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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF ANTHOUSA IORDANOU v. TURKEY

Tipologia: Sentenza
Importanza: 3
Articoli:
Numero: 46755/99/2009
Stato: Turchia
Data: 2009-11-24 00:00:00
Organo: Sezione Quarta
Testo Originale

QUARTA SEZIONE
CAUSA ANTHOUSA IORDANOU C. TURCHIA
(Richiesta n. 46755/99)
SENTENZA
(meriti)
STRASBOURG
24 novembre 2009
Questa sentenza diverrà definitiva nelle circostanze esposte nell’ Articolo 44 § 2 della Convenzione. Può essere soggetta a revisione editoriale.

Nella causa Anthousa Iordanou c. Turchia,
La Corte europea dei Diritti umani (quarta Sezione), riunendosi in una Camera, composta da:
Nicolas Bratza, Presidente, Lech Garlicki, Ljiljana Mijović, David Thór Björgvinsson, Ján Šikuta, Päivi Hirvelä, Işıl Karakaş, giudici,
e Fatoş Aracı, Cancelliere Aggiunto di Sezione,
Avendo deliberato in privato il 3 novembre 2009,
Consegna la seguente sentenza che fu adottata in quella data:
PROCEDURA
1. La causa nacque da una richiesta (n. 46755/99) contro la Repubblica della Turchia depositata presso la Corte sotto l’Articolo 34 della Convenzione per la Protezione dei Diritti umani e delle Libertà Fondamentali (“la Convenzione”) da un cittadino greco, la Sig.ra A. P. P. I. (“la richiedente”), 17 dicembre 1998.
2. La richiedente a cui era stato accordato patrocinio gratuito fu rappresentata dal Sig. P. E., un avvocato che pratica a Nicosia. Il Governo turco (“il Governo”) fu rappresentato dal suo Agente, il Sig. Z.M. Necatigil.
3. La richiedente addusse, in particolare, che l’occupazione turca della parte settentrionale di Cipro l’aveva spogliata delle sue proprietà.
4. La richiesta fu trasmessa alla Corte il 1 novembre 1998, quando il Protocollo N.ro 11 alla Convenzione entrò in vigore (Articolo 5 § 2 del Protocollo N.ro 11).
5. Con una decisione del 25 giugno 2002 la Corte dichiarò la richiesta parzialmente ammissibile.
6. La richiedente ed il Governo entrambi registrarono osservazioni sui meriti (Articolo 59 § 1). Inoltre, commenti di una terza parte intervenuta furono ricevuti dal Governo di Cipro che aveva esercitato il suo diritto ad intervenire (Articolo 36 § 1 della Convenzione e Articolo 44 § 1 (b)).
I FATTI
7. La richiedente nacque nel 1934 e vive a Nicosia.
8. La richiedente visse nella sua casa di famiglia a Lapithos (il più grande villaggio nel distretto di Kyrenia di Cipro settentrionale) sino al 1963, quando lei si sposò e si trasferì nell’alloggio di suo marito in un villaggio vicino. Sua madre era originaria di Sysklipos, un altro villaggio vicino a Lapithos dove possedeva del terreno. La richiedente rivendicava di avere acquisito il possesso della proprietà di famiglia nei due villaggi, così come un diritto a derivare un certo importo di acqua da una sorgente a Sysklipos.
9. Il Governo impugnò le rivendicazioni della richiedente sulla proprietà , in particolare a riguardo delle proprietà a Sysklipos, siccome aveva la prova che erano appartenuta ad altre persone. La richiedente rispose che quelle altre persone erano i suoi genitori che le avevano donato queste proprietà.
10. Il 27 novembre 1973 la richiedente si rivolse all’Ufficio del Registro Fondiario di Kyrenia per una licenza per dividere una delle sue aree di terreno a Lapithos in sedici siti edificabili. Addusse che l’emissione della licenza avrebbe aumentato significativamente il valore della sua terra.
11. Comunque, questa procedura di pianificazione non fu completata perché, a causa dell’intervento turco del 1974, la richiedente e la sua famiglia erano stati costretti a lasciare tutte le loro proprietà e si trasferirono a Limassol nella Cipro meridionale. La richiedente fu privata con ciò dei suoi diritti di proprietà, essendo localizzata tutta la sua proprietà nell’area che era sotto l’occupazione e il controllo delle autorità militari turche. Queste ultime le avevano impedito di accedere e di utilizzare la sua proprietà.
12. Allegato alle sue osservazioni del 4 settembre 2002, la richiedente produsse un certificato dell’affermazione di proprietà dei patrimoni immobiliari occupati dai Turco, emesso il 12 agosto 2002 del Dipartimento Fondiario e delle Inchieste della Repubblica di Cipro, ed un affidavit, firmato da lei in cui dichiarava di possedere 8 appezzamenti di terreno a Lapithos “tutti sul pendio della montagna, molto appropriato per fini edili.” Secondo il certificato menzionato sopra dell’affermazione di proprietà, le seguenti proprietà erano possedute dalla Sig.ra I. I. A.a, figlia del Sig. P. P.:
Villaggio di Lapithos-Agia Paraskevi ed Agia Anastasia:
(a) certificato Fondiario n. 1613 22 aprile 1971, area n. 199 foglio mappale XI/22 (Mantres tou Kazeli), con una misura totale di 4,683m²; quota: intera; su questa area di terreno vi era un piccolo alloggio per pastori e due ricoveri per gli animali;
(b) certificato Fondiario n. 1459 27 aprile 1971, area n. 331 foglio mappale XI/23 (Persterkonas), con una misura totale di 25,753 m²; quota: intera; uso: campo con alberi;
(c) certificato Fondiario n. 2312 27 aprile 1971, area n. 51 foglio mappale XI/31 (Kaminia), con una misura totale di 3,679 m²; quota: intera; uso: campo con alberi;
(d) certificato Fondiario n. 1623 27 aprile 1971, area n. 201 foglio mappale XI/22 (Syrtaros), con una misura totale di 16,723 m²; quota: intera; uso: campo con alberi;
(e) Foglio mappale 11/23W.1.E.2, area n. 53; questo comprendeva acqua corrente ed era registrato a nome della richiedente per la quota del 1/120 (equivalente al flusso continuo di 3 ore quindicinale ogni 15 giorni);
(f) certificato Fondiario n. 2774 27 aprile 1971, area n. 2 foglio mappale XI/31 (Livadi tou Kolymbou), con una misura totale di 89,457 m² (registrato per 1/24 della quota a nome della richiedente); uso: campo;
(g) certificato Fondiario n. 2744 27 aprile 1971, area n. 133 foglio mappale XI/30 (Kolymbes Livadiou), con una misura totale di 110,704 m² (registrato per 1/96 delle quote a nome della richiedente); uso: campo;
(h) certificato Fondiario n. 2760 27 aprile 1971, area n. 1 foglio mappale XI/31 (Livadi), con una misura totale di 227,427 m² (registrato per 1/96 delle quote a nome della richiedente); uso: campo con alberi;
Villaggio di Sysklipos (queste proprietà furono registrate a nome della richiedente con dichiarazione di regalo da sua madre A. P. P. secondo un rapporto allegato alle osservazioni della richiedente,):
(i) certificato Fondiario del 24 luglio 1985, area n. 341 foglio mappale XI/47 (Pappares), con una misura totale di 21,424 m²; quota: intera; uso: campo;
(l) certificato Fondiario del 24 luglio 1985, area n. 357 (unita con l’area n. 368) foglio mappale XI/47 (Diplopotama), con una misura totale di 9,031 m²; quota: intera; uso: campo con alberi;
(j) certificato Fondiario del 24 luglio 1985, area n. 370 foglio mappale XI/47 (Diplopotama), con una misura totale di 8,362 m²; quota: intera; uso: campo.
13. A seguito di una richiesta dalla Corte, in un affidavit giurato del 24 settembre 2009 la richiedente dichiarò di essere la figlia di P. P. che era morto il 27 dicembre 1975 e di A. P. che era morta il 12 gennaio 1989. Il nome del padre di sua madre era C.. Siccome era consueto a Cipro chiamare le persone col loro primo nome, seguito col loro cognome e col nome di loro padre o marito, sua madre fu chiamata anche A. C. P. o A. P. P.. Perciò, A. P. ed A. C. erano la stessa persona. In appoggio al suo affidavit, la richiedente produsse una copia dei certificati di morte dei suoi genitori e le carte di identità.
14. Lei produsse inoltre i seguenti documenti:
– tre certificati di affermazione di proprietà di patrimoni immobiliari occupati dai Turchi emessi il 15 settembre 2009 dalla Repubblica di Cipro nella quale era affermato che la richiedente era la proprietaria delle proprietà descritte nel paragrafo 12 (i), (l) e (j) sopra;
– tre certificati di ricerca concernenti patrimoni immobiliari occupati dai Turchi emessi il 15 settembre 2009 dalla Repubblica di Cipro nella quale era affermato che le proprietà descritte nel paragrafo 12 (i), (l) e (j) sopra furono trasferiti alla richiedente il 24 luglio 1985 dalla Sig.ra A. P..
LA LEGGE
I. LE ECCEZIONI PRELIMINARI DEL GOVERNO
15. Il Governo sollevò difficoltà preliminari d’inammissibilità per non-esaurimento delle vie di ricorso nazionali e mancanza di status di vittima. La Corte osserva che queste eccezioni sono identiche a quelle sollevate nella causa Alexandrou c. Turchia (n. 16162/90, §§ 11-22 20 gennaio 2009), e dovrebbero essere respinte per le stesse ragioni.
II. VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N. 1 ALLA CONVENZIONE
16. La richiedente si lamentò che dal luglio 1974, la Turchia le aveva impedito dall’esercitare il suo diritto al godimento tranquillo delle sue proprietà.
Lei invocò l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 che si legge come segue:
“Ogni persona fisica o giuridica è abilitata al godimento pacifico delle sue proprietà. Nessuno sarà privato delle sue proprietà eccetto che nell’interesse pubblico e soggetto alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali di diritto internazionale.
Comunque, le disposizioni precedenti non possono in qualsiasi modo danneggiare il diritto di un Stato ad eseguire simili leggi come ritiene necessario per controllare l’uso di proprietà in conformità con l’interesse generale o assicurare il pagamento di tasse o gli altri contributi o sanzioni penali.”
17. Il Governo contestò questa rivendicazione, presentando che non c’era prova delle proprietà della richiedente di proprietà, in particolare a riguardo del terreno a Sysklipos. Quelle aree di terreno appartenevano ad un’altra persona, la Sig.ra A. C. ad eccezione dell’ area n. 368 (foglio mappale XI/47) appartenente ad un certo I. H.. C.. In qualsiasi caso, la situazione riguardo alla presente incapacità della richiedente di accedere alle proprietà nella Cipro settentrionale era la conseguenza inevitabile dello stato politico degli affari sull’isola e dell’esistenza della Zona cuscinetto inviolabile delle Nazioni Unite; sino ad un accordo complessivo sul problema di Cipro, i diritti della Convenzione erano, per necessità, limitati nell’interesse generale previsto dall’ Articolo 1 di Protocollo N.ro 1.
18. La richiedente reiterò che la Sig.ra A. C. era sua madre (vedere paragrafo 13 sopra) ed addusse che nessuna informazione era disponibile a proposito di I. H.. C..
19. Il Governo di Cipro osservò che, nell’appendice alla sua richiesta, la richiedente aveva dato dettagli delle proprietà attinenti. I certificati di registrazione fondiaria prodotti dalla richiedente confermavano il suo diritto di proprietà. Il Governo rispondente andò a vuoto nel provvedere ad un qualsiasi ordinamento giuridico col quale avrebbe potuto essere riconosciuta la proprietà della richiedente. Il nome della richiedente era stato rimosso dal registro di proprietà ed era stato sostituito con quello della “Repubblica turca della Cipro Settentrionale” (la “TRNC”).
20. Il Governo di Cipro notò inoltre che la presente causa era simile a quella di Loizidou ((meriti), del 18 dicembre 1996, Relazioni delle Sentenze e Decisioni 1996-VI), dove la Corte aveva trovato che la perdita di controllo di proprietà da parte degli espatriati sorse come una conseguenza dell’occupazione della parte settentrionale di Cipro da parte delle truppe turche e la costituzione della “TRNC”, e che il rifiuto di accesso alle proprietà nella Cipro settentrionale occupata costituiva una violazione continua dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.
21. La Corte prima nota che i documenti presentati dalla richiedente (vedere paragrafi 12-14 sopra) offrono prova prima facie che lei aveva un titolo di proprietà sulle proprietà in questione. In particolare, il Governo rispondente andò a vuoto nel produrre una prova convincente in confutazione, e/o nell’ impugnare la dichiarazione della richiedente per la quale la Sig.ra A. P. P. era sua madre; inoltre, la dichiarazione del Governo che l’area n. 368 (vedere paragrafo 12 (l) sopra) apparteneva ad un certo I. H.. C. è contraddetta dai certificati d’affermazione delle proprietà e dai certificati di ricerca emessi il 15 settembre 2009 dalla Repubblica di Cipro (vedere paragrafo 14 sopra). Sotto queste circostanze, la Corte considera che la richiedente aveva una “ proprietà” sulle proprietà rivendicate nella richiesta presente all’interno del significato dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.
22 La Corte osserva inoltre che nella causa Loizidou ((meriti), citata sopra, §§ 63-64), ragionò come segue:
“63. … come conseguenza del fatto che alla richiedente è stato rifiutato l’accesso al terreno dal 1974, lei ha perso effettivamente ogni controllo sulla sua proprietà, così come tutte le possibilità di usarla e goderne. Il rifiuto continuo di accesso deve essere considerato perciò un’interferenza coi suoi diritti sotto l’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1. Tale interferenza non può, nelle circostanze eccezionali della presente causa a cui la richiedente ed il Governo cipriota hanno fatto riferimento , essere considerata o una privazione di proprietà o un controllo dell’ uso all’interno del significato dei primo e del secondo paragrafo di Articolo 1 del Protocollo N.ro 1. Chiaramente rientra comunque, all’interno del significato della prima frase di questo provvedimento come un’interferenza col godimento tranquillo della proprietà. A questo riguardo la Corte osserva che l’ostacolo può corrispondere ad una violazione della Convenzione proprio come un impedimento legale.
64. A parte un riferimento passeggero alla dottrina della necessità come giustificazione per gli atti del ‘TRNC’ ed al fatto che diritti di proprietà erano la materia di discorsi intercomunali, il Governo turco non ha cercato di fare osservazioni che giustificavano l’interferenza sopra coi diritti di proprietà della richiedente che sono imputabili alla Turchia.
Comunque, non è stato spiegato come il bisogno di ridare una sistemazione ai rifugiati ed espatriati ciprioti turchi negli anni seguenti l’intervento turco nell’isola nel 1974 potrebbe giustificare la negazione completa dei diritti di proprietà del richiedente nella forma di un rifiuto totale e continuo di accesso ed un’espropriazione stabilita senza risarcimento.
Neanche il fatto che i diritti di proprietà erano la materia dei discorsi di intercomunali che coinvolgono ambo le comunità a Cipro non può offrire una giustificazione per questa situazione sotto la Convenzione. In simili circostanze, la Corte conclude, che c’è stato e continua ad esserci una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.”
23 Nella causa di Cipro c. Turchia ([GC], n. 25781/94, ECHR 2001-IV) la Corte confermò le conclusioni sopra (§§ 187 e 189):
“187. La Corte è persuasa che sia il suo ragionamento sia la sua conclusione nella sentenza Loizidou ( meriti) si applica con la stessa forza a Ciprioti greci espatriati che, come la Sig.ra L., non è in grado di avere accesso alla loro proprietà nella Cipro del nord in ragione delle restrizioni attuate dalle autorità ‘TRNC’ sul loro accesso fisico a quella proprietà. Il rifiuto totale e continuo di accesso alla loro proprietà è un’interferenza chiara col diritto degli espatriati Ciprioti greci al godimento tranquillo della proprietà all’interno del significato della prima frase dl’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1.

189. .. c’è stata una violazione continua dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 in virtù del fatto che ai proprietari greco- ciprioti di proprietà nella Cipro settentrionale viene negato l’ accesso ed il controllo, l’ uso e il godimento della loro proprietà così come qualsiasi risarcimento per l’interferenza coi loro diritti di proprietà.”
24. La Corte non vede ragione nella causa presente di scostarsi dalle conclusioni alle quali è giunta nelle cause Loizidou e Cipro c. Turchia (op. cit.; vedere anche Demades c. Turchia (meriti), n. 16219/90, § 46 31 luglio 2003).
25. Di conseguenza, conclude che c’è stata una violazione dell’ Articolo 1 di Protocollo N.ro 1 alla Convenzione in virtù del fatto che alla richiedente fu negato l’accesso ed il controllo, l’uso e il godimento della sua proprietà così come qualsiasi risarcimento per l’interferenza coi suoi diritti di proprietà.

III. L’APPLICAZIONE DELL’ ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
26. L’Articolo 41 della Convenzione prevede:
“Se la Corte costata che c’è stata una violazione della Convenzione o dei Protocolli, e se la legge interna dell’Alta Parte Contraente riguardata permette una riparazione solamente parziale, la Corte può, se necessario, riconoscere una soddisfazione equa alla vittima.”
A. Danno
1. Le osservazioni delle parti
(a) La richiedente
27. Nelle sue rivendicazioni di soddisfazione equa del 4 settembre 2002, la richiedente richiese 207,000 sterline cipriote (CYP -approssimativamente 353,680 euro (EUR) per danno materiale. Lei si appellò al rapporto di un esperto che valutava il valore della sua perdita che includeva la perdita di affitto annuale percepito o che ci si aspettava di percepire dall’affitto delle sue proprietà, più interesse dalla data in cui simili affitti erano dovuti sino al giorno del pagamento. Gli affitti chiesti erano per il periodo risalente al gennaio 1987, quando il Governo rispondente accettò il diritto di ricorso individuale, sino al 2002. La richiedente non chiese il risarcimento per qualsiasi espropriazione stabilita poiché lei ancora era la proprietario legittima delle proprietà.
28. Il punto iniziale del rapporto di valutazione era il valore di mercato di ogni proprietà nel 1974. Dipendendo dal loro uso e dalle loro potenzialità di edificabilità, l’affitto che avrebbe potuto ottenere dalle aree di terreno della richiedente stava fluttuava dal 3 al 6 percento del loro valore di mercato. Così, l’affitto annuale totale che avrebbe potuto essere ottenuto nel 1974 era CYP 2,458 (circa EUR 4,200). L’esperto prese anche in considerazione il fatto che alla richiedente fu concessa la revisione dell’affitto ad un interesse composto del 5 percento all’anno e l’ interesse composto per pagamento ritardato dell’ 8 percento all’anno.
29. Il 22 gennaio 2008, a seguito di una richiesta dalla Corte per un aggiornamento sugli sviluppi della causa, la richiedente presentato rivendicazioni aggiornate per soddisfazione equa per poter coprire la perdita dell’ uso delle proprietà dal 1 gennaio 1987 al 31 dicembre 2007. Lei produsse un rapporto di valutazione riveduto che, sulla base dei criteri adottati nel rapporto precedente, concluse che la somma intera dovuta per la perdita d’ uso era CYP 375,000 (circa EUR 640,725).
30. La richiedente non fece nessuna richiesta per danno morale.
(b) Il Governo
31. In replica alla richiesta di soddisfazione equa della richiedente del 4 settembre 2002, il Governo presentò che la Turchia non aveva accesso ai documenti fondiari della “TRNC” e non poteva avere perciò conoscenza sufficiente del valore addotto dei patrimoni immobiliari della richiedente.
32. Le proprietà lasciate dalla richiedente erano state considerate abbandonato ed erano state espropriate sotto le leggi della “TRNC.” Era impossibile per Turchia adottare qualsiasi disposizione nazionale riguardo alle espropriazioni fatte da un altro Stato indipendente. Dovrebbe essere preso anche in considerazione che durante gli scorsi decenni il panorama nella Cipro settentrionale era cambiato notevolmente e che questi cambi avevano colpito le proprietà della richiedente. Il problema del risarcimento reciproco per le proprietà greco -cipriote lasciate nel nord dell’isola e le proprietà turco-cipriote lasciate nel sud era molto complesso e avrebbe dovuto essere stabilito tramite negoziazioni fra i due lati piuttosto che tramite aggiudicazione da parte della Corte europea dei Diritti umani, comportandosi come tribunale di prima -istanza ed appellandosi a dei rapporti prodotti solamente dal lato della richiedente.
33. Impugnando le conclusioni a cui è giunta la Corte nella causa Loizidou (vedere sentenza (soddisfazione equa) del 28 luglio 1998, Relazioni 1998-IV), il Governo considerò che in cause come la presente, nessuna assegnazione dovrebbe essere fatta dalla Corte sotto l’Articolo 41 della Convenzione. Sottolineò che l’incapacità della richiedente di accedere alle sue proprietà dipendeva dalla situazione politica dell’isola e, in particolare, dall’esistenza delle linee di tregua riconosciute dall’ONU. Se ai Greco- Ciprioti fosse permesso di andare al nord e rivendicare le loro proprietà, esploderebbe il caos sull’isola; inoltre qualsiasi assegnazione fatta dalla Corte minerebbe le negoziazioni fra le due parti.
34. Il Governo registrò commenti sulle rivendicazioni aggiornate della richiedente per la soddisfazione equa il 30 giugno 2008 e il 15 ottobre 2008. Indicò che la presente richiesta era parte di un grappolo di cause simili che sollevavano un numero di questioni problematiche e sostenne che le rivendicazioni per la soddisfazione equa non erano pronte per un esame. Il Governo aveva infatti incontrato problemi seri nell’identificare le proprietà ed i loro presenti proprietari. Le informazioni fornite dai richiedenti a questo riguardo no erano basate su prove affidabili. In considerazione del tempo trascorso dal deposito delle richieste, è probabile che delle nuove situazioni avrebbero potuto sorgere: le proprietà avrebbero potute essere trasferite, avrebbero potuto essere donate o avrebbero potuto essere ereditate all’interno dell’ordinamento giuridico della Cipro meridionale. Questi fatti non sarebbero stati conosciuti al Governo rispondente e avrebbero potuto essere certificati solamente dalle autorità greco- cipriote che, dal 1974, avevano ricostruito i registri e i documenti di tutte le proprietà nella Cipro settentrionale. I richiedenti dovrebbero essere costretti ad offrire certificati di ricerca emessi dal Dipartimento Fondiario e delle Indagini della Repubblica della Cipro. Inoltre, in casi in cui il richiedente originale era morto o la proprietà aveva cambiato mani, è probabile che sorgano delle questioni in merito a se i nuovi proprietari avevano un interesse legale nella proprietà e se furono concessi loro dei danni materiale e/o morali.
35. Il Governo notò inoltre che la richiedente aveva diviso le proprietà e che non era provato che i suoi comproprietari avevano accettato la sezione delle proprietà. Né, quando chiedendo i danni basati sull’assunzione che le proprietà erano state affittate dopo il 1974, la richiedente aveva mostrato che i diritti dei detti comproprietari sotto il diritto nazionale erano stati rispettati.
36. Il Governo presentò anche che siccome era stato applicato un aumento annuale del valore delle proprietà, sarebbe ingiusto aggiungere un interesse composto per pagamento ritardato, e che la Turchia aveva riconosciuto la giurisdizione della Corte il 21 gennaio 1990, e non nel gennaio 1987. In qualsiasi caso, il valore di mercato addotto del 1974 delle proprietà era esorbitante, estremamente eccessivo e speculativo; non era basato su nessun dato vero con cui fare un paragone e costituiva prendeva in conto insufficientemente la volatilità del mercato delle proprietà e la sua suscettibilità alle influenze sia nazionali che internazionali. Il rapporto presentato dalla richiedente aveva proceduto invece all’assunzione che il mercato delle proprietà avrebbe continuato a fiorire con la crescita economica continua durante il periodo intero sotto considerazione.
37. Il Governo produsse un rapporto di valutazione preparato dalle autorità turco -cipriote che loro considerarono essere basato su una “valutazione realistica del valore di mercato del 1974, avendo riguardo ai documenti fondiari attinenti e alle vendite comparative nelle aree in cui le proprietà [erano] situate.” Questo rapporto conteneva due proposte, valutando, rispettivamente la somma dovuta per la perdita d’ uso delle proprietà ed il loro valore attuale. La seconda proposta fu fatta per dare alla richiedente la scelta di vendere la proprietà allo Stato, abbandonando con ciò ogni titolo di proprietà e le rivendicazioni a questo riguardo.
38. Il rapporto preparato dalle autorità turco- cipriote specificava che sarebbe stato possibile prevedere, o immediatamente o dopo la decisione del problema di Cipro,la restituzione delle aree N. 199, 331 51, 201 53 e 133 (vedere paragrafo 12 (a), (b), (c), (d), (e) e (g) sopra). L’altro patrimonio immobiliare a cui si fa rifermento nella richiesta era posseduto da espatriati; non poteva essere oggetto di restituzione ma avrebbe potuto dare diritto al risarcimento finanziario, da calcolare sulla base della perdita di utili (applicando un 5% sul valore di mercato degli affitti nel 1974) ed un aumento in valore della proprietà fra il 1974 e la data del pagamento. Se la richiedente avesse fatto domanda alla Commissione del Patrimonio immobiliare, quest’ultima avrebbe offerto CYP 68,539.26 (circa EUR 117,106) per compensare la perdita d’uso e CYP 72,992.96 (circa EUR 124,715) per il valore delle proprietà. Secondo un esperto nominato dalle autorità della “TRNC”, il valore del libero mercato del 1974 delle proprietà descrittoe in paragrafo 12 sopra era:
– per la proprietà sotto (a): CYP 525 (circa EUR 897);
– per la proprietà sotto (b): CYP 7,700 (circa EUR 13,156);
– per la proprietà sotto (c): CYP 550 (circa EUR 939);
– per la proprietà sotto (d): CYP 1,250 (circa EUR 2,135);
– per la proprietà sotto (f): CYP 223 (circa EUR 381);
– per la proprietà sotto (g): CYP 89.3 (circa EUR 152);
– per la proprietà sotto (i): CYP 800 (circa EUR 1,366);
– per la proprietà sotto (l): CYP 415 (circa EUR 709);
– per la proprietà sotto (j): CYP 375 (circa EUR 640).
Nessuna stima fu data per la proprietà sotto (e) e (h).
39. Sull’adempimento di certe condizioni, la Commissione del Patrimonio immobiliare avrebbe potuto offrire alla richiedente anche il cambio delle sue proprietà con delle proprietà turco-cipriote localizzate nel sud dell’isola.
2. La terza parte intervenuta
40. Il Governo di Cipro sostenne pienamente le rivendicazioni aggiornate della richiedente per la soddisfazione equa.
3. La valutazione della Corte
41. La Corte prima nota che l’osservazione del Governo per cui è probabile che sorgano dei dubbi a riguardo del titolo di proprietà della richiedente sulle proprietà in questione (vedere paragrafi 31 e 34 sopra) è, in sostanza, un’eccezione incompatibilità ratione materiae con le disposizioni dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1. In qualsiasi caso, la Corte non può se non confermare la sua costatazione che la richiedente aveva una “ proprietà” sulle proprietà a Lapithos e Sysklipos all’interno del significato dell’Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 (vedere paragrafo 21 sopra).
42. Nelle circostanze della causa, la Corte considera, che la questione dell’applicazione dell’Articolo 41 a riguardo del danno materiale non è pronta per una decisione. Osserva, in particolare, che le parti non sono riuscite ad offrire dati affidabili ed obiettivi concernenti i prezzi dei terreni e dei beni immobili a Cipro in data dell’intervento turco. Questo insuccesso rende difficile per la Corte valutare se la stima fornita dalla richiedente del valore di mercato del 1974 delle sue proprietà è ragionevole. La questione di conseguenza deve essere riservata e la susseguente procedura fissata con dovuto riguardo a qualsiasi accordo a cui potrebbero giungere il Governo rispondente e la richiedente (Articolo 75 § 1 degli Articoli di Corte).
B. Costi e spese
43. Appellandosi a un conto dal suo rappresentante, la richiedente chiese EUR 38,047.5 per i costi e le spese incorsi di fronte alla Corte e CYP 2,000 (circa EUR 3,417) per i costi dei rapporti competenti che valutavano il valore delle sue proprietà.
44. Il Governo non fece commenti su questo punto.
45. Nelle circostanze della causa, la Corte considera, che la questione dell’applicazione dell’Articolo 41 a riguardo dei costi e delle spese non è pronta per decisione. La questione di conseguenza deve essere riservata e la susseguente procedura fissata con dovuto riguardo a qualsiasi accordo a cui potrebbero giungere il Governo rispondente e la richiedente.
PER QUESTE RAGIONI, LA CORTE
1. Respinge per sei voti ad uno le eccezioni preliminari del Governo;
2. Sostiene per sei voti ad uno che c’è stata una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 alla Convenzione;
3. Sostiene all’unanimità che la questione dell’applicazione dell’ Articolo 41 non è pronta per una decisione;
di conseguenza,
(a) riserva la detta questione per intero;
(b) invita il Governo ed la richiedente a presentare, entro tre mesi dalla data in cui la sentenza diviene definitiva in conformità con l’Articolo 44 § 2 della Convenzione le loro osservazioni scritte sulla questione e, in particolare, a notificare alla Corte qualsiasi accordo al quale potrebbero giungere;
(c) riserva l’ulteriore procedura e delega al Presidente della Camera il potere di fissarla all’occorrenza.
Fatto in inglese, e notificato per iscritto il 24 novembre 2009, facendo seguito all’Articolo 77 §§ 2 e 3 degli Articoli di Corte.
Fatoş Aracı Nicolas Bratza
Cancelliere Aggiunto Presidente
In conformità con l’Articolo 45 § 2 della Convenzione e l’Articolo 74 § 2 degli Articoli di Corte, l’opinione separata delGiudice Karakaş è annessa a questa sentenza.
N.B.
F.A.

OPINIONE DISSIDENTE DEL GIUDICE KARAKAŞ
Diversamente dalla maggioranza, io considero, che l’eccezione del non-esaurimento delle vie di ricorso nazionali sollevata dal Governo non avrebbe dovuto essere respinta. Di conseguenza, io non posso concordare con la costatazione di una violazione dell’ Articolo 1 del Protocollo N.ro 1 della Convenzione, per le stesse ragioni di quelle menzionate nella mia opinione dissidente nella causa Alexandrou c. Turchia (n. 16162/90, 20 gennaio 2009).

Testo Tradotto

FOURTH SECTION
CASE OF ANTHOUSA IORDANOU v. TURKEY
(Application no. 46755/99)
JUDGMENT
(merits)
STRASBOURG
24 November 2009
This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 § 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Anthousa Iordanou v. Turkey,
The European Court of Human Rights (Fourth Section), sitting as a Chamber composed of:
Nicolas Bratza, President,
Lech Garlicki,
Ljiljana Mijović,
David Thór Björgvinsson,
Ján Šikuta,
Päivi Hirvelä,
Işıl Karakaş, judges,
and Fatoş Aracı, Deputy Section Registrar,
Having deliberated in private on 3 November 2009,
Delivers the following judgment, which was adopted on that date:
PROCEDURE
1. The case originated in an application (no. 46755/99) against the Republic of Turkey lodged with the Court under Article 34 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (“the Convention”) by a Greek national, Mrs A. P. P. I. (“the applicant”), on 17 December 1998.
2. The applicant, who had been granted legal aid, was represented by Mr P. E., a lawyer practising in Nicosia. The Turkish Government (“the Government”) were represented by their Agent, Mr Z.M. Necatigil.
3. The applicant alleged, in particular, that the Turkish occupation of the northern part of Cyprus had deprived her of her properties.
4. The application was transmitted to the Court on 1 November 1998, when Protocol No. 11 to the Convention came into force (Article 5 § 2 of Protocol No. 11).
5. By a decision of 25 June 2002 the Court declared the application partly admissible.
6. The applicant and the Government each filed observations on the merits (Rule 59 § 1). In addition, third-party comments were received from the Government of Cyprus, which had exercised its right to intervene (Article 36 § 1 of the Convention and Rule 44 § 1 (b)).
THE FACTS
7. The applicant was born in 1934 and lives in Nicosia.
8. The applicant lived in her family home in Lapithos (the biggest village in the Kyrenia district of northern Cyprus) until 1963, when she married and moved to her husband’s house in a neighbouring village. Her mother came from Sysklipos, another village near Lapithos, where she owned land. The applicant claimed to have acquired the ownership of the family property in the two villages, as well as a right to draw a certain amount of water from a spring in Sysklipos.
9. The Government challenged the applicant’s property claims, particularly as regarded the properties in Sysklipos, as they had evidence that it had belonged to other persons. The applicant replied that those other persons were her parents who had donated these properties to her.
10. On 27 November 1973 the applicant applied to the Kyrenia Land Registry Office for a permit to divide one of her plots of land in Lapithos into sixteen building sites. She alleged that the issuing of the permit would have significantly increased the value of her land.
11. However, this planning procedure was not completed because, due to the 1974 Turkish intervention, the applicant and her family had been forced to leave all their property and possessions and move to Limassol in southern Cyprus. The applicant was thereby deprived of her property rights, all her property being located in the area which was under the occupation and control of the Turkish military authorities. The latter had prevented her from having access to and using her property.
12. Attached to her observations of 4 September 2002, the applicant produced a certificate of affirmation of ownership of Turkish-occupied immovable properties, issued on 12 August 2002 by the Departments of Lands and Surveys of the Republic of Cyprus, and an affidavit, signed by herself, in which she declared that she owned 8 pieces of land in Lapithos “all on the mountain slope, very suitable for building purposes”. According to the above mentioned certificate of affirmation of ownership, the following properties were owned by Mrs I. I. A., daughter of Mr P. P.:
Lapithos village – Agia Paraskevi and Agia Anastasia:
(a) Land certificate no. 1613 of 22 April 1971, plot no. 199 of sheet/plan XI/22 (Mantres tou Kazeli), with a total extent of 4,683m²; share: whole; on this plot of land there was a small house for shepherds and two shelters for the animals;
(b) Land certificate no. 1459 of 27 April 1971, plot no. 331 of sheet/plan XI/23 (Persterkonas), with a total extent of 25,753 m²; share: whole; use: field with trees;
(c) Land certificate no. 2312 of 27 April 1971, plot no. 51 of sheet/plan XI/31 (Kaminia), with a total extent of 3,679 m²; share: whole; use: field with trees;
(d) Land certificate no. 1623 of 27 April 1971, plot no. 201 of sheet/plan XI/22 (Syrtaros), with a total extent of 16,723 m²; share: whole; use: field with trees;
(e) Sheet/plan 11/23W.1.E.2, plot no. 53; this plot comprised running water and was registered in the name of the applicant for the 1/120 share (equivalent to 3 hours continuous flow fortnightly every 15 days);
(f) Land certificate no. 2774 of 27 April 1971, plot no. 2 of sheet/plan XI/31 (Livadi tou Kolymbou), with a total extent of 89,457 m² (registered for 1/24 share in the name of the applicant); use: field;
(g) Land certificate no. 2744 of 27 April 1971, plot no. 133 of sheet/plan XI/30 (Kolymbes Livadiou), with a total extent of 110,704 m² (registered for 1/96 share in the name of the applicant); use: field;
(h) Land certificate no. 2760 of 27 April 1971, plot no. 1 of sheet/plan XI/31 (Livadi), with a total extent of 227,427 m² (registered for 1/96 share in the name of the applicant); use: field with trees;
Sysklipos village (according to a report attached to the applicant’s observations, these properties were registered in the name of the applicant by declaration of gift from her mother A. P. P.):
(i) Land certificate of 24 July 1985, plot no. 341 of sheet/plan XI/47 (Pappares), with a total extent of 21,424 m²; share: whole; use: field;
(l) Land certificate of 24 July 1985, plot no. 357 (united with plot no. 368) of sheet/plan XI/47 (Diplopotama), with a total extent of 9,031 m²; share: whole; use: field with trees;
(j) Land certificate of 24 July 1985, plot no. 370 of sheet/plan XI/47 (Diplopotama), with a total extent of 8,362 m²; share: whole; use: field.
13. Following a request from the Court, in a sworn affidavit of 24 September 2009 the applicant declared that she was the daughter of P. P., who had died on 27 December 1975, and of A. P., who had died on 12 January 1989. Her mother’s father name was C.. As it was customary in Cyprus to call people by their first name, followed by their surname and by their father’s or husband’s name, her mother was also called A. C. P. or A. P. P.. Therefore, A. P. and A. C. were the same person. In support to her affidavit, the applicant produced a copy of her parents’ death certificates and identity cards.
14. She further produced the following documents:
– three certificates of affirmation of ownership of Turkish-occupied immovable properties issued on 15 September 2009 by the Republic of Cyprus, in which it was stated that the applicant was the owner of the properties described in paragraph 12 (i), (l) and (j) above;
– three search certificates concerning Turkish-occupied immovable properties issued on 15 September 2009 by the Republic of Cyprus, in which it was stated that the properties described in paragraph 12 (i), (l) and (j) above were transferred to the applicant on 24 July 1985 by Mrs A. P..
THE LAW
I. THE GOVERNMENT’S PRELIMINARY OBJECTIONS
15. The Government raised preliminary objections of inadmissibility for non-exhaustion of domestic remedies and lack of victim status. The Court observes that these objections are identical to those raised in the case of Alexandrou v. Turkey (no. 16162/90, §§ 11-22, 20 January 2009), and should be dismissed for the same reasons.
II. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 1 OF PROTOCOL NO. 1 TO THE CONVENTION
16. The applicant complained that since July 1974, Turkey had prevented her from exercising her right to the peaceful enjoyment of her possessions.
She invoked Article 1 Protocol No. 1, which reads as follows:
“Every natural or legal person is entitled to the peaceful enjoyment of his possessions. No one shall be deprived of his possessions except in the public interest and subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law.
The preceding provisions shall not, however, in any way impair the right of a State to enforce such laws as it deems necessary to control the use of property in accordance with the general interest or to secure the payment of taxes or other contributions or penalties.”
17. The Government disputed this claim, submitting that there was no evidence whatsoever of the applicant’s ownership of property, particularly regarding the land in Sysklipos. Those plots of lands belonged to another person, Mrs A. C., with the exception of plot no. 368 (sheet/plan XI/47), which belonged to a certain I. H.. C.. In any event, the situation regarding the applicant’s present inability to have access to property in northern Cyprus was the inevitable consequence of the political state of affairs on the island and of the existence of the inviolable United Nations Buffer Zone; until an overall settlement of the Cyprus problem, Convention rights were, of necessity, restricted in the general interest envisaged by Article 1 of Protocol No. 1.
18. The applicant reiterated that Mrs A. C. was her mother (see paragraph 13 above) and alleged that no information was available about I. H.. C..
19. The Government of Cyprus observed that, in the appendices to her application, the applicant had given details of the relevant properties. The land registration certificates produced by the applicant confirmed her right of property. The respondent Government failed to provide any legal system by which the applicant’s ownership could be recognised. The applicant’s name had been removed from the property register and replaced by that of the “Turkish Republic of Northern Cyprus” (the “TRNC”).
20. The Government of Cyprus further noted that the present case was similar to that of Loizidou ((merits), 18 December 1996, Reports of Judgments and Decisions 1996-VI), where the Court had found that the loss of control of property by displaced persons arose as a consequence of the occupation of the northern part of Cyprus by Turkish troops and the establishment of the “TRNC”, and that the denial of access to property in occupied northern Cyprus constituted a continuing violation of Article 1 of Protocol No. 1.
21. The Court first notes that the documents submitted by the applicant (see paragraphs 12-14 above) provide prima facie evidence that she had a title of ownership over the properties at issue. In particular, the respondent Government failed to produce convincing evidence in rebuttal, and/or to challenge the applicant’s statement that Ms A. P. P. was her mother; moreover, the Government’s statement that plot no. 368 (see paragraph 12 (l) above) belonged to a certain I. H.. C. is contradicted by the certificates of affirmation of ownership and by the search certificates issued on 15 September 2009 by the Republic of Cyprus (see paragraph 14 above). Under these circumstances, the Court considers that the applicant had a “possession” over the properties claimed in the present application within the meaning of Article 1 of Protocol No. 1.
22. The Court recalls that in the aforementioned Loizidou case ((merits), cited above, §§ 63-64), it reasoned as follows:
“63. … as a consequence of the fact that the applicant has been refused access to the land since 1974, she has effectively lost all control over, as well as all possibilities to use and enjoy, her property. The continuous denial of access must therefore be regarded as an interference with her rights under Article 1 of Protocol No. 1. Such an interference cannot, in the exceptional circumstances of the present case to which the applicant and the Cypriot Government have referred, be regarded as either a deprivation of property or a control of use within the meaning of the first and second paragraphs of Article 1 of Protocol No. 1. However, it clearly falls within the meaning of the first sentence of that provision as an interference with the peaceful enjoyment of possessions. In this respect the Court observes that hindrance can amount to a violation of the Convention just like a legal impediment.
64. Apart from a passing reference to the doctrine of necessity as a justification for the acts of the ‘TRNC’ and to the fact that property rights were the subject of intercommunal talks, the Turkish Government have not sought to make submissions justifying the above interference with the applicant’s property rights which is imputable to Turkey.
It has not, however, been explained how the need to rehouse displaced Turkish Cypriot refugees in the years following the Turkish intervention in the island in 1974 could justify the complete negation of the applicant’s property rights in the form of a total and continuous denial of access and a purported expropriation without compensation.
Nor can the fact that property rights were the subject of intercommunal talks involving both communities in Cyprus provide a justification for this situation under the Convention. In such circumstances, the Court concludes that there has been and continues to be a breach of Article 1 of Protocol No. 1.”
23. In the case of Cyprus v. Turkey ([GC], no. 25781/94, ECHR 2001-IV) the Court confirmed the above conclusions (§§ 187 and 189):
“187. The Court is persuaded that both its reasoning and its conclusion in the Loizidou judgment (merits) apply with equal force to displaced Greek Cypriots who, like Mrs Loizidou, are unable to have access to their property in northern Cyprus by reason of the restrictions placed by the ‘TRNC’ authorities on their physical access to that property. The continuing and total denial of access to their property is a clear interference with the right of the displaced Greek Cypriots to the peaceful enjoyment of possessions within the meaning of the first sentence of Article 1 of Protocol No. 1.

189. .. there has been a continuing violation of Article 1 of Protocol No. 1 by virtue of the fact that Greek-Cypriot owners of property in northern Cyprus are being denied access to and control, use and enjoyment of their property as well as any compensation for the interference with their property rights.”
24. The Court sees no reason in the instant case to depart from the conclusions which it reached in the Loizidou and Cyprus v. Turkey cases (op. cit.; see also Demades v. Turkey (merits), no. 16219/90, § 46, 31 July 2003).
25. Accordingly, it concludes that there has been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention by virtue of the fact that the applicant was denied access to and control, use and enjoyment of her properties as well as any compensation for the interference with her property rights.
III. APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
26. Article 41 of the Convention provides:
“If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.”
A. Damage
1. The parties’ submissions
(a) The applicant
27. In her just satisfaction claims of 4 September 2002, the applicant requested 207,000 Cypriot pounds (CYP – approximately 353,680 euros (EUR) for pecuniary damage. She relied on an expert’s report assessing the value of her loss which included the loss of annual rent collected or expected to be collected from renting out her properties, plus interest from the date on which such rents were due until the day of payment. The rents claimed were for the period dating back to January 1987, when the respondent Government accepted the right of individual petition, until 2002. The applicant did not claim compensation for any purported expropriation since she was still the legal owner of the properties.
28. The starting point of the valuation report was the market value of each property in 1974. Depending on their use and building potentialities, the rent which could have obtained from the applicant’s plots of land were fluctuating from 3 to 6 percent of their market value. Thus, the total annual rent which could have been obtained in 1974 was CYP 2,458 (approximately EUR 4,200). The expert took into account also the fact that the applicant was entitled to the revision of the rent at a compound interest of 5 percent per annum and to compound interest for delayed payment of 8 percent per annum.
29. On 22 January 2008, following a request from the Court for an update on the developments of the case, the applicant submitted updated claims for just satisfaction, which were meant to cover the loss of use of the properties from 1 January 1987 to 31 December 2007. She produced a revised valuation report, which, on the basis of the criteria adopted in the previous report, concluded that the whole sum due for the loss of use was CYP 375,000 (approximately EUR 640,725).
30. The applicant did not make any request for non-pecuniary damage.
(b) The Government
31. In reply to the applicant’s just satisfaction claims of 4 September 2002, the Government submitted that Turkey had no access to lands records in the “TRNC” and could not therefore have sufficient knowledge about the applicant’s alleged immovable properties’ value.
32. The properties left by the applicant had been considered abandoned and had been expropriated under the laws of the “TRNC”. It was impossible for Turkey to adopt any domestic provision regarding the expropriations made by another independent State. It should also be taken into account that during the last decades the landscape in northern Cyprus had considerably changed and that these changes had affected the applicant’s properties. The issue of reciprocal compensation for Greek-Cypriot property left in the north of the island and Turkish-Cypriot property left in the south was very complex and should be settled through negotiations between the two sides rather than by adjudication by the European Court of Human Rights, acting as a first-instance tribunal and relying on the reports produced by the applicant side only.
33. Challenging the conclusions reached by the Court in the Loizidou case (see judgment (just satisfaction) of 28 July 1998, Reports 1998-IV), the Government considered that in cases such as the present one, no award should be made by the Court under Article 41 of the Convention. They underlined that the applicant’s inability to have access to her properties depended on the political situation of the island and, in particular, on the existence of the UN recognised cease-fire lines. If Greek-Cypriots were allowed to go to the north and claim their properties, chaos would explode on the island; furthermore, any award made by the Court would undermine the negotiations between the two parties.
34. The Government filed comments on the applicant’s updated claims for just satisfaction on 30 June 2008 and 15 October 2008. They pointed out that the present application was part of a cluster of similar cases raising a number of problematic issues and maintained that the claims for just satisfaction were not ready for examination. The Government had in fact encountered serious problems in identifying the properties and their present owners. The information provided by the applicants in this regard was not based on reliable evidence. Owing to the lapse of time since the lodging of the applications, new situations might have arisen: the properties could have been transferred, donated or inherited within the legal system of southern Cyprus. These facts would not have been known to the respondent Government and could be certified only by the Greek-Cypriot authorities, who, since 1974, had reconstructed the registers and records of all properties in northern Cyprus. Applicants should be required to provide search certificates issued by the Department of Lands and Surveys of the Republic of Cyprus. Moreover, in cases where the original applicant had passed away or the property had changed hands, questions might arise as to whether the new owners had a legal interest in the property and whether they were entitled to pecuniary and/or non-pecuniary damages.
35. The Government further noted that the applicant had shared properties and that it was not proven that her co-owners had agreed to the partition of the possessions. Nor, when claiming damages based on the assumption that the properties had been rented after 1974, had the applicant shown that the rights of the said co-owners under domestic law had been respected.
36. The Government also submitted that as an annual increase of the value of the properties had been applied, it would be unfair to add compound interest for delayed payment, and that Turkey had recognised the jurisdiction of the Court on 21 January 1990, and not in January 1987. In any event, the alleged 1974 market value of the properties was exorbitant, highly excessive and speculative; it was not based on any real data with which to make a comparison and made insufficient allowance for the volatility of the property market and its susceptibility to influences both domestic and international. The report submitted by the applicant had instead proceeded on the assumption that the property market would have continued to flourish with sustained growth during the whole period under consideration.
37. The Government produced a valuation report prepared by the Turkish-Cypriot authorities, which they considered to be based on a “realistic assessment of the 1974 market values, having regard to the relevant land records and comparative sales in the areas where the properties [were] situated”. This report contained two proposals, assessing, respectively, the sum due for the loss of use of the properties and their present value. The second proposal was made in order to give the applicant the option to sell the property to the State, thereby relinquishing title to and claims in respect of it.
38. The report prepared by the Turkish-Cypriot authorities specified that it would be possible to envisage, either immediately or after the resolution of the Cyprus problem, restitution of the plots nos. 199, 331, 51, 201, 53 and 133 (see paragraph 12 (a), (b), (c), (d), (e) and (g) above). The other immovable property referred to in the application was possessed by refugees; it could not form the object of restitution but could give entitlement to financial compensation, to be calculated on the basis of the loss of income (by applying a 5% rent on the 1974 market values) and increase in value of the property between 1974 and the date of payment. Had the applicant applied to the Immovable Property Commission, the latter would have offered CYP 68,539.26 (approximately EUR 117,106) to compensate the loss of use and CYP 72,992.96 (approximately EUR 124,715) for the value of the properties. According to an expert appointed by the “TRNC” authorities, the 1974 open-market value of the properties described in paragraph 12 above was:
– for the property under (a): CYP 525 (approximately EUR 897);
– for the property under (b): CYP 7,700 (approximately EUR 13,156);
– for the property under (c): CYP 550 (approximately EUR 939);
– for the property under (d): CYP 1,250 (approximately EUR 2,135);
– for the property under (f): CYP 223 (approximately EUR 381);
– for the property under (g): CYP 89.3 (approximately EUR 152);
– for the property under (i): CYP 800 (approximately EUR 1,366);
– for the property under (l): CYP 415 (approximately EUR 709);
– for the property under (j): CYP 375 (approximately EUR 640).
No estimate was given for the property under (e) and (h).
39. Upon fulfilment of certain conditions, the Immovable Property Commission could also have offered the applicant exchange of her properties with Turkish-Cypriot properties located in the south of the island.
2. The third party intervener
40. The Government of Cyprus fully supported the applicant’s updated claims for just satisfaction.
3. The Court’s assessment
41. The Court first notes that the Government’s submission that doubts might arise as to the applicant’s title of ownership over the properties at issue (see paragraphs 31 and 34 above) is, in substance, an objection of incompatibility ratione materiae with the provisions of Article 1 of Protocol No. 1. In any event, the Court cannot but confirm its finding that the applicant had a “possession” over the properties in Lapithos and Sysklipos within the meaning of Article 1 of Protocol No. 1 (see paragraph 21 above).
42. In the circumstances of the case, the Court considers that the question of the application of Article 41 in respect of pecuniary damage is not ready for decision. It observes, in particular, that the parties have failed to provide reliable and objective data pertaining to the prices of land and real estate in Cyprus at the date of the Turkish intervention. This failure renders it difficult for the Court to assess whether the estimate furnished by the applicant of the 1974 market value of her properties is reasonable. The question must accordingly be reserved and the subsequent procedure fixed with due regard to any agreement which might be reached between the respondent Government and the applicant (Rule 75 § 1 of the Rules of Court).
B. Costs and expenses
43. Relying on a bill from her representative, the applicant sought EUR 38,047.5 for the costs and expenses incurred before the Court and CYP 2,000 (approximately EUR 3,417) for the costs of the expert reports assessing the value of her properties.
44. The Government did not comment on this point.
45. In the circumstances of the case, the Court considers that the question of the application of Article 41 in respect of costs and expenses is not ready for decision. The question must accordingly be reserved and the subsequent procedure fixed with due regard to any agreement which might be reached between the respondent Government and the applicant.
FOR THESE REASONS, THE COURT
1. Dismisses by six votes to one the Government’s preliminary objections;
2. Holds by six votes to one that there has been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention;
3. Holds unanimously that the question of the application of Article 41 is not ready for decision;
accordingly,
(a) reserves the said question in whole;
(b) invites the Government and the applicant to submit, within three months from the date on which the judgment becomes final in accordance with Article 44 § 2 of the Convention, their written observations on the matter and, in particular, to notify the Court of any agreement that they may reach;
(c) reserves the further procedure and delegates to the President of the Chamber the power to fix the same if need be.
Done in English, and notified in writing on 24 November 2009, pursuant to Rule 77 §§ 2 and 3 of the Rules of Court.
Fatoş Aracı Nicolas Bratza
Deputy Registrar President
In accordance with Article 45 § 2 of the Convention and Rule 74 § 2 of the Rules of Court, the separate opinion of Judge Karakaş is annexed to this judgment.
N.B.
F.A.

DISSENTING OPINION OF JUDGE KARAKAŞ
Unlike the majority, I consider that the objection of non-exhaustion of domestic remedies raised by the Government should not have been rejected. Consequently, I cannot agree with the finding of a violation of Article 1 of Protocol No. 1 of the Convention, for the same reasons as those mentioned in my dissenting opinion in the case of Alexandrou v. Turkey (no. 16162/90, 20 January 2009).

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