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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

CASE OF ANDRZEJ RUCI?SKI v. POLAND

Tipologia: Sentenza
Importanza: 2
Articoli: 41,P1-1,P1-2
Numero: 22716/12
Stato: Polonia
Data: 2023-10-05 00:00:00
Organo: Sezione Prima
Testo Originale

PRIMA SEZIONE

CASO DI ANDRZEJ RUCI?SKI c. POLONIA

(Ricorso n. 22716/12)

SENTENZA
(Merito)

Art. 1 P1 – Godimento pacifico dei beni – Controllo dell’uso dei beni – Onere individuale ed eccessivo imposto al ricorrente a seguito di restrizioni sui suoi beni personali e aziendali per un periodo di tre anni nell’ambito di un procedimento fiscale prolungato – Art. 1 P1 applicabile – L’attivit? del ricorrente ha subito perdite significative – Le autorit? nazionali non hanno preso sufficientemente in considerazione la possibilit? di misure meno invasive – Mancanza di compensazione – Il ricorrente ? stato costretto a sopportare importanti conseguenze finanziarie della prassi divergente delle autorit? pubbliche – Lo Stato deve assumersi la responsabilit? per gli errori o le omissioni risultanti dalle sue azioni – Non ? stato raggiunto un equo bilanciamento tra interessi concorrenti

STRASBURGO

5 ottobre 2023

La presente sentenza diventer? definitiva alle condizioni previste dall’articolo 44 ? 2 della Convenzione. Pu? essere soggetta a revisione editoriale.

Nel caso Andrzej Ruci?ski c. Polonia,

La Corte europea dei diritti dell’uomo (Prima Sezione), riunita in Camera composta da:

Marko Bo?njak, Presidente,
Alena Pol??kov?,
Krzysztof Wojtyczek,
L?tif H?seynov,
P?ter Paczolay,
Ivana Jeli?,
Gilberto Felici, giudici,
e Renata Degener, cancelliere di sezione,

visti i seguenti atti:
il ricorso (n. 22716/12) contro la Repubblica di Polonia presentato alla Corte ai sensi dell’articolo 34 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libert? fondamentali (“la Convenzione”) da un cittadino polacco, Andrzej Ruci?ski (“il ricorrente”), il 5 aprile 2012;

la decisione di notificare al Governo polacco (“il Governo”) il reclamo relativo al mancato risarcimento dei danni subiti dall’azienda del ricorrente a causa di decisioni fiscali illegittime e sproporzionate e di dichiarare irricevibile il resto del ricorso;

le osservazioni presentate dal Governo e le osservazioni in risposta presentate dal ricorrente;

le osservazioni presentate dalla Fondazione Helsinki per i Diritti Umani, alla quale ? stato concesso di intervenire dal Presidente della Sezione;

Dopo aver deliberato in privato il 12 settembre 2023,

pronuncia la seguente sentenza, adottata in tale data:

INTRODUZIONE

1. Il caso riguarda la mancata compensazione per l’ingerenza sproporzionata dell’amministrazione fiscale nell’attivit? del ricorrente.

I FATTI

2. Il ricorrente ? nato nel 1958 e vive a Dobra. ? stato rappresentato dall’avvocato Z. Barwina, che esercita a Stettino.

3. Il Governo era rappresentato dal suo agente, sig. J. Sobczak, del Ministero degli Affari Esteri.

4. I fatti del caso possono essere riassunti come segue.

5. Il ricorrente aveva un’attivit? di commercio di prodotti del tabacco.

IL SEQUESTRO DEI BENI
6. Il 19 maggio 2003, a seguito di una verifica fiscale, l’Ufficio delle imposte di Stettino ha emesso due decisioni che ordinavano il sequestro dei beni del ricorrente per garantire il pagamento dei debiti fiscali della sua azienda per diversi mesi del 2002 e del 2003. Nella valutazione preliminare, tali debiti erano stati calcolati in 708.372 zloty polacchi (PLN – 163.067 euro (EUR), secondo il tasso di cambio ufficiale della Banca Nazionale di Polonia alla data in questione).

7. Le decisioni contenevano la seguente valutazione dei beni appartenenti all’azienda del richiedente, come riportato nel dicembre 2002. Il valore delle attivit? fisse dell’azienda (maj?tek trwa?y) ? stato valutato in 203.327 PLN (46.805 EUR). Le immobilizzazioni comprendono edifici e uffici, macchinari e attrezzature e veicoli. Il valore delle attivit? correnti dell’azienda (maj?tek obrotowy) ? stato valutato in 1.750.848 PLN (403.045 EUR). Tali attivit? comprendevano scorte di articoli in vendita, pagamenti dovuti per vendite, imposte, dazi doganali e assicurazioni sociali e denaro per un importo di 221.840 PLN (51.067 EUR). Il capitale proprio del richiedente ? stato stimato per un valore di 609.734 PLN (140.360 euro). L’ufficio delle imposte ha effettuato ulteriori calcoli dei debiti, dei prestiti e dei profitti del richiedente per gli anni passati, nonch? della sua liquidit? aziendale. Sulla base di tutti questi elementi, si ? concluso che l’attivit? del ricorrente non sarebbe stata in grado di generare profitti sufficienti per pagare l’imposta sul consumo in corso di accertamento e che esisteva il rischio che il ricorrente si sottraesse al pagamento di tale obbligo fiscale una volta accertato.

8. Il 26 maggio 2003 il ricorrente ha presentato ricorso contro tali decisioni sostenendo che non vi era alcun fondamento giuridico per il sequestro dei suoi beni in quanto il suo futuro debito fiscale non esisteva e non vi era alcun rischio che, qualora tale debito fosse stato accertato, egli non lo avrebbe assolto.

9. Le misure disposte sulla base delle decisioni summenzionate sono state: il congelamento dei due conti bancari dell’azienda; il sequestro di sei autovetture dell’azienda, compresi i veicoli per le consegne; la costituzione di ipoteche su quattro propriet? appartenenti al ricorrente.

10. Il 6 giugno 2003 il ricorrente ha chiesto che le misure in questione fossero sostituite con la costituzione di ipoteche su due diverse propriet? di sua propriet?.

11. Il 5 agosto 2003 il capo dell’ufficio delle imposte (naczelnik), accogliendo in parte la richiesta del ricorrente, ha revocato la misura relativa a un conto bancario e ha iscritto un’ipoteca sulle due propriet? indicate dal ricorrente, il cui valore ? stato valutato in 180.000 PLN (41.256 euro).

12. Il 5 agosto 2003 l’Ufficio delle imposte di Stettino ha emesso due decisioni che respingono i ricorsi contro le decisioni del 19 maggio 2003. L’Ufficio ha osservato, tra l’altro, che nelle decisioni l’Agenzia delle Entrate aveva effettuato un’analisi economica e finanziaria approfondita della situazione aziendale del ricorrente, giungendo alla conclusione che il valore delle immobilizzazioni dell’azienda ammontava solo al 10% del suo patrimonio totale e non raggiungeva l’importo dell’eventuale debito d’imposta.

PASSIVIT? FISCALI
13. Il 21 agosto 2003 l’Ufficio delle imposte di Stettino ha emesso nove decisioni che stabiliscono i debiti fiscali dell’azienda per diversi mesi del 2002 e del 2003. L’ufficio delle imposte ha ritenuto che, poich? l’azienda aveva venduto sigarette sulle quali non era stato indicato un prezzo massimo, fosse tenuta a pagare l’accisa ai sensi dell’articolo 37, paragrafi 7 e 8, della legge sulle imposte sul valore aggiunto e sulle accise dell’8 gennaio 1993 (Ustawa o podatku od towar?w i us?ug oraz o podatku akcyzowym – “legge sulle accise del 1993”).

14. L’importo totale dell’imposta di consumo era di 803.754 PLN (184.622 EUR).

15. Come stabilito dal tribunale civile, il 17 novembre 2003 l’Ufficio doganale di Stettino ha rifiutato una richiesta di sospensione dell’esecuzione presentata dal ricorrente in relazione alle nove decisioni da lui impugnate. Il 28 ottobre 2003 il capo dell’ufficio delle imposte aveva respinto un’obiezione (zarzut) presentata dal ricorrente al sequestro dei beni suoi e della sua azienda sulla base delle nove decisioni del 21 agosto 2003.

16. Il 2 agosto 2004 le decisioni dell’ufficio delle imposte sono state confermate dalla Camera doganale di Stettino.

17. Il Governo ha fatto presente che, mentre era in corso il procedimento di appello, il 19 luglio 2005 il Tribunale amministrativo regionale aveva sospeso l’esecuzione di tre decisioni e il 14 marzo 2006 aveva sospeso l’esecuzione di sei decisioni emesse nel caso del ricorrente. Copie di tali decisioni non sono state inviate alla Corte.

18. Il 24 aprile 2006 la Camera doganale di Stettino ha revocato tutte le sue decisioni del 2 agosto 2004, ritenendole inficiate da una violazione del diritto sostanziale. Tali decisioni avevano comportato una doppia imposizione sui beni venduti dalla ricorrente. Esse erano quindi contrarie all’articolo 38, paragrafo 2, comma 2a, della legge sull’IVA e all’articolo 12, paragrafo 1, comma 4, dell’ordinanza del Ministro delle Finanze del 22 marzo 2002 sulle accise (Rozporz?dzenie Ministra Finans?w w sprawie podatku akcyzowego – “l’ordinanza del 2002”). La Camera doganale ha inoltre sottolineato che non esisteva alcuna base giuridica per l’imposizione dell’accisa ai venditori che commerciavano in prodotti sui quali l’accisa avrebbe dovuto essere pagata dalle stesse autorit? fiscali.

19. Il Governo ha fatto presente che nella stessa data la Camera doganale di Stettino aveva emesso una decisione che accertava il pagamento in eccesso effettuato dall’azienda del ricorrente. Una copia di tale decisione non ? stata fornita alla Corte.

20. Il 25 maggio 2006 il Tribunale amministrativo regionale ha interrotto il procedimento. Esso ha ritenuto che, alla luce delle decisioni del 24 aprile 2006 con cui erano state revocate le decisioni impugnate, non vi fosse alcuna necessit? di proseguire l’esame del ricorso del ricorrente.

PROCEDIMENTO CIVILE PER IL RISARCIMENTO DI DECISIONI FISCALI ILLEGITTIME
21. Il 15 gennaio 2009 il ricorrente ha presentato un’azione civile di risarcimento contro l’erario in base alle disposizioni del Codice civile, che disciplina la responsabilit? civile dello Stato per i danni derivanti da atti e decisioni illegali (cfr. paragrafi 44-47). Ha chiesto un risarcimento di 790.839 PLN (187.191 euro) per i profitti persi dalla sua azienda nel periodo compreso tra maggio 2003 e giugno 2006. Egli ha sostenuto che il danno era derivato dal congelamento dei conti bancari dell’impresa e dal sequestro di altri beni; e che tali misure, adottate sulla base di decisioni illegittime delle autorit?, gli avevano impedito di gestire la sua attivit? nel periodo summenzionato.

22. Il 27 aprile 2010 il Tribunale regionale di Stettino (S?d Okr?gowy) ha riconosciuto al ricorrente un risarcimento di 759.999 PLN (183.132 euro secondo il calcolo del ricorrente basato sul tasso di cambio medio mensile ufficiale della Banca Nazionale per aprile 2010).

23. Il tribunale nazionale ha ritenuto che il ricorrente avesse subito un danno a causa dell’impossibilit? di continuare la sua attivit? commerciale. In primo luogo, la sua attivit? era stata costretta a pagare tasse che non avrebbero dovuto essere pagate. In secondo luogo, senza un conto bancario e senza veicoli, che erano stati sequestrati, il ricorrente non aveva potuto continuare a gestire la sua attivit?.

24. Per calcolare l’ammontare del danno in questione, il tribunale ha esaminato i registri dell’azienda e le dichiarazioni dei redditi societari e personali del ricorrente a partire dal 1999. I documenti hanno rivelato che l’attivit? del ricorrente aveva generato una perdita e le vendite erano diminuite dopo il sequestro dei beni. Il tribunale ha anche preso in considerazione la relazione e le dichiarazioni orali di un esperto nominato dal tribunale che ha valutato la perdita del ricorrente a 768.328 zloty per un periodo di trentotto mesi. Il tribunale ha tuttavia contestato tale somma, osservando che le decisioni fiscali in questione avevano influenzato la sua attivit? commerciale dal maggio 2003 all’aprile 2006 incluso, ossia per trentasei mesi.

24. Il tribunale ha poi confermato che il danno subito dal ricorrente era derivato da una serie di decisioni emesse nel corso del procedimento fiscale descritto nei paragrafi 6-20. In particolare, senza la decisione del 2 aprile 2006, il ricorrente non avrebbe avuto la possibilit? di ottenere un risarcimento. In particolare, senza la decisione del 2 agosto 2004 (si veda il paragrafo 16 supra), che aveva portato al congelamento dei conti bancari del ricorrente, egli avrebbe potuto continuare a gestire la sua attivit?.

26. Infine, il tribunale nazionale non ha avuto dubbi sul fatto che le decisioni del 21 agosto 2003 e del 2 agosto 2004 non fossero conformi alla legge (s?d nie mia? w?tpliwo?ci, ?e decyzje organ?w … nie by?y zgodne z prawem) ai sensi dell’articolo 417 del Codice civile come applicabile prima del 1? settembre 2004. Il tribunale ha anche fatto riferimento a un riconoscimento dell’ufficio delle imposte secondo cui l’articolo 38, paragrafo 2, comma 2a, della legge sull’IVA e l’articolo 12, paragrafo 1, comma 4, dell’ordinanza del 2002 erano stati violati dalle decisioni.

27. Alla luce di queste considerazioni, il tribunale nazionale ha ritenuto che fossero soddisfatte le condizioni giuridiche che l’articolo 417 del Codice civile collegava alla responsabilit? civile dello Stato, ossia l’esistenza di un danno, una decisione illegittima emessa nell’esercizio di poteri pubblici e un nesso causale tra la decisione e il danno.

28. La Tesoreria dello Stato ha presentato appello contro tale sentenza. In primo luogo, ha sostenuto che le decisioni fiscali impugnate non erano manifestamente illegittime perch? le disposizioni sull’esenzione delle sigarette dalle accise avevano dato luogo a gravi discrepanze nella loro applicazione. Il giudice di primo grado non aveva quindi qualificato la “illegittimit?” richiesta per l’applicazione dell’articolo 417 ? 1 del Codice civile. In secondo luogo, si sosteneva che il Tribunale di primo grado avesse commesso un errore nel calcolo del danno. In particolare, nelle sue dichiarazioni orali il perito nominato dal tribunale aveva sovrastimato le perdite per uno degli anni in questione.

29. Il 22 dicembre 2010 la Corte d’appello di Stettino ha accolto il ricorso presentato dalla Tesoreria dello Stato e ha respinto il ricorso del ricorrente.

30. La corte d’appello ha concordato con il tribunale di primo grado che la fonte del danno subito dal ricorrente era la decisione del 2 agosto 2004. Il giudice d’appello non ha fatto altre constatazioni in merito al danno in questione o al nesso di causalit?.

31. Ha poi confermato che la decisione del 24 aprile 2006 costituiva una pronuncia di illegittimit? come richiesto dall’articolo 4171 ? 2 del Codice Civile (si vedano i paragrafi 47, 48 e 52 di seguito).

32. Il giudice d’appello ha poi approfondito l’argomento della Tesoreria dello Stato secondo cui vi erano state gravi discrepanze nell’interpretazione delle disposizioni che regolavano la questione se le sigarette vendute dalla ricorrente in pacchetti acquistati dagli organi amministrativi di esecuzione e non contrassegnati da un prezzo di vendita individuale fossero state esenti da accisa ai sensi dell’Ordinanza del Ministro delle Finanze del 2002.

33. ? stato osservato che nelle sue due risoluzioni (del 1? giugno 2007 (I FPS 6/07) e del 19 febbraio 2009 (I FPS 3/09) la Corte Suprema Amministrativa, dopo aver esaminato le questioni giuridiche relative al problema sollevato dal caso in questione, aveva infine espresso opinioni giuridiche divergenti. Ci?, secondo il giudice d’appello, dimostrava che la questione era complessa e che aveva dato luogo a difficolt? interpretative.

34. Il giudice d’appello ha concluso che era quindi legittimo da parte dell’ufficio fiscale optare per una di queste interpretazioni. Di conseguenza, l’errore di diritto commesso dall’ufficio delle imposte non era di carattere manifesto, tale da rendere illegittima la decisione impugnata. Per far sorgere la responsabilit? civile dello Stato, un errore di diritto doveva essere qualificato (classificabile), fondamentale e manifesto (kwalifikowany, elementarny i oczywisty). Il ricorrente ? stato condannato a sostenere spese per un totale di 26.205 PLN (circa 6.566 euro).

34. Il 16 novembre 2011 la Corte suprema ha rifiutato di esaminare un ricorso per cassazione presentato dal ricorrente.

QUADRO GIURIDICO E PRASSI RILEVANTI

DIRITTO TRIBUTARIO
36. All’epoca dei fatti, le accise erano regolate dalla Legge sulle accise del 1993 e dall’Ordinanza del 2002, entrambe abrogate il 1? maggio 2004.

37. Ai sensi dell’articolo 37(7)(2) dell’Excise Tax Act del 1993, un’azienda che non fosse un produttore o un importatore di sigarette era tenuta a pagare l’accisa sulla vendita (avvenuta dopo la data limite del 1? marzo 2001) di sigarette sulle quali non era indicato un prezzo massimo di vendita al dettaglio. La Sezione 37(8) regolava l’aliquota di accisa su tali vendite.

38. La Sezione 38(2) (2a) autorizzava il Ministro delle Finanze ad esentare determinati gruppi di contribuenti dall’obbligo fiscale al fine di evitare la doppia imposizione.

39. La sezione 12(1)(4) dell’Ordinanza del 2002 recitava come segue:

“I contribuenti che vendono merci soggette ad accisa sono esentati dall’obbligo di pagare l’accisa, ad eccezione dei soggetti che vendono prodotti soggetti ad accisa per i quali tale imposta non ? gi? stata pagata.”

40. La suddetta disposizione dell’ordinanza del 2002 ha dato origine a due linee di prassi giudiziaria divergenti. La Corte Suprema Amministrativa ? stata inizialmente coerente nel concedere l’esenzione dalle accise alle imprese che vendono sigarette come descritto nell’articolo 37(7) della legge sulle accise del 1993 (si vedano le sentenze: no. I FSK 172/05 del 4 novembre 2005; n. I FSK401/05 del 4 gennaio 2006; e n. I FSK 521/05 del 20 gennaio 2006. I FSK 521/05 del 20 gennaio 2006). Il 4 aprile 2006 ha ribaltato il suo approccio (cfr. sentenza n. I FSK 762/05). Di conseguenza, il Tribunale amministrativo supremo ? stato chiamato per due volte a risolvere in modo autorevole una “questione giuridica che solleva seri dubbi”.

41. Il 1? giugno 2007 la Corte Suprema Amministrativa ha quindi emesso una risoluzione in cui si affermava che, in base alla legge applicabile nel 2003, i contribuenti delle accise che avevano venduto sigarette sulle quali non era stato indicato il prezzo massimo di vendita al dettaglio erano stati esentati dall’obbligo fiscale ai sensi dell’articolo 12, paragrafo 1, comma 4, dell’Ordinanza del 2002 (risoluzione n. I FPS 6/07). Il 19 febbraio 2009 la Corte Suprema Amministrativa ha ribadito tale sentenza in relazione alla precedente ordinanza che regolava le accise tra il 2001 e il 2003 e all’articolo 12(1)(4) dell’ordinanza del 2002 (risoluzione n. I FPS 3/09).
RESPONSABILIT? DELLO STATO PER I DANNI CAUSATI DA DECISIONI ILLEGITTIME
42. La responsabilit? dello Stato per i danni causati da decisioni illegittime ? disciplinata dall’articolo 77 ? 1 della Costituzione polacca del 1997, entrata in vigore il 17 ottobre 1997, e dagli articoli 417 e seguenti del Codice civile polacco.

43. L’articolo 77 della Costituzione polacca recita come segue:

“1. Tutti hanno diritto al risarcimento dei danni causati dagli atti illegali di un’autorit? pubblica.

2. Nessuna legge impedisce l’accesso a un tribunale per le persone che cercano di ottenere riparazione per qualsiasi violazione delle loro libert? o diritti”.

44. Nella versione applicabile fino al 1? settembre 2004, l’articolo 417 ? 1 del Codice civile, che stabilisce una regola generale, recitava come segue:

“L’erario ? responsabile dei danni causati da un funzionario statale nell’esercizio delle funzioni affidategli”.

45. Il 1? settembre 2004 ? entrata in vigore la legge del 17 giugno 2004 sugli emendamenti al codice civile e ad altri statuti (Ustawa o zmianie ustawy – Kodeks cywilny oraz niekt?rych innych ustaw – “la legge di modifica del 2004”). Le modifiche in questione miravano essenzialmente ad ampliare l’ambito della responsabilit? dell’erario in caso di illecito.

46. Ai sensi delle disposizioni transitorie dell’articolo 5 della legge di modifica del 2004, l’articolo 417 come applicabile prima del 1? settembre 2004 si applica a tutti gli eventi e le situazioni giuridiche che esistevano prima di tale data.

47. L’articolo 417 ? 1 del Codice Civile, come applicabile dopo il 1? settembre 2004, prevede:

“Il Tesoro dello Stato, o [a seconda dei casi] un’entit? di autogoverno o un’altra persona giuridica responsabile dell’esercizio dei poteri pubblici, ? responsabile di qualsiasi danno (szkoda) causato da un’azione o un’omissione illegale [commessa] in relazione all’esercizio dei poteri pubblici.”

48. L’articolo 4171 ? 2 del Codice civile recita come segue:

“Se il danno ? stato causato dalla pronuncia di una sentenza o di una decisione definitiva, il risarcimento di tale danno pu? essere richiesto dopo che l’illegittimit? [della sentenza o della decisione] sia stata accertata in un procedimento appropriato, salvo che la legge disponga diversamente.”

49. Nella prassi dei tribunali nazionali, una richiesta di risarcimento ai sensi dell’articolo 4171 del Codice civile non sorge se non ? stata dichiarata l’illegittimit? dell’azione o dell’omissione che ha causato il danno in un procedimento separato (prejudykat) (si veda la sentenza del Tribunale regionale di S?upsk del 2 febbraio 2017, IC 342/16).

50. Nella prassi giudiziaria si sono sviluppate due diverse interpretazioni del termine “illegalit?”.

51. Un approccio richiede che l’illegittimit? sia stata causata da un errore di diritto manifesto o flagrante, indiscutibile e di natura elementare e qualificata (si veda la sentenza del Tribunale regionale di Danzica del 14 novembre 2012, III Ca 140/12). Pertanto, l’emissione di una sentenza che si basa su una delle diverse possibili interpretazioni giudiziarie di una disposizione di legge non costituisce una violazione manifesta e flagrante del diritto (si vedano le sentenze della Corte Suprema del 4 dicembre 2013, II BP6/13): 4 dicembre 2013, II BP6/13; 12 settembre 2008, I BP2/08; e 9 dicembre 2020, V CSK 80/20).

52. Secondo l’altro approccio, l’illiceit? deve essere intesa in senso oggettivo, ossia come un conflitto tra l’atto/omissione e l’ordinamento giuridico definito lato sensu, il che esclude la possibilit? di qualsiasi distinzione in merito all’entit? o al grado della condotta illecita. Non vi ? quindi alcuna base giuridica o necessit? di richiedere che la responsabilit? ai sensi dell’articolo 417 del Codice Civile derivi solo da una manifesta violazione della legge (si vedano, tra le tante, le sentenze della Corte di Cassazione dell’8 gennaio 2002, I CKNN, I CKNN, I CKNNN, I CKNNN): 8 gennaio 2002, I CKN 581/99; 6 febbraio 2002, V CKN 1248/00; 18 giugno 2018, V CSK 422/09; 19 aprile 2012, IV CSK 406/11; 19 settembre 2018, ICSK 585/17; e 25 febbraio 2022, II CSKP 173/22; la risoluzione della Corte Suprema data da sette giudici del 26 aprile 2006, III CZP 125/05; e la sentenza della Corte Costituzionale del 4 dicembre 2001, SK 18/00). Il secondo approccio ritiene che la responsabilit? rigorosa delle autorit? pubbliche per le conseguenze dei loro atti illegittimi sia gi? sufficientemente garantita attraverso la valutazione dell’illegittimit? di una decisione in un procedimento separato e attraverso il requisito del nesso di causalit? tra gli atti contestati e il danno che ne deriva. Tale obiettivo non pu? essere raggiunto operando distinzioni nell’entit? o nel grado di illegittimit?, in quanto ci? andrebbe al di l? dell’ambito di applicazione della disposizione in questione e non avrebbe alcun fondamento normativo (cfr. sentenza della Corte di Cassazione del 26 aprile 2001, III CKN 966/00; sentenza del Tribunale regionale di ??d? del 22 aprile 2016, II Ca 177/16; cfr. anche la risoluzione della Corte di Cassazione resa da sette giudici, cit:dell’11 marzo 2008, II CSK 58/07; del 20 agosto 2009, II CSK 68/09; e del 18 giugno 2010, V CSK 422/09).Inoltre, il termine “flagrante violazione della legge” ha un carattere altamente discrezionale (si veda la sentenza della Corte Suprema del 19 aprile 2012, IV CSK 406/11, e la sentenza del Tribunale regionale di ??d? del 22 aprile 2016, citata sopra).La seconda interpretazione ? dominante nella prassi giudiziaria attuale (si vedano le sentenze della Corte d’appello di Varsavia del 5 novembre 2015, VI Aca 1593/14; della Corte d’appello di Stettino del 28 giugno 2017, I Aca 133/17; e del Tribunale regionale di P?ock del 23 aprile 2018, I C 863/12).

53. Per “danno”, ai sensi delle disposizioni citate, si intende il danno patrimoniale, definito dall’articolo 361 ? 2 del Codice civile come “le perdite e i mancati guadagni che la parte lesa avrebbe potuto realizzare se non avesse subito il danno”.

LA LEGGE

PRESUNTA VIOLAZIONE DELL’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N. 1 DELLA CONVENZIONE
54. Il ricorrente ha lamentato, ai sensi dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 alla Convenzione, che la sua impresa aveva subito gravi perdite a causa di decisioni fiscali che erano state dichiarate illegittime prima che egli presentasse il ricorso alla Corte. Il danno in questione non era stato riparato. Il tribunale civile, nel respingere l’azione del ricorrente per il risarcimento del danno patrimoniale, aveva applicato la legge in modo da proteggere in modo sproporzionato l’erario contro le pretese dei privati. Di conseguenza, le disposizioni esistenti che garantiscono il diritto al risarcimento dei danni causati da atti illegali dello Stato erano diventate, nel suo caso, inefficaci e illusorie. Nel complesso, al ricorrente era stato imposto un onere individuale eccessivo.

55. L’articolo in questione recita come segue:

“Ogni persona fisica o giuridica ha diritto al pacifico godimento dei suoi beni. Nessuno pu? essere privato dei suoi beni se non nell’interesse pubblico e alle condizioni previste dalla legge e dai principi generali del diritto internazionale.

Tuttavia, le disposizioni precedenti non pregiudicano in alcun modo il diritto di uno Stato di applicare le leggi che ritiene necessarie per controllare l’uso della propriet? in conformit? all’interesse generale o per assicurare il pagamento di imposte o di altri contributi o sanzioni.”

Ammissibilit?
Obiezione preliminare del Governo
56. Il Governo ha sollevato un’obiezione preliminare, sostenendo che il ricorso ? incompatibile ratione materiae con la Convenzione.

(a) Il Governo

57. Il Governo ha sostenuto che il ricorrente non aveva alcun diritto di propriet?, bene, legittima aspettativa o interesse sostanziale che potesse rientrare nella protezione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 alla Convenzione. In particolare, hanno sostenuto che la sentenza favorevole del tribunale di primo grado, poi annullata in appello, non aveva conferito al ricorrente alcun diritto di propriet? che potesse ricadere sotto la tutela dell’articolo 1 del Protocollo n. 1.

(b) Il ricorrente

58. Il ricorrente ha sostenuto che il suo diritto a ottenere un risarcimento per i danni subiti dalla sua impresa non derivava dalla sentenza favorevole di primo grado, ma piuttosto dalle conseguenze gravi, negative e sproporzionate delle decisioni fiscali impugnate prima che fossero invalidate. Tali conseguenze erano state riconosciute dal giudice nazionale, anche se il ricorso del ricorrente per ottenere un risarcimento non era stato accolto.
59. Il ricorrente ha affermato che la sentenza di primo grado era rilevante in quanto confermava che la causalit? e le altre condizioni per la responsabilit? civile dello Stato erano state soddisfatte nelle circostanze del suo caso. Ha sottolineato che l’esistenza delle decisioni illegittime impugnate, il danno subito e il nesso di causalit? tra i due erano indiscutibili. Il ricorrente ha sostanzialmente sostenuto che, poich? l’interferenza con il suo diritto al pacifico godimento dei beni era incontestata, aveva una legittima aspettativa che la richiesta di risarcimento danni, che secondo la legge derivava da tale interferenza, sarebbe stata soddisfatta.

La valutazione della Corte
(a) Principi generali

60. La Corte ribadisce che l’articolo 1 del Protocollo n. 1, che garantisce il diritto alla protezione della propriet?, contiene tre norme distinte: la prima norma, contenuta nella prima frase del primo paragrafo, ? di carattere generale ed enuncia il principio del pacifico godimento della propriet?; la seconda norma, contenuta nella seconda frase del primo paragrafo, riguarda la privazione del possesso e la sottopone a determinate condizioni; la terza norma, enunciata nel secondo paragrafo, riconosce agli Stati contraenti il diritto, tra l’altro, di controllare l’uso della propriet? in funzione dell’interesse generale. Le tre norme, tuttavia, non sono “distinte” nel senso di non collegate. La seconda e la terza norma riguardano casi particolari di interferenza con il diritto al pacifico godimento della propriet? e devono quindi essere interpretate alla luce del principio generale enunciato nella prima norma (si vedano, tra le molte altre autorit?, James e altri c. Regno Unito, 21 febbraio 1986, ? 37, Serie A n. 98, e altri casi ivi citati; J.A. Pye (Oxford) Ltd e J.A. Pye (Oxford) Land Ltd c. Regno Unito [GC], no. 44302/02, ? 52, CEDU 2007-III; Iatridis c. Grecia [GC], no. 31107/96, ? 55, CEDU 1999-II; Immobiliare Saffi c. Italia [GC], no. 22774/93, ? 44, CEDU 1999-V; e H?benczius c. Ungheria, no. 44473/06, ? 27, 21 ottobre 2014).

61. Il sequestro di beni nell’ambito di un procedimento giudiziario riguarda normalmente il controllo dell’uso dei beni, che rientra nell’ambito del secondo paragrafo dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 (si veda, tra le molte altre autorit?, ?ysak c. Polonia, n. 1631/16, ? 76, 7 ottobre 2021). Lo stesso vale per le perdite commerciali derivanti da restrizioni generali alla vendita di un determinato prodotto o dal ritiro di una licenza individuale (cfr. Tre Trakt?rer AB c. Svezia, 7 luglio 1989, ?? 54-55, Serie A n. 159, in relazione al ritiro di una licenza per alcolici a un ristorante; Pinnacle Meat Processors Company e altri c. Regno Unito (dec.), n. 33298/96, 21 ottobre 1998). 33298/96, 21 ottobre 1998, in relazione alla perdita di attivit? di lavorazione della carne derivante dalle restrizioni imposte sull’uso di materiale bovino specifico; e Ian Edgar (Liverpool) Ltd contro Regno Unito (dec.), no. 37683/97, CEDU 2000-I in relazione alla perdita di attivit? derivante dal divieto di porto d’armi). La Corte ha inoltre ammesso l’esistenza di un controllo sull’uso dei beni quando la societ? ricorrente, avendo perso opportunit? sul mercato, aveva subito una diminuzione del suo valore d’impresa (cfr. K?nyv-T?r Kft e altri c. Ungheria, n. 21623/13, ? 43, 16 ottobre 2018, in relazione a una diminuzione del valore patrimoniale a seguito della creazione di un monopolio di Stato nel mercato della distribuzione dei libri scolastici, e Pannon Plak?t Kft e altri c. Ungheria, no. 39859/14, ?? 44 e 46, 6 dicembre 2022, in relazione a una diminuzione del valore d’impresa della societ? e alla perdita parziale del valore economico dei beni inflessibili e non variabili della societ? a causa delle restrizioni legali all’attivit? della societ? (cartelloni pubblicitari stradali) per la quale erano stati utilizzati i beni in questione.

62. A prescindere da quanto sopra, in alcune circostanze, una “legittima aspettativa” di ottenere un “bene” pu? anche godere della protezione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1. Pertanto, quando un diritto di propriet? ha la natura di una pretesa, la persona che ne ? titolare pu? essere considerata come avente una “legittima aspettativa” se esiste una base sufficiente per l’interesse nel diritto nazionale, ad esempio se esiste una giurisprudenza consolidata dei tribunali nazionali che ne conferma l’esistenza (si veda Kopeck? c. Slovacchia [GC], no. 44912/98, ? 52, CEDU 2004-IX; Draon c. Francia [GC], n. 1513/03, ? 68, 6 ottobre 2005; Anheuser-Busch Inc. c. Portogallo [GC], n. 73049/01, ? 65, CEDU 2007-I; e Pressos Compania Naviera S.A. e altri c. Belgio, 20 novembre 1995, ? 31, Serie A n. 332).

63. Non si pu? dire che sorga un legittimo affidamento, tuttavia, quando vi ? una controversia sulla corretta interpretazione e applicazione del diritto interno e le argomentazioni del richiedente sono successivamente respinte dai giudici nazionali (si veda Kopeck?, sopra citata, ? 50).

64. A questo proposito, spetta in primo luogo alle autorit? nazionali, e in particolare ai giudici, interpretare e applicare il diritto interno. La competenza della Corte a verificare che il diritto interno sia stato correttamente interpretato e applicato ? limitata e non ? sua funzione sostituirsi ai tribunali nazionali; piuttosto, il suo ruolo ? quello di garantire che le decisioni di tali tribunali non siano viziate da arbitrariet? o comunque manifestamente irragionevoli (si vedano Topallaj c. Albania, no. 32913/03, ? 89, 21 aprile 2016, e Weitz c. Polonia (dec.), no. 37727/05, 23 giugno 2009).

(b) Applicazione di questi principi al caso di specie

65. Nel caso di specie, l’eccezione di incompatibilit? del Governo si ? incentrata sull’asserita mancanza di una legittima aspettativa di ottenere una sentenza favorevole in materia di risarcimento per la perdita di attivit? (si veda il precedente paragrafo 57).

66. L’argomentazione del ricorrente, a sua volta, si basava sia sulla dottrina del controllo dell’uso della propriet? sia sulla dottrina del legittimo affidamento. Il ricorrente ha quindi sostenuto che il suo diritto di propriet? derivava in primo luogo dal danno che aveva subito, vale a dire le perdite derivanti dalle decisioni fiscali illegittime riguardanti la sua attivit? e dal sequestro dei suoi beni (si vedano i paragrafi 58 e 59 supra). A tal proposito, il ricorrente ha calcolato il profitto che la sua azienda avrebbe perso nel periodo compreso tra il maggio 2003 e il giugno 2006, ossia durante il periodo in cui i suoi diritti di propriet? sui beni dell’azienda e sui suoi beni privati erano stati colpiti dalle decisioni di sequestro provvisorio (del 19 maggio 2003) e dalle successive decisioni relative alle sue accise (del 21 agosto 2003 e del 2 agosto 2004; si vedano i paragrafi 6, 7, 13, 14, 16 e 21) Davanti al giudice nazionale, il ricorrente ha quindi sostenuto di aver subito un danno patrimoniale pari a circa 190.403 euro (calcolato al tasso di cambio del gennaio 2009; si veda il paragrafo 21). Inoltre, il ricorrente ha essenzialmente sostenuto di aver avuto una legittima aspettativa di ottenere un risarcimento perch? la sua domanda civile aveva soddisfatto tutti i requisiti legali (si vedano i paragrafi 54, 58 e 59 supra).

67. La Corte ribadisce che l’articolo 1 del Protocollo n. 1 si applica solo ai beni esistenti di una persona e non crea un diritto all’acquisto di beni (si veda Stummer c. Austria [GC], n. 37452/02, ? 82, CEDU 2011). I redditi futuri non possono essere considerati “beni” a meno che non siano gi? stati guadagnati o siano sicuramente esigibili (si veda Anheuser-Busch Inc. v. Portugal [GC], no. 73049/01, ? 64, CEDU 2007 I; e Juszczyszyn v. Poland, no. 35599/20, ? 344, 6 ottobre 2022, con ulteriori riferimenti). Detto questo, la Corte non dubita che i legittimi diritti commerciali e di propriet? del ricorrente siano stati pregiudicati dalle restrizioni imposte da una serie di decisioni delle autorit? fiscali sull’uso dei beni appartenenti all’azienda del ricorrente e dei suoi beni privati. A tal fine, la Corte ha affermato in numerose occasioni che qualsiasi sequestro comporta un danno (si veda, ad esempio, Borzhonov c. Russia, n. 18274/04, ? 61, 22 gennaio 2009). Pi? specificamente, la Corte ha anche affermato che un sequestro che ha posto una restrizione temporanea all’alienazione dei beni del richiedente associati alla sua attivit? commerciale lecita ha inevitabilmente influito sulla capacit? di tale attivit? di operare normalmente (cfr. JGK Statyba Ltd e Guselnikovas c. Lituania, ?? 115 e 129, 5 novembre 2013, e D?ini? c. Croazia, no. 38359/13, ? 61 e 68 in fine, 17 maggio 2016, con ulteriori riferimenti; si confronti anche Jucys c. Lituania, no. 5457/03, ? 34, 8 gennaio 2008). ? implicito in tale stato di cose che l’attivit? del ricorrente abbia subito anche un danno al suo valore economico, all’avviamento e alla clientela che erano stati liberamente acquisiti nel corso degli anni di attivit?. L’esistenza di tale danno ? stata infatti confermata dal tribunale civile di primo grado (si vedano i paragrafi 23-27 supra), anche se tale questione non ? stata ulteriormente affrontata dai tribunali superiori in considerazione degli argomenti sollevati dalla convenuta in appello.
68.
69.68. Alla luce delle considerazioni che precedono e della sua giurisprudenza consolidata, come sopra descritta, la Corte ritiene che gli interessi del ricorrente rientrino nei diritti tutelati dall’articolo 1 del Protocollo n. 1 alla Convenzione (si vedano i paragrafi 60 e 61 supra).

Conclusione sull’ammissibilit?

69. Dalle considerazioni che precedono risulta che il ricorso non pu? essere respinto in quanto incompatibile ratione materiae con le disposizioni della Convenzione o dei suoi Protocolli.

70. La Corte osserva che il ricorso non ? manifestamente infondato ai sensi dell’articolo 35 ? 3 (a) della Convenzione, n? ? irricevibile per altri motivi. Deve pertanto essere dichiarato ricevibile.

Il merito
Argomentazioni delle parti
(a) Il ricorrente

70. Il ricorrente ha sostenuto che la costituzione di ipoteche sui suoi beni immobili, il congelamento dei conti bancari della sua impresa e il sequestro delle sue autovetture, nonch? l’esecuzione di debiti fiscali, tutti autorizzati nell’ambito di procedimenti tributari giudicati illegittimi, avevano perturbato la sua attivit? imprenditoriale a tal punto che la sua impresa aveva registrato gravi perdite.

71. Il ricorrente ha sostenuto che l’onere che aveva dovuto sostenere era stato eccessivo. In primo luogo, l’interesse finanziario dello Stato sarebbe stato sufficientemente garantito dall’imposizione di ipoteche solo sui suoi beni immobili, poich? il loro valore era molte volte superiore a quello dei debiti fiscali contestati. In secondo luogo, le misure non erano state revocate il prima possibile, come sostenuto dal Governo. Infatti, se le autorit? fiscali fossero state in grado di concludere, prima di qualsiasi armonizzazione da parte della Corte Suprema Amministrativa, che la decisione fiscale contestata era illegittima, avrebbero dovuto revocare le misure in questione molto prima, mentre in realt? erano rimaste in vigore per ben tre anni. In terzo luogo, il danno subito dall’azienda del ricorrente non era stato risarcito a causa della drastica limitazione della responsabilit? dell’erario nei confronti dei privati. La possibilit? di chiedere un risarcimento era quindi teorica e inefficace. Il requisito della flagranza o della manifesta illegittimit?, che era una qualificazione soggettiva, lasciava un margine troppo ampio di discrezionalit? non verificabile e di arbitrariet? da parte del giudice nazionale che giudicava il caso.
Il Governo

73. Il Governo ha sostenuto che esiste un quadro giuridico efficace per offrire un risarcimento per eventuali danni causati da decisioni illegittime delle autorit? statali.

74. Le decisioni che determinavano i debiti fiscali del ricorrente, tuttavia, non erano illegittime di per s?, ma piuttosto erano viziate da un errore di diritto derivante dall’esistenza di due linee di interpretazione contraddittorie della legge fiscale. La successiva armonizzazione dell’interpretazione giudiziaria da parte della Corte Suprema Amministrativa negli anni 2007 e 2009 non ha reso illegittime le precedenti decisioni fiscali solo perch? avevano seguito un’interpretazione valida all’epoca.

75. Inoltre, l’imposizione delle misure era stata giustificata, come motivato nelle decisioni pertinenti, dalla necessit? di proteggere gli interessi dell’erario e perch? il valore delle immobilizzazioni dell’impresa del ricorrente non era stato sufficiente a coprire i suoi debiti fiscali e c’era stato il rischio che non li avrebbe assolti.

76. Il Governo ha inoltre sostenuto che le misure impugnate non erano state sproporzionatamente onerose per il ricorrente. Il valore degli oggetti garantiti rifletteva l’importo dei suoi debiti fiscali. L’esecuzione delle misure era stata parzialmente sospesa nel 2005 e nel 2006. Subito dopo l’invalidazione delle misure, era stata emessa una decisione che dichiarava che il ricorrente aveva pagato in eccesso le sue imposte.
77. Nel complesso, il Governo ha sostenuto che le autorit? nazionali hanno raggiunto un giusto equilibrio tra gli interessi individuali del ricorrente e gli interessi pubblici nel caso di specie.

(c) Il terzo

78. La Fondazione Helsinki per i Diritti Umani (“la Fondazione”) ha affermato che il sistema del diritto tributario polacco si basa su un meccanismo di autovalutazione fiscale. In altre parole, era responsabilit? del contribuente determinare, sulla base della normativa fiscale applicabile, se e quanto fosse tenuto a pagare, e versare il relativo importo alle autorit? fiscali. Secondo la Fondazione, un sistema di autovalutazione combinato con il principio costituzionale dello Stato di diritto e il principio della fiducia nello Stato richiedeva che la legge fiscale fosse coerente, sufficientemente specifica, stabile, funzionale e chiaramente strutturata.

79. La legge fiscale polacca, secondo la Fondazione, non soddisfaceva questi requisiti; era complicata e difficile da interpretare. Ogni anno, le autorit? fiscali emettevano interpretazioni ufficiali di varie disposizioni fiscali in relazione a 33.000 domande individuali. Negli anni 2008-16 sono state emesse quasi 302.000 interpretazioni fiscali ufficiali. Una richiesta cos? elevata di interpretazioni fiscali dimostra che la legge fiscale ? molto ambigua per i contribuenti. Inoltre, la legge fiscale era imprevedibile e in continua evoluzione. Ad esempio, nei sette anni successivi all’entrata in vigore della legge sull’IVA (2004-11), 698 disposizioni sono state soggette a modifiche, tra cui una sezione che ? stata modificata quattordici volte. Solo nel 2013 la legge sull’IVA ? stata modificata sei volte. Nel 2016 era stata nuovamente modificata, poich? erano entrate in vigore 1.784 pagine di nuova legislazione che disciplinavano direttamente la materia fiscale.

79. La Fondazione ha anche affermato che i contribuenti sono stati scoraggiati dal fare causa allo Stato per decisioni fiscali illegittime a causa dei costi elevati e delle scarse possibilit? di successo di tali procedimenti. Hanno fornito statistiche che mostrano che tra il 2010 e il 2016, 112 azioni di risarcimento per decisioni fiscali illegittime sono state esaminate dai tribunali polacchi. Novantaquattro di queste cause sono state vinte dall’erario.
La valutazione della Corte
(a) Principi generali

81. Nel contesto di un’ingerenza nei diritti di propriet?, il primo e pi? importante requisito dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 ? che essa sia legittima: il secondo paragrafo riconosce che gli Stati hanno il diritto di controllare l’uso della propriet? applicando le “leggi” (si vedano Iatridis, sopra citato, ? 58; Ex Re di Grecia e altri c. Grecia [GC], n. 25701/94, ? 79, CEDU 2000-XII; e Broniowski c. Polonia [GC], no. 31443/96, ? 147, CEDU 2004-V). Ci? significa che l’ingerenza deve essere conforme al diritto interno e che il diritto stesso deve essere di qualit? sufficiente per consentire al richiedente di prevedere le conseguenze della sua condotta. Per quanto riguarda la conformit? al diritto interno, la Corte ha un potere limitato al riguardo, poich? si tratta di una questione che rientra principalmente nella competenza dei tribunali nazionali (si veda OAO Neftyanaya Kompaniya Yukos c. Russia, n. 14902/04, ? 559, 20 settembre 2011, con ulteriori riferimenti).

82. Inoltre, sia che il caso venga analizzato in termini di un dovere positivo dello Stato o di un’interferenza da parte di un’autorit? pubblica che deve essere giustificata, i criteri da applicare non differiscono nella sostanza. In particolare, si deve tenere conto dell’equo equilibrio da raggiungere tra gli interessi concorrenti dell’individuo e della comunit? nel suo complesso. ? altres? vero che gli obiettivi menzionati nell’articolo 1 del Protocollo n. 1 possono essere di una certa rilevanza nel valutare se sia stato raggiunto un equilibrio tra le esigenze dell’interesse pubblico coinvolto e il diritto fondamentale di propriet? del richiedente. In entrambi i contesti lo Stato gode di un certo margine di apprezzamento nel determinare le misure da adottare per garantire il rispetto della Convenzione (cfr. Broniowski, sopra citata, ? 144, e JGK Statyba Ltd e Guselnikovas, sopra citata, ? 118, con ulteriori riferimenti).

83. Gli obblighi positivi inerenti all’articolo 1 del Protocollo n. 1 possono comportare l’adozione di misure necessarie a tutelare i diritti di propriet?, in particolare quando esiste un legame diretto tra le misure che un richiedente pu? legittimamente aspettarsi dalle autorit? e il suo effettivo godimento dei propri beni, anche nei casi di controversie tra soggetti privati. Ci? significa, in particolare, che gli Stati hanno l’obbligo di fornire un meccanismo giudiziario per risolvere efficacemente le controversie in materia di propriet? e di garantire la conformit? di tali meccanismi con le garanzie procedurali e materiali sancite dalla Convenzione. Questo principio si applica a maggior ragione quando ? lo Stato stesso a essere in lite con un individuo (si veda Plechanow c. Polonia, n. 22279/04, ?? 99 e 100, 7 luglio 2009).

84. Il diritto all’indennizzo non ? insito nel secondo paragrafo dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 alla Convenzione relativo al controllo dell’uso della propriet? (cfr. J.A. Pye (Oxford) Ltd e J.A. Pye (Oxford) Land Ltd, sopra citato, ? 79; e Ban?r c. Svezia, n. 11763/85, decisione della Commissione del 9 marzo 1989, Decisions and Reports 60, p. 128, a p. 142). Ne consegue che, quando ? in questione una misura che controlla l’uso della propriet?, la mancanza di compensazione non ? di per s? sufficiente a costituire una violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1. ?, tuttavia, un fattore che deve essere considerato come una violazione dell’articolo 1 del Protocollo. Tuttavia, ? un fattore da prendere in considerazione per determinare se sia stato raggiunto un giusto equilibrio (si veda Anonymos Touristiki Etairia Xenodocheia Kritis c. Grecia, no. 35332/05, ? 45, 21 febbraio 2008, e Depalle c. Francia [GC], no. 34044/02, ? 91, CEDU 2010, con ulteriori riferimenti). Ad esempio, in un caso in cui le autorit? avevano sequestrato e trattenuto degli oggetti come prova fisica in un procedimento penale, la Corte ha ritenuto che – nel contesto dell’articolo 13 in combinato disposto con l’articolo 1 del Protocollo n. 1 alla Convenzione – la legislazione nazionale dovesse prevedere la possibilit? di avviare un procedimento contro lo Stato e di chiedere un risarcimento per qualsiasi danno derivante dall’incapacit? delle autorit? di mantenere gli oggetti al sicuro e in condizioni ragionevolmente buone. Ci? ? particolarmente vero nei casi in cui l’interferenza stessa risulti illegittima (si veda, mutatis mutandis, Karamitrov e altri c. Bulgaria, no. 53321/99, ? 77, 10 gennaio 2008).

Applicazione dei suddetti principi al caso di specie

85. La Corte osserva che il presente ricorso riguarda una serie di restrizioni poste in essere a seguito delle decisioni di imposizione di misure provvisorie di sequestro (del 19 maggio 2003) e delle successive decisioni relative ai debiti del ricorrente in materia di accise (del 21 agosto 2003 e del 2 agosto 2004). Tali restrizioni hanno inciso sull’esercizio dei diritti di propriet? del ricorrente in relazione ai beni della sua azienda e ai suoi beni privati (cfr. paragrafi 23, 25 e 30) e, come sostenuto dal ricorrente, gli hanno causato un danno patrimoniale misurabile (perdita di attivit?). Le decisioni fiscali in questione sono state successivamente dichiarate illegittime e revocate (cfr. paragrafi 18 e 19 supra).

86. Il Governo ha sostenuto che le decisioni che hanno determinato i debiti fiscali del ricorrente non erano illegittime di per s?, ma piuttosto erano viziate da un errore di diritto derivante dall’esistenza di due linee interpretative contraddittorie del diritto interno (si veda il paragrafo 40 sopra). La prassi nazionale era stata successivamente armonizzata dalla Corte Suprema Amministrativa, ma all’epoca dei fatti l’esito iniziale del procedimento fiscale aveva rispecchiato una delle interpretazioni giudiziarie delle disposizioni rilevanti in materia di accise (cfr. paragrafo 41). Il ricorrente, invece, sosteneva che le decisioni che avevano stabilito le sue imposte sul consumo erano illegittime, indipendentemente dall’esistenza di diverse interpretazioni giudiziarie delle disposizioni in materia; infatti, le decisioni impugnate erano state invalidate prima dell’armonizzazione della prassi. Inoltre, egli ha sostanzialmente sostenuto che la normativa in materia di accise non era chiara (cfr. paragrafi 79 e 80). La Corte prende quindi atto delle posizioni divergenti delle parti in merito alla legittimit? dell’ingerenza.

87. La Corte ritiene importante ribadire che, nel caso di specie, le misure che hanno comportato il sequestro dei beni del ricorrente erano finalizzate a garantire il pagamento delle accise dovute dalla sua impresa. I suoi debiti fiscali sono stati dapprima esaminati (a partire dal 19 maggio 2003; si vedano i paragrafi 6-9) e successivamente sono stati accertati e sono diventati esecutivi a seguito delle nove decisioni emesse dalle autorit? fiscali di primo e secondo grado (a partire dal 21 agosto 2003; si vedano i paragrafi 13, 14 e 16). Le misure sono rimaste in vigore (presumibilmente con una graduale sospensione dell’esecuzione nel 2005 e all’inizio del 2006; cfr. paragrafo 17 supra) fino al 24 aprile 2006, quando sono state revocate le decisioni fiscali impugnate relative alle accise del ricorrente (cfr. paragrafo 18 supra).

88. Nelle circostanze del caso di specie, la Corte ritiene che la limitazione del diritto del ricorrente al pacifico godimento dei suoi beni non sia di per s? criticabile, soprattutto in considerazione dello scopo legittimo perseguito e del margine di apprezzamento previsto dal secondo paragrafo dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 alla Convenzione. Tuttavia, il rischio di un tale sistema ? che possa limitare in modo irragionevole la capacit? del richiedente di amministrare i propri beni, soprattutto se il procedimento si protrae nel tempo, come nel caso in esame. Inoltre, la Corte non ? convinta che le autorit? nazionali abbiano preso sufficientemente in considerazione la possibilit? di adottare misure meno intrusive nei confronti dei beni del ricorrente.

89. La Corte osserva inoltre che il giudice di primo grado ha accolto il ricorso del ricorrente e ha concesso un risarcimento di importo prossimo a quello da lui richiesto. Il giudice nazionale, tenuto conto del parere dell’esperto, ha ritenuto che, a seguito del congelamento del suo conto bancario e del sequestro dei suoi veicoli, il ricorrente non era stato in grado di continuare a gestire la sua attivit? e aveva subito perdite significative (cfr. paragrafi 22 e 24 supra). Questo tribunale ha anche considerato che, tra le numerose decisioni emesse dalle autorit? a partire dal 19 maggio 2003, era stata la decisione del 2 agosto 2004 della Camera doganale di Stettino a essere fatale per l’attivit? del ricorrente. Tale decisione aveva portato al congelamento dei conti bancari del ricorrente e aveva di fatto ostacolato le sue transazioni commerciali (si veda il paragrafo 25 supra).

90. La Corte ritiene che, nonostante l’annullamento definitivo di tale sentenza da parte della corte d’appello, l’accertamento dei fatti effettuato dal giudice di primo grado indica che il ricorrente aveva effettivamente subito un danno pecuniario significativo e che il danno in questione era stato direttamente causato dalle misure disposte da varie autorit? statali (si veda, mutatis mutandis, Tarnawczyk c. Polonia, n. 27480/02, ? 104, 7 dicembre 2010).

91. Il ricorrente ? stato quindi costretto a sopportare importanti conseguenze finanziarie della prassi divergente delle autorit? pubbliche, mentre spetta allo Stato assumersi la responsabilit? per gli errori o le omissioni derivanti dalle loro azioni.

92. Alla luce delle considerazioni di cui sopra, la Corte ritiene che le restrizioni imposte sui beni personali e aziendali del ricorrente per tre anni abbiano costituito un onere individuale ed eccessivo per lui, sconvolgendo il “giusto equilibrio” che dovrebbe essere raggiunto tra la tutela del diritto di propriet? e le esigenze dell’interesse generale (si vedano, mutatis mutandis, D?ini?, sopra citata, e Lachikhina c. Russia, no. 38783/07, 10 ottobre 2017).

93. Di conseguenza, vi ? stata una violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 alla Convenzione.

APPLICAZIONE DELL’ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
94. L’articolo 41 della Convenzione prevede:

“Se la Corte constata che vi ? stata una violazione della Convenzione o dei suoi Protocolli, e se la legge interna dell’Alta Parte Contraente interessata consente solo un risarcimento parziale, la Corte deve, se necessario, dare giusta soddisfazione alla parte lesa.”

95. La ricorrente ha chiesto 183,132 euro (EUR) per danni pecuniari. Ha spiegato che tale importo era equivalente alle perdite subite mentre non era in grado di gestire la sua attivit? a causa delle misure di sequestro contestate. Essa era anche in linea con la sentenza pronunciata dal giudice di primo grado nel procedimento civile (si veda il precedente paragrafo 22). Nel caso in cui il Tribunale non abbia pronunciato alcuna sentenza per danni pecuniari, egli ha chiesto 100.000 EUR per danni morali causati da “difficolt? nella sua vita professionale e privata”.

96. Il Governo sosteneva che il credito della ricorrente relativo al danno pecuniario era infondato e che il credito relativo al danno morale era impreciso, ingiustificato e, in ogni caso, esorbitante.

97. Nelle circostanze del caso di specie, il Tribunale ritiene che, per quanto riguarda la sentenza da pronunciare in merito al danno, la questione del l’applicazione del l’articolo 41 non sia ancora pronta per la decisione (vedi ?ysak, sopra citata, ? 96). Di conseguenza, tale questione deve essere riservata e la procedura successiva deve essere fissata, tenuto conto di qualsiasi accordo che possa essere raggiunto tra il governo e la ricorrente (articolo 75, paragrafi 1 e 4, del regolamento della Corte).

PER QUESTI MOTIVI, LA CORTE ALL’UNANIMIT?,

dichiara il ricorso ricevibile;
ritiene che vi sia stata violazione dell’articolo 1 del protocollo n. 1 della Convenzione;
sostiene che la questione dell’applicazione dell’articolo 41 della Convenzione non ? pronta per la decisione e, di conseguenza,
(a)si riserva di rispondere a tale domanda;
(b) invita il Governo e la ricorrente a presentare, entro tre mesi dalla data in cui la sentenza diventa definitiva, ai sensi dell’articolo 44 ? 2 della Convenzione, le loro osservazioni scritte sull’importo da attribuire alla ricorrente per danni e in particolare, notificare alla Corte qualsiasi accordo che possano raggiungere;
(c)Si riserva l’ulteriore procedura e delegati al Presidente della Camera il potere di fissare lo stesso, se necessario.

Fatto in inglese, e notificato per iscritto il 5 ottobre 2023, ai sensi della regola 77 ?? 2 e 3 del regolamento della Corte.

Renata Degener Marko Bo?njak
Cancelliere Presidente

Testo Tradotto

FIRST SECTION

CASE OF ANDRZEJ RUCI?SKI v. POLAND

(Application no. 22716/12)

JUDGMENT
(Merits)

Art 1 P1 ? Peaceful enjoyment of possessions ? Control of use of property ? Individual and excessive burden imposed on applicant as a result of restrictions on his personal and business property for period of three years in the context of protracted tax proceedings ? Art 1 P1 applicable ? Applicant?s business suffered significant losses ? Domestic authorities? failure to sufficiently consider possibility of less intrusive measures ? Lack of compensation ? Applicant made to bear important financial consequences of public authorities? divergent practice ? State to take responsibility for mistakes or omissions resulting from its actions ? Fair balance between competing interests not struck

STRASBOURG

5 October 2023

This judgment will become final in the circumstances set out in Article 44 ? 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Andrzej Ruci?ski v. Poland,

The European Court of Human Rights (First Section), sitting as a Chamber composed of:

Marko Bo?njak, President,
Alena Pol??kov?,
Krzysztof Wojtyczek,
L?tif H?seynov,
P?ter Paczolay,
Ivana Jeli?,
Gilberto Felici, judges,
and Renata Degener, Section Registrar,

Having regard to:

the application (no. 22716/12) against the Republic of Poland lodged with the Court under Article 34 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (?the Convention?) by a Polish national, Mr Andrzej Ruci?ski (?the applicant?), on 5 April 2012;

the decision to give notice to the Polish Government (?the Government?) of the complaint concerning the lack of compensation for damage that the applicant?s business had suffered as a result of unlawful and disproportionate tax decisions, and to declare the remainder of the application inadmissible;

the observations submitted by the Government and the observations in reply submitted by the applicant;

the comments submitted by the Helsinki Foundation for Human Rights, which was granted leave to intervene by the President of the Section;

Having deliberated in private on 12 September 2023,

Delivers the following judgment, which was adopted on that date:

INTRODUCTION

1. The case concerns a lack of compensation for disproportionate interference by the tax authorities with the applicant?s business.

THE FACTS

2. The applicant was born in 1958 and lives in Dobra. He was represented by Mr Z. Barwina, a lawyer practising in Szczecin.

3. The Government were represented by their Agent, Mr J. Sobczak, of the Ministry of Foreign Affairs.

4. The facts of the case may be summarised as follows.

5. The applicant had a business trading in tobacco products.

THE SEIZURE OF ASSETS
6. On 19 May 2003, following a tax audit, the Szczecin Tax Office gave two decisions ordering the seizure of the applicant?s assets to secure the payment of his business?s excise-tax liabilities for several months in 2002 and 2003. In the preliminary assessment, those liabilities had been calculated at 708,372 Polish zlotys (PLN ? 163,067 euros (EUR), as per the National Bank of Poland?s official exchange rate on the date in question).

7. The decisions featured the following assessment of the assets belonging to the applicant?s business, as reported in December 2002. The value of the business?s fixed assets (maj?tek trwa?y) was assessed at PLN 203,327 (EUR 46,805). The fixed assets comprised buildings and offices, machines and equipment, and vehicles. The value of the business?s current assets (maj?tek obrotowy) was assessed at PLN 1,750,848 (EUR 403,045). Those assets comprised stocks of articles for sale; payments due for sales, taxes, customs duty and social insurance; and money in the amount of PLN 221,840 (EUR 51,067). The applicant?s own capital was estimated at a value of PLN 609,734 (EUR 140,360). The tax office made further calculations of the applicant?s debts, loans and profits for the past years, and of his business liquidity. On the basis of all those elements, it was concluded that the applicant?s business would not be able to generate sufficient profit to pay the excise-tax liability which was under assessment and that a risk existed that the applicant would evade the payment of that tax obligation once it was established.

8. On 26 May 2003 the applicant appealed against those decisions on the grounds that there was no legal basis for the seizure of his assets because his future excise-tax liability did not exist and there was no risk that if such liability were established, he would not discharge it.

9. The measures ordered on the basis of the above-mentioned decisions were: the freezing of the business?s two bank accounts; the seizure of the business?s six cars, including delivery vehicles; and the setting?up of mortgages on four properties belonging to the applicant.

10. On 6 June 2003 the applicant asked that the measures in question be replaced with the setting-up of mortgages on two different properties belonging to him.

11. On 5 August 2003 the head of the tax office (naczelnik), partly granting the applicant?s request, lifted the measure in respect of one bank account and established a mortgage on the two properties indicated by the applicant, the value of which was assessed at PLN 180,000 (EUR 41,256).

12. On 5 August 2003 the Szczecin Tax Office issued two decisions dismissing the appeals against the decisions of 19 May 2003. It observed, inter alia, that in the decisions the tax office had made a thorough financial and economic analysis of the applicant?s business situation, leading to the conclusion that the value of the business?s fixed assets amounted to only 10% of its total assets and fell short of the amount of possible excise-tax liability.

TAX LIABILITIES
13. On 21 August 2003 the Szczecin Tax Office gave nine decisions establishing the business?s excise-tax liabilities for several months in 2002 and 2003. The tax office considered that, as the business had been selling cigarettes on which a maximum price had not been indicated, it was liable to pay excise tax under section 37(7) and (8) of the Value-Added and Excise Tax Act of 8 January 1993 (Ustawa o podatku od towar?w i us?ug oraz o podatku akcyzowym ? ?the 1993 Excise Tax Act?).

14. The total amount of the excise-tax liability was PLN 803,754 (EUR 184,622).

15. As established by the civil court, on 17 November 2003 the Szczecin Customs Office refused a request lodged by the applicant for a stay of execution in respect of the nine decisions he had contested. On 28 October 2003 the head of the tax office had refused an objection (zarzut) lodged by the applicant to the seizure of his and his business?s assets on the basis of the nine decisions of 21 August 2003.

16. On 2 August 2004 the tax office?s decisions were upheld by the Szczecin Customs Chamber.

17. The Government submitted that while the appellate proceedings were ongoing, on 19 July 2005 the Regional Administrative Court had stayed the execution of three decisions and on 14 March 2006 it had stayed the execution of six decisions issued in the applicant?s case. Copies of those decisions have not been sent to the Court.

18. On 24 April 2006 the Szczecin Customs Chamber revoked all its decisions of 2 August 2004, finding that they were tainted with a breach of substantive law. Those decisions had resulted in double taxation of the goods sold by the applicant. They were thus contrary to section 38(2)(2a) of the VAT Act and to section 12(1)(4) of the ordinance of the Minister of Finances of 22 March 2002 on excise tax (Rozporz?dzenie Ministra Finans?w w sprawie podatku akcyzowego ??the 2002 Ordinance?). The customs chamber also pointed out that no legal basis existed for the imposition of excise tax on sellers who traded in goods on which excise tax should have been paid by the tax authorities themselves.

19. The Government submitted that on the same date, the Szczecin Customs Chamber had issued a decision establishing the overpayment made by the applicant?s business. A copy of that decision has not been furnished to the Court.

20. On 25 May 2006 the Regional Administrative Court discontinued the proceedings. It found that in the light of the decisions of 24 April 2006 by which the contested decisions had been revoked, there was no call to continue the examination of the applicant?s appeal.

CIVIL PROCEEDINGS FOR COMPENSATION FOR UNLAWFUL TAX DECISIONS
21. On 15 January 2009 the applicant lodged a civil action for compensation against the State Treasury under the provisions of the Civil Code, which governed the civil liability of the State for damage arising from unlawful acts and decisions (see paragraphs 44-47 below). He claimed PLN 790,839 (EUR 187,191) in respect of the profit his business had lost in the period from May 2003 to June 2006. He contended that the damage had arisen from the freezing of the business?s bank accounts and the seizure of other possessions; and that those measures, which had been taken on the basis of unlawful decisions by the authorities, had prevented him from running his business in the above-mentioned period.

22. On 27 April 2010 the Szczecin Regional Court (S?d Okr?gowy) awarded the applicant PLN 759,999 in compensation (EUR 183,132 as per the applicant?s calculation based on the National Bank?s official average monthly exchange rate for April 2010).

23. The domestic court found that the applicant had suffered damage because of the impossibility of continuing his business activity. Firstly, his business had been made to pay tax which should not have been paid. Secondly, without a bank account and vehicles, which had been seized, the applicant had been unable to continue operating his business.

24. To calculate the amount of damage in question, the court reviewed the business?s records and the applicant?s corporate and personal income-tax statements from 1999 onwards. The documents revealed that the applicant?s business had generated a loss and sales had fallen after the seizure of the assets. The court also had regard to the report and oral submissions of a court?appointed expert who had assessed the applicant?s loss at PLN 768,328 over a period of thirty-eight months. The court nevertheless challenged that sum, observing that the tax decisions in issue had affected his business activity from May 2003 until April 2006 inclusive, that is, for thirty?six months.

25. The court then confirmed that the damage sustained by the applicant had resulted from a series of decisions issued during the tax proceedings described in paragraphs 6-20 above. In particular, without the decision of 2 August 2004 (see paragraph 16 above), which had led to the freezing of the applicant?s bank accounts, he would have been able to continue operating his business.

26. Lastly, the domestic court had no doubt that the decisions of 21 August 2003 and 2 August 2004 were not in accordance with the law (s?d nie mia? w?tpliwo?ci, ?e decyzje organ?w … nie by?y zgodne z prawem) within the meaning of Article 417 of the Civil Code as applicable before 1 September 2004. The court also referred to an acknowledgment by the tax office to the effect that section 38(2)(2a) of the VAT Act and section 12(1)(4) of the 2002 Ordinance had been breached by the decisions.

27. In view of the above considerations, the domestic court held that the legal conditions that Article 417 of the Civil Code attached to the civil liability of the State ? namely, the existence of damage, an unlawful decision issued in the exercise of public powers and a causal link between the decision and the damage ? had been met.

28. The State Treasury appealed against that judgment. Firstly, it argued that the impugned tax decisions had not been manifestly unlawful because the provisions on the exemption of cigarettes from excise tax had given rise to serious discrepancies in their application. The first-instance court had thus failed to qualify the ?unlawfulness? required for the application of Article 417 ? 1 of the Civil Code. Secondly, it was argued that the first-instance court had erred in the calculation of the damage. In particular, in his oral submissions the court-appointed expert had overestimated the losses for one of the years in question.

29. On 22 December 2010 the Szczecin Court of Appeal allowed the appeal brought by the State Treasury and dismissed the applicant?s action.

30. The appellate court agreed with the first-instance court that the source of the damage sustained by the applicant was the decision of 2 August 2004. The appellate court did not make any other findings in respect of the damage in question or the causality nexus.

31. It then confirmed that the decision of 24 April 2006 constituted a ruling on unlawfulness as required by Article 4171 ? 2 of the Civil Code (see paragraphs 47, 48 and 52 below).

32. The appellate court then elaborated on the State Treasury?s argument that there had been serious discrepancies in the interpretation of the provisions regulating the question of whether the cigarettes sold by the applicant in packets purchased from the administrative enforcement bodies and not marked with an individual retail price had been exempt from excise tax under the Ordinance of the Minister of Finance of 2002.

33. It was observed that in its two full-bench resolutions (of 1 June 2007 (I FPS 6/07) and 19 February 2009 (I FPS 3/09) the Supreme Administrative Court, having examined legal questions related to the issue raised by the case at hand, had ultimately expressed divergent legal views. That, in the appellate court?s view, demonstrated that the issue was of a complex character and that it had given rise to difficulties in interpretation.

34. The appellate court concluded that it had therefore been legitimate on the part of the tax office to opt for one of those interpretations. As a result, the error of law on the part of the tax office was not of a manifest character which would render the impugned decision unlawful. To give rise to the State?s civil liability, an error of law had to be qualified (classifiable), fundamental and manifest (kwalifikowany, elementarny i oczywisty). The applicant was ordered to bear costs totalling PLN 26,205 (approximately EUR 6,566).

35. On 16 November 2011 the Supreme Court refused to examine a cassation appeal lodged by the applicant.

RELEVANT LEGAL FRAMEWORK AND PRACTICE

TAX LAW
36. Excise tax was regulated at the material time by the 1993 Excise Tax Act and the 2002 Ordinance, both of which were repealed on 1 May 2004.

37. Under section 37(7)(2) of the 1993 Excise Tax Act, a business which was not a producer or importer of cigarettes was liable to pay excise tax on the sale (occurring after the cut-off date of 1 March 2001) of cigarettes on which a maximum retail price was not indicated. Section 37(8) regulated the excise?tax rate on such sales.

38. Section 38(2) (2a) authorised the Minister of Finance to exempt certain groups of taxpayers from their tax obligation in order to avoid double taxation.

39. Section 12(1)(4) of the 2002 Ordinance read as follows:

?Taxpayers selling merchandise which is subject to excise tax shall be exempt from the obligation to pay excise tax with the exception of subjects selling goods liable to excise tax for which such tax has not already been paid.?

40. The above provision of the 2002 Ordinance had given rise to two divergent lines of judicial practice. The Supreme Administrative Court was initially consistent in granting the excise-tax exemption to businesses selling cigarettes as described in section 37(7) of the 1993 Excise Tax Act (see judgments: no. I FSK 172/05 of 4 November 2005; no. I FSK401/05 of 4 January 2006; and no. I FSK 521/05 of 20 January 2006). On 4 April 2006 it reversed its approach (see judgment no. I FSK 762/05). As a result, the full bench of the Supreme Administrative Court was twice called on to authoritatively resolve a ?legal issue raising serious doubts?.

41. On 1 June 2007 the Supreme Administrative Court thus issued a resolution holding that, under the law applicable in 2003, excise taxpayers who had been selling cigarettes on which the maximum retail price had not been indicated had been exempt from the tax obligation under section 12(1)(4) of the 2002 Ordinance (resolution no. I FPS 6/07). On 19 February 2009 the Supreme Administrative Court reiterated that ruling in respect of the previous ordinance regulating excise tax between 2001 and 2003 and section 12(1)(4) of the 2002 Ordinance (resolution no. I FPS 3/09).

STATE LIABILITY FOR DAMAGE CAUSED BY UNLAWFUL DECISIONS
42. State liability for damage caused by unlawful decisions is regulated by Article 77 ? 1 of the 1997 Polish Constitution, which entered into force on 17 October 1997, and Articles 417 et seq. of the Polish Civil Code.

43. Article 77 of the Polish Constitution reads as follows:

?1. Everyone is entitled to compensation for damage caused by the unlawful acts of a public authority.

2. No statute shall bar access to a court for persons seeking redress for any breach of their freedoms or rights.?

44. In the version applicable until 1 September 2004, Article 417 ? 1 of the Civil Code, which lays down a general rule, read as follows:

?The State Treasury shall be liable for damage caused by a State official in the performance of the duties entrusted to him or her.?

45. On 1 September 2004 the Law of 17 June 2004 on Amendments to the Civil Code and other Statutes (Ustawa o zmianie ustawy ? Kodeks cywilny oraz niekt?rych innych ustaw ? ?the 2004 Amendment Act?) entered into force. The relevant amendments were in essence aimed at widening the scope of the State Treasury?s liability in tort.

46. Under the transitional provisions of section 5 of the 2004 Amendment Act, Article 417 as applicable before 1 September 2004 applies to all events and legal situations that subsisted before that date.

47. Article 417 ? 1 of the Civil Code, as applicable after 1 September 2004, provides:

?The State Treasury, or [as the case may be] a self-government entity or other legal person responsible for exercising public authority, shall be liable for any damage (szkoda) caused by an unlawful act or omission [committed] in connection with the exercise of public authority.?

48. Article 4171 ? 2 of the Civil Code reads as follows:

?Where damage has been caused by the delivery of a final ruling or a final decision, redress for such damage may be sought after the unlawfulness [of the ruling or decision] has been established in appropriate proceedings, except where otherwise provided by law.?

49. In the practice of the domestic courts, a claim under Article 4171 of the Civil Code does not arise unless the unlawfulness of the action or omission resulting in damage has been declared in separate proceedings (prejudykat) (see the S?upsk Regional Court?s judgment of 2 February 2017, IC 342/16).

50. Two different interpretations of the term ?unlawfulness? have developed in judicial practice.

51. One approach requires unlawfulness to have been caused by a manifest or flagrant error of law which is unquestionable and of an elementary and qualified nature (see the Gda?sk Regional Court?s judgment of 14 November 2012, III Ca 140/12). Therefore, the issuing of a ruling which is based on one of several possible judicial interpretations of a legal provision does not constitute such a manifest and flagrant breach of law (see the Supreme Court?s judgments of: 4 December 2013, II BP6/13; 12 September 2008, I BP2/08; and 9 December 2020, V CSK 80/20).

52. According to the other approach, unlawfulness must be understood objectively, that is to say, as a conflict between the act/omission and the legal order defined lato sensu, which excludes the possibility of any distinction as to the scale or degree of the unlawful conduct. There is therefore no legal basis or need to require that the liability under Article 417 of the Civil Code should arise only from a manifest breach of the law (see, among many other rulings, the Supreme Court?s judgments of: 8 January 2002, I CKN 581/99; 6 February 2002, V CKN 1248/00; 18 June 2018, V CSK 422/09; 19 April 2012, IV CSK 406/11; 19 September 2018, ICSK 585/17; and 25 February 2022, II CSKP 173/22; the Supreme Court?s resolution given by seven judges of 26 April 2006, III CZP 125/05; and the Constitutional Court?s judgment of 4 December 2001, SK 18/00). The second approach holds that rigorous liability of public authorities for the consequences of their unlawful acts is already sufficiently ensured through the assessment of the unlawfulness of a decision in separate proceedings and through the requirement of causality between the acts complained of and damage flowing from them. That aim cannot be achieved by making distinctions in the scale or degree of unlawfulness, as that would go beyond the scope of the provision in question and would have no statutory basis (see the Supreme Court?s judgment of 26 April 2001, III CKN 966/00; the ??d? Regional Court?s judgment of 22 April 2016, II Ca 177/16; see also the Supreme Court?s resolution given by seven judges, cited above; and the Supreme Court?s judgments: of 11 March 2008, II CSK 58/07; 20 August 2009, II CSK 68/09; and 18 June 2010, V CSK 422/09). Moreover, the term ?flagrant breach of the law? has a highly discretionary character (see the Supreme Court?s judgment of 19 April 2012, IV CSK 406/11, and the ??d? Regional Court?s judgment of 22 April 2016, cited above). The second interpretation is dominant in current judicial practice (see the judgments of: the Warsaw Court of Appeal of 5 November 2015, VI Aca 1593/14; the Szczecin Court of Appeal of 28 June 2017, I Aca 133/17; and the P?ock Regional Court of 23 April 2018, I C 863/12).

53. ?Damage? as referred to in the above-mentioned provisions means pecuniary damage, which is defined in Article 361 ? 2 of the Civil Code as ?losses and lost profits which an aggrieved party could have made if he or she had not sustained damage.?

THE LAW

ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 1 OF PROTOCOL No. 1 TO THE CONVENTION
54. The applicant complained under Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention that his business had sustained serious losses because of the tax decisions which had been declared unlawful before he had lodged his application with the Court. The damage in question had not been redressed. The civil court, in rejecting the applicant?s action for compensation for pecuniary damage, had applied the law in a manner which disproportionately protected the State Treasury against claims brought by private individuals. As a result, the existing provisions guaranteeing a right to compensation for damage caused by unlawful acts of the State had become, in his case, ineffective and illusory. Overall, an excessive individual burden had been imposed on the applicant.

55. The relevant Article reads as follows:

?Every natural or legal person is entitled to the peaceful enjoyment of his possessions. No one shall be deprived of his possessions except in the public interest and subject to the conditions provided for by law and by the general principles of international law.

The preceding provisions shall not, however, in any way impair the right of a State to enforce such laws as it deems necessary to control the use of property in accordance with the general interest or to secure the payment of taxes or other contributions or penalties.?

Admissibility
Government?s preliminary objection
56. The Government raised a preliminary objection, arguing that the application was incompatible ratione materiae with the Convention.

(a) The Government

57. The Government argued that the applicant did not have any property right, asset, legitimate expectation or substantive interest which would fall under the protection of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention. In particular, they submitted that the favourable ruling of the first-instance court, which was ultimately reversed on appeal, had not conferred on the applicant any property right which would fall under the protection of Article 1 of Protocol No. 1.

(b) The applicant

58. The applicant submitted that his right to obtain compensation for the damage which his business had sustained did not originate in the favourable first-instance judgment but rather arose from the serious, negative and disproportionate consequences of the contested tax decisions before they had been invalidated. Those consequences had been acknowledged by the domestic court, even though the applicant?s action for compensation had ultimately not been granted.

59. The applicant asserted that the first-instance judgment was of relevance in so far as it confirmed that the causality and other conditions for the State?s civil liability had been met in the circumstances of his case. He stressed that the existence of the impugned unlawful decisions, the damage suffered and the causal link between the two were indisputable. The applicant essentially argued that since the interference with his right to the peaceful enjoyment of possessions was uncontested, he had a legitimate expectation that the claim for damages, which under the law arose from that interference, would be satisfied.

The Court?s assessment
(a) General principles

60. The Court reiterates that Article 1 of Protocol No. 1, which guarantees the right to the protection of property, contains three distinct rules: the first rule, set out in the first sentence of the first paragraph, is of a general nature and enunciates the principle of the peaceful enjoyment of property; the second rule, contained in the second sentence of the first paragraph, covers deprivation of possessions and subjects it to certain conditions; the third rule, stated in the second paragraph, recognises that the Contracting States are entitled, among other things, to control the use of property in accordance with the general interest. The three rules are not, however, ?distinct? in the sense of being unconnected. The second and third rules are concerned with particular instances of interference with the right to peaceful enjoyment of property and should therefore be construed in the light of the general principle enunciated in the first rule (see, among many other authorities, James and Others v. the United Kingdom, 21 February 1986, ? 37, Series A no. 98, and other cases cited therein; J.A. Pye (Oxford) Ltd and J.A. Pye (Oxford) Land Ltd v. the United Kingdom [GC], no. 44302/02, ? 52, ECHR 2007?III; Iatridis v. Greece [GC], no. 31107/96, ? 55, ECHR 1999-II; Immobiliare Saffi v. Italy [GC], no. 22774/93, ? 44, ECHR 1999-V; and H?benczius v. Hungary, no. 44473/06, ? 27, 21 October 2014).

61. The seizure of property in the context of legal proceedings normally relates to control of the use of property, which falls within the ambit of the second paragraph of Article 1 of Protocol No. 1 (see, among many other authorities, ?ysak v. Poland, no. 1631/16, ? 76, 7 October 2021). The same is true for business losses resulting from general restrictions on the sale of a particular commodity or from the withdrawal of an individual licence (see Tre Trakt?rer AB v. Sweden, 7 July 1989, ?? 54-55, Series A no. 159, in relation to the withdrawal of a liquor licence from a restaurant; Pinnacle Meat Processors Company and Others v. the United Kingdom (dec.), no. 33298/96, 21 October 1998, in relation to the loss of meat processing business resulting from restrictions imposed on the use of specified bovine material; and Ian Edgar (Liverpool) Ltd v. the United Kingdom (dec.), no. 37683/97, ECHR 2000-I in relation to the loss of business resulting from the prohibition of handguns). The Court has also accepted that there was control of the use of property where the applicant company, having lost opportunities on the market, had suffered a decrease in its enterprise value (see K?nyv-T?r Kft and Others v. Hungary, no. 21623/13, ? 43, 16 October 2018, in relation to a decrease of equity value following the creation of a State monopoly in the schoolbook distribution market, and Pannon Plak?t Kft and Others v. Hungary, no. 39859/14, ?? 44 and 46, 6 December 2022, in relation to a decrease in enterprise value of the company and the partial loss of economic value of the company?s inflexible and non-variable assets due to statutory restrictions on the company?s activity (roadside advertising hoardings) for which the assets in question had been used.

62. Irrespective of the above, in certain circumstances, a ?legitimate expectation? of obtaining an ?asset? may also enjoy the protection of Article 1 of Protocol No. 1. Thus, where a proprietary interest is in the nature of a claim, the person in whom it is vested may be regarded as having a ?legitimate expectation? if there is a sufficient basis for the interest in national law, for example where there is settled case-law of the domestic courts confirming its existence (see Kopeck? v. Slovakia [GC], no. 44912/98, ? 52, ECHR 2004-IX; Draon v. France [GC], no. 1513/03, ? 68, 6 October 2005; Anheuser?Busch Inc. v. Portugal [GC], no. 73049/01, ? 65, ECHR 2007-I; and Pressos Compania Naviera S.A. and Others v. Belgium, 20 November 1995, ? 31, Series A no. 332).

63. No legitimate expectation can be said to arise, however, where there is a dispute as to the correct interpretation and application of domestic law and the applicant?s submissions are subsequently rejected by the national courts (see Kopeck?, cited above, ? 50).

64. In this connection, it is in the first place for the national authorities, and in particular the courts, to construe and apply the domestic law. The Court?s jurisdiction to verify that domestic law has been correctly interpreted and applied is limited, and it is not its function to take the place of the national courts; rather, its role is to ensure that the decisions of those courts are not flawed by arbitrariness or otherwise manifestly unreasonable (see Topallaj v. Albania, no. 32913/03, ? 89, 21 April 2016, and Weitz v. Poland (dec.), no. 37727/05, 23 June 2009).

(b) Application of these principles to the present case

65. In the present case, the Government?s objection of incompatibility focused on the alleged lack of a legitimate expectation of obtaining a favourable ruling in respect of compensation for the loss of business (see paragraph 57 above).

66. The applicant?s argument, in turn, was based on both the doctrine of control of the use of property and the doctrine of legitimate expectation. The applicant thus submitted that his property right was primarily derived from the damage he had sustained, namely the losses resulting from the unlawful tax decisions concerning his business and from the seizure of his property (see paragraphs 58 and 59 above). In that connection, the applicant calculated the profit which his business had allegedly lost in the period from May 2003 to June 2006, that is, during the time when his ownership rights in respect of his business?s assets and his own private assets had been affected by decisions to impose interim seizure measures (of 19 May 2003) and the subsequent decisions relating to his excise-tax liabilities (of 21 August 2003 and 2 August 2004; see paragraphs 6, 7, 13, 14, 16 and 21 above). Before the domestic court, the applicant thus claimed to have suffered pecuniary damage amounting to approximately EUR 190,403 (calculated as per the January 2009 exchange rate; see paragraph 21 above). In addition, the applicant essentially argued that he had had a legitimate expectation of obtaining compensation because his civil claim had satisfied all the legal requirements (see paragraphs 54, 58 and 59 above).

67. The Court reiterates that Article 1 of Protocol No. 1 applies only to a person?s existing possessions and does not create a right to acquire property (see Stummer v. Austria [GC], no. 37452/02, ? 82, ECHR 2011). Future income cannot be considered to constitute ?possessions? unless it has already been earned or is definitely payable (see Anheuser-Busch Inc. v. Portugal [GC], no. 73049/01, ? 64, ECHR 2007 I; and Juszczyszyn v. Poland, no. 35599/20, ? 344, 6 October 2022, with further references). Having said that, the Court does not have any doubt that the applicant?s lawful business and property rights were affected by the restrictions imposed by a series of decisions by the tax authorities on the use of assets belonging to the applicant?s business and his own private assets. To that end, the Court has held on numerous occasions that any seizure entails damage (see, for example, Borzhonov v. Russia, no. 18274/04, ? 61, 22 January 2009). More specifically, the Court has also held that a seizure which placed a temporary restriction on the disposal of the applicant?s property associated with his or her lawful business inevitably affected the capacity of that business to operate normally (see JGK Statyba Ltd and Guselnikovas v. Lithuania, ?? 115 and 129, 5 November 2013, and D?ini? v. Croatia, no. 38359/13, ? 61 and 68 in fine, 17 May 2016, with further references; also compare Jucys v. Lithuania, no. 5457/03, ? 34, 8 January 2008). It is implicit in such a state of affairs that the applicant?s business also suffered harm to its economic value, goodwill and clientele which had been freely acquired through the years of his business activity. The existence of such damage was in fact confirmed by the first-instance civil court (see paragraphs 23-27 above), even though that issue was not addressed any further by the higher courts in view of the arguments raised by the defendant on appeal.

68. In the light of the above considerations and its settled case?law, as described above, the Court finds that the applicant?s interests fall within the rights protected by Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention (see paragraphs 60 and 61 above).

(c) Conclusion on admissibility

69. It follows from the above considerations that the application cannot be rejected as incompatible ratione materiae with the provisions of the Convention or the Protocols thereto.

70. The Court notes that this complaint is not manifestly ill?founded within the meaning of Article 35 ? 3 (a) of the Convention, nor is it inadmissible on any other grounds. It must therefore be declared admissible.

Merits
The parties? submissions
(a) The applicant

71. The applicant submitted that the setting up of mortgages on his real property, the freezing of his business?s bank accounts and seizure of its cars, and the enforcement of tax liabilities, all of which had been authorised in tax proceedings found to have been unlawful, had disrupted his business activity to such an extent that his business had registered serious losses.

72. The applicant argued that the burden which he had had to bear had been excessive. Firstly, the State?s financial interest would have been sufficiently secured by the imposition of mortgages on his real property only, as its value had been many times higher than the value of the contested tax liabilities. Secondly, the measures had not been lifted as soon as possible, as claimed by the Government. Indeed, if the tax authorities had been capable of concluding, prior to any harmonisation by the Supreme Administrative Court, that the disputed tax decision had been unlawful, they should have revoked the measures in question much earlier, whereas in fact they had been left in place for as long as three years. Thirdly, the damage which the applicant?s business had suffered had not been redressed because of the drastic limitation of the State Treasury?s liability vis-?-vis private individuals. The possibility of seeking compensation was thus theoretical and ineffective. The requirement for the unlawfulness to be flagrant or manifest, which was a subjective qualification, left too much unverifiable discretion and room for arbitrariness on the part of the domestic court adjudicating the case.

(b) The Government

73. The Government argued that an effective legal framework was in place to offer redress for any damage caused by unlawful decisions of the State authorities.

74. The decisions determining the applicant?s tax liabilities, however, had not been unlawful per se, but rather were flawed owing to an error of law resulting from the existence of two contradictory lines of interpretation of the tax law. The subsequent harmonisation of judicial interpretation by the Supreme Administrative Court in the years 2007 and 2009 did not render previous tax decisions unlawful simply because they had followed an interpretation which had been valid at the time.

75. Moreover, the imposition of the measures had been justified, as reasoned in the relevant decisions, by the need to protect the interests of the State Treasury and because the value of the fixed assets of the applicant?s business had not been sufficient to cover his tax liabilities and there had been a risk that he would not discharge them.

76. The Government also submitted that the impugned measures had not been disproportionately burdensome for the applicant. The value of the secured items reflected the amount of his excise-tax liabilities. The enforcement of the measures had been partly stayed in 2005 and 2006. Immediately after the invalidation of the measures, a decision had been issued declaring that the applicant had overpaid his tax.

77. Overall, the Government submitted that the domestic authorities had struck a fair balance between the applicant?s individual interests and the public interests in the present case.

(c) The third party

78. The Helsinki Foundation for Human Rights (?the Foundation?) submitted that the system of Polish tax law was based on a tax self?assessment mechanism. In other words, it was a taxpayer?s responsibility to determine, on the basis of the applicable tax regulations, whether or not and how much he or she was liable to pay, and to pay the relevant amount to the tax authorities. In the Foundation?s view, a self-assessment system combined with the constitutional principle of the rule of law and the principle of trust in the State required that the tax law be coherent, sufficiently specific, stable, functional and clearly structured.

79. The tax law in Poland, in the Foundation?s view, did not comply with those requirements; it was complicated and difficult to interpret. Every year, the tax authorities issued official interpretations of various tax provisions in respect of 33,000 individual applications. In the years 2008?16 almost 302,000 of such official tax interpretations had been issued. Such a high demand for tax interpretations proved that the tax law was very ambiguous to taxpayers. Moreover, the tax law was unpredictable and constantly changing. For example, in the seven years following the entry into force of the VAT Act (2004-11), 698 provisions had been subject to amendments, including one section which had been amended fourteen times. In 2013 alone the VAT Act had been amended six times. It had been amended again in 2016, as 1,784 pages of new legislation directly governing tax matters had come into force.

80. The Foundation also submitted that taxpayers were discouraged from suing the State for unlawful tax decisions because of the high costs and small chances of success of such proceedings. They furnished statistics showing that between 2010 and 2016, 112 actions for compensation for unlawful tax decisions had been examined by the Polish courts. Ninety-four of those cases had been won by the State Treasury.

The Court?s assessment
(a) General principles

81. In the context of an interference with property rights the first and most important requirement of Article 1 of Protocol No. 1 is that it should be lawful: the second paragraph recognises that States have the right to control the use of property by enforcing ?laws? (see Iatridis, cited above, ? 58; Former King of Greece and Others v. Greece [GC], no. 25701/94, ? 79, ECHR 2000-XII; and Broniowski v. Poland [GC], no. 31443/96, ? 147, ECHR 2004-V). This means that the interference should be in compliance with the domestic law and that the law itself should be of sufficient quality to enable an applicant to foresee the consequences of his or her conduct. As regards compliance with the domestic law, the Court has limited power in this respect, since it is a matter which primarily lies within the competence of the domestic courts (see OAO Neftyanaya Kompaniya Yukos v. Russia, no. 14902/04, ? 559, 20 September 2011, with further references).

82. Furthermore, whether the case is analysed in terms of a positive duty of the State or in terms of an interference by a public authority which needs to be justified, the criteria to be applied do not differ in substance. In particular, regard must be had to the fair balance to be struck between the competing interests of the individual and of the community as a whole. It also holds true that the aims mentioned in Article 1 of Protocol No. 1 may be of some relevance in assessing whether a balance between the demands of the public interest involved and the applicant?s fundamental right of property has been struck. In both contexts the State enjoys a certain margin of appreciation in determining the steps to be taken to ensure compliance with the Convention (see Broniowski, cited above, ? 144, and JGK Statyba Ltd and Guselnikovas, cited above, ? 118, with further references).

83. The positive obligations inherent in Article 1 of Protocol No. 1 may entail the taking of measures necessary to protect property rights, particularly where there is a direct link between the measures an applicant may legitimately expect from the authorities and his or her effective enjoyment of his or her possessions, even in cases involving litigation between private entities. That means, in particular, that States are under an obligation to provide a judicial mechanism for settling property disputes effectively and to ensure the compliance of those mechanisms with the procedural and material safeguards enshrined in the Convention. This principle applies with all the more force when it is the State itself which is in dispute with an individual (see Plechanow v. Poland, no. 22279/04, ?? 99 and 100, 7 July 2009).

84. A right to compensation is not inherent in the second paragraph of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention regarding the control of the use of property (see J.A. Pye (Oxford) Ltd and J.A. Pye (Oxford) Land Ltd, cited above, ? 79; and Ban?r v. Sweden, no. 11763/85, Commission decision of 9 March 1989, Decisions and Reports 60, p. 128, at p. 142). It follows that, where a measure controlling the use of property is in issue, a lack of compensation is not of itself sufficient to constitute a violation of Article 1 of Protocol No. 1. It is, however, a factor to be taken into consideration in determining whether a fair balance has been achieved (see Anonymos Touristiki Etairia Xenodocheia Kritis v. Greece, no. 35332/05, ? 45, 21 February 2008, and Depalle v. France [GC], no. 34044/02, ? 91, ECHR 2010, with further references). For example, in a case in which the authorities had seized and held chattels as physical evidence in criminal proceedings, the Court considered that ? in the context of Article 13 taken in conjunction with Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention ? domestic legislation should provide for the possibility of initiating proceedings against the State and seeking compensation for any damage resulting from the authorities? failure to keep the chattels safe and in reasonably good condition. This is especially true in instances when the interference itself is found to have been unlawful (see, mutatis mutandis, Karamitrov and Others v. Bulgaria, no. 53321/99, ? 77, 10 January 2008).

(b) Application of the above principles to the present case

85. The Court observes that the present application relates to a set of restrictions put in place following decisions to impose interim seizure measures (of 19 May 2003) and the subsequent decisions relating to the applicant?s excise-tax liabilities (of 21 August 2003 and 2 August 2004). Those restrictions affected the exercise of the applicant?s ownership rights in respect of his business?s assets and his own private assets (see paragraphs 23, 25 and 30 above), and, as claimed by the applicant, caused him measurable pecuniary damage (loss of business). The tax decisions in question were later declared unlawful and revoked (see paragraphs 18 and 19 above).

86. The Government argued that the decisions determining the applicant?s tax liabilities had not been unlawful per se but rather were flawed owing to an error of law resulting from the existence of two contradictory lines of interpretation of domestic law (see paragraph 40 above). Domestic practice had later been harmonised by the Supreme Administrative Court but at the material time the initial outcome of the tax proceedings had reflected one of the judicial interpretations of the relevant provisions on excise tax (see paragraph 41 above). The applicant, on the other hand, maintained that the decisions which had established his excise-tax liabilities had been unlawful, irrespective of the existence of different judicial interpretations of the relevant provisions; in fact, the impugned decisions had been invalidated prior to the harmonisation of the practice. Moreover, he essentially argued that the relevant law on excise-tax liabilities had not been clear (see paragraphs 79 and 80 above). The Court thus takes note of the parties? diverging positions as to the lawfulness of the interference.

87. The Court finds it important to reiterate that, in the case at hand, the measures entailing the seizure of the applicant?s property were intended to ensure the payment of excise tax owed by his business. His tax liabilities were at first under examination (starting on 19 May 2003; see paragraphs 6-9 above) and were subsequently established and became enforceable as a result of the nine decisions issued by the first- and second-instance tax authorities (starting on 21 August 2003; see paragraphs 13, 14 and 16 above). The measures remained in place (presumably with the enforcement being gradually stayed in 2005 and early 2006; see paragraph 17 above) until 24 April 2006, when the impugned tax decisions in respect of the applicant?s excise-tax liabilities were revoked (see paragraph 18 above).

88. In the circumstances of the present case, the Court considers that the limitation on the applicant?s right to the peaceful enjoyment of his possessions is not in itself open to criticism, particularly in view of the legitimate aim pursued and the margin of appreciation afforded by the second paragraph of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention. However, the risk with such a system is that it may unreasonably restrict an applicant?s ability to administer his or her possessions, particularly if the proceedings are protracted, as they were in the instant case. Moreover, the Court is not satisfied that that the domestic authorities have given sufficient consideration to the possibility of taking less intrusive measures with respect to the applicant?s property.

89. The Court also observes that the first-instance court allowed the applicant?s action and awarded compensation in an amount close to that which was sought by him. The domestic court, having regard to the opinion of the expert, held that following the freezing of his bank account and the seizure of his vehicles, the applicant had been unable to continue operating his business and had suffered significant losses (see paragraphs 22 and 24 above). That court also considered that, among the numerous decisions which had been issued by the authorities starting on 19 May 2003, it was the decision of 2 August 2004 of the Szczecin Customs Chamber which had been fatal to the applicant?s business. That decision had led to the freezing of the applicant?s bank accounts and had effectively obstructed his business transactions (see paragraph 25 above).

90. The Court is of the view that, despite the ultimate quashing of that judgment by the appellate court, the finding of fact made by the first-instance court indicates that the applicant had indeed suffered significant pecuniary damage, and that the damage in question had directly been caused by the measures ordered by various State authorities (see, mutatis mutandis, Tarnawczyk v. Poland, no. 27480/02, ? 104, 7 December 2010).

91. The applicant was therefore made to bear important financial consequences of the divergent practice of public authorities, whereas, it is for the State to take responsibility for mistakes or omissions resulting from their actions.

92. In the light of the above considerations, the Court finds that the restrictions imposed on the applicant?s personal and business property for three years constituted an individual and excessive burden on him, upsetting the ?fair balance? which should be struck between the protection of the right of property and the requirements of the general interest (see, mutatis mutandis, D?ini?, cited above, and Lachikhina v. Russia, no. 38783/07, 10 October 2017).

93. Consequently, there has been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention.

APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
94. Article 41 of the Convention provides:

?If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.?

95. The applicant claimed 183,132 euros (EUR) in respect of pecuniary damage. He explained that that amount was equivalent to the losses he had suffered while unable to operate his business owing to the impugned seizure measures. It was also in line with the award made by the first-instance court in the civil proceedings (see paragraph 22 above). In the event that the Court did not make any award in respect of pecuniary damage, he claimed EUR 100,000 in respect of non-pecuniary damage for the suffering caused by ?difficulties in his professional and private life?.

96. The Government argued that the applicant?s claim in respect of pecuniary damage was groundless and that the claim in respect of non?pecuniary damage was unspecific, unjustified and, in any event, exorbitant.

97. In the circumstances of the present case, the Court considers that, as far as the award to be made in respect of damage is concerned, the question of the application of Article 41 is not ready for decision (see ?ysak, cited above, ? 96). That question must accordingly be reserved and the subsequent procedure fixed, having regard to any agreement which might be reached between the Government and the applicant (Rule 75 ?? 1 and 4 of the Rules of Court).

FOR THESE REASONS, THE COURT, UNANIMOUSLY,

Declares the application admissible;
Holds that there has been a violation of Article 1 of Protocol No. 1 to the Convention;
Holds that the question of the application of Article 41 of the Convention is not ready for decision and accordingly,
(a) reserves the said question;

(b) invites the Government and the applicant to submit, within three months from the date on which the judgment becomes final, in accordance with Article 44 ? 2 of the Convention, their written observations on the amount to be awarded to the applicant in respect of damage and, in particular, to notify the Court of any agreement that they may reach;

Reserves the further procedure and delegates to the President of the Chamber the power to fix the same if need be.
Done in English, and notified in writing on 5 October 2023, pursuant to Rule 77 ?? 2 and 3 of the Rules of Court.

Renata Degener Marko Bo?njak
Registrar President

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La data dell'ultimo controllo di validità dei testi è la seguente: 14/09/2024