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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF BAROUL PARTNER-A v. MOLDOVA

Tipologia: Sentenza
Importanza: 2
Articoli: 41, 06, P1-1
Numero: 39815/07/2009
Stato: Moldova
Data: 2009-07-16 00:00:00
Organo: Sezione Quarta
Testo Originale

Conclusione Violazione dell’ Art. 6-1; violazione di P1-1; soddisfazione Equa riservata
QUARTA SEZIONE
CAUSA BAROUL PARTNER-A C. MOLDAVIA
(Richiesta n. 39815/07)
SENTENZA
STRASBOURG
16 luglio 2009
Questa sentenza diverrà definitiva nelle circostanze esposte nell’ Articolo 44 § 2 della Convenzione. Può essere soggetta a revisione editoriale.

Nella causa Baroul Partner-a c. Moldavia,
La Corte europea di Diritti umani (quarta Sezione), riunendosi che come una Camera, composta da:
Nicolas Bratza, Presidente, Lech Garlicki il Giovanni Bonello, Ljiljana Mijović, David Thór Björgvinsson, Ledi Bianku, Mihai Poalelungi, giudici,
e Lorenzo Early, Cancelliere di Sezione ,
Avendo deliberato in privato il 23 giugno 2009,
Consegna la seguente sentenza che fu adottata in quella data:
PROCEDURA
1. La causa nacque da una richiesta (n. 39815/07) contro la Repubblica della Moldavia depositata presso la Corte sotto l’Articolo 34 della Convenzione per la Protezione dei Diritti umani e delle Libertà Fondamentali (“la Convenzione”) da un’entità nazionale Moldava, B. P. – A (“la società richiedente”), una società incorporata in Moldavia, il 30 agosto 2007.
2. La società richiedente è stata rappresentata dal Sig. V. N. e dal Sig. V. C., avvocati che praticano a Chişinău e membri dell’ Organizzazione degli Avvocati per i Diritti umani. Il Governo Moldavo (“il Governo”) è stato rappresentato dal suo Agente, il Sig. V. Grosu.
3. La società richiedente addusse in particolare che l’annullamento della privatizzazione della sua cava aveva violato i suoi diritti come garantiti dall’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione. Si lamentò anche che i procedimenti erano ingiusti, contrari all’ Articolo 6 § 1 della Convenzione.
4. Il 21 aprile 2008 il Presidente della quarta Sezione decise di dare avviso della richiesta al Governo. Fu deciso anche di esaminare i meriti della richiesta allo stesso tempo della sua ammissibilità (Articolo 29 § 3).
I FATTI
I. LE CIRCOSTANZE DELLA CAUSA
5. Il richiedente, B. P.-an, è una società incorporata in Moldavia.
6. Nel 2000, in conformità con la Legge sul Programma di Privatizzazione per gli anni 1997-2000, il Governo fissò la vendita della loro porzione di quote (199,875 quote, che rappresentavano il 65.86%) nella cava Soroco di Ghiaia e Granito Co. (“la cava”).
7. La società richiedente partecipò alla vendita all’asta e, avendo offerto il prezzo più alto, acquistò il pacchetto azionario nel febbraio 2000 ad un prezzo di 12.5 lei Moldavi (MDL) per azione. Il prezzo totale del pacchetto azionario acquistato era MDL 2,498,437.5.
8. Nel 2003 la Corte dei Conti eseguì un controllo sull’attività di privatizzazione del Governo ed in una decisione del 3 gennaio 2004 trovò che nel 1996 la cava aveva ricevuto da una terza società Statale ventisette carrozze ferroviarie senza nessun titolo e che quelle carrozze erano rimaste di proprietà della cava per tutta la sua successiva esistenza senza mai essere incluse nei documenti di contabilità.
9. In una data non specificata nel 2004 il Settore di Privatizzazione iniziò procedimenti per arricchimento indebito contro la cava, chiedendo il risarcimento delle carrozze ferroviarie. I procedimenti terminarono con una sentenza definitiva della Corte Suprema di giustizia dell’ 11 novembre 2004 con cui fu ordinato alla cava di pagare allo Stato MDL 972,000, che rappresentavano il costo delle carrozze come stabilito da un rapporto competente. La sentenza fu eseguita nel 2005.
10. il 29 luglio 2006 il Centro per la Lotta contro il Crimine Economico e la Corruzione (“CFECC”) iniziò procedimenti penali a riguardo della privatizzazione della cava. L’attività della cava fu bloccata come risultato della confisca dei documenti contabili, il rifiuto di prolungare le licenze per l’estrazione di granito e ghiaia, e le altre misure prese contro la cava dalle autorità Statali. Sembra che l’indagine penale è ancora pendente di fronte al CFECC e che la causa non è mai stata portata di fronte ai tribunali.
11. Il 15 dicembre 2006 l’Ufficio del Procuratore Generale iniziò, a favore del Governo, atti contro il Settore di Privatizzazione e la società richiedente, chiedendo l’annullamento del contratto di vendita del pacchetto azionario Statale. Dibatté che dalla data della vendita delle quote la cava non aveva incluso le ventisette carrozze nei suoi documenti di contabilità (vedere paragrafi 8 e 9 sopra), il prezzo di ogni quota era stato fissato solamente a MDL 12.5, mentre avrebbe dovuto essere MDL 13.88. L’Ufficio del Procuratore Generale non fece riferimento ai procedimenti che terminarono con la sentenza della Corte Suprema di giustizia dell’ 11 novembre 2004. Nelle sue note di fronte alla corte, l’Ufficio del Procuratore dibatté, che la sua azione non era vincolata al tempo poiché il tempo-limite non si applicava alle sue azioni di corte.
12. Nelle sue osservazioni e note, il Settore di Privatizzazione non fu d’accordo con l’azione del Procuratore Generale e dibatté che la società richiedente aveva partecipato a una vendita all’asta organizzata dal Governo e l’aveva vinta offrendo il prezzo più alto per le quote. La vendita all’asta fu organizzata in conformità con le regolamentazioni attinenti. La questione delle carrozze che non erano state incluse nei documenti di contabilità della cava nel 1996 era stato risolto dal Settore di Privatizzazione tramite di procedimenti civili che terminarono con la sentenza della Corte Suprema di giustizia dell’ 11 novembre 2004 a favore del Settore di Privatizzazione. Questa sentenza fu eseguita nel 2005.
13. Nelle sue osservazioni e note, la società richiedente dibatté, che l’azione del Procuratore Generale era vincolata dal tempo. Era contraria al principio della certezza legale e dell’uguaglianza delle armi per permettere al Procuratore Generale di impugnare atti amministrativi nei tribunali senza che il secondo sia soggetto a qualsiasi limitazioni di tempo. In qualsiasi caso, la disposizione del vecchio Codice civile che esenta il Procuratore Generale dall’attenersi al tempo-limite generale di tre anni si riferiva solo a rivendicazioni contro kolkhozs (fattorie collettive), organizzazioni non-governative, cooperative e cittadini. La società richiedente non rientrava all’interno di nessuna di quelle categorie. Infine, la controversia sulle carrozze era già stata risolta da una sentenza definitiva della Corte Suprema dell’11 novembre 2004.
14. Il 12 aprile 2007 la Corte Economica sostenne l’azione del Procuratore Generale e trovò gli argomenti addotti da lui fondati. Riferendosi all’obiezione della società richiedente riguardo alla Prescrizione, la corte trovò che il tempo-limite di tre anni era applicabile all’azione del tribunale del Procuratore Generale. Allo stesso tempo, secondo la corte il tempo-limite sarebbe stato calcolato dalla data in cui l’Ufficio del Procuratore Generale ha trovato o ha avrebbe dovuto trovare il problema delle carrozze. Nell’opinione della corte, questa data era il 3 gennaio 2004, la data della decisione della Corte dei Conti (vedere paragrafo 8 sopra). Di conseguenza, l’azione fu depositata all’interno del limite dei tre anni. Riguardo all’obiezione del richiedente riguardo all’esistenza di una sentenza definitiva riguardo alla stessa controversia, la corte ha trovato questa obiezione mal-fondata perché il primo set di procedimenti aveva riguardato il problema del risarcimento mentre il secondo riguardava il problema dell’annullamento della privatizzazione. La Corte Economica ordinò l’annullamento del contratto di vendita delle quote, la restituzione di 199,975 quote allo Stato ed la restituzione alla società richiedente del prezzo pagato per queste (MDL 2,498,437.5).
15. La società richiedente fece appello contro questa sentenza e dibatté, inter alia che la Corte Economica aveva di sua propria iniziativa giunta a una soluzione per il problema del Procuratore Generale col tempo limite. Inoltre, il richiedente non fu d’accordo con questa soluzione e dibatté che il tempo limite avrebbe dovuto essere calcolato dalla data in cui le quote furono comprate. Presentò che non c’era nessun impedimento che impedisse al Procuratore Generale di scoprire il problema delle carrozze prima che la Corte dei Conti emettesse la sua decisione nel gennaio 2004 e si appellò in questo collegamento al commentario ufficiale del Codice civile. La società richiedente presentò anche on c’erano stati impedimenti alla Corte dei Conti che conduceva la sua indagine precedentemente, e dibatté che accettando la linea di pensiero della Corte Economica corrispondeva accettare che l’Ufficio del Procuratore potesse impugnare le operazioni concluse molti anni prima dibattendo che aveva appena scoperto la loro illegalità. La società richiedente presentò inoltre che la controversia era identica a quella che terminò con la sentenza della Corte Suprema dell’ 11 novembre 2004 e che il giudice della Corte Economica che aveva esaminato la causa era stato influenzato dal Governo.
16. Il 12 luglio 2007 la Corte di giustizia Suprema respinse il ricorso della società richiedente e sostenne il ragionamento dato dalla corte dell’istanza inferiore. La sentenza divenne definitiva ed una garanzia di esecuzione fu emessa sotto cui la società richiedente fu obbligata a trasferire allo Stato le 199,875 quote nella cava.
17. Durante i procedimenti di esecuzione, il Governo comprese, che nonostante il risultato favorevole dei procedimenti per lui, non aveva guadagnato il controllo sulla cava. In particolare, apprese che nel 2002 la cava aveva emesso 349,738 nuove quote come risultato dell’aggiunta ai suoi beni da parte della società richiedente di nuove attrezzature di estrazione del valore di MDL 3,147,642. Le nuove quote furono registrate dalla Commissione Nazionale dei Beni Mobili il 20 maggio 2002. Di conseguenza, il rapporto delle quote nel pacchetto azionario della cava ottenuto dal Governo dopo che i procedimenti erano terminati con la sentenza del 12 luglio 2007 rappresentava il 30.59% e la società richiedente mantenne il controllo sulla cava.
18. Il 21 agosto 2007 l’Ufficio del Procuratore Generale, per conto del Governo fece ricorso presso la Corte Economica per una sentenza supplementare. Dibatté che il significato della sentenza della Corte Suprema di giustizia del 12 luglio 2007 era stato di mettere le parti nella posizione in cui erano state prima del febbraio 2000, quando lo Stato deteneva il 65.86%. Comunque, questo non era possibile a causa del problema delle nuove quote del 2002. Di conseguenza, ala corte fu richiesto di annullare la decisione del meeting degli azionisti della cava riguardo alla questione delle 349,738 quote e la decisione della Commissione Nazionale dei Valori Mobili del 30 maggio 2002 riguardo alla registrazione delle nuove quote.
19. Nelle sue osservazioni alla Corte Economica la società richiedente dibatté che l’Ufficio del Procuratore Generale, agendo a favore del Governo, non aveva richiesto l’annullamento della questione delle 349,738 quote nella sua azione di corte iniziale. Secondo l’Articolo 250 del Codice di Procedura Civile, una sentenza supplementare potrebbe essere emessa solamente, se la corte ha omesso di decidere a riguardo di una rivendicazione fatta da una delle parti ai procedimenti. Poiché l’Ufficio del Procuratore chiese solamente l’annullamento della vendita delle 199,875 quote, la sua nuova richiesta non poteva essere trattata in una sentenza supplementare. In qualsiasi caso, il problema delle nuove quote ebbe luogo nel 2002 e, perciò, l’azione dell’Ufficio del Procuratore era vincolata dal tempo . L’approccio preso dalla corte a riguardo del tempo-limite nei procedimenti principali era inapplicabile alla nuova richiesta dell’Ufficio del Procuratore Generale perché la Corte dei Conti non aveva fatto riferimento alla questione del problema delle nuove quote nella sua sentenza del 3 gennaio 2004. Di conseguenza, il Procuratore non poteva sostenere di avere trovato questo solamente nel gennaio 2004.
20. Il 6 settembre 2007 la Corte Economica sostenne l’azione del Procuratore Generale. Riferendosi all’obiezione della società richiedente per cui nessuna rivendicazione sull’annullamento della questione delle nuove quote era stata resa durante i procedimenti che erano terminati il 12 luglio 2007 e che la nuova richiesta non poteva essere esaminata in una sentenza supplementare, la corte trovò che la rivendicazione era implicita nell’azione dell’Ufficio del Procuratore Generale, chiedendo che lo Stato venisse riabilitato nel suo diritto di proprietà del 65.86% delle quote della cava. Secondo la corte, era impossibile fare tale reintegrazione senza annullare le quote emesse nel 2002. Poiché la corte andò a vuoto nel decidere su questa questione, era necessario trattarla in una sentenza supplementare. La corte annullò l’annullamento delle nuove quote dibattendo che altrimenti il Governo avrebbe posseduto solamente il 30.59% del pacchetto azionario della cava, una situazione contraria alla sentenza del 12 luglio 2007 in cui fu ordinato che il Governo venisse riabilitato nel suo diritto di proprietà del 65.86% delle quote. La corte non fece riferimento all’obiezione della società richiedente basata sul tempo-limite.
21. La società richiedente fece ricorso contro la sentenza e dibatté, inter alia che nella sua azione iniziale l’Ufficio del Procuratore Generale aveva richiesto l’annullamento della vendita delle quote nel 2000 ma non la reintegrazione dello Stato nel suo diritto di proprietà del 65.86% della quote della. In appoggio a questa osservazione la società richiedente citò parti della richiesta del Procuratore Generale di fronte alla corte di prima istanza. Dibatté che la Corte Economica aveva travisato le rivendicazioni del Procuratore. La società richiedente presentò anche che la corte di prima istanza era andata a vuoto nel rivolgere la sua obiezione di Prescrizione.
22. Il 18 ottobre 2007 la Corte Suprema di giustizia respinse il ricorso della società richiedente. Trovò che poiché la vendita delle quote del 2000 era stata dichiarata nulla, le parti dovevano essere riabilitate nella loro posizione iniziale, vale a dire la posizione prima dell’atto di vendita quando lo Stato possedeva il 65.86% delle quote. Perciò, c’era ragione per la Corte Economica di adottare una sentenza supplementare che chiarificasse la situazione.
23. Il 24 dicembre 2007 la società richiedente fece appello presso la Corte Economica e richiese di spiegare come la sentenza del 6 settembre 2007 sarebbe stata eseguita in termini di restituzione del suo contributo come risultato del fatto che la cava aveva emesso nuove quote nel 2002 (vedere paragrafo 17 sopra).
24. Il 3 marzo 2008 la Corte Economica emise una nuova sentenza che spiegava che la società richiedente sarebbe pagata dallo Stato MDL 3,147,642, il valore delle quote emesse nel 2002. Il Governo fece ricorso contro questa sentenza.
25. Il 3 aprile 2008 la Corte Suprema di giustizia sostenne il ricorso del Governo, annullò la sentenza del 3 marzo 2008 ed ordinò un riesame.
26. Il 7 luglio 2008 la Corte Economica riesaminò la richiesta della società richiedente. Non ordinò che il valore delle quote emesse nel 2002 venisse ritornato al richiedente ma che al secondo venisse restituita l’attrezzatura di estrazione che era stata aggiunta agli asset della cavai nel 2002 (vedere paragrafo 17 sopra). La società richiedente fece ricorso e dibatté che la soluzione data dalla Corte Economica era contraria alla legislazione nazionale. Comunque, il ricorso fu respinto dalla Corte Suprema di giustizia il 4 settembre 2008.
27. Poiché l’attrezzatura di estrazione era stata usata ed era stata inutile alla società richiedente, non è stata recuperata da questa dalla cava.
II. DIRITTO NAZIONALE ATTINENTE E LA PRATICA
28. Le disposizioni attinenti del Codice civile, in vigore al tempo attinente prevedono:
“Articolo 74
Il termine di prescrizione generale per la protezione di un’azione di corte dei diritti di una persona [fisica] è tre anni; è un anno per processi fra organizzazioni Statali, fattorie collettive e qualsiasi altre organizzazioni sociali.
Articolo 78
La corte competente… applicherà il termine di prescrizione a prescindere che le parti lo richiedano o meno.
Articolo 79
Il termine di prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui sorge il diritto di azione. Il diritto di azione sorge nel giorno in cui una persona viene a sapere o avrebbero dovuto venire a sapere che il suo diritto è stato violato…
Articolo 83
La scadenza del termine di prescrizione precedente all’ iniziazione dei procedimenti dei tribunali costituisce un fatto per respingere la rivendicazione.
Se la corte competente… costata che l’azione non è cominciata all’interno del termine di prescrizione per ragioni fondate, il diritto in oggetto sarà protetto.
Articolo 86
Il termine di prescrizione non si applica:

(2) a rivendicazioni da parte di organizzazioni Statali riguardo alla restituzione di proprietà Statali trovate in proprietà illegale da parte di… altre organizzazioni… e di cittadini;.”
29. Le disposizioni attinenti del Codice nuovo civile, in vigore dopo il 12 giugno 2003, si legge come segue:
Articolo 6. L’azione puntuale del diritto civile
“(1) il diritto civile non ha un carattere retroattivo. Non può cambiare o non può sopprimere le condizioni in cui fu costituita una situazione legale precedente o le condizioni in cui fu estinta tale situazione legale. La nuova legge non può alterare o non può abolire gli effetti già creati di una situazione legale che è stata estinta o è in processo di esecuzione.”
30. In una sentenza del 20 aprile 2005 (causa nr. 2ra-563/05) la Corte Suprema di giustizia respinse le pretese del querelante basate sulle disposizioni del Codice nuovo civile sulla base che i fatti della causa facevano riferimento ad un periodo prima dell’entrata in vigore del Codice nuovo civile e che, perciò, le disposizioni del vecchio Codice civile erano applicabili.
LA LEGGE
31. La società richiedente si lamentò dell’iniquità dei procedimenti, contrari all’ Articolo 6 § 1 della Convenzione nella sua parte attinente prevede:
“ Nella determinazione dei suoi diritti civili ed obblighi… ognuno è abilitato ad un’udienza corretta… all’interno di un termine ragionevole…da[un] tribunale…”
32. La società richiedente si lamentò anche che i suoi diritti come garantiti sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione erano stati violati in conseguenza ai risultati dei procedimenti. L’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione prevede:
“Ogni persona fisica o giuridica è abilitata al godimento pacifico delle sue proprietà. Nessuno sarà privato delle sue proprietà eccetto che nell’interesse pubblico e soggetto alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali di diritto internazionale.
Comunque, le disposizioni precedenti non possono in qualsiasi modo danneggiare il diritto di un Stato ad eseguire simili leggi come ritiene necessario per controllare l’uso di proprietà in conformità con l’interesse generale o assicurare il pagamento di tasse o gli altri contributi o sanzioni penali.”
I. AMMISSIBILITÀ DELLE AZIONI DI RECLAMO
33. La Corte considera che le azioni di reclamo della società richiedente pongono questioni di fatto e di diritto che so no sufficientemente serie la cui determinazione dovrebbe dipendere da un esame dei meriti, e nessuno altro motivo per dichiararli inammissibili è stato stabilito. La Corte dichiara perciò la richiesta ammissibile. In conformità con la sua decisione di applicare l’Articolo 29 § 3 della Convenzione (vedere paragrafo 4 sopra), la Corte considererà immediatamente i suoi meriti.
II. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 6 § 1 DELLA CONVENZIONE
34. La società richiedente indicò che secondo l’Articolo 79 del Codice civile in vigore al tempo attinente, un diritto di azione entra in esistenza nel giorno in cui una persona viene a sapere o avrebbe dovuto venire a sapere che il suo diritto era stato violato. Nella presente causa la persona di cui si adduceva che diritti erano stati violati era il Governo che era il querelante nei procedimenti. Era difficile capire come il Governo che era parte alla vendita delle quote nel 2000 non sapeva circa un qualsiasi problema collegato alla vendita sino al gennaio 2004. Era similmente difficile capire che lo Stato non avesse potuto trovare qualsiasi problema di legalità entro tre anni dalla vendita. Accettare la posizione del Governo darebbe luogo ad una distorsione del principio di certezza legale siccome allo Stato sarebbe concesso di impugnare degli atti legali conclusi cento anni fa sulla base che la sua Corte dei Conti aveva appena scoperto un’irregolarità a loro riguardo.
Riferendosi all’osservazione del Governo che concerne la nullità assoluta, la società richiedente presentò che la vendita delle quote nel 2000 fu conclusa sotto il vecchio Codice civile e che i tribunali nazionali stessi non si appellarono alle disposizioni del Codice nuovo civile relativo alla nullità assoluta. La società richiedente fece riferimento all’ Articolo 6 del Codice nuovo civile che prevedeva che le sue disposizioni non si applicassero ad atti legali conclusi prima della sua entrata in vigore.
35. Il Governo presentò che l’azione di reclamo della società richiedente era manifestamente mal-fondata perché la causa era stata esaminata dai tribunali nazionali che erano indipendenti, imparziali e stabiliti dalla legge. Il termine di prescrizione non era stato superato dall’Ufficio del Procuratore Generale perché trovò l’illegalità della vendita delle quote solamente nel gennaio 2004 quando la Corte dei Conti rese la sua sentenza pubblica. Alternativamente, il Governo dibatté che secondo l’Articolo 217 del Codice nuovo civile, la nullità assoluta di un atto può essere invocata, da qualsiasi persona senza limitazione di tempo. Non c’era perciò, tempo-limite per l’Ufficio del Procuratore Generale per impugnare la vendita delle quote nel 2000, un atto che ricadeva sotto le disposizioni dell’ Articolo 217 del Codice nuovo civile .
36. La Corte si riferisce alla sua precedente giurisprudenza nella quale fu detto che l’osservanza dei requisiti di ammissibilità per eseguire atti procedurali è un importante aspetto del diritto ad un processo equo. Il ruolo giocato dai termini di prescrizione è d’importanza notevole quando interpretato alla luce del Preambolo alla Convenzione che, nella sua parte attinente, dichiara preminenza del diritto come parte dell’eredità comune degli Stati Contraenti (vedere Dacia S.R.L. c. la Moldavia, n. 3052/04, § 75 18 marzo 2008).
37. La Corte reitera che non è suo compito per subentrare nell’interpretazione della legislazione nazionale. Spetta primariamente alle autorità nazionali, in particolare ai tribunali, chiarire i problemi di simile interpretazione. Questo si applica in particolare all’interpretazione da parte dei tribunali di norme di natura procedurale come il tempo prescritto per avviare azioni di corte. Il ruolo della Corte è confinato ad accertare se gli effetti di tale interpretazione sono compatibili con la Convenzione in generale e col principio della certezza legale, garantiti dal suo Articolo 6 ( in particolare vedere, mutatis mutandis, Platakou c. Grecia, n. 38460/97, § 37 ECHR 2001-I).
38. Nella presente causa che i tribunali nazionali hanno trovato che il Procuratore Generale, nel depositare la sua azione a favore del Governo era vincolato ad osservare il termine di prescrizione di tre anni come previsto dall’Articolo 74 del Codice civile (vedere paragrafo 28 sopra). In simile circostanze, la Corte considera, che la pretesa del Governo per cui non c’era stata limitazione di tempo per l’azione del Procuratore Generale è incoerente con le sentenze dei tribunali nazionali e non può essere perciò accettata.
39. È notato inoltre che, nella presente causa, il termine di prescrizione cominciò a decorrere dal giorno in cui il Governo venne a sapere o avrebbe dovuto venire a sapere che il suo diritto era stato violato. Questa era la posizione espressa dai tribunali nazionali (vedere paragrafo 14 sopra) che sembra essere stato basato sull’ Articolo 79 del Codice civile (vedere paragrafo 28 sopra). Le decisioni dei tribunali nazionali citarono il 3 gennaio 2004 come la data dalla quale il termine di prescrizione cominciò a decorrere. Questa era la data in cui la Corte dei Conti emise una decisione a riguardo delle ventisette carrozze ferroviarie (vedere paragrafo 8 sopra). La società richiedente dibatté che non c’era stato nulla che aveva impedito al Governo di scoprire prima del 3 gennaio 2004 che le ventisette carrozze non comparivano nei documenti di contabilità della cava. Comunque, i tribunali nazionali respinsero questa osservazione senza dare alcuna ragione.
40. La Corte non è convinta che il Governo che era il proprietario della maggioranza del pacchetto azionario della cava prima del 2000, non sapeva del problema delle carrozze prima e dopo la vendita delle quote alla società richiedente. Effettivamente, è inconcepibile che il Governo non potesse avere accesso a tutti i documenti di contabilità della cava prima e dopo il 2000. Presumendo anche che la Corte dei Conti era la sola autorità nello Stato competente ad esaminare i documenti di contabilità della cava e fare le costatazioni sulle carrozze ferroviarie che non è dimostrato essere il caso, il Governo non ha dibattuto che c’era una qualsiasi cosa ad ostacolare il tribunale dal fare le sue costatazioni entro tre anni dalla data della vendita delle quote della cava.
41. In simili circostanze, la Corte viene alla conclusione che l’interpretazione data dai tribunali nazionali agli articoli riguardo al tempo-limite prescritto per avviare azioni di corte aveva un effetto che era incompatibile col principio della certezza legale garantito dall’ Articolo 6 della Convenzione. Effettivamente, l’interpretazione data dai tribunali nazionali aveva l’effetto di concedere al Governo, rappresentato dall’l’Ufficio del Procuratore Generale, di portare la sua azione contro la società richiedente nonostante la scadenza del termine generale di prescrizione. I tribunali nazionali esaminarono l’azione che diede luogo alla perdita della società richiedente della sua proprietà alterando così una situazione legale che era divenuta definitiva a causa dell’applicazione di un termine di prescrizione e sconvolgendo il principio di certezza legale (vedere Dacia, citata sopra, § 77).
42. C’è stata perciò una violazione dell’ Articolo 6 § 1 della Convenzione nella presente causa.
III. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N. 1 ALLA CONVENZIONE
43. La società richiedente si lamentò che le sentenze con cui furono sostenute le azioni del Procuratore Generale avevano avuto l’effetto di infrangere il suo diritto al pacifico godimento delle sue proprietà riguardo all’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione. Il richiedente dibatté che l’interferenza non era prevista dalla legge poiché le garanzie previste dall’ Articolo 6 della Convenzione erano state violate e l’interferenza non era necessaria in una società democratica. Il Governo contestò la pretesa del richiedente e dibatté che la società richiedente ricevette di nuovo il prezzo pagato per le quote comprate nel 2000 e che alla società richiedente fu permesso di tenere i profitti guadagnati fra il 2000 ed il 2007. Secondo il Governo, era il diritto dello Stato alla proprietà che era stato violato come risultato della vendita illegale delle quote nel 2000 e la società richiedente aveva tratto profitto dall’uso illegale di ventisette carrozze dalla cava.
44. La Corte considera che la società richiedente aveva una “proprietà” ai fini dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione siccome aveva avuto un titolo valido pari a 549,613 quote nella cava finché i tribunali nazionali l’annullarono come risultato del sostenere l’azione del Procuratore Generale. L’annullamento del suo titolo costituì un’interferenza col suo diritto alla proprietà che deve essere considerata come una privazione di proprietà a cui, di conseguenza, il secondo articolo dell’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione si applica.
45. Le obiezioni del richiedente riferiscono in primo luogo alla legalità dell’interferenza col suo diritto alla proprietà. La Corte considera che un insuccesso nell’ osservare i requisiti giuridici riguardo al tempo-limite per introdurre un’azione può condurre ad una costatazione che l’interferenza coi diritti di un richiedente non era “in conformità con la legge.” Comunque, nella presente causa trova che il problema di ottemperanza pratica con la legge è collegato da vicino a se l’interferenza era “necessaria in una società democratica” ed esaminerà perciò questo problema sotto. Similmente, la Corte considera non necessario, per i fini ai fini della presente causa, determinare la questione dello scopo legittimo perseguito dall’interferenza. Lascerà questi problemi aperti e si concentrerà sulla questione della proporzionalità.
46. La Corte reitera che dove è in pericolo un problema nell’interesse generale spetta alle autorità pubbliche agire per tempo, in un modo appropriato e con la massima consistenza (vedere Beyeler c. l’Italia [GC], n. 33202/96, § 120 ECHR 2000-I). La Corte esaminerà se i tribunali nazionali si attennero a questi principi.
47. Doveva essere notato dall’inizio che sono state le autorità Statali a preparare la privatizzazione della cava nel 2000 a stabilire le norme per la vendita all’asta a determinare il prezzo e ad eseguire i procedimenti di vendita all’asta. Avendo partecipato alla vendita all’asta organizzata dal Governo, la società richiedente offrì il miglior prezzo e le fu concesso di acquistare il pacchetto fissato per la vendita dal Governo. Circa quattro anni più tardi, il Governo considerò che a causa dell’insuccesso nel riflettere il prezzo delle carrozze ferroviarie nel prezzo delle quote della cava, il prezzo pagato dalla società i richiedente era stato troppo basso. Chiaramente sembra dai fatti della causa che era il Governo che era andato a vuoto nel riflettere le carrozze ferroviarie nei documenti di contabilità della cava fino dal 1996 e più tardi aveva stabilito la privatizzazione della cava senza fare menzione delle carrozze nei suoi documenti di contabilità. Procedimenti di arricchimento indebito furono avviati contro la società richiedente ed un importo supplementare di MDL 972,000 fu indicato per le quote della cava. Non si mostrò così che la società richiedente fosse stata responsabile in qualsiasi modo per la riduzione addotta nel prezzo delle quote durante il processo di privatizzazione.
48. Due anni più tardi e sei anni dopo la privatizzazione il Governo riconsiderò la loro decisione di privatizzare la cava e decise di riguadagnare il controlli su questa con annullando l’operazione del 2000. La ragione per l’annullamento era di nuovo l’omissione delle ventisette carrozze dal prezzo delle quote, la stessa ragione che fu usata nei procedimenti di arricchimento indebito. Questa volta la responsabilità per la riduzione addotta del prezzo fu attribuita alla società richiedente senza che qualsiasi prova venisse presentata o venissero date ragioni per questo. Benché le autorità avrebbero dovuto essere consapevoli dei motivi addotti per annullare il contratto dall’inizio, nessun chiarimento è stato offerto riguardo al perché fu permesso che passassero sei anni prima che i procedimenti di annullamento incominciassero.
49. Nonostante i risultati dei precedenti procedimenti di arricchimento indebito, e la decisione apparente del problema del prezzo ridotto pagato dal richiedente nel 2000, il Governo ebbe di nuovo successo e la vendita delle quote fu dichiarata priva di valore legale dai tribunali. Il Governo comprese presto comunque, dopo che il risultato dei procedimenti che non era sufficiente a garantirgli il controllo della cava perché, nel frattempo, la cava aveva emesso nuove quote e così il pacchetto azionario riguadagnata dal Governo non rappresentava più una quota di controllo nella cava. Per superare la situazione il Governo completò la sua rivendicazione iniziale di fronte ai tribunali con una richiesta di annullamento delle quote emesse dalla cava nel 2002. La rivendicazione supplementare del Governo fu accettata dai tribunali nella sua interezza nonostante la società richiedente pretendeva che, inter alia, il problema dell’annullamento delle quote emesse nel 2002 sarebbe stato trattato come una nuova azione di corte. I tribunali respinsero anche la rivendicazione del richiedente per il rimborso del prezzo delle quote annullate ed ordinarono alla società richiedente di accettare invece l’attrezzatura di estrazione usata che non avrebbe potuto servire al suo fine e che era stata abbandonata perciò dalla società richiedente nei locali della cava.
50. Nella prospettiva di quanto sopra, la Corte è incapace di vedere qualsiasi elemento di mala fede nella condotta del richiedente durante la privatizzazione e durante i successivi eventi. Nota che la differenza addotta nel prezzo fu recuperata dal Governo nel 2004 e non ha ricevuto chiarimenti del perché, due anni più tardi, il Governo che pretendeva di agire in buona fede decise di espropriare la proprietà del richiedente. Al contrario, la Corte vede i motivi sufficienti per credere che era il Governo ad agire in mala fede ed perseguiva lo scopo di espropriare la proprietà della società richiedente in un modo che è difficile riconciliare col principio di riguardo per la preminenza del diritto in una società democratica. Inoltre, la Corte è colpita dalla condotta delle autorità nazionali nella presente causa e considera che era lontana dall’attenersi coi principi esposti in Beyeler.
51. La Corte reitera inoltre che ha trovato nel paragrafo 41 sopra che il sostegno dell’azione del Procuratore Generale dopo la scadenza del tempo-limite generale e in assenza di qualsiasi ragione costrittiva, era incompatibile col principio della certezza legale e così generò una violazione dell’Articolo 6 della Convenzione. Per la Corte, le ragioni di sostegno della costatazione di una violazione possono, da sole, fondare una violazione separata dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione. In simili circostanze la Corte considera che il sostegno dell’azione del Procuratore Generale costituì un’interferenza ingiustificata col diritto della società richiedente alla proprietà, perché non fu preservato un equilibrio equo ed il richiedente fu costretto a sopportare e continua a sopportare un carico individuale eccessivo (vedere, mutatis mutandis, Brumărescu c. Romania [GC], n. 28342/95, §§ 75-80 ECHR 1999-VII). Come in Dacia, i tribunali nazionali non fornirono, nessuna giustificazione per simile interferenza.
52. Ne segue, in prospettiva delle costatazioni sopra che c’è stata una violazione dell’ Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 alla Convenzione.
IV. L’APPLICAZIONE DELL’ ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
53. L’Articolo 41 della Convenzione prevede:
“Se la Corte costata che c’è stata una violazione della Convenzione o dei Protocolli, e se la legge interna dell’Alta Parte Contraente riguardata permette una riparazione solamente parziale, la Corte può, se necessario, riconoscere una soddisfazione equa alla vittima.”
A. Osservazioni delle parti
54. La società richiedente chiese a riguardo di danno materiale 4,952,382.49 euro (EUR) più EUR 43.24 al giorno sino all’ esecuzione definitiva della sentenza.
55. La società richiedente presentò due rapporti competenti datati gennaio 2007, emessi da due esperti indipendenti riguardo al prezzo del mobile e della proprietà immobile della cava. Secondo loro il valore del patrimonio immobiliare era MDL 10,875,528 e quello della proprietà mobile MDL 26,864,645. La società richiedente presentò che le 549,613 quote che aveva perso come risultato dei procedimenti iniziati dall’Ufficio del Procuratore Generale, rappresentavano l’ 84.14% del pacchetto azionario della cava, o, espresse nel valore del patrimonio immobiliare e mobile della cava, MDL 31,754,354.38. Poiché le autorità Statali avevano rimborsato alla società richiedente l’importo iniziale pagato per le quote vendute nel 2000, l’importo rimanente era MDL 29,255,917.88. Riguardo alla data in cui la società richiedente presentò le sue osservazioni sulla soddisfazione equa, l’equivalente in euro dell’importo sopra era EUR 2,177,670.76.
56. La società richiedente presentò inoltre che avendo dichiarato la vendita delle quote nel 2000 priva di valore legale i tribunali nazionali era andati a vuoto nell’ ordinare la restituzione al richiedente dell’ 84.14% del prezzo delle carrozze che la cava aveva pagato allo Stato come risultato della sentenza della Corte Suprema di giustizia dell’ 11 novembre 2004 (vedere paragrafo 9 sopra). Di conseguenza, la società richiedente chiese MDL 817,840.8 più interesse calcolato in conformità con le norme previste nell’ Articolo 619 del Codice civile. Secondo i calcoli della società richiedente, l’interesse all’ 11 dicembre 2008 (la data in cui la richiesta della soddisfazione equa della società richiedente fu registrata) era MDL 274,679.17. Convertito in euro l’importo principale più l’interesse era pari a EUR 81,321.97. Il richiedente chiese anche EUR 43.24 sino al giorno che nella causa presente tale sentenza della Corte fu eseguita.
57. La società richiedente fece anche una rivendicazione a riguardo del profitto perduto per il periodo della validità della licenza della per estrarre ghiaia e granito, sino al 14 settembre 2012. A questo fine, la società richiedente prese come anno di riferimento l’attività della cava dell’ anno precedente quando ancora era un azionista, vale a dire il 2006. Durante questo anno, secondo la dichiarazione dei redditi della società il suo profitto netto dopo il pagamento delle tasse era MDL 8,600,252. Poiché il pacchetto azionario della società fu divisa in 653,225 quote, il profitto che corrispondeva ad ogni quota era MDL 13.16. Di conseguenza, il profitto del 2006 che corrispondeva alle quote perse della società richiedente dopo questi i procedimenti corrispondeva a MDL 7,232,907.08. Il richiedente indicò che sotto la legislazione Moldava nessuna tassa è pagabile sui dividendi pagati ad azionisti. Il richiedente divise inoltre l’importo sopra nel numero di giorni nel 2006 ed ottenne MDL 19,816.18 come suo profitto netto quotidiano nel 2006. Successivamente, il richiedente moltiplicò la cifra sopra col numero di giorni rimanenti sino alla scadenza della licenza della cava ed ottenne MDL 36,184,344.68, che rappresentavano il suo addotto profitto perduto fino al 14 settembre 2012. Espresso in euro, in data della presentazione delle osservazioni del richiedente l’importo sopra era pari a EUR 2,693,389.76.
58. La società richiedente presentò inoltre che le cifre sopra non erano speculative perché erano basate su un reale ricavo ricevuto dalla cava in passato. Secondo il richiedente, il Governo Moldavo dichiarò, che la crisi finanziaria globale non avrebbe colpito Moldavia e che la loro priorità era la costruzione e il miglioramento delle strade. Poiché la cava era la sola società in Moldavia ad estrarre i migliori materiali di qualità per la costruzione di strade, era improbabile che il suo carico di lavoro sarebbe diminuito nell’immediato futuro .
59. La società richiedente presentò di non volere la restituzione delle quote della cava che aveva perso perché dopo che lo Stato stava prendendo controllo della cavi, la nuova amministrazione aveva portato la cava all’orlo dell’insolvenza. Secondo la società richiedente, la cava aveva accumulato debiti enormi verso il bilancio Statale, aveva cominciato a ridurre il suo personale, i salari furono tagliati, a molti impiegati furono terminati dei contratti molto vantaggiosi e ridondanti. Secondo il richiedente, in prospettiva di quanto sopra, non era più interessato a riguadagnare il controllo della cava.
60. Il Governo presentò che i seguenti fattori sarebbero stati presi in esame calcolando il danno materiale:
– alla società richiedente era stato restituito il prezzo delle quote acquistate nel 2000, vale a dire MDL 2,498,437.5;
– durante la sua attività con la società richiedente come azionista, la cava aveva ottenuto un profitto che non è stato richiesto dallo Stato dopo l’annullamento della vendita delle quote;
– durante il 2006-2007 la cava usò i beni pubblici , vale a dire ventisette carrozze senza alcun motivo legale;
– era lo Stato che vide il suo diritto di proprietà infranto dalle azioni illegittime della società richiedente.
61. Riguardo al profitto perduto chiesto dal richiedente, il Governo presentò, che era speculativo e deve essere respinto. Il Governo presentò che in considerazione del problema di profitto perduto si doveva dare attenzione alla crisi finanziaria globale ed al fatto che il settore delle costruzioni in Moldavia era stato molto seriamente colpito da questa.
62. Riferendosi al problema delle carrozze, il Governo presentò che la società richiedente andò a vuoto nel depositare un ricorso contro la sentenza di corte riguardo alle carrozze. Perciò, la rivendicazione a questo riguardo deve essere respinta per insuccesso nell’ esaurire le vie di ricorso nazionali. Il Governo non specificò a quale sentenza di tribunale ha fatto riferimento .
63. Alternativamente, il Governo presentò un rapporto competente preparato dall’Istituto Nazionale per Expertise Giudiziale (parte del Ministero della Giustizia) secondo cui la cava aveva violato la legge non includendo le carrozze nei suoi documenti di contabilità. Il rapporto contestò anche le sentenze nel rapporto competente riguardo alla proprietà mobile della cava presentata dalla società richiedente a riguardo di un scavatore comprato dalla cava nel 2006. Secondo il rapporto competente presentato dal richiedente, il prezzo dello scavatore era MDL 5,574,343 mentre gli esperti del Ministero della Giustizia pretesero che il prezzo dello scavatore fosse MDL 2,149,025. Sembra che il prezzo nel rapporto presentato dalla società richiedente rappresentasse il valore corrente dello scavatore come valutato dai competenti meno “il deterioramento”, mentre nel rapporto del Governo fu basato sulla deduzione del “deterioramento” dal prezzo dello scavatore come indicato nei documenti di contabilità della cava.
64. Secondo il rapporto presentato dal Governo il profitto che la società richiedente avrebbe potuto sperare di ottenere sino alla scadenza della licenza ella cava nel 2012 non era MDL 36,184,344.68 come chiesto dalla società richiedente ma MDL 10,221,308.9.
65. Secondo il Governo, ciò che è stato detto sopra dimostra l’inattendibilità dei rapporti presentati con la società richiedente. Il Governo contestò anche l’importo di EUR 43.24 chiesto dal richiedente per ogni giorno sino all’esecuzione della presente sentenza. Dibatté che questa rivendicazione non aveva qualsiasi base in diritto nazionale o nella giurisprudenza della Corte.
66. La società richiedente chiese anche EUR 50,000 a riguardo di danno morale. Affermò che aveva perso la sua proprietà, la cava era stata portata ad uno stato vicino all’insolvenza. Questa situazione era una fonte di ansia seria per l’organizzazione aziendale della società richiedente.
67. Il Governo non era d’accordo con l’importo chiesto dal richiedente e dibatté che era eccessivo. Chiese alla corte di respingere la rivendicazione del richiedente per la soddisfazione equa a riguardo del danno morale.
68. Infine la società richiedente chiese EUR 8,940 per costi e spese incorsi nei procedimenti di fronte ai tribunali nazionali e di fronte alla Corte.
69. Per quanto riguarda i costi incorsi di fronte ai tribunali nazionali richiesti il richiedente ha dibattuto che i suoi avvocati avevano passato settanta-sette ore sulla causa ad un tasso di EUR 75 per ora. L’importo totale era EUR 5,625. La società richiedente presentò fogli relativi al tempo particolareggiati preparati dai suoi avvocati. Presentò anche ricevute bancarie che confermavano il pagamento dell’importo sopra agli avvocati da parte di una terza società che, secondo il richiedente, aveva relazioni speciali con lui.
70. Riguardo ai costi incorsi di fronte alla Corte la società richiedente ha dibattuto che i suoi avvocati avevano passato trentotto ore sulla causa ad un tasso di EUR 85 all’ora. L’importo totale chiesto era EUR 3,230. La società richiedente presentò fogli di tempo particolareggiati preparati dagli avvocati.
71. Gli 85 EUR rimanenti furono chiesti dalla società richiedente per costi incorsi nella traduzione delle sue osservazioni dal rumeno al francese.
72. Il Governo contestò l’importo e dibatté che era eccessivo. Espresse dubbi sul numero di ore spese dagli avvocati della società richiedente e sul fatto che l’importo di EUR 5,625 era stato pagato ad uno di loro da una terza società.
B. Conclusione della Corte
73. La Corte considera che la questione dell’applicazione dell’ Articolo 41 non è pronta per una decisione. La questione deve essere di conseguenza riservata ed un’ulteriore procedura fissata, con dovuto riguardo alla possibilità di un accordo a cui potrebbero giungere il Governo di Moldavia ed il richiedente.
PER QUESTE RAGIONI, LA CORTE ALL’UNANIMITA’
1. Dichiara la richiesta ammissibile;
2. Sostiene che c’è stata una violazione dell’Articolo 6 § 1 della Convenzione;
3. Sostiene che c’è stata una violazione dell’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione;
4. Sostiene all’unanimità che la questione dell’applicazione dell’ Articolo 41 della Convenzione non è pronta per decisione;
di conseguenza,
(a) riserve la detta questione;
(b) invita il Governo Moldovo ed il richiedente a presentare, entro i successivi tre mesi le loro osservazioni scritte sulla questione e, in particolare, a notificare la Corte qualsiasi accordo al quale potrebbero giungere;
(c) riserva l’ulteriore procedimento e delega al Presidente della Camera il potere di fissarlo se ce ne fosse bisogno;
5. Respinge il resto della rivendicazione della società richiedente per la soddisfazione equa.
Fatto in inglesi, e notificato per iscritto il 16 luglio 2009, facendo seguito agli articoli 77 §§ 2 e 3 degli Articoli di Corte.
Lorenzo Early Nicolas Bratza
Cancelliere Presidente

Testo Tradotto

Conclusion Violation of Art. 6-1 ; Violation of P1-1 ; Just satisfaction reserved
FOURTH SECTION
CASE OF BAROUL PARTNER-A v. MOLDOVA
(Application no. 39815/07)
JUDGMENT
STRASBOURG
16 July 2009
This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 § 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Baroul Partner-A v. Moldova,
The European Court of Human Rights (Fourth Section), sitting as a Chamber composed of:
Nicolas Bratza, President,
Lech Garlicki,
Giovanni Bonello,
Ljiljana Mijović,
David Thór Björgvinsson,
Ledi Bianku,
Mihai Poalelungi, judges,
and Lawrence Early, Section Registrar,
Having deliberated in private on 23 June 2009,
Delivers the following judgment, which was adopted on that date:
PROCEDURE
1. The case originated in an application (no. 39815/07) against the Republic of Moldova lodged with the Court under Article 34 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (“the Convention”) by a Moldovan national entity, B. P.-A (“the applicant company”), a company incorporated in Moldova, on 30 August 2007.
2. The applicant company was represented by Mr V. N. and Mr V. C., lawyers practising in Chişinău, and members of the Lawyers for Human Rights Organisation. The Moldovan Government (“the Government”) were represented by their Agent, Mr V. Grosu.
3. The applicant company alleged in particular that the annulment of the privatisation of its quarry had violated its rights as guaranteed by Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention. It also complained that the proceedings were unfair, contrary to Article 6 § 1 of the Convention.
4. On 21 April 2008 the President of the Fourth Section decided to give notice of the application to the Government. It was also decided to examine the merits of the application at the same time as its admissibility (Article 29 § 3).
THE FACTS
I. THE CIRCUMSTANCES OF THE CASE
5. The applicant, Baroul Partner-A, is a company incorporated in Moldova.
6. In 2000, in accordance with the Law on the Privatisation Programme for the years 1997-2000, the Government put up for sale their portion of the shares (199,875 shares, representing 65.86%) in the Soroca Gravel and Granite Quarry Co. (“the quarry”).
7. The applicant company participated in the auction and, having offered the highest price, purchased the stock in February 2000 at a price of 12.5 Moldovan lei (MDL) per share. The total price of the purchased stock was MDL 2,498,437.5.
8. In 2003 the Court of Accounts carried out a check on the privatisation activity of the Government and in a decision of 3 January 2004 found that in 1996 the quarry had received from a third State-owned company twenty-seven railway carriages without any title and that those carriages had remained in the quarry’s possession throughout its subsequent existence without ever being included in the accounting documents.
9. On an unspecified date in 2004 the Department of Privatisation initiated proceedings for unjust enrichment against the quarry, claiming compensation for the railway carriages. The proceedings ended with a final judgment of the Supreme Court of Justice of 11 November 2004, by which the quarry was ordered to pay the State MDL 972,000, representing the cost of the carriages as established by an expert report. The judgment was enforced in 2005.
10. On 29 July 2006 the Centre for the Fight against Economic Crime and Corruption (“CFECC”) initiated criminal proceedings in respect of the privatisation of the quarry. The activity of the quarry was blocked as a result of the seizure of the accounting documents, the refusal to extend licences for extraction of granite and gravel, and other measures taken against the quarry by the State authorities. It appears that the criminal investigation is still pending before the CFECC and that the case has never been brought before the courts.
11. On 15 December 2006 the Prosecutor General’s Office initiated, on behalf of the Government, court proceedings against the Department of Privatisation and the applicant company, seeking the annulment of the contract of sale of the State-owned stock. It argued that since at the date of the sale of the shares the quarry had not included the twenty-seven carriages in its accounting documents (see paragraphs 8 and 9 above), the price of each share had been fixed at only MDL 12.5, whereas it should have been MDL 13.88. The Prosecutor General’s Office did not make reference to the proceedings which ended with the judgment of the Supreme Court of Justice of 11 November 2004. In its pleadings before the court, the Prosecutor’s Office argued that its action was not time-barred since the time-limit did not apply to its court actions.
12. In its observations and pleadings, the Department of Privatisation disagreed with the Prosecutor General’s action and argued that the applicant company had participated in an auction organised by the Government and had won it by offering the highest price for the shares. The auction was organised in accordance with the relevant regulations. The question of the carriages which had not been included in the quarry’s accounting documents in 1996 had been resolved by the Department of Privatisation by way of civil proceedings which ended with the judgment of the Supreme Court of Justice of 11 November 2004 in favour of the Department of Privatisation. That judgment was enforced in 2005.
13. In its observations and pleadings, the applicant company argued that the Prosecutor General’s action was time-barred. It was contrary to the principle of legal certainty and equality of arms to allow the Prosecutor General to challenge administrative acts in the courts without the latter being subject to any time limitations. In any event, the provision of the old Civil Code exempting the Prosecutor General from complying with the general three-year time-limit only referred to claims against kolkhozs (collective farms), non-governmental organisations, cooperatives and citizens. The applicant company did not fall within any of those categories. Finally, the dispute over the carriages had already been resolved by a final judgment of the Supreme Court of 11 November 2004.
14. On 12 April 2007 the Economic Court upheld the Prosecutor General’s action and found the arguments adduced by him to be well-founded. Referring to the applicant company’s objection concerning the Statute of Limitations, the court found that the three-year time-limit was applicable to the Prosecutor General’s court action. At the same time, according to the court, the time-limit was to be calculated from the date when the Prosecutor General’s Office found out or must have found out about the problem with the carriages. In the court’s opinion, that date was 3 January 2004, the date of the Court of Accounts’ decision (see paragraph 8 above). Accordingly, the action was lodged within the three-year limit. As to the applicant’s objection concerning the existence of a final judgment concerning the same dispute, the court found that objection ill-founded because the first set of proceedings had concerned the issue of compensation while the second concerned the issue of the annulment of the privatisation. The Economic Court ordered the annulment of the contract of sale of shares, the return of 199,975 shares to the State and the return to the applicant company of the price paid for them, MDL 2,498,437.5.
15. The applicant company appealed against this judgment and argued, inter alia, that the Economic Court had on its own initiative come up with a solution for the Prosecutor General’s problem with the time-limit. Furthermore, the applicant disagreed with this solution and argued that the time-limit should be calculated from the date when the shares were bought. It submitted that there were no impediments preventing the Prosecutor General from finding out about the problem of the carriages before the Court of Accounts had issued its decision in January 2004 and relied in this connection on the official commentary to the Civil Code. The applicant company also submitted that there had been no impediments to the Court of Accounts conducting its investigation earlier, and argued that accepting the Economic Court’s line of thinking amounted to accepting that the Prosecutor’s Office could challenge transactions concluded very many years ago by arguing that it had just found out about their illegality. The applicant company further submitted that the dispute was identical to that which ended with the judgment of the Supreme Court of 11 November 2004 and that the judge of the Economic Court who had examined the case had been influenced by the Government.
16. On 12 July 2007 the Supreme Court of Justice dismissed the applicant company’s appeal and upheld the reasoning given by the lower-instance court. The judgment became final and an enforcement warrant was issued, under which the applicant company was obliged to transmit to the Government 199,875 shares in the quarry.
17. During the enforcement proceedings, the Government realised that in spite of the favourable outcome of the proceedings for them, they had not gained control over the quarry. Notably, they learned that in 2002 the quarry had issued 349,738 new shares as a result of the applicant company’s adding new extraction equipment worth MDL 3,147,642 to its assets. The new shares were registered by the National Commission of Movable Assets on 20 May 2002. As a result, the ratio of the shares in the quarry’s stock obtained by the Government after the proceedings had ended with the judgment of 12 July 2007 represented 30.59% and the applicant company maintained control over the quarry.
18. On 21 August 2007 the Prosecutor General’s Office, on behalf of the Government, applied to the Economic Court for a supplementary judgment. It argued that the meaning of the judgment of the Supreme Court of Justice of 12 July 2007 had been to put the parties in the position they had been prior to February 2000, when the State held 65.86%. However, that was not possible because of the issue of new shares in 2002. Accordingly, the court was requested to annul the decision of the quarry’s shareholder’s meeting concerning the issue of 349,738 shares and the decision of the National Commission of Movable Values on 30 May 2002 concerning the registration of the new shares.
19. In its submissions to the Economic Court the applicant company argued that the Prosecutor General’s Office, acting on behalf of the Government, had not requested the annulment of the issue of 349,738 shares in its initial court action. According to Article 250 of the Code of Civil Procedure, a supplementary judgment could be issued only if the court had omitted to rule in respect of a claim made by one of the parties to the proceedings. Since the Prosecutor’s Office only sought the annulment of the sale of 199,875 shares, his new request could not be treated in a supplementary judgment. In any event, the issue of the new shares took place in 2002 and, therefore, the Prosecutor Office’s action was time-barred. The approach taken by the court in respect of the time-limit in the main proceedings was inapplicable to the new request of the Prosecutor General’s Office because the Court of Accounts did not refer to the problem of the issue of new shares in its judgment of 3 January 2004. Accordingly, the Prosecutor could not claim to have found out about that only in January 2004.
20. On 6 September 2007 the Economic Court upheld the Prosecutor General’s action. Referring to the applicant company’s objection that no claim about the annulment of the issue of new shares had been made during the proceedings which had ended on 12 July 2007 and that the new request could not be examined in a supplementary judgment, the court found that the claim was implicit in the Prosecutor General’s Office’s action, seeking that the State be reinstated in its right of ownership of 65.86% of the quarry’s shares. According to the court, it was impossible to make such a reinstatement without annulling the shares issued in 2002. Since the court failed to rule on that problem, it was necessary to treat it in a supplementary judgment. The court ordered the annulment of the new shares arguing that otherwise the Government would own only 30.59% of the quarry’s stock, a situation contrary to the judgment of 12 July 2007, where it was ordered that the Government be reinstated in its right of ownership of 65.86% of the shares. The court did not refer to the applicant company’s objection based on the time-limit.
21. The applicant company appealed against the judgment and argued, inter alia, that in its initial action the Prosecutor General’s Office had requested the annulment of the sale of the shares in 2000 but not the reinstatement of the State in its right of ownership of 65.86% of the quarry’s shares. In support of this submission the applicant company cited parts of the Prosecutor General’s application before the first-instance court. It argued that the Economic Court had misrepresented the prosecutor’s claims. The applicant company also submitted that the first-instance court had failed to address its Statute of Limitations objection.
22. On 18 October 2007 the Supreme Court of Justice dismissed the applicant company’s appeal. It found that since the sale of the shares of 2000 had been declared void, the parties had to be reinstated in their initial position, namely the position before the act of sale when the State owned 65.86% of the shares. Therefore, it was correct for the Economic Court to adopt a supplementary judgment clarifying the situation.
23. On 24 December 2007 the applicant company applied to the Economic Court and requested it to explain how the judgment of 6 September 2007 was to be enforced in terms of restitution of its contribution as a result of which the quarry had issued new shares in 2002 (see paragraph 17 above).
24. On 3 March 2008 the Economic Court issued a new judgment explaining that the applicant company was to be paid by the Government MDL 3,147,642, the value of the shares issued in 2002. The Government appealed against this judgment.
25. On 3 April 2008 the Supreme Court of Justice upheld the Government’s appeal, quashed the judgment of 3 March 2008 and ordered a re-examination.
26. On 7 July 2008 the Economic Court re-examined the applicant company’s request. It did not order that the value of the shares issued in 2002 be returned to the applicant but that the latter be returned the extracting equipment which had been added to the quarry’s assets in 2002 (see paragraph 17 above). The applicant company appealed and argued that the solution given by the Economic Court was contrary to domestic legislation. However, the appeal was dismissed by the Supreme Court of Justice on 4 September 2008.
27. Since the mining equipment had been used and was useless to the applicant company, it has not been recovered by it from the quarry.
II. RELEVANT DOMESTIC LAW AND PRACTICE
28. The relevant provisions of the Civil Code, in force at the relevant time, provide:
“Article 74
The general limitation period for protection through a court action of the rights of a [natural] person is three years; it is one year for lawsuits between State organisations, collective farms and any other social organisations.
Article 78
The competent court … shall apply the limitation period whether or not the parties request such application.
Article 79
The limitation period starts running from the day on which the right of action arises. The right of action arises on the day when a person comes to know or should have come to know that his right has been breached…
Article 83
Expiry of the limitation period prior to initiation of court proceedings constitutes a ground for rejecting the claim.
If the competent court … finds that the action has not commenced within the limitation period for well-founded reasons, the right in question shall be protected.
Article 86
The limitation period does not apply:

(2) to claims by State organisations regarding restitution of State property found in the unlawful possession of … other organisations … and of citizens;”.
29. The relevant provisions of the new Civil Code, in force after 12 June 2003, read as follows:
Article 6. The action in time of the civil law
“(1) The civil law does not have a retroactive character. It cannot modify or suppress the conditions in which a prior legal situation was constituted or the conditions in which such a legal situation was extinguished. The new law cannot alter or abolish the already created effects of a legal situation which has been extinguished or is in the process of execution.”
30. In a judgment of 20 April 2005 (case nr. 2ra-563/05) the Supreme Court of Justice dismissed the plaintiff’s contentions based on the provisions of the new Civil Code on the ground that the facts of the case related to a period before the entry into force of the new Civil Code and that, therefore, the provisions of the old Civil Code were applicable.
THE LAW
31. The applicant company complained about the unfairness of the proceedings, contrary to Article 6 § 1 of the Convention, which in so far as relevant provides:
“1. In the determination of his civil rights and obligations … everyone is entitled to a fair hearing … by a tribunal ….”
32. The applicant company also complained that its rights as guaranteed under Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention had been violated as a result of the outcome of the proceedings. Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention provides:
“Every natural or legal person is entitled to the peaceful enjoyment of his possessions. No one shall be deprived of his possessions except in the public interest and subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law.
The preceding provisions shall not, however, in any way impair the right of a State to enforce such laws as it deems necessary to control the use of property in accordance with the general interest or to secure the payment of taxes or other contributions or penalties.”
I. ADMISSIBILITY OF THE COMPLAINTS
33. The Court considers that the applicant company’s complaints raise questions of fact and law which are sufficiently serious that their determination should depend on an examination of the merits, and no other grounds for declaring them inadmissible have been established. The Court therefore declares the application admissible. In accordance with its decision to apply Article 29 § 3 of the Convention (see paragraph 4 above), the Court will immediately consider its merits.
II. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 6 § 1 OF THE CONVENTION
34. The applicant company pointed out that according to Article 79 of the Civil Code in force at the material time, a right of action comes into existence on the day when a person comes to know or should have come to know that his or her right had been breached. In the present case the person whose rights were alleged to have been breached was the Government, which was the plaintiff in the proceedings. It was difficult to understand how the Government, which were parties to the sale of the shares in 2000, did not know about any problems linked to the sale until January 2004. It was similarly difficult to understand that the State could not have found out about any problems of legality within three years of the sale. Accepting the position of the Government would result in a distortion of the principle of legal certainty as the State would be entitled to challenge legal acts concluded one hundred years ago on the ground that its Court of Accounts had just discovered an irregularity in their respect.
Referring to the Government’s submission concerning absolute nullity, the applicant company submitted that the sale of the shares in 2000 was concluded under the old Civil Code and that the domestic courts themselves did not rely on the provisions of the new Civil Code relating to absolute nullity. The applicant company pointed to Article 6 of the new Civil Code which provided that its provisions did not apply to legal acts concluded before its entry into force.
35. The Government submitted that the applicant company’s complaint was manifestly ill-founded because the case had been examined by domestic courts which were independent, impartial and established by law. The limitation period had not been exceeded by the Prosecutor General’s Office because it only found out about the unlawfulness of the sale of the shares in January 2004 when the Court of Accounts made its judgment public. Alternatively, the Government argued that according to Article 217 of the new Civil Code, the absolute nullity of an act can be invoked by any person without limitation in time. Therefore, there was no time-limit for the Prosecutor General’s Office to challenge the sale of the shares in 2000, an act which fell under the provisions of Article 217 of the new Civil Code.
36. The Court refers to its previous case-law in which it was said that the observance of admissibility requirements for carrying out procedural acts is an important aspect of the right to a fair trial. The role played by limitation periods is of major importance when interpreted in the light of the Preamble to the Convention, which, in its relevant part, declares the rule of law to be part of the common heritage of the Contracting States (see Dacia S.R.L. v. Moldova, no. 3052/04, § 75, 18 March 2008).
37. The Court reiterates that it is not its task to take the place of the domestic courts in interpreting domestic legislation. It is primarily for the national authorities, notably the courts, to resolve problems of such interpretation. This applies in particular to the interpretation by courts of rules of a procedural nature such as the prescribed time for instituting court actions. The Court’s role is confined to ascertaining whether the effects of such an interpretation are compatible with the Convention in general and with the principle of legal certainty, guaranteed by its Article 6, in particular (see, mutatis mutandis, Platakou v. Greece, no. 38460/97, § 37, ECHR 2001-I).
38. In the present case the domestic courts found that the Prosecutor General, in lodging its action on behalf of the Government, had been bound to observe the three-year limitation period as provided by Article 74 of the Civil Code (see paragraph 28 above). In such circumstances, the Court considers that the Government’s contention that there had been no limitation in time for the Prosecutor General’s action is inconsistent with the findings of the domestic courts and cannot therefore be accepted.
39. It is further noted that, in the present case, the limitation period started running from the day on which the Government came to know or should have come to know that their right had been breached. This was the position expressed by the domestic courts (see paragraph 14 above) which appears to have been based on Article 79 of the Civil Code (see paragraph 28 above). The decisions of the domestic courts cited 3 January 2004 as the date from which the limitation period started running. This was the date on which the Court of Accounts issued a decision concerning the twenty-seven train carriages (see paragraph 8 above). The applicant company argued that there had been nothing to prevent the Government from finding out before 3 January 2004 that the twenty-seven carriages did not appear in the quarry’s accounting documents. However, the domestic courts rejected this submission without giving any reasons.
40. The Court is not convinced that the Government, which was the owner of the majority of the stock in the quarry before 2000, were unaware of the problem of the carriages before and after the sale of the shares to the applicant company. Indeed, it is inconceivable that the Government could not have had access to all the accounting documents of the quarry before and after 2000. Even assuming that the Court of Accounts was the only authority in the State competent to examine the quarry’s accounting documents and make the findings about the railway carriages, which was not shown to be the case, the Government have not argued that there was anything to prevent that court from making its findings within three years of the date of the sale of the quarry’s shares.
41. In such circumstances, the Court comes to the conclusion that the interpretation given by the domestic courts to the rules concerning the prescribed time-limit for instituting court actions had an effect which was incompatible with the principle of legal certainty as guaranteed by Article 6 of the Convention. Indeed, the interpretation given by the domestic courts had the effect of allowing the Government, represented by the Prosecutor General’s Office, to bring their action against the applicant company notwithstanding the expiry of the general limitation period. The domestic courts examined the action, which resulted in the applicant company’s loss of its property, thus altering a legal situation which had become final due to the application of a limitation period and upsetting the principle of legal certainty (see Dacia, cited above, § 77).
42. There has therefore been a violation of Article 6 § 1 of the Convention in the present case.
III. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 1 OF PROTOCOL NO. 1 TO THE CONVENTION
43. The applicant company complained that the judgments by which the Prosecutor General’s actions were upheld had had the effect of infringing its right to peaceful enjoyment of its possessions as secured by Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention. The applicant argued that the interference was not provided by law since the guarantees provided by Article 6 of the Convention had been breached and that the interference was not necessary in a democratic society. The Government disputed the applicant’s contention and argued that the applicant company received back the price paid for the shares bought in 2000 and that the applicant company was allowed to keep the profits earned between 2000 and 2007. In the Government’s opinion, it was the State’s right to property that had been breached as a result of the unlawful sale of the shares in 2000 and the applicant company had profited from the unlawful use of twenty-seven carriages by the quarry.
44. The Court considers that the applicant company had a “possession” for the purposes of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention as it had had a valid title to 549,613 shares in the quarry until the domestic courts annulled it as a result of upholding the Prosecutor General’s action. The annulment of its title constituted an interference with its right to property which must be considered a deprivation of possessions to which, accordingly, the second rule of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention applies.
45. The applicant’s objections relate in the first place to the lawfulness of the interference with its right to property. The Court considers that a failure to observe the legal requirements concerning the time-limit for introducing an action may lead to a finding that the interference with an applicant’s rights was not “in accordance with the law”. However, in the present case it finds that the issue of practical compliance with the law is closely related to whether the interference was “necessary in a democratic society” and will therefore examine this issue below. Similarly, the Court considers it unnecessary, for the purposes of the present case, to determine the question of the legitimate aim pursued by the interference. It will leave these issues open and will focus on the question of proportionality.
46. The Court reiterates that where an issue in the general interest is at stake it is incumbent on the public authorities to act in good time, in an appropriate manner and with utmost consistency (see Beyeler v. Italy [GC], no. 33202/96, § 120, ECHR 2000-I). The Court will examine whether the domestic courts complied with these principles.
47. It has to be noted from the outset that it was the State authorities which prepared the quarry for privatisation in 2000, which set the rules for the auction, which determined the price and which carried out the auction proceedings. Having participated in the auction organised by the Government, the applicant company offered the best price and was allowed to purchase the stock put up for sale by the Government. Some four years later, the Government considered that due to the failure to reflect the train carriages in the price of the quarry’s shares, the price paid by the applicant company had been too low. It appears clearly from the facts of the case that it was the Government which had failed to reflect the train carriages in the quarry’s accounting documents back in 1996 and later put up the quarry for privatisation without making mention of the carriages in its accounting documents. Unjust enrichment proceedings were instituted against the applicant company and an additional amount of MDL 972,000 was indicated for the quarry’s shares. It was thus not shown that the applicant company was responsible in any way for the alleged reduction in the price of shares during the privatisation process.
48. Two years later and six years after the privatisation the Government reconsidered their decision to privatise the quarry and decided to regain control over it by annulling the transaction of 2000. The reason for annulment was again the omission of the twenty-seven carriages from the price of the shares, the same reason which was used in the unjust enrichment proceedings. This time the responsibility for the alleged reduction of the price was attributed to the applicant company, without any evidence being presented or reasons given therefor. Although the authorities must have been aware of the alleged grounds for annulling the contract from the outset, no explanation has been offered as to why six years were allowed to elapse before the annulment proceedings were commenced.
49. Despite the outcome of the previous unjust enrichment proceedings, and the apparent settlement of the problem of the reduced price paid by the applicant in 2000, the Government were again successful and the sale of the shares was declared null and void by the courts. However, the Government realised soon afterwards that the outcome of the proceedings was not sufficient to secure their control over the quarry because, in the meantime, the quarry had issued new shares and thus the stock regained by the Government no longer represented a controlling share in the quarry. In order to overcome the situation, the Government supplemented its initial claim before the courts with a request to annul the shares issued by the quarry in 2002. The Government’s supplementary claim was accepted by the courts in its entirety despite the applicant company’s contention that, inter alia, the problem of the annulment of the shares issued in 2002 was to be treated as a new court action. The courts also dismissed the applicant’s claim for reimbursement of the price of the annulled shares and ordered the applicant company to accept instead used mining equipment which could serve no purpose for it and which therefore had been abandoned by the applicant company on the quarry’s premises.
50. In view of the above, the Court is unable to see any element of bad faith in the applicant’s conduct during the privatisation and during the ensuing events. It notes that the alleged difference in price was recovered by the Government in 2004 and it has received no explanation why, two years later, the Government, which claimed to be acting in good faith, decided to expropriate the applicant’s property. On the contrary, the Court sees sufficient grounds to believe that it was the Government which acted in bad faith and pursued the aim of expropriating the applicant company’s property in a manner which is difficult to reconcile with the principle of respect for the rule of law in a democratic society. Moreover, the Court is struck by the domestic authorities’ conduct in the present case and considers that it was far from complying with the principles set out in Beyeler.
51. The Court further reiterates that it found in paragraph 41 above that the upholding of the Prosecutor General’s action after the expiry of the general time-limit and in the absence of any compelling reasons, was incompatible with the principle of legal certainty and thus gave rise to a breach of Article 6 of the Convention. For the Court, the reasons underpinning the finding of a breach would, of themselves, ground a separate breach of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention. In such circumstances the Court considers that the upholding of the Prosecutor General’s action constituted an unjustified interference with the applicant company’s right to property, because a fair balance was not preserved and the applicant was required to bear and continues to bear an individual and excessive burden (see, mutatis mutandis, Brumărescu v. Romania [GC], no. 28342/95, §§ 75-80, ECHR 1999-VII). As in Dacia, the domestic courts did not provide any justification whatsoever for such interference.
52. It follows, in view of the above findings, that there has been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention.
IV. APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
53. Article 41 of the Convention provides:
“If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.”
A. The parties’ submissions
54. The applicant company claimed in respect of pecuniary damage 4,952,382.49 euros (EUR) plus EUR 43.24 per day until the final enforcement of the judgment.
55. The applicant company submitted two expert reports dated January 2007, made by two independent valuers, concerning the price of the movable and immovable property of the quarry. According to them the value of the immovable property was MDL 10,875,528 and that of the movable property MDL 26,864,645. The applicant company submitted that the 549,613 shares, which it had lost as a result of the proceedings initiated by the Prosecutor General’s Office, represented 84.14% of the quarry’s stock, or, expressed in the value of the quarry’s movable and immovable property, MDL 31,754,354.38. Since the State authorities had reimbursed the applicant company the initial amount paid for the shares sold in 2000, the remaining amount was MDL 29,255,917.88. As of the date when the applicant company submitted its observations on just satisfaction, the equivalent in euros of the above amount was EUR 2,177,670.76.
56. The applicant company further submitted that having declared the sale of the shares in 2000 null and void the domestic courts had failed to order the restitution to the applicant of 84.14% of the price of the carriages which the quarry had paid the State as a result of the judgment of the Supreme Court of Justice of 11 November 2004 (see paragraph 9 above). Accordingly, the applicant company claimed MDL 817,840.8 plus interest calculated in accordance with the rules provided in Article 619 of the Civil Code. According to the applicant company’s calculations, the interest as of 11 December 2008 (the date on which the applicant company’s just satisfaction claims were filed) was MDL 274,679.17. Converted into euros the main amount plus the interest constituted EUR 81,321.97. The applicant also claimed EUR 43.24 per day until such time as the Court’s judgment in the present case was enforced.
57. The applicant company also made a claim in respect of lost profit for the period of validity of the quarry’s licence to extract gravel and granite, until 14 September 2012. For that purpose, the applicant company took as a reference year the last year of the quarry’s activity when it was still a shareholder, namely 2006. During that year, according to the company’s tax returns, its net profit after the payment of taxes was MDL 8,600,252. Since the company’s stock was divided into 653,225 shares, the profit corresponding to each share was MDL 13.16. Accordingly, the 2006 profit corresponding to the shares which the applicant company lost after the proceedings corresponded to MDL 7,232,907.08. The applicant pointed out that under Moldovan legislation no tax is payable on dividends paid to shareholders. The applicant further divided the above amount into the number of days in 2006 and obtained MDL 19,816.18 as its daily net profit in 2006. Subsequently, the applicant multiplied the above figure by the number of days remaining until the expiry of the quarry’s licence and obtained MDL 36,184,344.68, representing its alleged lost profit until 14 September 2012. Expressed in euros, on the date of submission of the applicant’s observations, the above amount constituted EUR 2,693,389.76.
58. The applicant company further submitted that the above figures were not speculative because they were based on real revenue received by the quarry in the past. According to the applicant, the Moldovan Government declared that the global financial crisis would not affect Moldova and that their priority was the construction and improvement of roads. Since the quarry was the only company in Moldova extracting the best quality materials for road construction, it was unlikely that its workload would diminish in the near future.
59. The applicant company submitted that it did not want the restitution of the quarry’s shares which it had lost because after the State’s taking control of the quarry, the new administration had brought the quarry to the edge of insolvency. According to the applicant company, the quarry had accumulated enormous debts towards the State budget, it started reducing its personnel, salaries were cut, many employees had been made redundant and many advantageous contracts terminated. According to the applicant, in view of the above it was no longer interested in regaining control of the quarry.
60. The Government submitted that the following factors were to be taken into consideration when calculating the pecuniary damage:
– the applicant company had returned to it the price of the shares purchased in 2000, namely MDL 2,498,437.5;
– during its activity with the applicant company as a shareholder, the quarry obtained a profit which was not claimed by the State after the annulment of the sale of the shares;
– during 2006-2007 the quarry used public goods, namely twenty-seven carriages, without any legal grounds;
– it was the State which saw its property right infringed by the illegitimate actions of the applicant company.
61. As to the lost profit claimed by the applicant, the Government submitted that it was speculative and must be rejected. The Government submitted that in considering the problem of lost profit due attention to the global financial crisis and to the fact that the construction sector in Moldova had been very seriously affected by it.
62. Referring to the problem of the carriages, the Government submitted that the applicant company failed to lodge an appeal against the court judgment concerning the carriages. Therefore, the claim in this respect must be dismissed for failure to exhaust domestic remedies. The Government did not specify which court judgment they referred to.
63. Alternatively, the Government presented an expert report prepared by the National Institute for Judicial Expertise (part of the Ministry of Justice) according to which the quarry had breached the law by not including the carriages in its accounting documents. The report also contested the findings in the expert report concerning the quarry’s movable property presented by the applicant company in respect of an excavator bought by the quarry in 2006. According to the expert report presented by the applicant, the excavator’s price was MDL 5,574,343 whereas the experts of the Ministry of Justice claimed that the excavator’s price must have been MDL 2,149,025. It appears that the price in the report presented by the applicant company represented the current value of the excavator as assessed by the expert minus “wear and tear”, while that in the Government’s report was based on the deduction of the “wear and tear” from the price of the excavator as indicated in the quarry’s accounting documents.
64. According to the report presented by the Government the profit which the applicant company could have hoped to obtain until the expiry of the quarry’s licence in 2012 was not MDL 36,184,344.68 as claimed by the applicant company but MDL 10,221,308.9.
65. According to the Government, the above demonstrated the unreliability of the reports presented by the applicant company. The Government also contested the amount of EUR 43.24 claimed by the applicant for each day until the enforcement of the present judgment. They argued that that claim did not have any basis either in domestic law or the Court’s case-law.
66. The applicant company also claimed EUR 50,000 in respect of non-pecuniary damage. It stated that it had lost its property, the quarry having been brought to a state of near insolvency. This situation was a source of serious anxiety for the applicant company’s management team.
67. The Government disagreed with the amount claimed by the applicant and argued that it was excessive. They asked the court to dismiss the applicant’s claim for just satisfaction in respect of non-pecuniary damage.
68. Finally the applicant company claimed EUR 8,940 for costs and expenses incurred in the proceedings before the domestic courts and before the Court.
69. In so far as the costs incurred before the domestic courts are concerned the applicant argued that its lawyers had spent seventy-seven hours on the case at a rate of EUR 75 per hour. The total amount was EUR 5,625. The applicant company presented detailed time sheets prepared by its lawyers. It also presented bank receipts confirming payment of the above amount to the lawyers by a third company, which, according to the applicant, had special relations with it.
70. As to the costs incurred before the Court the applicant company argued that its lawyers had spent thirty-eight hours on the case at a rate of EUR 85 per hour. The total amount claimed was EUR 3,230. The applicant company presented detailed time sheets prepared by the lawyers.
71. The remaining EUR 85 were claimed by the applicant company for costs incurred in the translation of its observations from Romanian into French.
72. The Government contested the amount and argued that it was excessive. They expressed doubts about the number of hours spent by the applicant company’s lawyers and about the fact that the amount of EUR 5,625 had been paid to one of them by a third company.
B. The Court’s conclusion
73. The Court considers that the question of the application of Article 41 is not ready for decision. The question must accordingly be reserved and a further procedure fixed, with due regard to the possibility of agreement being reached between the Moldovan Government and the applicant.
FOR THESE REASONS, THE COURT UNANIMOUSLY
1. Declares the application admissible;
2. Holds that there has been a violation of Article 6 § 1 of the Convention;
3. Holds that there has been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention;
4. Holds unanimously that the question of the application of Article 41 of the Convention is not ready for decision;
accordingly,
(a) reserves the said question;
(b) invites the Moldovan Government and the applicant to submit, within the forthcoming three months, their written observations on the matter and, in particular, to notify the Court of any agreement they may reach;
(c) reserves the further procedure and delegates to the President of the Chamber power to fix the same if need be;
5. Dismisses the remainder of the applicant company’s claim for just satisfaction.
Done in English, and notified in writing on 16 July 2009, pursuant to Rule 77 §§ 2 and 3 of the Rules of Court.
Lawrence Early Nicolas Bratza
Registrar President

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La data dell'ultimo controllo di validità dei testi è la seguente: 18/09/2024