proceedings.
II. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLES 6 AND 13 OF THE CONVENTION
74. The applicant complained under Article 6 of the Convention that she had been denied access to a court on account of the unjustified refusal of the civil courts to examine her civil claim and the lengthy and ineffective pre-trial proceedings in the criminal cases. With reference to the above deficiencies, the applicant complained under Article 13 of the Convention that the domestic remedies available to protect her rights guaranteed by Article 1 of Protocol No. 1 had proved to be ineffective in her case. The respective Articles in their relevant parts read as follows:
Article 6
“1. In the determination of his civil rights …, everyone is entitled to a fair… hearing within a reasonable time by [a] … tribunal established by law….”
Article 13
“Everyone whose rights and freedoms as set forth in [the] Convention are violated shall have an effective remedy before a national authority notwithstanding that the violation has been committed by persons acting in an official capacity.”
A. Admissibility
75. The Government did not submit any comments as to the applicant’s complaint under Article 6 and submitted that the complaint under Article 13 was inadmissible as the relevant complaint under Article 1 of Protocol No. 1 was manifestly ill-founded.
76. The Court finds that the applicant’s complaints under Articles 6 § 1 and 13 are not manifestly ill-founded within the meaning of Article 35 §§ 3 and 4. Moreover, they are not inadmissible on any other grounds and must therefore be declared admissible.
B. Merits
77. The Court notes at the outset that the claim which the applicant lodged with the Rīga Regional Court against the State police in connection with the failure of the authorities to fulfil their statutory obligation to protect her property while she was in detention (paragraph 37, above) was of a pecuniary nature and indisputably concerned a right which had a basis in national law and was a civil right within the meaning of Article 6 § 1 of the Convention (paragraphs 57-59, above).
78. The Court observes that the domestic courts declined to examine the merits of the claim, on the ground that it had not been properly submitted. The Court observes in that connection that the applicant attached the documents proving her financial situation and the relevant replies of the Zemgale public prosecutor, which, in its opinion, provided a reasonable and sufficient basis for her claim (paragraphs 39 and 41, above). It further observes that the domestic courts did not indicate to the applicant what additional documents it was necessary to submit in order to prove her financial situation and the circumstances on which her claim was based (paragraphs 38 and 40, above). It cannot accept the finding of the domestic courts (paragraphs 42 and 43, above) that the applicant did not submit sufficient evidence as regards her financial situation and the basis for her claim. The Court is thus of the opinion that the refusal of the domestic courts to examine the applicant’s claim on its merits was manifestly unwarranted. Consequently, while she had formal access to a court, the refusal of the court to examine the merits of her claims deprived that access of any substance.
79. The Court concludes that there has been a violation of Article 6 § 1 of the Convention. Recalling furthermore that the guarantees of Article 13 are absorbed by those of Article 6, the Court finds that no separate issue arises under Article 13 of the Convention.
III. APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
80. Article 41 of the Convention provides:
“If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.”
A. Damage
1. The parties’ submissions
81. In respect of pecuniary damage, the applicant claimed 50,000 Latvian lati (LVL) (approximately EUR 71,429) in compensation for the stolen property. According to her, this represented an approximate assessment of the amount of the loss. The applicant attached written statements by her daughter and three acquaintances, stating that she had lost property in an amount between LVL 50,000 and 100,000 (approximately between EUR 71,429 and 142,857). These statements did not contain any detailed list of items but general statements to the effect that the applicant had had a luxurious living environment.
82. She further claimed LVL 60,000 (approximately EUR 85,714) in respect of non-pecuniary damage for the psychological suffering she endured because of the violation of her rights guaranteed by the Constitution.
83. The Government did not provide any comments in this connection.
2. The Court’s assessment
84. The Court does not discern any causal link between the violation found and the pecuniary damage alleged by the applicant. It therefore makes no award in this respect. However, it considers that the applicant may be considered to have suffered some non-pecuniary damage as a result of the breach of her right of access to a court which cannot be compensated by the Court’s finding of a violation. The amount claimed is, however, excessive. Making its assessment on an equitable basis, as required by Article 41 of the Convention, the Court awards the applicant the sum of 8,000 euros, plus any tax that may be chargeable on that amount.
B. Costs and expenses
1. The parties’ submissions
85. The applicant claimed LVL 2,600 (approximately EUR 3,714) for the costs and expenses she had incurred at the domestic level in connection with her case and in the proceedings before the Court. Those included travel expenses for her trips to Jelgava, where she had allegedly visited local authorities. The applicant submitted confirmation that she had paid for fuel and some postal expenses. The applicant also sought LVL 2,000 (approximately EUR 2,857) in respect of costs and expenses relating to her legal representation in the proceedings before the Court as well as fees for the legal advice she sought during the examination of her case by the domestic authorities. The applicant attached a copy of a contract concluded on 10 June 1997 between her and a private person, E.E., who is not a lawyer, for legal assistance in the proceedings before the domestic authorities and the Court.
86. The Government did not provide any comments in this connection.
2. The Court’s assessment
87. According to the Court’s case-law, an applicant is entitled to reimbursement of costs and expenses only in so far as it has been shown that these have been actually and necessarily incurred and are reasonable as to quantum. In the present case, regard being had to the information in its possession and the above criteria, the Court rejects the claim for costs and expenses in the domestic proceedings and the proceedings before the Court.
C. Default interest
88. The Court considers it appropriate that the default interest should be based on the marginal lending rate of the European Central Bank, to which should be added three percentage points.
FOR THESE REASONS, THE COURT UNANIMOUSLY
1. Joins to the merits the Government’s preliminary objection concerning the alleged lack of any possessions and dismisses it;
2. Joins to the merits the Government’s preliminary objections concerning the failure to appeal against the decision of 8 September 2005 and the failure to lodge a civil action pursuant to Article 308 of the Criminal Procedure Code;
3. Declares the application admissible;
4. Holds that there has been no violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention;
5. Holds that there has been a violation of Article 6 § 1 of the Convention and that no separate issue arises under Article 13 of the Convention;
6. Holds
(a) that the respondent State is to pay the applicant, within three months from the date on which the judgment becomes final in accordance with Article 44 § 2 of the Convention EUR 8,000 (eight thousand euros), plus any tax that may be chargeable, in respect of non-pecuniary damage;
(b) that from the expiry of the above-mentioned three months until settlement simple interest shall be payable on the above amounts at a rate equal to the marginal lending rate of the European Central Bank during the default period plus three percentage points;
7. Dismisses the remainder of the applicant’s claim for just satisfaction.
Done in English, and notified in writing on 14 October 2008, pursuant to Rule 77 §§ 2 and 3 of the Rules of Court.
Santiago Quesada Josep Casadevall
Registrar President
In accordance with Article 45 § 2 of the Convention and Rule 74 § 2 of the Rules of Court, the following concurring opinion of Judge Ziemele is annexed to this judgment.
J.C.M.
S.Q.

CONCURRING OPINION OF JUDGE ZIEMELE
I voted with the majority that in the circumstances of the case there was no violation of Article 1 of Protocol No.1. Indeed, where the applicant did not try to bring separate civil proceedings against the suspects identified in both burglaries it is difficult for the Court to speculate on the character of this remedy and the compliance of the State with its obligations under the Convention (see also Diāna Plotiņa v. Latvia (dec.), no. 16825/02, 3 June 2008).
Nevertheless, it has to be underlined that the Court pointed out that Article 1 of Protocol No.1 entails the responsibility of the State to ensure that a proper and adequate criminal investigation of burglaries is carried out and that the authorities involved act in a competent and efficient manner (see paragraph 69 of the judgment). However, the State will only fail to fulfil this positive obligation if the lack of prospects of success of civil proceedings, as the case may be, is the direct consequence of exceptionally serious and flagrant deficiencies in the conduct of criminal proceedings (see paragraphs 69 and 70). Because civil proceedings were not initiated we do not know whether the prospects of success in civil proceedings had been frustrated by the length of and deficiencies in the criminal proceedings.
However, it is to be noted that in this case the investigation into the burglary in Dobele, which began more than thirteen years ago, is still ongoing, while the proceedings concerning the burglary in Jelgava were terminated more than ten years later. This indicates some serious problems that the police and the prosecution office in Latvia have to address, even if they may not always lead to finding a violation under the Convention. This is even more so as concerns property rights, since both the old Criminal Procedure Code and the new 2005 Criminal Procedure Law place important obligations on the relevant institutions concerning the protection of the property of individuals where the need arises while their liberty is restricted.

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La data dell'ultimo controllo di validità dei testi è la seguente: 05/11/2024