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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF BENET CZECH, SPOL. S R.O. v. THE CZECH REPUBLIC

Tipologia: Sentenza
Importanza: 2
Articoli: 35, P1-1
Numero: 31555/05/2010
Stato: Repubblica Ceca
Data: 2010-10-21 00:00:00
Organo: Sezione Quinta
Testo Originale

Conclusione Nessuna Violazione di P1-1
QUINTA SEZIONE
CAUSA BENET CZECH, SPOL. S R.O. C. REPUBBLICA CECA
(Richiesta n. 31555/05)
SENTENZA
STRASBOURG
21 ottobre 2010
Questa sentenza diverrà definitiva nelle circostanze esposte nell’ Articolo 44 § 2 della Convenzione. Può essere soggetta a revisione editoriale.

Nella causa Benet Czech, spol. s r.o. c. Repubblica ceca,
La Corte europea dei Diritti umani (quinta Sezione), riunendosi in una Camera, composta da:
Pari Lorenzen, Presidente, Renate Jaeger Karel Jungwiert, Rait Maruste il Mark Villiger, Isabelle Berro-Lefèvre, Zdravka Kalaydjieva, giudici,
e Claudia Westerdiek, Cancelliere di Sezione,
Avendo deliberato in privato il 28 settembre 2010,
Consegna la seguente sentenza che fu adottata in quella data:
PROCEDURA
1. La causa nacque da una richiesta (n. 31555/05) contro la Repubblica ceca depositata presso la Corte sotto l’Articolo 34 della Convenzione per la Protezione dei Diritti umani e delle Libertà Fondamentali (“la Convenzione”) da una società ceca, B. c., spol. s r.o. (“la società richiedente”), il 26 agosto 2005.
2. La società richiedentefu rappresentata dal Sig. P. K., un avvocato che pratica a Praga. Il Governo ceco (“il Governo”) fu rappresentato dal suo Agente, il Sig. V.A. Schorm, del Ministero della Giustizia.
3. La società richiedente addusse una violazione del suo diritto alla proprietà sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione.
4. Il 10 settembre 2007 il Presidente della quinta Sezione decise di dare avviso della richiesta al Governo. Fu deciso anche di esaminare i meriti della richiesta allo stesso tempo della sua ammissibilità (Articolo 29 § 1).
I FATTI
I. LE CIRCOSTANZE DELLA CAUSA
5. Il richiedente, B. c., spol. s r.o., è una società a responsabilità limitata incorporata sotto la legge ceca con sede registrata a Praga.
6. Nell’ aprile 2001 dei procedimenti penali furono avviati contro il Sig. B. che era direttore della società richiedente sino al luglio 2001 e il suo solo azionista sino all’ ottobre 2008, su sospetto di avere commesso evasione fiscale (zkrácení daně, poplatku un platby di povinné di jiné). Secondo il Governo il danno causato allo Stato eccedeva CZK 200,000,000 (EUR 8,000,000). Il Sig. B fu sostituito come direttore ed azionista dalla Sig.ra B.
7. Il 13 settembre 2001 le autorità perseguenti presero CZK 8,861,401.13 (EUR 319,942) ed USD 41,677.80 (EUR 29,769) depositati sui conti bancari della società richiedente sul sospetto che questi beni rappresentavano i profitti delle attività criminali del Sig. B. .
8. Il Sig. B. fu perseguito per atti che non erano collegati agli affari perseguiti dalla società richiedente. Il4 giugno 2009 il Sig. B. fu assolto dalla Corte Municipale Praga (městský soud), ed il 30 aprile 2010 l’Alta Corte di Praga (vrchní soud) sostenne la sentenza. Durante l’indagine le autorità giudiziarie, inter alia, raccolsero 100,000 pagine di prove documentarie, intervistarono circa cento testimoni, incluse persone senza casa con domicilio ignoto i cui nomi erano stati presumibilmente usati dall’accusato in operazioni fittizie per evadere dogane e altri doveri, e richiese assistenza legale dalle autorità competenti di 16 paesi.
9. Il 15 novembre 2002 la società richiedente richiese che la confisca venisse tolta. La sua richiesta fu respinta dall’Alto Accusatore di Praga (zástupce di státní di vrchní) il 17 marzo 2003. Nella sua prospettiva, l’indagine confermava finora, che c’era un ragionevole sospetto che i beni rappresentavano i profitti delle presunte attività criminali del Sig. B. ‘ s.
10. La società richiedente fece ricorso presso l’Alta Corte di Praga che respinse la sua azione di reclamo il 2 luglio 2003.
11. Il 19 settembre 2003 la società richiedente depositò un ricorso costituzionale (ústavní stížnost) in cui addusse che il ragionamento della decisione dell’Alta Corte era insufficiente. Si lamentò inoltre della lunghezza eccessiva della confisca dei suoi beni.
12. Il 23 febbraio 2005 la Corte Costituzionale (soud di Ústavní) dichiarò il ricorso costituzionale della società richiedente inammissibile come manifestamente mal-fondato. Sostenne che la confisca prolungata ed ingiustificata dei beni poteva in principio costituire un’interferenza sproporzionata con i diritti di proprietà. Ciononostante non trovò che la confisca che era durata più di tre anni a quella data era, nelle circostanze della causa, sproporzionata. Trovò le decisioni impugnate non essere né arbitrarie né in qualsiasi altro modo incostituzionali. La decisione fu notificata all’avvocato della società richiedente il 28 febbraio 2005.
Sviluppi susseguenti
13. Il 9 ottobre 2006 l’ Alto Accusatore di Praga respinse un’ulteriore richiesta della società richiedente di togliere la confisca, almeno in parte. L’ Alta Corte di Praga (vrchní soud) sostenne la decisione del 21 novembre 2006. Il 30 gennaio 2008 la Corte Costituzionale, comunque annullò questa decisione trovando una violazione del diritto della società richiedente alla proprietà. La corte sostenne che la lunghezza della confisca, più di sei anni, era già irragionevole il che disgregava l’equilibrio equo fra l’interesse generale della lotta contro il crimine grave e la protezione dei diritti della società richiedente. Di conseguenza l’ 11 marzo 2008 l’Alto Accusatore di Praga tolse pienamente la confisca dei conti bancari della società richiedente.
II. DIRITTO NAZIONALE ATTINENTE
Codice di Diritto Penle (Atto n. 141/1961) come in vigore al tempo attinente
14. Facendo seguito all’ Articolo 9, le autorità giudiziarie valuteranno le loro proprie questioni pregiudiziali che sorgono in corso dei procedimenti; se una decisione vincolante e definitiva su tale problema fosse già stata adottata da una corte o da un’altra autorità Statale, le autorità giudiziarie saranno vincolate a questa a meno che non riguardi una questione di capo di accusa.
15. L’Articolo 42 prevede i diritti di una persona interessata. Secondo questo a chiunque la cui proprietà fu sequestrata, o dovrebbe essere sequestrata facendo seguito ad un’istanza, deve essere data l’opportunità di fare commenti sul determinato caso, può frequentare un’udienza, sollevare le proprie istanze, consultare l’archivio della causa all’interno del significato dell’ Articolo 65, e introdurre ricorsi previsti da questa legge.
16. L’ Articolo 79a prevede una confisca degli strumenti finanziari depositati su un conto bancario. Sotto il paragrafo 1, se i fatti indicano che gli strumenti finanziari su un conto bancario sono destinati alla perpetrazione di un crimine, o sono già stati usati per simile fine, o rappresentano il profitto di attività criminali, al presidente di una camera e all’ accusatore o all’autorità di polizia allo stadio di pre- processuale dei procedimenti penali, vengono conferiti i poteri per sequestrarli.
17. Facendo seguito all’ Articolo 79a(3), l’autorità Statale elencata nel paragrafo (1) toglie o riduce la confisca se tale misura non è più necessario, o non è necessaria mantenerla all’importo determinato.
18. Sotto l’Articolo 79a(4) il proprietario di un conto bancario i cui beni vengono sequestrati, ha diritto a richiedere in qualsiasi tempo che la confisca venga tolta o ridotta. Una decisione su tale richiesta deve essere data senza ritardo. Se la richiesta viene respinta, il proprietario del conto bancario può depositare una nuova richiesta che non contiene nuove ragioni non al più presto di 14 giorni dopo che il proscioglimento è divenuto definitivo.
19. L’Articolo 79a(5) prevede che si può fare ricorso alle decisioni adottate facendo seguito ai paragrafi (1), (3) e (4) con un’azione di reclamo.
LA LEGGE
20. La società richiedente si lamentò che la confisca dei suoi beni finanziari depositati sui suoi conti bancari aveva infranto i suoi diritti di proprietà, in violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 che enuncia:
“Ogni persona fisica o giuridica è abilitata al godimento pacifico delle sue proprietà. Nessuno sarà privato delle sue proprietà eccetto che nell’interesse pubblico e soggetto alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali di diritto internazionale.
Comunque, le disposizioni precedenti non possono in qualsiasi modo danneggiare il diritto di un Stato ad eseguire simili leggi come ritiene necessario per controllare l’uso di proprietà in conformità con l’interesse generale o assicurare il pagamento di tasse o gli altri contributi o sanzioni penali.”
21. Il Governo contestò questo argomento.
A. Ammissibilità
22. Il Governo presentò che la richiesta era prematura poiché c’era un ricorso costituzionale della società richiedente riguardo alla confisca pendente di fronte alla Corte Costituzionale al tempo del deposito.
23. La società richiedente contestò questo argomento.
24. La Corte reitera che le sole vie di ricorso che un richiedente è costretto ad esaurire sono quelle che si riferiscono alle violazioni addotte e che sono allo stesso tempo disponibili e sufficienti. L’esistenza di simile via di ricorso non solo deve essere sufficientemente sicura in teoria ma anche in pratica, in mancanza di ciò le mancheranno l’accessibilità richiesta e l’efficacia. Un richiedente che ha esaurito una via di ricorso che è evidentemente effettiva e sufficiente non può essere costretto anche inoltre, ad esaurirne altre che erano disponibili ma che probabilmente non avevano nessuna probabilità di successo (vedere T.W. c. Malta [GC], n. 25644/94, § 34 del 29 aprile 1999).
25. La Corte nota che riguardo alla confisca e alla sua lunghezza al 23 febbraio 2005, la società richiedente intraprese le naturali vie di ricorso a riguardo di una confisca, vale a dire che ha chiesto che venisse tolta la confisca, e ha perseguito i susseguenti rifiuti delle corti, in conformità con gli articoli del diritto nazionale sulla Corte Costituzionale. In questa misura, la società richiedente ha esaurito le vie di ricorso nazionali. Riguardo alla confisca che si è prolungata oltre questa data, la Corte nota che la società richiedente richiese di nuovo alla’accusatore di togliere la confisca, e di nuovo perseguì i rifiuti delle corti. Le azioni di reclamo della società richiedente a riguardo di questo periodo sono state registrate sotto la richiesta n. 38333/06, e non devono essere considerate nella presente richiesta.
26. La Corte respinge perciò l’eccezione del Governo per cui la società richiedente non ha esaurito le vie di ricorso nazionali.
27. La Corte nota che la richiesta non è manifestamente mal-fondata all’interno del significato dell’Articolo 35 § 3 della Convenzione. Nota inoltre che non è inammissibile per qualsiasi altro motivo. Deve essere dichiarata perciò ammissibile.
B. Meriti
28. La società richiedente rivendicò nella presente richiesta che la confisca dei suoi beni depositati su suoi conti bancari era irragionevolmente lunga, che c’erano ritardi irragionevoli nell’indagine da parte delle autorità e che le autorità non avevano presentato nessuna prova che giustificasse la confisca.
29. Il Governo ammise che c’era stata un’interferenza coi diritti di proprietà della società richiedente ma sostenne che era necessario per la lotta efficace contro la malavita ed era proporzionata a quello scopo. Il Governo si riferì in particolare alla possibilità della società richiedente in qualsiasi tempo a richiedere alle autorità e alle corti, di terminare la confisca e sostenne che la lunghezza della confisca si era resa necessaria per la complessità e l’ampiezza dell’indagine.
30. La Corte richiama che l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 che garantisce in sostanza il diritto di proprietà comprende tre articoli distinti. Il primo che è espresso nella prima frase del primo paragrafo ed è di natura generale, fissa il principio del godimento tranquillo della proprietà. Il secondo articolo, nella seconda frase dello stesso paragrafo copre la privazione della proprietà e la sottopone a certe condizioni. Il terzo, contenuto nel secondo paragrafo riconosce che agli Stati Contraenti viene concesso, fra le altre cose, di controllare l’uso della proprietà in conformità con l’interesse generale. Il secondo e terzo articolo riguardano i particolari casi di interferenza col diritto al godimento tranquillo della proprietà e devono essere costruiti alla luce del principio generale posto dal primo articolo (vedere Immobiliare Saffi c. Italia [GC], n. 22774/93, § 44 ECHR 1999-V).
31. La società richiedente non specificò quale articolo avrebbe dovuto essere usato. Il Governo sostenne che la confisca era giustificata sotto il terzo articolo.
32. La Corte nota che la confisca aveva l’effetto che la società richiedente non poteva utilizzare le parti attinenti dei suoi conti bancari. Di conseguenza, la Corte si confà col Governo che la confisca costituì un controllo dell’uso di proprietà e che il paragrafo 2 dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 è applicabile (vedere Atanasov ed Ovcharov c. Bulgaria, n. 61596/00, § 74 del 17 gennaio 2008).
33. La Corte reitera che qualsiasi controllo dell’uso di proprietà da parte di un’autorità pubblica dovrebbe essere legale (vedere Iatridis c. Grecia [GC], n. 31107/96, § 58 ECHR 1999-II) ed intraprendere uno scopo legittimo (vedere Immobiliare Saffi, citata sopra, § 48).
34. La Corte non ha nessuna ragione di dubitare che l’interferenza di cui ci si lamenta era in conformità con legge ceca poiché aveva una base chiara nel Codice di Diritto Penale, in particolare l’Articolo 79a a riguardo. Similmente, la Corte nota che la misura contestata fu presa nel contesto di indagine penale sul sospetto che i beni hanno costituivano un profitto da attività criminali del direttore accusato. Il fine della lotta contro il crimine indubbiamente rientra all’interno dell’interesse generale come previsto nell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 (vedere Denisova e Moiseyeva c. Russia, n. 16903/03, § 58 del 1 aprile 2010).
35. Infine, la Corte richiama che un’interferenza deve prevedere un “equilibrio equo” fra le richieste dell’interesse generale ed i requisiti della protezione dei diritti essenziali dell’individuo. La preoccupazione di realizzare questo equilibrio è riflessa nella struttura dell’ Articolo 1 nell’insieme, e perciò anche nel suo secondo paragrafo. Ci deve essere una relazione ragionevole di proporzionalità fra i mezzi assunti e lo scopo perseguito. Nel determinare se questo requisito è stato soddisfatto, la Corte riconosce che lo Stato gode di un margine ampio di valutazione riguardo sia alla scelta dei mezzi di esecuzione che alla verifica se le conseguenze di esecuzione sono giustificate nell’interesse generale al fine di realizzare l’oggetto della legge in oggetto (vedere e.g. Immobiliare Saffi c. Italia, citata sopra; Allan Jacobsson c. Svezia (n. 1), 25 ottobre 1989, § 55 Serie A n. 163 ed AGOSI c. Regno Unito, 24 ottobre 1986, § 52 Serie A n. 108).
36. In casi di ampio margine di valutazione la Corte rispetterà il giudizio delle autorità Statali in merito a ciò che è nell’interesse generale a meno che questo giudizio non sia manifestamente senza fondamento ragionevole (vedere Immobiliare Saffi, citata sopra, § 49 ed Antonopoulou ed Altri c. Grecia, n. 49000/06, § 57 del 16 aprile 2009), o a meno che non sua privo di fondamento ragionevole (vedere “Bulves” Ad c. Bulgaria, n. 3991/03, § 63, 22 gennaio 2009 e National & Provincial Building Society, Leeds Permanent Building Society and Yorkshire Building Society c. Regno Unito, 23 ottobre 1997, § 80 Relazioni 1997-VII).
37. La società richiedente sostenne che la confisca dei suoi conti bancari era sproporzionata a causa della sua durata irragionevole.
38. Il Governo sostenne che l’interferenza era necessaria siccome c’era un ragionevole sospetto che i beni fossero stati generati dalle attività criminali del precedente direttore della società richiedente e che era proporzionata considerando anche la sua lunghezza a causa dell’importanza dell’interesse generale in gioco e la natura molto complessa ed ampia del crimine che doveva essere investigato. Il Governo dibatté inoltre che una violazione dovrebbe essere trovata solamente se la procedura fosse manifestamente arbitraria o la durata della confisca manifestamente irragionevole.
39. La Corte nota che l’interferenza aveva la sua origine da una misura delle autorità giudiziarie nel contesto di investigare un crimine serio nell’area delle imposte doganali e delle evasioni fiscali per un danno di milioni di euro. Il punto cruciale dell’interferenza concerne la valutazione continua di un ragionevole sospetto che i finanziamenti sequestrati siano nati da attività criminali. Le autorità nazionali chiaramente sono in una posizione migliore rispetto alla Corte per valutare questi problemi perché loro hanno un accesso diretto alle prove disponibili che nella presente causa includono migliaia di pagine di prove documentarie, centinaia di testimoni ed operazioni di molte società incluse società off-shore ed estere. Di fronte a tale indagine complessa spetta alle autorità nazionali al primo posto decidere se, ed in tal caso che cosa, ulteriori misure investigative siano necessarie per lottare efficacemente contro questo tipo di crimine serio e attentamente premeditato .
40. Così, la Corte considera che i principi sopra menzionati nella sua giurisprudenza sono completamente applicabili alla presente causa. Lo Stato deve nelle presenti circostanze godere di un margine ampio di valutazione e la Corte deve rispettare il suo giudizio in merito a come a ciò che è necessario nell’interesse generale a meno questo giudizio non sia manifestamente irragionevole. Di conseguenza, non è compito della Corte condurre di nuovo una piena analisi in merito a se l’interferenza era proporzionata dato che le autorità nazionali, specialmente la Corte Costituzionale che
ha eseguito un’analisi della proporzionalità della misura. La natura e l’ambito della soprintendenza della Corte, considerando il suo ruolo sussidiario, è così valutare se l’interferenza coi diritti di proprietà della società richiedente era manifestamente irragionevole.
41. La Corte nota a questo riguardo che l’accusato il Sig. B. era al tempo attinente il solo direttore ed il solo azionista della società richiedente, che lui è rimasto il solo azionista sino all’ ottobre 2008, e che il suo successore in entrambe posizioni era il Sig.ra B. che sembra essere collegata a lui. C’era perciò un nesso vicino fra il Sig. B. e la società richiedente, e non era irragionevole prima facie per l’accusatore considerare che era probabile che i conti della società richiedente fossero usati per le operazioni del Sig. B. . Il Governo dibatté che l’indagine condotta nel gennaio 2008 aveva portato alla conclusione che l’accusato aveva specificamente predisposto i conti sequestrati della società richiedente al fine di coprire le sue attività criminali. Nella prospettiva delle osservazioni delle parti, la Corte non ha nessuna ragione di sostenere che il sospetto delle autorità giudiziarie sull’origine dei finanziamenti sequestrati sia stato manifestamente irragionevole.
42. Ancora, un ragionevole sospetto all’inizio dell’indagine non può giustificare un’interferenza indefinita coi diritti della società richiedente. La Corte si confà con la società richiedente che l’indagine che ne consegue deve essere sufficientemente diligente e veloce così che l’interferenza duri solamente per un tempo limitato. Così è il compito della Corte valutare se nella prospettiva della condotta delle autorità giudiziarie la lunghezza della confisca, vale a dire tre anni e mezzo (vedere paragrafo 25 sopra), era manifestamente irragionevole.
43. La Corte nota che il Governo si riferì a molti fattori obiettivi che hanno complicato l’indagine. Secondo il Governo prima di tutto è stata la natura e la misura del crimine addotto che copriva un totale di 809 operazioni che comportavano un’importazione di beni nella Repubblica ceca. Il Governo si riferì inoltre all’importo delle prove che le autorità giudiziarie avevano dovuto raccogliere e valutare, in particolare più di 100,000 pagine di prove documentarie, inclusi circa cento accordi di acquisto ed il bisogno di interrogare circa cento testimoni, incluse persone con domicilio ignoto. Inoltre, le attività penali addotte erano state condotte utilizzando una dozzina di società alcune delle quali straniere e off-shore e la polizia aveva richiesto assistenza legale dalle autorità competenti di 16 paesi.
44. La società richiedente sostenne ciononostante che le autorità giudiziarie non mostrarono una diligenza al massimo nella loro indagine che era piena di ritardi non necessari e dibatté che qualche presa delle prove sopra, incluso l’interrogatori di persone senza dimora non era stata necessaria ed era irrilevante alle accuse del direttore accusato.
45. La Corte reitera che non è un suo ruolo valutare se le autorità giudiziarie ceche condussero l’indagine con la massima diligenza possibile ma solamente valutare se la lunghezza dell’indagine era così irragionevole da non essere compatibile con l’Articolo 1 del Protocollo n. 1. Similmente non è suo compito valutare se alcune della prove raccolte dalle autorità nazionali fossero state irrilevanti alla causa a meno che l’irrilevanza non fosse stata manifesta.
46. A questo riguardo la Corte è soddisfatta che la misura dell’indagine era davvero considerevole. Come suggeriscono le informazioni sopra le autorità giudiziarie furono messe di fronte ad un crimine addotto che era estremamente sofisticato ed ampio. Si sospettò che i perpetratori addotti utilizzarono una rete internazionale di numerose società in molti paesi per condurre le loro operazioni finanziarie e coprire i loro crimini. La Corte nota che di fronte a tale complessità le autorità giudiziarie ben lontane dal rimanere passive in realtà hanno raccolto ampie prove e, dozzine ascoltate di testimoni e contattato molti paesi tramite richieste di assistenza nella questione.
47. La Corte non è capace di giungere alla conclusione che interrogare delle persone senza dimora sarebbe stato manifestamente irrilevante alla causa. Il Governo dibatté che l’accusato li pagò per concludere accordi di vendita fittizi. Simile pratica non è ignota e le autorità giuiziarie avrebbero potuto presumere ragionevolmente che queste testimonianze erano importanti per provare la colpa dell’accusato.
48. La Corte è della stessa opinione riguardo all’argomento della società richiedente che avrebbe dovuto essere sufficiente per le autorità giudiziarie esaminare i documenti finanziari della società richiedente per determinare se i finanziamenti sequestrati provenivano da attività criminali. La Corte reitera che è primariamente per le autorità nazionali per scegliere il più buon modo di condurre indagini penali. Come indicato dal Governo l’importo delle prove documentarie da essere valutate era enorme. Inoltre il Governo sostenne che il punto cruciale delle attività criminali ed addotte risiede nel falsificare la contabilità e i documenti doganali e così era necessario verificare l’autenticità e la validità di tutti i documenti sequestrati ed i dati inclusi in questi.
49. La Corte nota inoltre che in qualsiasi tempo determinato la società richiedente aveva a sua disposizione una via di ricorso effettiva che accesso incluso a corti col quale potrebbe impugnare la confisca che continua dei suoi conti bancari. Così la causa presente è materialmente diversa da quelle cause come Immobiliare Saffi, citato sopra, o Denisova e Moiseyeva, citato sopra, dove la Corte trovò una violazione di Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 sulla base, inter l’alia, che i richiedenti non avevano accesso ad una via di ricorso effettiva riguardo all’interferenza coi loro diritti di proprietà (Immobiliare Saffi, citato sopra, § 56 e Denisova e Moiseyeva, citato sopra, § 64).
50. Nella prospettiva della complessità e dell’entità dell’indagine la Corte non considera così, che la lunghezza dell’indagine sul Sig. B. che aveva collegamenti vicini con la società richiedente e così la confisca dei beni della società richiedente fino al 23 febbraio 2005, era manifestamente irragionevole. Per le stesse ragioni la sentenza della Corte Costituzionale del 23 febbraio 2005 per cui l’interferenza ancora era proporzionata non può essere ritenuta manifestamente irragionevole.
51. Le precedenti considerazioni sono sufficienti per abilitare la Corte a concludere che non c’è stata nessuna violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione.
PER QUESTE RAGIONI, LA CORTE ALL’UNANIMITA’
1. Dichiara la richiesta ammissibile;
2. Sostiene che non c’è stata nessuna violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione.
Fatto in inglese, e notificato per iscritto il 21 ottobre 2010, facendo seguito all’Articolo 77 §§ 2 e 3 dell’Ordinamento di Corte.
Claudia Westerdiek Pari Lorenzen
Cancelliere Presidente

Testo Tradotto

Conclusion No Violation of P1-1
FIFTH SECTION
CASE OF BENET CZECH, SPOL. S R.O. v. THE CZECH REPUBLIC
(Application no. 31555/05)
JUDGMENT
STRASBOURG
21 October 2010
This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 § 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Benet Czech, spol. s r.o. v. the Czech Republic,
The European Court of Human Rights (Fifth Section), sitting as a Chamber composed of:
Peer Lorenzen, President,
Renate Jaeger,
Karel Jungwiert,
Rait Maruste,
Mark Villiger,
Isabelle Berro-Lefèvre,
Zdravka Kalaydjieva, judges,
and Claudia Westerdiek, Section Registrar,
Having deliberated in private on 28 September 2010,
Delivers the following judgment, which was adopted on that date:
PROCEDURE
1. The case originated in an application (no. 31555/05) against the Czech Republic lodged with the Court under Article 34 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (“the Convention”) by a Czech company, B. C., spol. s r.o. (“the applicant company”), on 26 August 2005.
2. The applicant company was represented by Mr P. K., a lawyer practising in Prague. The Czech Government (“the Government”) were represented by their Agent, Mr V.A. Schorm, of the Ministry of Justice.
3. The applicant company alleged a violation of its right to property under Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention.
4. On 10 September 2007 the President of the Fifth Section decided to give notice of the application to the Government. It was also decided to examine the merits of the application at the same time as its admissibility (Article 29 § 1).
THE FACTS
I. THE CIRCUMSTANCES OF THE CASE
5. The applicant, B. C., spol. s r.o., is a limited liability company incorporated under Czech law with its registered seat in Prague.
6. In April 2001 criminal proceedings were instituted against Mr B., who was manager of the applicant company until July 2001 and its sole shareholder until October 2008, on suspicion of having committed tax evasion (zkrácení daně, poplatku a jiné povinné platby). According to the Government the damage caused to the State exceeded CZK 200,000,000 (EUR 8,000,000). Mr. B was replaced as manager and shareholder by Mrs. B.
7. On 13 September 2001 the prosecuting authorities seized CZK 8,861,401.13 (EUR 319,942) and USD 41,677.80 (EUR 29,769) deposited in the applicant company’s bank accounts on the suspicion that these assets represented the profits of Mr B.’s criminal activities.
8. Mr B. was prosecuted for acts which are not related to the business pursued by the applicant company. On 4 June 2009 Mr B. was acquitted by the Prague Municipal Court (městský soud), and on 30 April 2010 the Prague High Court (vrchní soud) upheld the judgment. During the investigation the prosecuting authorities, inter alia, collected over 100,000 pages of documentary evidence, interviewed several hundred witnesses, including homeless persons with unknown whereabouts whose names the accused had allegedly used in sham transactions to evade customs and other duties, and requested legal assistance from the competent authorities of 16 countries.
9. On 15 November 2002 the applicant company requested that the seizure be lifted. Its request was dismissed by the Prague High Prosecutor (vrchní státní zástupce) on 17 March 2003. In his view, the investigation so far confirmed that there was a reasonable suspicion that the assets represented the profits of Mr B.’s alleged criminal activities.
10. The applicant company appealed to the Prague High Court which dismissed its complaint on 2 July 2003.
11. On 19 September 2003 the applicant company lodged a constitutional appeal (ústavní stížnost) in which it alleged that the reasoning of the High Court’s decision was insufficient. It further complained of an excessive length of the seizure of its assets.
12. On 23 February 2005 the Constitutional Court (Ústavní soud) declared the applicant company’s constitutional appeal inadmissible for being manifestly ill-founded. It held that unjustified prolonged seizure of assets could in principle constitute a disproportionate interference with property rights. Nevertheless it did not find that the seizure which had lasted over three years to that date was, in the circumstances of the case, disproportionate. It found the challenged decisions to be neither arbitrary nor in any other way unconstitutional. The decision was served on the applicant company’s lawyer on 28 February 2005.
Subsequent developments
13. On 9 October 2006 the Prague High Prosecutor dismissed a further request of the applicant company to lift the seizure, at least in part. The Prague High Court (vrchní soud) upheld the decision on 21 November 2006. On 30 January 2008 the Constitutional Court, however, quashed that decision finding a violation of the applicant company’s right to property. The court held that the length of the seizure, over six years, was already unreasonable, which thus disrupted the fair balance between the general interest of fighting serious crime and the protection of the rights of the applicant company. Consequently on 11 March 2008 the Prague High Prosecutor lifted fully the seizure of the applicant company’s bank accounts.
II. RELEVANT DOMESTIC LAW
Code of Criminal Procedure (Act no. 141/1961) as in force at the material time
14. Pursuant to Article 9, prosecuting authorities shall assess on their own preliminary issues arising in course of proceedings; should a final and binding decision on such an issue be already adopted by a court or another State authority, prosecuting authorities shall be bound by it unless it concerns an issue of guilt of accused.
15. Article 42 provides for rights of a concerned person. According to it anyone whose property was seized, or ought to be seized pursuant to a motion, must be provided with an opportunity to comment on the given case, may attend a hearing, raise own motions, consult the case file within the meaning of Article 65, and file appeals provided for by this law.
16. Article 79a provides for a seizure of financial instruments deposited on a bank account. Under paragraph 1, if the facts indicate that the financial instruments on a bank account are destined for the commission of a crime, or have already been used for such purposes, or represent the profit from criminal activities, a president of a chamber and a prosecutor, or the police authority at the pre-trial stage of criminal proceedings, are empowered to seize them.
17. Pursuant to Article 79a(3), the State authority listed in paragraph (1) lifts or reduces the seizure if such a measure is no more necessary, or it is not necessary to maintain it at the given amount.
18. Under Article 79a(4) the owner of a bank account, whose assets are seized, has the right to request at any time that the seizure be lifted or reduced. A decision on such a request must be given without delay. If the request is dismissed, the owner of the bank account can lodge a new request that does not contain new reasons no sooner than 14 days after the dismissal became final.
19. Article 79a(5) provides that decisions adopted pursuant to paragraphs (1), (3) and (4) may be appealed by a complaint.
THE LAW
20. The applicant company complained that the seizure of its financial assets deposited in its bank accounts had infringed its property rights, in breach of Article 1 of Protocol No. 1, which states:
“Every natural or legal person is entitled to the peaceful enjoyment of his possessions. No one shall be deprived of his possessions except in the public interest and subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law.
The preceding provisions shall not, however, in any way impair the right of a State to enforce such laws as it deems necessary to control the use of property in accordance with the general interest or to secure the payment of taxes or other contributions or penalties.”
21. The Government contested that argument.
A. Admissibility
22. The Government submitted that the application was premature since at the time of lodging it there was a constitutional appeal of the applicant company regarding the seizure pending before the Constitutional Court.
23. The applicant company disputed this argument.
24. The Court reiterates that the only remedies which an applicant is required to exhaust are those that relate to the breaches alleged and which are at the same time available and sufficient. The existence of such remedies must be sufficiently certain not only in theory but also in practice, failing which they will lack the requisite accessibility and effectiveness. Moreover, an applicant who has exhausted a remedy that is apparently effective and sufficient cannot be required also to have tried others that were available but probably no more likely to be successful (see T.W. v. Malta [GC], no. 25644/94, § 34, 29 April 1999).
25. The Court notes that as regards the seizure and its length to 23 February 2005, the applicant company pursued the natural remedies in respect of a seizure, namely, it asked for the seizure to be lifted, and pursued the subsequent refusals through the courts, in accordance with the rules of domestic law, up to the Constitutional Court. To that extent, the applicant company has exhausted domestic remedies. As regards the continuing seizure beyond that date, the Court notes that the applicant company again requested the prosecutor to lift the seizure, and again pursued refusals through the courts. The applicant company’s complaints in respect of that period have been registered under application no. 38333/06, and do not fall to be considered in the present application.
26. The Court therefore rejects the Government’s contention that the applicant company has not exhausted domestic remedies.
27. The Court notes that the application is not manifestly ill-founded within the meaning of Article 35 § 3 of the Convention. It further notes that it is not inadmissible on any other grounds. It must therefore be declared admissible.
B. Merits
28. The applicant company claimed in the present application that the seizure of its assets deposited in its bank accounts was unreasonably long, that there were unreasonable delays in the investigation by the authorities and that the authorities had not presented any evidence justifying the seizure.
29. The Government admitted that there had been an interference with the applicant company’s property rights but maintained that it was necessary for the efficient fight against organised crime and was proportionate to that aim. The Government referred particularly to the possibility of the applicant company at any time to petition the authorities and courts, to terminate the seizure and maintained that the length of the seizure had been necessitated by the complexity and extensiveness of the investigation.
30. The Court recalls that Article 1 of Protocol No. 1, which guarantees in substance the right of property, comprises three distinct rules. The first, which is expressed in the first sentence of the first paragraph and is of a general nature, lays down the principle of peaceful enjoyment of property. The second rule, in the second sentence of the same paragraph, covers deprivation of possessions and makes it subject to certain conditions. The third, contained in the second paragraph, recognises that the Contracting States are entitled, among other things, to control the use of property in accordance with the general interest. The second and third rules, which are concerned with particular instances of interference with the right to peaceful enjoyment of property, must be construed in the light of the general principle laid down in the first rule (see Immobiliare Saffi v. Italy [GC], no. 22774/93, § 44, ECHR 1999-V).
31. The applicant company did not specify which rule should be used. The Government maintained that the seizure was justified under the third rule.
32. The Court notes that the seizure had the effect that the applicant company could not dispose of the relevant parts of its bank accounts. Consequently, the Court agrees with the Government that the seizure constituted a control of the use of property and that the paragraph 2 of Article 1 of Protocol No. 1 is applicable (see Atanasov and Ovcharov v. Bulgaria, no. 61596/00, § 74, 17 January 2008).
33. The Court reiterates that any control of the use of property by a public authority should be lawful (see Iatridis v. Greece [GC], no. 31107/96, § 58, ECHR 1999-II) and pursue a legitimate aim (see Immobiliare Saffi, cited above, § 48).
34. The Court has no reason to doubt that the interference complained of was in accordance with Czech law since it had a clear basis in the Code of Criminal Procedure, in particular Article 79a thereof. Similarly, the Court notes that the impugned measure was taken in the context of criminal investigation with a suspicion that the assets have constituted a profit from criminal activities of the accused manager. The purpose of fighting crime undoubtedly falls within the general interest as envisaged in Article 1 of Protocol No. 1 (see Denisova and Moiseyeva v. Russia, no. 16903/03, § 58, 1 April 2010).
35. Lastly, the Court recalls that an interference must strike a “fair balance” between the demands of the general interest and the requirements of the protection of the individual’s fundamental rights. The concern to achieve this balance is reflected in the structure of Article 1 as a whole, and therefore also in its second paragraph. There must be a reasonable relationship of proportionality between the means employed and the aim pursued. In determining whether this requirement is met, the Court recognises that the State enjoys a wide margin of appreciation with regard both to choosing the means of enforcement and to ascertaining whether the consequences of enforcement are justified in the general interest for the purpose of achieving the object of the law in question (see e.g. Immobiliare Saffi v. Italy, cited above; Allan Jacobsson v. Sweden (no. 1), 25 October 1989, § 55, Series A no. 163 and AGOSI v. the United Kingdom, 24 October 1986, § 52, Series A no. 108).
36. In cases of wide margin of appreciation the Court will respect the State authorities’ judgment as to what is in the general interest unless that judgment is manifestly without reasonable foundation (see Immobiliare Saffi, cited above, § 49 and Antonopoulou and Others v. Greece, no. 49000/06, § 57, 16 April 2009), or unless it is devoid of reasonable foundation (see “Bulves” AD v. Bulgaria, no. 3991/03, § 63, 22 January 2009 and National & Provincial Building Society, Leeds Permanent Building Society and Yorkshire Building Society v. the United Kingdom, 23 October 1997, § 80, Reports 1997-VII).
37. The applicant company maintained that the seizure of its bank accounts was disproportionate because of its unreasonable duration.
38. The Government maintained that the interference was necessary as there was a reasonable suspicion that the assets originated in criminal activities of the former manager of the applicant company and that it was proportionate even considering its length due to the importance of the general interest at stake and the very complex and extensive nature of the crime that had to be investigated. The Government further argued that a violation should be found only were the procedure manifestly arbitrary or the duration of the seizure manifestly unreasonable.
39. The Court notes that the interference had its origin in a measure of prosecuting authorities in the context of investigating a serious crime in the area of customs duty and tax evasions with a damage of millions of euros. The crux of the interference concerns the continuing assessment of a reasonable suspicion that the seized funds originated in criminal activities. The national authorities are clearly in a better position than the Court to evaluate these issues because they have a direct access to the available evidence, which in the present case included thousands of pages of documentary evidence, hundreds of witnesses and transactions of several companies including foreign and off-shore companies. Faced with such a complex investigation it is up to the national authorities in the first place to decide whether, and if so what, further investigatory measures are necessary in order to effectively fight this type of serious and carefully premeditated crime.
40. Thus, the Court considers that the above mentioned principles in its case-law are fully applicable to the present case. The State should in the present circumstances enjoy a wide margin of appreciation and the Court must respect its judgment as to what is necessary in the general interest unless that judgment is manifestly unreasonable. Consequently, it is not the Court’s task to conduct anew a full analysis of whether the interference was proportionate given that the national authorities, especially the Constitutional Court, themselves carried out an analysis of the proportionality of the measure. The nature and scope of the Court’s supervision, mindful of its subsidiary role, is thus to assess whether the interference with the applicant company’s property rights was manifestly unreasonable.
41. The Court notes in this regard that the accused Mr B. was at the material time the sole manager and the sole shareholder of the applicant company, that he remained sole shareholder until October 2008, and that his successor in both positions was Mrs B., who appears to be related to him. There was therefore a close nexus between Mr B. and the applicant company, and it was not prima facie unreasonable for the prosecutor to consider that the applicant company’s accounts might be used for Mr B.’s transactions. The Government argued that the investigation conducted to January 2008 had led to the conclusion that the accused had established the seized applicant company’s accounts specifically for the purpose of covering up his criminal activities. In view of the submissions of the parties, the Court has no reason to hold that the prosecuting authorities’ suspicion about the origin of the seized funds would be manifestly unreasonable.
42. Yet, a reasonable suspicion at the beginning of the investigation cannot justify an indefinite interference with the applicant company’s rights. The Court agrees with the applicant company that the ensuing investigation must be sufficiently diligent and speedy so that the interference lasts only a limited time. Thus it is the Court’s task to evaluate whether in view of the conduct of the prosecuting authorities the length of the seizure, namely three and a half years (see paragraph 25 above), was manifestly unreasonable.
43. The Court notes that the Government referred to several objective factors that complicated the investigation. According to the Government it was first of all the nature and extent of the alleged crime covering a total of 809 transactions involving an import of goods into the Czech Republic. The Government further referred to the amount of evidence that the prosecuting authorities had to collect and evaluate, in particular over 100,000 pages of documentary evidence, including several hundred purchase agreements, and the need to examine several hundred witnesses, including persons of unknown whereabouts. Moreover, the alleged criminal activities had been conducted using over a dozen of companies some of them foreign and off-shore and the police had requested legal assistance from the competent authorities of 16 countries.
44. The applicant company nevertheless maintained that the prosecuting authorities did not show a maximum diligence in their investigation which was full of unnecessary delays and argued that some of the above evidence taking, including interviewing homeless persons, was unnecessary and irrelevant to the charges of the accused manager.
45. The Court reiterates that it is not its role to evaluate whether the Czech prosecuting authorities conducted the investigation with maximum possible diligence but only to assess whether the length of the investigation was so unreasonable as not to be compatible with Article 1 of Protocol no. 1. Similarly it is not its task to assess whether some of the evidence gathering of the national authorities was irrelevant to the case unless the irrelevance were manifest.
46. In this regard the Court is satisfied that the extent of the investigation was indeed considerable. As the above information suggests the prosecuting authorities were faced with an alleged crime that was highly sophisticated and extensive. It was suspected that the alleged perpetrators used an international network of numerous companies in several countries to conduct their financial operations and cover their crimes. The Court notes that faced with such a complexity the prosecuting authorities far from remaining passive actually collected extensive evidence, heard dozens of witnesses and contacted many countries with requests for assistance in the matter.
47. The Court is unable to reach a conclusion that interviewing the homeless persons would be manifestly irrelevant to the case. The Government argued that the accused paid them to conclude fictitious sale agreements. Such practice is not unknown and the prosecuting authorities could have reasonably assumed that these testimonies were important to prove the guilt of the accused.
48. The Court is of the same opinion regarding the applicant company’s argument that it should have been sufficient for the prosecuting authorities to review the financial documents of the applicant company in order to determine whether the seized funds originated in criminal activities. The Court reiterates that it is primarily for the national authorities to choose the best way of conducting criminal investigations. As pointed out by the Government the amount of documentary evidence to be assessed was vast. Moreover the Government maintained that the crux of the alleged criminal activities lay in falsifying accounting and customs documents and thus it was necessary first to verify the authenticity and validity of all the seized documents and the data included therein.
49. The Court further notes that at any given time the applicant company had at its availability an effective remedy, which included access to courts, by which it could challenge the continuing seizure of its bank accounts. Thus the present case is materially different from those cases as Immobiliare Saffi, cited above, or Denisova and Moiseyeva, cited above, where the Court found a violation of Article 1 of Protocol No. 1 on the ground, inter alia, that the applicants did not have access to an effective remedy regarding the interference with their property rights (Immobiliare Saffi, cited above, § 56 and Denisova and Moiseyeva, cited above, § 64).
50. Thus, in view of the complexity and extent of the investigation the Court does not consider that the length of the investigation into Mr B., who had close links with the applicant company, and thus the seizure of the applicant company’s assets until 23 February 2005, was manifestly unreasonable. For the same reasons the judgment of the Constitutional Court of 23 February 2005 that the interference was still proportionate cannot be held to be manifestly unreasonable.
51. The foregoing considerations are sufficient to enable the Court to conclude that there has been no violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention.
FOR THESE REASONS, THE COURT UNANIMOUSLY
1. Declares the application admissible;
2. Holds that there has been no violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention.
Done in English, and notified in writing on 21 October 2010, pursuant to Rule 77 §§ 2 and 3 of the Rules of Court.
Claudia Westerdiek Peer Lorenzen
Registrar President

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