A.N.P.T.ES. Associazione Nazionale per la Tutela degli Espropriati. Oltre 5.000 espropri trattati in 15 anni di attività.
Qui trovi tutto cio che ti serve in tema di espropriazione per pubblica utilità.

Se desideri chiarimenti in tema di espropriazione compila il modulo cliccando qui e poi chiamaci ai seguenti numeri: 06.91.65.04.018 - 340.95.85.515

Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF AVENDI OOD v. BULGARIA

Tipologia: Sentenza
Importanza: 3
Articoli: P1-1
Numero: 48786/09
Stato: Bulgaria
Data: 2020-06-04 00:00:00
Organo: Sezione Quinta
Testo Originale

QUINTA SEZIONE
CASO DI AVENDI OOD contro BULGARIA

(Applicazione n. 48786/09)

GIUDICE
(Meriti)

Art. 1 P1 – Rispetto del possesso – Mantenimento della merce, inizialmente sequestrata come prova in attesa di un procedimento penale nei confronti di terzi, dopo la sentenza definitiva che ordina la restituzione – Illegittima ingerenza nei diritti dell’impresa richiedente

STRASBURGO

4 giugno 2020

Richiesta di rinvio alla Grande Camera pendente

Questa sentenza diverr? definitiva nelle circostanze previste dall’articolo 44 ? 2 della Convenzione. Essa pu? essere soggetta a revisione editoriale.

Nel caso di Avendi OOD contro la Bulgaria,
La Corte europea dei diritti dell’uomo (Quinta Sezione), che si riunisce come Sezione composta da:
S?ofra O’Leary, Presidente,
Ganna Yudkivska,
Yonko Grozev,
M?rti?? Mits,
L?tif H?seynov,
Lado Chanturia,
Anja Seibert-Fohr, giudici,
e Victor Soloveytchik, vice cancelliere della sezione,
Avendo deliberato in privato il 12 maggio 2020,
Emette la seguente sentenza, che ? stata adottata in tale data:
PROCEDURA

1. La causa ha avuto origine in un ricorso (n. 48786/09) contro la Repubblica di Bulgaria presentato alla Corte ai sensi dell’articolo 34 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libert? fondamentali (“la Convenzione”) da Avendi OOD, una societ? bulgara a responsabilit? limitata con sede a Sofia (“la societ? richiedente”), il 24 agosto 2009.
2. La societ? ricorrente era rappresentata dai sigg. G. Kalinov e V. Dramov, avvocati con sede a Sofia. Il governo bulgaro (in prosieguo: il “governo”) era rappresentato dal loro agente, sig.ra M. Dimitrova, del Ministero della Giustizia.
3. La societ? ricorrente lamentava il mancato rispetto da parte delle autorit? di una decisione giudiziaria nazionale definitiva che ordinava la restituzione della merce di sua propriet?, che era stata sequestrata come prova in un procedimento penale. Essa ha sostenuto di aver subito, di conseguenza, perdite pecuniarie e di non disporre di un rimedio effettivo al riguardo. La societ? ricorrente si ? basata sull’art. 6 ? 1 della Convenzione, nonch? sull’art. 1 del Protocollo n. 1, da solo e in combinato disposto con l’art. 13 della Convenzione.
4. L’8 novembre 2017 ? stata data comunicazione dei reclami al governo e il resto del ricorso ? stato dichiarato irricevibile ai sensi dell’articolo 54 ? 3 del regolamento della Corte.
I FATTI

I. LE CIRCOSTANZE DEL CASO

5. La societ? richiedente commerciava in bevande alcoliche, che sono soggette ad accise ai sensi della legislazione fiscale bulgara.
A. Sequestro della merce della societ? richiedente in un procedimento penale contro il primo gruppo di terzi

6. Il 6 e 7 gennaio 2005 la polizia regionale di Varna ha effettuato un’operazione di perquisizione e sequestro in un magazzino dove erano depositate le merci della societ? richiedente. Durante l’operazione, la polizia ha sequestrato come prova 53.857 bottiglie di bevande alcoliche di diverso tipo, tra cui 26.748 bottiglie di liquore alla crema Baileys, appartenenti alla societ? richiedente. Tale provvedimento ? stato adottato in relazione a un procedimento penale in corso contro terzi, un certo M.M. e S.S., per sospetta conservazione di merci soggette ad accisa senza i bolli obbligatori di accisa. Le bevande sequestrate sono state poi stoccate in un deposito dell’ufficio regionale delle imposte di Dobrich.
7. Con sentenza del 7 novembre 2005 il tribunale distrettuale di Varna ha assolto M.M. e S.S. Tale sentenza ? stata confermata dal tribunale regionale di Varna il 17 aprile 2006 ed ? diventata esecutiva il 5 maggio 2006.
8. Nel frattempo, la societ? richiedente ha chiesto la restituzione della merce sequestrata come prova, sostenendo che c’era il rischio che la durata di conservazione delle bevande scadesse. Con decisione del 21 novembre 2005 il Tribunale di Varna ha rilevato che nella sua sentenza nel merito del 7 novembre 2005 il Tribunale di Varna aveva omesso di decidere sulla questione delle bottiglie sequestrate e ne aveva ordinato la restituzione alla societ? richiedente, menzionando 53.857 bottiglie. Tale tribunale ha tenuto conto del fatto che l’imputato era stato assolto e che non vi era alcuna contestazione circa la propriet? delle bottiglie da parte della societ? ricorrente. La decisione non ? stata impugnata ed ? divenuta esecutiva il 7 dicembre 2005.
B. Procedimento amministrativo contro la societ? richiedente

9. Nel frattempo, l’11 agosto 2005 l’amministrazione fiscale aveva avviato un procedimento amministrativo contro la societ? richiedente ai sensi della legge sulle accise per lo stoccaggio di merci soggette ad accisa senza i bolli obbligatori. In un verbale di infrazione amministrativa emesso contro la societ? richiedente in quella stessa data, l’ufficio regionale delle imposte di Varna ha stabilito che la societ? richiedente stava immagazzinando 54.181 bottiglie di bevande alcoliche senza i bolli obbligatori per le accise. Tale rapporto indicava che le bottiglie erano state oggetto di un’ispezione effettuata dall’amministrazione fiscale il 6 gennaio 2005. Esso ha aggiunto che le bottiglie in questione erano state descritte nel rapporto di perquisizione e sequestro del 6 e 7 gennaio 2005, emesso nell’ambito del procedimento penale.
10. Con decisione del 23 dicembre 2005 l’ufficio regionale delle imposte di Varna ha inflitto una sanzione amministrativa alla societ? ricorrente. Essa riguardava, tra le altre sanzioni, la confisca di 54.181 bottiglie di bevande alcoliche di sua propriet?, comprese le bottiglie sequestrate dalla polizia il 6 e 7 gennaio 2005. Nel descrivere le prove addotte nel procedimento amministrativo, la decisione si riferiva al verbale di perquisizione e sequestro di quest’ultima data. Non ? stata fatta menzione delle bottiglie come parte della prova nel procedimento amministrativo. L’autorit? fiscale di Varna non ha ordinato l’esecuzione preliminare della sua decisione di confisca.
11. Il 27 gennaio 2006 la societ? ricorrente ha impugnato tale decisione dinanzi al giudice. Con decisione del 19 maggio 2006 il tribunale distrettuale di Varna ha chiuso il procedimento, ritenendo che i fatti del caso riguardassero un reato penale, e ha deferito la questione alla procura distrettuale di Varna. Tuttavia, con decisione del 24 luglio 2006, il tribunale regionale di Varna ha annullato tale decisione e ha rinviato il caso al tribunale distrettuale.
12. Con sentenza del 9 ottobre 2006 il tribunale distrettuale di Varna ha annullato la decisione dell’ufficio regionale delle imposte di Varna per quanto riguarda la confisca della merce e l’ha confermata per quanto riguarda le altre sanzioni. Per quanto riguarda la confisca, si ? basato sul principio di irretroattivit? del diritto penale, sancito anche dalla legge sugli illeciti amministrativi e sulle sanzioni, in base al quale i giudici dovevano applicare le disposizioni legislative pi? favorevoli all’imputato. Il Tribunale ha ritenuto che le disposizioni pi? favorevoli alla societ? ricorrente fossero entrate in vigore il 1? gennaio 2006 con l’adozione della nuova legge sulle accise e sui depositi fiscali, che ha abrogato la precedente legge sulle accise. In particolare, la nuova legge non prevedeva la decadenza come sanzione per l’illecito amministrativo in questione.
13. Con sentenza definitiva del 18 dicembre 2006, il Tribunale di Varna ha confermato la sentenza del Tribunale di primo grado per quanto riguarda la decadenza e ha annullato la parte relativa alle altre sanzioni comminate dall’Agenzia delle Entrate il 23 dicembre 2005. Nel suo ragionamento per l’annullamento di tale parte della decisione, il tribunale si ? basato, in primo luogo, sulla discrepanza tra il numero di bottiglie menzionate nella relazione di perquisizione e sequestro del 6 e 7 gennaio 2005 e il quantitativo di cui alla decisione del 23 dicembre 2005. Secondo le prove documentali presentate, nel procedimento penale erano state citate 53.857 bottiglie, mentre era stato avviato un procedimento amministrativo nei confronti della societ? ricorrente per la conservazione di 54.181 bottiglie senza i necessari timbri. Il Tribunale regionale ha ritenuto che si trattasse di una palese discrepanza, che il tribunale di primo grado non aveva individuato nella valutazione delle prove raccolte. Inoltre, il tribunale ha rilevato che, secondo le prove documentali contenute nel fascicolo, l’accisa relativa alla merce incriminata era stata pagata dalla societ? importatrice D.B., che aveva inizialmente venduto le bottiglie alla societ? richiedente. Tale societ? aveva ricevuto i timbri dell’accisa obbligatoria e i suoi subappaltatori avevano iniziato ad applicarli alle bottiglie. Era vero che il processo di applicazione di tali timbri non era stato completato in tempo e ci? costituiva un illecito amministrativo. Tuttavia, tale infrazione era precedente al momento in cui la societ? richiedente aveva acquistato la merce. Al momento dell’ispezione, le bottiglie erano ancora trattate come merce in fase di importazione ed erano state immagazzinate a tal fine in un magazzino. I timbri doganali obbligatori erano stati collocati nella cassaforte del magazzino. Alla luce di tali elementi, il Tribunale regionale ha ritenuto che il reato, oggetto del procedimento amministrativo, non fosse stato commesso dalla societ? richiedente.
C. Il procedimento amministrativo e penale nei confronti del secondo gruppo di terzi

14. Dal fascicolo del caso risulta che ? stato aperto un procedimento amministrativo separato contro la societ? importatrice D.B., che inizialmente aveva venduto le bottiglie alla societ? richiedente, in relazione alle stesse bottiglie. Con decisione del 10 febbraio 2006 il direttore esecutivo dell’Agenzia nazionale delle entrate ha imposto una sanzione amministrativa alla societ? D.B.. Tuttavia, con successiva decisione del 20 giugno 2006, il Tribunale distrettuale di Varna ha chiuso il procedimento, ritenendo che le informazioni contenute nel fascicolo della causa indicassero un possibile reato, e ha trasmesso il fascicolo alla Procura distrettuale di Varna.
15. L’8 febbraio 2007 l’ufficio del procuratore distrettuale di Varna ha incaricato un certo E.G., un rappresentante della societ? D.B., di vendere le bevande alla societ? richiedente senza i timbri dell’accisa obbligatoria. Tuttavia, con decisione del 14 marzo 2007, la Procura distrettuale di Varna ha chiuso il procedimento, in quanto i dati raccolti nel corso dell’indagine non hanno dimostrato l’esistenza di un reato. In tale decisione, il pubblico ministero ha fatto riferimento alla merce della societ? ricorrente come sequestrata nel corso del procedimento penale contro il primo gruppo di terzi. Ha inoltre rilevato che non ? stata emessa alcuna sentenza in merito alle bottiglie n? nella sentenza del tribunale distrettuale di Varna del 7 novembre 2005 n? nella sentenza del tribunale regionale di Varna del 17 aprile 2006 che ha posto fine a tale serie di procedimenti penali (si veda il precedente paragrafo 7). La decisione del pubblico ministero non menziona la decisione separata del tribunale distrettuale di Varna del 21 novembre 2005, che ordina la restituzione delle bottiglie (cfr. paragrafo 8 sopra). Il pubblico ministero ha ritenuto che, poich? al direttore dell’ufficio regionale delle imposte di Varna ? stata presentata la prova che la sua decisione del 23 dicembre 2005 era stata annullata con sentenza definitiva del Tribunale regionale di Varna del 18 dicembre 2006, le bevande dovevano essere restituite al loro proprietario.
D. I tentativi della societ? ricorrente di ottenere la restituzione della merce

16. Nel frattempo, il 22 dicembre 2005 la societ? richiedente ha presentato domanda all’ufficio regionale delle imposte di Dobrich, nei cui locali era depositata la merce, per la restituzione delle bevande sequestrate. Essa si ? basata su tale richiesta sulla decisione del Tribunale di Varna, divenuta esecutiva il 7 dicembre 2005 (cfr. il precedente paragrafo 8). Il 14 marzo 2006 tale autorit? ha informato la societ? richiedente che non poteva restituire la merce, in quanto gli organi competenti a tal fine erano la polizia regionale di Varna e l’ufficio regionale delle imposte di Varna, mentre l’ufficio delle imposte di Dobrich fungeva solo da detentore della merce. L’ispettorato Dobrich ha inoltre sostenuto che la merce era soggetta al procedimento amministrativo contro la societ? richiedente che era pendente e nel quale era stata imposta la confisca della merce, nonch? al procedimento penale contro il primo gruppo di terzi, ossia M.M. e S.S., che all’epoca era ancora in corso.
17. Il 4 aprile 2006 la societ? ricorrente ha presentato all’Agenzia delle Entrate di Varna la richiesta di restituzione della propria merce. Essa si ? nuovamente basata sulla decisione del Tribunale di Varna che ha ordinato la restituzione delle bevande, divenuta esecutiva il 7 dicembre 2005. Essa ha inoltre sostenuto che l’ufficio regionale delle imposte di Varna, nella sua decisione del 23 dicembre 2005, non aveva previsto l’esecuzione preliminare della confisca imposta e che la decisione stessa non era esecutiva (cfr. il precedente punto 10). In una lettera del 31 maggio 2006 tale autorit? ha risposto che la merce costituiva una prova nel procedimento amministrativo contro la societ? richiedente ancora pendente dinanzi ai tribunali. L’autorit? fiscale di Varna ha aggiunto che l’organo competente a decidere sulla restituzione delle bevande era il tribunale distrettuale di Varna e che aveva trasmesso la richiesta della societ? richiedente a tale tribunale.
18. Il 13 giugno 2006 la polizia regionale di Varna ha inviato una lettera al tribunale distrettuale di Varna, all’ufficio regionale delle imposte di Varna e alla societ? richiedente, informandoli che non poteva dare esecuzione alla decisione del tribunale distrettuale di Varna sulla restituzione della merce, entrata in vigore il 7 dicembre 2005. Questo perch? il Tribunale di Varna aveva inviato una lettera il 30 maggio 2006 per informare la polizia che le prove sequestrate ai fini del procedimento penale contro il primo gruppo di terzi non potevano essere restituite fino a quando “la questione della responsabilit? dell’imputato non fosse stata risolta”. La polizia ha inoltre sostenuto di non essere in grado di occuparsi del caso poich? le bevande erano detenute in un deposito dell’ufficio regionale delle imposte di Dobrich.
19. Il 7 luglio 2006, la societ? ricorrente ha presentato domanda all’autorit? fiscale di Varna per la restituzione della merce. Con lettera dell’11 luglio 2006, tale autorit? ha indicato di non essere competente a pronunciarsi sulla richiesta e l’ha trasmessa alla procura distrettuale di Varna, in considerazione della decisione del tribunale distrettuale di Varna del 19 maggio 2006 di chiudere il procedimento amministrativo contro la societ? richiedente (cfr. punto 11). A seguito della decisione del tribunale regionale di Varna del 24 luglio 2006 di rimettere la questione al tribunale distrettuale (cfr. paragrafo 11), la societ? richiedente ha presentato un altro ricorso all’ufficio regionale delle imposte di Varna il 10 agosto 2006. La societ? ricorrente si ? basata sul fatto che la nuova legge sulle accise e sui depositi fiscali, entrata in vigore il 1? gennaio 2006, le era pi? favorevole nel senso che la decadenza non poteva costituire una sanzione per l’illecito amministrativo in questione. L’ufficio regionale delle imposte di Varna ha risposto il 17 agosto 2006, sempre dichiarando di non essere competente a pronunciarsi sulla restituzione delle bottiglie in quanto era pendente dinanzi al Tribunale distrettuale di Varna il procedimento di appello contro la decisione del 23 dicembre 2005 sulle sanzioni amministrative a carico della societ? ricorrente. L’autorit? fiscale di Varna ha sostenuto che tale tribunale era l’autorit? competente a decidere sulla restituzione della merce, che era stata addotta come prova della causa pendente dinanzi ad esso. Inoltre, l’indagine penale contro il secondo gruppo di terzi relativa alle bevande era anch’essa in corso dinanzi alla procura distrettuale di Varna. Alla luce di tali elementi, l’autorit? fiscale di Varna ha inoltre informato la societ? richiedente di aver trasmesso la sua richiesta sia al tribunale distrettuale di Varna che alla procura distrettuale.
E. La restituzione della merce sequestrata alla societ? richiedente
20. Il 9 gennaio 2007 la societ? richiedente ha inviato un’altra lettera agli uffici regionali delle imposte di Varna e Dobrich, nonch? all’Agenzia nazionale delle entrate. Essa ha chiesto la restituzione delle bevande sulla base della sentenza definitiva del Tribunale regionale di Varna del 18 dicembre 2006, con la quale ? stata annullata, con effetto definitivo, la confisca delle bevande a titolo di sanzione amministrativa (cfr. punti 10-13).
21. Il 28, 29 e 30 marzo 2007, in presenza della polizia di Varna, le bottiglie sono state restituite alla societ? richiedente. A seguito di tale restituzione, la societ? richiedente ha commissionato due perizie private per verificare se le bevande che avevano una data di scadenza erano ancora idonee al consumo. Le due perizie, entrambe datate 30 marzo 2007, hanno rilevato che la durata di conservazione di 26.743 bottiglie di liquore alla crema Baileys tra l’intera merce era scaduta nel settembre e nell’ottobre 2006. Le perizie hanno anche indicato che, oltre a questo numero, alcune altre bottiglie erano state rotte. Essi hanno concluso che quelle bevande non erano pi? commercializzabili. Secondo questi rapporti, tutte le altre bevande non sono state contrassegnate come “best-before date”.
F. La richiesta di risarcimento danni della societ? ricorrente nei confronti dello Stato
22. Il 17 marzo 2008 la societ? richiedente ha presentato al Tribunale amministrativo della citt? di Sofia un ricorso contro l’Agenzia nazionale delle entrate ai sensi della legge sulla responsabilit? per danni dello Stato e dei comuni. La societ? richiedente ha chiesto al tribunale di dichiarare nulla e non avvenuta la decisione dell’amministrazione fiscale di trattenere la merce e il suo rifiuto di restituirla dopo il 7 dicembre 2005, quando la decisione del tribunale distrettuale di Varna che ordinava la restituzione della merce era diventata esecutiva (cfr. paragrafo 8 sopra). La societ? ricorrente ha chiesto il risarcimento del danno e del lucro cessante per le bottiglie di liquore alla crema Baileys la cui durata di conservazione era scaduta e per l’impossibilit? di vendere tali bevande, nonch? per l’impossibilit? di smaltire le bevande che non avevano una data di scadenza durante il periodo della loro conservazione e che potevano essere commercializzate dopo la loro restituzione. Con decisione del 28 luglio 2008, il Tribunale amministrativo della citt? di Sofia ha deciso che la domanda doveva essere esaminata in tre distinti procedimenti. Le prime due serie di procedimenti riguardavano la presunta nullit? delle decisioni dell’autorit? fiscale, rispettivamente prima e dopo il 1? gennaio 2006, mentre la terza serie di procedimenti riguardava la domanda di risarcimento danni della societ? ricorrente.
1. Domanda di nullit? per il rifiuto dell’autorit? fiscale di restituire la merce prima del 1? gennaio 2006
23. Con decisione del 13 ottobre 2008, il tribunale amministrativo della citt? di Sofia ha trasmesso il caso al tribunale amministrativo di Dobrich, che ha ritenuto essere il tribunale competente per l’esame della domanda. Con sentenza del 19 marzo 2009 il tribunale amministrativo di Dobrich ha in parte chiuso il procedimento e in parte respinto la domanda. La societ? richiedente ha impugnato tale sentenza dinanzi al Supremo Tribunale Amministrativo, che ha confermato la decisione di chiusura del procedimento e ha dichiarato inammissibile la parte respinta della domanda con una decisione definitiva entrata in vigore il 28 ottobre 2009. Tale tribunale ha ritenuto che i fatti della causa non riguardassero una mancata esecuzione delle azioni richieste dalla legge, ma piuttosto la mancata esecuzione di una decisione giudiziaria definitiva. In altri termini, il giudice ha potuto esaminare solo le situazioni in cui l’obbligo di compiere un atto amministrativo era direttamente richiesto dalla legge, il che non era il caso in questione. L’obbligo di restituzione delle bottiglie da parte delle autorit? amministrative di Dobrich derivava da una decisione giudiziaria vincolante e non direttamente da una disposizione di legge.
2. Reclamo di nullit? per il rifiuto dell’autorit? fiscale di restituire la merce dopo il 1? gennaio 2006
24. Con decisione del 3 novembre 2008, il tribunale amministrativo della citt? di Sofia ha trasmesso il caso al tribunale amministrativo di Varna, che ha ritenuto essere il tribunale competente per l’esame della domanda. Con decisione del 13 novembre 2008, il tribunale amministrativo di Varna ha respinto il ricorso della societ? richiedente e ha chiuso il procedimento. Ha ritenuto che il reclamo rappresentasse, in sostanza, una denuncia per il rifiuto dell’autorit? fiscale di prendere una decisione sulla questione della restituzione delle bottiglie. Tuttavia, il tribunale ha concluso che, trasmettendo le richieste della societ? ricorrente ad altri organi competenti in quanto non competente ad esaminarle direttamente, e notificandole successivamente alla societ? ricorrente, l’ufficio regionale delle imposte di Varna non aveva omesso di prendere una decisione in merito a tali richieste. Il giudice ha aggiunto che, qualora si dovesse ritenere che la societ? richiedente abbia impugnato le due lettere del 31 maggio 2006 e del 17 agosto 2006 (cfr. supra, punti 17 e 19), tale azione era stata introdotta al di fuori dei termini di legge. Con sentenza definitiva del 14 gennaio 2009, la Corte Amministrativa Suprema ha confermato la decisione del tribunale di primo grado.
3. Richiesta di risarcimento
25. In una sentenza del 30 novembre 2010, il tribunale amministrativo della citt? di Sofia ha respinto la richiesta di risarcimento della societ? richiedente.
26. Tale tribunale ha dapprima preso atto delle conclusioni cui erano giunti i tribunali amministrativi nei due precedenti procedimenti di rigetto delle domande della societ? richiedente volte a far dichiarare nulli gli atti o le omissioni amministrative (cfr. punti 23 e -24).
27. Nella sua sentenza, il tribunale amministrativo di Sofia ha inoltre indicato che, nel corso del procedimento, era stato nominato un perito per riferire sul prezzo inizialmente pagato dalla societ? richiedente (prezzo di acquisto) per le bottiglie sequestrate, nonch? sul loro valore di mercato e sugli interessi di mora legali per il periodo della ritenzione. Tale perizia aveva indicato, per quanto riguarda le bottiglie citate nella relazione di ricerca e sequestro del 6 e 7 gennaio 2005 (v. punto 6), tra l’altro, che la societ? richiedente aveva speso, secondo le fatture di acquisto disponibili, un totale di 466.159,96 BGN (BGN) (238.343,80 euro (EUR)) per l’acquisto di 25.748 bottiglie di liquore alla crema Baileys. La relazione ha aggiunto che la durata di conservazione di tali bevande ? scaduta nei mesi di settembre e ottobre 2006. Gli interessi di mora legali su tale importo erano pari a 196.429,71 BGN (100.432,92 euro) per il periodo dal 7 gennaio 2005 al 17 marzo 2008, 140.480,68 BGN (71.826,63 euro) per il periodo dal 1? gennaio 2006 al 17 marzo 2008 e 82.923,52 BGN (42.398,12 euro) per il periodo dal 18 dicembre 2006 al 17 marzo 2008. Inoltre, la sentenza menzionava che la perizia aveva evidenziato che il prezzo di mercato al momento del sequestro di tali bevande (7 gennaio 2005) era superiore al loro prezzo di acquisto, essendo la differenza tra di esse valutata in 134.527,70 BGN (68.782,92 euro). Senza fare riferimento a cifre precise, la sentenza ha indicato che la perizia aveva calcolato anche gli interessi di mora legali su tale importo. Infine, la perizia aveva anche indicato tre diversi importi corrispondenti agli interessi di mora legali per la conservazione di bottiglie che non avevano una data di scadenza e che potevano essere commercializzate dopo la loro restituzione. Il numero di tali bevande non ? stato indicato nella sentenza. I tre diversi importi degli interessi di mora legali si riferivano a tre periodi e a tre diverse stime di mercato del prezzo delle bottiglie, senza fornire informazioni pi? dettagliate, come segue: a) 111.926,24 BGN (EUR 57.226,98) per il periodo dal 7 gennaio 2005 al 30 marzo 2007 per un importo di 396.896,86 BGN (EUR 202.930,14); b) 69.694,98 BGN (EUR 35,63).
28. Il tribunale ha inoltre rilevato che i presunti danni sono il risultato delle seguenti azioni e omissioni da parte dell’amministrazione: (a) la trattenuta di merce il 6-7 gennaio 2005 consistente nella confisca di fatto; (b) l’omissione da parte dell’amministrazione di restituire la merce dopo la sentenza entrata in vigore il 7 dicembre 2005 che ne ordinava la restituzione (cfr. punto 8), fino al 30 marzo 2007, data in cui la trattenuta ? terminata, tenendo conto in particolare del fatto che il verbale di infrazione amministrativa emesso dall’ufficio regionale delle imposte di Varna non aveva indicato che le bottiglie dovessero essere sequestrate o confiscate nell’ambito del procedimento amministrativo; c) la decisione del 23 dicembre 2005 dell’Agenzia delle Entrate di Varna di procedere al sequestro delle bottiglie, che era stata infine annullata; e d) l’inerzia nonostante l’obbligo giuridico di restituire la merce dopo il 18 dicembre 2006, data in cui era divenuta esecutiva la decisione del Tribunale di Varna, che annullava in toto la decisione impugnata del 23 dicembre 2005.
29. Il Tribunale amministrativo della citt? di Sofia ha ritenuto, a tale proposito, che il sequestro delle bottiglie effettuato il 6 e 7 gennaio 2005 dalla polizia regionale di Varna nell’ambito del procedimento penale non costituisse un “atto amministrativo” come previsto dall’art. 21 del Codice di procedura amministrativa. N? era stato accertato che altri atti amministrativi fossero stati emanati prima di tale data in vista del sequestro delle bottiglie. Il giudice non ha quindi potuto concludere che la merce fosse stata trattenuta a seguito di atti emanati dall’amministrazione fiscale. Il tribunale ha confermato le conclusioni raggiunte dai tribunali amministrativi nella precedente serie di procedimenti, secondo cui nessuna decisione emessa dall’autorit? fiscale doveva essere dichiarata nulla (cfr. paragrafi 23 e 24).
30. Pertanto, l’unica domanda di risarcimento da esaminare era quella basata sul fatto che la decisione amministrativa del 23 dicembre 2005 era stata successivamente annullata.
31. Tuttavia, le istituzioni statali potevano essere ritenute responsabili, ai sensi dell’articolo 1, paragrafo 1, della legge del 1988 sulla responsabilit? per danni dello Stato e dei comuni (SMRDA), per i danni causati solo da singoli atti amministrativi la cui legittimit? poteva essere contestata ai sensi del codice di procedura amministrativa di recente adozione (entrato in vigore il 12 luglio 2006). Le decisioni amministrative che impongono sanzioni amministrative – come la decisione del 23 dicembre 2005 – non rientrano in questa categoria. Tali decisioni potevano essere impugnate dinanzi ai tribunali distrettuali in applicazione della legge sui reati e le sanzioni amministrative del 1969, che costituiva una lex specialis in materia. In altre parole, secondo il Tribunale amministrativo della citt? di Sofia, l’entrata in vigore del codice di procedura amministrativa aveva ridotto l’ambito di applicazione materiale dell’articolo 1, paragrafo 1, della SMRDA, nel senso che le istituzioni statali non potevano essere ritenute responsabili, ai sensi di tale normativa, dei danni derivanti da una decisione illegittima che imponeva una sanzione amministrativa ai sensi della legge sugli illeciti amministrativi e sulle sanzioni del 1969. Il tribunale amministrativo della citt? di Sofia ha quindi concluso che non era necessario esaminare ulteriormente gli altri requisiti dell’articolo 1, paragrafo 1, della SMRDA.
32. Il tribunale ha proseguito affermando che, anche se tale disposizione fosse applicabile, va osservato che il presunto danno non ? una conseguenza diretta della decisione del 23 dicembre 2005. In realt?, l’atto lesivo dei diritti della societ? ricorrente era stato il rapporto di perquisizione e sequestro del 6 e 7 gennaio 2005, emesso dalle autorit? di polizia nell’ambito di un procedimento penale nei confronti di terzi (cfr. punto 6).
33. In appello, con sentenza definitiva del 27 aprile 2011, il Tribunale amministrativo supremo ha confermato la sentenza di primo grado modificandone la motivazione. Ha ritenuto che nel caso della societ? richiedente l’obbligo di restituzione delle bottiglie, sequestrate come prova, fosse scaturito da una decisione giudiziaria e non da un obbligo legislativo. Ha aggiunto che esisteva un altro rimedio legale per questo tipo di situazione, senza specificare quale fosse tale rimedio. In tal senso, non era stato necessario emanare un altro atto giudiziario o una decisione amministrativa per ottenere la restituzione delle bottiglie alla societ? richiedente.
II. DIRITTO E PRASSI NAZIONALE PERTINENTE

A. Conservazione delle prove fisiche durante il procedimento penale
34. Le disposizioni pertinenti del diritto interno relative alla conservazione delle prove fisiche durante il procedimento penale sono state riassunte nella sentenza della Corte nella causa Prezhdarovi c. Bulgaria (n. 8429/05, ? 29, 30 settembre 2014).
35. All’epoca, l’articolo 107 ? 2 del Codice di procedura penale del 1974 prevedeva la presentazione di prove fisiche e l’adozione di misure per evitare che fossero danneggiate o alterate. Il Codice di procedura penale 2005 contiene una disposizione identica (art. 110 cpv. 2).
36. L’articolo 107 ? 3 del Codice di procedura penale del 1974 prevedeva che quando un fascicolo di un caso veniva trasferito da un organo dello Stato a un altro, la prova materiale fornita doveva essere trasmessa con esso. Il Codice di procedura penale 2005 contiene una disposizione identica (art. 110 ? 3).
B. Codice di procedura amministrativa 2006
37. Ai sensi dell’articolo 21 ? 1 del Codice di procedura amministrativa 2006, entrato in vigore il 12 luglio 2006 e applicabile al caso in questione, un singolo “atto amministrativo” ? definito come una decisione esplicita, o un’azione intrapresa o un’omissione da parte di un organo amministrativo o di un altro organo o di un’organizzazione autorizzata ad agire, da cui derivano direttamente diritti e obblighi, o diritti, libert? e interessi giuridici di persone o organizzazioni. Il rifiuto di emettere una decisione costituisce anche un atto amministrativo individuale.
C. Legge sui reati e le sanzioni amministrative del 1969
38. L’articolo 3, paragrafo 2, della legge sugli illeciti amministrativi e sulle sanzioni del 1969 (“la legge del 1969”) prevede che, quando tra il momento in cui l’illecito amministrativo ? stato commesso e la data in cui la decisione amministrativa che infligge la sanzione ? divenuta definitiva, si applica la legge con le disposizioni pi? favorevoli per il convenuto.
39. Nel fissare la sanzione per un illecito amministrativo, le autorit? devono, se la legge pertinente lo prevede, chiedere anche la confisca, tra l’altro, dei beni che sono oggetto dell’illecito e che appartengono all’autore del reato (articolo 20(1) e (3) della legge del 1969). All’epoca in questione, l’articolo 17a(11) della legge sulle accise del 1994, in combinato disposto con l’articolo 17a(2) della stessa legge, prevedeva che le merci soggette ad accisa che erano detenute in deposito da una societ? senza i bolli obbligatori per le accise fossero soggette a decadenza. La sezione 123 della legge del 2005 sulle accise e i depositi fiscali, che ha sostituito tali disposizioni a partire dal 1o gennaio 2006, non prevedeva tale decadenza al momento in questione. Un emendamento all’articolo 124 di tale legge del 22 dicembre 2006 ha reintrodotto la confisca come misura amministrativa per tale reato.
40. Ai sensi dell’articolo 20(2) della legge del 1969, anche i beni che sono oggetto di un illecito amministrativo e il cui possesso ? vietato devono essere confiscati.
41. Ai sensi dell’articolo 42(10), la decisione amministrativa che stabilisce l’illecito deve includere, tra l’altro, un inventario dei beni che sono stati, se del caso, sequestrati, nonch? informazioni sulla persona o sull’istituzione responsabile del deposito di tali beni. Nel caso in cui le merci sequestrate siano descritte in dettaglio e inviate per il deposito con un foglio di accettazione in un deposito doganale, si ritiene che il requisito di cui alla sezione 42, paragrafo 10, sia stato soddisfatto (cfr. decisione: ??????? ? 148 ?? 16.03.2011 ?. ?? ???? – ????? ?????? ?? ?. ?. ?. ?. ? 4/2011 ?.). Nella misura in cui la sezione 42 descrive un numero minimo di misure da attuare affinch? la decisione sia giuridicamente valida, compreso l’obbligo di redigere un inventario, la mancata attuazione di una delle misure necessarie comporterebbe la violazione di una norma giuridica e, rispettivamente, l’illegittimit? della decisione (cfr. decisione: ??????? ? 1429 ?? 4.01.2005 ?. ?? ?? – ?????? ?? ?. ?. ?. ?. ? 23/2004 ?.). L’articolo 46, paragrafi 1, 2 e 3, stabilisce che le merci sequestrate devono essere inviate al deposito in condizioni di sicurezza secondo le norme stabilite. Se tali norme non esistono, le merci vengono inviate per il deposito presso i servizi dell’ente che ha accertato il reato o presso l’autorit? comunale competente. In alcuni casi, potrebbe essere giustificato affidare al trasgressore o ad un’altra persona il deposito della merce. Ai sensi dell’articolo 46, paragrafo 4, le merci deperibili sequestrate devono essere vendute tramite imprese statali o comunali e l’importo ricevuto deve essere depositato.
42. Ai sensi dell’articolo 54, se ? accertato che il fatto commesso non ? un reato, che il reato non ? stato commesso dalla persona indicata come suo autore, o che tale persona non dovrebbe assumersi la responsabilit?, l’autorit? amministrativa dovrebbe pronunciare la fine del procedimento con una decisione motivata in cui ordina la restituzione delle merci sequestrate, se il loro possesso non ? vietato, o il rimborso del loro valore nei casi di cui all’articolo 46(2).
43. L’articolo 57, paragrafo 1, della legge del 1969 prevede che le decisioni amministrative che impongono sanzioni amministrative devono descrivere, tra l’altro, le prove che confermano i fatti relativi al reato in questione, nonch? i beni confiscati.
44. L’articolo 84 prevede che, nella misura in cui la legge del 1969 non prevede disposizioni specifiche, si applicano le norme del codice di procedura penale per quanto riguarda, tra l’altro, il sequestro di oggetti e i procedimenti giudiziari di ricorso contro le decisioni amministrative che impongono sanzioni.
D. Codice penale del 1968
45. L’articolo 234 ? 3 del Codice Penale 1968, nella versione in vigore all’epoca, prevedeva la confisca delle merci oggetto del reato di detenzione in magazzino di merci soggette ad accisa senza i bolli obbligatori.
E. Legge del 1988 sulla responsabilit? dello Stato e dei Comuni per i danni
46. Le disposizioni pertinenti e la prassi dei tribunali nazionali in relazione alle azioni di risarcimento danni ai sensi della SMRDA sono state riassunte nelle sentenze della Corte nelle cause Dimitar Yanakiev c. Bulgaria (n. 2) (n. 50346/07, ?? 36-37, 31 marzo 2016); Guseva c. Bulgaria (n. 6987/07, ?? 29-30, 17 febbraio 2015); e Posevini c. Bulgaria (n. 63638/14, ?? 34-42, 19 gennaio 2017).
47. La questione se le richieste di risarcimento dei danni causati da decisioni amministrative illegittime che impongono sanzioni amministrative dovessero essere esaminate da tribunali civili ai sensi della legge sui contratti e sulle obbligazioni o da tribunali amministrativi ai sensi della SMRDA era stata oggetto di una prassi contraddittoria nella giurisprudenza nazionale. Le divergenze hanno infine richiesto l’emissione di una decisione interpretativa vincolante, che ? stata adottata il 19 maggio 2015 congiuntamente dalla Corte suprema di cassazione e dal Tribunale amministrativo supremo per risolvere la questione (cfr. Dimov c. Bulgaria (dicembre) [Commissione], n. 60445/15, ?? 15-17, 4 dicembre 2018). Secondo quest’ultima, tali richieste dovevano essere esaminate dai tribunali amministrativi ai sensi della SMRDA, nonostante il fatto che la decisione che imponeva la sanzione amministrativa non fosse considerata come un singolo “atto amministrativo” ai sensi dell’articolo 21 del Codice di procedura amministrativa. Il Supremo Tribunale amministrativo ha ritenuto, in particolare, che la pronuncia di tale decisione fosse il risultato dell’esercizio di funzioni amministrative determinate dalla legge e costituisse quindi, in sostanza, l’esercizio di un “atto amministrativo” ai sensi dell’art. 1, n. 1, della SMRDA, la disposizione che circoscrive la competenza dei tribunali amministrativi nel settore pertinente.
LA LEGGE
I. ALLEGATO VIOLAZIONE DELL’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N. 1 DELLA CONVENZIONE
48. La societ? ricorrente lamentava che, a seguito della mancata esecuzione di una decisione definitiva del tribunale nazionale a suo favore e dopo una serie di azioni illecite da parte delle autorit? fiscali e dell’accusa, era stata privata dei suoi beni e aveva subito perdite pecuniarie. Essa si ? basata sull’articolo 6 della Convenzione, nonch? sull’articolo 1 del Protocollo n. 1. Il Governo ha contestato le denunce.
49. La Corte ritiene che le denunce debbano essere esaminate, ai sensi dell’articolo 1 del protocollo n. 1, che, per quanto pertinente, recita come segue:
Articolo 1 del protocollo n. 1

“Ogni persona fisica o giuridica ha diritto al pacifico godimento dei suoi beni. Nessuno pu? essere privato dei suoi beni se non nell’interesse pubblico e alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali del diritto internazionale.

Le disposizioni che precedono non pregiudicano tuttavia in alcun modo il diritto di uno Stato di far rispettare le leggi che ritiene necessarie per controllare l’uso dei beni in conformit? all’interesse generale o per garantire il pagamento di tasse o altri contributi o sanzioni”.

A.Ammissibilit?
1. Osservazioni delle parti
50. Il Governo ha sostenuto, in sostanza, che la societ? ricorrente non aveva esaurito i rimedi nazionali come richiesto dall’articolo 35 ? 1 della Convenzione. In particolare, non aveva chiesto la restituzione delle bottiglie nell’ambito del procedimento amministrativo che si era svolto nei suoi confronti. La merce era stata sequestrata come prova sia nel procedimento penale contro M.M. e S.S. sia nel procedimento amministrativo contro la societ? ricorrente, nonch? in un separato procedimento penale contro E.G. La societ? ricorrente avrebbe quindi dovuto chiedere la restituzione delle bottiglie rispettivamente all’autorit? fiscale di Varna nel procedimento amministrativo e, dopo il 20 giugno 2006, al pubblico ministero nel procedimento penale contro E.G. In caso di rifiuto da parte dell’autorit? fiscale, avrebbe potuto presentare ricorso in tribunale.
51. Il governo ha inoltre sostenuto che la societ? richiedente non aveva presentato una richiesta di risarcimento danni generale contro lo Stato ai sensi della legge sui contratti e sulle obbligazioni. All’epoca, secondo la posizione predominante nella giurisprudenza nazionale, questo era il rimedio nazionale appropriato da utilizzare in situazioni come quella attuale. In particolare, le richieste di risarcimento per danni derivanti dalla ritenzione di oggetti nel corso di un procedimento penale erano sempre state esaminate in base alle regole generali della responsabilit? civile. Per quanto riguarda le richieste di risarcimento dei danni derivanti da decisioni amministrative illegittime che impongono sanzioni amministrative, il Governo ha sostenuto che, sebbene da un certo periodo in poi la giurisprudenza in materia sia divenuta divergente, fino al 2011 la posizione prevalente era stata quella secondo cui i tribunali civili erano competenti a conoscere di tali richieste in base alle regole generali della responsabilit? civile.
52. La societ? ricorrente ha contestato tali argomentazioni. Essa ha sostenuto che la sentenza del Tribunale di Varna, divenuta definitiva ed esecutiva il 7 dicembre 2005, era stata chiara ed inequivocabile nella sua formulazione che la merce doveva essere restituita. Inoltre, non era mai stata emessa alcuna decisione o ordinanza per il sequestro delle bottiglie come prova, n? nell’ambito del procedimento amministrativo contro la societ? ricorrente n? nell’ambito del procedimento penale contro E.G. Il Codice di Procedura Penale del 1974, in vigore all’epoca e fino al 29 aprile 2006, non conteneva una norma che stabilisse che le prove fisiche sequestrate nel corso di un procedimento penale non potevano essere restituite quando erano anche oggetto di un illecito amministrativo.
53. La societ? ricorrente ha inoltre sostenuto di aver fatto ricorso al rimedio pi? adeguato previsto dal diritto nazionale per quanto riguarda le azioni di risarcimento del danno. In particolare, essa aveva presentato una domanda ai sensi della SMRDA, la cui idoneit? era stata confermata anche da una successiva decisione interpretativa che aveva posto fine alle precedenti divergenze giurisprudenziali.
2. La valutazione del Tribunale
54. Il Tribunale ritiene che la questione se la merce fosse stata addotta come prova nel successivo procedimento amministrativo contro la societ? ricorrente o nel procedimento penale contro la E.G. e, di conseguenza, se la societ? ricorrente abbia dovuto chiedere la restituzione della merce nell’ambito di tale procedimento, ? strettamente connessa alla fondatezza della denuncia della societ? ricorrente secondo cui la sua merce ? stata illegittimamente trattenuta. Pertanto, la Corte esaminer? la parte dell’obiezione del governo che segue nel merito (cfr. paragrafi 64-82).
55. Per quanto riguarda la questione di quali tribunali fossero competenti a conoscere delle richieste di risarcimento dei danni causati da decisioni amministrative illegittime che imponevano sanzioni amministrative, la Corte osserva che all’epoca in questione la questione era effettivamente soggetta a prassi contraddittorie nella giurisprudenza nazionale. Le divergenze erano di natura tale da richiedere alla fine l’emanazione di una decisione interpretativa vincolante, la quale stabiliva che tali domande dovevano essere esaminate dai tribunali amministrativi ai sensi della SMRDA (cfr. supra, punto 47).
56. La Corte rileva la particolare complessit? della situazione in cui si ? trovata la societ? richiedente. Da un lato, le sue pretese riguardavano la conservazione di oggetti sequestrati come prova nel corso di un procedimento penale, questioni normalmente soggette alle regole generali di illecito civile ai sensi della legge sui contratti e sulle obbligazioni (cfr. Posevini, citato, ?? 42 e 46). D’altra parte, riguardavano la questione specifica del ritardo nell’esecuzione, o della mancata esecuzione, di una decisione giudiziaria definitiva, una situazione in cui la responsabilit? degli organi statali doveva essere esaminata ai sensi della SMRDA (cfr. Dimitar Yanakiev, citato, ? 37). Non spetta alla Corte determinare la natura del rapporto tra le disposizioni di tali atti. A tale riguardo, ? in linea di principio sufficiente rilevare che i giudici bulgari considerano apparentemente le due leggi come autonome, nel senso che una delle due pu? servire come base per una richiesta di risarcimento per illecito civile contro le autorit? (v. First Sofia Commirst Sofia Commodities EOOD e Paragh c. Bulgaria (dic.), n. 14397/04, ? 35 in fine, 25 gennaio 2011).
57. La Corte ribadisce che, dal punto di vista della Convenzione, ad un richiedente che abbia esaurito un rimedio apparentemente efficace e sufficiente non pu? essere richiesto di averne provato altri che erano disponibili ma che probabilmente non hanno pi? probabilit? di avere successo (cfr. Aquilina c. Malta [GC], n. 25642/94, ? 39, CEDU 1999-III). Quando un rimedio ? stato perseguito, non ? richiesto l’uso di un altro rimedio che ha essenzialmente lo stesso obiettivo (cfr. Micallef c. Malta [GC], n. 17056/06, ? 58, 15 ottobre 2009). Nel caso in esame, la societ? richiedente si ? avvalsa di uno dei rimedi potenzialmente disponibili, ossia una richiesta ai sensi della SMRDA (cfr. First Sofia Commodities EOOD e Paragh, citata, ? 35 in fine). Nel contesto della prassi contraddittoria della giurisprudenza nazionale pertinente prima del 2015, e tenendo conto della complessit? di fatto della situazione, la Corte ritiene che non fosse necessario che la societ? richiedente avesse presentato anche una richiesta di risarcimento per illecito civile ai sensi della legge sui contratti e gli obblighi, al fine di rispettare la regola dell’esaurimento dei rimedi nazionali.
58. Ne consegue che questa parte dell’obiezione del Governo relativa al mancato esaurimento dei rimedi nazionali da parte della societ? richiedente ai sensi dell’articolo 35 ? 1 della Convenzione deve essere respinta.
59. La Corte rileva che le denunce ai sensi dell’articolo 1 del protocollo n. 1 della Convenzione non sono manifestamente infondate ai sensi dell’articolo 35 ? 3 (a) della Convenzione. Essa rileva inoltre che non sono inammissibili per altri motivi. Esse devono pertanto essere dichiarate ammissibili.
B. Meriti

1. Osservazioni delle parti

60. La societ? ricorrente lamentava che tra il 6-7 gennaio 2005 e il 30 marzo 2007 era stata illegittimamente privata del pacifico godimento delle sue merci in una situazione che equivaleva a una confisca di fatto. In particolare, dopo il 7 dicembre 2005 le autorit? non avevano trattenuto le bottiglie per validi motivi e non avevano dato esecuzione alla decisione del tribunale distrettuale di Varna di tale data che ordinava la restituzione delle bottiglie. La societ? ricorrente ha sostenuto che l’amministrazione fiscale non aveva formalizzato il sequestro delle sue merci in alcun atto amministrativo emanato nell’ambito del procedimento amministrativo nei suoi confronti. In particolare, il verbale di infrazione amministrativa dell’11 agosto 2005 non poteva essere considerato tale in quanto non conteneva alcun provvedimento di sequestro delle bottiglie, ma indicava il sequestro di una serie di documenti. Analogamente, non era stata presa alcuna decisione in merito al sequestro dei flaconi ai fini del procedimento penale nei confronti del secondo gruppo di terzi.
61. La societ? ricorrente ha aggiunto che le autorit? si sono rifiutate di restituire le bevande, nonostante le numerose denunce relative all’illegittimit? delle azioni delle autorit? e al rischio di scadenza della durata di conservazione della merce.
62. Il governo ha sostenuto che le bottiglie erano state trattenute per validi motivi rispettivamente dalle autorit? inquirenti e dalle autorit? fiscali, nell’esercizio dei poteri loro conferiti dalle leggi applicabili. Anche dopo il 7 dicembre 2005, quando la decisione del tribunale distrettuale di Varna che ordinava la restituzione delle prove sequestrate era diventata esecutiva, la merce era stata comunque trattenuta per motivi legittimi dalle autorit?. In particolare, a partire dall’11 agosto 2005, la merce era stata considerata come prova nell’ambito del procedimento amministrativo pendente contro la societ? richiedente. Il Governo ha fatto riferimento al verbale di accertamento dell’illecito amministrativo emesso in pari data nei confronti della societ? ricorrente dall’Agenzia delle Entrate di Varna che riportava il verbale di perquisizione e sequestro del 6 e 7 gennaio 2005. Per il Governo, questo ? stato il modo in cui l’organo amministrativo ha allegato la merce al procedimento amministrativo come prova materiale. Essi sostengono quindi che la relazione di perquisizione e sequestro del 6 e 7 gennaio 2005 non doveva essere considerata un documento relativo al presunto reato, ma un documento che oggettivava le bottiglie relative al reato.
63. Il governo ha inoltre sostenuto, con riferimento al rapporto di perquisizione e sequestro del 6 e 7 gennaio 2005, che tra il 20 giugno 2006 e il 14 marzo 2007 le bottiglie erano state anche trattenute come prova in una serie separata di procedimenti penali contro E.G. L’interferenza contestata aveva quindi perseguito un obiettivo legittimo nell’interesse pubblico, in particolare per ottenere prove in procedimenti penali e amministrativi in corso. Nell’applicare la misura, le autorit? hanno agito con un ragionevole grado di proporzionalit? tra i mezzi impiegati e lo scopo perseguito. Il procedimento si era svolto in tempi relativamente brevi ed era dovuto al fatto che la durata di conservazione di gran parte delle bottiglie era scaduta a causa della mancata richiesta della ricorrente di restituirle correttamente. Infine, il governo ha sostenuto che il danno subito dalla societ? ricorrente era stato una conseguenza intrinseca dei rischi derivanti dall’attivit? commerciale e che la societ? ricorrente non aveva utilizzato il rimedio adeguato per chiedere il risarcimento.
2. Valutazione del Tribunale
64. La Corte rileva che i principi generali relativi all’articolo 1 del protocollo n. 1 sono enunciati, ad esempio, nella causa Hutten-Czapska c. Polonia ([GC], n. 35014/97, ?? 163-65 e 167-68, CEDU 2006-VIII).
65. Passando al caso in esame, la Corte rileva che il Governo non contesta che il sequestro della merce in questione nel gennaio 2005 e la sua successiva conservazione fino al marzo 2007 abbiano costituito un’interferenza con il pacifico godimento dei beni della societ? richiedente. Essa osserva inoltre che il sequestro ? stato il risultato dell’esercizio dei poteri delle autorit? inquirenti ai sensi dell’articolo 108 del codice del 1974 e dell’articolo 111 del codice del 2005, nonch? dell’esercizio dei poteri delle autorit? fiscali ai sensi della legge del 1969 (cfr. paragrafi 34, 39 e 40). Pertanto, l’interferenza con i diritti di propriet? nel presente caso pu? essere esaminata come elemento costitutivo della procedura di controllo dell’uso dei prodotti soggetti ad accisa (cfr., mutatis mutandis, AGOSI c. Regno Unito, 24 ottobre 1986, ? 51, serie A n. 108, e Bowler International Unit c. Francia, no. 1946/06, ? 41, 23 luglio 2009), come misura per garantire il pagamento di tasse o sanzioni (cfr., mutatis mutandis, Gasus Dosier- und F?rdertechnik GmbH c. Paesi Bassi, 23 febbraio 1995, ? 59, Serie A n. 306-B) e come misura per garantire la prova fisica nei procedimenti amministrativi e penali in corso (cfr. Atanasov e Ovcharov c. Bulgaria, n. 61596/00, ? 72, 17 gennaio 2008). Ne consegue che l’articolo 1, secondo comma, del protocollo n. 1 ? applicabile nel caso di specie.
66. Tuttavia, tale disposizione deve essere interpretata alla luce del principio generale enunciato nella frase introduttiva del primo paragrafo dell’articolo 1 del protocollo n. 1. Il compito della Corte in questa materia ? quello di determinare in primo luogo se l’interferenza con i beni della societ? richiedente sia stata legittima e di interesse pubblico e, in caso di risposta positiva, se l’interferenza abbia trovato un giusto equilibrio tra le esigenze dell’interesse generale e i diritti della societ? richiedente (cfr. Microintelect OOD c. Bulgaria, n. 34129/03, ? 37, 4 marzo).
67. Il primo e pi? importante requisito dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 ? che qualsiasi interferenza da parte di un’autorit? pubblica nel pacifico godimento dei beni sia legale. Il requisito della legalit?, ai sensi della Convenzione, esige il rispetto delle pertinenti disposizioni del diritto interno e la compatibilit? con lo Stato di diritto, che include la libert? dall’arbitrariet? (cfr. Patrikova c. Bulgaria, n. 71835/01, ? 82, 4 marzo 2010).
68. Per quanto riguarda la legittimit? dell’ingerenza, la Corte osserva che ha solo un potere limitato di trattare i presunti errori di diritto commessi dalle autorit? nazionali. Sebbene la Corte possa e debba esercitare un certo potere di controllo in materia, poich? il mancato rispetto del diritto nazionale comporta una violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1, la portata del suo compito ? soggetta a limiti inerenti alla natura sussidiaria della Convenzione, e non pu? mettere in discussione il modo in cui i giudici nazionali hanno interpretato e applicato il diritto nazionale, salvo in caso di flagrante inosservanza o arbitrariet? (cfr. Microintelect OOD, citato, ? 39).
69. Nel caso di specie, il Tribunale rileva che il sequestro della merce della societ? richiedente in data 6-7 gennaio 2005 ? stato deciso ai fini di un’indagine penale in corso nei confronti di terzi (si veda il precedente paragrafo 6). La societ? richiedente ha avuto la possibilit? di chiedere la restituzione della merce, cosa che ha fatto con successo ottenendo una decisione giudiziaria definitiva a suo favore che ? divenuta esecutiva il 7 dicembre 2005 (cfr. paragrafo 8). La Corte rileva che la societ? richiedente contesta la legittimit? della conservazione della sua propriet? dopo tale momento. Il Governo ha tuttavia sostenuto che, anche dopo tale data, la merce ? stata comunque trattenuta dalle autorit? per vari motivi legittimi (cfr. paragrafi 62 e 63).
70. La Corte deve quindi stabilire se vi siano stati motivi legittimi per trattenere la merce dopo il 7 dicembre 2005 e, se tali motivi esistevano inizialmente ma sono stati successivamente rimossi, a partire da quel momento si pu? ritenere che la merce non sia stata pi? legalmente sequestrata o altrimenti trattenuta dalle autorit?.
71. Essa osserva, in primo luogo, che, nonostante i numerosi procedimenti giudiziari del caso di specie, i giudici nazionali non si sono espressamente pronunciati sul merito della questione se la ritenuta dopo il 7 dicembre 2005 fosse legittima ai sensi del diritto nazionale. Nella misura in cui vi ? stata una constatazione giudiziale dei giudici nazionali al riguardo, la pi? rilevante ? la constatazione dei giudici nazionali che la ritenuta dopo il 7 dicembre 2005 non era basata su una decisione dell’amministrazione fiscale (v. supra, punti 29-33).
72. Quanto all’affermazione del governo secondo cui le bottiglie sarebbero state sequestrate come prova nel procedimento per illecito amministrativo avviato l’11 agosto 2005, la Corte rileva che la relazione di quest’ultima data, redatta nell’ambito di tale procedimento, menzionava soltanto una serie di documenti sequestrati come prova, tra cui le relazioni di perquisizione e di sequestro del 6 e 7 gennaio 2005, dell’11 luglio 2005 e del 5 agosto 2005 (v. supra, punti 9 e 10), e descriveva particolari documenti sequestrati sulla base di tali relazioni. Tuttavia, contrariamente a quanto sostenuto dal Governo (cfr. paragrafo 62), la relazione sull’illecito amministrativo in questione non indicava in alcun modo che anche le bevande sequestrate sulla base della relazione del 6 e 7 gennaio 2005 dovessero essere addotte come prova ai fini del procedimento amministrativo (cfr. paragrafo 9). Il Governo non ha sostenuto che, ai sensi del diritto nazionale, il sequestro di merci come prova in un procedimento per illecito amministrativo fosse possibile senza un’esplicita dichiarazione scritta in tal senso in una decisione pertinente.
73. Inoltre, la decisione del 23 dicembre 2005, con la quale l’Ufficio regionale delle imposte di Varna ha disposto la confisca dei flaconi, li ha indicati come sequestrati dalle forze dell’ordine il 6 e 7 gennaio 2005 nel procedimento penale contro il primo gruppo di terzi, non nell’ambito del procedimento amministrativo avviato l’11 agosto 2005 (cfr. precedenti punti 9 e 10).
74. La Corte osserva che l’articolo 42 del Administrative Offences and Penalties Act 1969 prevede specificamente che una decisione amministrativa che stabilisce un reato deve includere un inventario di tutti i beni che sono stati sequestrati, nonch? informazioni sulla persona o sull’istituzione responsabile del deposito di tali beni. Dalla prassi consolidata risulta inoltre che l’omissione di redigere un inventario viene interpretata come un’inosservanza di un obbligo giuridico e le decisioni che impongono la sanzione amministrativa sono dichiarate illegali (si veda il precedente paragrafo 41). L’obbligo di descrivere le prove addotte nel procedimento esisteva anche in caso di decadenza (cfr. punto 43). Tuttavia, la decisione del 23 dicembre 2005 non menzionava la merce della societ? richiedente come prova, ma si riferiva soltanto al rapporto di perquisizione e sequestro del 6 e 7 gennaio 2005 per identificarla. Come previsto dal diritto nazionale, quando un fascicolo di un caso viene trasferito da un organismo ad un altro, viene trasferita anche la custodia delle prove fisiche ad esso addotte (cfr. paragrafo 36). La Corte rileva che non ? stato presentato alcun documento che dimostri che la merce appartenente alla societ? richiedente sia stata trasferita all’amministrazione finanziaria come parte della prova nel procedimento amministrativo.
75. Infatti, il riferimento alla merce come parte della prova esaminata nel corso del procedimento amministrativo contro la societ? richiedente ? stato fatto per la prima volta il 31 maggio 2006, quando l’amministrazione finanziaria di Varna ha respinto la richiesta di restituzione (cfr. paragrafo 17).
76. Tuttavia, nella sentenza finale del 18 dicembre 2006, con la quale ? stata annullata integralmente la decisione dell’Agenzia delle Entrate del 23 dicembre 2005, il Tribunale di Varna ha nuovamente fatto riferimento alla sola relazione di perquisizione e sequestro del 6 e 7 gennaio 2005 come prova a sostegno del fascicolo. Non ? stata fatta menzione della merce come prova fisica e il Tribunale regionale non si ? pronunciato in merito alla restituzione delle prove raccolte nel fascicolo e appartenenti alla societ? richiedente. Inoltre, tale tribunale ha esplicitamente evidenziato l’incoerenza delle prove documentali addotte in relazione al numero esatto di bottiglie come uno dei motivi per annullare la decisione di decadenza (si veda il precedente paragrafo 13).
77. Il Tribunale ritiene difficile capire come tale incongruenza non sarebbe stata chiarita se le bottiglie fossero state effettivamente considerate come prove fisiche nel corso del procedimento amministrativo contro la societ? richiedente. Inoltre, nelle sue osservazioni il governo non ha affrontato in alcun modo l’incoerenza nel numero di bottiglie tra le diverse serie di procedimenti.
78. Infine, come gi? osservato, i tribunali che hanno deciso in merito alle richieste di risarcimento danni della societ? richiedente hanno dichiarato esplicitamente che le bevande in questione non erano state trattenute con una decisione delle autorit? fiscali (cfr. paragrafi 29-33). Essi hanno quindi riconosciuto che non era stata presa alcuna decisione amministrativa formale di sequestro delle bottiglie come prova nel procedimento amministrativo.
79. In tali circostanze, la Corte non ? convinta dall’argomentazione del Governo secondo cui, alla data dell’11 agosto 2005, la merce era stata validamente addotta come prova nel procedimento per illecito amministrativo in corso contro la societ? richiedente, nel pieno rispetto delle norme nazionali. Essa rileva inoltre che la decisione del 23 dicembre 2005, emessa nell’ambito di tale procedimento e che ordina la confisca delle bottiglie, non ? mai passata in giudicato. Essa non poteva servire come motivo per la loro conservazione in quanto non era esecutiva prima di diventare definitiva (cfr. i precedenti punti 10 e 11).
80. Per quanto riguarda l’argomento del Governo secondo cui i flaconi sarebbero stati successivamente trattenuti come prova nel procedimento penale contro il secondo gruppo di terzi (v. supra, punto 62), la Corte rileva che il rapporto di perquisizione e sequestro del 6 e 7 gennaio 2005, su cui si basa tale affermazione, riguardava il sequestro effettuato nel procedimento penale contro il primo gruppo di terzi. Tale procedimento si ? concluso il 5 maggio 2006 (cfr. supra, punti 6 e 7), mentre il procedimento penale contro il secondo gruppo di terzi si ? concluso il 20 giugno 2006 e il fascicolo ? stato trasmesso alla Procura della Repubblica (cfr. supra, punti 14 e 15). Sebbene entrambe le serie di procedimenti fossero relative alla merce appartenente alla societ? richiedente, avevano soggetti e parti diverse. Mentre la prima serie di procedimenti penali riguardava le accuse contro la M.M. e la S.S. per lo stoccaggio di merci senza i bolli di accisa obbligatori, la seconda serie di procedimenti si basava sull’accusa che la E.G. avesse venduto merci alla societ? richiedente senza i bolli di accisa obbligatori (cfr. paragrafi 6 e 15 di cui sopra). Non vi ? nulla che indichi che queste due serie di procedimenti siano state fuse o che le prove fisiche sequestrate nel corso della prima serie siano state aggiunte al fascicolo della seconda serie.
81. Il Tribunale osserva che, nella sua decisione del 14 marzo 2007 di chiudere il procedimento contro il secondo gruppo di terzi, la Procura della Repubblica di Sofia ha effettivamente fatto riferimento alle bottiglie appartenenti alla societ? ricorrente. Tuttavia, non ? stato fatto alcun riferimento ad esse come parte delle prove del caso, e il procuratore ha esplicitamente sottolineato che la merce era stata sequestrata nel corso del procedimento penale contro il primo gruppo di terzi. Il pubblico ministero ha ordinato che, nella misura in cui le bottiglie erano anche soggette alla decisione dell’autorit? fiscale di Varna del 23 dicembre 2005, annullata da una sentenza definitiva, il direttore dell’autorit? fiscale di Varna doveva restituirle al loro proprietario. Anche in questo caso, non vi ? alcuna documentazione attendibile che dimostri che le bottiglie siano state addotte come prova nel procedimento penale contro il secondo gruppo di terzi.
82. Constatando tutti gli elementi di cui sopra, il Tribunale ritiene difficile accettare che le autorit? avessero il diritto di trattenere automaticamente la merce della societ? ricorrente, dopo il 7 dicembre 2005, nel corso di un procedimento parallelo pendente contro la societ? ricorrente e i terzi, senza alcuna decisione o neppure un atto processuale in materia, come previsto dal diritto nazionale, nonostante l’esistenza di una decisione giudiziaria definitiva che ne ordini la restituzione. Pertanto, la Corte ritiene che la data corretta dopo la quale la merce contestata non ? pi? stata trattenuta dalle autorit? per un motivo legale ? stata il 7 dicembre 2005, quando la decisione del tribunale distrettuale di Varna che ordinava la restituzione delle prove sequestrate ? divenuta definitiva (v. supra punto 70).
83. Un’ultima argomentazione che la Corte deve affrontare ? quella avanzata dal governo bulgaro, vale a dire che la societ? richiedente non ha correttamente richiesto la restituzione delle bottiglie rispettivamente all’autorit? fiscale di Varna nel procedimento amministrativo e, dopo il 20 giugno 2006, al pubblico ministero nel procedimento penale contro E.G. (cfr. paragrafo 15 sopra). Tenuto conto della mancanza di un chiaro fondamento giuridico in base al quale le bottiglie sono state trattenute dopo il 7 dicembre 2005, il Tribunale non ritiene che i passi intrapresi dalla societ? ricorrente al riguardo siano carenti. La societ? richiedente si ? rivolta all’autorit? che era effettivamente in possesso di tali bottiglie (cfr. punto 16) e successivamente ha presentato la stessa richiesta all’autorit? fiscale di Varna (cfr. punto 17). Per quanto riguarda il procedimento penale contro il secondo gruppo di terzi, la Corte fa riferimento alla sua constatazione che in questo procedimento non ? stata presa alcuna decisione in merito alle bevande (cfr. paragrafi 14 e 15) e non vede quindi alcun motivo per cui la societ? richiedente abbia utilizzato questa via procedurale per recuperare le sue merci.
84. Le considerazioni che precedono sono sufficienti per consentire alla Corte di concludere che la ritardata restituzione della merce contestata dopo la decisione finale del 7 dicembre 2005 ha costituito un’interferenza illecita con i diritti della societ? richiedente ai sensi dell’articolo 1 del Protocollo n. 1.
85. Ne consegue che l’obiezione sollevata dal governo convenuto per motivi di non esaurimento dei rimedi interni deve essere respinta (si veda il precedente paragrafo 54). Di conseguenza, vi ? stata una violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 della Convenzione.
II. VIOLAZIONE ALLEGATA DELL’ARTICOLO 13 DELLA CONVENZIONE IN CONGIUNZIONE CON L’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N. 1
86. La societ? richiedent

Testo Tradotto

FIFTH SECTION

CASE OF AVENDI OOD v. BULGARIA

(Application no. 48786/09)

JUDGMENT
(Merits)

Art 1 P1 ? Respect for possessions ? Continued retention of merchandise, initially seized as evidence pending criminal proceedings against third parties, after final judgment ordering return ? Unlawful interference with the applicant company?s rights

STRASBOURG

4 June 2020

Request for referral to the Grand Chamber pending

This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 ? 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Avendi OOD v. Bulgaria,
The European Court of Human Rights (Fifth Section), sitting as a Chamber composed of:
S?ofra O?Leary, President,
Ganna Yudkivska,
Yonko Grozev,
M?rti?? Mits,
L?tif H?seynov,
Lado Chanturia,
Anja Seibert-Fohr, judges,
and Victor Soloveytchik, Deputy Section Registrar,
Having deliberated in private on 12 May 2020,
Delivers the following judgment, which was adopted on that date:
PROCEDURE
1. The case originated in an application (no. 48786/09) against the Republic of Bulgaria lodged with the Court under Article 34 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (?the Convention?) by Avendi OOD, a Bulgarian limited liability company with a registered office in Sofia (?the applicant company?), on 24 August 2009.
2. The applicant company was represented by Mr G. Kalinov and Mr V. Dramov, lawyers practising in Sofia. The Bulgarian Government (?the Government?) were represented by their Agent, Ms M. Dimitrova, from the Ministry of Justice.
3. The applicant company complained of the authorities? failure to comply with a final domestic court decision ordering the return of merchandise belonging to it, which had been seized as evidence in criminal proceedings. It alleged that it had suffered pecuniary losses as a consequence and had no effective remedy in that respect. The applicant company relied on Article 6 ? 1 of the Convention, as well as on Article 1 of Protocol No. 1, alone and in conjunction with Article 13 of the Convention.
4. On 8 November 2017 notice of the complaints was given to the Government and the remainder of the application was declared inadmissible pursuant to Rule 54 ? 3 of the Rules of Court.
THE FACTS
I. THE CIRCUMSTANCES OF THE CASE
5. The applicant company traded in alcoholic beverages, which are subject to excise duty under Bulgarian tax law.
A. Seizure of the applicant company?s merchandise in criminal proceedings against the first group of third parties
6. On 6 and 7 January 2005 the Varna regional police carried out a search-and-seizure operation at a warehouse where merchandise belonging to the applicant company was stored. During the operation, the police seized as evidence 53,857 bottles of alcoholic beverages of different kinds, among which 26,748 bottles of Baileys cream liqueur, belonging to the applicant company. That measure was taken in relation to ongoing criminal proceedings against third parties, a certain M.M. and S.S., on suspicion of storing merchandise subject to excise duty without the mandatory excise duty stamps. The seized beverages were then stored at a warehouse belonging to the Dobrich regional tax office.
7. By a judgment of 7 November 2005 the Varna District Court acquitted M.M. and S.S. That judgment was upheld by the Varna Regional Court on 17 April 2006 and became enforceable on 5 May 2006.
8. Meanwhile, the applicant company requested the return of the merchandise which had been seized as evidence, arguing that there was a danger of the beverages?shelf life expiring. By a decision of 21 November 2005 the Varna District Court noted that in its judgment on the merits of 7 November 2005 the Varna District Court had omitted to decide on the question of the seized bottles and ordered their return to the applicant company, mentioning 53,857 bottles. That court took into account that the accused had been acquitted and that there was no dispute about the applicant company?s ownership of the bottles. The decision was not challenged and became enforceable on 7 December 2005.
B. Administrative proceedings against the applicant company
9. In the meantime, on 11 August 2005 the tax authorities had instituted administrative proceedings against the applicant company under the Excise Act for storing merchandise subject to excise duty without the mandatory excise duty stamps. In an administrative offence report issued against the applicant company on that same date, the Varna regional tax office established that the applicant company was storing 54,181 bottles of alcoholic beverages without the mandatory excise stamps. That report indicated that the bottles had been the subject of an inspection carried out by the tax authorities on 6 January 2005. It added that the bottles in question had been described in the search-and-seizure report of 6 and 7 January 2005, issued in the context of the criminal proceedings against the first group of third parties, following which the bottles had been seized for the purpose of those proceedings. The administrative offence report did not indicate that the bottles had been adduced or seized as evidence in the administrative proceedings.
10. By a decision of 23 December 2005 the Varna regional tax office imposed an administrative sanction on the applicant company. It concerned, among other penalties, the forfeiture of 54,181 bottles of alcoholic beverages belonging to it, including the bottles seized by the police on 6 and 7 January 2005. In describing the evidence adduced in the administrative proceedings, the decision referred to the search-and-seizure report of that latter date. No mention was made of the bottles as being part of the evidence in the administrative proceedings. The Varna tax authority did not order the preliminary execution of its forfeiture decision.
11. On 27 January 2006 the applicant company challenged that decision before the courts. By a decision of 19 May 2006 the Varna District Court terminated the proceedings, finding that the facts of the case concerned a criminal offence, and referred the matter to the Varna district prosecutor?s office. However, by a decision of 24 July 2006 the Varna Regional Court quashed that decision and remitted the case to the District Court.
12. By a judgment of 9 October 2006 the Varna District Court set aside the decision of the Varna regional tax office as regards the forfeiture of the merchandise and upheld it as regards the other penalties. Regarding the forfeiture, it relied on the principle of non-retroactivity of criminal law, enshrined also in the Administrative Offences and Penalties Act, whereby the courts had to apply the legislative provisions that were most favourable to the defendant. The court found that provisions that were more favourable to the applicant company had entered into force on 1 January 2006 with the adoption of the new Excise Duties and Tax Warehouses Act, which repealed the previous Excise Act. In particular, the new Act did not provide for forfeiture as a penalty for the administrative offence at issue.
13. By a final judgment of 18 December 2006, the Varna Regional Court upheld the finding of the lower-instance court as regards the forfeiture and quashed the part concerning the other penalties imposed by the tax authority on 23 December 2005. In its reasoning for quashing that part of the decision, the court first relied on the discrepancy in the number of bottles mentioned in the search-and-seizure report of 6 and 7 January 2005 and the quantity referred to in the decision of 23 December 2005. According to the documentary evidence presented, 53,857 bottles had been referred to in the criminal proceedings, whereas administrative proceedings had been brought against the applicant company for storing 54,181 bottles without the required stamps. The Regional Court found that this was a manifest discrepancy, which the lower court had failed to identify in assessing the evidence gathered. Further, the court noted that according to the documentary evidence in the file, the excise duty in relation to the impugned merchandise had been paid by the importing company D.B., which had initially sold the bottles to the applicant company. That company had received the mandatory excise duty stamps and its subcontractors had started to apply them to the bottles. It was true that the process of application of those duty stamps had not been completed on time and this constituted an administrative offence. However, that offence had preceded the moment when the applicant company had bought the merchandise. At the time of the inspection, the bottles had still been treated as merchandise in the process of importation and had been stored for that purpose at a warehouse. The mandatory duty stamps had been placed in the safe of the warehouse. In light of those elements, the Regional Court found that the offence, subject to the administrative proceedings, had not been committed by the applicant company.
C. The administrative and criminal proceedings against the second group of third parties
14. It appears from the case file that separate administrative proceedings against the importing company D.B., which had initially sold the bottles to the applicant company, had been opened with respect to the same bottles. By a decision of 10 February 2006 the executive director of the National Revenue Agency imposed an administrative sanction on the D.B. company. However, by a subsequent decision of 20 June 2006 the Varna District Court terminated those proceedings, finding that the information contained in the case file indicated a possible criminal offence, and forwarded the file to the Varna district prosecutor?s office.
15. On 8 February 2007 the Varna district prosecutor?s office charged a certain E.G., a representative of the D.B. company, with selling the beverages to the applicant company without the mandatory excise duty stamps. However, by a decision of 14 March 2007 the Varna district prosecutor?s office terminated those proceedings, as the data gathered during the investigation did not show that a criminal offence had been committed. In that decision, the prosecutor referred to the applicant company?s merchandise as having been seized in the course of the criminal proceedings against the first group of third parties. She also noted that no ruling had been made concerning the bottles in either the judgment of the Varna District Court of 7 November 2005 or the judgment of the Varna Regional Court of 17 April 2006 which ended that set of criminal proceedings (see paragraph 7 above). The prosecutor?s decision does not mention the separate Varna District Court?s decision dated 21 November 2005, ordering the return of the bottles (see paragraph 8 above). The prosecutor found that, as the director of the Varna regional tax office was presented with evidence that its decision of 23 December 2005 had been set aside by final judgment of the Varna Regional Court of 18 December 2006, the beverages had to be returned to their owner.
D. The applicant company?s attempts to have the merchandise returned
16. In the meantime, on 22 December 2005 the applicant company applied to the Dobrich regional tax office, in whose premises its merchandise was stored, for the return of the seized beverages. It based that request on the Varna District Court decision which became enforceable on 7 December 2005 (see paragraph 8 above). On 14 March 2006 that authority informed the applicant company that it could not return the merchandise, because the competent bodies to be addressed in that regard were the Varna regional police and the Varna regional tax office, whereas the Dobrich tax office acted only as keeper of the merchandise. The Dobrich inspectorate further argued that the merchandise was subject to the administrative proceedings against the applicant company which were pending and in which forfeiture of the merchandise had been imposed, as well as to the criminal proceedings against the first group of third parties, namely M.M. and S.S., which were still ongoing at that time.
17. On 4 April 2006 the applicant company applied to the Varna regional tax office for the return of its merchandise. It again relied on the decision of the Varna District Court ordering the return of the beverages, which had become enforceable on 7 December 2005. It further argued that the Varna regional tax office in its decision of 23December 2005 had not provided for the preliminary execution of the imposed forfeiture and that the decision itself was not enforceable (see paragraph 10 above). In a letter of 31 May 2006 that authority replied that the merchandise constituted evidence in the administrative proceedings against the applicant company which were still pending before the courts. The Varna tax authority added that the competent body to rule on the return of the beverages was the Varna District Court, and that it had forwarded the applicant company?s request to that court.
18. On 13 June 2006 the Varna regional police sent a letter to the Varna District Court, the Varna regional tax office and the applicant company, informing them that it could not execute the Varna District Court?s decision on the return of the merchandise, which had come into effect on 7 December 2005. This was because the Varna District Court had sent a letter on 30 May 2006 informing the police that the evidence seized for the purposes of the criminal proceedings against the first group of third parties could not be returned until ?the question of the accused?s responsibility had been resolved?. The police further argued that they found themselves unable to deal with the case since the beverages were being held at a warehouse belonging to the Dobrich regional tax office.
19. On 7 July 2006, the applicant company applied to the Varna tax authority for the return of the merchandise. In a letter dated 11 July 2006, that authority indicated that it was not competent to rule on the request and forwarded it to the Varna district prosecutor?s office, in view of the Varna District Court?s decision of 19 May 2006 to terminate the administrative proceedings against the applicant company (see paragraph 11 above). Following the Varna Regional Court?s decision of 24 July 2006 to remit the matter to the District Court (see paragraph 11 above), the applicant company lodged another application with the Varna regional tax office on 10 August 2006. The applicant company relied on the fact that the new Excise Duties and Tax Warehouses Act, which had entered into force on 1 January 2006, was more favourable to it in the sense that the forfeiture could not constitute a penalty for the administrative offence in question. The Varna regional tax office replied on 17 August 2006, again stating that it was not competent to rule on the return of the bottles as the appeal proceedings against the decision of 23 December 2005 on the administrative sanctions against the applicant company were pending before the Varna District Court. The Varna tax authority argued that that court was the competent authority to rule on the return of the merchandise, which had been adduced as evidence to the case pending before it. Moreover, the criminal investigation against the second group of third parties concerning the beverages was also ongoing before the Varna district prosecutor?s office. In the light of those factors, the Varna tax authority further informed the applicant company that it had forwarded its request to both the Varna District Court and the district prosecutor?s office.
E. The return of the seized merchandise to the applicant company
20. On 9 January 2007 the applicant company sent another letter to the Varna and Dobrich regional tax offices, as well as to the National Revenue Agency. It requested the return of the beverages on the basis of the final judgment of the Varna Regional Court of 18 December 2006 whereby the forfeiture of the beverages by way of administrative sanction had been quashed with final effect (see paragraphs 10-13 above).
21. On 28, 29 and 30 March 2007, in the presence of the Varna police, the bottles were returned to the applicant company. Following this restitution, the applicant company commissioned two private expert reports in order to ascertain whether the beverages which had a best-before date were still fit for consumption. The two expert reports, both dated 30 March 2007, found that the shelf life of 26,743 bottles of Baileys cream liqueur among the whole merchandise had expired in September and October 2006. The reports also indicated that apart from this number, a few other bottles had been broken. They concluded that those beverages were no longer marketable. According to those reports, all other beverages were not marked for a best-before date.
F. The applicant company?s claim for damages against the State
22. On 17 March 2008 the applicant company filed a claim against the National Revenue Agency under the State and Municipalities? Liability for Damage Act before the Sofia City Administrative Court. The applicant company requested that the court declare null and void the tax authorities? decision to retain the merchandise and its refusal to return it after 7 December 2005, when the Varna District Court?s decision ordering the return of the merchandise had become enforceable (see paragraph 8 above). The applicant company claimed compensation for damage and lost profits in respect of the bottles of Baileys cream liqueur the shelf life of which had expired and for the impossibility to sell those beverages, as well as for the impossibility to dispose of the beverages which did not have an expiry date during the period of their retention and could be marketed after their restitution. By a decision of 28 July 2008, the Sofia City Administrative Court decided that the claim ought to be examined in three separate sets of proceedings. The first two sets of proceedings concerned the alleged nullity of the tax authority?s decisions, respectively, before and after 1 January 2006, while the third set of proceedings was related to the applicant company?s claim for compensation.
1. Claim of nullity in respect of the tax authority?s refusal to return the merchandise before 1 January 2006
23. By a decision of 13 October 2008, the Sofia City Administrative Court sent the case to the Dobrich Administrative Court, which it found to be the court with jurisdiction to examine the claim. In a judgment of 19 March 2009, the Dobrich Administrative Court partly terminated the proceedings and partly rejected the claim. The applicant company challenged that judgment before the Supreme Administrative Court, which upheld the decision to terminate the proceedings and declared the rejected part of the claim inadmissible by a final decision that took effect on 28 October 2009. That court found that the facts of the case did not concern a failure to perform actions required by law but rather the failure to enforce a final judicial decision. In other terms, the courts were allowed to review only situations where the obligation to perform an administrative act was directly required by law, which was not the case at hand. The obligation for the Dobrich administrative authorities to return the bottles resulted from a binding judicial decision, and not directly from a statutory provision.
2. Claim of nullity in respect of the tax authority?s refusal to return the merchandise after 1 January 2006
24. By a decision of 3 November 2008, the Sofia City Administrative Court sent the case to the Varna Administrative Court, which it found to be the court with competence to examine the claim. By a decision of 13 November 2008, the Varna Administrative Court dismissed the applicant company?s claim and terminated the proceedings. It found that the claim represented, in substance, a complaint about a refusal by the tax authority to take a decision on the issue of the bottles? return. However, the court concluded that, by forwarding the applicant company?s requests to other competent bodies on grounds of not being competent to examine them itself, and subsequently notifying the applicant company, the Varna regional tax office had not failed to take a decision on those requests. The court added that, if the applicant company was to be considered as challenging the two letters of 31 May 2006 and 17 August 2006 (see paragraphs 17 and 19 above), that action had been introduced outside the deadlines prescribed by law. By a final decision of 14 January 2009, the Supreme Administrative Court upheld the lower court?s decision.
3. Claim for compensation
25. In a judgment of 30 November 2010, the Sofia City Administrative Court rejected the applicant company?s claim for compensation.
26. That court first noted the conclusions the administrative courts had reached in the previous two sets of proceedings rejecting the applicant company?s claims seeking to have the administrative acts or omissions declared null and void (see paragraphs 23 and -24 above).
27. In its judgment, the Sofia administrative court also indicated that, in the course of the proceedings, an expert had been appointed to report on the price the applicant company had paid initially (purchase price) for the seized bottles, as well as on their market value and on the statutory default interest for the period of the retention. That report had indicated, with respect to the bottles cited in the search-and-seizure report of 6 and 7 January 2005 (see paragraph 6 above), among other things, that the applicant company had spent, according to the available purchase invoices, a total of BGN 466,159.96 Bulgarian levs (BGN) (238,343.80 euros (EUR)) to acquire 25,748 bottles of Baileys cream liqueur. The report added that the shelf life of those beverages had expired in September and October 2006. The statutory default interest on that amount was BGN 196,429.71 (EUR 100,432.92) for the period between 7 January 2005 and 17 March 2008, BGN 140,480.68 (EUR 71,826.63) for the period between 1 January 2006 and 17 March 2008, and BGN 82,923.52 (EUR 42,398.12) for the period between 18 December 2006 and 17 March 2008. Further, the judgment mentioned that the expert report had shown that the market price at the moment of the seizure of those beverages (7 January 2005) was higher than their purchase price, the difference between them being evaluated in the amount of BGN 134,527,70 (EUR 68,782.92). Without referring to precise figures, the judgment indicated that the expert report had calculated statutory default interest on that amount also. Finally, that report had also indicated three different amounts corresponding to statutory default interest for the retention of bottles which did not have an expiry date and could be marketed after their return. The number of those beverages was not indicated in the judgment. The three different amounts for statutory default interest referred to three periods and three different market estimations of the bottles? price, without giving more detailed information, as follows: a) BGN 111,926.24 (EUR 57,226.98) for the period between 7 January 2005 and 30 March 2007 with respect to a sum of BGN 396,896.86 (EUR 202,930.14); b) BGN 69,694.98 (EUR 35,634.48) for the period between 1 January 2006 and 30 March 2007 with respect to a sum of BGN 430,263.26 (EUR 219,990.11); and c) BGN 14,338.36 (EUR 7,331.08) for the period between 18 December 2006 and 30 March 2007 with respect to a sum of BGN 372,314.72 (EUR 190,361.49). The court observed that the expert?s conclusions were not disputed by the parties. It considered the report to be well-founded and corresponding to the rest of the evidence in the case. The expert report itself had not been submitted before the Court within the time-limits set in the present procedure.
28. The court further noted that the alleged damage had resulted from the following actions and omissions on the part of the administration: (a) the retention of merchandise on 6-7 January 2005 consisting of de facto forfeiture; (b) an omission on the part of the administrative authorities to return that merchandise after the judgment that entered into force on 7 December 2005 ordering its return (see paragraph 8 above), until 30 March 2007 when the retention ended, in particular taking into account that the administrative offence report issued by the Varna regional tax office had not indicated that the bottles should be seized or forfeited in the framework of the administrative proceedings; (c) the decision of 23 December 2005 by the Varna regional tax office to seize the bottles, which had eventually been set aside; and (d) a lack of action despite the legal obligation to return the merchandise after 18 December 2006, the date on which the decision of the Varna Regional Court, setting aside the impugned decision of 23 December 2005 in its entirety, had become enforceable.
29. The Sofia City Administrative Court considered in that connection that the seizure of the bottles carried out on 6 and 7 January 2005 by the Varna regional police in the framework of the criminal proceedings had not constituted an ?administrative act? as provided for by Article 21 of the Code of Administrative Procedure. Nor had it been established that other administrative acts had been issued before that date in view of the retention of the bottles. The court was therefore unable to conclude that the merchandise had been retained as a result of acts issued by the tax authorities. The court endorsed the conclusions reached by the administrative courts in the previous set of proceedings that no decisions issued by the tax authority were to be declared null and void (see paragraphs 23 and 24 above).
30. Therefore, the only compensation claim to be examined was that based on the fact that the administrative decision of 23 December 2005 had been subsequently set aside.
31. However, State institutions could be held liable under section 1(1) of the State and Municipalities? Responsibility for Damage Act 1988 (SMRDA) for damage occasioned only by those individual administrative acts the lawfulness of which could be challenged under the newly adopted Administrative Procedure Code (which entered into force on 12 July 2006). Administrative decisions imposing administrative sanctions ? such as the decision of 23 December 2005 – did not fall into this category. Such decisions were amenable to appeal before the district courts in application of the Administrative Offences and Penalties Act 1969, which constituted a lex specialis in that area. In other words, according to the Sofia City Administrative Court, the entry into force of the Administrative Procedure Code had reduced the material scope of section 1(1) of the SMRDA in the sense that State institutions could not be held liable under that piece of legislation for damage resulting from an unlawful decision imposing an administrative sanction under the Administrative Offences and Penalties Act 1969. The Sofia City Administrative Court thus concluded that it was not necessary to examine further the other requirements of section 1(1) of the SMRDA.
32. The court went on to say that even if that provision was applicable, it had to be noted that the alleged damage was not a direct result of the decision of 23 December 2005. In reality, the act affecting the applicant company?s rights had been the search-and-seizure report of 6 and 7 January 2005, issued by the police authorities in the context of criminal proceedings against third parties (see paragraph 6 above).
33. On appeal, in a final judgment of 27 April 2011, the Supreme Administrative Court upheld the lower court?s judgment while modifying its reasoning. It held that in thecase of the applicant company the obligation to return the bottles, seized as evidence, had resulted from a judicial decision and not from a legislative requirement. It added that another legal remedy existed for this type of situation, without specifying what that remedy was. In that sense, another judicial act or an administrative decision had not had to be issued in order to have the bottles returned to the applicant company.
II. RELEVANT DOMESTIC LAW AND PRACTICE
A. Retention of physical evidence during criminal proceedings
34. The relevant provisions of domestic law concerning retention of physical evidence during criminal proceedings have been summarised in the Court?s judgment in thecase of Prezhdarovi v. Bulgaria (no. 8429/05, ? 29, 30 September 2014).
35. At the relevant time, Article 107 ? 2 of the Code of Criminal Procedure 1974 provided that physical evidence was to be adduced, and measures were to be taken to prevent it from being damaged or altered. The Code of Criminal Procedure 2005 contains an identical provision (Article 110 ? 2).
36. Article 107 ? 3 of the Code of Criminal Procedure 1974 provided that when a case file was transferred from one State body to another, the adduced physical evidence was to be transmitted with it. The Code of Criminal Procedure 2005 contains an identical provision (Article 110 ? 3).
B. Code of Administrative Procedure 2006
37. Under Article 21 ? 1 of the Code of Administrative Procedure 2006, which entered into force on 12 July 2006 and as applicable at the relevant time, an individual ?administrative act? is defined as an explicit decision, or action taken or an omission on the part of an administrative body or another body or an organisation authorised to act, by which rights and obligations are directly created, or rights, freedoms and legal interest of individuals or organisations are affected. The refusal to deliver a decision also constitutes an individual administrative act.
C. Administrative Offences and Penalties Act 1969
38. Section 3(2) of the Administrative Offences and Penalties Act 1969 (?the 1969 Act?) provides that when different laws are enacted between the time the administrative offence was committed and the date on which the administrative decision imposing a penalty became final, the law with the most favourable provisions for the defendant applies.
39. When setting the penalty for an administrative offence, the authorities must, if the relevant law so provides, also seek the forfeiture of, inter alia, the goods which are the subject of the offence and which belong to the offender (section 20(1) and (3) of the 1969 Act). At the relevant time section 17a(11) of the Excise Act 1994, read in conjunction with section 17a(2) of the same Act, provided that merchandise subject to excise duty that was held in store by a company without the mandatory excise duty stamps was subject to forfeiture. Section 123 of the Excise Duties and Tax Warehouses Act 2005, which superseded those provisions as of 1 January 2006, did not provide for such forfeiture at the relevant time. An amendment to section 124 of that Act dated 22 December 2006 reintroduced forfeiture as an administrative measure for such an offence.
40. Under section 20(2) of the 1969 Act, goods which are the subject of an administrative offence and the possession of which is prohibited must also be forfeited.
41. Under section 42(10), the administrative decision establishing the offence must include, inter alia, an inventory of the goods that were, where appropriate, seized, as well as information about the person or institution responsible for storing those goods. In a case where the seized goods are described in detail and sent for storage with an acceptance sheet to a customs? warehouse, it is considered that the requirement of section 42(10) has been fulfilled (see decision: ??????? ? 148 ?? 16.03.2011 ?. ?????? – ????? ?????? ?? ?. ?. ?. ?. ? 4/2011 ?.). As far as section 42 describes a minimum number of measures to be carried out in order for the decision to be legally valid, including the obligation to draw up an inventory, the failure to carry out any of the necessary measures would lead to a violation of a legal rule and, respectively, to the unlawfulness of the decision (see decision: ??????? ? 1429 ?? 4.01.2005 ?. ?? ?? – ?????? ?? ?. ?. ?. ?. ? 23/2004 ?.). Section 46(1), (2) and (3) provide that the goods seized should be sent for safe storage in accordance with the established rules. If such rules do not exist, the goods are sent for storage within the services of the body that established the offence or within the relevant municipal authority. In some cases, it could be justified to entrust the offender or another person to store the goods. Under section 46(4), seized perishable goods must be sold through State or municipality-owned enterprises and the amount received deposited.
42. Pursuant to section 54, if it is established that the act committed is not an offence, that the offence was not committed by the person indicated as its author, or that that person should not bear the responsibility, the administrative authority should pronounce the end of the proceedings by means of a reasoned decision in which it orders the return of any goods seized, if their possession is not prohibited, or the reimbursement of their value in cases under section 46(2).
43. Section 57(1) of the 1969 Act provides that administrative decisions imposing administrative penalties have to describe, inter alia, the evidence which confirms the facts surrounding the offence at issue, as well as the goods that are forfeited.
44. Section 84 provides that, in so far as the 1969 Act does not provide specific provisions, the rules of the Code of Criminal Procedure are applicable as regards, inter alia, seizure of objects and judicial appeal proceedings against administrative decisions imposing penalties.
D. Criminal Code 1968
45. Article 234 ? 3 of the Criminal Code 1968, as in force at the relevant time, provided for the forfeiture of goods which were the subject of the criminal offence of holding in store excise duty merchandise without the mandatory excise duty stamps.
E. State and Municipalities? Responsibility for Damage Act 1988
46. The relevant provisions and domestic courts? practice in connection with actions for damages under the SMRDA have been summarised in the Court?s judgments in the cases of Dimitar Yanakiev v. Bulgaria (no. 2) (no. 50346/07, ?? 36-37, 31 March 2016); Guseva v. Bulgaria (no. 6987/07, ?? 29-30, 17 February 2015); and Poseviniv. Bulgaria (no. 63638/14, ?? 34-42, 19 January 2017).
47. The question whether claims in respect of damage caused by unlawful administrative decisions imposing administrative penalties were to be examined by civil courts under the Contracts and Obligations Act or by administrative courts under the SMRDA had been subject to conflicting practice in domestic case-law. The divergences eventually required the issuing of a binding interpretative decision, which was adopted on 19 May 2015 jointly by the Supreme Court of Cassation and the Supreme Administrative Court in order to resolve the matter (see Dimov v. Bulgaria (dec.) [Committee], no. 60445/15, ?? 15-17, 4 December 2018). According to the latter, such claims were to be examined by the administrative courts under the SMRDA, notwithstanding the fact that the decision imposing the administrative penalty was not considered as an individual ?administrative act? under Article 21 of the Code of Administrative Procedure. The Supreme Administrative Court considered in particular that the delivery of such a decision was the result of the exercise of administrative functions determined by law and thus constituted in substance the exercise of ?administrative action? within the meaning of section 1(1) of the SMRDA, the provision circumscribing the jurisdiction of the administrative courts in the relevant area.
THE LAW
I. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 1 OF PROTOCOL No. 1 TO THE CONVENTION
48. The applicant company complained that as a result of the failure to execute a final domestic court decision in its favour, and after a series of unlawful actions by the tax and prosecuting authorities, it had been deprived of its property and had suffered pecuniary losses. It relied on Article 6 of the Convention, as well as on Article 1 of Protocol No. 1. The Government contested the complaints.
49. The Court is of the view that the complaints fall to be examined, under Article 1 of Protocol No. 1, which, in so far as relevant, reads as follows:
Article 1 of Protocol No. 1
?Every natural or legal person is entitled to the peaceful enjoyment of his possessions. No one shall be deprived of his possessions except in the public interest and subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law.
The preceding provisions shall not, however, in any way impair the right of a State to enforce such laws as it deems necessary to control the use of property in accordance with the general interest or to secure the payment of taxes or other contributions or penalties.?
A. Admissibility
1. The parties? submissions
50. The Government submitted, in substance, that the applicant company had failed to exhaust domestic remedies as required by Article 35 ? 1 of the Convention. In particular, it had failed to request the return of the bottles in the framework of the administrative proceedings that had unfolded against it. The merchandise had been seized as evidence in both the criminal proceedings against M.M. and S.S. and the administrative proceedings against the applicant company, as well as in a separate set of criminal proceedings against E.G. The applicant company should therefore have requested the return of the bottles from, respectively, the Varna tax authority in the administrative proceedings and, after 20 June 2006, the prosecutor in the criminal proceedings against E.G. In the event of a refusal by the tax authorities, it could have appealed before the courts.
51. The Government further argued that the applicant company had failed to lodge a general tort claim against the State under the Contracts and Obligations Act. At the time, according to the predominant position in domestic case-law, that was the appropriate domestic remedy to use in situations such as the present one. In particular, claims for damages as a result of retention of objects in the course of criminal proceedings had always been examined under the general rules of tort. As regards claims for damage incurred as a result of unlawful administrative decisions imposing administrative penalties, the Government argued that, although from a certain period onwards thecase-law on the matter had become divergent, until 2011 the prevailing position had been that the civil courts were competent to hear such claims under the general rules of tort.
52. The applicant company contested those arguments. It claimed that the judgment of the Varna District Court that had become final and enforceable on 7 December 2005 had been clear and unambiguous in its wording that the merchandise was to be returned. Furthermore, no decision or order had ever been issued for the attachment of the bottles as evidence, either under the administrative proceedings against the applicant company or under the criminal proceedings against E.G. The Code of Criminal Procedure 1974, in force at the relevant time and until 29 April 2006, did not contain a rule stating that physical evidence seized in the course of criminal proceedings could not be returned when it was also the subject of an administrative offence.
53. The applicant company further claimed that it had used the most appropriate remedy available under domestic law as far as actions for damages were concerned. In particular, it had brought a claim under the SMRDA, the suitability of which had also been confirmed by a subsequent interpretative decision which had put an end to the prior divergences in case-law.
2. The Court?s assessment
54. The Court finds that the question whether the merchandise had been adduced as evidence in the subsequent administrative proceedings against the applicant company or the criminal proceedings against E.G. and, accordingly, whether the applicant company had to request the return of the merchandise in the framework of those proceedings, is closely linked to the merits of the applicant company?s complaint that its merchandise was unlawfully retained. Therefore, the Court will examine that part of the Government?s objection below in the context of the merits (see paragraphs 64-82 below).
55. As regards the question of which courts were competent to hear claims in respect of damage caused by unlawful administrative decisions imposing administrative penalties, the Court observes that at the relevant time this matter was indeed subject to conflicting practice in domestic case law. The divergences were of such a nature that they eventually required the issuing of a binding interpretative decision, which found that such claims were to be examined by the administrative courts under the SMRDA (see paragraph 47 above).
56. The Court notes the particular complexity of the situation in which the applicant company found itself. On one hand, its claims were related to the retention of objects seized as evidence in the course of criminal proceedings, issues normally subject to the general rules of tort under the Contracts and Obligations Act (see Posevini, cited above, ?? 42 and 46). On the other hand, they concerned the specific issue of a delay in enforcing, or a failure to enforce, a final judicial decision, a situation in which State bodies? liability was to be examined under the SMRDA (see Dimitar Yanakiev, cited above, ? 37). It is not for the Court to determine the nature of the relationship between the provisions of those Acts. In that connection, it is in principle sufficient to note that the Bulgarian courts apparently regard the two as autonomous in the sense that either of them can serve as a basis for a tort claim against the authorities (see First Sofia Commodities EOOD and Paragh v. Bulgaria (dec.), no. 14397/04, ? 35 in fine, 25 January 2011).
57. The Court reiterates that, from the Convention standpoint, an applicant who has exhausted a remedy that is apparently effective and sufficient cannot be required also to have tried others that were available but probably no more likely to be successful (see Aquilina v. Malta [GC], no. 25642/94, ? 39, ECHR 1999-III). When a remedy has been pursued, use of another remedy which has essentially the same objective is not required (see Micallef v. Malta [GC], no. 17056/06, ? 58, 15 October 2009). In the present case, the applicant company used one of the potentially available remedies ? namely, a claim under the SMRDA (contrast First Sofia Commodities EOOD andParagh, cited above, ? 35 in fine). In the context of the conflicting practice in the relevant domestic case-law before 2015, and taking into account the factual complexity of the situation, the Court finds that it was not necessary for the applicant company to have also submitted a tort claim under the Contract and Obligations Act in order to comply with the rule of exhaustion of domestic remedies.
58. It follows that this part of the Government?s objection of failure by the applicant company to exhaust domestic remedies in accordance with Article 35 ? 1 of the Convention must be rejected.
59. The Court notes that the complaints under Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention are not manifestly ill-founded within the meaning of Article 35 ? 3 (a) of the Convention. It further notes that they are not inadmissible on any other grounds. They must therefore be declared admissible.
B. Merits
1. The parties? submissions
60. The applicant company complained that between 6-7 January 2005 and 30 March 2007 it had been unlawfully deprived of the peaceful enjoyment of its merchandise in a situation that had amounted to de facto confiscation. In particular, after 7 December 2005 the authorities had not retained the bottles on any valid grounds and had failed to enforce the decision of the Varna District Court of that date ordering the return of the bottles. The applicant company submitted that the tax authorities had not formalised the seizure of its merchandise in any administrative act issued in the framework of the administrative proceedings against it. In particular, the administrative offence reportdated 11 August 2005 could not be seen as such a document as it had not contained any seizure order for the bottles, but indicated the seizure of a series of documents. Similarly, no decision had been taken in view of the retention of the bottles for the purposes of the criminal proceedings against the second group of third parties.
61. The applicant company added that the authorities refused to return the beverages, in spite of its numerous complaints regarding the unlawfulness of the authorities?actions and of the risk that the merchandise?s shelf life might expire.
62. The Government argued that the bottles had been retained on valid grounds by, respectively, the investigative and tax authorities, in the exercise of their powers under the applicable laws. Even after 7 December 2005 when the decision of the Varna District Court ordering the return of the seized evidence had become enforceable, the merchandise had still been retained on lawful grounds by the authorities. In particular, as of 11 August 2005 it had been considered adduced as evidence in the context of the pending administrative proceedings against the applicant company. The Government referred to the administrative offence report issued against the applicant company on that same date by the Varna regional tax office which pointed to the search-and-seizure report of 6 and 7 January 2005. For the Government, that was the manner in which the administrative body enclosed the merchandise to the administrative proceedings as physical evidence. They thus maintain that the search-and-seizure report of 6 and 7 January 2005 was not to be seen as document related to the alleged offence but a document which objectified bottles related to the offence.
63. The Government further argued, with reference to the search and seizure report of 6 and 7 January 2005, that between 20 June 2006 and 14 March 2007 the bottles had been also retained as evidence in a separate set of criminal proceedings against E.G. The impugned interference had thus pursued a legitimate aim in the public interest, in particular, to secure evidence in ongoing criminal and administrative proceedings. In applying the measure, the authorities had acted with a reasonable degree of proportionality between the means employed and the aim sought to be achieved. The proceedings had unfolded relatively quickly, and it had been due to the applicant?s failure to properly request the return of the bottles that the shelf life of a large part of them had expired. Lastly, the Government argued that the damage suffered by the applicant company had been an inherent consequence of the risks entailed by commercial activity and that the applicant company had not used the proper remedy to claim compensation.
2. The Court?s assessment
64. The Court notes that the general principles in respect of Article 1 of Protocol No. 1 are set out, for example, in Hutten-Czapska v. Poland ([GC], no. 35014/97, ?? 163-65 and 167-68, ECHR 2006 VIII).
65. Turning to the present case, the Court notes that the Government do not contest that the seizure of the merchandise in question in January 2005 and its subsequent retention until March 2007 constituted an interference with the peaceful enjoyment of the applicant company?s possessions. It further notes that the seizure was the result of the investigative authorities? exercising their powers under Article 108 of the 1974 Code and Article 111 of the 2005 Code, as well as of the tax authorities exercising their powers under the 1969 Act (see paragraphs 34, 39 and 40 above). Thus, the interference with property rights in the present case can be examined as a constituent element of the procedure for controlling the use of goods subject to excise duty (see, mutatis mutandis, AGOSI v. the United Kingdom, 24 October 1986, ? 51, Series A no. 108, and Bowler International Unit v. France, no. 1946/06, ? 41, 23 July 2009), as a measure for securing the payment of taxes or penalties (see, mutatis mutandis, GasusDosier- und F?rdertechnik GmbH v. the Netherlands, 23 February 1995, ? 59, Series A no. 306 B) and as a measure for securing physical evidence in ongoing administrative and criminal proceedings (see Atanasov and Ovcharov v. Bulgaria, no. 61596/00, ? 72, 17 January 2008). It follows that it is the second paragraph of Article 1 of Protocol No. 1 which is applicable in the present case.
66. However, that provision must be construed in the light of the general principle enunciated in the opening sentence of the first paragraph of Article 1 of Protocol No. 1. The Court?s task in this matter is to determine first whether the interference with the applicant company?s possessions was lawful and in the public interest and, if the answer is positive, whether the interference struck a fair balance between the demands of the general interest and the applicant company?s rights (see Microintelect OODv. Bulgaria, no. 34129/03, ? 37, 4 March).
67. The first and most important requirement of Article 1 of Protocol No. 1 is that any interference by a public authority with the peaceful enjoyment of possessions should be lawful. The requirement of lawfulness, within the meaning of the Convention, demands compliance with the relevant provisions of domestic law and compatibility with the rule of law, which includes freedom from arbitrariness (see Patrikova v. Bulgaria, no. 71835/01, ? 82, 4 March 2010).
68. Concerning the lawfulness of the interference, the Court observes that it has only limited power to deal with alleged errors of law made by the national authorities. Although the Court can and should exercise a certain power of review in this matter, since failure to comply with domestic law entails a breach of Article 1 of Protocol No. 1, the scope of its task is subject to limits inherent in the subsidiary nature of the Convention, and it cannot question the way in which the domestic courts have interpreted and applied national law, except in cases of flagrant non observance or arbitrariness (see Microintelect OOD, cited above, ? 39).
69. In the present case, the Court notes that the seizure of the applicant company?s merchandise on 6-7 January 2005 was decided for the purposes of a criminal investigation that was being carried out against third parties (see paragraph 6 above). The applicant company had the opportunity to request the return of the merchandise, which it did successfully by obtaining a final judicial decision in its favour which became enforceable on 7 December 2005 (see paragraph 8 above). The Court notes that the applicant company contests the lawfulness of the retention of its property after that moment. The Government argued, however, that even after that date, the merchandise was still retained on various lawful grounds by the authorities (see paragraphs 62 and 63 above).
70. The Court must establish therefore whether there were lawful grounds for retention after 7 December 2005 and, if such grounds existed initially but were later removed, from which point it could be considered that the merchandise was no longer lawfully seized or otherwise retained by the authorities.
71. It observes, in the first place, that despite the numerous judicial proceedings in the present case, the domestic courts did not expressly rule on the substance of the question whether the retention after 7 December 2005 was lawful under domestic law. To the extent there was a judicial finding of domestic courts in that respect, the most relevant is the finding of the domestic courts that the retention after 7 December 2005 was not on the basis of a decision of the tax authorities (see paragraphs 29-33above).
72. As to the Government?s allegation that the bottles had been seized as evidence in the administrative offence proceedings opened on 11 August 2005, the Court notes that the report of that latter date, drawn up in the framework of those proceedings, only mentioned a series of documents that had been seized as evidence, including the search-and-seizure reports of 6 and 7 January 2005, 11 July 2005 and 5 August 2005 (see paragraphs 9 and 10 above), and described particular documents seized on the basis of those reports. However, contrary to the Government?s submissions (see paragraph 62 above) the administrative offence report in question did not, in any manner, indicate that the beverages seized on the basis of the report of 6 and 7 January 2005 were also to be adduced as evidence for the purposes of the administrative proceedings (see paragraph 9 above). The Government have not claimed that under domestic law seizure of merchandise as evidence in administrative offence proceedings was possible without an explicit written statement to that effect in a relevant decision.
73. Furthermore, the decision of 23 December 2005, by which the Varna regional tax office ordered the forfeiture of the bottles, referred to them as having been seized by the police on 6 and 7 January 2005 in the criminal proceedings against the first group of third parties, not in the framework of the administrative proceedings instituted on 11 August 2005 (see paragraphs 9 and 10 above).
74. The Court observes that section 42 of the Administrative Offences and Penalties Act 1969 provides specifically that an administrative decision establishing an offence should include an inventory of any goods that have been seized, as well as information about the person or institution responsible for storing those goods. It also appears from established practice that an omission to draw up an inventory is interpreted as a failure to comply with a legal requirement and the decisions imposing the administrative penalty are declared unlawful (see paragraph 41 above). The obligation to describe the evidence adduced to the proceedings existed also in the case of forfeiture (see paragraph 43 above). However, the decision of 23 December 2005 made no mention of the applicant company?s merchandise being used as evidence, but referred only to the search and seizure report of 6 and 7 January 2005 in order to identify it. As required by domestic law, when a case file is transferred from one body to another, custody of the physical evidence adduced to it is also transferred (see paragraph 36 above). The Court notes that no document showing that merchandise belonging to the applicant company was transferred to the tax authorities as part of the evidence in the administrative proceedings has been presented.
75. In fact, reference to the merchandise as being part of the evidence examined in the course of the administrative proceedings against the applicant company was made for the first time on 31 May 2006, when the Varna tax authority dismissed a request for its return (see paragraph 17 above).
76. Nevertheless, in its final judgment of 18 December 2006 by which the tax authority?s decision of 23 December 2005 was set aside in its entirety, the Varna Regional Court again referred only to the search and seizure report of 6 and 7 January 2005 as evidence adduced to the file. No mention was made of the merchandise as physical evidence, and the Regional Court did not make any ruling on the return of evidence adduced to the case file and belonging to the applicant company. Moreover, that court explicitly highlighted the inconsistency in the documentary evidence adduced to the case regarding the exact number of bottles as one of the reasons for quashing the forfeiture decision (see paragraph 13 above).
77. The Court finds it difficult to see how that inconsistency would not have been cleared up, had the bottles indeed been considered as physical evidence in the course of the administrative proceedings against the applicant company. Moreover, in their observations the Government did not address in any way the inconsistency in the number of bottles between the different sets of proceedings.
78. Finally, as already noted, the courts deciding on the applicant company?s claims for damages explicitly held that the beverages in question had not been retained by a decision of the tax authorities (see paragraphs 29-33 above). They thus recognised that no formal administrative decision had been taken to seize the bottles as evidence in the administrative proceedings.
79. In those circumstances, the Court is not persuaded by the Government?s argument that as of 11 August 2005, the merchandise had been validly adduced as evidence in the ongoing administrative offence proceedings against the applicant company, in full compliance with the domestic rules. It also notes that the decision of 23 December 2005, issued in those proceedings and ordering the confiscation of the bottles, never became final. It could not serve as grounds for their retention since it was not enforceable before becoming final (see paragraphs 10 and 11 above).
80. As regards the Government?s argument that the bottles were later retained as evidence in the criminal proceedings against the second group of third parties (see paragraph 62 above), the Court notes that the search and seizure report of 6 and 7 January 2005 on which that contention is based concerned the seizure carried out in the criminal proceedings against the first group of third parties. Those proceedings were terminated on 5 May 2006 (see paragraphs 6 and 7 above), whereas the criminal proceedings against the second group of third parties were terminated on 20 June 2006 and the file was sent to the prosecutor?s office (see paragraphs 14 and 15 above). Although both sets of proceedings were related to the merchandise belonging to the applicant company, they had different subject matters and different parties. While the first set of criminal proceedings concerned charges against M.M. and S.S. for storing merchandise without the mandatory excise stamps, the second set of proceedings was based on an accusation that E.G. had been selling merchandise to the applicant company without the mandatory excise stamps (see paragraphs 6 and 15 above). There is nothing to indicate that those two sets of proceedings were merged, or that the physical evidence seized in the course of the first set was adduced to the file in the second set.
81. The Court observes that in its decision of 14 March 2007 to terminate the proceedings against the second group of third parties, the Sofia district prosecutor?s office indeed made reference to the bottles belonging to the applicant company. However, no mention was made of them as being part of the evidence in the case, and the prosecutor explicitly pointed out that the merchandise had been seized in the course of the criminal proceedings against the first group of third parties. The prosecutor ordered that, in so far as the bottles were also subject to the Varna tax authority?s decision of 23 December 2005, which had been set aside by a final judgment, the director of the Varna tax authority had to return them to their owner. Again, there is no reliable record showing that the bottles had been adduced as evidence to the criminal proceedings against the second group of third parties.
82. Noting all the above elements, the Court finds it difficult to accept that the authorities were entitled to retain the applicant company?s merchandise automatically, after 7 December 2005, in the course of pending parallel proceedings against the applicant company and third parties, without any decision or even a procedural document on the matter, as provided for by domestic law, despite the existence of a final judicial decision ordering its return. Therefore, the Court considers that the correct date after which the impugned merchandise was no longer held by the authorities on a legal ground was 7 December 2005 when the decision of the Varna District Court ordering the return of the seized evidence became final (see paragraph 70 above).
83. A last argument, which the Court needs to address is the one put forward by the Bulgarian Government, namely that the applicant company failed to properly request the return of the bottles from, respectively, the Varna tax authority in the administrative proceedings and, after 20 June 2006, the prosecutor in the criminal proceedings against E.G. (see paragraph 15 above). Taking into account the lack of clear legal ground on the basis of which the bottles were retained after 7 December 2005, the Court does not find the steps undertaken by the applicant company in that respect deficient. The applicant company did address the authority having actual possession of those bottles (see paragraph 16 above) and later addressed the Varna tax authority with the same request (see paragraph 17 above). As to the criminal proceedings against the second set of third parties, the Court refers to its finding that no decision with respect to the beverages was taken in these proceedings (see paragraphs 14 and 15 above) and thus sees no reason for the applicant company to have used that procedural route for recovering its merchandise.
84. The foregoing considerations are sufficient to enable the Court to conclude that the delayed return of the impugned merchandise after the final court decision of 7 December 2005 constituted an unlawful interference with the applicant company?s rights under Article 1 of Protocol No. 1.
85. It follows that the objection raised by the respondent Government on grounds of non-exhaustion of domestic remedies must be dismissed (see paragraph 54 above). Accordingly, there has been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 of the Convention.
II. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 13 OF THE CONVENTION IN CONJUNCTION WITH ARTICLE 1 OF PROTOCOL No. 1
86. The applicant company complained that it did not have an effective domestic remedy with respect to its complaint under Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention. In particular, it had been unable to seek and obtain compensation for the damage suffered as a result of the retention of its merchandise. It relied on Article 13 of the Convention.
87. The Court notes that this complaint is linked to the ones examined above and must, therefore, be declared admissible.
88. Having regard to its findings related to Article 1 of Protocol No. 1 (see paragraphs 64 and 85 above), the Court considers that, in the circumstances of the presentcase, it is not necessary to examine separately the complaint under Article 13.
III. APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
89. Article 41 of the Convention provides:
?If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.?
A. Damage
1. Pecuniary damage
(a) The parties? submissions
90. The applicant company claimed BGN 1,267,621 (EUR 648,124.33) in respect of the pecuniary damage on the basis of the following calculations.
91. First, it claimed compensation equivalent to the purchase price it spent for 26,753 bottles containing Baileys cream liqueur which had been returned after their shelf life had expired, considering it in the amount of BGN 458,419 (EUR 234,385.91).
92. Secondly, the applicant company claimed compensation for lost profit with respect to those bottles. It referred in this connection to the profit it could possibly have made of the difference between the purchase price and their market price during the period of retention of the merchandise. According to its calculation, the amount of that profit was BGN 185,250 (EUR 94,854.87).
93. Thirdly, the applicant company claimed statutory default interest for the period in which the amounts referred to in the two previous paragraphs had not been available to it. The period ran from 6-7 January 2005 to the date on which it lodged its claim before the Sofia City Administrative Court, in the amount of BGN 267,997 (EUR 137,024.69).
94. Lastly, the applicant company also claimed BGN 129,172 (EUR 66,044.59) in default interest for the period from 6-7 January 2005 (the date of the seizure) to 30 March 2007 (the date on which the bottles were returned) in respect of those beverages that had been seized but had no expiry date and thus were still marketable when they were returned. The applicant company submitted that the above amount in default statutory interest should be based on the total purchase price of the bottles, which according to its calculations was equivalent to BGN 457,500 (EUR 233,916.04). In its claims for just satisfaction, the applicant company did not specify the number of beverages

A chi rivolgersi e i costi dell'assistenza

Il Diritto dell'Espropriazione è una materia molto complessa e poco conosciuta, che "ingloba" parti importanti di molteplici rami del diritto. Per tutelarsi è quindi essenziale farsi assistere da un Professionista (con il quale si consiglia di concordare in anticipo i costi da sostenere, come ormai consentito dalle leggi in vigore).

Se l'espropriato ha già un Professionista di sua fiducia, può comunicagli che sul nostro sito trova strumenti utili per il suo lavoro.
Per capire come funziona la procedura, quando intervenire e i costi da sostenere, si consiglia di consultare la Sezione B.6 - Come tutelarsi e i Costi da sostenere in TRE Passi.

  • La consulenza iniziale, con esame di atti e consigli, è sempre gratuita
    - Per richiederla cliccate qui: Colloquio telefonico gratuito
  • Un'eventuale successiva assistenza, se richiesta, è da concordare
    - Con accordo SCRITTO che garantisce l'espropriato
    - Con pagamento POSTICIPATO (si paga con i soldi che si ottengono dall'Amministrazione)
    - Col criterio: SE NON OTTIENI NON PAGHI

Se l'espropriato è assistito da un Professionista aderente all'Associazione pagherà solo a risultato raggiunto, "con i soldi" dell'Amministrazione. Non si deve pagare se non si ottiene il risultato stabilito. Tutto ciò viene pattuito, a garanzia dell'espropriato, con un contratto scritto. è ammesso solo un rimborso spese da concordare: ad. es. 1.000 euro per il DAP (tutelarsi e opporsi senza contenzioso) o 2.000 euro per il contenzioso. Per maggiori dettagli si veda la pagina 20 del nostro Vademecum gratuito.

La data dell'ultimo controllo di validità dei testi è la seguente: 15/10/2024