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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

AFFAIRE TREVISANATO c. ITALIE

Tipologia: Sentenza
Importanza: 2
Articoli: 06
Numero: 32610/07/2016
Stato: Italia
Data: 2016-09-15 00:00:00
Organo: Sezione Prima
Testo Originale

Conclusioni: No-violazione dell’articolo 6 – Diritto ad un processo equo, Articolo 6 – Procedimento civile Articolo 6-1 – Accesso ad un tribunale,

PRIMA SEZIONE

CAUSA TREVISANATO C. ITALIA

, Richiesta no 32610/07,

SENTENZA

STRASBURGO

15 settembre 2016

Questa sentenza diventer? definitiva nelle condizioni definite all’articolo 44 ? 2 della Convenzione. Pu? subire dei ritocchi di forma.

Nel causa Trevisanato c. Italia,
La Corte europea dei diritti dell’uomo, prima sezione, riunendosi in una camera composta di:
Mirjana Lazarova Trajkovska, presidentessa,
Ledi Bianku,
Guido Raimondi,
Kristina Pardalos,
Paul Mahoney,
Ale? Pejchal,
Armen Harutyunyan, giudici,
e di Abele Campos, cancelliere di sezione,
Dopo avere deliberato in camera del consiglio il 23 agosto 2016,
Rende la sentenza che ha, adottata a questa data,:
PROCEDIMENTO
1. All’origine della causa si trova una richiesta (no 32610/07) diretta contro la Repubblica italiana e di cui un cittadino di questo Stato, OMISSIS (“il richiedente”), ha investito la Corte il 4 luglio 2007 in virt? dell’articolo 34 della Convenzione di salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libert? fondamentali (“la Convenzione”).
2. Il richiedente ? stato rappresentato da OMISSIS, avvocato a Milano. Il governo italiano (“il Governo”) ? stato rappresentato dal suo agente, la Sig.ra Ersilia Spatafora.
3. Il richiedente adduce in particolare che l’interpretazione con la Corte di cassazione delle disposizioni che cadono sulle condizioni di presentazione del ricorso in cassazione ha ignorato il suo diritto ad un tribunale, garantito con l’articolo 6 ? 1 della Convenzione.
4. Il 5 marzo 2015, il motivo di appello concernente l’articolo 6 ? 1 della Convenzione sono stati comunicati al Governo e la richiesta ? stata dichiarata inammissibile per il surplus conformemente all’articolo 54 ? 3 dell’Ordinamento della Corte.
IN FATTO
I. LE CIRCOSTANZE DI LO SPECIFICO
5. Il richiedente ? nato in 1937 e ha risieduto a Casatenovo (Lecco).
6. I fatti della causa, come sono stati esposti dalle parti, possono riepilogare come segue.
7. Il richiedente fu salariato della societ? IBM durante 32 anni di cui 23 in quanto dirigente. Nel novembre 1994, la direzione della societ? gli notific? il suo licenziamento con preavviso di un anno a partire dal 1 gennaio 1995. Il licenziamento prese effetto il 17 giugno 1996.
Il procedimento interno
1. Sul declassamento professionale
8. Considerandosi vittima di declassamento professionale, il richiedente introdusse, ad una data non precisata, una richiesta in emergenza dinnanzi al giudice di istanza di Milano (pretore), al senso dell’articolo 700 del codice di procedimento civile (CPC), per ottenere il sospensione conservatorio, provvedimento cautelare, dell’atto di declassamento. Il giudice fece diritto alla sua domanda.
9. Nell’agosto 1995, inizi? un procedimento al fondo chiedendo la reintegrazione nella sua stazione di “direttivi consulente prodotti”, l’attribuzione di un ufficio individuale ed un indennizzo in ragione della riduzione salariale subita. Nel suo esposto, la societ? indic?, entra altri, che il licenziamento del richiedente faceva parte di un piano di licenziamento collettivo. Con decisione del 29 agosto 1997, il giudice di istanza condann? la societ? ad indennizzare il richiedente della differenza salariale non versata tra maggio 1995 e giugni 1996, respingendo il restante della domanda, l’oggetto della controversia avendo smesso di esistere seguito alla presa di effetto del licenziamento. Il 13 ottobre 1998, seguito all’appello introduce dalla societ? convenuta, il tribunale di Milano annull? questa decisione.
2. Sul licenziamento
10. Il 11 gennaio 1995, il richiedente contest? senza successo il licenziamento con via extragiudiziale dinnanzi alla direzione dipartimentale del lavoro (DPT). Nel 1999 e nel 2004, due tentativi di transazione presso del DPT fallirono.
11. Il 3 settembre 2004, il richiedente cit? in giustizia la societ? dinnanzi al giudice del lavoro di Milano, chiedendo la dichiarazione di nullit? o di inefficacia del licenziamento e la reintegrazione nella sua stazione sul fondamento dell’articolo 18 della legge no 300 del 20 maggio 1970. Contest? in particolare la violazione delle garanzie contemplate agli articoli 4, 5 e 24 della legge no 223 del 23 luglio 1991 relativo alle norme in materia di disoccupazione tecnica, mobilit?, sussidi di disoccupazione, collocamento in ?uvre di direttive comunitarie, collocamento di mano-d’?uvre e delle altre disposizioni relative al mercato del lavoro. Questa legge traspone in dritta interno il r?glementation comunitario in materia di licenziamenti collettivi.
12. Il 12 maggio 2005, il giudice dichiar? il ricorso inammissibile. Osserv? che la relazione di lavoro aveva cessato senza nessuna riserva formulata dal richiedente. Inoltre, stim? che la questione controversa era legata ai conclusioni della decisione del giudice di istanza del 1997, avendo acquisito da forza di cosa giudicata.
13. Il 24 giugno 2005, il richiedente fece appello della decisione, chiedendo anche l’immissione nel processo della Corte di Giustizia dell’unione europea (CJUE) di una questione pregiudiziale sulla compatibilit? della legge no 223/1991 con la direttiva 98/59/CE. Il 23 gennaio 2007, la corte di appello di Milano, pure il dichiarante ammissibile, respinse sul fondo le affermazioni del richiedente. Stim? che, in virt? dell’articolo 4, paragrafo 9, della legge no 223/1991, la categoria dei dirigenti non poteva beneficiare della protezione che deriva della legge no 223/1991.
14. Il 13 novembre 2007, il richiedente si ricorse in cassazione. Nell’unico mezzo, attacc? l’esclusione dei dirigenti come essendo contrario alla legislazione europea, in particolare all’articolo 1 della direttiva 98/59, come interpretato col CJUE.
15. Le parti pertinenti del suo esposto sono redatte nei seguenti termini:
“Mezzo-Violazione o cattiva applicazione della legge
La corte di appello di Milano, nella sentenza attaccata, dopo avere censurato correttamente la decisione resa dal pretore, nella parte dove aveva considerato che la forza di cosa giudicata di una decisione resa in materia di declassamento professionale trovava ad applicarsi in un procedimento che cade su una domanda di nullit? del licenziamento e sull’applicazione della reintegrazione, reintegrazione nel posto di lavoro, ha violato o fatto una cattiva applicazione della legge, considerando che l’articolo 24 della legge 23/7/1991 no 223 non erano applicabili alla categoria dei dirigenti. E questo, in virt? del rinvio all’articolo 4, paragrafo 9, secondo quale,: “Una volta ottenuta l’accordo sindacale, o al termine del procedimento ai sensi dei paragrafi 6, 7 e 8, l’impresa ha la facolt? di porre sugli elenchi di mobilit? i salariati, gli operai e le cornici di cui le stazioni sono eccedentarie (omissis).”
Questo, senza ambig?it? agli occhi della corte, di appello, permise di escludere la categoria dei dirigenti.
(…)
Questa interpretazione ? chiaramente assurda se si considera che il legge 223/91 rappresenta la trasposizione della direttiva della Comunit? europea, oggi direttiva 98/59/CE, adottata sul fondamento della risoluzione del Consiglio europeo del 21 gennaio 1974 tendendo all’avvicinamento delle legislazioni degli Stati membri in materia di licenziamenti collettivi.
Ora, suddetta direttiva, in particolare il suo articolo 1, non solo non fatto nessuna distinzione tra categorie di lavoratori, ma non concede neanche la facolt? allo Stati membro di fare una qualsiasi distinzione al momento della sua trasposizione nel sistema nazionale.
Alle fini del calcolo del quorum che definisce il campo di applicazione di un licenziamento collettivo, si ritrova nella direttiva un’uniformit? di applicazione al riguardo di tutti i lavoratori adoperati da societ? private, purch? non siano stati licenziati per le ragioni individuali e, ne pi?, secondo l’interpretazione di questa disposizione, articolo 1 della direttiva, resa dalla Corte di Giustizia (CJUE), impedisce anche che una norma interna o nazionale possa escludere, anche temporaneamente, una categoria determinata di lavoratori del calcolo del numero dei lavoratori impiegati.
Precisa e decisiva, a questo riguardo, ? stato la decisione resa dalla seconda sezione della Corte di Giustizia il 18.01.07 nella causa C-385/05 relativo alla questione pregiudiziale sollevata dal Consiglio di stato francese: “L’articolo 1, capoverso 1a, della direttiva 98/59/CE del Consiglio, del 20 luglio 1998, concernente l’avvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relativi ai licenziamenti collettivi, deve essere interpretato in questo senso che oppone ad una regolamentazione nazionale che esclude, fu questo temporaneamente, una categoria determinata di lavoratori del calcolo del numero dei lavoratori impiegati previsti con questa disposizione.”
(…)
Inoltre, c’? luogo di rilevare che la Corte Costituzionale ha stabilito da molto, sentenze no 113/1985 e no 389/1989, che le decisioni di interpretazione della Corte di Giustizia devono essere applicate subito, come le norme di diritto comunitario e considerate come succo superveniens.
Ci? dice, bisogna considerare che il passaggio contemplato all’articolo 4, capoverso 9, della legge 223/91, nella parte dove enumera le categorie che il datore di lavoro pu? porre negli elenchi di mobilit?, e dove non appare quella dei dirigenti, doveva o essere allontanato dalla corte di appello di Milano, o, almeno, fare l’oggetto di un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia, peraltro chiesta dal richiedente, al senso dell’articolo 234, paragrafo 2, TCE, nello scopo di verificare la conformit? della legislazione nazionale che sosteneva la dottrina di esclusione dei dirigenti, alle disposizioni della direttiva,.
Aspettato
– che, la decisione attaccata deve essere annullata tuttavia, necessariamente per violazione o cattiva applicazione della legge e che, al senso della sentenza della Corte Costituzionale no 170/1984, deve essere fatto applicazione della sentenza di interpretazione della Corte di Giustizia del 18/01/2007 reso sull’articolo 1 della direttiva 98/59/CE che sembra confermare l’inesistenza di un’esclusione di categorie di lavoratori della protezione reale contro i licenziamenti collettivi;
– che, a titolo accessorio, questa stimabile Corte di cassazione, ai sensi dell’articolo 234, paragrafo 3, TCE, pu? indirizzare una questione pregiudiziale alla Corte di Giustizia in vista di conoscere se l’articolo 4, paragrafo 9, della legge no 223/91 ? o non conforme alle disposizioni dell’articolo 1 della direttiva 98/59/CE, nella misura in cui la sua applicazione sembra limitare quella della direttiva, escludendo la categoria dei dirigenti del calcolo dei lavoratori laureati,;
Considerando
Tutto ci? che ha appena stato esposto, l’ingegnere Gino Trevisanato, ut sopra rappresentato, domiciliato e difeso,
Domanda
Che questa molto illustre Corte suprema, contrariis rejectis,
Vuoi
A titolo principale
Rilevare direttamente il conflitto flagrante tra le legislazioni europee applicabile, a sapere l’articolo 1 delle direttive 92/56/CE e 98/56/CE del Consiglio, e la disposizione contemplata all’articolo 4, capoverso 9, della legge no 223 del 1991 che, nella decisione contestata, ? presa come fondamento dell’esclusione di applicazione della legge 223/91 al riguardo dei dirigenti;
Rilevare che bisogna applicare, ai sensi delle sentenze della Corte Costituzionale i nostri 113/1985 e 389/1989, l’interpretazione fornita dalla Corte di Giustizia in data del 18/01/2007 secondo la quale l’articolo 1, no 1, let. ha, della direttiva del Consiglio 98/56/CE del 20/07/1998 deve essere interpretata nel senso che oppone ad una legislazione nazionale che esclude, anche temporaneamente, una categoria determinata di lavoratori del calcolo dei lavoratori impiegati, previsti da questo articolo e, a questo effetto e ha fortiori, del calcolo dei lavoratori laureati, anche previsti con questa disposizione.
Annullare il decisione no75 della corte di appello di Milano, resa il 23/01/2007 che non ha allontanato la disposizione menzionata in favore della legislazione comunitaria, violando cos? o facendo una cattiva applicazione della legge che, ai sensi dell’articolo 384 del codice di procedimento civile, comprendi la formulazione del principio di diritto, ad applicare col giudice di rinvio, o la decisione al fondo, tenuto conto dell’esistenza di un licenziamento collettivo, ai sensi dell’articolo 24 della legge no 223 del 1991, regolarmente contestato in virt? della legge.
A questo riguardo, si ricorda che come nei ricorsi di primo e secondo istanze, le domande riguardano la verifica e la dichiarazione di nullit? et/ou di inefficacia del licenziamento per violazione degli articoli 4, 5, e 24 della legge no 223 del 1991 e l’applicazione che seguono, contemplate all’articolo 5, terzo paragrafo, dell’articolo 18 della legge 300/1970 che prescrive la reintegrazione in servizio del richiedente ed il versamento di un’indennit?.
A titolo accessorio
Visto l’articolo 224, paragrafo 3, TCE,
Sospendere il presente procedimento e
Porre alla Corte di Giustizia, CJUE, una questione pregiudiziale che cade sulla conformit? della norma interna, a sapere l’articolo 4, paragrafo 9 della legge 223/1991 che ha permesso di escludere la categoria dei dirigenti della protezione sui licenziamenti collettivi contemplati, al contrario, per tutti i lavoratori salariati nelle direttive 92/56/CE e 98/59/CE, ed in particolare del calcolo contemplato all’articolo 1 delle direttive menzionate.
(…) “
16. Il 28 ottobre 2010, la Corte di cassazione, conformemente all’articolo 366bis del CPC, applicabile in virt? dell’articolo 27, capoverso 2, del decreto legislativo no 40/2006 e dell’articolo 47 della legge no 69/2009, dichiar? inammissibile mancanza il ricorso di formulazione adeguata ed adeguata del punto di diritto, quesito di diritto.
17. Il 20 aprile 2011, il richiedente introdusse una domanda in revisione dinnanzi alla Corte di cassazione, dichiarata inammissibile il 22 dicembre 2011.
3. Sull’azione in responsabilit? contro la presidenza del Consiglio dei ministri
18. Il 29 agosto 2013, sul fondamento dell’articolo 2 della legge no 117/1988 relativo alla responsabilit? civile dei magistrati nell’esercizio delle loro funzioni, il richiedente present? un’azione in responsabilit? contro la presidenza del Consiglio dei ministri dinnanzi al tribunale di Milano. Il ricorso ? stato dichiarato inammissibile il 22 gennaio 2015.
II. IL DIRITTO E LE PRATICA INTERNE PERTINENTI
19. Il procedimento dinnanzi alla Corte di cassazione ? regolato dagli articoli del Titolo III, capi Gli ed III, del codice di procedimento civile (CPC). L’articolo 360 CPC contemplano i casi dove un ricorso pu? essere formato contro una decisione pronunciata in appello (o, nei casi eccezionali, pronunciati in prima istanza, per applicazione scorrette di regole di diritto. La versione dell’articolo applicabile al momento dei fatti era formulata cos?:
“Art. 360 (Decisioni suscettibili di ricorso e motivi di ricorso) Le sentenze pronunciate in appello o in prima istanza pu? essere contestata dal verso di un ricorso in cassazione:
1, per i motivi relativi alla giurisdizione,;
2, per le violazioni delle norme sulla competenza, quando l’ordinamento di competenza non ? prescritto;
3, per le violazioni o delle cattive applicazioni di norme di diritto e di contratti o accordi collettivi nazionali di lavoro;
4, per nullit? della sentenza o del procedimento,;
5, per un difetto di motivazione o una motivazione insufficiente o contraddittoria su un fatto contestato e decisivo per il giudizio “
20. Il decreto legislativo no 40 del 2 febbraio 2006 ha introdotto l’articolo 366bis CPC relativi alle condizioni di forma di un ricorso in cassazione. Era formulato cos?:
“Art. 366bis (Formulazione dei mezzi di diritto). -Nei casi contemplati all’articolo 360, 1 capoverso, numeri 1, – 4, l’indicazione di ogni mezzo deve concludere si, sotto pena di inammissibilit?, con la formulazione della questione in diritto. Nel caso contemplato all’articolo 360, 1 capoverso, numero 5, la formulazione di ogni mezzo deve contenere, sotto pena di inammissibilit?, l’indicazione chiara del fatto contestato a proposito del quale la motivazione ? criticata come essendo inadempiente o contraddittorio, o le ragioni per che la motivazione insufficiente non ? propria a giustificare la decisione. “
21. Seguito all’introduzione dell’articolo 366bis CPC, la giurisprudenza della Corte di cassazione ? stata oggetto di un’analisi approfondita da parte del servizio di documentazione, degli studi e del rapporto della Corte di cassazione, ufficio del massimario e del ruolo che ha pubblicato due rapporti, i nostri 25 e 89 di 2008, cadendo sulle modalit? di presentazione e di formulazione della questione in diritto, cos? come sul suo posto, ivi compreso sul piano formale, in seno all’esposto.
22. In particolare, nella sentenza no 7258 del 26 marzo 2007, l’assemblea plenaria, Sezioni Unit?, della Corte di cassazione ha giudicato che:
“(…) ? inammissibile, per violazione dell’articolo 366bis del codice di procedimento civile, introdotto dall’articolo 6 del decreto legislativo no 40 del 2006, il ricorso in cassazione in che la presentazione di ogni motivo non ? seguita dalla formulazione di una questione in diritto esplicito, atto a circoscrivere la decisione del giudice nei limiti di un’accettazione o rigetto della questione formulata dalla parte. “
23. In seguito, la Corte di cassazione, sempre in assemblea plenaria, Sezioni Unit?, ha sviluppato questo punto nella sentenza no 3519 del 14 febbraio 2008. Ha indicato in particolare che:
“(…) la questione deve essere la chiave di lettura delle ragioni presentate e permettere alla Corte, di cassazione, di rispondere a questa fissando il ?regol? iuris ‘ che deve essere in quanto tale suscettibile di trovare applicazione nei casi simili, al di l? della causa controversa sottoposta all’esame del giudice che ha pronunciato la decisione contestata. Questo notifica che la Corte, di cassazione, deve potere comprendere della lettura della sola questione, considerata come sintesi logico-giuridica del mezzo, l’errore di diritto che il giudice del fondo avrebbe commesso e, secondo la tesi del richiedente, la regola ad applicare. “
24. Il decreto legislativo no 40/2006, ? entrato in vigore il 2 marzo 2006. L’articolo 27, capoverso 2, del decreto ha contemplato l’applicazione dell’articolo 366bis CPC:
“(…) ai ricorsi in cassazione contro le sentenze ed altre decisioni pubblicate in vigore a partire dalla data di entrata del presente decreto. “
L’articolo 366bis CPC sono stati abrogati, senza effetto retroattivo, con l’articolo 47 della legge no 69 del 18 giugno 2009, entrata in vigore il 4 luglio 2009.
IN DIRITTO
SU LA VIOLAZIONE ADDOTTA DI L’ARTICOLO 6 ? 1 DI LA CONVENZIONE
25. Il richiedente si lamenta della decisione con la quale il 28 ottobre 2010, la Corte di cassazione dichiar? inammissibile il suo ricorso in cassazione, in applicazione dell’articolo 366bis del codice di procedimento civile. Denunciando un attentato al suo diritto ad un tribunale, invoca l’articolo 6 ? 1 della Convenzione di cui la parte pertinente ? formulata cos?:
“Ogni persona ha diritto a ci? che la sua causa sia equamente sentita con un tribunale chi decider? delle contestazioni sui suoi diritti ed obblighi di carattere civile “
26. Il Governo oppone a questa tesi.
A. Sull’ammissibilit?
27. La Corte constata che la richiesta non ? manifestamente male fondata al senso dell’articolo 35 ? 3 ha, della Convenzione e che non cozza peraltro contro nessuno altro motivo di inammissibilit?. La dichiara ammissibile dunque.
B. Sul fondo
1. Argomenti delle parti
28. Il richiedente sostiene che il suo ricorso in cassazione rispettava le condizioni di forma e di contenuto richiesta in vigore dalle disposizioni all’epoca dei fatti e che la decisione di inammissibilit? della Corte di cassazione per mancata osservanza dell’articolo 366bis CPC l’avrebbero privato del suo diritto ad un tribunale.
29. Il Governo contesta l’argomento del richiedente. Ricorda che il sistema italiano contempla due gradi di giurisdizione al fondo e che il ruolo della Corte di cassazione, in modo similare ad altri sistemi giuridici, ? limitato ad un controllo sull’applicazione del diritto fa con le giurisdizioni inferiori per garantire un’interpretazione uniforme della legge.
30. Il Governo sostiene che la pratica dei ricorsi in cassazione, lontano da riferirsi ai principi del diritto che la parte stima essere stato violato o applicate in modo scorretta, orologio una pi? tendenza a fare riferimento ai fatti piuttosto che au dritto. Ci? che avrebbe per conseguenza un appesantimento del carico di lavoro della Corte di cassazione, confrontata difficile al compito di isolare i principi di diritto presumibilmente violato. L’introduzione dell’articolo 366bis CPC avrebbero avuto per obiettivo la necessit? di eliminare questa pratica dunque e di rendere pi? chiara e precisa la formulazione dei mezzi di cassazione. Mantiene inoltre che l’obbligo di presentare di diritto” suddetto “quesito ridursi ad un semplice esercizio logico di sintesi che chiederebbe alla parte un riferimento preciso al principio del diritto presumibilmente raggiunto.
31. Il Governo conclude che l’abrogazione dell’articolo 366bis CPC non sono la conseguenza di una valutazione negativa della disposizione citata ma il risultato di una riorganizzazione del procedimento dinnanzi alla Corte di cassazione e del rafforzamento del filtro preventivo di ammissibilit? dei ricorsi presentati dinnanzi a lei.
2. Valutazione della Corte
32. La Corte ricorda la sua giurisprudenza consolidata secondo la quale non ha per compito di sostituirsi alle giurisdizioni interne. Appartiene al primo capo alle autorit? nazionali, ed in particolare ai corsi e tribunali, che tocca di interpretare la legislazione interna (vedere, tra molto altri, Garc?a Manibardo c. Spagna, no 38695/97, ? 36, CEDH 2000 II. Il suo ruolo a lei si limita a verificare la compatibilit? con la Convenzione degli effetti di simile interpretazione. Ci? ? particolarmente vero trattandosi dell’interpretazione coi tribunali di regole procedurali come queste che fissa i termini a rispettare per il deposito dei documenti o l’introduzione dei ricorsi, Tejedor Garc?a c. Spagna del 16 dicembre 1997, Raccolta delle sentenze e decisioni 1997-VIII, ? 31. La regolamentazione relativa alle formalit? e termini ad osservare per formare un ricorso miri a garantire la buona amministrazione della giustizia ed il rispetto, in particolare, della sicurezza giuridica. Gli interessati devono aspettarsi normalmente di ci? che queste regole siano applicate, Miragall Escolano ed altri c. Spagna, nostri 38366/97, 38688/97, 40777/98, 40843/98, 41015/98, 41400/98, 41446/98, 41484/98, 41487/98 e 41509/98, ?? 33, CEDH 2000-I,,.
33. Peraltro, il “diritto ad un tribunale” di cui il diritto di accesso costituisce un aspetto, non ? assoluto e prestati alle limitazioni implicitamente ammesse, in particolare in ci? che riguarda le condizioni di ammissibilit? di un ricorso, perch? chiama anche per la sua natura una regolamentazione con lo stato che gode a questo riguardo di un certo margine di valutazione, Garc?a Manibardo c. Spagna, precitato, ? 36, e Mortaio c. Francia, no 42195/98, ? 33, 31 luglio 2001. Tuttavia, le limitazioni applicate non devono restringere l’accesso aperto all’individuo di un modo o ad un punto come il diritto se ne trova raggiunge nella sua sostanza stessa. Inoltre, non si conciliano con l’articolo 6 ? 1 che se inseguono un scopo legittimo e se esiste un rapporto ragionevole di proporzionalit? tra i mezzi impiegati e lo scopo previsto (vedere il sentenza Gu?rin c). Francia del 29 luglio 1998, Raccolta 1998-V, ? 37.
34. La compatibilit? delle limitazioni previste dal diritto interno col diritto di accesso ad un tribunale riconosciuto dall’articolo 6 ? 1 dipende dalle particolarit? del procedimento in causa. Bisogna prendere in conto l’insieme del processo condotto nell’ordine giuridico interno ed il ruolo che gioco la giurisdizione di cassazione, le condizioni di ammissibilit? di un ricorso in cassazione che pu? essere pi? rigorose che per un appello (vedere, entra altri, Khalfaoui c. Francia, no 34791/97, ? 37, CEDH 1999-IX, e Ble? ?ed altri c. Repubblica ceca, no 47273/99, ? 62, 12 novembre 2002.
35. La Corte ricorda che il suo compito consiste in verificare se il rigetto per inammissibilit? del ricorso in cassazione non ha recato offesa alla sostanza stessa del “diritto” del richiedente “ad un tribunale.” Per questo fare, ricercher?, di prima, se le condizioni di ammissibilit? del ricorso in cassazione inseguivano un scopo legittimo, dedicandosi poi sulla proporzionalit? della limitazione imposta (vedere, tra molto altri, Brualla G?mez del Torre c. Spagna, 19 dicembre 1997, ? 33, Raccolta delle sentenze e decisioni 1997 VIII, e Papaioannou c. Grecia, no 18880/15, ? 49, 2 giugno 2016.
36. In ci? che riguarda la finalit? di questa disposizione, la Corte prende nota della giurisprudenza della Corte di cassazione anteriore al ricorso del richiedente (vedere paragrafo 23 secondo la quale la questione in diritto rappresentava il punto di congiunzione tra le soluzioni del caso specifico e la formulazione di un principio giuridico generale applicabile ai casi simili). Lo scopo di questo articolo era dunque al tempo stesso di proteggere l’interesse della parte ad ottenere, all’occorrenza, la riforma della decisione attaccata e di preservare la funzione della Corte di cassazione nel suo ruolo di giudice dell’interpretazione uniforme della legge.
37. Di conseguenza, la Corte stima che la limitazione imposta dall’articolo 366bis CPC inseguiva un scopo legittimo, ubbidendo tutto insieme alle esigenze della sicurezza giuridica e della buona amministrazione della giustizia, Kemp ed altri c. Lussemburgo, no 17140/05, ? 53, 24 aprile 2008.
38. Resta a sapere se questa esigenza di precisione risponde, nello specifico, alla condizione della proporzionalit? tra i mezzi impiegati e lo scopo previsto (vedere, tra molto altri, Edificaciones March Gallego S.p.A. c. Spagna, 19 febbraio 1998, ? 34, Raccolta delle sentenze e decisioni 1998I.? Difatti, la Corte ha concluso gi? a pi? riprese che un’interpretazione fin troppo formalista delle condizioni di forma di un ricorso ? suscettibile di violare il diritto di accesso ad un tribunale, Ble? ?ed altri c. Repubblica ceca, precitata, ? 69, Zvolsk? e Zvolsk? c. Repubblica ceca, no 46129/99, ? 55, CEDH 2002 IX, e Viard c. Francia, no 71658/10, ? 38, 9 gennaio 2014. La Corte esaminer? dunque, di quale modo il richiedente present? da una parte, il suo motivo di appello alla Corte di cassazione, e, altro parte, per quali ragioni il suo ricorso fu respinto.
39. Nel suo esposto in cassazione, il richiedente si lament? di una violazione o cattiva applicazione delle disposizioni della legge no 223/1991. Argu? in particolare che l’esclusione del campo di applicazione di questa legge della categoria dei dirigenti era contraria alla direttiva Questo 98/59 concernente l’avvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relativi ai licenziamenti collettivi. Per questo fare, si appell? in particolare su una sentenza del CJUE.
40. A conclusione del suo unico mezzo, il richiedente non formul? la questione in diritto nella quale avrebbe dovuto indicare il principio di diritto che assumeva violato. Nei suoi conclusioni, dopo avere riassunto il suo ragionamento, invit? la Corte di cassazione ad annullare la decisione della corte di appello di Milano ed a formulare il principio di diritto ad applicare nel procedimento di rinvio.
41. La Corte di cassazione respinse la ricorso mancanza di formulazione adeguata ed adeguata di una questione in diritto che permette l’identificazione del contenuto del ricorso ed il ragionamento della parte. Ricord?, inoltre, la sua giurisprudenza consolidata in materia secondo la quale se la questione in diritto potesse essere dedotta della formulazione del mezzo di cassazione, una tale interpretazione produrrebbe un’abrogazione implicita della condizione di ammissibilit? dei ricorsi in cassazione prevista all’articolo 366bis CPC.
42. La Corte rileva che il ricorso del richiedente manca di una questione in diritto a conclusione del mezzo di cassazione difatti, come chiesta dall’articolo suddetto e di cui la finalit? risponde ad un’esigenza legittima (vedere sopra ? 37 paragrafo). Agli occhi della Corte, il fatto di chiedere al richiedente di concludere il suo mezzo di cassazione con un paragrafo di sintesi, riassumendo il ragionamento seguito e chiarendo il principio di diritto che assume violato, non avrebbe richiesto nessuno sforzo particolare ulteriore da parte di questo ultimo. Pertanto, la decisione di inammissibilit? non saprebbe passare per un’interpretazione fin troppo formalista della legalit? ordinaria che impedisce, infatti, l’esame in fondo al ricorso esercitato dall’interessato (vedere, ha contrario, Kemp ed altri, precitato, ? 59; RTBF c. Belgio, no 50084/06, ? 71, CEDH 2011 (brani)).
43. Inoltre, contrariamente a ci? che la Corte ha constatato nel sentenza Ble? ?ed altri (precitato, ? 63, nello specifico il richiedente ed il suo avvocato potevano valutare a priori le probabilit? di vedere il loro ricorso in cassazione ammisi, l’ammissibilit? di questo dipendente di una giurisprudenza interna fornita. Difatti, la Corte di cassazione chiedeva la formulazione esplicita di una questione in diritto, a conclusione di ogni mezzo che doveva essere la “chiave di lettura delle ragioni presentate, e permettere alla Corte, di cassazione, di rispondere a questa fissando la “regol? iuris” (…) suscettibile di trovare applicazione nei casi simili” (vedere sopra paragrafo 23).
44. La Corte rileva che la regola applicata dalla Corte di cassazione per pronunciarsi sull’ammissibilit? del ricorso non ? di costruzione giurisprudenziale ma introdotta dal legislatore attraverso l’articolo 366bis del codice di procedimento civile (vedere, ha contrario, Kemp ed altri, precitato, ? 52, e Dattel c. Lussemburgo (no 2), no 18522/06, ? 37, 30 luglio 2009.
45. Su questo punto, la Corte osserva anche che la nuova condizione di ammissibilit? era stata introdotta il 2 febbraio 2006, molto prima la presentazione, il 13 novembre 2007, del ricorso controverso. Il consiglio del richiedente era in grado di conoscere in materia i suoi obblighi dunque, appellandosi sulla formula dell’articolo suddetto e con l’aiuto dell’interpretazione della Corte di cassazione che presentava una chiarezza ed una coerenza bastiamo, vedere Prestazioni Servizi c Lievitazione. Francia, 23 ottobre 1996, ? 42, Raccolta delle sentenze e decisioni 1996 V. La Corte ricorda peraltro che gli avvocati abituali a rappresentare le parti dinnanzi alla Corte di cassazione italiana devono essere iscritti obbligatoriamente in un elenco speciale sulla base di certi requisiti richiesti (vedere, ha contrario, Dattel c. Lussemburgo (no 2), precitato, ? 43.
46. Infine, la Corte non saprebbe dubitare dell’affermazione del Governo convenuto secondo la quale l’abrogazione dell’articolo suddetto, fatto dalla legge no 69 del 18 giugno 2009, risulti dalla riorganizzazione del procedimento dinnanzi alla Corte di cassazione e non ? la conseguenza di una valutazione negativa della disposizione citata (vedere paragrafo 31).
47. In queste condizioni, la Corte stima che il richiedente non ha subito un ostacolo sproporzionato al suo diritto ad un tribunale e che, quindi, non c’? stato raggiunta alla sostanza di questo diritto. Pertanto, non c’? stata violazione dell’articolo 6 ? 1 della Convenzione.
CON QUESTI MOTIVI, LA CORTE, ALL’UNANIMIT?,
1. Dichiara la richiesta ammissibile;

2. Dice che ha avuto non ci non violazione dell’articolo 6 ? 1 della Convenzione.
Fatto in francese, poi comunicato per iscritto il 15 settembre 2016, in applicazione dell’articolo 77 ?? 2 e 3 dell’ordinamento della Corte.
Abele Campos Mirjana Lazarova Trajkovska
Cancelliere Presidentessa

Testo Tradotto

Conclusions: Non-violation de l’article 6 – Droit ? un proc?s ?quitable (Article 6 – Proc?dure civile Article 6-1 – Acc?s ? un tribunal)

PREMI?RE SECTION

AFFAIRE TREVISANATO c. ITALIE

(Requ?te no 32610/07)

ARR?T

STRASBOURG

15 septembre 2016

Cet arr?t deviendra d?finitif dans les conditions d?finies ? l?article 44 ? 2 de la Convention. Il peut subir des retouches de forme.

En l?affaire Trevisanato c. Italie,
La Cour europ?enne des droits de l?homme (premi?re section), si?geant en une chambre compos?e de :
Mirjana Lazarova Trajkovska, pr?sidente,
Ledi Bianku,
Guido Raimondi,
Kristina Pardalos,
Paul Mahoney,
Ale? Pejchal,
Armen Harutyunyan, juges,
et de Abel Campos, greffier de section,
Apr?s en avoir d?lib?r? en chambre du conseil le 23 ao?t 2016,
Rend l?arr?t que voici, adopt? ? cette date :
PROC?DURE
1. ? l?origine de l?affaire se trouve une requ?te (no 32610/07) dirig?e contre la R?publique italienne et dont un ressortissant de cet ?tat, OMISSIS (? le requ?rant ?), a saisi la Cour le 4 juillet 2007 en vertu de l?article 34 de la Convention de sauvegarde des droits de l?homme et des libert?s fondamentales (? la Convention ?).
2. Le requ?rant a ?t? repr?sent? par OMISSIS, avocat ? Milan. Le gouvernement italien (? le Gouvernement ?) a ?t? repr?sent? par son agent, Mme Ersilia Spatafora.
3. Le requ?rant all?gue en particulier que l?interpr?tation par la Cour de cassation des dispositions portant sur les conditions de pr?sentation du pourvoi en cassation a m?connu son droit ? un tribunal, garanti par l?article 6 ? 1 de la Convention.
4. Le 5 mars 2015, le grief concernant l?article 6 ? 1 de la Convention a ?t? communiqu? au Gouvernement et la requ?te a ?t? d?clar?e irrecevable pour le surplus conform?ment ? l?article 54 ? 3 du R?glement de la Cour.
EN FAIT
I. LES CIRCONSTANCES DE L?ESP?CE
5. Le requ?rant est n? en 1937 et r?side ? Casatenovo (Lecco).
6. Les faits de la cause, tels qu?ils ont ?t? expos?s par les parties, peuvent se r?sumer comme suit.
7. Le requ?rant fut salari? de la soci?t? IBM pendant 32 ans, dont 23 en tant que dirigeant. En novembre 1994, la direction de la soci?t? lui signifia son licenciement avec pr?avis d?un an ? partir du 1er janvier 1995. Le licenciement prit effet le 17 juin 1996.
La proc?dure interne
1. Sur le d?classement professionnel
8. Se consid?rant victime de d?classement professionnel, le requ?rant introduisit, ? une date non pr?cis?e, une requ?te en urgence devant le juge d?instance de Milan (pretore), au sens de l?article 700 du code de proc?dure civile (CPC), afin d?obtenir la suspension conservatoire (provvedimento cautelare) de l?acte de d?classement. Le juge fit droit ? sa demande.
9. En ao?t 1995, il entama une proc?dure au fond en demandant la r?int?gration dans son poste de ? directeur consultant produits ?, l?attribution d?un bureau individuel et une indemnisation en raison de la r?duction salariale subie. Dans son m?moire, la soci?t? indiqua, entre autres, que le licenciement du requ?rant faisait partie d?un plan de licenciement collectif. Par d?cision du 29 ao?t 1997, le juge d?instance condamna la soci?t? ? indemniser le requ?rant de la diff?rence salariale non vers?e entre mai 1995 et juin 1996, en rejetant le restant de la demande, l?objet du litige ayant cess? d?exister suite ? la prise d?effet du licenciement. Le 13 octobre 1998, suite ? l?appel introduit par la soci?t? d?fenderesse, le tribunal de Milan infirma cette d?cision.
2. Sur le licenciement
10. Le 11 janvier 1995, le requ?rant contesta sans succ?s le licenciement par voie extrajudiciaire devant la direction d?partementale du travail (DPT). En 1999 et en 2004, deux tentatives de transaction aupr?s de la DPT ?chou?rent.
11. Le 3 septembre 2004, le requ?rant assigna en justice la soci?t? devant le juge du travail de Milan, en demandant la d?claration de nullit? ou d?inefficacit? du licenciement et la r?int?gration dans son poste sur le fondement de l?article 18 de la loi no 300 du 20 mai 1970. Il contesta notamment la violation des garanties pr?vues aux articles 4, 5 et 24 de la loi no 223 du 23 juillet 1991 relative aux normes en mati?re de ch?mage technique, mobilit?, allocations de ch?mage, mise en ?uvre de directives communautaires, placement de main-d??uvre et des autres dispositions relatives au march? du travail. Cette loi transpose en droit interne la r?glementation communautaire en mati?re de licenciements collectifs.
12. Le 12 mai 2005, le juge d?clara le recours irrecevable. Il observa que la relation de travail avait cess? sans aucune r?serve formul?e par le requ?rant. En outre, il estima que la question litigieuse ?tait li?e aux conclusions de la d?cision du juge d?instance du 1997, ayant acquis depuis force de chose jug?e.
13. Le 24 juin 2005, le requ?rant fit appel de la d?cision, en demandant ?galement la saisine de la Cour de Justice de l?Union europ?enne (CJUE) d?une question pr?judicielle sur la compatibilit? de la loi no 223/1991 avec la directive 98/59/CE. Le 23 janvier 2007, la cour d?appel de Milan, tout en les d?clarant recevables, rejeta sur le fond les all?gations du requ?rant. Elle estima que, en vertu de l?article 4, paragraphe 9, de la loi no 223/1991, la cat?gorie des dirigeants ne pouvait b?n?ficier de la protection d?coulant de la loi no 223/1991.
14. Le 13 novembre 2007, le requ?rant se pourvut en cassation. Dans l?unique moyen, il attaqua l?exclusion des dirigeants comme ?tant contraire ? la l?gislation europ?enne, en particulier ? l?article 1 de la directive 98/59, tel qu?interpr?t? par la CJUE.
15. Les parties pertinentes de son m?moire sont r?dig?es dans les termes suivants :
? Moyen ? Violation ou mauvaise application de la loi
La cour d?appel de Milan, dans l?arr?t attaqu?, apr?s avoir correctement censur? la d?cision rendue par le juge de premi?re instance, dans la partie o? il avait consid?r? que la force de chose jug?e d?une d?cision rendue en mati?re de d?classement professionnel trouvait ? s?appliquer dans une proc?dure portant sur une demande de nullit? du licenciement et sur l?application de la r?int?gration (reintegrazione nel posto di lavoro), a viol? ou fait une mauvaise application de la loi, en consid?rant que l?article 24 de la loi 23/7/1991 no 223 n??tait pas applicable ? la cat?gorie des dirigeants. Et ce, en vertu du renvoi ? l?article 4, paragraphe 9, selon lequel : ? Une fois obtenu l?accord syndical, ou ? l?issue de la proc?dure aux sens des paragraphes 6, 7 et 8, l?entreprise a la facult? de placer sur les listes de mobilit? les salari?s, les ouvriers et les cadres dont les postes sont exc?dentaires (omissis) ?.
Ceci, sans ambig?it? aux yeux de la cour (d?appel), permit d?exclure la cat?gorie des dirigeants.
(…)
Cette interpr?tation est clairement absurde si on consid?re que la (…) loi 223/91 repr?sente la transposition de la directive de la Communaut? europ?enne (aujourd?hui directive 98/59/CE), adopt?e sur le fondement de la r?solution du Conseil europ?en du 21 janvier 1974 tendant au rapprochement des l?gislations des ?tats membres en mati?re de licenciements collectifs.
Or, ladite directive, notamment son article 1, non seulement ne fait aucune distinction entre cat?gories de travailleurs, mais elle ne conc?de pas non plus la facult? aux ?tats membre de faire une quelconque distinction au moment de sa transposition dans le syst?me national.
Aux fins du calcul du quorum qui d?finit le champ d?application d?un licenciement collectif, on retrouve dans la directive une uniformit? d?application ? l??gard de tous les travailleurs employ?s par de soci?t?s priv?es, ? condition qu?ils n?aient pas ?t? licenci?s pour des raisons individuelles et, en plus, selon l?interpr?tation de cette disposition (article 1 de la directive) rendue par la Cour de Justice (CJUE), elle emp?che aussi qu?une norme interne ou nationale puisse exclure, m?me temporairement, une cat?gorie d?termin?e de travailleurs du calcul du nombre de travailleurs employ?s.
Pr?cise et d?cisive, ? cet ?gard, a ?t? la d?cision rendue par la deuxi?me section de la Cour de Justice le 18.01.07 dans l?affaire C-385/05 relative ? la question pr?judicielle soulev?e par le Conseil d??tat fran?ais : ? L?article 1, alin?a 1a), de la directive 98/59/CE du Conseil, du 20 juillet 1998, concernant le rapprochement des l?gislations des ?tats membres relatives aux licenciements collectifs, doit ?tre interpr?t? en ce sens qu?il s?oppose ? une r?glementation nationale qui exclut, f?t-ce temporairement, une cat?gorie d?termin?e de travailleurs du calcul du nombre de travailleurs employ?s pr?vu par cette disposition ?.
(…)
En outre, il y a lieu de relever que la Cour Constitutionnelle a ?tabli depuis longtemps (arr?ts no 113/1985 et no 389/1989) que les d?cisions d?interpr?tation de la Cour de Justice doivent ?tre aussit?t appliqu?es, comme les normes de droit communautaire et consid?r?es comme jus superveniens.
Cela dit (…), il faut consid?rer que le passage pr?vu ? l?article 4, alin?a 9, de la loi 223/91, dans la partie o? il ?num?re les cat?gories que l?employeur peut placer dans les listes de mobilit?, et o? il n?apparait pas celle des dirigeants, devait soit ?tre ?cart? par la cour d?appel de Milan, soit, au moins, faire l?objet (…) d?un renvoi pr?judiciel ? la Cour de Justice, par ailleurs demand? par le requ?rant, au sens de l?article 234, paragraphe 2, TCE, dans le but de v?rifier la conformit? de la l?gislation nationale, qui soutenait la doctrine d?exclusion des dirigeants, aux dispositions de la directive.
Attendu
– que, pourtant, la d?cision attaqu?e doit ?tre n?cessairement infirm?e pour violation ou mauvaise application de la loi et que, au sens de l?arr?t de la Cour Constitutionnelle no 170/1984, il doit ?tre fait application de l?arr?t d?interpr?tation de la Cour de Justice du 18/01/2007 rendu sur l?article 1 de la directive 98/59/CE, qui semble confirmer l?inexistence d?une exclusion de cat?gories de travailleurs de la protection r?elle contre les licenciements collectifs ;
– que, ? titre subsidiaire, cette estimable Cour de cassation, aux sens de l?article 234, paragraphe 3, TCE, peut adresser une question pr?judicielle ? la Cour de Justice en vue de conna?tre si l?article 4, paragraphe 9, de la loi no 223/91 est ou non conforme aux dispositions de l?article 1 de la directive 98/59/CE, dans la mesure o? son application semble limiter celle de la directive, en excluant la cat?gorie des dirigeants du calcul des travailleurs licenci?s ;
En consid?rant
Tout ce qui vient d??tre expos?, l?ing?nieur Gino Trevisanato, ut sopra repr?sent?, domicili? et d?fendu,
Demande
Que cette tr?s illustre Cour supr?me, contrariis rejectis,
Veuille
? titre principal
Relever le conflit flagrant entre la l?gislation europ?enne directement applicable, ? savoir l?article 1 des directives 92/56/CE et 98/56/CE du Conseil, et la disposition pr?vue ? l?article 4, alin?a 9, de la loi no 223 du 1991 qui, dans la d?cision contest?e, est prise comme fondement de l?exclusion d?application de la loi 223/91 ? l??gard des dirigeants ;
Relever qu?il faut appliquer, aux sens des arr?ts de la Cour Constitutionnelle nos 113/1985 et 389/1989, l?interpr?tation fournie par la Cour de Justice en date du 18/01/2007 selon laquelle l?article 1, no 1, let. a) de la directive du Conseil 98/56/CE du 20/07/1998 doit ?tre interpr?t? dans le sens qu?il s?oppose ? une l?gislation nationale qui exclut, m?me temporairement, une cat?gorie d?termin?e de travailleurs du calcul de travailleurs employ?s, pr?vus par cet article et, ? cet effet et a fortiori, du calcul des travailleurs licenci?s, ?galement pr?vus par cette disposition.
Infirmer la d?cision no75 de la cour d?appel de Milan, rendue le 23/01/2007, qui n?a pas ?cart? la disposition mentionn?e en faveur de la l?gislation communautaire, en violant de cette mani?re ou en faisant une mauvaise application de la loi qui, aux sens de l?article 384 du code de proc?dure civile, comporte la formulation du principe de droit, ? appliquer par le juge de renvoi, ou la d?cision au fond, compte tenu de l?existence d?un licenciement collectif, aux sens de l?article 24 de la loi no 223 du 1991, r?guli?rement contest? en vertu de la loi.
? cet ?gard, on rappelle que, comme dans les recours de premi?re et deuxi?me instances, les demandes concernent la v?rification et la d?claration de nullit? et/ou d?inefficacit? du licenciement pour violation des articles 4, 5, et 24 de la loi no 223 du 1991 et l?application qui s?ensuit, pr?vue ? l?article 5, troisi?me paragraphe, de l?article 18 de la loi 300/1970 qui prescrit la r?int?gration en service du requ?rant et le versement d?une indemnit? (…).
? titre subsidiaire
Vu l?article 224, paragraphe 3, TCE,
Suspendre la pr?sente proc?dure et
Poser ? la Cour de Justice (CJUE) une question pr?judicielle portant sur la conformit? de la norme interne, ? savoir l?article 4, paragraphe 9 de la loi 223/1991, qui a permis d?exclure la cat?gorie des dirigeants de la protection sur les licenciements collectifs pr?vues, au contraire, pour tous les travailleurs salari?s dans les directives 92/56/CE et 98/59/CE, et notamment du calcul pr?vu ? l?article 1 des directives mentionn?es.
(…) ?
16. Le 28 octobre 2010, la Cour de cassation, conform?ment ? l?article 366bis du CPC, applicable en vertu de l?article 27, alin?a 2, du d?cret l?gislatif no 40/2006 et de l?article 47 de la loi no 69/2009, d?clara le pourvoi irrecevable faute de formulation ad?quate et appropri?e du point de droit (quesito di diritto).
17. Le 20 avril 2011, le requ?rant introduisit une demande en r?vision devant la Cour de cassation, d?clar?e irrecevable le 22 d?cembre 2011.
3. Sur l?action en responsabilit? contre la pr?sidence du Conseil des ministres
18. Le 29 ao?t 2013, sur le fondement de l?article 2 de la loi no 117/1988 relative ? la responsabilit? civile des magistrats dans l?exercice de leurs fonctions, le requ?rant pr?senta une action en responsabilit? contre la pr?sidence du Conseil des ministres devant le tribunal de Milan. Le recours a ?t? d?clar? irrecevable le 22 janvier 2015.
II. LE DROIT ET LA PRATIQUE INTERNES PERTINENTS
19. La proc?dure devant la Cour de cassation est r?gl?e par les articles du Titre III, chefs I et III, du code de proc?dure civile (CPC). L?article 360 CPC pr?voit les cas o? un pourvoi peut ?tre form? contre une d?cision prononc?e en appel (ou, dans des cas exceptionnels, prononc?e en premi?re instance) pour application incorrecte de r?gles de droit. La version de l?article applicable au moment des faits ?tait ainsi libell?e :
? Art. 360 (D?cisions susceptibles de pourvoi et motifs de recours) Les arr?ts prononc?s en appel ou en premi?re instance peuvent ?tre contest?s par le biais d?un pourvoi en cassation :
1) pour des motifs relatifs ? la juridiction ;
2) pour des violations des normes sur la comp?tence, lorsque le r?glement de comp?tence n?est pas prescrit ;
3) pour des violations ou des mauvaises applications de normes de droit et de contrats ou accords collectifs nationaux de travail ;
4) pour nullit? de l?arr?t ou de la proc?dure ;
5) pour un d?faut de motivation ou une motivation insuffisante ou contradictoire sur un fait contest? et d?cisif pour le jugement (…) ?
20. Le d?cret l?gislatif no 40 du 2 f?vrier 2006 a introduit l?article 366bis CPC relatif aux conditions de forme d?un pourvoi en cassation. Il ?tait libell? ainsi :
? Art. 366bis (Formulation des moyens de droit). ? Dans les cas pr?vus ? l?article 360, 1er alin?a, num?ros 1) – 4), l?indication de chaque moyen doit se conclure, sous peine d?irrecevabilit?, avec la formulation de la question en droit. Dans le cas pr?vu ? l?article 360, 1er alin?a, num?ro 5), la formulation de chaque moyen doit contenir, sous peine d?irrecevabilit?, l?indication claire du fait contest? ? propos duquel la motivation est critiqu?e comme ?tant d?faillante ou contradictoire, ou les raisons pour lesquelles la motivation insuffisante n?est pas propre ? justifier la d?cision. ?
21. Suite ? l?introduction de l?article 366bis CPC, la jurisprudence de la Cour de cassation a fait l?objet d?une analyse approfondie de la part du service de documentation, des ?tudes et du rapport de la Cour de cassation (ufficio del massimario e del ruolo) qui a publi? deux rapports (nos 25 et 89 de 2008) portant sur les modalit?s de pr?sentation et de formulation de la question en droit, ainsi que sur sa place, y compris sur le plan formel, au sein du m?moire.
22. En particulier, dans l?arr?t no 7258 du 26 mars 2007, l?assembl?e pl?ni?re (Sezioni Unite) de la Cour de cassation a jug? que :
? (…) il est irrecevable, pour violation de l?article 366bis du code de proc?dure civile, introduit par l?article 6 du d?cret l?gislatif no 40 du 2006, le pourvoi en cassation dans lequel la pr?sentation de chaque motif n?est pas suivie par la formulation d?une question en droit explicite, apte ? circonscrire la d?cision du juge dans les limites d?une acceptation ou rejet de la question formul?e par la partie. ?
23. Par la suite, la Cour de cassation, toujours en assembl?e pl?ni?re (Sezioni Unite), a d?velopp? ce point dans l?arr?t no 3519 du 14 f?vrier 2008. Elle a notamment indiqu? que :
? (…) la question (…) doit ?tre la cl? de lecture des raisons pr?sent?es et permettre ? la Cour (de cassation) de r?pondre ? celle-ci en fixant la ?regula iuris? qui doit ?tre en tant que telle susceptible de trouver application dans des cas similaires, au-del? de l?affaire litigieuse soumise ? l?examen du juge qui a prononc? la d?cision contest?e. Ceci signifie que la Cour (de cassation) doit pouvoir comprendre de la lecture de la seule question, consid?r?e comme synth?se logico-juridique du moyen, l?erreur de droit que le juge du fond aurait commise et, selon la th?se du requ?rant, la r?gle ? appliquer. ?
24. Le d?cret l?gislatif no 40/2006, est entr? en vigueur le 2 mars 2006. L?article 27, alin?a 2, du d?cret a pr?vu l?application de l?article 366bis CPC :
? (…) aux pourvois en cassation contre les arr?ts et autres d?cisions publi?s ? partir de la date d?entr?e en vigueur du pr?sent d?cret. ?
L?article 366bis CPC a ?t? abrog?, sans effet r?troactif, par l?article 47 de la loi no 69 du 18 juin 2009, entr?e en vigueur le 4 juillet 2009.
EN DROIT
SUR LA VIOLATION ALL?GU?E DE L?ARTICLE 6 ? 1 DE LA CONVENTION
25. Le requ?rant se plaint de la d?cision par laquelle le 28 octobre 2010, la Cour de cassation d?clara irrecevable son pourvoi en cassation, en application de l?article 366bis du code de proc?dure civile. D?non?ant une atteinte ? son droit ? un tribunal, il invoque l?article 6 ? 1 de la Convention, dont la partie pertinente est ainsi libell?e :
? Toute personne a droit ? ce que sa cause soit entendue ?quitablement (…) par un tribunal (…) qui d?cidera (…) des contestations sur ses droits et obligations de caract?re civil (…) ?
26. Le Gouvernement s?oppose ? cette th?se.
A. Sur la recevabilit?
27. La Cour constate que la requ?te n?est pas manifestement mal fond?e au sens de l?article 35 ? 3 a) de la Convention et qu?elle ne se heurte par ailleurs ? aucun autre motif d?irrecevabilit?. Elle la d?clare donc recevable.
B. Sur le fond
1. Arguments des parties
28. Le requ?rant soutient que son pourvoi en cassation respectait les conditions de forme et de contenu requises par les dispositions en vigueur ? l??poque des faits et que la d?cision d?irrecevabilit? de la Cour de cassation pour non-respect de l?article 366bis CPC l?aurait priv? de son droit ? un tribunal.
29. Le Gouvernement conteste l?argument du requ?rant. Il rappelle que le syst?me italien pr?voit deux degr?s de juridiction au fond et que le r?le de la Cour de cassation, similairement ? d?autres syst?mes juridiques, est limit? ? un contr?le sur l?application du droit fait par les juridictions inf?rieures afin de garantir une interpr?tation uniforme de la loi.
30. Le Gouvernement soutient que la pratique des pourvois en cassation, loin de se r?f?rer aux principes du droit que la partie estime avoir ?t? viol?s ou appliqu?es de fa?on incorrecte, montre de plus en plus une tendance ? faire r?f?rence aux faits plut?t qu?au droit. Ce qui aurait pour cons?quence un alourdissement de la charge de travail de la Cour de cassation, confront?e ? la t?che difficile d?isoler les principes de droit pr?tendument viol?s. L?introduction de l?article 366bis CPC aurait donc eu pour objectif la n?cessit? d??liminer cette pratique et de rendre plus claire et pr?cise la formulation des moyens de cassation. Il maintient en outre que l?obligation de pr?senter ledit ? quesito di diritto ? se r?sumerait ? un simple exercice logique de synth?se qui demanderait ? la partie une r?f?rence pr?cise au principe du droit pr?tendument atteint.
31. Le Gouvernement conclut que l?abrogation de l?article 366bis CPC n?est pas la cons?quence d?une ?valuation n?gative de la disposition cit?e mais le r?sultat d?une r?organisation de la proc?dure devant la Cour de cassation et du renforcement du filtre pr?ventif de recevabilit? des pourvois pr?sent?s devant elle.
2. Appr?ciation de la Cour
32. La Cour rappelle sa jurisprudence constante selon laquelle elle n?a pas pour t?che de se substituer aux juridictions internes. C?est au premier chef aux autorit?s nationales, et notamment aux cours et tribunaux, qu?il incombe d?interpr?ter la l?gislation interne (voir, parmi beaucoup d?autres, Garc?a Manibardo c. Espagne, no 38695/97, ? 36, CEDH 2000 II). Son r?le ? elle se limite ? v?rifier la compatibilit? avec la Convention des effets de pareille interpr?tation. Cela est particuli?rement vrai s?agissant de l?interpr?tation par les tribunaux de r?gles proc?durales telles que celles fixant les d?lais ? respecter pour le d?p?t des documents ou l?introduction des recours (Tejedor Garc?a c. Espagne du 16 d?cembre 1997, Recueil des arr?ts et d?cisions 1997-VIII, ? 31). La r?glementation relative aux formalit?s et d?lais ? observer pour former un recours vise ? assurer la bonne administration de la justice et le respect, en particulier, de la s?curit? juridique. Les int?ress?s doivent normalement s?attendre ? ce que ces r?gles soient appliqu?es (Miragall Escolano et autres c. Espagne, nos 38366/97, 38688/97, 40777/98, 40843/98, 41015/98, 41400/98, 41446/98, 41484/98, 41487/98 et 41509/98, ?? 33, CEDH 2000-I).
33. Par ailleurs, le ? droit ? un tribunal ?, dont le droit d?acc?s constitue un aspect, n?est pas absolu et se pr?te ? des limitations implicitement admises, notamment en ce qui concerne les conditions de recevabilit? d?un recours, car il appelle de par sa nature m?me une r?glementation par l??tat, lequel jouit ? cet ?gard d?une certaine marge d?appr?ciation (Garc?a Manibardo c. Espagne, pr?cit?, ? 36, et Mortier c. France, no 42195/98, ? 33, 31 juillet 2001). N?anmoins, les limitations appliqu?es ne doivent pas restreindre l?acc?s ouvert ? l?individu d?une mani?re ou ? un point tel que le droit s?en trouve atteint dans sa substance m?me. En outre, elles ne se concilient avec l?article 6 ? 1 que si elles poursuivent un but l?gitime et s?il existe un rapport raisonnable de proportionnalit? entre les moyens employ?s et le but vis? (voir l?arr?t Gu?rin c. France du 29 juillet 1998, Recueil 1998-V, ? 37).
34. La compatibilit? des limitations pr?vues par le droit interne avec le droit d?acc?s ? un tribunal reconnu par l?article 6 ? 1 d?pend des particularit?s de la proc?dure en cause. Il faut prendre en compte l?ensemble du proc?s men? dans l?ordre juridique interne et le r?le qu?y joue la juridiction de cassation, les conditions de recevabilit? d?un pourvoi en cassation pouvant ?tre plus rigoureuses que pour un appel (voir, entre autres, Khalfaoui c. France, no 34791/97, ? 37, CEDH 1999-IX, et B?le? et autres c. R?publique tch?que, no 47273/99, ? 62, 12 novembre 2002).
35. La Cour rappelle que sa t?che consiste ? v?rifier si le rejet pour irrecevabilit? du pourvoi en cassation n?a pas port? atteinte ? la substance m?me du ? droit ? du requ?rant ? ? un tribunal ?. Pour ce faire, elle recherchera, d?abord, si les conditions de recevabilit? du pourvoi en cassation poursuivaient un but l?gitime, se penchant ensuite sur la proportionnalit? de la limitation impos?e (voir, parmi beaucoup d?autres, Brualla G?mez de la Torre c. Espagne, 19 d?cembre 1997, ? 33, Recueil des arr?ts et d?cisions 1997 VIII, et Papaioannou c. Gr?ce, no 18880/15, ? 49, 2 juin 2016).
36. En ce qui concerne la finalit? de cette disposition, la Cour prend note de la jurisprudence de la Cour de cassation ant?rieure au pourvoi du requ?rant (voir paragraphe 23), selon laquelle la question en droit repr?sentait le point de jonction entre la solution du cas sp?cifique et la formulation d?un principe juridique g?n?ral applicable ? des cas similaires. Le but de cet article ?tait donc ? la fois de prot?ger l?int?r?t de la partie ? obtenir, le cas ?ch?ant, la r?forme de la d?cision attaqu?e et de pr?server la fonction de la Cour de cassation dans son r?le de juge de l?interpr?tation uniforme de la loi.
37. Par cons?quent, la Cour estime que la limitation impos?e par l?article 366bis CPC poursuivait un but l?gitime, en ob?issant tout ? la fois aux exigences de la s?curit? juridique et de la bonne administration de la justice (Kemp et autres c. Luxembourg, no 17140/05, ? 53, 24 avril 2008).
38. Reste ? savoir si cette exigence de pr?cision r?pond, en l?esp?ce, ? la condition de la proportionnalit? entre les moyens employ?s et le but vis? (voir, parmi beaucoup d?autres, Edificaciones March Gallego S.A. c. Espagne, 19 f?vrier 1998, ? 34, Recueil des arr?ts et d?cisions 1998?I). En effet, la Cour a d?j? conclu ? plusieurs reprises qu?une interpr?tation par trop formaliste des conditions de forme d?un recours est susceptible de violer le droit d?acc?s ? un tribunal (B?le? et autres c. R?publique tch?que, pr?cit?, ? 69, Zvolsk? et Zvolsk? c. R?publique tch?que, no 46129/99, ? 55, CEDH 2002 IX, et Viard c. France, no 71658/10, ? 38, 9 janvier 2014). La Cour examinera donc, d?une part, de quelle mani?re le requ?rant pr?senta son grief ? la Cour de cassation, et, d?autre part, pour quelles raisons son pourvoi fut rejet?.
39. Dans son m?moire en cassation, le requ?rant se plaignit d?une violation ou mauvaise application des dispositions de la loi no 223/1991. Il argua notamment que l?exclusion du champ d?application de cette loi de la cat?gorie des dirigeants ?tait contraire ? la directive CE 98/59 concernant le rapprochement des l?gislations des ?tats membres relatives aux licenciements collectifs. Pour ce faire, il s?appuya en particulier sur un arr?t de la CJUE.
40. ? conclusion de son unique moyen, le requ?rant ne formula pas la question en droit dans laquelle il aurait d? indiquer le principe de droit qu?il assumait viol?. Dans ses conclusions, apr?s avoir r?sum? son raisonnement, il invita la Cour de cassation ? infirmer la d?cision de la cour d?appel de Milan et ? formuler le principe de droit ? appliquer dans la proc?dure de renvoi.
41. La Cour de cassation rejeta le pourvoi faute de formulation ad?quate et appropri?e d?une question en droit permettant l?identification du contenu du pourvoi et le raisonnement de la partie. Elle rappela, en outre, sa jurisprudence consolid?e en la mati?re, selon laquelle si la question en droit pouvait ?tre d?duite de la formulation du moyen de cassation, une telle interpr?tation produirait une abrogation implicite de la condition de recevabilit? des pourvois en cassation pr?vue ? l?article 366bis CPC.
42. La Cour rel?ve que le pourvoi du requ?rant manque en effet d?une question en droit ? conclusion du moyen de cassation, tel que demand?e par l?article susmentionn? et dont la finalit? r?pond ? une exigence l?gitime (voir paragraphe ? 37 ci-dessus). Aux yeux de la Cour, le fait de demander au requ?rant de conclure son moyen de cassation avec un paragraphe de synth?se, r?sumant le raisonnement suivi et explicitant le principe de droit qu?il assume viol?, n?aurait requis aucun effort particulier ult?rieur de la part de ce dernier. Partant, la d?cision d?irrecevabilit? ne saurait passer pour une interpr?tation par trop formaliste de la l?galit? ordinaire emp?chant, effectivement, l?examen au fond du recours exerc? par l?int?ress? (voir, a contrario, Kemp et autres, pr?cit?, ? 59 ; RTBF c. Belgique, no 50084/06, ? 71, CEDH 2011 (extraits)).
43. En outre, contrairement ? ce que la Cour a constat? dans l?arr?t B?le? et autres (pr?cit?, ? 63), en l?esp?ce le requ?rant et son avocat pouvaient pr?alablement ?valuer les chances de voir leur pourvoi en cassation admis, la recevabilit? de celui-ci d?pendant d?une jurisprudence interne fournie. En effet, la Cour de cassation demandait la formulation explicite d?une question en droit, ? conclusion de chaque moyen, qui devait ?tre la ? cl? de lecture des raisons pr?sent?es (…) et permettre ? la Cour (de cassation) de r?pondre ? celle-ci en fixant la ? regula iuris ? (…) susceptible de trouver application dans des cas similaires ? (voir paragraphe 23 ci-dessus).
44. La Cour rel?ve que la r?gle appliqu?e par la Cour de cassation pour se prononcer sur la recevabilit? du pourvoi n?est pas de construction jurisprudentielle mais introduite par le l?gislateur ? travers l?article 366bis du code de proc?dure civile (voir, a contrario, Kemp et autres, pr?cit?, ? 52, et Dattel c. Luxembourg (no 2), no 18522/06, ? 37, 30 juillet 2009).
45. Sur ce point, la Cour observe ?galement que la nouvelle condition de recevabilit? avait ?t? introduite le 2 f?vrier 2006, bien avant la pr?sentation, le 13 novembre 2007, du pourvoi litigieux. Le conseil du requ?rant ?tait donc en mesure de conna?tre ses obligations en la mati?re, en s?appuyant sur le libell? de l?article susmentionn? et ? l?aide de l?interpr?tation de la Cour de cassation, laquelle pr?sentait une clart? et une coh?rence suffisantes (voir Levages Prestations Services c. France, 23 octobre 1996, ? 42, Recueil des arr?ts et d?cisions 1996 V). La Cour rappelle par ailleurs que les avocats attitr?s ? repr?senter les parties devant la Cour de cassation italienne doivent obligatoirement ?tre inscrits dans une liste sp?ciale sur la base de certaines qualit?s requises (voir, a contrario, Dattel c. Luxembourg (no 2), pr?cit?, ? 43).
46. Enfin, la Cour ne saurait douter de l?affirmation du Gouvernement d?fendeur selon laquelle l?abrogation de l?article susmentionn?, faite par la loi no 69 du 18 juin 2009, r?sulte de la r?organisation de la proc?dure devant la Cour de cassation et n?est pas la cons?quence d?une ?valuation n?gative de la disposition cit?e (voir paragraphe 31).
47. Dans ces conditions, la Cour estime que le requ?rant n?a pas subi une entrave disproportionn?e ? son droit ? un tribunal et que, d?s lors, il n?y a pas eu atteinte ? la substance de ce droit. Partant, il n?y a pas eu violation de l?article 6 ? 1 de la Convention.
PAR CES MOTIFS, LA COUR, ? L?UNANIMIT?,
1. D?clare la requ?te recevable ;

2. Dit qu?il n?y pas a eu violation de l?article 6 ? 1 de la Convention.
Fait en fran?ais, puis communiqu? par ?crit le 15 septembre 2016, en application de l?article 77 ?? 2 et 3 du r?glement de la Cour.
Abel Campos Mirjana Lazarova Trajkovska
Greffier Pr?sidente

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