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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF BENNICH-ZALEWSKI v. POLAND

Tipologia: Sentenza
Importanza: 2
Articoli:
Numero: 59857/00/2008
Stato: Polonia
Data: 2008-04-22 00:00:00
Organo: Sezione Quarta
Testo Originale

Conclusione Obiezioni preliminari respinte (non-esaurimento delle vie di ricorso nazionali) (Art. 6-1); obiezioni preliminari congiunte ai meriti e respinte ( non-esaurimento delle vie di ricorso nazionali, vittima) (P1-1); Parzialmente inammissibile; Violazione dell’ Art. 6-1; nessuna violazione di P1-1; danno Materiale – rivendicazione respinta; danno morale – assegnazione
QUARTA SEZIONE
CAUSA BENNICH-ZALEWSKI C. POLONIA
(Richiesta n. 59857/00)
SENTENZA
STRASBOURG
22 aprile 2008
DEFINITIVO
22/07/2008
Questa sentenza può essere soggetta a revisione editoriale.

Nella causa Bennich-Zalewski c. Polonia,
La Corte europea dei Diritti umani (quarta Sezione), riunendosi in una Camera, composta da:
Nicolas Bratza, Presidente, Lech Garlicki, Stanislav Pavlovschi, Ljiljana Mijović, David Thór Björgvinsson, Ján Šikuta, Päivi Hirvelä, giudici,
e Lorenzo Early, Cancelliere di Sezione ,
Avendo deliberato in privato il 27 marzo 2008,
Consegna la seguente sentenza che fu adottata in quella data:
PROCEDURA
1. La causa nacque da una richiesta (n. 59857/00) contro la Repubblica della Polonia depositata presso la Commissione europea dei Diritti umani (“la Commissione”) il 21 maggio 1998 sotto il precedente Articolo 25 della Convenzione per la Protezione dei Diritti umani e delle Libertà Fondamentali (“la Convenzione”) da un cittadino polacco, il Sig. J. B. – Z. (“il richiedente”).
2. Il Governo polacco (“il Governo”) è stato rappresentato dal suo Agente, il Sig. J. Wołąsiewicz del Ministero degli Affari Esteri. Il richiedente è stato rappresentato dalla Sig.ra A. Z. – G., un avvocato che pratica a Białystok.
3. La richiesta fu trasmessa alla Corte il 1 novembre 1998, quando il Protocollo N.ro 11 alla Convenzione entrò in vigore (Articolo 5 § 2 del Protocollo N.ro 11).
4. Il richiedente addusse, in particolare, che la lunghezza dei procedimenti amministrativi che lui aveva avviato nel 1991 era irragionevole e contraria all’ Articolo 6 della Convenzione. Lui si lamentò anche sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 della Convenzione di non essere stato capace di ottenere il godimento effettivo dei suoi diritti di proprietà confermati da una decisione giudiziale resa nel 2001.
5. Il 28 novembre 2005 il Presidente della Sezione decise di dare avviso della richiesta al Governo. Sotto le disposizioni dell’ Articolo 29 § 3 della Convenzione, fu deciso di esaminare i meriti della richiesta allo stesso tempo della sua ammissibilità.
I FATTI
I. LE CIRCOSTANZE DELLA CAUSA
6. Il richiedente nacque nel 1966 e vive a Varsavia.
1. Procedimenti amministrativi
(a Procedimenti nei quali il richiedente cercò far dichiarare la decisione di espropriazione priva di valore legale
7. Nel 1945 una fabbrica posseduta dal predecessore legale del richiedente fu de facto acquisita dallo Stato nel contesto di una campagna nazionale di nazionalizzazione delle industrie. Fu amministrata successivamente da un’impresa Statale.
8. Facendo seguito ad una decisione resa il 5 luglio 1966, il Ministero delle Infrastrutture affermò, che la fabbrica e il terreno sul quale era situata erano divenuti proprietà dello Stato sotto le disposizioni dell’Atto del 1958 sulla Regolamentazione della Condizione giuridica della Proprietà Gestita dallo Stato.
9. Nel 1991 la madre del richiedente depositò una richiesta presso il Ministero dell’ Industria per far dichiarare la decisione di espropriazione priva di valore legale sotto l’Articolo 156 del Codice di Procedura Amministrativa.
10. Nel marzo 1994 la madre del richiedente morì. Il richiedente si unì ai procedimenti come il suo successore legale.
11. Nel 1996 il Ministero trovò che sé mancava della competenza per trattare con la causa e la rinviò al Ministero delle Costruzioni. Nel gennaio 1997 la causa è stata trasferita al Ministero degli Alloggi siccome il Ministero delle Costruzioni aveva cessato di esistere. Nell’ ottobre 1997 questo Ministero spedì l’archivio della causa al Ministero degli Affari Interni per una decisione.
12. Il 27 ottobre 1997 il richiedente si lamentò presso la Corte amministrativa Suprema dell’insuccesso dell’amministrazione nel decidere la sua richiesta del 1991.
13. Il 18 gennaio 1997 il Ministro degli Affari Interni dichiarò che lui era competente per trattare la causa.
14. Il 22 gennaio 1999 la Corte amministrativa Suprema, avendo esaminato l’azione di reclamo del richiedente, ordinò che il Ministro degli Affari Interni emettesse una decisione a riguardo della causa entro un mese dalla data della notifica della sua sentenza.
15. Il 27 luglio 1999 il Ministro degli Affari Interni, avendo raggruppato i vari documenti riguardo alla condizione giuridica della proprietà, dichiarò che la decisione di espropriazione del 1966 era priva di valore legale siccome era stata resa in violazione flagrante delle leggi applicabili alla proprietà de facto acquisita dallo Stato.
16. In una data non specificata prima dell’ agosto 1999 l’impresa Statale fu trasformata in una società pubblica indipendente ,I., la cui struttura e funzionamento era governato dalle disposizioni del Codice Commerciale. Lo Stato mantenne comunque un portafoglio di azioni di minoranza nella società. Nell’ agosto 1999 la società di I. che stava gestendo la fabbrica come successore legale della precedente impresa Statale richiese che la causa venisse riesaminata. Successivamente, il Ministero chiamò in causa le parti per presentare le loro ulteriori note e documenti.
17. Il 17 aprile 2000 il Ministro, avendo riesaminato la causa, sostenne la sua decisione precedente e dichiarò che la decisione di espropriazione era priva di valore legale.
18. La società pubblica di proprietà della fabbrica richiese che l’esecuzione di questa decisione fosse sospesa essendo pendente il risultato dei procedimenti nei quali aveva fatto appello contro la decisione del Ministro alla Corte amministrativa Suprema. Il 12 settembre 2000 la Corte amministrativa Suprema accettò questa richiesta. Il 16 novembre 2000 la richiesta del richiedente per far accantonare questa decisione fu respinta dallo stesso tribunale.
19. Il 12 gennaio 2001 la Corte amministrativa Suprema sostenne la decisione del 17 aprile 2000.
(b) Procedimenti nei quali il richiedente impugnò il trapasso di proprietà dalla Tesoreria Statale
20. Il 30 novembre 1992 il Governatore di Kalisz rese una decisione per il cui effetto dal 5 dicembre di quell’ anno la proprietà della fabbrica ed il diritto di uso perpetuo del terreno sul quale era situato doveva essere assegnata legalmente alla società I.. In una data posteriore non specificata questo società fino ad ora Statale cambiò il suo status e divenne una società pubblica ed indipendente governata dal Codice Commerciale ed in cui lo Stato era un azionista di minoranza (vedere anche paragrafo 16 sopra).
21. Nel febbraio 1997 il richiedente avviò procedimenti nei quali cercava di far dichiarare questa decisione priva di valore legale.
22. Il 7 aprile 1997 il Governatore di Kalisz sospese quei procedimenti, essendo pendente il risultato dei procedimenti amministrativi descritti sopra .
23. I procedimenti furono ripresi l’11 settembre 2000.
24. Il 17 ottobre 2001 il Presidente dell’Ufficio per le Questioni degli Alloggi dichiarò che la decisione del 1992 era priva di valore legale. La società richiese che la causa fosse riesaminata.
25. L’11 gennaio 2002 il Presidente dell’Ufficio per le Questioni degli Alloggi , dopo aver riconsiderato la causa, sostenne la sua precedente decisione.
2. Eventi dopo che la decisione di espropriazione fu dichiarata priva di valore legale
(a) Procedimenti per riacquisto della sala di produzione
26. Nel 1997 il richiedente avviò procedimenti civili di fronte alla Corte Regionale Kalisz, chiedendo ricupero della proprietà della sala di produzione della fabbrica.
27. Il 19 febbraio 1998 la corte sospese i procedimenti essendo pendente il risultato della causa amministrativa, sostenendo che il risultato dei procedimenti amministrativi nei quale la legalità della decisione del 1966 era esaminata (vedere paragrafi 7-19 sopra) era decisivo per qualsiasi decisioni da prendere da parte di un tribunale civile. Il richiedente fece appello. Il 1 aprile 1998 il suo ricorso fu respinto dalla Corte d’appello di Łódź. I procedimenti furono ripresi più tardi. In un’udienza sostenuta il 24 ottobre 2000 la corte sospese di nuovo i procedimenti. Il 24 aprile 2001 la corte riprese i procedimenti. Il 22 gennaio 2002 la corte, avendo riguardo alla richiesta concordante delle parti, sospese i procedimenti, nella prospettiva della possibilità che loro potessero regolare la causa.
28. Il 1 settembre 2003 il richiedente e gli altri successori del precedente proprietario della fabbrica presentarono un’offerta di accordo alla società imputata. I procedimenti furono ripresi il 9 ottobre 2003 su richiesta dell’imputato.
29. Il 7 luglio 2004 la corte adottò una sentenza con la quale ordinò alla società imputata di sgomberare la sala di produzione e restituirla al richiedente. Rispettivamente il 1 e il 3 settembre 2004 la società imputata ed il richiedente fecero appello contro quella sentenza.
30. Il 22 dicembre 2004 la Corte d’appello di Łódź annullò la sentenza e rinviò la causa. Il 18 agosto 2005 la società imputata informò la corte che il 10 agosto 2005 aveva concluso un accordo col richiedente riguardo all’accordo degli arretrati nel pagamento del risarcimento per uso non-contrattuale della proprietà per il periodo dal maggio 2002 all’ agosto 2005. Loro avevano concordato che la società convenuta avrebbe pagato al richiedente 177,040 zloty polacchi (PLN) in tre rate. Inoltre, le parti conclusero un contratto d’affitto valido sino al 31 dicembre 2007. Siccome il richiedente rifiutò di ritirare la sua causa per quanto concerneva la rivendicazione per il riacquisto della sala di produzione, i procedimenti furono continuati. Loro sono attualmente pendenti.
(b) I procedimenti contro la società I. per il pagamento
(i) Per febbraio 2001
31. Il 10 febbraio 2001 un avvocato che rappresentava nove successori legali del precedente proprietario, incluso il richiedente ingiunse alla società I. di pagare PLN 18,000 al mese per usare la loro proprietà senza una base contrattuale. Il 13 novembre 2001 il richiedente, insieme con sei altri successori legali introdussero un’azione civile contro la società nella Corte distrettuale di Jarocin, chiedendo il pagamento per uso non-contrattuale della proprietà nel febbraio 2001.
32. Il 12 febbraio 2003 la Corte distrettuale di Jarocin rese la sentenza. Ordinò alla società imputata di pagare PLN 11,025 più interesse di mora ai successori legali del precedente proprietario per danni per l’uso della proprietà nel febbraio 2001. La corte osservò che la società era in possesso della fabbrica in mala fede almeno fin dalla sentenza della Corte amministrativa Suprema resa nel gennaio 2001 (vedere paragrafo 19 sopra). Questa sentenza fu sostenuta il 25 giugno 2003 dalla Corte Regionale di Kalisz.
(ii) Per gli altri periodi dopo il febbraio 2001
33. Successivamente, il richiedente introdusse azioni civili presso la Corte distrettuale di Jarocin, chiedendo il risarcimento dalla società I. per uso non-contrattuale della proprietà durante i seguenti periodi: Marzo ed aprile 2001, maggio e giugno 2001, luglio ed agosto 2001, ed un numero di ulteriori azioni simili che coprivano il periodo da maggio 2002 sino a marzo 2005.
34. La Corte distrettuale di Jarocin prima congiunse le sue due azioni e concedette la rivendicazione del richiedente il 14 gennaio 2004. La sua sentenza fu sostenuta il 24 settembre 2004 dalla Corte Regionale di Kalisz.
35. Le parti conclusero un accordo extragiudiziale a riguardo della terza azione ed i procedimenti civili furono cessati. Le rimanenti azioni furono congiunte e trasferite alla Corte distrettuale di Varsavia – Praga di fronte alla quale sono attualmente pendenti.
(iii) 6 maggio 1992 – 5 gennaio 2001
36. Il 14 ottobre 2004 il richiedente introdusse un’altra azione civile presso la Corte distrettuale di Jarocin, chiedendo il risarcimento per l’effettivo godimento della società della proprietà dal 6 maggio 1992 al 5 gennaio 2001 .
37. Il 20 dicembre 2004 la sua azione fu respinta. La corte, tenendo presente la presunzione della legalità delle decisioni amministrative definitive ha considerato che in quel periodo la società imputata manteneva la proprietà in oggetto come possessore indipendente in buon fede. Quindi, non era obbligata a pagare. Questa sentenza fu sostenuta dalla Corte Regionale di Kalisz il 6 maggio 2005.
(iv) Procedimenti per il risarcimento contro la Tesoreria Statale
38. Il 17 aprile 2003 il richiedente richiese al Ministero di Affari Interni di pagargli i danni per il periodo durante il quale la fabbrica Statale stava usando la sua proprietà. Lui si appellò all’ Articolo 160 del Codice di Procedura Amministrativa in collegamento con la decisione del 17 aprile 2000 che dichiarava la decisione di espropriazione del 1966 priva di valore legale.
39. Il 31 marzo 2004 il Ministro per le Infrastrutture rifiutò di accordare il risarcimento al richiedente e agli altri successori legali. Considerò che loro non avevano provato di aver subito danno come risultato della decisione di espropriazione del 1966, e che non era stato mostrato nessun collegamento fra il danno allegato e la decisione.
40. Il 14 maggio 2004 il richiedente introdusse un’azione civile presso la Corte distrettuale di Varsavia contro la Tesoreria Statale chiedendo il risarcimento per il danno che era il risultato della decisione di espropriazione illegale emessa nel 1966. Lui basò la sua rivendicazione sull’ Articolo 417 del Codice civile. Il richiedente specificò che il danno avrebbe dovuto essere valutato come la differenza nel valore dell’impresa fra il 1945 ed il 2004. Rivendicò anche un quarto dei profitti che l’impresa aveva guadagnato fra il 1945 ed il 2003.
41. Il 28 febbraio 2005 la Corte distrettuale di Varsavia -Śródmieście respinse l’azione del richiedente. Era della prospettiva che il richiedente non era riuscito a mostrare di aver sofferto di un danno. Notò che gli era aperto introdurre una rivendicazione per il riacquisto contro la società. Il solo danno che avrebbe potuto essere esaminato era la differenza addotta nel valore della proprietà nella data in cui era stata occupata dalla Tesoreria Statale e nella data in cui era stata riconosciuta l’illegalità della decisione di espropriazione. Comunque, risultava dalle prove presentate dal richiedente che gli edifici sulla proprietà erano stati modernizzati dalla società. Quindi, il valore della proprietà era difatti aumentato.
42. L’11 aprile 2005 la sentenza, insieme col suo ragionamento fu notificata al richiedente. Il richiedente non fece appello e il 26 aprile 2005 la sentenza è divenuta definitiva.
La fabbrica rimane di proprietà della società I. e d un affitto mensile per il contratto d’affitto viene pagato al richiedente.
II. DIRITTO NAZIONALE ATTINENTE
A. procedimenti Amministrativi coi quali può essere impugnata una decisione amministrativa definitiva
43. Sotto la legge polacca non è mai stata decretata nessuna disposizione che specificamente permette di compensare dei torti commessi in collegamento con espropriazioni effettuate nel contesto della riforma agraria. Perciò, nessuna specifica struttura legale è disponibile, decretata al fine di attenuare gli effetti di certe violazioni dei diritti di proprietà.
44. Comunque, è permesso alle persone la cui proprietà è stata espropriata o ai loro successori legali, di avviare, sotto l’Articolo 156 del Codice di Procedura Amministrativa procedimenti amministrativi per chiedere che le decisioni di espropriazione vengano dichiarate prive di valore legale essendo state rese contrariamente alla legge. In particolare, una decisione amministrativa definitiva può essere dichiarata priva di valore legale in qualsiasi il tempo se emessa senza una base legale, o in violazione flagrante della legge.
45. Se il difetto che inficia la decisione impugnata avesse un carattere effettivo, cioè se la decisione fosse stata resa senza una base legale o in violazione flagrante della legge, l’autorità amministrativa la dichiarerà priva di valore legale.
46. Le decisioni invalidate come risultato di difetti procedurali minori, elencati sotto agli articoli 1, 3 4 e 7 dell’ Articolo 156 § 1, come quelli determinata da un’autorità che mancò della competenza per emettere una decisione in un determinata causa, o in una causa che già era stata decisa o era stata rivolta ad una persona che non è una parte ai procedimenti, possono essere dichiarate prive di valore legale solamente se sono passati meno di dieci anni dalla data in cui furono rese simili decisioni. A riguardo di simili decisioni è possibile solamente dichiarare che loro furono emesse contrariamente alla legge; le decisioni stesse rimangono valide.
47. Una decisione di dichiarare la vecchia decisione priva di valore legale, o un rifiuto di fare così, possono essere impugnati alla fine presso Corte amministrativa Suprema.
B. Procedimenti di Risarcimento per danno derivante da una decisione amministrativa illegale
48. L’Articolo 160 del Codice di Procedura Amministrativa, come applicabile al tempo attinente , si legge nella sua parte attinente:
“Una persona che ha sofferto di una perdita a causa dell’emissione di una decisione in un modo contrario all’Articolo 156 § 1 o a causa dell’annullamento di tale decisione avrà una rivendicazione per il risarcimento per perdita effettiva, a meno che sia stato responsabile delle circostanze menzionate in questa disposizione.”
49. Una decisione amministrativa a riguardo della rivendicazione di risarcimento potrebbe essere impugnata presso un tribunale civile.
C. Lunghezza dei procedimenti amministrativi
1. Prima del 30 giugno 1995
50. Sotto l’Articolo 35 del Codice di Procedura Amministrativa del 1960, l’amministrazione era obbligata a trattare cause senza ritardo indebito. Le semplici cause avrebbero dovuto essere rese senza alcun ritardo. In cause che richiedono un po’ d’indagine una decisione di prima -istanza dovrebbe essere resa in non più di un mese. In cause particolarmente complesse le decisioni dovrebbero essere rese entro due mesi.
51. Se la decisione non fosse stata resa all’interno di quei termini di scadenza, un’azione di reclamo sotto l’Articolo 37 del Codice potrebbe essere introdotta presso un’autorità di alta-istanza che dovrebbe fissare un termine di decadenza supplementare stabilire la persona responsabile per l’insuccesso di trattare la causa all’interno dei tempo-limiti, e, se ce ne fosse bisogno , predisporre delle misure preventive da adottare per prevenire ulteriori ritardi.
2. Dal 30 giugno 1995 sino al 1 febbraio 2004
52. Nel 1995 l’ Atto Corte amministrativa Suprema fu adottato che entrò in vigore il 1 ottobre 1995. Creò le ulteriori procedure in cui avrebbe potuto essere sollevata un’azione di reclamo sull’omissione di atto dell’amministrazione.
53. Sotto l’Articolo 17 di questo Atto, la corte era competente per esaminare azioni di reclamo sull’inattività dell’amministrazione in procedimenti amministrativi in a cui fa riferimento l’ Articolo 16 dell’Atto.
54. Facendo seguito all’ Articolo 26 dell’Atto, se un’azione di reclamo sull’inattività di un’autorità amministrativa fosse fondata, la corte dovrebbe obbligare l’autorità competente a rendere una decisione, o eseguire l’atto che riguarda i fatti, o conferire o dare credito ad un diritto individuale, diritto od obbligo.
55. Il 1 gennaio 2004 la Legge sulle Corti amministrative entrò in vigore che sostituì l’Atto del 1995 e stabilito sistema in due livelli di ricorsi contro decisioni amministrative ai tribunali amministrative.
LA LEGGE
I. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 6 § 1 DELLA CONVENZIONE
56. Il richiedente addusse una violazione dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione, dibattendo che i procedimenti amministrativi nei quali lui aveva cercato di far dichiarare la decisione di espropriazione resa nel 1966 priva di valore legale erano stati smodatamente lunghi.
57. Le disposizioni attinenti dell’ Articolo 6 § 1 si leggono:
“ Nella determinazione dei suoi diritti civili ed obblighi… ad ognuno viene concessa un’udienza corretta… all’interno di un termine ragionevole…presso[un] tribunale…”
A. Ammissibilità
58. Il Governo presentò che dopo il 1 ottobre 1995, la data in cui l’Atto della Corte amministrativa Suprema del 1995 era entrato in vigore, il richiedente avrebbe potuto presentare un reclamo presso quella corte sull’insuccesso dei ministeri che trattavano la sua causa nel rendere una decisione. Asserì che lui non si era giovato di questa via di ricorso.
59. La Corte nota che il 27 ottobre 1997 il richiedente si lamentò presso la Corte amministrativa Suprema dell’insuccesso delle autorità amministrative nel decidere sulla sua richiesta del 1991. Una sentenza attinente fu data da quella corte il 22 gennaio 1999 (vedere paragrafo 14 sopra).
60. Perciò, la Corte considera che il richiedente ha esaurito le vie di ricorso nazionali come richiesto dall’ Articolo 35 § 1 della Convenzione.
61. Ne segue che l’obiezione preliminare del Governo deve essere respinta. La Corte nota che questa azione di reclamo non è manifestamente mal-fondata all’interno del significato dell’Articolo 35 § 3 della Convenzione. Nota inoltre che non è inammissibile per qualsiasi altro motivo. Deve essere dichiarata perciò ammissibile.
B. Meriti
1. Periodo da prendere in esame
62. La Corte nota che i procedimenti cominciarono nel 1991 e terminarono il 12 gennaio 2001, quando la Corte amministrativa Suprema rese la sua sentenza (vedere paragrafo 19 sopra). Loro durarono perciò dieci anni dei quali sette anni ed otto mesi rientravano all’interno della giurisdizione temporale della Corte, avendo la Polonia riconosciuto il diritto di ricorso individuale dal 1 maggio 1993. Data la sua giurisdizione ratione temporis , la Corte può considerare solamente il periodo che va dal 1 maggio 1993, benché avrà riguardo allo stadio giunto dai procedimenti in quella data (vedere, fra le altre autorità, Zwierzyński c. Polonia, n. 30210/96, § 123 ECHR 2000-XI).
2. La ragionevolezza della lunghezza dei procedimenti
63. Il Governo dibatté che la causa era stata complessa sia riguardo ai fatti che alla legge; ciò che era in gioco per il richiedente era stato di carattere puramente materiale; e che le autorità avevano mostrato diligenza appropriata trattando la causa. Il richiedente non era d’accordo.
64. La Corte reitera che la ragionevolezza della lunghezza dei procedimenti deve essere valutata alla luce delle circostanze della causa e con riferimento ai seguenti criteri: la complessità della causa, la condotta del richiedente e delle autorità attinenti e ciò che era in gioco per il richiedente nella controversia (vedere, fra molte altre autorità, Frydlender c. Francia [GC], n. 30979/96, § 43, ECHR 2000-VII, e Beller c. Polonia, n. 51837/99, § 67 1 febbraio 2005).
65. La Corte ha trovato frequentemente violazioni dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione in cause che sollevavano problemi simili a quello nella presente causa (vedere Frydlender, citata sopra).
66. Avendo esaminato tutto il materiale presentato a lei, la Corte considera che il Governo non ha esposto alcun fatto o argomento capace di persuaderla a giungere ad una conclusione diversa nella presente causa. La Corte nota inoltre che i procedimenti, avviati in una data non specificata del 1991 sono rimasti praticamente inattivi dal 1991 al 1997, quando il richiedente si giovò della procedura prevista dal Codice di Procedura Amministrativa e si lamentò presso la Corte amministrativa Suprema dell’insuccesso dell’amministrazione nel decidere la sua richiesta. Questa corte, con la sua sentenza del 22 gennaio 1999 obbligò le autorità amministrative a rendere una decisione entro due mesi. Non si attennero a questa sentenza siccome l’attinente decisione amministrativa fu resa alla fine il 27 luglio 1999.
67. Avendo riguardo alla sua giurisprudenza in materia, la Corte considera, che nella presente causa la lunghezza dei procedimenti era eccessiva e non è riuscita ad assolvere il requisito del “termine ragionevole”.
68. C’è stata di conseguenza una violazione dell’ Articolo 6 § 1.
II. ALTRE VIOLAZIONI ADDOTTE DELL’ ARTICOLO 6 § 1 DELLA CONVENZIONE
69. Il richiedente si lamentò inoltre di essere stato privato del diritto di accesso ad un tribunale in quanto nel 1998 la corte civile aveva sospeso i procedimenti civili nei quali lui aveva chiesto il ricupero della proprietà della fabbrica essendo pendente il risultato della causa amministrativa.
70. La Corte è della prospettiva che il fatto che il tribunale civile abbia sospeso i procedimenti essendo pendente il risultato della causa amministrativa che mirava alla determinazione del possesso della proprietà ed era perciò di attinenza cruciale sul risultato del giudizio civile, non corrisponde ad una violazione del diritto di accesso ad un tribunale. Osserva inoltre che i procedimenti civili furono ripresi dopo che la Corte amministrativa Suprema aveva reso la sua sentenza il 12 gennaio 2001.
71. Ne segue che questa azione di reclamo è manifestamente mal-fondata e deve essere respinta in conformità con l’Articolo 35 §§ 3 e 4 della Convenzione.
III. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N.RO 1 ALLA CONVENZIONE
72. Il richiedente si lamentò che nonostante il fatto che nel 2001 avesse ottenuto una sentenza con la quale la decisione di espropriazione era stata dichiarata priva di valore legale, lo Stato non aveva preso passi sufficienti per abilitarlo ad ottenere l’effettivo godimento dei suoi diritti di proprietà a riguardo della proprietà riguardata. Lui si appellò all’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione che si legge:
“Ogni persona fisica o giuridica è abilitata al godimento pacifico delle sue proprietà. Nessuno sarà privato delle sue proprietà eccetto che nell’interesse pubblico e soggetto alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali di diritto internazionale.
Comunque, le disposizioni precedenti non possono in qualsiasi modo danneggiare il diritto di un Stato ad eseguire simili leggi come ritiene necessario per controllare l’uso di proprietà in conformità con l’interesse generale o assicurare il pagamento di tasse o gli altri contributi o sanzioni penali.”
A. Ammissibilità
1. Incompatibilità ratione temporis con le disposizioni della Convenzione
73. Il Governo presentò che la violazione addotta dei diritti di proprietà del richiedente era nata dalle decisioni rese nel 1966 e nel 1992. La richiesta era perciò incompatibile ratione temporis con le disposizioni della Convenzione perché la violazione addotta aveva avuto luogo prima del 10 ottobre 1994, la data in cui la Polonia aveva ratificato il Protocollo N.ro 1 alla Convenzione. Il richiedente non era d’accordo.
74. La giurisdizione ratione temporis della Corte copre solamente il periodo dopo la data di ratifica della Convenzione o dei suoi Protocolli da parte dello Stato rispondente. Dalla data della ratifica in poi, tutti gli atti ed omissioni addotti dello Stato devono conformarsi alla Convenzione o ai suoi Protocolli e i fatti susseguenti rientrano all’interno della giurisdizione della Corte anche quando sono soltanto prolungamenti di una situazione già esistente (vedere, per esempio, Almeida Garrett, Mascarenhas Falcão ed Altri c. Portogallo, N. 29813/96 e 30229/96, § 43 ECHR 2000-I). La Corte di conseguenza, è competente per esaminare solamente i fatti della causa presente per ciò che riguarda la loro compatibilità con la Convenzione solo dal momento che si sono verificati dopo il 10 ottobre 1994, la data della ratifica del Protocollo N.ro 1 della Polonia. Comunque, può avere riguardo ai fatti prima della ratifica poiché si potrebbe considerare che abbiano creato una situazione che prosegue oltre questa data o che può essere attinente per la comprensione dei fatti accaduti dopo quella data (vedere Hutten-Czapska c. Polonia [GC], n. 35014/97, §§ 147-153 ECHR 2006 -…).
75. La Corte osserva inoltre che l’azione di reclamo del richiedente non è diretta contro la decisione di espropriazione del 1966 come tale, né contro la decisione del 1992 per trasferire la proprietà dalla Tesoreria Statale alla società I.. Piuttosto si riferisce alle difficoltà addotte del richiedente nell’ottenere il riconoscimento pratico degli effetti legali della decisione del 1999, confermata nel 2001 della Corte amministrativa Suprema, che l’espropriazione era stata illegale. La dichiarazione del Governo dell’inammissibilità sul fatto di mancanza di giurisdizione ratione temporis deve essere respinta di conseguenza.
2. Incompatibilità ratione Personae con le disposizioni della Convenzione
76. Il Governo presentò che il richiedente non poteva pretendere di essere una vittima di una violazione della Convenzione poiché aveva già ottenuto una soddisfazione all’interno del sistema nazionale. Lui aveva ottenuto la piena compensazione per qualsiasi ritardo nella restituzione a lui del possesso della proprietà da parte della società I.. Sotto il contratto d’affitto che aveva concluso con la società, aveva recuperato il possesso indipendente dalla proprietà il 1 settembre 2005 ed era stato d’accordo ad accordare la proprietà dipendente alla società I.. Inoltre, lui aveva ottenuto il risarcimento per il periodo dopo il gennaio 2001 durante il quale lui era stato privato dell’uso della sua proprietà.
Il richiedente non era d’accordo.
77. La Corte considera che l’obiezione del Governo è collegata da vicino alla sostanza dell’azione di reclamo del richiedente sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione. Il suo esame dovrebbe essere congiunto perciò ai meriti della causa.
3. L’esaurimento delle vie di ricorso nazionali
78. Il Governo dibatté che il richiedente non era riuscito ad esaurire le vie di ricorso nazionali attinenti. Lui non aveva introdotto un’azione civile contro la società I. per il riacquisto dell’ intera proprietà. Lui aveva chiesto il riacquisto a riguardo solamente della sala di produzione. Il richiedente non aveva introdotto un’azione per il risarcimento a riguardo del periodo che cominciava dal 1 aprile 2005. Lui non aveva chiesto mai rimborso dalla società delle tasse dovute per i beni immobili. Lui non aveva avviato procedimenti per far aggiornare l’ attinente registrazione della proprietà sul registro del terreno , a seguito della sentenza del gennaio 2001, come le leggi applicabili l’obbligavano a fare. Similmente, il richiedente non era riuscito a fare appello contro la sentenza del 28 febbraio 2005 che respinge la sua azione per il risarcimento contro la Tesoreria Statale per danno subito presumibilmente fra il 1945 ed il 2003 (vedere paragrafo 42 sopra). Era anche aperto a lui chiedere il risarcimento dalla Tesoreria Statale sotto l’Articolo 417 del Codice civile per il danno addotto, se ce ne fosse stato uno qualsiasi, causato a lui dal fatto che lui non era stato in grado recuperare il possesso della sua proprietà dopo il gennaio 2001.
Riguardo alle vie di ricorso amministrative, il richiedente non era riuscito ad avviare procedimenti sotto l’Articolo 160 del Codice di Procedura Amministrativa come applicabile al tempo attinente che rendeva possibile chiedere il risarcimento per il danno causato dalla decisione amministrativa che era stata dichiarata successivamente priva di valore legale.
79. Il richiedente non era d’accordo. Lui presentò che le vie legali indicate dal Governo erano lunghe, costose e non offrivano alcuna garanzia che tutte le sue rivendicazioni derivanti dall’espropriazione illegale sarebbero state soddisfatte. Di conseguenza, il carico di assicurare che gli effetti legali della decisione di espropriazione erano nulli in pratica incombeva completamente sul richiedente.
80. La Corte nota che pertanto siccome il richiedente si lamenta del fatto che lui non ricevette il risarcimento dalla Tesoreria Statale per il periodo durante il quale la società Statale stava usando la sua proprietà, lui non riuscì a fare appello contro la sentenza della Corte distrettuale di Varsavia -Sródmieście del 28 febbraio 2005 (vedere paragrafi 38-42 sopra). Non è stato dibattuto o mostrato che sotto il diritto nazionale applicabile un ricorso non avrebbe offerto prospettive ragionevoli di successo. Nelle circostanze della causa del richiedente la Corte considera comunque, che non deve decidere su questo problema a questo stadio per le seguenti ragioni.
L’essenza del danno del richiedente è l’insuccesso dell’ordinamento giuridico nazionale nel garantire il suo godimento dei suoi diritti che erano stati rivendicati alla fine dalla sentenza della Corte amministrativa Suprema del 12 gennaio 2001. Se la contesa è confermata dai fatti è una questione da risolvere ai meriti, prendendo in considerazione i mezzi di compensazione disponibili al richiedente, la sfera degli obblighi dello Stato in questo contesto e la risposta data a livello nazionale all’uso del richiedente delle vie di ricorso. Queste questioni sono rivolte più propriamente a un’analisi complessiva. Di conseguenza, e come con la richiesta del Governo riguardo allo status di vittima del richiedente, i problemi sollevati dai loro argomenti di non-esaurimento dovrebbero essere congiunti ai meriti della causa.
81. In conclusione, la Corte nota, che questa azione di reclamo non è manifestamente mal-fondata all’interno del significato dell’ Articolo 35 § 3 della Convenzione. Nota inoltre che non è inammissibile per qualsiasi altro motivo. Deve essere dichiarata perciò ammissibile.
B. Meriti
1. Le osservazioni delle parti
82. Il Governo presentò che le attinenti decisioni amministrative e la sentenza della Corte amministrativa Suprema nella causa del richiedente non imposero alcun obbligo sulle autorità pubbliche, come un obbligo di consegnare fisicamente la proprietà ai proprietari. Il solo, benché essenziale, risultato della decisione amministrativa adottato da Ministro degli Affari Interni il 17 aprile 2000 che fu sostenuta più tardi dalla Corte amministrativa Suprema era stato dichiarare che la decisione di espropriazione era priva di valore legale. Questa decisione aveva avuto un carattere dichiaratorio. Non aveva imposto sullo Stato un qualsiasi obbligo di intraprendere un qualsiasi passo pratico a riguardo della proprietà riguardata. Né si prestava affinché una qualsiasi misura di esecuzione attiva misura venisse presa sotto le disposizioni che governavano la procedura di esecuzione amministrativa (“l’Atto del 1966”). Questo Atto si applicava solamente a misure che miravano ad assicurare l’attuazione di obblighi di legge-pubblica tramite passi concreti da seguire dalle autorità amministrative.
83. Il Governo presentò inoltre che in nessuna occasione le autorità pubbliche avevano rifiutato di attenersi alla sentenza del 12 gennaio 2001. A seguito di questa sentenza, la decisione amministrativa che dichiarava l’espropriazione priva di valore legale era divenuta definitiva ed aveva prodotto effetti immediati sui diritti civili e sugli obblighi delle persone riguardate. In particolare, il richiedente e gli altri successori legali avevano riguadagnato il possesso incontestato della proprietà. Con lo stesso atto, la Tesoreria Statale e la società imputata avevano perso la loro proprietà. Poiché il titolo legale del richiedente sulla proprietà era stato riconosciuto da tutte le autorità nazionali. I tribunali, nelle loro sentenze civili concernenti le varie cause introdotte dal richiedente dopo il 12 gennaio 2001 in collegamento con la proprietà avevano accettato la sua proprietà come dato di fatto.
84. Sulla forza di questa sentenza tutte le terze parti erano state obbligate a rispettare la sua proprietà e a non interferire con questa. I diritti e gli obblighi che scaturiscono dalla proprietà del richiedente chiaramente erano stati di carattere civile e i tribunali civili avevano avuto giurisdizione per risolvere qualsiasi controversia che nasceva in collegamento col loro esercizio. Nessuna disposizione legale aveva riservato la competenza per trattare simili controversie alle autorità amministrative.
85. La Tesoreria Statale che sotto la decisione del 1966 era stata considerata il proprietario sino al 2001, non era stata una parte al contenzioso civile-legale fra il richiedente e la società I.. Al più tardi dall’ agosto 1999 I., una società pubblica, era stata una persona giuridica separata dalla Tesoreria Statale ed i secondi non erano stati responsabili a riguardo di qualsiasi obbligo contratto dai precedenti. La Tesoreria Statale non aveva avuto in questo collegamento alcun mezzo legale a sua disposizione per influenzare il risultato dei procedimenti civili fra il richiedente e la società. La Tesoreria Statale aveva posseduto quote nella società, ma come un azionista di minoranza, persino la sua influenza indiretta sugli organi della società tramite i meccanismi di votazione normali applicabili a società pubbliche, non aveva offerto qualsiasi certezza di successo.
86. Il richiedente sottolineò che come risultato della sentenza del gennaio 2001 la decisione di espropriazione era divenuta alla fine priva di valore legale. Comunque, nessuna procedura amministrativa era disponibile per assicurare l’ ottemperanza con quella sentenza. La sentenza avrebbe dovuto ripristinare automaticamente la proprietà fisica della fabbrica al richiedente. Ciononostante era ricaduto completamente sul richiedente intraprendere le vie di ricorso legali in grado di migliorare la sua situazione ed assicurare che la proprietà della fabbrica venisse restituita davvero a lui. Questo aveva reso necessario che sopportasse delle spese processuali considerevoli, fossero state anche solamente le parcelle di corte. Tale obbligo aveva imposto sul richiedente un carico considerevole dal quale lui avrebbe dovuto essere liberato tramite gli sforzi attivi delle autorità pubbliche, non coi suoi propri sforzi.
87. Il richiedente sottolineò inoltre che nel 1992 le autorità avevano emesso una decisione di trasferire la proprietà dalla Tesoreria Statale alla società, anche se loro erano consapevoli che i procedimenti amministrativi nei quali lui aveva cercato di far restituire a lui il titolo legale sulla proprietà erano già pendenti. Questo era contrario al principio per cui in procedimenti amministrativi lo Stato avrebbe dovuto agire in modo tale da fortificare la fiducia del cittadino nell’equità di simili procedimenti.
2. La valutazione della Corte
a. Principi Generali
88. La Corte prima reitera che l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 contiene tre articoli distinti. Sono stati descritti così (in James ed Altri c. Regno Unito, sentenza del 21 febbraio 1986 Serie A n. 98, pp. 29-30, § 37; vedere anche, 31524/96, § 51 ECHR 2000-VI):
“Il primo articolo, esposto nella prima frase del primo paragrafo è di natura generale ed enuncia il principio del godimento tranquillo della proprietà; il secondo articolo, contenuto nella seconda frase del primo paragrafo riguarda privazione della proprietà e la sottopone a certe condizioni; il terzo articolo, determinato nel secondo paragrafo, riconosce che agli Stati Contraenti è permesso, fra le altre cose, controllare l’uso della proprietà in conformità con l’interesse generale… Comunque, i tre articoli non sono ‘’ distinti nel senso di essere distaccati. Il secondo e il terzo articolo riguardano casi particolari di interferenza col diritto al godimento tranquillo della proprietà e dovrebbero essere analizzati perciò alla luce del principio generale enunciato nel primo articolo.”
b. Se c’era una proprietà
89. La Corte indica che il concetto di “proprietà” nell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 ha un significato autonomo (vedere Beyeler c. Italia [GC], n. 33202/96, § 100 ECHR 2000-io). Di conseguenza, il problema bisogno da prima esaminare è se le circostanze della causa, considerate nell’insieme, hanno conferito al richiedente un interesse effettivo protetto dall’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.
90. In questo collegamento, la Corte nota, che l’azione di reclamo del richiedente si è concentrata sull’incapacità di godere di ciò che percepisce come i suoi diritti protetti dall’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1. Questa incapacità è stata il risultato del fatto che dopo la sentenza della Corte amministrativa Suprema resa il 12 gennaio 2001, lui doveva intraprendere gli ulteriori procedimenti per essere in grado di godere efficacemente dei suoi diritti che nascono da questa sentenza (vedere paragrafo 86 sopra).
La Corte nota che la Corte amministrativa Suprema dichiarò la decisione di espropriazione priva di valore legale. Sotto le disposizioni della legge polacca tale decisione dà origine, da parte dei precedenti proprietari o dei loro successori legali ad un diritto di far ripristinare la proprietà ripristinato nei suoi confronti, o, in mancanza di ciò, ad un diritto al risarcimento. Quindi, la decisione di accantonare la decisione definitiva di espropriazione ha avuto conseguenze per il richiedente che dovrebbero essere considerate come se gli conferissero un interesse di proprietà riservato che rientra all’interno dell’ambito della proprietà all’interno del significato dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione.
c. Ottemperanza coi requisiti dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione
91. La Corte reitera che in virtù dell’ Articolo 1 della Convenzione, ogni Parte Contraente “garantirà ad ognuno entro la [sua] giurisdizione i diritti e le libertà definite… [nella] Convenzione.” L’obbligo di garantire l’esercizio effettivo dei diritti definito in questo strumento può dare luogo ad obblighi positivi per lo Stato (vedere, fra le altre autorità, X e Y c. Paesi Bassi, sentenza del 26 marzo 1985 Serie A n. 91, p. 11, §§ 22-23). In simili circostanze, lo Stato non può rimanere semplicemente passivo e “c’è… nessun motivo per distinguere fra atti ed omissioni” (vedere, mutatis mutandis, Airey c. Irlanda, sentenza di 9 ottobre 1979 Serie A n. 32, p. 14, § 25).
92. Riguardo al diritto garantito dall’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1, tali obblighi positivi possono prevedere certe misure necessarie a proteggere il diritto della proprietà (vedere, fra le altre autorità e mutatis mutandis, López Ostra c. Spagna, sentenza di 9 dicembre 1994 Serie A n. 303-C, p. 55, § 55), anche in cause che riguardano la causa fra individui privati o società (vedere Anheuser-Busch Inc. c. Portogallo [GC], n. 73049/01, § 83 ECHR 2007 -… e Sovtransavto Holding c. Ucraina, n. 48553/99, § 96 ECHR 2002-VII).
93. La Corte osserva che l’azione di reclamo del richiedente non si riferisce ad un semplice insuccesso da parte dello Stato nel condurre procedimenti di esecuzione a riguardo di una decisione giudiziale definitiva resa contro di lui a favore del richiedente (a riguardo di questo l’obbligo, vedere Prodan c. Moldavia, n. 49806/99, ECHR 2004-III (estratti) e Lupacescu ed Altri c. Moldavia, N. 3417/02, 5994/02, 28365/02, 5742/03, 8693/03, 31976/03, 13681/03, e 32759/03 del 21 marzo 2006). Piuttosto, è equivale a dire che gli era permesso prendere simile misure siccome sarebbe stato possibile per lui godere pienamente dei vantaggi economici derivanti dai suoi diritti che nascevano dalla sentenza della Corte amministrativa Suprema resa nel 2001.
La Corte nota che la proprietà in oggetto, una fabbrica, non era stata mantenuta da nessuna autorità pubblica né quando la sentenza della Corte amministrativa Suprema fu resa nel 2001, né in qualsiasi altro momento più tardi (per contrasto Zwierzyński c. Polonia, citata sopra, § 67, ECHR 2001-VI). Fu mantenuta dalla società I., il successore legale della precedente impresa Statale e che prima aveva posseduto ed aveva gestitola fabbrica. Anche se lo Stato mantenne una minoranza delle quote nella società, godeva ciononostante, come indicato dal Governo (vedere paragrafo 85 sopra), della completa autonomia operativa e finanziaria ed era disciplinata dalle disposizioni del Codice Commerciale (vedere paragrafi 16 e 28 sopra).
94. La Corte osserva che lo status della società ha un peso sulla natura degli obblighi dello Stato sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1. In particolare, avendo riguardo all’indipendenza istituzionale e operativa della società di I. dallo Stato, il secondo deve essere considerato assolto dalla responsabilità sotto la Convenzione per le omissioni e gli atti della società. Per la Corte, l’obbligo dello Stato nelle circostanze di questa causa è confinato ad assicurare un’esecuzione effettiva della decisione che dichiara l’espropriazione priva di valore legale, mettendo in posto una struttura legale che rende possibile al richiedente recuperare il possesso della sua proprietà e stabilire le rivendicazioni che sorgono fra lui e l’entità di legge privata, la società I. che era in possesso della proprietà al tempo della decisione contestata (vedere, mutatis mutandis, Sovtransavto Holding c. Ucraina, citata sopra, § 96).
95. In questo contesto, la Corte ammette, che dei difficili problemi legali possono sorgere in collegamento con i procedimenti legali perseguiti per rimediare alle violazioni del diritto al godimento tranquillo della proprietà commesse ne passato dalle autorità comuniste (Jahn ed Altri c. Germania [GC], N. 46720/99, 72203/01 e mutatis mutandis 72552/01, ECHR 2005-VI).
96. Osserva che nella situazione riguardata nella presente causa, dopo che un’impresa Statale ha gestito la fabbrica per un periodo lungo di tempo ed incorrendo in spese per mantenerla, una situazione legale complessa che comporta delle rivendicazioni reciproche insorse fra il richiedente come precedente proprietario e la società I. che è il successore legale di questa impresa. La Corte nota che sotto il diritto nazionale, era aperto al richiedente di ricorrere a vari tipi di procedimenti per fare implementare la sentenza del 2001 in pratica e, in particolare, far decidere da parte dai tribunali queste complesse rivendicazioni e contro rivendicazioni . Il richiedente aveva ricorso a questi, in primo luogo avviando molti set di procedimenti nei quali chiedeva i danni dall’impresa per l’uso della proprietà dopo che la decisione di espropriazione era stata dichiarata priva di valore legale nel 2001. I tribunali decisero a suo favore in due di questi set di procedimenti e gli assegnarono dei danni. La Corte nota inoltre che il richiedente avviò anche con successo dei procedimenti nei quali lui cercò di farsi restituire la proprietà della fabbrica. Inoltre, era aperto a lui chiedere i danni per il periodo durante il quale la Tesoreria Statale stava usando la sua proprietà. La corte di prima -istanza respinse la sua rivendicazione. Era aperto al richiedente depositare un ricorso, ma non riuscì a fare così (vedere paragrafi 38 – 42 sopra).
Si osserverà inoltre che non c’era impedimento sotto il diritto nazionale alla negoziazione delle disposizioni contrattuali private fra il richiedente e la società I. riguardo al contratto d’affitto della proprietà al secondo. Infatti tale contratto fu concluso con successo fra le parti (vedere paragrafo 30 sopra).
97. Quindi, il diritto nazionale offriva una struttura efficace di carattere giudiziale con la quale il richiedente avrebbe potuto cercare di ottenere il valore economico dei suoi diritti derivanti dalla sentenza della Corte amministrativa Suprema del 12 gennaio 2001 riconosciuta in pratica.
98. Avendo riguardo alle circostanze della causa viste nell’insieme, la Corte è della prospettiva che lo Stato non è andato a vuoto nell’ attenersi col suo obbligo di garantire al richiedente il godimento effettivo dei suoi diritti garantiti con l’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione. Per questo fatto, la Corte costata che non è necessario decidere sulle obiezioni preliminari del Governo relative allo status di vittima e al non-esaurimento delle vie di ricorso nazionali (vedere paragrafo 80 sopra, in fine)
Non c’è stata perciò, nessuna violazione dell’ Articolo 1 di questa disposizione.
IV. ALTRE VIOLAZIONI ADDOTTE DELL’ ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N.RO 1 ALLA CONVENZIONE
99. Il richiedente si lamentò che la lunghezza dei procedimenti nella quale lui aveva cercato di far dichiarare la decisione dell’ espropriazione priva di valore legale corrispose ad una violazione dell’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.
100. Il richiedente si lamentò di non poter chiedere il risarcimento per il danno che aveva subito come risultato della lunghezza prolungata dei procedimenti di restituzione.
101. La Corte nota che questa azione di reclamo è collegata a quella esaminata sopra e deve essere dichiarata perciò similmente ammissibile.
102. La Corte considera che questa azione di reclamo sotto l’azione di reclamo dell’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 non dà origine a nessun problema separato da quello che è stato già esaminato sotto l’Articolo 6 della Convenzione (vedere, per esempio, Zanghì c. Italia, sentenza del 19 febbraio 1991 Serie A n. 194-C, § 23, e Di Pede c. Italia, sentenza del 26 settembre 1996, Relazioni delle Sentenze e Decisioni 1996-IV, p. 17, § 35).
C. L’APPLICAZIONE DELL’ ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
103. L’Articolo 41 della Convenzione prevede:
“Se la Corte costata che c’è stata una violazione della Convenzione o dei Protocolli, e se la legge interna dell’Alta Parte Contraente riguardata permette una riparazione solamente parziale, la Corte può, se necessario, riconoscere una soddisfazione equa alla vittima.”
A. Danno
104. Il richiedente chiese 50,000 zloty polacchi (PLN) a riguardo del danno materiale e morale che sono il risultato della violazione dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione. Chiese inoltre PLN 271,800 per danno materiale e PLN 40,000 per danno morale in collegamento con la violazione dell’Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 alla Convenzione.
105. Il Governo contestò la rivendicazione per danno materiale come esorbitante.
106. La Corte non trova nessun collegamento causale fra la violazione trovata ed il danno materiale addotto; respinge perciò questa rivendicazione. D’altra parte assegna 3,500 euro al richiedente (EUR) a riguardo del danno morale subito in collegamento con la violazione del diritto ad un’udienza all’interno di un termine ragionevole.
B. Costi e spese
107. Il richiedente chiese anche EUR 3,400, riferendosi a fatture attinenti da lui presentate, per i costi e le spese sostenuti di fronte alla Corte.
108. Il Governo non espresse un’opinione sulla questione.
109. Secondo la giurisprudenza della Corte, ad un richiedente viene concesso il rimborso dei suoi costi e delle sue spese solamente dal momento che è stato mostrato che questi sono statti davvero e necessariamente sostenuti e sono stati ragionevoli riguardi al quantum. Nella presente causa, avendo riguardo alle informazioni in suo possesso ed ai criterio sopra, la Corte assegna la richiesta del richiedente in pieno.
C. Interesse di mora
110. La Corte considera appropriato che l’interesse di mora dovrebbe essere basato sul tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea a cui dovrebbero essere aggiunti tre punti percentuale.
PER QUESTE RAGIONI, LA CORTE ALL’UNANIMITA’
1. Congiunge ai meriti le obiezioni preliminari del Governo concernenti il non-esaurimento delle vie di ricorso nazionali e lo status di vittima del richiedente a riguardo dell’azione di reclamo sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione e respinge l’obiezione rimanente;
2. Dichiara le azioni di reclamo riguardo alla lunghezza eccessiva dei procedimenti amministrativi e l’insuccesso addotto nel garantire il diritto del richiedente al godimento tranquillo delle sue proprietà come confermato dalla sentenza della Corte amministrativa Suprema del 12 gennaio 2001 ammissibile, ed il resto della richiesta inammissibile;
3. Sostiene che c’è stata una violazione dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione;
4. Sostiene che non c’è stata nessuna violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 della Convenzione e costata che non è necessario decidere sulle summenzionate obiezioni preliminari del Governo;
5. Sostiene che non c’è nessun bisogno di esaminare separatamente l’azione di reclamo riguardo alla lunghezza dei procedimenti sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione;
6. Sostiene
(a) che lo Stato rispondente deve pagare al richiedente, entro tre mesi dalla data in cui la sentenza diviene definitiva in conformità con l’Articolo 44 § 2 della Convenzione EUR 3,500 (tre mila cinquecento euro) a riguardo del danno morale ed EUR 3,400 (tre mila quattrocento euro) a riguardo dei costi e delle spese, da convertire in zloty polacchi al tasso applicabile in data dell’accordo, più qualsiasi tassa che può essere addebitabile;
(b) che dalla scadenza dei tre mesi summenzionati sino ad accordo l’interesse semplice sarà pagabile sugli importi sopra ad un tasso uguale al tasso di prestito marginale della Banca Centrale europea durante il periodo predefinito più tre punti percentuale;
7. Respinge il resto della rivendicazione del richiedente per la soddisfazione equa.
Fatto in inglese, e notificato per iscritto il 22 aprile 2008, facendo seguito all’Articolo 77 §§ 2 e 3 dell’Ordinamento della Corte.
Lorenzo Early Nicolas Bratza
Cancelliere Presidente

Testo Tradotto

Conclusion Preliminary objections dismissed (non-exhaustion of domestic remedies) (Art. 6-1) ; Preliminary objections joined to merits and dismissed (non-exhaustion of domestic remedies, victim) (P1-1) ; Partly inadmissible ; Violation of Art. 6-1 ; No violation of P1-1 ; Pecuniary damage – claim dismissed ; Non-pecuniary damage – award
FOURTH SECTION
CASE OF BENNICH-ZALEWSKI v. POLAND
(Application no. 59857/00)
JUDGMENT
STRASBOURG
22 April 2008
FINAL
22/07/2008
This judgment may be subject to editorial revision.

In the case of Bennich-Zalewski v. Poland,
The European Court of Human Rights (Fourth Section), sitting as a Chamber composed of:
Nicolas Bratza, President,
Lech Garlicki,
Stanislav Pavlovschi,
Ljiljana Mijović,
David Thór Björgvinsson,
Ján Šikuta,
Päivi Hirvelä, judges,
and Lawrence Early, Section Registrar,
Having deliberated in private on 27 March 2008,
Delivers the following judgment, which was adopted on that date:
PROCEDURE
1. The case originated in an application (no. 59857/00) against the Republic of Poland lodged with the European Commission of Human Rights (“the Commission”) on 21 May 1998 under former Article 25 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (“the Convention”) by a Polish national, Mr J. B.-Z. (“the applicant”).
2. The Polish Government (“the Government”) were represented by their Agent, Mr J. Wołąsiewicz of the Ministry of Foreign Affairs. The applicant was represented by Ms A. Z.-G., a lawyer practising in Białystok.
3. The application was transmitted to the Court on 1 November 1998, when Protocol No. 11 to the Convention came into force (Article 5 § 2 of Protocol No. 11).
4. The applicant alleged, in particular, that the length of administrative proceedings which he had instituted in 1991 was unreasonable and contrary to Article 6 of the Convention. He also complained under Article 1 of Protocol No. 1 of the Convention that he had been unable to obtain effective enjoyment of his property rights confirmed by a judicial decision given in 2001.
5. On 28 November 2005 the President of the Section decided to give notice of the application to the Government. Under the provisions of Article 29 § 3 of the Convention, it was decided to examine the merits of the application at the same time as its admissibility.
THE FACTS
I. THE CIRCUMSTANCES OF THE CASE
6. The applicant was born in 1966 and lives in Warsaw.
1. Administrative proceedings
(a) Proceedings in which the applicant sought to have the expropriation decision declared null and void
7. In 1945 a factory owned by the applicant’s legal predecessor was de facto taken over by the State in the context of a countrywide campaign of nationalisation of industry. It was subsequently run by a State-owned enterprise.
8. Pursuant to a decision given on 5 July 1966, the Ministry of Infrastructure stated that the factory and the land on which it was situated had become the property of the State under the provisions of the 1958 Act on Regulation of Legal Status of Properties Managed by the State.
9. In 1991 the applicant’s mother lodged an application with the Ministry of Industry to have the expropriation decision declared null and void under Article 156 of the Code of Administrative Procedure.
10. In March 1994 the applicant’s mother died. The applicant joined the proceedings as her legal successor.
11. In 1996 the Ministry found that it lacked competence to deal with the case and referred it to the Ministry of Construction. In January 1997 the case was referred to the Ministry of Housing as the Ministry of Construction had ceased to exist. In October 1997 that Ministry forwarded the case file to the Ministry of Internal Affairs for a decision.
12. On 27 October 1997 the applicant complained to the Supreme Administrative Court about the failure of the administration to rule on his 1991 application.
13. On 18 January 1997 the Minister of Internal Affairs declared that he was competent to deal with the case.
14. On 22 January 1999 the Supreme Administrative Court, having examined the applicant’s complaint, ordered the Minister of Internal Affairs to issue a decision concerning the case within one month from the date of the service of its judgment.
15. On 27 July 1999 the Minister of Internal Affairs, having gathered various documents concerning the legal status of the property, declared that the 1966 expropriation decision was null and void as it had been given in flagrant breach of the laws applicable to properties de facto taken over by the State.
16. On an unspecified date before August 1999 the State-owned enterprise was transformed into an independent public company, I., the structure and functioning of which were governed by the provisions of the Commercial Code. The State however retained a minority shareholding in the company. In August 1999 the I. company, which was running the factory as the legal successor of the former State-owned enterprise, requested that the case be re-examined. Subsequently, the Ministry summoned the parties to submit their further pleadings and documents.
17. On 17 April 2000 the Minister, having re-examined the case, upheld its previous decision and declared that the expropriation decision was null and void.
18. The public company in possession of the factory requested that the enforcement of this decision be stayed pending the outcome of the proceedings in which it had appealed against the decision of the Minister to the Supreme Administrative Court. On 12 September 2000 the Supreme Administrative Court allowed this request. On 16 November 2000 the applicant’s request to have this decision set aside was dismissed by the same court.
19. On 12 January 2001 the Supreme Administrative Court upheld the decision of 17 April 2000.
(b) Proceedings in which the applicant challenged the transfer of ownership from the State Treasury
20. On 30 November 1992 the Kalisz Governor gave a decision to the effect that from 5 December of that year the ownership of the factory and the right of perpetual use of the land on which it was situated was to be vested in the I. company. On an unspecified later date this hitherto State-owned company changed its status and became an independent public company governed by the Commercial Code and in which the State was a minority shareholder (see also paragraph 16 above).
21. In February 1997 the applicant instituted proceedings in which he sought to have that decision declared null and void.
22. On 7 April 1997 the Kalisz Governor stayed those proceedings, pending the outcome of the administrative proceedings described above.
23. The proceedings were resumed on 11 September 2000.
24. On 17 October 2001 the President of the Office for Housing Matters declared that the 1992 decision was null and void. The company requested that the case be re-examined.
25. On 11 January 2002 the President of the Office for Housing Matters, having reconsidered the case, upheld his earlier decision.
2. Events after the expropriation decision was declared null and void
(a) Proceedings for repossession of the production hall
26. In 1997 the applicant instituted civil proceedings before the Kalisz Regional Court, seeking recovery of possession of the production hall of the factory.
27. On 19 February 1998 the court stayed the proceedings pending the outcome of the administrative case, holding that the outcome of the administrative proceedings in which the lawfulness of the 1966 decision was being examined (see paragraphs 7-19 above) was decisive for any decisions to be taken by a civil court. The applicant appealed. On 1 April 1998 his appeal was dismissed by the Łódź Court of Appeal. The proceedings were later resumed. At a hearing held on 24 October 2000 the court stayed the proceedings again. On 24 April 2001 the court resumed the proceedings. On 22 January 2002 the court, having regard to the parties’ concordant request, stayed the proceedings, with a view to the possibility that they might settle the case.
28. On 1 September 2003 the applicant and other successors of the factory’s former owner submitted a settlement offer to the defendant company. The proceedings were resumed on 9 October 2003 at the defendant’s request.
29. On 7 July 2004 the court adopted a judgment by which it ordered the defendant company to clear the production hall and return it to the applicant. On 1 and 3 September 2004 respectively the defendant company and the applicant appealed against that judgment.
30. On 22 December 2004 the Łódź Court of Appeal quashed the judgment and remitted the case. On 18 August 2005 the defendant company informed the court that on 10 August 2005 it had concluded an agreement with the applicant concerning the settlement of arrears in the payment of compensation for non-contractual use of the property for the period from May 2002 to August 2005. They had agreed that the defendant company would pay the applicant 177,040 Polish zlotys (PLN) in three instalments. In addition, the parties concluded a lease contract valid until 31 December 2007. As the applicant refused to withdraw his case in so far as it concerned the claim for repossession of the production hall, the proceedings were continued. They are currently pending.
(b) The proceedings against the I. company for payment
(i) For February 2001
31. On 10 February 2001 a lawyer representing nine legal successors of the former owner, including the applicant, called on the I. company to pay PLN 18,000 per month for using their property without a contractual basis. On 13 November 2001 the applicant, together with six other legal successors, brought a civil action against the company in the Jarocin District Court, demanding payment for non-contractual use of the property in February 2001.
32. On 12 February 2003 the Jarocin District Court gave judgment. It ordered the defendant company to pay PLN 11,025 plus default interest to the legal successors of the former owner in damages for the use of the property in February 2001. The court observed that the company had been in possession of the factory in bad faith at least since the judgment of the Supreme Administrative Court given in January 2001 (see paragraph 19 above). This judgment was upheld on 25 June 2003 by the Kalisz Regional Court.
(ii) For other periods after February 2001
33. Subsequently, the applicant brought civil actions in the Jarocin District Court, seeking compensation from the Izolacja company for non-contractual use of the property during the following periods: March and April 2001, May and June 2001, July and August 2001, and a number of further similar actions covering the period from May 2002 until March 2005.
34. The Jarocin District Court joined his two first actions and allowed the applicant’s claim on 14 January 2004. Its judgment was upheld on 24 September 2004 by the Kalisz Regional Court.
35. The parties concluded an out-of-court settlement in respect of the third action and the civil proceedings were discontinued. The remaining actions were joined and transferred to the Warsaw-Praga District Court, before which they are currently pending.
(iii) 6 May 1992 – 5 January 2001
36. On 14 October 2004 the applicant brought another civil action in the Jarocin District Court, seeking compensation for the company’s effective enjoyment of ownership from 6 May 1992 to 5 January 2001.
37. On 20 December 2004 his action was dismissed. The court, bearing in mind the presumption of lawfulness of final administrative decisions, considered that in that period the defendant company had been holding the property in question as an independent possessor in good faith. Hence, it was not obliged to pay. This judgment was upheld by the Kalisz Regional Court on 6 May 2005.
(iv) Proceedings for compensation against the State Treasury
38. On 17 April 2003 the applicant requested the Ministry of Internal Affairs to pay him damages for the period during which the State-owned factory had been using his property. He relied on Article 160 of the Code of Administrative Procedure in connection with the decision of 17 April 2000 declaring the 1966 expropriation decision null and void.
39. On 31 March 2004 the Minister for Infrastructure refused to grant compensation to the applicant and the other legal successors. He considered that they had not proved that they had sustained damage as a result of the 1966 expropriation decision, and that no link between the alleged damage and the decision had been shown.
40. On 14 May 2004 the applicant brought a civil action in the Warsaw District Court against the State Treasury, seeking compensation for the damage resulting from the unlawful expropriation decision issued in 1966. He based his claim on Article 417 of the Civil Code. The applicant specified that the damage should be assessed as the difference in the value of the enterprise between 1945 and 2004. He also claimed one-quarter of the profits which the enterprise had made between 1945 and 2003.
41. On 28 February 2005 the Warsaw-Śródmieście District Court dismissed the applicant’s action. It was of the view that the applicant had failed to show that he had suffered damage. It noted that it was open to him to bring a claim for repossession against the company. The only damage that could be examined was the alleged difference in the value of the property on the date when it had been taken over by the State Treasury and the date on which the unlawfulness of the expropriation decision had been recognised. However, it transpired from the evidence submitted by the applicant that the buildings on the property had been modernised by the company. Hence, the value of the property had in fact increased.
42. On 11 April 2005 the judgment, together with its reasoning, was served on the applicant. The applicant did not appeal and on 26 April 2005 the judgment became final.
The factory remains in the possession of the I. company and monthly rent for the lease is paid to the applicant.
II. RELEVANT DOMESTIC LAW
A. Administrative proceedings by which a final administrative decision can be challenged
43. Under Polish law no provisions have been enacted allowing specifically for the redressing of wrongs committed in connection with expropriations effected in the context of agrarian reform. Therefore, no specific legal framework is available, enacted with the purpose of mitigating the effects of certain infringements of property rights.
44. However, it is open to persons whose property was expropriated or their legal successors, to institute, under Article 156 of the Code of Administrative Procedure, administrative proceedings in order to claim that the expropriation decisions should be declared null and void as having been issued contrary to law. In particular, a final administrative decision can be declared null and void at any time if it was issued without a legal basis, or in flagrant violation of law.
45. If the flaw that taints the challenged decision is of a substantive character, i.e. if the decision had been given without a legal basis or in flagrant violation of law, the administrative authority shall declare it null and void.
46. Decisions flawed as a result of lesser procedural shortcomings, listed under items 1, 3, 4 and 7 of Article 156 § 1, such as those given by an authority which lacked competence to issue a decision in a given case, or in a case which had already been decided or addressed to a person not being a party to the proceedings, can only be declared null and void if less than ten years have elapsed from the date on which such decisions were given. In respect of such decisions it is only possible to declare that they were issued contrary to law; the decisions themselves remain valid.
47. A decision to declare the old decision null and void, or a refusal to do so, may ultimately be appealed to the Supreme Administrative Court.
B. Compensation proceedings for damage arising out of an unlawful administrative decision
48. Article 160 of the Code of Administrative Procedure, as applicable at the material time, read in its relevant part:
“A person who has suffered a loss on account of the issuing of a decision in a manner contrary to Article 156 § 1 or on account of the annulment of such a decision shall have a claim for compensation for actual loss, unless he has been responsible for the circumstances mentioned in this provision.”
49. An administrative decision in respect of the compensation claim could be appealed against in a civil court.
C. Length of administrative proceedings
1. Before 30 June 1995
50. Under Article 35 of the Code of Administrative Procedure of 1960, the administration was obliged to deal with cases without undue delay. Simple cases should be dealt without any delay. In cases requiring some enquiry a first-instance decision should be given in no more than one month. In particularly complex cases decisions should be taken within two months.
51. If the decision had not been given within those time limits, a complaint under Article 37 of the Code could be filed with the higher-instance authority, which should fix an additional time limit, establish the persons responsible for the failure to deal with the case within the time-limits, and, if need be, arrange for preventive measures to be adopted in order to prevent further delays.
2. From 30 June 1995 until 1 February 2004
52. In 1995 the Supreme Administrative Court Act was adopted, which entered into force on 1 October 1995. It created further procedures in which a complaint about the administration’s failure to act could be raised.
53. Under Article 17 of that Act, that court was competent to examine complaints about the administration’s inactivity in administrative proceedings in cases referred to in Article 16 of the Act.
54. Pursuant to Article 26 of the Act, if a complaint about the inactivity of an administrative authority was well-founded, the court should oblige the competent authority to give a decision, or to carry out the factual act, or to confer or acknowledge an individual entitlement, right or obligation.
55. On 1 January 2004 the Law on Administrative Courts came into force, which replaced the 1995 Act and established a two-tiered system of appeals against administrative decisions to administrative courts.
THE LAW
I. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 6 § 1 OF THE CONVENTION
56. The applicant alleged a violation of Article 6 § 1 of the Convention, arguing that the administrative proceedings in which he had sought to have the expropriation decision given in 1966 declared null and void had been excessively lengthy.
57. The relevant provisions of Article 6 § 1 read:
“In the determination of his civil rights and obligations …, everyone is entitled to a fair … hearing within a reasonable time by an independent and impartial tribunal …”
A. Admissibility
58. The Government submitted that after 1 October 1995, the date on which the Supreme Administrative Court Act 1995 had entered into force, the applicant could have lodged a complaint with that court about the failure of the ministries dealing with his case to give a decision. They averred that he had not availed himself of this remedy.
59. The Court notes that on 27 October 1997 the applicant complained to the Supreme Administrative Court about the failure of the administrative authorities to rule on his 1991 application. A relevant judgment was given by that court on 22 January 1999 (see paragraph 14 above).
60. Therefore, the Court considers that the applicant has exhausted domestic remedies as required by Article 35 § 1 of the Convention.
61. It follows that the Government’s preliminary objection must be dismissed. The Court notes that this complaint is not manifestly ill-founded within the meaning of Article 35 § 3 of the Convention. It further notes that it is not inadmissible on any other grounds. It must therefore be declared admissible.
B. Merits
1. Period to be taken into consideration
62. The Court notes that the proceedings began in 1991 and ended on 12 January 2001, when the Supreme Administrative Court gave its judgment (see paragraph 19 above). They therefore lasted ten years, of which seven years and eight months fall within the Court’s temporal jurisdiction, Poland having recognised the right of individual petition as from 1 May 1993. Given its jurisdiction ratione temporis, the Court can only consider the period which has elapsed since 1 May 1993, although it will have regard to the stage reached in the proceedings on that date (see, among other authorities, Zwierzyński v. Poland, no. 30210/96, § 123, ECHR 2000-XI).
2. Reasonableness of the length of the proceedings
63. The Government argued that the case had been complex as to both the facts and the law; that what had been at stake for the applicant had been of a purely pecuniary character; and that the authorities had shown appropriate diligence when dealing with the case. The applicant disagreed.
64. The Court reiterates that the reasonableness of the length of proceedings must be assessed in the light of the circumstances of the case and with reference to the following criteria: the complexity of the case, the conduct of the applicant and the relevant authorities and what was at stake for the applicant in the dispute (see, among many other authorities, Frydlender v. France [GC], no. 30979/96, § 43, ECHR 2000-VII, and Beller v. Poland, no. 51837/99, § 67, 1 February 2005).
65. The Court has frequently found violations of Article 6 § 1 of the Convention in cases raising issues similar to the one in the present case (see Frydlender, cited above).
66. Having examined all the material submitted to it, the Court considers that the Government have not put forward any fact or argument capable of persuading it to reach a different conclusion in the present case. The Court further notes that the proceedings, instituted on an unspecified date in 1991, remained practically dormant from 1991 to 1997, when the applicant availed himself of the procedure provided for by the Code of Administrative Procedure and complained to the Supreme Administrative Court about the failure of the administration to rule on his application. That court, by its judgment of 22 January 1999, obliged the administrative authorities to give a decision within two months. This judgment was not complied with as the relevant administrative decision was ultimately given on 27 July 1999.
67. Having regard to its case-law on the subject, the Court considers that in the instant case the length of the proceedings was excessive and failed to meet the “reasonable time” requirement.
68. There has accordingly been a breach of Article 6 § 1.
II. OTHER ALLEGED VIOLATIONS OF ARTICLE 6 § 1 OF THE CONVENTION
69. The applicant further complained that he had been deprived of the right of access to a court in that in 1998 the civil court had stayed the civil proceedings in which he had sought recovery of possession of the factory pending the outcome of the administrative case.
70. The Court is of the view that the fact that the civil court stayed the proceedings pending the outcome of the administrative case, which was aimed at the determination of the ownership of the property and was therefore of crucial relevance to the outcome of the civil case, does not amount to a breach of the right of access to a court. It further observes that the civil proceedings were resumed after the Supreme Administrative Court had given its judgment on 12 January 2001.
71. It follows that this complaint is manifestly ill-founded and must be rejected in accordance with Article 35 §§ 3 and 4 of the Convention.
III. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 1 OF PROTOCOL No. 1 TO THE CONVENTION
72. The applicant complained that despite the fact that in 2001 he had obtained a judgment by which the expropriation decision had been declared null and void, the State had not taken sufficient steps to enable him to obtain effective enjoyment of his property rights in respect of the property concerned. He relied on Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention, which reads:
“Every natural or legal person is entitled to the peaceful enjoyment of his possessions. No one shall be deprived of his possessions except in the public interest and subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law.
The preceding provisions shall not, however, in any way impair the right of a State to enforce such laws as it deems necessary to control the use of property in accordance with the general interest or to secure the payment of taxes or other contributions or penalties.”
A. Admissibility
1. Incompatibility ratione temporis with the provisions of the Convention
73. The Government submitted that the alleged violation of the applicant’s property rights had originated in the decisions given in 1966 and 1992. The application was therefore incompatible ratione temporis with the provisions of the Convention because the alleged violation had taken place before 10 October 1994, the date on which Poland had ratified Protocol No. 1 to the Convention. The applicant disagreed.
74. The Court’s jurisdiction ratione temporis covers only the period after the date of ratification of the Convention or its Protocols by the respondent State. From the ratification date onwards, all the State’s alleged acts and omissions must conform to the Convention or its Protocols and subsequent facts fall within the Court’s jurisdiction even where they are merely extensions of an already existing situation (see, for example, Almeida Garrett, Mascarenhas Falcão and Others v. Portugal, nos. 29813/96 and 30229/96, § 43, ECHR 2000-I). Accordingly, the Court is competent to examine the facts of the present case as to their compatibility with the Convention only in so far as they occurred after 10 October 1994, the date of ratification of Protocol No. 1 by Poland. It may, however, have regard to the facts prior to ratification inasmuch as they could be considered to have created a situation extending beyond that date or may be relevant for the understanding of facts occurring after that date (see Hutten-Czapska v. Poland [GC], no. 35014/97, §§ 147-153, ECHR 2006-…).
75. The Court further observes that the applicant’s complaint is not directed against the 1966 expropriation decision as such, nor against the 1992 decision to transfer the ownership from the State Treasury to the I. company. It rather relates to the applicant’s alleged difficulties in obtaining practical recognition of the legal effects of the decision of 1999, confirmed in 2001 by the Supreme Administrative Court, that the expropriation had been unlawful. The Government’s plea of inadmissibility on the ground of lack of jurisdiction ratione temporis must accordingly be dismissed.
2. Incompatibility ratione personae with the provisions of the Convention
76. The Government submitted that the applicant could not claim to be a victim of a breach of the Convention since he had already obtained satisfaction within the domestic system. He had obtained full redress for any delay in having the possession of the property restored to him by the I. company. Under the lease contract which he had concluded with that company, he had recovered independent possession of the property on 1 September 2005 and had agreed to grant dependent possession to the I. company. Additionally, he had obtained compensation for the period after January 2001 during which he had been deprived of the use of his property.
The applicant disagreed.
77. The Court considers that the Government’s objection is closely linked to the substance of the applicant’s complaint under Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention. Its examination should therefore be joined to the merits of the case.
3. Exhaustion of domestic remedies
78. The Government argued that the applicant had failed to exhaust the relevant domestic remedies. He had not brought a civil action against the I. company for repossession of the entire property. He had only sought repossession in respect of the production hall. The applicant had not brought an action for compensation in respect of the period starting from 1 April 2005. He had never sought reimbursement from the company of the taxes due for the real estate. He had not instituted proceedings to have the ownership entry in the relevant land register updated, following the judgment of January 2001, as the applicable laws obliged him to do. Likewise, the applicant had failed to appeal against the judgment of 28 February 2005 dismissing his action for compensation against the State Treasury for damage allegedly sustained between 1945 and 2003 (see paragraph 42 above). It was also open to him to claim compensation from the State Treasury under Article 417 of the Civil Code for the alleged damage, if any, caused to him by the fact that he had not been able to recover possession of his property after January 2001.
As to the administrative remedies, the applicant had failed to institute proceedings under Article 160 of the Code of Administrative Procedure as applicable at the material time, which made it possible to seek compensation for damage caused by the administrative decision which had subsequently been declared null and void.
79. The applicant disagreed. He submitted that the legal avenues indicated by the Government had been time-consuming, costly and had not offered any guarantee that all his claims arising from the unlawful expropriation would be satisfied. As a result, the burden of ensuring that the legal effects of the expropriation decision were eradicated in practice had fallen entirely on the applicant.
80. The Court notes that insofar as the applicant complains about the fact that he did not receive compensation from the State Treasury for the period during which the State-owned company had been using his property, he failed to appeal against the judgment of the Warsaw-Sródmieście District Court of 28 February 2005 (see paragraphs 38-42 above). It has not been argued or shown that under the applicable domestic law an appeal would not have offered reasonable prospects of success. However, in the circumstances of the applicant’s case the Court considers that it does not have to decide on this issue at this stage for the following reasons.
The essence of the applicant’s grievance is the failure of the domestic legal system to secure his enjoyment of his rights which were ultimately vindicated by the Supreme Administrative Court’s judgment of 12 January 2001. Whether that contention is borne out by the facts is a question to be resolved on the merits, taking into account the means of redress available to the applicant, the scope of the State’s obligations in this context and the response given at the domestic level to the applicant’s use of remedies. These matters are more appropriately addressed in an overall analysis. Accordingly, and as with the Government’s challenge to the applicant’s victim status, the issues raised by their non-exhaustion arguments should be joined to the merits of the case.
81. In conclusion, the Court notes that this complaint is not manifestly ill-founded within the meaning of Article 35 § 3 of the Convention. It further notes that it is not inadmissible on any other grounds. It must therefore be declared admissible.
B. Merits
1. The parties’ submissions
82. The Government submitted that the relevant administrative decisions and the judgment of the Supreme Administrative Court in the applicant’s case did not impose any obligations on the public authorities, such as an obligation to physically deliver the property to the owners. The only, albeit essential, result of the administrative decision adopted by the Minister for Internal Affairs on 17 April 2000, which was later upheld by the Supreme Administrative Court, had been to declare that the expropriation decision was null and void. This decision had had a declaratory character. It had not imposed on the State any obligations to take any practical steps in respect of the property concerned. Nor had it lent itself to any active enforcement measures to be taken under the provisions governing administrative enforcement procedure (“the 1966 Act”). This Act applied only to measures aiming to ensure implementation of public-law obligations by way of concrete steps to be pursued by the administrative authorities.
83. The Government further submitted that on no occasion had the public authorities refused to comply with the judgment of 12 January 2001. Following this judgment, the administrative decision declaring the expropriation null and void had become final and had produced immediate effects on the civil rights and obligations of the persons concerned. In particular, the applicant and other legal successors had regained the unchallenged ownership of the property. By the same token, the State Treasury and the defendant company had lost their ownership. Since then the applicant’s legal title to the property had been recognised by all domestic authorities. The courts, in their civil judgments concerning various cases brought by the applicant after 12 January 2001 in connection with the property, had accepted his ownership as a given.
84. On the strength of this judgment all third parties had been obliged to respect his ownership and not interfere with it. The rights and obligations stemming from the applicant’s ownership had clearly been of a civil character and the civil courts had had jurisdiction to resolve any disputes arising in connection with their exercise. No legal provision had reserved the competence to deal with such disputes to the administrative authorities.
85. The State Treasury, which under the 1966 decision had been regarded as the owner until 2001, had not been a party to the civil-law disputes between the applicant and I. company. From August 1999 at the latest I., a public company, had been a legal entity separate from the State Treasury and the latter had not been liable in respect of any obligations contracted by the former. The State Treasury had not had in this connection any legal means at its disposal to influence the outcome of the civil proceedings between the applicant and the company. The State Treasury had possessed shares in the company, but as it was a minority shareholder, even its indirect influence on the company’s organs, through the normal voting mechanisms applicable to public companies, had not offered any certainty of success.
86. The applicant stressed that as a result of the judgment of January 2001 the expropriation decision had ultimately become null and void. However, no administrative procedure had been available for ensuring compliance with that judgment. The judgment should have automatically restored physical possession of the factory to the applicant. Notwithstanding, it had fallen entirely to the applicant to pursue legal remedies capable of improving his situation and to ensure that possession of the factory was indeed restored to him. This had made it necessary for him to bear considerable legal costs, if only in court fees. Such an obligation had imposed on the applicant a considerable burden from which he should have been released by the active efforts of the public authorities, not by his own efforts.
87. The applicant further stressed that in 1992 the authorities had issued a decision to transfer the ownership from the State Treasury to the company, even though they had been aware that the administrative proceedings in which he had sought to have the legal title to the property restored to him were already pending. This was contrary to the principle that in administrative proceedings the State should act in such a way as to strengthen the citizen’s confidence in the fairness of such proceedings.
2. The Court’s assessment
a. General principles
88. The Court first reiterates that Article 1 of Protocol No. 1 contains three distinct rules. They have been described thus (in James and Others v. the United Kingdom, judgment of 21 February 1986, Series A no. 98, pp. 29-30, § 37; see also, 31524/96, § 51, ECHR 2000-VI):
“The first rule, set out in the first sentence of the first paragraph, is of a general nature and enunciates the principle of the peaceful enjoyment of property; the second rule, contained in the second sentence of the first paragraph, covers deprivation of possessions and subjects it to certain conditions; the third rule, stated in the second paragraph, recognises that the Contracting States are entitled, amongst other things, to control the use of property in accordance with the general interest … The three rules are not, however, ‘distinct’ in the sense of being unconnected. The second and third rules are concerned with particular instances of interference with the right to peaceful enjoyment of property and should therefore be construed in the light of the general principle enunciated in the first rule.”
b. Whether there was a possession
89. The Court points out that the concept of “possessions” in Article 1 of Protocol No. 1 has an autonomous meaning (see Beyeler v. Italy [GC], no. 33202/96, § 100, ECHR 2000-I). Consequently, the issue that needs to be examined first is whether the circumstances of the case, considered as a whole, conferred on the applicant a substantive interest protected by Article 1 of Protocol No. 1.
90. In this connection, the Court notes that the applicant’s complaint is focused on the inability to enjoy what he perceives as his rights protected by Article 1 of Protocol No. 1. This inability has resulted from the fact that after the judgment of the Supreme Administrative Court given on 12 January 2001, he had to take further proceedings in order to be able to effectively enjoy his rights originating in this judgment (see paragraph 86 above).
The Court notes that the Supreme Administrative Court declared the expropriation decision null and void. Under the provisions of the Polish law such a decision gives rise, on the part of former owners or their legal successors, to a right to have the property restored to him or her, or, failing that, to a right to compensation. Hence, the decision to set aside the final expropriation decision had consequences for the applicant which should be regarded as conferring on him a proprietary interest falling within the ambit of possessions within the meaning of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention.
c. Compliance with the requirements of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention
91. The Court reiterates that by virtue of Article 1 of the Convention, each Contracting Party “shall secure to everyone within [its] jurisdiction the rights and freedoms defined in … [the] Convention”. The obligation to secure the effective exercise of the rights defined in that instrument may result in positive obligations for the State (see, among other authorities, X and Y v. Netherlands, judgment of 26 March 1985, Series A no. 91, p. 11, §§ 22-23). In such circumstances, the State cannot simply remain passive and “there is … no room to distinguish between acts and omissions” (see, mutatis mutandis, Airey v. Ireland, judgment of 9 October 1979, Series A no. 32, p. 14, § 25).
92. As regards the right guaranteed by Article 1 of Protocol No. 1, such positive obligations may entail certain measures necessary to protect the right to property (see, among other authorities and mutatis mutandis, López Ostra v. Spain, judgment of 9 December 1994, Series A no. 303-C, p. 55, § 55), even in cases involving litigation between private individuals or companies (see Anheuser-Busch Inc. v. Portugal [GC], no. 73049/01, § 83, ECHR 2007-… and Sovtransavto Holding v. Ukraine, no. 48553/99, § 96, ECHR 2002-VII).
93. The Court observes that the applicant’s complaint does not relate to a simple failure on the part of the State to conduct enforcement proceedings in respect of a final judicial decision given against it in the applicant’s favour (in respect of which obligation, see Prodan v. Moldova, no. 49806/99, ECHR 2004-III (extracts) and Lupacescu and Others v. Moldova, nos. 3417/02, 5994/02, 28365/02, 5742/03, 8693/03, 31976/03, 13681/03, and 32759/03, 21 March 2006). Rather, it is tantamount to saying that it was left to him to take such measures as would have made it possible for him to fully enjoy the economic advantages arising out of his rights originating in the judgment of the Supreme Administrative Court given in 2001.
The Court notes that the property in question, a factory, was not held by any public authority either when the judgment of the Supreme Administrative Court was given in 2001, or at any later time (contrast Zwierzyński v. Poland, cited above, § 67, ECHR 2001-VI). It was held by the I. company, the legal successor of the former State-owned enterprise which had previously owned and run the factory. Even if the State retained a minority of the shares in the company, it nevertheless enjoyed, as pointed out by the Government (see paragraph 85 above), complete operational and financial autonomy and was governed by the provisions of the Commercial Code (see paragraphs 16 and 28 above).
94. The Court observes that the status of the company has a bearing on the nature of the State’s obligations under Article 1 of Protocol No. 1. In particular, having regard to the institutional and operational independence of the I. company from the State, the latter must be taken to be absolved from responsibility under the Convention for that company’s acts and omissions. For the Court, the State’s obligation in the circumstances of this case is confined to ensuring an effective enforcement of the decision declaring the expropriation null and void, by having in place a legal framework making it possible for the applicant to recover possession of his property and to settle claims arising between him and the private-law entity, the I. company, which was in possession of the property at the time of the impugned decision (see, mutatis mutandis, Sovtransavto Holding v. Ukraine, cited above, § 96).
95. In this context, the Court acknowledges that difficult legal issues may arise in connection with legal proceedings pursued in order to remedy infringements of the right to the peaceful enjoyment of possessions committed in the past by the communist authorities (Jahn and Others v. Germany [GC], nos. 46720/99, 72203/01 and 72552/01, ECHR 2005-VI, mutatis mutandis).
96. It observes that in the situation concerned in the present case, after a State-owned enterprise had been running the factory for a long period of time and incurring expenditure to maintain it, a complex legal situation involving reciprocal claims arose between the applicant as the former owner and the I. company which is the legal successor of this enterprise. The Court notes that under domestic law, it was open to the applicant to have recourse to various types of proceedings in order to have the 2001 judgment implemented in practice and, in particular, to have these complex claims and counterclaims determined by the courts. The applicant had recourse to them, firstly by instituting several sets of proceedings in which he sought damages from the enterprise for the use of the property after the expropriation decision had been declared null and void in 2001. The courts ruled in his favour in two of these sets of proceedings and awarded damages to him. The Court further notes that the applicant also successfully instituted proceedings in which he sought to have possession of the factory returned to him. Furthermore, it was open to him to claim damages for the period during which the State Treasury had been using his property. The first-instance court dismissed his claim. It was open to the applicant to lodge an appeal, but he failed to do so (see paragraphs 38- 42 above).
It is further to be observed that there was no impediment under domestic law to the negotiation of private contractual arrangements between the applicant and the I. company regarding the lease of the property to the latter. In fact such a contract was successfully concluded between the parties (see paragraph 30 above).
97. Hence, the domestic law provided an effective framework of a judicial character by which the applicant could seek to have the economic value of his rights arising out of the Supreme Administrative Court’s judgment of 12 January 2001 recognised in practice.
98. Having regard to the circumstances of the case seen as a whole, the Court is of the view that the State has not failed to comply with its obligation to secure to the applicant the effective enjoyment of his rights guaranteed by Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention. On that account, the Court finds that it unnecessary to rule on the Government’s preliminary objections relating to victim status and non-exhaustion of domestic remedies (see paragraph 80 above, in fine)
Therefore, there has been no violation of Article 1 of that provision.
IV. OTHER ALLEGED VIOLATIONS OF ARTICLE 1 OF PROTOCOL No. 1 TO THE CONVENTION
99. The applicant complained that the length of the proceedings in which he had sought to have the expropriation decision declared null and void amounted to a breach of Article 1 of Protocol No. 1.
100. The applicant complained that he could not seek compensation for the damage he had suffered as a result of the protracted length of the restitution proceedings.
101. The Court notes that this complaint is linked to the one examined above and must therefore likewise be declared admissible.
102. The Court considers that this complaint under Article 1 of Protocol No. 1 complaint does not give rise to any issue separate from the one which has already been examined under Article 6 of the Convention (see, for example, Zanghì v. Italy, judgment of 19 February 1991, Series A no. 194-C, § 23, and Di Pede v. Italy, judgment of 26 September 1996, Reports of Judgments and Decisions 1996-IV, p. 17, § 35).
V. APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
103. Article 41 of the Convention provides:
“If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.”
A. Damage
104. The applicant claimed 50,000 Polish zlotys (PLN) in respect of the pecuniary and non-pecuniary damage resulting from the breach of Article 6 § 1 of the Convention. He further claimed PLN 271,800 for pecuniary damage and PLN 40,000 for non-pecuniary damage in connection with the breach of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention.
105. The Government contested the claim for pecuniary damage as being exorbitant.
106. The Court does not discern any causal link between the violation found and the pecuniary damage alleged; it therefore dismisses this claim. On the other hand, it awards the applicant 3,500 euros (EUR) in respect of the non-pecuniary damage sustained in connection with the violation of the right to a hearing within a reasonable time.
B. Costs and expenses
107. The applicant also claimed EUR 3,400, referring to relevant invoices he submitted, for the costs and expenses incurred before the Court.
108. The Government did not express an opinion on the matter.
109. According to the Court’s case-law, an applicant is entitled to reimbursement of his costs and expenses only in so far as it has been shown that these have been actually and necessarily incurred and were reasonable as to quantum. In the present case, regard being had to the information in its possession and the above criteria, the Court awards the applicant’s claim in full.
C. Default interest
110. The Court considers it appropriate that the default interest should be based on the marginal lending rate of the European Central Bank, to which should be added three percentage points.
FOR THESE REASONS, THE COURT UNANIMOUSLY
1. Joins to the merits the Government’s preliminary objections concerning non-exhaustion of domestic remedies and the applicant’s victim status in respect of the complaint under Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention and dismisses the remaining objection;
2. Declares the complaints concerning the excessive length of administrative proceedings and the alleged failure to secure the applicant’s right to the peaceful enjoyment of his possessions as confirmed by the judgment of the Supreme Administrative Court of 12 January 2001 admissible, and the remainder of the application inadmissible;
3. Holds that there has been a violation of Article 6 § 1 of the Convention;
4. Holds that there has been no violation of Article 1 of Protocol No. 1 of the Convention and finds that it is not necessary to rule on the Government’s above-mentioned preliminary objections;
5. Holds that there is no need to examine separately the complaint concerning the length of the proceedings under Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention;
6. Holds
(a) that the respondent State is to pay the applicant, within three months from the date on which the judgment becomes final in accordance with Article 44 § 2 of the Convention, EUR 3,500 (three thousand five hundred euros) in respect of non-pecuniary damage and EUR 3,400 (three thousand four hundred euros) in respect of costs and expenses, to be converted into Polish zlotys at the rate applicable at the date of settlement, plus any tax that may be chargeable;
(b) that from the expiry of the above-mentioned three months until settlement simple interest shall be payable on the above amounts at a rate equal to the marginal lending rate of the European Central Bank during the default period plus three percentage points;
7. Dismisses the remainder of the applicant’s claim for just satisfaction.
Done in English, and notified in writing on 22 April 2008, pursuant to Rule 77 §§ 2 and 3 of the Rules of Court.
Lawrence Early Nicolas Bratza
Registrar President

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