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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

AFFAIRE TADDEUCCI ET McCALL c. ITALIE

Tipologia: Sentenza
Importanza: 1
Articoli: 41,14,35,08
Numero: 51362/09/2016
Stato: Italia
Data: 2016-06-30 00:00:00
Organo: Sezione Prima
Testo Originale

Conclusioni: Parzialmente inammissibile Violazione dell?articolo 14+8-1 ? Interdizione della discriminazione (Articolo 14 ? Discriminazione) ( Articolo 8 ? Diritto al rispetto della vita privata e famigliare 8-1 ? rispetto della vita famigliare) Danno morale ? riparazione (articolo 41 ? Danno morale soddisfazione equa)
PRIMA SEZIONE
CAUSA TADDEUCCI E McCALL c. ITALIA
(Ricorso n. 51362/09)
SENTENZA
STRASBURGO
30 giugno 2016

Questa sentenza diverr? definitiva alle condizioni definite nell?articolo 44 ? 2 della Convenzione. Pu? subire modifiche di forma.

Nella causa Taddeucci e McCall c. Italia,
La Corte europea dei diritti dell?uomo (prima sezione), riunita in una camera composta da:
? Mirjana Lazarova Trajkovska, presidente,
? Ledi Bianku,
? Guido Raimondi,
? Kristina Pardalos,
? Linos-Alexandre Sicilianos,
? Robert Spano,
? Pauliine Koskelo, giudici,
? e da Abel Campos, cancelliere di sezione,
Dopo aver deliberato in camera di consiglio il 31 maggio 2016,
Rende la seguente sentenza, adottata in tale data:
PROCEDURA
1. All?origine della causa vi ? un ricorso (n. 51362/09) proposto contro la Repubblica italiana con il quale un cittadino italiano e un cittadino neozelandese, sigg. OMISSIS (?i ricorrenti?), hanno adito la Corte il 15 settembre 2009 in virt? dell?articolo 34 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell?uomo e delle libert? fondamentali (?la Convenzione?).
2. Dinanzi alla Corte, i ricorrenti sono stati rappresentati dall?avvocato OMISSIS, del foro di Londra. Il governo italiano (?il Governo?) ? stato rappresentato dal suo agente, E. Spatafora, e del suo co-agente P. Accardo.
3. Nel loro ricorso, i ricorrenti sostenevano che il rifiuto di concedere al secondo ricorrente un permesso di soggiorno per ragioni familiari costituiva una discriminazione fondata sull?orientamento sessuale.
4. Il 10 gennaio 2012 il ricorso ? stato comunicato al Governo.
5. I ricorrenti ed il governo convenuto hanno depositato delle osservazioni scritte. Inoltre, sono stati ricevuti commenti da parte di quattro organizzazioni non governative (International Commission of Jurists (ICJ), International Lesbian, Gay, Bisexual Trans and Intersex Association (ILGA) Europe, Network of European LGBT Families (NELFA) e European Commission on Sexual Orientation Law (ECSOL)), che il presidente aveva autorizzato ad intervenire nella procedura scritta svoltasi dinanzi alla camera (articoli 36 ? 2 della Convenzione e 44 ? 3 del regolamento della Corte (?il regolamento?)).
6. Il 19 giugno 2014 i ricorrenti hanno chiesto alla Corte di tenere un?udienza sulla ricevibilit? e sul merito della causa. La Corte ha ritenuto che nella fattispecie tale udienza non fosse necessaria (articoli 54 ? 5 e 59 ? 3 del regolamento della Corte)
IN FATTO
I. LE CIRCOSTANZE DEL CASO DI SPECIE
7. OMISSIS (?il primo ricorrente?) ? nato nel 1965, il sig. OMISSIS (?il secondo ricorrente?) ? nato nel 1958, entrambi risiedono ad Amsterdam.
A. La domanda di permesso di soggiorno per motivi familiari del secondo ricorrente
8. I ricorrenti formano una coppia omosessuale dal 1999. Hanno risieduto in Nuova Zelanda, con lo status di coppia non sposata, fino al mese di dicembre 2003, data in cui hanno deciso di trasferirsi in Italia a causa della precarie condizioni di salute del primo ricorrente.
9. Durante il primo periodo di residenza in Italia, il secondo ricorrente fru? di una carta di soggiorno temporaneo per studente. Successivamente chiese il rilascio di un permesso di soggiorno per motivi familiari in virt? del decreto legislativo n. 286 del 25 luglio 1998 (paragrafi 26-28 infra).
10. Il 18 ottobre 2004 il questore di Livorno respinse la sua richiesta in quanto i criteri previsti dalla legge non erano soddisfatti.
B. Il procedimento civile di primo grado
11. Il 27 gennaio 2005 i ricorrenti presentarono un ricorso sulla base del decreto legislativo n. 286 del 1998 chiedendo fosse rilasciato al secondo ricorrente un permesso di soggiorno per motivi familiari.
12. Con sentenza del 4 luglio 2005, il tribunale civile di Firenze accolse il ricorso dei ricorrenti.
13. Il tribunale osserv? che i richiedenti erano riconosciuti in Nuova Zelanda come coppia, in quanto il primo ricorrente aveva ottenuto in tale paese un permesso di soggiorno per motivi familiari in qualit? di partner non coniugato. Secondo il tribunale, lo status di coppia non sposata dei ricorrenti non era contrario all?ordine pubblico italiano, visto che le coppie de facto beneficiano di un riconoscimento sociale e giuridico nel sistema italiano. Secondo il tribunale, l?articolo 30 del decreto legislativo n. 286 del 1998 (paragrafo 27 infra) doveva essere letto in modo conforme ai principi sanciti dalla Costituzione, fatto che induceva a considerare il convivente dello stesso sesso come ?familiare? del cittadino italiano e quindi come titolare del diritto di ottenere un permesso di soggiorno.
14. Per il tribunale, il diritto rivendicato dal secondo ricorrente discendeva anche degli articoli 3 e 10 della direttiva n. 2004/38/CE del 29 maggio 2004 del Parlamento europeo e del Consiglio (paragrafo 29 infra), che riconoscevano al partner di un cittadino dell?Unione europea (UE) il diritto di ottenere un permesso di soggiorno una volta provata l?esistenza di una relazione stabile.
C. L?appello proposto dal Ministro dell?Interno
15. Il Ministro dell?Interno interpose appello avverso la sentenza del tribunale di Firenze.
16. Con sentenza del 12 maggio 2006, la corte d?appello di Firenze accolse tale appello affermando che le autorit? neozelandesi avevano riconosciuto ai ricorrenti lo status di ?partner conviventi non coniugati? e non quello di ?familiari?.
17. Da un lato, secondo la corte d?appello, una lettura del decreto legislativo n. 286 del 1998, come suggerita dal tribunale, che induce a considerare il ?convivente? come un ?familiare?, non era compatibile con il sistema giuridico italiano, il quale, a suo avviso, dava a questi due concetti giuridici portata e significato diversi. Dall?altro lato, la Corte d?appello ramment? che la Corte costituzionale aveva affermato ripetutamente che un rapporto fondato sulla mera coabitazione, privo di stabilit? e di certezza giuridica, non poteva in alcun caso essere assimilato alla famiglia legittima fondata sul matrimonio.
18. La Corte d?appello ritenne che la legge neozelandese non fosse coerente con l?ordine pubblico italiano prima di tutto perch? considerava come ?conviventi? delle persone dello stesso sesso e, per di pi?, poteva essere interpretata nel senso di conferire a tali persone la qualit? di ?familiari? ai fini del rilascio alle stesse del permesso di soggiorno. Infine, aggiunse che n? il diritto europeo, in particolare la direttiva n. 2004/38/CE (paragrafo 29 infra), n? le disposizioni della Convenzione europea dei diritti dell?uomo obbligavano gli Stati a riconoscere le relazioni tra persone dello stesso sesso.
D. Il ricorso per cassazione dei ricorrenti
19. I ricorrenti proposero ricorso per cassazione.
20. Con sentenza del 30 settembre 2008, depositata il 17 marzo 2009, la Corte di cassazione respinse il ricorso dei ricorrenti.
21. La Corte di cassazione espose innanzitutto che, ai sensi dell?articolo 29 del decreto legislativo n. 286 del 1998 (paragrafo 28 infra), la nozione di ?familiare? comprendeva soltanto il coniuge, i figli minori, i figli maggiorenni non autosufficienti per ragioni di salute e i genitori a carico che non disponevano di adeguato sostegno nel loro paese di origine. Dichiar? inoltre che poich? la Corte costituzionale aveva escluso la possibilit? di estendere alla convivenza la protezione riconosciuta alla famiglia legittima, la Costituzione non imponeva una interpretazione estensiva dell?articolo 29 sopra citato.
22. La Corte di Cassazione ritenne inoltre che una siffatta interpretazione non derivava neppure dagli articoli 8 e 12 della Convenzione. Infatti, a suo avviso, tali disposizioni lasciavano agli Stati un ampio margine di apprezzamento nella scelta delle modalit? di esercizio dei diritti che esse garantivano, in particolare in materia di gestione dell?immigrazione. La Corte di cassazione aggiunse peraltro che nella fattispecie non vi era alcuna discriminazione fondata sull?orientamento sessuale dei ricorrenti. Al riguardo osserv? che l?esclusione dei partner non coniugati dal diritto di ottenere un permesso di soggiorno per motivi familiari riguardava sia i partner dello stesso sesso che le coppie di sesso opposto.
23. Infine, dichiar? che la direttiva europea n. 2004/38/CE (paragrafo 29 infra), relativa alla libera circolazione dei cittadini dell?UE nel territorio di Stati membri diversi dal loro Stato di origine, non si applicava al caso di specie, in quanto quest?ultimo riguardava il ricongiungimento familiare con un cittadino italiano residente nel proprio paese.
E. Il matrimonio dei ricorrenti
24. Dopo aver preso conoscenza del testo della sentenza della Corte di cassazione, i ricorrenti lasciarono l?Italia nel luglio 2009 e si stabilirono nei Paesi Bassi, dove, il 25 agosto 2009, il secondo ricorrente ottenne un permesso di soggiorno di cinque anni in quanto partner de facto che aveva una relazione stabile con un cittadino dell?UE.
25. L?8 maggio 2010 i ricorrenti si sposarono ad Amsterdam. I ricorrenti hanno precisato di aver scelto di sposarsi per ragioni personali e non per ottenere un permesso di soggiorno, in quanto le autorit? olandesi ne avevano gi? rilasciato uno al secondo ricorrente. Hanno aggiunto che il matrimonio contratto nei Paesi Bassi non consentiva loro di vivere insieme in Italia. Il 22 agosto 2014, il secondo ricorrente ottenne un secondo permesso di soggiorno nei Paesi Bassi, valido per un periodo di cinque anni, ossia fino al 22 agosto 2019.
II. IL DIRITTO INTERNO PERTINENTE
26. Il decreto legislativo n. 286 del 25 luglio 1998 ? il Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell?immigrazione e [delle] norme sulla condizione dello straniero.
27. Secondo l?articolo 30 c) di tale decreto, il permesso di soggiorno per motivi familiari ? concesso al familiare straniero regolarmente soggiornante, in possesso dei requisiti per il ricongiungimento con il cittadino italiano o di uno Stato membro dell?Unione europea residenti in Italia, ovvero con straniero regolarmente soggiornante in Italia.
28. L?articolo 29 del decreto riguarda il ricongiungimento familiare. Secondo il primo comma, uno straniero pu? chiedere il ricongiungimento familiare per i seguenti motivi: ?a) coniuge non legalmente separato; b) figli minori a carico (…); c) genitori a carico; d) parenti entro il terzo grado, a carico, inabili al lavoro secondo la legislazione italiana?.
III. IL DIRITTO E I DOCUMENTI EUROPEI PERTINENTI
A. La direttiva n. 2004/38/CE
29. La direttiva n. 2004/38/CE del 29 maggio 2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa al diritto dei cittadini dell?Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, contiene le seguenti disposizioni:
Articolo 2
Definizioni
?Ai fini della presente direttiva s?intende per:
1) ?cittadino dell?Unione: qualsiasi persona avente la cittadinanza di uno Stato membro;
2) ?familiare?:
a) il coniuge;
b) il partner che abbia contratto con il cittadino dell?Unione un?unione registrata sulla base della legislazione di uno Stato membro, qualora la legislazione dello Stato membro ospitante equipari l?unione registrata al matrimonio e nel rispetto delle condizioni previste dalla pertinente legislazione dello Stato membro ospitante;
c) i discendenti diretti di et? inferiore a ventuno anni o a carico e quelli del coniuge o partner di cui alla lettera b);
d) gli ascendenti diretti a carico e quelli del coniuge o partner di cui alla lettera b);
3) ?Stato membro ospitante?: lo Stato membro nel quale il cittadino dell?Unione si reca al fine di esercitare il diritto di libera circolazione o di soggiorno.?
Articolo 3
Aventi diritto
?1. La presente direttiva si applica a qualsiasi cittadino dell?Unione che si rechi o soggiorni in uno Stato membro diverso da quello di cui ha la cittadinanza, nonch? ai suoi familiari ai sensi dell?articolo 2, punto 2, che accompagnino o raggiungano il cittadino medesimo.
2. Senza pregiudizio del diritto personale di libera circolazione e di soggiorno dell?interessato lo Stato membro ospitante, conformemente alla sua legislazione nazionale, agevola l?ingresso e il soggiorno delle seguenti persone:
a) ogni altro familiare, qualunque sia la sua cittadinanza, non definito all?articolo 2, punto 2, se ? a carico o convive, nel paese di provenienza, con il cittadino dell?Unione titolare del diritto di soggiorno a titolo principale o se gravi motivi di salute impongono che il cittadino dell?Unione lo assista personalmente;
b) il partner con cui il cittadino dell?Unione abbia una relazione stabile debitamente attestata.?
Articolo 10
Rilascio della carta di soggiorno
?1. Il diritto di soggiorno dei familiari del cittadino dell?Unione non aventi la cittadinanza di uno Stato membro ? comprovato dal rilascio di un documento denominato ?carta di soggiorno di familiare di un cittadino dell?Unione?, che deve avvenire non oltre i sei mesi successivi alla presentazione della domanda. Una ricevuta della domanda di una carta di soggiorno ? rilasciata immediatamente.
2. Ai fini del rilascio della carta di soggiorno, gli Stati membri possono prescrivere la presentazione dei seguenti documenti:
(…)
f) nei casi di cui all?articolo 3, paragrafo 2, lettera c), la prova di una relazione stabile con il cittadino dell?Unione.?
30. Il decreto legislativo n. 30 del 6 febbraio 2007 e la legge n. 97 del 6 agosto 2013 hanno recepito nel diritto italiano le disposizioni della direttiva n. 2004/38/CE.
B. La risoluzione del Parlamento europeo del 2 aprile 2009
31. Il 2 aprile 2009 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sull?applicazione della direttiva 2004/38/CE. Tale risoluzione stabiliva, tra l?altro, che le sentenze della Corte di giustizia dell?Unione europea (?la CGUE?) in materia di libera circolazione, e in particolare in quelle relative alle cause Metock, Jipa e Huber, avevano confermato il principio secondo cui ?il cittadino di un paese terzo, coniuge di un cittadino dell? [UE], che accompagni o raggiunga detto cittadino dell?Unione gode delle disposizioni della direttiva, a prescindere dal luogo e dalla data del loro matrimonio e senza l?obbligo del previo soggiorno legale?.
32. Peraltro, considerando problematica ?l?interpretazione restrittiva da parte degli Stati membri dei concetti di ?familiare? (articolo 2), di ?ogni altro familiare? e di ?partner? (articolo 3), in special modo per quanto riguarda le coppie dello stesso sesso e il loro diritto alla libera circolazione ai sensi della direttiva 2004/38/CE?, il Parlamento invitava gli Stati membri:
?a dare piena attuazione ai diritti sanciti dall?articolo 2 e dall?articolo 3 della direttiva 2004/38/CE, e a riconoscere tali diritti non soltanto ai coniugi di sesso diverso, ma anche ai partner legati da un?unione registrata, ai membri del nucleo familiare e ai partner ? comprese le coppie dello stesso sesso riconosciute da uno Stato membro ? a prescindere dalla loro cittadinanza e fatto salvo il loro mancato riconoscimento nel diritto civile di un altro Stato membro, in accordo con i principi di reciproco riconoscimento, uguaglianza, non discriminazione, dignit? e rispetto della vita privata e familiare; (…) invita gli Stati membri a tenere presente che la direttiva impone l?obbligo di riconoscere la libera circolazione di tutti i cittadini dell?Unione (comprese le coppie dello stesso sesso), senza imporre il riconoscimento dei matrimoni fra persone dello stesso sesso.?
C. La Raccomandazione 1470 (2000) dell?Assemblea parlamentare del Consiglio d?Europa (APCE)
33. La Raccomandazione 1470 (2000) relativa alla situazione di gay e lesbiche e dei loro partner in materia di asilo e di immigrazione negli Stati membri del Consiglio d?Europa recita nelle parti pertinenti al caso di specie:
?1. L?assemblea rammenta e ribadisce i principi della sua Raccomandazione 924 (1981) relativa alla discriminazione nei confronti degli omosessuali, della sua Raccomandazione 1236 (1994) relativa al diritto di asilo e della sua raccomandazione 1327 (1997) relativa alla tutela e al rafforzamento dei diritti umani dei rifugiati e dei richiedenti asilo in Europa.
2. L?Assemblea ? preoccupata per il fatto che le politiche dell?immigrazione della maggior parte degli Stati membri del Consiglio d?Europa sono discriminatorie nei confronti degli omosessuali. La maggior parte di questi Stati, ad esempio, non riconosce la persecuzione per motivi di orientamento sessuale come un motivo valido per la concessione dell?asilo e non prevede alcun tipo di diritto di soggiorno per i membri di cittadinanza straniera di coppie omosessuali con doppia cittadinanza.
3. Allo stesso modo, le norme in materia di ricongiungimento familiare e di prestazioni sociali non si applicano generalmente alle coppie omosessuali.
(…)
6. Inoltre, l?Assemblea ? consapevole che il rifiuto della maggior parte degli Stati membri di riconoscere un diritto di soggiorno ai membri di cittadinanza straniera di coppie omosessuali con doppia cittadinanza ? all?origine di situazioni molto dolorose per numerose coppie omosessuali, che possono essere separate per questo fatto e costrette a vivere in due paesi diversi. Ritiene che le norme applicabili alle coppie in materia di immigrazione non debbano operare distinzioni tra relazioni omosessuali ed eterosessuali. Pertanto, un documento attestante l?esistenza di una relazione consolidata, diverso dal certificato di matrimonio, dovrebbe poter essere ammesso tra i documenti richiesti per ottenere il beneficio del diritto di soggiorno nel caso delle coppie omosessuali.
7. Di conseguenza, l?Assemblea invita il Comitato dei Ministri:
7.1. ad incaricare i suoi comitati competenti:
(…)
c. a definire le linee guida relative al trattamento degli omosessuali rifugiati o membri di una coppia con doppia cittadinanza;
(…)
7.2. a sollecitare gli Stati membri:
(…)
d. a rivedere la loro politica in materia di diritti sociali e di protezione dei migranti in modo che le coppie e le famiglie omosessuali siano trattate secondo le stesse norme applicabili alle coppie e alle famiglie eterosessuali;
e. ad adottare le misure richieste in modo che le coppie omosessuali con doppia cittadinanza beneficino degli stessi diritti in materia di residenza delle coppie con doppia cittadinanza eterosessuali;
(…)
h. a vigilare affinch? i funzionari dei servizi per l?immigrazione in contatto con i richiedenti asilo e le coppie omosessuali con doppia cittadinanza siano formati in modo da prendere in considerazione la situazione specifica degli omosessuali e dei loro partner.?
D. La Raccomandazione 1686 (2004) dell?APCE
34. Nella sua raccomandazione 1686 (2004) relativa alla mobilit? umana e al diritto al ricongiungimento familiare, l?APCE ha raccomandato al Comitato dei Ministri, tra l?altro
?(…);
iii. di inviare nel frattempo una raccomandazione agli Stati membri esortandoli:
a. ad applicare, ove possibile e appropriato, un?interpretazione ampia della nozione di ?famiglia? e in particolare ad includere in tale definizione i membri della famiglia naturale, i conviventi, compresi i partner dello stesso sesso, i figli naturali, i figli affidati ad entrambi i genitori, i figli maggiorenni a carico e i genitori a carico;
(…)?
IN DIRITTO
I. SULLA DEDOTTA VIOLAZIONE DELL?ARTICOLO 14 DELLA CONVENZIONE IN COMBINATO DISPOSTO CON L?ARTICOLO 8
35. I ricorrenti sostengono che il rifiuto di rilasciare al secondo ricorrente un permesso di soggiorno per motivi familiari costituisce una discriminazione fondata sul loro orientamento sessuale.
In proposito invocano l?articolo 14 della Convenzione in combinato disposto con l?articolo 8 della stessa.
Tali disposizioni recitano:
Articolo 14
?Il godimento dei diritti e delle libert? riconosciuti nella presente Convenzione deve essere assicurato senza nessuna discriminazione, in particolare quelle fondate sul sesso, la razza, il colore, la lingua, la religione, le opinioni politiche o quelle di altro genere, l?origine nazionale o sociale, l?appartenenza a una minoranza nazionale, la ricchezza, la nascita od ogni altra condizione.?
Articolo 8
?1. Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza.
2. Non pu? esservi ingerenza di una autorit? pubblica nell?esercizio di tale diritto a meno che tale ingerenza sia prevista dalla legge e costituisca una misura che, in una societ? democratica, ? necessaria alla sicurezza nazionale, alla pubblica sicurezza, al benessere economico del paese, alla difesa dell?ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute e della morale, o alla protezione dei diritti e delle libert? altrui.?
36. Il Governo contesta la tesi dei ricorrenti.
A. Sulla ricevibilit?
1. Eccezione del Governo relativa alla tardivit? del ricorso
a) Eccezione del Governo
37. Il Governo eccepisce anzitutto la tardivit? del ricorso. Precisa che la decisione interna definitiva ? la sentenza della Corte di cassazione del 30 settembre 2008, che sarebbe stata depositata il 17 marzo 2009 (paragrafo 20 supra). Ora, a suo parere, i ricorrenti hanno esposto per la prima volta l?oggetto del loro ricorso in una lettera del 15 settembre 2009, che tuttavia sarebbe pervenuta alla cancelleria della Corte solo il 21 settembre 2009, ossia dopo la scadenza del termine di sei mesi previsto dall?articolo 35 ? 1 della Convenzione. Inoltre il Governo aggiunge che il formulario di ricorso debitamente compilato, datato 26 novembre 2009, ? stato presentato all?accettazione della Corte solo il 30 novembre 2009. Pertanto, a suo parere, i ricorrenti non hanno rispettato il termine di otto settimane che sarebbe stato loro impartito per presentare tale formulario.
b) Replica dei ricorrenti
38. I ricorrenti chiedono alla Corte di respingere l?eccezione del Governo. Dichiarano che la loro prima comunicazione alla Corte ? stata inviata per fax il 15 settembre 2009 e che il formulario di ricorso ? stato trasmesso per fax alla cancelleria della Corte il 26 novembre 2009.
c) Valutazione della Corte
39. La Corte osserva che la lettera del 15 settembre 2009 ? stata preceduta da un fax, pervenuto in cancelleria lo stesso giorno. La prima comunicazione dei ricorrenti che espone, sia pure sommariamente, l?oggetto del loro ricorso ? quindi pervenuta in cancelleria prima della scadenza del termine di sei mesi di cui all?articolo 35 ? 1 della Convenzione. La Corte rileva inoltre che, con una lettera del 1? ottobre 2009, la cancelleria aveva invitato i ricorrenti a presentare il loro formulario di ricorso prima del 26 novembre 2009, informandoli che il mancato rispetto della data limite rischiava di comportare che poteva essere considerata come data di proposizione del ricorso la data di ricezione del formulario, e non quella della prima comunicazione. I ricorrenti hanno fatto precedere il formulario di ricorso da un fax, pervenuto alla cancelleria il 26 novembre 2009. Essi hanno pertanto rispettato il termine che era stato loro impartito nella lettera del 1? ottobre 2009. ? irrilevante che un?altra copia del formulario sia stata presentata all?accettazione della Corte solo il 30 novembre 2009.
40. In tali circostanze, l?eccezione del Governo relativa alla tardivit? del ricorso non pu? essere accolta.
2. Altri motivi di irricevibilit?
41. Constatando che tale motivo di ricorso non ? manifestamente infondato ai sensi dell?articolo 35 ? 3 a) della Convenzione e che non presenta nessun altro motivo di irricevibilit?, la Corte lo dichiara ricevibile.
B. Sul merito
1. Applicabilit? dell?articolo 14 della Convenzione in combinato disposto con l?articolo 8
a) Argomenti delle parti
i. Il Governo
42. Il Governo ritiene che l?articolo 14 non trovi applicazione nel caso di specie. A suo parere, nelle cause S. c. Regno Unito (n. 11716/85, decisione della Commissione del 14 maggio 1986, D?cisions et rapports (DR) 47, pag. 274) e R??sli c. Germania (n. 28318/95, decisione della Commissione del 15 maggio 1996), la Commissione aveva indicato che la difesa della famiglia era uno scopo legittimo idoneo a giustificare una disparit? di trattamento e che delle relazioni omosessuali stabili tra due uomini non rientravano nel diritto al rispetto della vita familiare tutelato dall?articolo 8 della Convenzione. La Commissione avrebbe anche considerato che l?espulsione di uno straniero legato, nello Stato ospitante, da una relazione con una persona dello stesso sesso non costituiva un?ingerenza nel diritto garantito da tale disposizione (X e Y c. Regno Unito, n. 9369/81, decisione della Commissione del 3 maggio 1983, DR 32, pag. 223, W.J. e D.P. c. Regno Unito, n. 12513/86, decisione della Commissione del 13 luglio 1987, e C. e L. M. c. Regno Unito, n. 14753/89, decisione della Commissione del 9 ottobre 1989).
43. Il Governo poi afferma che, pur riconoscendo il margine di apprezzamento di cui godono gli Stati per quanto riguarda la protezione della famiglia tradizionale, la Corte ha iniziato, nel 2010, a considerare sotto il profilo dell?articolo 8 della Convenzione delle forme di convivenza affettiva tra persone dello stesso sesso (si veda, in particolare, Kozak c. Polonia, n. 13102/02, 2 marzo 2010). Nella causa Schalk e Kopf c. Austria (n. 30141/04, CEDU 2010-IV), la Corte avrebbe riconosciuto che le coppie dello stesso sesso possono invocare il diritto al rispetto della loro vita familiare, ma che la Convenzione non garantiva loro il diritto al matrimonio. La Corte avrebbe anche ritenuto che, quando gli Stati decidono di offrire alle coppie omosessuali un modo di riconoscimento giuridico diverso dal matrimonio, essi godono di un certo margine di apprezzamento per decidere la natura esatta dello status conferito (si veda, in particolare, Gas e Dubois c. Francia, n. 25951/07, ? 66, CEDU 2012).
44. Il Governo rileva che, nel caso di specie, i ricorrenti hanno chiesto il rilascio di un permesso di soggiorno per motivi familiari e ritiene che la discriminazione di cui essi affermano di essere stati oggetto dovrebbe essere esaminata alla luce della legislazione italiana a suo parere pertinente, ovvero gli articoli 29 e 30 del decreto legislativo n. 286 del 1998 (paragrafi 28 e 27 supra). Il Governo ritiene che, ai sensi di tali articoli, la condizione di partner de facto non conferisce a quest?ultimo la qualit? di ?familiare?. Inoltre precisa che il decreto legislativo n. 30 del 6 febbraio 2007 ha dato attuazione alla direttiva europea n. 2004/38/CE (paragrafi 29-30 supra), secondo cui il ?familiare? ?, tra l?altro, ?il partner con cui il cittadino dell?[UE] ha contratto un?unione registrata, sulla base della legislazione di uno Stato membro, se, conformemente alla legislazione dello Stato membro ospitante, le unioni registrate sono equivalenti al matrimonio, e nel rispetto delle condizioni previste dalla legislazione pertinente dello Stato membro ospitante?. Ora, secondo il Governo, il partenariato dei ricorrenti che ? stato contratto in Nuova Zelanda, al di fuori dell?UE, non poteva essere riconosciuto ai sensi di tale disposizione.
45. Il Governo afferma inoltre che, ai sensi dell?articolo 3 ? 1 della direttiva sopra citata, che era stata recepita nel diritto italiano con la legge n. 97 del 6 agosto 2013 (paragrafo 30 supra), lo Stato ospitante deve favorire il soggiorno delle seguenti persone e cita quanto segue: ?a) ogni altro familiare, qualunque sia la sua cittadinanza, (…) se gravi motivi di salute impongono che il cittadino dell?Unione lo assista personalmente?, e ?b) il partner con cui il cittadino dell?UE abbia una relazione stabile debitamente attestata?. Il Governo ritiene che tali disposizioni non attribuissero il diritto di ottenere il permesso di soggiorno richiesto: a suo parere, da un lato, la persona ammalata era il primo ricorrente, cittadino italiano; dall?altro, spettava agli Stati che, come l?Italia, non garantiscono alle coppie omosessuali un metodo di riconoscimento giuridico, decidere se le condizioni di rilascio del permesso di soggiorno erano soddisfatte. Il Governo conclude sul punto che le decisioni adottate dalle autorit? italiane nel caso di specie erano conformi al diritto dell?UE. In ogni caso, il secondo ricorrente non avrebbe presentato alcuna domanda ai sensi della legge n. 97 del 2013 e non si sarebbe iscritto nel registro della popolazione residente in Cecina (Livorno) come persona convivente con il primo ricorrente.
46. Il Governo vuole anche indicare che, ai sensi dell?articolo 9 della Carta dei diritti fondamentali dell?UE, ?il diritto di sposarsi e il diritto di costituire una famiglia sono garantiti secondo le leggi nazionali che ne disciplinano l?esercizio? (corsivo aggiunto). A suo avviso, da tale disposizione deriva che la competenza in materia per regolamentare tali diritti ? attribuita agli Stati membri.
47. Alla luce di quanto precede, il Governo ritiene che gli articoli 8 e 14 della Convenzione non siano applicabili nel caso di specie, o per mancanza delle condizioni legali richieste per riconoscere al secondo ricorrente lo status di ?familiare?, o in ragione dell?ampiezza, in materia sociale, del potere discrezionale dello Stato. Quest?ultimo in particolare rimarrebbe libero di decidere se le coppie omosessuali devono o no godere degli stessi diritti riconosciuti alla famiglia tradizionale.
ii. I ricorrenti
48. I ricorrenti contestano la tesi del Governo. Essi ritengono che, nella sentenza Schalk e Kopf (sopra citata, ? 94), la Corte abbia chiaramente operato un cambiamento di giurisprudenza rispetto alla Commissione affermando che la relazione che esiste in una coppia omosessuale convivente de facto e in modo stabile rientra nella nozione di ?vita familiare?. Ora, a loro avviso, il rifiuto di rilasciare un permesso di soggiorno al secondo ricorrente li ha privati di qualsiasi possibilit? di vivere in Italia in quanto coppia e ha comportato l?obbligo legale, per il secondo ricorrente, di lasciare il paese. A loro avviso, ne consegue che i fatti di specie rientrano nel campo di applicazione dell?articolo 8 della Convenzione, rendendo cos? applicabile anche l?articolo 14.
49. I ricorrenti spiegano inoltre che, nel 2003, quando hanno lasciato la Nuova Zelanda, le leggi di tale paese ancora non permettevano di ottenere un certificato attestante la registrazione della loro coabitazione di cui avrebbero potuto, a detta loro, chiedere la trascrizione in Italia. Essi avrebbero pertanto richiesto il rilascio di un permesso di soggiorno per motivi familiari in quanto conviventi legati in una relazione stabile. Tuttavia, a loro avviso, l?articolo 29, comma 1, del decreto legislativo n. 286 del 1998 (paragrafo 28 supra) precisava che solo il coniuge e non il convivente, era un ?familiare?; quanto al decreto legislativo n. 30 del 2007, che ha trasposto nel diritto italiano la direttiva n. 2004/38/EC (paragrafi 29-30 supra), i ricorrenti ritengono che esso possa applicarsi unicamente ai casi, non pertinenti alla presente fattispecie, di cittadini dell?UE residenti in Italia o di cittadini italiani che sarebbero rientrati nel proprio paese di origine dopo aver soggiornato in un altro Stato dell?UE. Essi sostengono che l?inapplicabilit? della direttiva in questione alla situazione ?interna? del primo ricorrente, cittadino italiano che ha risieduto in Italia dal 2003 al 2009 senza prima aver vissuto in un altro Stato dell?UE, ? stata confermata dalla CGUE e dalla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulle linee guida per migliorare il recepimento e l?applicazione della direttiva n. 2004/38/CE (COM/2009/0313 def.).
50. Per i ricorrenti, se ? vero che, ai sensi del diritto dell?UE, l?Italia rimane libera di disciplinare le ?situazioni interne? come la loro, ci? non toglie che queste stesse situazioni dovrebbero essere trattate in modo conforme agli articoli 8 e 14 della Convenzione. L?emergere di un consenso europeo sui diritti in materia di immigrazione dei partner omosessuali risulterebbe peraltro dall?articolo 3 ? 2 b) della direttiva 2004/38/CE (paragrafo 29 supra), ai sensi del quale ?lo Stato membro ospitante agevola, conformemente alla sua legislazione nazionale, l?ingresso e il soggiorno [del] partner con cui il cittadino dell?[UE] abbia una relazione stabile debitamente attestata?. I ricorrenti aggiungono che nella sua comunicazione COM/2009/0313, la Commissione europea ha chiarito che tale certificato poteva essere fornito con ?ogni mezzo appropriato?.
51. Secondo loro, la legge n. 97 del 2013 (paragrafo 30 supra), ha effettivamente recepito nel diritto italiano l?articolo 3 della direttiva n. 2004/38/CE. Tuttavia, tale articolo non attribuirebbe chiaramente al secondo ricorrente un diritto di ottenere il rilascio del permesso di soggiorno controverso. In ogni caso, anche supponendo che a partire dal settembre 2013 avrebbe potuto essere rilasciato un permesso di questo tipo, ci? non toglie, secondo loro, che al secondo ricorrente ? stata negata la possibilit? di risiedere in Italia a partire dal 2004 e che ? stato vittima delle conseguenze di tale rifiuto per molti anni.
52. I ricorrenti sostengono altres? che un permesso di soggiorno per motivi familiari ? stato rilasciato dal tribunale di Reggio Emilia a un cittadino uruguaiano che aveva sposato un cittadino italiano in Spagna. Aggiungono che, dopo tale decisione, altri trenta permessi di soggiorno analoghi sono stati rilasciati ad altri cittadini extracomunitari che formavano coppie omosessuali con cittadini italiani sulla base di matrimoni o unioni civili conclusi in paesi dell?UE diversi dall?Italia.
b) Valutazione della Corte
53. La Corte rammenta che l?articolo 14 della Convenzione completa le altre clausole normative della Convenzione e dei suoi Protocolli e non ha esistenza propria, poich? vale unicamente per ?il godimento dei diritti e delle libert?? che tali clausole garantiscono. Certo, pu? entrare in gioco anche se non vi ? stata inosservanza delle loro esigenze e, in questa misura, possiede una portata autonoma, ma non pu? essere applicato se i fatti di causa non ricadono sotto almeno una di dette clausole (E.B. c. Francia [GC], n. 43546/02, ? 47, 22 gennaio 2008, Vallianatos e altri contro Grecia [GC], nn. 29381/09 e 32684/09, ? 72, CEDU 2013, e H?m?l?inen c. Finlandia [GC], n. 37359/09, ? 107, CEDU 2014).
54. Nella fattispecie, i ricorrenti affermano che il rigetto della domanda del secondo ricorrente volta ad ottenere un permesso di soggiorno per motivi familiari ha ostacolato la loro intenzione di continuare a vivere insieme in Italia. La Corte deve pertanto stabilire se tali fatti rientrino nel campo di applicazione dell?articolo 8 della Convenzione.
55. A tale proposito, la Corte rammenta che, secondo un consolidato principio di diritto internazionale, gli Stati possono, senza pregiudizio degli obblighi per essi derivanti dai trattati, controllare l?ingresso e il soggiorno dei non cittadini nel loro territorio. La Convenzione non garantisce il diritto per lo straniero di entrare o di risiedere in un determinato paese (si veda, ad esempio, Nunez c. Norvegia, n. 55597/09, ? 66, 28 giugno 2011). Il corollario del diritto per gli Stati di controllare l?immigrazione ? che gli stranieri – e quindi, nel caso di specie, il secondo ricorrente – hanno l?obbligo di sottoporsi ai controlli e alle procedure di immigrazione e di lasciare il territorio dello Stato contraente interessato nel momento in cui ricevono l?ordine, se l?ingresso o il soggiorno in tale territorio sono loro validamente rifiutati (Jeunesse c. Paesi Bassi [GC], n. 12738/10, ? 100, 3 ottobre 2014).
56. L?articolo 8 della Convenzione non pu? essere interpretato come se comportasse per uno Stato contraente l?obbligo generale di rispettare la scelta, effettuata da una famiglia, del suo domicilio comune e di accettare il trasferimento di coniugi non nazionali nel paese o autorizzare il ricongiungimento familiare sul suo territorio (Abdulaziz, Cabales e Balkandali c. Regno Unito, 28 maggio 1985, ? 68, serie A n. 94, Bouhadef c. Svizzera (dec.), n. 14022/02, 12 novembre 2002, Kumar e Seewoochurn c. Francia (dec.), nn. 1892/06 e 1908/06, 17 giugno 2008, e Baltaji c. Bulgaria, n. 12919/04, ? 30, 12 luglio 2011). Tuttavia, le decisioni adottate dagli Stati in materia di immigrazione possono, in alcuni casi, costituire un?ingerenza nell?esercizio del diritto al rispetto della vita privata e familiare tutelato dall?articolo 8 della Convenzione in particolare quando gli interessati hanno, nello Stato ospitante, dei legami personali o familiari sufficientemente forti che rischiano di essere gravemente compromessi in caso di applicazione della misura in questione (si vedano, ad esempio, Moustaquim c. Belgio, 18 febbraio 1991, ? 36, serie A n. 193, Dalia c. Francia, 19 febbraio 1998, ? 52, Recueil des arr?ts et d?cisions 1998-I, e Hamidovic c. Italia, n. 31956/05, ? 37, 4 dicembre 2012).
57. Nella fattispecie, la Corte osserva che i ricorrenti, che formano una coppia omosessuale dal 1999, si sono trasferiti in Italia nel dicembre 2003 (paragrafo 8 supra). Il secondo ricorrente ha potuto inizialmente risiedervi grazie a una carta di soggiorno temporaneo per studente (paragrafo 9 supra). Quando, il 18 ottobre 2004, il questore di Livorno ha rifiutato di rilasciargli il permesso di soggiorno per motivi familiari (paragrafo 10 supra), i ricorrenti coabitavano in Italia gi? da circa dieci mesi.
58. La Corte rammenta che, nella sentenza Schalk e Kopf (sopra citata, ? 94), ha dichiarato che era artificioso continuare a considerare che, al contrario di una coppia eterosessuale, una coppia omosessuale non potesse conoscere una ?vita familiare? ai sensi dell?articolo 8. La Corte ha pertanto ritenuto che il rapporto che avevano i sigg. Schalk e Kopf, una coppia omosessuale convivente de facto in modo stabile, rientrava nella nozione di ?vita familiare? allo stesso titolo di quello di una coppia eterosessuale che si trovava nella stessa situazione (si veda anche X e altri c. Austria [GC], n. 19010/07, ? 95, CEDU 2013). La Corte non vede alcuna ragione per giungere a conclusioni diverse per quanto riguarda i ricorrenti nella presente causa.
59. Inoltre, la Corte rileva che il Governo non contesta che il rifiuto di rilasciare al secondo ricorrente un permesso di soggiorno, rifiuto che ? stato confermato dalla Corte di cassazione, abbia comportato per l?interessato l?obbligo legale di lasciare l?Italia (paragrafo 48 supra). Tale circostanza ha pertanto impedito agli interessati di continuare a vivere insieme in questo paese costituendo cos? un?ingerenza in uno degli elementi essenziali della loro ?vita familiare? quale quella che avevano voluto organizzare e quindi nel loro diritto al rispetto di quest?ultima come garantito dall?articolo 8 della Convenzione.
60. Per quanto riguarda l?argomento del Governo secondo cui gli articoli 8 e 14 della Convenzione non possono essere applicati a causa dell?assenza, sia nell?ordinamento italiano che nel diritto dell?UE, delle condizioni legali richieste per riconoscere al secondo ricorrente lo status di ?familiare? (paragrafi da 44 a 47 supra), la Corte osserva che l?eventuale esistenza di un fondamento giuridico che giustifichi il rifiuto di rilasciare il permesso di soggiorno non necessariamente implica che non vi sia stata ingerenza nel diritto al rispetto della vita privata e familiare degli interessati. Tale fondamento giuridico non consente neppure allo Stato convenuto di declinare qualsiasi responsabilit? rispetto alla Convenzione (si veda, ad esempio, e mutatis mutandis, Thlimmenos c. Grecia [GC], n. 34369/97, ? 48, CEDU 2000-IV).
61. Quanto alla durata dell?ingerenza controversa, la Corte rileva che essa ha avuto inizio il 18 ottobre 2004, data del primo rigetto della richiesta di permesso di soggiorno (paragrafo 10 supra), ed ? cessata al pi? tardi nel luglio 2009, quando, a seguito del deposito in cancelleria, avvenuto il 17 marzo 2009, della sentenza definitiva della Corte di cassazione che respingeva il ricorso dei ricorrenti, questi ultimi hanno deciso di lasciare l?Italia e di stabilirsi nei Paesi Bassi (paragrafo 24 supra). Tale ingerenza ? quindi durata quattro anni e nove mesi circa.
62. Poich? la Corte ha cos? delimitato il periodo da prendere in considerazione nella fattispecie, qualsiasi speculazione volta a valutare se circostanze verificatesi dopo luglio 2009 avrebbero aperto al secondo ricorrente la possibilit? di ottenere il permesso di soggiorno controverso ? quindi inutile. La Corte non ritiene pertanto necessario affrontare la questione di stabilire se, in virt? del matrimonio contratto ad Amsterdam l?8 maggio 2010 (paragrafo 25 supra), il secondo ricorrente avrebbe potuto beneficiare della giurisprudenza italiana, citata al paragrafo 52 supra, volta a riconoscere il diritto al permesso di soggiorno per motivi familiari a cittadini extracomunitari che formano coppie omosessuali con cittadini italiani sulla base di matrimoni conclusi in paesi dell?UE diversi dall?Italia, o ancora se il medesimo diritto possa sorgere dal recepimento nel diritto italiano, con la legge n. 97 del 6 agosto 2013, dell?articolo 3 ? 1 della direttiva europea n. 2004/38/CE che stabilisce che lo Stato ospitante deve favorire il soggiorno, tra l?altro, del ?partner con cui il cittadino dell?[UE] abbia una relazione stabile debitamente attestata? (paragrafi 29-30, 45 e 51 supra).
63. Ne consegue che i fatti della controversia, essendosi verificati tra il 18 ottobre 2004 e il mese di luglio 2009, ricadono sotto le previsioni dell?articolo 8 della Convenzione e che ? applicabile l?articolo 14, congiuntamente a tale disposizione.
2. In merito all?osservanza dell?articolo 14 in combinato disposto con l?articolo 8
a) Argomenti delle parti
i. Il Governo
64. Il Governo ritiene che i ricorrenti non siano stati oggetto, in Italia, di una discriminazione vietata dalla Convenzione. Innanzitutto cita la sentenza n. 138 del 15 aprile 2010, con la quale la Corte costituzionale ha affermato che l?unione omosessuale, ossia la convivenza tra due persone dello stesso sesso, deve essere considerata come una ?formazione sociale? ai sensi dell?articolo 2 della Costituzione. Pertanto, secondo il Governo, al fine di proteggere delle situazioni specifiche, le coppie omosessuali hanno il diritto di chiedere un ?trattamento paritario?, vale a dire paragonabile a quello della coppia sposata (la sentenza n. 138 del 2010 ? riportata nella sentenza Oliari e altri c. Italia, nn. 18766/11 e 36030/11, ?? da 15 a 18, 21 luglio 2015). I diritti civili delle coppie omosessuali e delle coppie eterosessuali non sposate sarebbero peraltro oggetto di dibattito in diversi Stati europei e in seno al Parlamento italiano, alla luce, tra l?altro, della giurisprudenza della Corte e dei documenti provenienti dal Consiglio d?Europa.
65. Tuttavia, secondo il Governo, il fatto che alcuni altri Stati abbiano adottato leggi in materia di unioni civili non obbliga l?Italia a fare altrettanto, in quanto il Parlamento nazionale pu? sempre godere del suo margine di apprezzamento. Il Governo precisa che la Corte costituzionale lo ha riconosciuto nella sentenza n. 138 del 2010, pronunciata dopo la presentazione da parte del secondo ricorrente della domanda di permesso di soggiorno per motivi familiari.
66. Il Governo indica inoltre che, nella sentenza n. 4184 del 15 marzo 2012, la Corte di cassazione ha affermato che le coppie omosessuali potevano far valere dinanzi ai giudici nazionali i diritti riconosciuti alle coppie eterosessuali e, se del caso, eccepire l?incostituzionalit? delle leggi pertinenti. Aggiunge che, nel caso dei ricorrenti, la Corte di cassazione non si ? fondata sull?orientamento sessuale degli interessati per emettere la sua decisione, ma ha preso in considerazione solo la legge italiana in materia di immigrazione come modificata dalle disposizioni europee pertinenti.
67. Infine, il Governo tiene a confermare il suo impegno a favore della protezione delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT) e contro l?omofobia, che avrebbe portato alla creazione dell?Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (UNAR ? Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali). e aggiunge che tale organo ? stato accolto favorevolmente dalla Commissione europea contro il razzismo e l?intolleranza (ECRI) – si veda il rapporto sull?Italia pubblicato il 21 aprile 2012 (CRI(2012)2) – e dal Commissario per i diritti dell?uomo (si veda il rapporto del 18 settembre 2012, CommDH(2012)26, relativo alla visita del Commissario in Italia dal 3 al 6 luglio 2012).
ii. I ricorrenti
68. I ricorrenti sostengono di essere stati vittime di una discriminazione fondata sul loro orientamento sessuale. Facendo riferimento alla sentenza Schalk e Kopf (sopra citata, ? 103), nella quale la Corte avrebbe ritenuto non necessario esaminare la questione di stabilire se l?assenza di riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali in Austria prima del 1? gennaio 2010 avesse implicato violazione dell?articolo 14 della Convenzione in combinato disposto con l?articolo 8, fanno presente che, comunque, nella loro opinione dissenziente comune, i giudici Rozakis, Spielmann e Jebens avevano risposto in senso affermativo. Secondo i ricorrenti, questo parere si applica a fortiori a uno dei diritti derivanti da un matrimonio, cio? la possibilit? per il partner cittadino di uno Stato non membro dell?UE, di ottenere un permesso di soggiorno per motivi familiari.
69. I ricorrenti sostengono poi che le sentenze n. 138 del 2010 della Corte costituzionale (paragrafo 64 supra) e n. 4184 del 2012 della Corte di Cassazione (paragrafo 66 supra) hanno stabilito, in favore delle coppie omosessuali stabili, un diritto a un trattamento analogo a quello delle coppie sposate. Essi deplorano che, nonostante tali progressi giurisprudenziali, il legislatore italiano non sia intervenuto per disciplinare tale diritto nel quadro di ?situazioni interne? come la loro.
70. Analogamente ad alcuni terzi intervenienti (paragrafi 74-80 infra), i ricorrenti spiegano che riservare, in paesi in cui il matrimonio non ? aperto alle coppie omosessuali, alcuni diritti alle sole coppie eterosessuali sposate costituisce in linea di principio una discriminazione indiretta in base all?orientamento sessuale. Tale conclusione, a loro avviso, ? stata confermata nel rapporto intitolato ?Omofobia e discriminazione basata sull?orientamento sessuale negli Stati membri dell?UE, Parte I ? Analisi giuridica?, pubblicato nel giugno 2008 dall?Agenzia per i diritti fondamentali dell?UE (FRA); secondo questa Agenzia, le disposizioni internazionali in materia di diritti umani raccomandano che le coppie dello stesso sesso possano accedere a una forma di unione registrata con gli stessi vantaggi del matrimonio, o che la loro relazione de facto stabile dia loro accesso a tali benefici.
71. I ricorrenti invocano altres? la sentenza emessa il 14 dicembre 2009 dal Judicial Committee of the Privy Council del Regno Unito nella causa Rodriguez v. Minister of Housing ([2009] UKPC 52 ? Privy Council Appeal n. 0028 del 2009) che qualifica come discriminatoria una politica che escluderebbe le coppie dello stesso sesso aventi una relazione stabile di lunga durata dall?accesso ai contratti di locazione comuni (joint tenancies). Indicano inoltre che, nella sua opinione del 15 luglio 2010 nella causa R?mer C. Freie und Hansestadt Hamburg (causa C-147/08), l?avvocato generale della Corte di Giustizia dell?Unione europea ha ritenuto che il fatto di non ammettere alcuna forma di unione legalmente riconosciuta aperta alle persone dello stesso sesso potrebbe essere considerato costitutivo di una discriminazione legata all?orientamento sessuale. Essi sostengono nelle societ? democratiche emerge un consenso che vuole, a loro avviso, che un Governo non possa riservare un certo diritto o beneficio alle coppie sposate e negarne l?accesso alle coppie omosessuali con il pretesto che le persone in questione non sono sposate.
72. I ricorrenti dichiarano inoltre che 24 Stati membri del Consiglio d?Europa hanno adottato leggi che consentono alle coppie dello stesso sesso di registrare la loro relazione (uno studio su questo punto, che sarebbe stato attualizzato al 30 giugno 2015, figura nella sentenza Oliari e altri, sopra citata, ?? da 53 a 55), e che la possibilit? di ottenere un permesso di soggiorno, per un partner omosessuale non cittadino dell?UE, esiste almeno in 31 Stati. Ritengono che il consenso europeo su questo punto sia quindi oggi superiore a quello che era stato constatato all?epoca dell?adozione delle sentenze Schalk e Kopf e Gas e Dubois (sopra citate).
73. I ricorrenti precisano infine che lo scopo del loro ricorso non ? quello di ottenere il diritto al matrimonio n? l?accesso a una forma di unione registrata. Spiegano che chiedono semplicemente alla Corte di sviluppare la giurisprudenza Karner c. Austria (n. 40016/98, Recueil des arr?ts et d?cisions, 2003-IX) e di affermare che escludere le coppie dello stesso sesso dal diritto al permesso di soggiorno per motivi familiari ? discriminatorio. Essi ritengono che, per quanto riguarda altri diritti riconosciuti alle coppie sposate, la Corte potr? decidere caso per caso, distinguendo, ad esempio tra il diritto ad ottenere il permesso di soggiorno dal diritto all?adozione. Cos?, a loro avviso, concludere per una violazione dell?articolo 14 della Convenzione nel caso di specie non sarebbe incompatibile con le conclusioni cui la Corte ? pervenuta nella sua sentenza Gas e Dubois (sopra citata).
iii. I terzi intervenienti
?) International Commission of Jurists (ICJ), International Lesbian, Gay, Bisexual Trans and Intersex Association (ILGA) Europe et Network of European LGBT Families (NELFA)
74. L?ICJ, l?ILGA-Europe e il NELFA hanno presentato informazioni volte a dimostrare che numerose giurisdizioni nel mondo considerano il partner di una coppia dello stesso sesso impegnato in una relazione stabile e duratura come un ?familiare ?, e ci? indipendentemente dal fatto che la coppia abbia o meno la possibilit? di contrarre matrimonio o di ottenere un?altra forma di riconoscimento legale.
75. I terzi intervenienti affermano di avere dapprima esaminato la legislazione e la prassi di vari Stati non europei (Sudafrica, Australia, Brasile, Canada, Colombia, Israele e Nuova Zelanda) che consentono ai partner dello stesso sesso di emigrare e di risiedere nei loro rispettivi paesi d?origine, prima di adottare il concetto di ?famiglie funzionali? (functional families). Tale concetto, invece di concentrarsi sull?identit? e sul genere delle persone impegnate in una relazione, mirerebbe ad accertare se tale relazione abbia o meno alcune caratteristiche essenziali (collaborazione economica, partecipazione alle responsabilit? domestiche, esistenza di legami affettivi). Secondo loro, grazie a questo concetto, i giudici di alcuni paesi (Sudafrica, Australia, Canada, Colombia, Stati Uniti, Israele e Regno Unito) hanno riconosciuto le coppie omosessuali non sposate come ?famiglie? o ?coniugi de facto? per dare loro accesso a determinati benefici (di natura economica o altro).
76. Infine, l?ICJ, l?ILGA-Europe e il NELFA hanno indicato che la disparit? di trattamento tra le coppie omosessuali che non hanno accesso al matrimonio e le coppie sposate ? stata considerata dai giudici sudafricani, canadesi e statunitensi come una forma di discriminazione indiretta (ossia una discriminazione derivante dalle ripercussioni negative che leggi di carattere apparentemente neutro possono avere per un gruppo specifico che merita protezione). Essi precisano che, in particolare quando le coppie dello stesso sesso non possono sposarsi, la loro situazione non deve essere paragonata a quella delle coppie eterosessuali non sposate ma a quella delle coppie eterosessuali sposate. Ci? emergerebbe anche dalla prassi del Comitato dei diritti dell?uomo delle Nazioni Unite, che ha sottolineato che le coppie eterosessuali possono liberamente decidere di sposarsi.
77. Alla luce di quanto precede, l?I.C.J., ILGA-Europe e il NELFA ritengono che, a livello mondiale, esista una ?tendenza significativa? (?significant trend?) a favore del riconoscimento ai partner dello stesso sesso della qualit? di ?familiari?, del loro diritto di vivere assieme e degli altri diritti e benefici di cui godono le coppie eterosessuali.
?) European Commission on Sexual Orientation Law (ECSOL)
78. L?ECSOL indica anzitutto che un?analisi del diritto dell?UE dimostra l?importanza che si ritrova nell?accordare priorit? alle relazioni e al ricongiungimento familiari in quanto la libert? di movimento deve essere esercitata in condizioni obiettive di libert? e dignit?. Cos?, secondo l?ESCOL, gli Stati membri devono almeno facilitare l?ingresso e il soggiorno nel paese ospitante del partner dello stesso sesso, cercando di individuare le conseguenze che un eventuale rifiuto di rilasciare un permesso di soggiorno potrebbe avere in concreto sulla vita privata e familiare delle persone coinvolte.
79. L?ECSOL ha poi presentato uno studio di diritto comparato quanto alla possibilit?, per i partner dello stesso sesso, di ottenere un permesso di soggiorno nei paesi ospitanti. Tale studio riguardava la normativa di 32 Stati membri del Consiglio d?Europa (Germania, Austria, Belgio, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Spagna, Estonia, Finlandia, Francia, Georgia, Grecia, Ungheria, Islanda, Irlanda, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Regno Unito, Romania, Russia, Serbia, Svezia e Svizzera). Ne risulta:
? che almeno 24 Stati non operano alcuna discriminazione fondata sull?orientamento sessuale nel rilasciare i permessi di soggiorno e prevedono dei meccanismi a tal fine (pur lasciando, in alcuni casi, un margine di apprezzamento alle autorit? nazionali competenti);
? che 22 Stati riconoscono, almeno in una certa misura, il diritto al permesso di soggiorno ai partner dello stesso sesso non coniugati e che non hanno concluso un partenariato civile registrato;
? che alcuni giudici hanno ritenuto che, quando una unione formale, in particolare un matrimonio, non pu? essere registrata nel paese d?origine, una relazione stabile debitamente provata pu? portare al rilascio del permesso di soggiorno da parte delle autorit?;
? che una discriminazione indiretta pu? derivare dall?assenza di trattamento differenziato di situazioni diverse (ad esempio, il rifiuto di riconoscere l?esistenza di ostacoli legali al matrimonio per i partner dello stesso sesso);
? che i tribunali di alcuni Stati hanno riconosciuto che, in materia di immigrazione del partner de facto dello stesso sesso, la Convenzione aveva svolto un ruolo nella protezione della vita privata e familiare delle persone interessate;
? che in materia di immigrazione emerge un consenso europeo, che vuole che l?unione tra persone dello stesso sesso sia considerata una ?vita familiare?.
80. Secondo l?ECSOL, un rifiuto generalizzato e aprioristico di riconoscere a una coppia omosessuale con doppia cittadinanza il diritto di risiedere nel paese ospitante viola l?articolo 8 della Convenzione preso singolarmente o in combinato disposto con l?articolo 14. Inoltre, per l?ECSOL, le coppie dello stesso sesso subiscono una discriminazione fondata sul loro orientamento sessuale, in quanto in alcuni Stati membri del Consiglio d?Europa, non si possono sposare.
b) Valutazione della Corte
i. Sul punto di stabilire se vi sia stata disparit? di trattamento tra persone che si trovano in situazioni simili o parit? di trattamento di persone che si trovano in situazioni sensibilmente diverse
81. Secondo la giurisprudenza consolidata della Corte, si pu? porre una questione rispetto all?articolo 14 soltanto qualora esista una disparit? di trattamento di persone poste in situazioni assimilabili (H?m?l?inen, sopra citata, ? 108), o quando gli Stati non applicano un trattamento diverso a persone le cui situazioni sono sensibilmente diverse (Thlimmenos, sopra citata, ? 44 in fine). A quest?ultimo proposito, la Corte rammenta che l?articolo 14 non vieta a uno Stato membro di trattare i gruppi in modo differenziato per correggere delle ?disuguaglianze di fatto? tra loro; difatti, in alcune circostanze, l?assenza di trattamento differenziato per correggere una disparit? pu? di per s? comportare violazione della disposizione in causa (Causa ?relativa ad alcuni aspetti del regime linguistico dell?insegnamento in Belgio? c. Belgio (merito), 23 luglio 1968, ? 10, serie A n. 6, Stec e altri c. Regno Unito [GC], nn. 65731/01 e 65900/01, ? 51, CEDU 2006-VI, e Mu?oz Diaz c. Spagna, n. 49151/07, ? 48, CEDU 2009). Inoltre, la Corte ha gi? riconosciuto che una politica o una misura generale che hanno effetti negativi sproporzionati su un gruppo di persone possono essere considerate discriminatorie anche se non riguardano direttamente questo gruppo e se non vi ? un?intenzione discriminatoria. Una situazione simile costituisce una ?discriminazione indiretta?. Ci? vale, tuttavia, solo se questa politica o questa misura mancano di giustificazione ?oggettiva e ragionevole? (si vedano, tra l?altro, Baio c. Danimarca [GC], n. 38590/10, ? 91, 26 maggio 2016; S.A.S. C. Francia [GC], n. 43835/11, ? 161, CEDU 2014 (estratti); D.H. e altri contro Repubblica Ceca [GC], n. 57325/00, ? 184, CEDU 2007-IV; e Hugh Jordan c. Regno Unito, n. 24746/94, ? 154, 4 maggio 2001).
82. Nel caso di specie, secondo la Corte, non risultava che i ricorrenti, una coppia omosessuale non sposata, fossero stati trattati diversamente da una coppia eterosessuale non sposata. Poich? la qualit? di ?familiare? ? riconosciuta dal diritto nazionale soltanto al ?coniuge?, e non al convivente (paragrafi 27-28 supra), ? ragionevole ritenere che, al pari del secondo ricorrente, anche ad un partner eterosessuale non cittadino dell?UE non sarebbe stato rilasciato un permesso di soggiorno per motivi familiari in Italia. Infatti, come sottolineato dalla Corte di cassazione (paragrafo 22 supra), l?esclusione dei partner non coniugati dal diritto di ottenere il permesso in questione riguardava sia le coppie dello stesso sesso che quelle di sesso opposto. I ricorrenti peraltro non lo contestano.
83. Ci? detto, la situazione dei ricorrenti non pu? tuttavia essere considerata analoga a quella di una coppia eterosessuale non sposata. A differenza di quest?ultima, gli interessati non hanno in Italia la possibilit? di sposarsi. Essi non possono pertanto essere qualificati come ?coniugi? secondo il diritto nazionale. Pertanto, un?interpretazione restrittiva della nozione di ?familiare? costituisce un ostacolo insormontabile al rilascio del permesso di soggiorno per motivi familiari soltanto per le coppie omosessuali. Queste ultime non potevano neanche ottenere una modalit? di riconoscimento giuridico diversa dal matrimonio, dato che all?epoca dei fatti, il sistema giuridico italiano non prevedeva, per le coppie omosessuali o eterosessuali impegnate in una relazione stabile, la possibilit? di avere accesso ad una unione civile o ad una unione registrata che attestasse la loro condizione e garantisse loro alcuni diritti essenziali. Peraltro, la Corte rammenta di aver indicato nella sua sentenza Oliari e altri (sopra citata, ? 170) che, nonostante gli sviluppi della giurisprudenza nazionale in materia (esposti dalle parti nella presente causa – paragrafi 64, 66 e 69 supra), la situazione delle coppie dello stesso sesso in Italia rimane incerta in alcuni ambiti. In ogni caso, la Corte osserva che il Governo non ha sostenuto che gli sviluppi in questione avrebbero portato al riconoscimento, in materia di immigrazione, di uno status analogo a quello di ?coniuge? ai membri di una relazione omosessuale stabile e duratura.
84. La Corte osserva inoltre che i ricorrenti avevano ottenuto lo status di coppia non sposata in Nuova Zelanda (paragrafo 8 supra) e che, una volta trasferitisi in uno Stato che riconosce il diritto al matrimonio tra persone dello stesso sesso (i Paesi Bassi), hanno deciso di sposarsi (paragrafo 25 supra). Pertanto, la loro situazione non pu? neppure essere paragonata a quella di una coppia eterosessuale che, per motivi personali, non desidera avventurarsi in un matrimonio o in un?unione civile.
85. L?insieme delle considerazioni che precedono inducono la Corte a concludere che i ricorrenti, una coppia omosessuale, sono stati trattati, per quanto riguarda il rilascio di un permesso di soggiorno per motivi familiari, allo stesso modo delle persone che si trovano in una situazione sensibilmente differente dalla loro ? ossia partner eterosessuali che hanno deciso di non regolarizzare la loro situazione
86. Rimane da stabilire se il fatto di non aver applicato un trattamento differenziato nel caso di specie potesse essere giustificato sotto il profilo dell?articolo 14 della Convenzione.
ii. Sul punto di verificare l?esistenza di una giustificazione aggettiva e ragionevole
?) Principi generali
87. La Corte rammenta che una disparit? di trattamento di situazioni simili o un trattamento analogo di situazioni diverse sono discriminatori se non si basano su una giustificazione oggettiva e ragionevole, ossia se non perseguono uno scopo legittimo o se non vi ? un rapporto ragionevole di proporzionalit? tra i mezzi impiegati e la finalit? perseguita (si veda, mutatis mutandis, H?m?l?inen, sopra citata, ? 108). Inoltre, il divieto di discriminazione sancito dall?articolo 14 della Convenzione ha senso solo se, in ogni singolo caso, la situazione personale del ricorrente rispetto ai criteri elencati in tale disposizione ? presa in considerazione in quanto tale. Un approccio contrario priverebbe l?articolo 14 della sua sostanza (Andrejeva c. Lettonia [GC], n. 55707/00, ? 91, CEDU 2009).
88. Gli Stati contraenti godono di un certo margine di apprezzamento per determinare se e in quale misura le disparit? di trattamento sono giustificate (si vedano, mutatis mutandis, Burden c. Regno Unito [GC], n. 13378/05, ? 60, CEDU 2008, e Schalk e Kopf, sopra citata, ? 96). L?ampiezza di tale margine pu? variare secondo le circostanze, l?ambito e il contesto; la presenza o l?assenza di un denominatore comune ai sistemi giuridici degli Stati contraenti pu? costituire un fattore pertinente a questo proposito (Petrovic c. Austria, 27 marzo 1998, ? 38, Recueil 1998 II, e H?m?l?inen, sopra citata, ? 109).
89. La Corte rammenta ancora che l?orientamento sessuale rientra nell?ambito di applicazione dell?articolo 14. Essa ha ripetutamente dichiarato che, come le disparit? basate sul sesso, quelle fondate sull?orientamento sessuale devono essere giustificate da ragioni imperiose o, altra formula talvolta utilizzata, da ?motivi particolarmente solidi e convincenti? (X e altri c. Austria, sopra citata, ? 99; si vedano, ad esempio, Smith e Grady c. Regno Unito, nn. 33985/96 e 33986/96, ? 90, CEDU 1999 VI, Lustig Prean e Beckett c. Regno Unito, nn. 31417/96 e 32377/96, ? 82, 27 settembre 1999, L. e V. c. Austria, nn. 39392/98 e 39829/98, ? 45, CEDU 2003 I, E.B. c. Francia, sopra citata, ? 91, Karner, sopra citata ? 37, e Vallianatos e altri, sopra citata, ? 77), in particolare quando si tratta di diritti che rientrano nella sfera dell?articolo 8. Le disparit? motivate unicamente da considerazioni che attengono all?orientamento sessuale sono inaccettabili rispetto alla Convenzione (Salgueiro da Silva Mouta c. Portogallo, n. 33290/96, ? 36, CEDU 1999 IX, E.B. c. Francia, sopra citata, ?? 93 e 96, et X e altri c. Austria, sopra citata, ? 99).
90. Infine, per quanto riguarda l?onere della prova sotto il profilo dell?articolo 14 della Convenzione, la Corte considera che qualora un ricorrente abbia dimostrato l?esistenza di un trattamento analogo di situazioni notevolmente diverse, spetta al Governo dimostrare che tale approccio era giustificato (si veda, mutatis mutandis, D.H. e altri, sopra citata, ? 177).
?) Applicazione di questi principi al caso di specie
91. La Corte deve quindi dapprima stabilire se, nel quadro della procedura volta all?ottenimento del permesso di soggiorno per motivi familiari, il fatto di non aver trattato i ricorrenti in modo diverso delle coppie eterosessuali che non avevano regolarizzato la loro situazione perseguisse uno scopo legittimo. In caso affermativo, deve verificare se esistesse un rapporto ragionevole di proporzionalit? tra i mezzi impiegati e lo scopo perseguito (si veda, mutatis mutandis, Thlimmenos, sopra citata, ? 46).
92. La Corte osserva che, per giustificare il trattamento analogo delle coppie omosessuali ed eterosessuali non sposate in materia di rilasc

Testo Tradotto

Conclusions: Partiellement irrecevable Violation de l’article 14+8-1 – Interdiction de la discrimination (Article 14 – Discrimination) (Article 8 – Droit au respect de la vie priv?e et familiale Article 8-1 – Respect de la vie familiale) Pr?judice moral – r?paration (Article 41 – Pr?judice moral
Satisfaction ?quitable)

PREMI?RE SECTION

AFFAIRE TADDEUCCI ET McCALL c. ITALIE

(Requ?te no 51362/09)

ARR?T

STRASBOURG

30 juin 2016

Cet arr?t deviendra d?finitif dans les conditions d?finies ? l?article 44 ? 2 de la Convention. Il peut subir des retouches de forme.

En l?affaire Taddeucci et McCall c. Italie,
La Cour europ?enne des droits de l?homme (premi?re section), si?geant en une chambre compos?e de :
Mirjana Lazarova Trajkovska, pr?sidente,
Ledi Bianku,
Guido Raimondi,
Kristina Pardalos,
Linos-Alexandre Sicilianos,
Robert Spano,
Pauliine Koskelo, juges,
et de Abel Campos, greffier de section,
Apr?s en avoir d?lib?r? en chambre du conseil le 31 mai 2016,
Rend l?arr?t que voici, adopt? ? cette date :
PROC?DURE
1. ? l?origine de l?affaire se trouve une requ?te (no 51362/09) dirig?e contre la R?publique italienne et dont un ressortissant italien et un ressortissant n?o-z?landais, OMISSIS (? les requ?rants ?), ont saisi la Cour le 15 septembre 2009 en vertu de l?article 34 de la Convention de sauvegarde des droits de l?homme et des libert?s fondamentales (? la Convention ?).
2. Devant la Cour, les requ?rants ont ?t? repr?sent?s par OMISSIS, avocat ? Londres. Le gouvernement italien (? le Gouvernement ?) a ?t? repr?sent? par son agente, Mme E. Spatafora, et par sa coagente, Mme P. Accardo.
3. Dans leur requ?te, les requ?rants all?guaient que le refus d?octroyer au deuxi?me requ?rant un permis de s?jour pour raison familiale s?analysait en une discrimination fond?e sur l?orientation sexuelle.
4. Le 10 janvier 2012, la requ?te a ?t? communiqu?e au Gouvernement.
5. Tant les requ?rants que le gouvernement d?fendeur ont d?pos? des observations ?crites. En outre, des commentaires ont ?t? re?us de la part de quatre organisations non gouvernementales (International Commission of Jurists (ICJ), International Lesbian, Gay, Bisexual Trans and Intersex Association (ILGA) Europe, Network of European LGBT Families (NELFA) et European Commission on Sexual Orientation Law (ECSOL)), que le pr?sident avait autoris?es ? intervenir dans la proc?dure ?crite devant la chambre (articles 36 ? 2 de la Convention et 44 ? 3 du r?glement de la Cour (? le r?glement ?)).
6. Le 19 juin 2014, les requ?rants ont demand? ? la Cour de tenir une audience sur la recevabilit? et le fond de l?affaire. La Cour a estim? qu?une telle audience n??tait pas n?cessaire en l?esp?ce (articles 54 ? 5 et 59 ? 3 du r?glement de la Cour).
EN FAIT
I. LES CIRCONSTANCES DE L?ESP?CE
7. M. Taddeucci (? le premier requ?rant ?) est n? en 1965. M. McCall (? le deuxi?me requ?rant ?) est n? en 1958. Ils r?sident ? Amsterdam.
A. La demande de permis de s?jour pour raison familiale du deuxi?me requ?rant
8. Les requ?rants forment un couple homosexuel depuis 1999. Ils ont r?sid? en Nouvelle-Z?lande, avec le statut de couple non mari?, jusqu?en d?cembre 2003, date ? laquelle ils d?cid?rent de s?installer en Italie en raison de la pr?carit? de l??tat de sant? du premier requ?rant.
9. Pendant leur premi?re p?riode de r?sidence en Italie, le deuxi?me requ?rant b?n?ficia d?une carte de s?jour temporaire pour ?tudiant. Il demanda par la suite l?octroi d?un permis de s?jour pour raison familiale, en vertu du d?cret l?gislatif no 286 du 25 juillet 1998 (paragraphes 26 28 ci dessous).
10. Le 18 octobre 2004, le chef de la police de Livourne rejeta sa demande au motif que les crit?res pr?vus par la loi n??taient pas remplis.
B. La proc?dure civile de premi?re instance
11. Le 27 janvier 2005, les requ?rants introduisirent un recours sur le fondement du d?cret l?gislatif no 286 de 1998. Ils demandaient l?octroi au deuxi?me requ?rant d?un permis de s?jour pour raison familiale.
12. Par un jugement du 4 juillet 2005, le tribunal civil de Florence accueillit le recours des requ?rants.
13. Le tribunal releva que les demandeurs ?taient reconnus en Nouvelle Z?lande en tant que couple, le premier requ?rant ayant b?n?fici? dans ce pays d?un permis de s?jour pour raison familiale en sa qualit? de partenaire non mari?. Selon le tribunal, le statut de couple non mari? des requ?rants n??tait pas contraire ? l?ordre public italien, les couples de facto b?n?ficiant d?une reconnaissance sociale et juridique dans le syst?me italien. De l?avis du tribunal, l?article 30 du d?cret l?gislatif no 286 de 1998 (paragraphe 27 ci-dessous) devait ?tre lu de mani?re conforme aux principes ?tablis par la Constitution, ce qui amenait ? consid?rer le concubin du m?me sexe comme ?tant un ? membre de la famille ? du ressortissant italien et donc comme disposant du droit ? obtenir un permis de s?jour.
14. Selon le tribunal, le droit revendiqu? par le deuxi?me requ?rant d?coulait ?galement des articles 3 et 10 de la directive no 2004/38/CE du 29 mai 2004 du Parlement europ?en et du Conseil (paragraphe 29 ci dessous), reconnaissant au partenaire d?un citoyen de l?Union europ?enne (UE) le droit ? obtenir un permis de s?jour d?s lors que l?existence d?une relation durable ?tait prouv?e.
C. L?appel form? par le ministre des Affaires int?rieures
15. Le ministre des Affaires int?rieures interjeta appel du jugement du tribunal de Florence.
16. Par un arr?t du 12 mai 2006, la cour d?appel de Florence fit droit ? cet appel. Elle indiqua que les autorit?s n?o-z?landaises avaient reconnu aux requ?rants le statut de ? partenaires concubins non mari?s ? et non pas celui de ? membres de la m?me famille ?.
17. D?une part, selon la cour d?appel, une lecture du d?cret l?gislatif no 286 de 1998 telle que pr?conis?e par le tribunal, amenant ? consid?rer le ? concubin ? comme un ? membre de la famille ?, n??tait pas compatible avec le syst?me juridique italien, lequel, d?apr?s lui, donnait ? ces deux concepts juridiques des port?es et des significations diff?rentes. D?autre part, la cour d?appel rappela que la Cour constitutionnelle avait affirm? ? maintes reprises qu?une relation fond?e sur la simple cohabitation, d?pourvue de stabilit? et de certitude juridique, ne pouvait en aucun cas ?tre assimil?e ? la famille l?gitime fond?e sur le mariage.
18. La cour d?appel estima que la loi n?o-z?landaise ne cadrait pas avec l?ordre public italien aux motifs tout d?abord qu?elle consid?rait comme ? concubins ? des personnes de m?me sexe et que, qui plus est, elle pouvait ?tre interpr?t?e comme conf?rant ? ces personnes la qualit? de ? membres de la famille ? aux fins de l?octroi ? celles-ci du permis de s?jour. Enfin, elle ajouta que ni le droit europ?en, notamment la directive no 2004/38/CE (paragraphe 29 ci-dessous), ni les dispositions de la Convention europ?enne des droits de l?homme n?obligeaient les ?tats ? reconna?tre les relations entre personnes de m?me sexe.
D. Le pourvoi en cassation des requ?rants
19. Les requ?rants se pourvurent en cassation.
20. Par un arr?t du 30 septembre 2008, dont le texte fut d?pos? au greffe le 17 mars 2009, la Cour de cassation d?bouta les requ?rants de leur pourvoi.
21. La Cour de cassation exposa d?abord que, aux termes de l?article 29 du d?cret l?gislatif no 286 de 1998 (paragraphe 28 ci-dessous), la notion de ? membre de la famille ? ne comprenait que les ?poux, les enfants mineurs, les enfants majeurs qui n??taient pas autonomes pour raisons de sant? et les parents ? charge ne disposant pas de soutien ad?quat dans leur pays d?origine. Elle indiqua que, en outre, la Cour constitutionnelle ayant exclu la possibilit? d??largir aux concubins la protection reconnue aux membres de la famille l?gitime, la Constitution n?imposait pas une interpr?tation extensive de l?article 29 pr?cit?.
22. La Cour de cassation estima ensuite qu?une telle interpr?tation ne d?coulait pas non plus des articles 8 et 12 de la Convention. En effet, selon elle, ces dispositions laissaient aux ?tats une large marge d?appr?ciation quant au choix des modalit?s d?exercice des droits qu?elles garantissaient, et ce notamment en mati?re de gestion de l?immigration. La Cour de cassation ajouta par ailleurs qu?il n?y avait en l?esp?ce aucune discrimination fond?e sur l?orientation sexuelle des requ?rants. Elle observa ? cet ?gard que l?exclusion des partenaires non mari?s du droit ? obtenir un permis de s?jour pour raison familiale concernait tant les partenaires de m?me sexe que les couples de sexe oppos?.
23. Enfin, elle jugea que la directive europ?enne no 2004/38/CE (paragraphe 29 ci-dessus), qui avait trait ? la libre circulation des citoyens de l?UE sur le territoire d??tats membres autres que leur ?tat d?origine, ne trouvait pas ? s?appliquer au cas d?esp?ce, au motif que celui-ci concernait le regroupement familial avec un ressortissant italien r?sidant dans son propre pays.
E. Le mariage des requ?rants
24. Ayant pris connaissance du texte de l?arr?t de la Cour de cassation, les requ?rants quitt?rent l?Italie en juillet 2009. Ils s?install?rent aux Pays Bas, o?, le 25 ao?t 2009, le deuxi?me requ?rant obtint un permis de s?jour d?une dur?e de cinq ans en tant que partenaire de facto engag? dans une relation durable avec un ressortissant de l?UE.
25. Le 8 mai 2010, les requ?rants se mari?rent ? Amsterdam. Ils ont pr?cis? qu?ils ont choisi de se marier pour des raisons personnelles et non pas pour obtenir un permis de s?jour, les autorit?s n?erlandaises en ayant d?j? d?livr? un au deuxi?me requ?rant. Ils ont ajout? que le mariage contract? aux Pays-Bas ne leur permettait pas de vivre ensemble en Italie. Le 22 ao?t 2014, le deuxi?me requ?rant obtint un deuxi?me permis de s?jour aux Pays-Bas, valable pour une dur?e de cinq ans, soit jusqu?au 22 ao?t 2019.
II. LE DROIT INTERNE PERTINENT
26. Le d?cret l?gislatif no 286 du 25 juillet 1998 est le ? Texte unique des dispositions concernant la gestion de l?immigration et [des] normes sur la condition de l??tranger ? (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell?immigrazione e norme sulla condizione dello straniero).
27. Selon l?article 30 c) de ce d?cret, le permis de s?jour pour raison familiale est octroy? au ? membre de la famille, ?tranger et en situation r?guli?re, qui remplit les crit?res pour le regroupement familial avec un ressortissant italien ou d?un ?tat membre de l?UE r?sidant en Italie, ou encore avec un ?tranger qui s?journe en situation r?guli?re en Italie ? (? al familiare straniero regolarmente soggiornante, in possesso dei requisiti per il ricongiungimento con il cittadino italiano o di uno Stato membro dell?Unione europea residenti in Italia, ovvero con straniero regolarmente soggiornante in Italia ?).
28. L?article 29 du d?cret concerne le regroupement familial. Selon son premier alin?a, un ?tranger peut demander le regroupement familial pour les membres de sa famille suivants : ? a) conjoints non l?galement s?par?s ; b) enfants mineurs ? charge (…) ; c) parents ? charge ; d) ascendants ou descendants jusqu?au troisi?me degr?, ? charge, inaptes au travail selon la l?gislation italienne ? (? a) coniuge non legalmente separato; b) figli minori a carico (…); c) genitori a carico; d) parenti entro il terzo grado, a carico, inabili al lavoro secondo la legislazione italiana ?).
III. LE DROIT ET LES DOCUMENTS EUROP?ENS PERTINENTS
A. La directive no 2004/38/CE
29. La directive no 2004/38/CE du 29 mai 2004 du Parlement europ?en et du Conseil, relative au droit des citoyens de l?UE et des membres de leurs familles de circuler et de s?journer librement sur le territoire des ?tats membres, contient les dispositions suivantes :
Article 2
D?finitions
? Aux fins de la pr?sente directive, on entend par :
1) ? citoyen de l?[UE] ? : toute personne ayant la nationalit? d?un ?tat membre ;
2) ? membre de la famille ? :
a) le conjoint ;
b) le partenaire avec lequel le citoyen de l?[UE] a contract? un partenariat enregistr?, sur la base de la l?gislation d?un ?tat membre, si, conform?ment ? la l?gislation de l??tat membre d?accueil, les partenariats enregistr?s sont ?quivalents au mariage, et dans le respect des conditions pr?vues par la l?gislation pertinente de l??tat membre d?accueil ;
c) les descendants directs qui sont ?g?s de moins de vingt et un ans ou qui sont ? charge, et les descendants directs du conjoint ou du partenaire tel que vis? au point b) ;
d) les ascendants directs ? charge et ceux du conjoint ou du partenaire tel que vis? au point b) ;
3) ? ?tat membre d?accueil ? : l??tat membre dans lequel se rend un citoyen de l?[UE] en vue d?exercer son droit de circuler et de s?journer librement. ?
Article 3
B?n?ficiaires
? 1. La pr?sente directive s?applique ? tout citoyen de l?[UE] qui se rend ou s?journe dans un ?tat membre autre que celui dont il a la nationalit?, ainsi qu?aux membres de sa famille, tels que d?finis ? l?article 2, point 2), qui l?accompagnent ou le rejoignent.
2. Sans pr?judice d?un droit personnel ? la libre circulation et au s?jour de l?int?ress?, l??tat membre d?accueil favorise, conform?ment ? sa l?gislation nationale, l?entr?e et le s?jour des personnes suivantes :
a) tout autre membre de la famille, quelle que soit sa nationalit?, qui n?est pas couvert par la d?finition figurant ? l?article 2, point 2), si, dans le pays de provenance, il est ? charge ou fait partie du m?nage du citoyen de l?[UE] b?n?ficiaire du droit de s?jour ? titre principal, ou lorsque, pour des raisons de sant? graves, le citoyen de l?[UE] doit imp?rativement et personnellement s?occuper du membre de la famille concern? ;
b) le partenaire avec lequel le citoyen de l?[UE] a une relation durable, d?ment attest?e. ?
Article 10
D?livrance de la carte de s?jour
? 1. Le droit de s?jour des membres de la famille d?un citoyen de l?[UE] qui n?ont pas la nationalit? d?un ?tat membre est constat? par la d?livrance d?un document d?nomm? ? Carte de s?jour de membre de la famille d?un citoyen de l?[UE] ? au plus tard dans les six mois suivant le d?p?t de la demande. Une attestation du d?p?t de la demande de carte de s?jour est d?livr?e imm?diatement.
2. Pour la d?livrance de la carte de s?jour, les ?tats membres demandent la pr?sentation des documents suivants :
(…)
f) dans les cas relevant de l?article 3, paragraphe 2, point b), une preuve de l?existence d?une relation durable avec le citoyen de l?[UE]. ?
30. Le d?cret l?gislatif no 30 du 6 f?vrier 2007 et la loi no 97 du 6 ao?t 2013 ont transpos? en droit italien les dispositions de la directive no 2004/38/CE.
B. La r?solution du Parlement europ?en du 2 avril 2009
31. Le 2 avril 2009, le Parlement europ?en a adopt? une r?solution concernant l?application de la directive 2004/38/CE. Cette r?solution ?non?ait, entre autres, que les arr?ts rendus par la Cour de justice de l?UE (? la CJUE ?) sur la question de la libre circulation, notamment dans les affaires Metock, Jipa et Huber, avaient confirm? le principe selon lequel ? le ressortissant d?un pays tiers, conjoint d?un citoyen de l?[UE], qui accompagne ou rejoint ce citoyen peut b?n?ficier des dispositions de la directive, quels que soient le lieu et la date de leur mariage et sans obligation de s?jour l?gal pr?alable ?.
32. Par ailleurs, consid?rant comme probl?matique ? l?interpr?tation restrictive par les ?tats membres de la notion de ? membre de la famille ? (article 2), de ? tout autre membre de la famille ? et de ? partenaire ? (article 3), notamment par rapport aux partenaires de m?me sexe, et de leur droit ? la libre circulation conform?ment ? la directive 2004/38/CE ?, le Parlement engageait les ?tats membres :
? ? mettre pleinement en ?uvre les droits octroy?s au titre des articles 2 et 3 de la directive 2004/38/CE, non seulement pour les conjoints de sexe oppos?, mais ?galement pour le partenaire enregistr?, membre du m?nage ou partenaire, y compris dans les couples de m?me sexe reconnus par un ?tat membre, ind?pendamment de leur nationalit? et sans pr?judice de leur non-reconnaissance par le droit civil d?un autre ?tat membre, sur la base des principes de reconnaissance mutuelle, d??galit? et de non-discrimination, et dans le respect de la dignit? et de la vie priv?e et familiale ; (…) ? tenir compte du fait que la directive impose l?obligation de reconna?tre la libert? de circulation ? tous les citoyens de l?[UE] (y compris aux partenaires de m?me sexe) sans imposer la reconnaissance du mariage entre personnes du m?me sexe. ?
C. La Recommandation 1470 (2000) de l?Assembl?e parlementaire du Conseil de l?Europe (APCE)
33. La Recommandation 1470 (2000) relative ? la situation des gays et des lesbiennes et de leurs partenaires en mati?re d?asile et d?immigration dans les ?tats membres du Conseil de l?Europe se lit ainsi dans ses parties pertinentes en l?esp?ce :
? 1. L?Assembl?e rappelle et r?affirme les principes de sa Recommandation 924 (1981) relative ? la discrimination ? l??gard des homosexuels, de sa Recommandation 1236 (1994) relative au droit d?asile et de sa Recommandation 1327 (1997) relative ? la protection et au renforcement des droits de l?homme des r?fugi?s et des demandeurs d?asile en Europe.
2. L?Assembl?e est pr?occup?e par le fait que les politiques de l?immigration de la plupart des ?tats membres du Conseil de l?Europe sont discriminatoires ? l??gard des homosexuels. La majorit? de ces ?tats, par exemple, ne reconnaissent pas la pers?cution pour raison d?orientation sexuelle comme un motif valable d?octroi de l?asile et ne pr?voient aucun type de droit de s?jour pour les membres de nationalit? ?trang?re de couples homosexuels binationaux.
3. De m?me, les r?gles en mati?re de regroupement familial et de prestations sociales ne s?appliquent g?n?ralement pas aux couples homosexuels.
(…)
6. De plus, l?Assembl?e est consciente que le refus de la plupart des ?tats membres d?accorder un droit de s?jour aux membres de nationalit? ?trang?re de couples homosexuels binationaux est ? l?origine de situations tr?s douloureuses pour de nombreux couples homosexuels, qui peuvent se trouver s?par?s de ce fait et contraints de vivre dans deux pays diff?rents. Elle estime que les r?gles applicables aux couples en mati?re d?immigration ne doivent pas ?tablir de distinction entre relations homosexuelles et relations h?t?rosexuelles. Par cons?quent, un document ?tablissant l?existence d?une relation suivie, autre que le certificat de mariage, devrait pouvoir ?tre admis parmi les pi?ces demand?es pour l?admission au b?n?fice du droit de s?jour dans le cas des couples homosexuels.
7. Par cons?quent, l?Assembl?e recommande au Comit? des Ministres :
7.1. de charger ses comit?s comp?tents :
(…)
c. de d?finir des lignes directrices concernant le traitement des homosexuels r?fugi?s ou membres d?un couple binational ;
(…)
7.2. de demander instamment aux ?tats membres :
(…)
d. de revoir leur politique en mati?re de droits sociaux et de protection des migrants de mani?re ? ce que les couples et les familles homosexuels soient trait?s selon les m?mes r?gles que les couples et les familles h?t?rosexuels ;
e. de prendre les mesures requises pour que les couples homosexuels binationaux b?n?ficient des m?mes droits en mati?re de r?sidence que les couples binationaux h?t?rosexuels ;
(…)
h. de veiller ? ce que les agents des services de l?immigration en contact avec des demandeurs d?asile et des couples homosexuels binationaux soient form?s ? prendre en consid?ration la situation sp?cifique des homosexuels et de leurs partenaires. ?
D. La Recommandation 1686 (2004) de l?APCE
34. Dans sa Recommandation 1686 (2004) relative ? la mobilit? humaine et au droit au regroupement familial, l?APCE a recommand? au Comit? des Ministres, entre autres,
? (…) ;
iii. d?adresser entre-temps une recommandation aux ?tats membres les exhortant :
a. ? appliquer, lorsque cela est possible et appropri?, une interpr?tation large de la notion de ? famille ? et en particulier ? inclure dans cette d?finition les membres de la famille naturelle, les concubins, y compris les partenaires du m?me sexe, les enfants naturels, les enfants dont la garde est partag?e, les enfants majeurs ? charge et les parents ? charge ;
(…) ?
EN DROIT
I. SUR LA VIOLATION ALL?GU?E DE L?ARTICLE 14 DE LA CONVENTION COMBIN? AVEC L?ARTICLE 8
35. Les requ?rants all?guent que le refus d?octroyer au deuxi?me requ?rant un permis de s?jour pour raison familiale s?analyse en une discrimination fond?e sur leur orientation sexuelle.
Ils invoquent ? cet ?gard l?article 14 de la Convention combin? avec l?article 8 de celle-ci.
Ces dispositions se lisent comme suit :
Article 14
? La jouissance des droits et libert?s reconnus dans la (…) Convention doit ?tre assur?e, sans distinction aucune, fond?e notamment sur le sexe, la race, la couleur, la langue, la religion, les opinions politiques ou toutes autres opinions, l?origine nationale ou sociale, l?appartenance ? une minorit? nationale, la fortune, la naissance ou toute autre situation. ?
Article 8
? 1. Toute personne a droit au respect de sa vie priv?e et familiale, de son domicile et de sa correspondance.
2. Il ne peut y avoir ing?rence d?une autorit? publique dans l?exercice de ce droit que pour autant que cette ing?rence est pr?vue par la loi et qu?elle constitue une mesure qui, dans une soci?t? d?mocratique, est n?cessaire ? la s?curit? nationale, ? la s?ret? publique, au bien ?tre ?conomique du pays, ? la d?fense de l?ordre et ? la pr?vention des infractions p?nales, ? la protection de la sant? ou de la morale, ou ? la protection des droits et libert?s d?autrui. ?
36. Le Gouvernement combat la th?se des requ?rants.
A. Sur la recevabilit?
1. Exception du Gouvernement tir?e de la tardivet? de la requ?te
a) Exception du Gouvernement
37. Le Gouvernement excipe tout d?abord de la tardivet? de la requ?te. Il indique que la d?cision interne d?finitive est l?arr?t de la Cour de cassation du 30 septembre 2008, dont le texte aurait ?t? d?pos? au greffe le 17 mars 2009 (paragraphe 20 ci-dessus). Or, selon lui, les requ?rants ont pour la premi?re fois expos? l?objet de leur requ?te dans une lettre dat?e du 15 septembre 2009, qui ne serait cependant parvenue au greffe de la Cour que le 21 septembre 2009, c?est-?-dire apr?s l?expiration du d?lai de six mois pr?vu ? l?article 35 ? 1 de la Convention. Le Gouvernement ajoute que, de plus, le formulaire de requ?te d?ment compl?t?, qui serait dat? du 26 novembre 2009, n?a ?t? d?pos? ? l?accueil de la Cour que le 30 novembre 2009. D?s lors, aux yeux du Gouvernement, les requ?rants n?ont pas respect? le d?lai de huit semaines qui leur aurait ?t? imparti pour pr?senter ledit formulaire.
b) R?plique des requ?rants
38. Les requ?rants demandent ? la Cour de rejeter l?exception du Gouvernement. Ils d?clarent que leur premi?re communication ? la Cour a ?t? envoy?e par fax le 15 septembre 2009 et que le formulaire de requ?te a ?t? fax? au greffe de la Cour le 26 novembre 2009.
c) Appr?ciation de la Cour
39. La Cour observe que la lettre dat?e du 15 septembre 2009 a ?t? pr?c?d?e d?un fax, parvenu au greffe le m?me jour. La premi?re communication des requ?rants exposant, f?t-ce sommairement, l?objet de leur requ?te est donc parvenue ? la Cour avant l?expiration du d?lai de six mois pr?vu ? l?article 35 ? 1 de la Convention. La Cour rel?ve ensuite que, dans une lettre du 1er octobre 2009, le greffe avait invit? les requ?rants ? soumettre leur formulaire de requ?te avant le 26 novembre 2009, les informant que le non-respect de la date butoir risquait d?avoir pour effet que c?est la date de r?ception du formulaire, et non celle de la premi?re communication, qui pouvait ?tre retenue comme date d?introduction de leur requ?te. Les requ?rants ont fait pr?c?der leur formulaire de requ?te d?un fax, parvenu au greffe le 26 novembre 2009. Ils ont donc respect? le d?lai qui leur avait ?t? imparti dans la lettre du 1er octobre 2009. Qu?une autre copie du formulaire n?ait ?t? d?pos?e ? l?accueil de la Cour que le 30 novembre 2009 importe peu.
40. Dans ces circonstances, l?exception du Gouvernement tir?e de la tardivet? de la requ?te ne saurait ?tre retenue.
2. Autres motifs d?irrecevabilit?
41. Constatant que ce grief n?est pas manifestement mal fond? au sens de l?article 35 ? 3 a) de la Convention et qu?il ne se heurte par ailleurs ? aucun autre motif d?irrecevabilit?, la Cour le d?clare recevable.
B. Sur le fond
1. Sur l?applicabilit? de l?article 14 de la Convention combin? avec l?article 8
a) Arguments des parties
i. Le Gouvernement
42. Le Gouvernement consid?re que l?article 14 ne trouve pas ? s?appliquer en l?esp?ce. Selon lui, dans les affaires S. c. Royaume-Uni (no 11716/85, d?cision de la Commission du 14 mai 1986, D?cisions et rapports (DR) 47, p. 274) et R??sli c. Allemagne (no 28318/95, d?cision de la Commission du 15 mai 1996), la Commission avait indiqu? que la d?fense de la famille ?tait un but l?gitime pouvant justifier une diff?rence de traitement et que des relations homosexuelles durables entre deux hommes ne relevaient pas du droit au respect de la vie familiale prot?g? par l?article 8 de la Convention. La Commission aurait ?galement consid?r? que l?expulsion d?un ?tranger li?, dans l??tat d?accueil, par une relation avec une personne du m?me sexe n??tait pas constitutive d?une ing?rence dans le droit garanti par cette disposition (X et Y c. Royaume-Uni, no 9369/81, d?cision de la Commission du 3 mai 1983, DR 32, p. 223, W.J. et D.P. c. Royaume-Uni, no 12513/86, d?cision de la Commission du 13 juillet 1987, et C. et L.M. c. Royaume-Uni, no 14753/89, d?cision de la Commission du 9 octobre 1989).
43. Le Gouvernement expose ensuite que, tout en reconnaissant la marge d?appr?ciation dont jouissent les ?tats en ce qui concerne la protection de la famille traditionnelle, la Cour a commenc?, en 2010, ? consid?rer sous l?angle de l?article 8 de la Convention des formes de cohabitation affective entre personnes du m?me sexe (voir, notamment, Kozak c. Pologne, no 13102/02, 2 mars 2010). Dans l?affaire Schalk et Kopf c. Autriche (no 30141/04, CEDH 2010-IV), la Cour aurait reconnu que les couples de m?me sexe pouvaient invoquer leur droit au respect de leur vie familiale, mais que la Convention ne leur garantissait pas le droit au mariage. Elle aurait ?galement estim? que, lorsque les ?tats d?cident d?offrir aux couples homosexuels un mode de reconnaissance juridique autre que le mariage, ils b?n?ficient d?une certaine marge d?appr?ciation pour d?cider de la nature exacte du statut conf?r? (voir, notamment, Gas et Dubois c. France, no 25951/07, ? 66, CEDH 2012).
44. Le Gouvernement indique que, en l?esp?ce, les requ?rants ont r?clam? l?octroi d?un permis de s?jour pour raison familiale. Il estime que la discrimination dont ils disent avoir fait l?objet devrait ?tre examin?e ? la lumi?re de la l?gislation italienne pertinente ? ses yeux, ? savoir les articles 29 et 30 du d?cret l?gislatif no 286 de 1998 (paragraphes 28 et 27 ci dessus). Il est d?avis que, aux termes de ces articles, la condition de partenaire de facto ne donne pas ? celui-ci la qualit? de ? membre de la famille ?. Il indique de surcro?t que le d?cret l?gislatif no 30 du 6 f?vrier 2007 a donn? ex?cution ? la directive europ?enne no 2004/38/CE (paragraphes 29-30 ci dessus), selon laquelle le ? membre de la famille ? est, entre autres, ? le partenaire avec lequel le citoyen de l?[UE] a contract? un partenariat enregistr?, sur la base de la l?gislation d?un ?tat membre, si, conform?ment ? la l?gislation de l??tat membre d?accueil, les partenariats enregistr?s sont ?quivalents au mariage, et dans le respect des conditions pr?vues par la l?gislation pertinente de l??tat membre d?accueil ?. Or, aux yeux du Gouvernement, le partenariat des requ?rants ayant ?t? contract? en Nouvelle-Z?lande, soit en dehors de l?UE, il ne pouvait pas ?tre reconnu aux termes de cette disposition.
45. Le Gouvernement indique encore que, aux termes de l?article 3 ? 1 de la directive susmentionn?e, qui a ?t? transpos? en droit italien par la loi no 97 du 6 ao?t 2013 (paragraphe 30 ci-dessus), l??tat d?accueil doit favoriser le s?jour des personnes suivantes. Il cite ce qui suit : ? a) tout autre membre de la famille, quelle que soit sa nationalit?, (…) lorsque, pour des raisons de sant? graves, le citoyen de l?[UE] doit imp?rativement et personnellement s?occuper du membre de la famille concern? ?, et ? b) le partenaire avec lequel le citoyen de l?[UE] a une relation durable, d?ment attest?e ?. Il consid?re que ces dispositions ne conf?raient gu?re un droit ? l?obtention du permis de s?jour demand? : selon lui, d?une part, la personne malade ?tait le premier requ?rant, citoyen italien ; d?autre part, il appartenait aux ?tats qui, comme l?Italie, ne garantissent pas aux couples homosexuels un mode de reconnaissance juridique, de d?cider si les conditions d?obtention du permis de s?jour ?taient remplies. Le Gouvernement conclut sur ce point que les d?cisions adopt?es par les autorit?s italiennes en l?esp?ce ?taient conformes au droit de l?UE. En tout ?tat de cause, le deuxi?me requ?rant n?aurait pr?sent? aucune demande au sens de la loi no 97 de 2013 et il ne se serait pas inscrit au registre de la population r?sidente de Cecina (Livourne) en tant que personne cohabitant avec le premier requ?rant.
46. Le Gouvernement souhaite ?galement indiquer que, aux termes de l?article 9 de la Charte des droits fondamentaux de l?UE, ? le droit de se marier et le droit de fonder une famille sont garantis selon les lois nationales qui en r?gissent l?exercice ? (italique ajout?). ? ses yeux, il d?coule de cette disposition que c?est aux ?tats membres qu?est attribu?e la comp?tence en mati?re de r?glementation de ces droits.
47. ? la lumi?re de ce qui pr?c?de, le Gouvernement consid?re que les articles 8 et 14 de la Convention ne trouvent pas ? s?appliquer en l?esp?ce, soit en raison de l?absence des conditions l?gales requises pour la reconnaissance au deuxi?me requ?rant du statut de ? membre de la famille ?, soit en raison de l?ampleur, en mati?re sociale, de la marge d?appr?ciation de l??tat. Ce dernier demeurerait notamment libre de d?cider si les couples homosexuels doivent ou non jouir des m?mes droits que ceux reconnus ? la famille traditionnelle.
ii. Les requ?rants
48. Les requ?rants combattent la th?se du Gouvernement. Ils estiment que, dans son arr?t Schalk et Kopf (pr?cit?, ? 94), la Cour a clairement op?r? un revirement de jurisprudence par rapport ? la Commission en affirmant que la relation qu?entretient un couple homosexuel cohabitant de facto et de mani?re stable rel?ve de la notion de ? vie familiale ?. Or, selon eux, le refus d?octroyer un permis de s?jour au deuxi?me requ?rant les a priv?s de toute possibilit? de vivre en Italie en tant que couple et a entra?n? l?obligation l?gale, pour le deuxi?me requ?rant, de quitter le pays. ? leurs yeux, il s?ensuit que les faits de l?esp?ce tombent dans le champ d?application de l?article 8 de la Convention, ce qui rendrait l?article 14 ?galement applicable.
49. Les requ?rants expliquent en outre que, en 2003, lorsqu?ils ont quitt? la Nouvelle-Z?lande, les lois de ce pays ne leur permettaient pas encore d?obtenir un certificat attestant l?enregistrement de leur cohabitation, dont ils auraient pu, ? leurs dires, demander la transcription en Italie. Ils auraient par cons?quent demand? l?octroi d?un permis de s?jour pour raison familiale en tant que concubins engag?s dans une relation durable. Cependant, selon eux, l?article 29 ? 1 du d?cret l?gislatif no 286 de 1998 (paragraphe 28 ci dessus) pr?cisait que seul l??poux, et non le concubin, ?tait un ? membre de la famille ? ; quant au d?cret l?gislatif no 30 de 2007, qui a transpos? en droit italien la directive no 2004/38/EC (paragraphes 29-30 ci-dessus), les requ?rants estiment qu?il trouve ? s?appliquer uniquement aux cas, non pertinents en l?esp?ce, de citoyens de l?UE r?sidant en Italie ou de citoyens italiens qui seraient retourn?s dans leur pays d?origine apr?s avoir r?sid? dans un autre ?tat de l?UE. Ils soutiennent que l?inapplicabilit? de la directive en question ? la situation ? interne ? du premier requ?rant, citoyen italien ayant r?sid? en Italie de 2003 ? 2009 sans avoir pr?alablement v?cu dans un autre ?tat de l?UE, a ?t? confirm?e par la CJUE et par la communication de la Commission au Parlement europ?en et au Conseil concernant les lignes directrices destin?es ? am?liorer la transposition et l?application de la directive no 2004/38/CE (COM/2009/0313 final).
50. Aux yeux des requ?rants, s?il est vrai que, aux termes du droit de l?UE, l?Italie demeure libre de r?glementer les ? situations internes ? comme la leur, il n?en demeure pas moins que ces m?mes situations devraient ?tre trait?es de mani?re conforme aux articles 8 et 14 de la Convention. L??mergence d?un consensus europ?en quant aux droits en mati?re d?immigration des partenaires homosexuels r?sulterait par ailleurs de l?article 3 ? 2 b) de la directive no 2004/38/CE (paragraphe 29 ci-dessus), aux termes duquel ? l??tat membre d?accueil favorise, conform?ment ? sa l?gislation nationale, l?entr?e et le s?jour [du] partenaire avec lequel le citoyen de l?[UE] a une relation durable, d?ment attest?e ?. Les requ?rants ajoutent que dans sa communication COM/2009/0313, pr?cit?e, la Commission europ?enne a pr?cis? que cette attestation pouvait ?tre fournie par ? tout moyen appropri? ?.
51. Selon eux, la loi no 97 de 2013 (paragraphe 30 ci-dessus) a effectivement transpos? en droit italien l?article 3 de la directive no 2004/38/CE. Cependant, cet article ne conf?rerait pas clairement au deuxi?me requ?rant un droit ? l?obtention du permis de s?jour litigieux. En tout ?tat de cause, ? supposer m?me qu?un tel permis aurait pu ?tre octroy? ? partir de septembre 2013, il n?en reste pas moins, selon eux, que le deuxi?me requ?rant s?est vu refuser la possibilit? de r?sider en Italie ? partir de 2004 et qu?il a ?t? victime des cons?quences de ce refus pendant de longues ann?es.
52. Les requ?rants affirment ?galement qu?un permis de s?jour pour raison familiale a ?t? octroy? par le tribunal de Reggio Emilia ? un ressortissant uruguayen qui avait ?pous? un citoyen italien en Espagne. Ils ajoutent que, apr?s cette d?cision, trente autres permis de s?jour analogues ont ?t? d?livr?s ? d?autres ressortissants extracommunautaires formant des couples homosexuels avec des citoyens italiens sur la base de mariages ou de partenariats civils conclus dans des pays de l?UE autres que l?Italie.
b) Appr?ciation de la Cour
53. La Cour rappelle que l?article 14 de la Convention compl?te les autres clauses normatives de la Convention et de ses Protocoles. Il n?a pas d?existence ind?pendante, puisqu?il vaut uniquement pour ? la jouissance des droits et libert?s ? qu?elles garantissent. Certes, il peut entrer en jeu m?me sans un manquement ? leurs exigences et, dans cette mesure, il poss?de une port?e autonome, mais il ne saurait trouver ? s?appliquer si les faits du litige ne tombent pas sous l?empire de l?une au moins desdites clauses (E.B. c. France [GC], no 43546/02, ? 47, 22 janvier 2008, Vallianatos et autres c. Gr?ce [GC], nos 29381/09 et 32684/09, ? 72, CEDH 2013, et H?m?l?inen c. Finlande [GC], no 37359/09, ? 107, CEDH 2014).
54. En l?esp?ce, les requ?rants all?guent que le rejet de la demande du deuxi?me requ?rant visant ? l?obtention d?un permis de s?jour pour raison familiale a fait obstacle ? leur souhait de continuer ? vivre ensemble en Italie. La Cour doit donc d?terminer si ces faits tombent dans le champ d?application de l?article 8 de la Convention.
55. ? cet ?gard, elle rappelle que, suivant un principe de droit international bien ?tabli, les ?tats peuvent, sans pr?judice des engagements d?coulant pour eux de trait?s, contr?ler l?entr?e et le s?jour des non nationaux sur leur sol. La Convention ne garantit pas le droit pour un ?tranger d?entrer ou de r?sider dans un pays particulier (voir, par exemple, Nunez c. Norv?ge, no 55597/09, ? 66, 28 juin 2011). Le corollaire du droit pour les ?tats de contr?ler l?immigration est que les ?trangers ? et donc, en l?esp?ce, le deuxi?me requ?rant ? ont l?obligation de se soumettre aux contr?les et aux proc?dures d?immigration et de quitter le territoire de l??tat contractant concern? lorsqu?ils en re?oivent l?ordre si l?entr?e ou le s?jour sur ce territoire leur sont valablement refus?s (Jeunesse c. Pays-Bas [GC], no 12738/10, ? 100, 3 octobre 2014).
56. L?article 8 de la Convention ne saurait s?interpr?ter comme comportant pour un ?tat contractant une obligation g?n?rale de respecter le choix, par une famille, de son domicile commun et d?accepter l?installation de conjoints non nationaux dans le pays ou d?autoriser le regroupement familial sur son territoire (Abdulaziz, Cabales et Balkandali c. Royaume-Uni, 28 mai 1985, ? 68, s?rie A no 94, Bouhadef c. Suisse (d?c.), no 14022/02, 12 novembre 2002, Kumar et Seewoochurn c. France (d?c.), nos 1892/06 et 1908/06, 17 juin 2008, et Baltaji c. Bulgarie, no 12919/04, ? 30, 12 juillet 2011). N?anmoins, les d?cisions prises par les ?tats en mati?re d?immigration peuvent, dans certains cas, constituer une ing?rence dans l?exercice du droit au respect de la vie priv?e et familiale prot?g? par l?article 8 de la Convention notamment lorsque les int?ress?s ont, dans l??tat d?accueil, des liens personnels ou familiaux suffisamment forts qui risquent d??tre gravement compromis en cas d?application de la mesure en question (voir, par exemple, Moustaquim c. Belgique, 18 f?vrier 1991, ? 36, s?rie A no 193, Dalia c. France, 19 f?vrier 1998, ? 52, Recueil des arr?ts et d?cisions 1998-I, et Hamidovic c. Italie, no 31956/05, ? 37, 4 d?cembre 2012).
57. En l?esp?ce, la Cour note que les requ?rants, qui forment un couple homosexuel depuis 1999, se sont install?s en Italie en d?cembre 2003 (paragraphe 8 ci-dessus). Le deuxi?me requ?rant a pu initialement y r?sider gr?ce ? une carte de s?jour temporaire pour ?tudiant (paragraphe 9 ci dessus). Lorsque, le 18 octobre 2004, le chef de la police de Livourne a refus? de lui octroyer un permis de s?jour pour raison familiale (paragraphe 10 ci-dessus), les requ?rants cohabitaient d?j? en Italie depuis environ dix mois.
58. La Cour rappelle que, dans son arr?t Schalk et Kopf (pr?cit?, ? 94), elle a jug? qu?il ?tait artificiel de continuer ? consid?rer que, au contraire d?un couple h?t?rosexuel, un couple homosexuel ne saurait conna?tre une ? vie familiale ? aux termes de l?article 8. Elle a donc estim? que la relation qu?entretenaient MM. Schalk et Kopf, un couple homosexuel cohabitant de facto de mani?re stable, relevait de la notion de ? vie familiale ? au m?me titre que celle d?un couple h?t?rosexuel se trouvant dans la m?me situation (voir ?galement X et autres c. Autriche [GC], no 19010/07, ? 95, CEDH 2013). Elle ne voit aucune raison de parvenir ? des conclusions diff?rentes en ce qui concerne les requ?rants en la pr?sente affaire.
59. Elle rel?ve de surcro?t que le Gouvernement ne conteste pas que le refus d?octroyer au deuxi?me requ?rant un permis de s?jour, refus qui a ?t? confirm? par la Cour de cassation, a impliqu? pour l?int?ress? l?obligation l?gale de quitter l?Italie (paragraphe 48 ci-dessus). Cette circonstance a donc emp?ch? les int?ress?s de continuer ? vivre ensemble dans ce pays. Elle a ainsi constitu? une ing?rence dans l?un des ?l?ments essentiels de leur ? vie familiale ? telle qu?ils avaient souhait? l?organiser et donc dans leur droit au respect de celle-ci tel que garanti par l?article 8 de la Convention.
60. Pour ce qui est de l?argument du Gouvernement selon lequel les articles 8 et 14 de la Convention ne trouvent pas ? s?appliquer en raison de l?absence, tant en droit italien qu?en droit de l?UE, des conditions l?gales requises pour la reconnaissance au deuxi?me requ?rant du statut de ? membre de la famille ? (paragraphes 44 ? 47 ci-dessus), la Cour observe que l?existence ?ventuelle d?une base l?gale justifiant le refus d?octroyer le permis de s?jour n?implique pas forc?ment qu?il n?y a pas eu ing?rence dans le droit au respect de la vie priv?e et familiale des int?ress?s. Cette base l?gale ne permet pas non plus ? l??tat d?fendeur de d?cliner toute responsabilit? au regard de la Convention (voir, par exemple et mutatis mutandis, Thlimmenos c. Gr?ce [GC], no 34369/97, ? 48, CEDH 2000-IV).
61. Quant ? la dur?e de l?ing?rence litigieuse, la Cour rel?ve qu?elle a d?but? le 18 octobre 2004, date du premier rejet de la demande de permis de s?jour (paragraphe 10 ci-dessus), et qu?elle a pris fin au plus tard en juillet 2009, lorsque, ? la suite du d?p?t au greffe, le 17 mars 2009, de l?arr?t d?finitif de la Cour de cassation d?boutant les requ?rants de leur pourvoi, ces derniers ont d?cid? de quitter l?Italie et de s?installer aux Pays-Bas (paragraphe 24 ci-dessus). Cette ing?rence a donc dur? quatre ans et neuf mois environ.
62. La Cour ayant ainsi d?limit? la p?riode ? prendre en consid?ration en l?esp?ce, toute sp?culation visant ? ?tablir si des circonstances survenues apr?s juillet 2009 auraient ouvert au deuxi?me requ?rant la possibilit? d?obtenir le permis de s?jour litigieux est ainsi inutile. La Cour n?estime donc pas n?cessaire de se pencher sur la question de savoir si, en vertu du mariage contract? ? Amsterdam le 8 mai 2010 (paragraphe 25 ci-dessus), le deuxi?me requ?rant pourrait b?n?ficier de la jurisprudence italienne, cit?e au paragraphe 52 ci-dessus, tendant ? reconna?tre le droit au permis de s?jour pour raison familiale ? des ressortissants extracommunautaires formant des couples homosexuels avec des citoyens italiens sur la base de mariages conclus dans des pays de l?UE autres que l?Italie, ou encore si ce m?me droit pourrait surgir de la transposition en droit italien, par la loi no 97 du 6 ao?t 2013, de l?article 3 ? 1 de la directive europ?enne no 2004/38/CE pr?voyant que l??tat d?accueil doit favoriser le s?jour, entre autres, du ? partenaire avec lequel le citoyen de l?[UE] a une relation durable, d?ment attest?e ? (paragraphes 29-30, 45 et 51 ci-dessus).
63. Il s?ensuit que les faits du litige, ?tant av?r?s entre le 18 octobre 2004 et juillet 2009, tombent sous l?empire de l?article 8 de la Convention et que l?article 14, combin? avec cette disposition, trouve ? s?appliquer.
2. Sur l?observation de l?article 14 combin? avec l?article 8
a) Arguments des parties
i. Le Gouvernement
64. Le Gouvernement consid?re que les requ?rants n?ont pas fait l?objet, en Italie, d?une discrimination prohib?e par la Convention. Il cite tout d?abord l?arr?t no 138 du 15 avril 2010, o? la Cour constitutionnelle a affirm? que l?union homosexuelle, c?est-?-dire la cohabitation entre deux personnes du m?me sexe, doit ?tre consid?r?e comme une ? formation sociale ? au sens de l?article 2 de la Constitution. D?s lors, selon le Gouvernement, afin de prot?ger des situations sp?cifiques, les couples homosexuels ont le droit de demander un ? traitement paritaire ?, c?est ? dire comparable ? celui du couple mari? (l?arr?t no 138 de 2010 est d?crit dans l?arr?t Oliari et autres c. Italie, nos 18766/11 et 36030/11, ?? 15 ? 18, 21 juillet 2015). Les droits civils des couples homosexuels et des couples h?t?rosexuels non mari?s feraient par ailleurs l?objet d?un d?bat dans plusieurs ?tats europ?ens et au sein du Parlement italien, ? la lumi?re, entre autres, de la jurisprudence de la Cour et des documents ?manant du Conseil de l?Europe.
65. Cependant, selon le Gouvernement, qu?un certain nombre d?autres ?tats aient adopt? des lois en mati?re d?unions civiles n?oblige en rien l?Italie ? faire de m?me, le Parlement national pouvant toujours jouir de sa marge d?appr?ciation. Le Gouvernement pr?cise que la Cour constitutionnelle l?a reconnu dans son arr?t no 138 de 2010, prononc? apr?s la pr?sentation par le deuxi?me requ?rant de sa demande de permis de s?jour pour raison familiale.
66. Le Gouvernement indique en outre que, dans son arr?t no 4184 du 15 mars 2012, la Cour de cassation a affirm? que les couples homosexuels pouvaient invoquer devant les tribunaux internes les droits reconnus aux couples h?t?rosexuels et, le cas ?ch?ant, exciper de l?inconstitutionnalit? des lois pertinentes. Il ajoute que, dans le cas des requ?rants, la Cour de cassation ne s?est pas fond?e sur l?orientation sexuelle des int?ress?s pour rendre sa d?cision, mais qu?elle a pris en compte uniquement la loi italienne en mati?re d?immigration telle que modifi?e par les dispositions europ?ennes pertinentes.
67. Enfin, le Gouvernement tient ? confirmer son engagement en faveur de la protection des personnes lesbiennes, gays, bisexuelles et transgenres (LGBT) et contre l?homophobie, qui aurait conduit ? la cr?ation du Bureau national contre les discriminations raciales (UNAR ? Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali). Il ajoute que cet organe a ?t? accueilli favorablement par la Commission europ?enne contre le racisme et l?intol?rance (ECRI) ? voir le rapport sur l?Italie publi? le 21 avril 2012 (CRI(2012)2) ? et par le Commissaire aux droits de l?homme (voir le rapport du 18 septembre 2012, CommDH(2012)26, relatif ? la visite du Commissaire en Italie du 3 au 6 juillet 2012).
ii. Les requ?rants
68. Les requ?rants soutiennent avoir ?t? victimes d?une discrimination fond?e sur leur orientation sexuelle. Se r?f?rant ? l?arr?t Schalk et Kopf (pr?cit?, ? 103), dans lequel la Cour aurait estim? qu?il n??tait pas n?cessaire d?examiner la question de savoir si l?absence de reconnaissance juridique des couples homosexuels en Autriche avant le 1er janvier 2010 avait emport? violation de l?article 14 de la Convention combin? avec l?article 8, ils indiquent que, cependant, dans leur opinion dissidente commune, les juges Rozakis, Spielmann et Jebens avaient r?pondu par l?affirmative. Selon les requ?rants, cet avis s?applique a fortiori ? l?un des droits d?coulant d?un mariage, ? savoir la possibilit?, pour le concubin ressortissant d?un ?tat non membre de l?UE, d?obtenir un permis de s?jour pour raison familiale.
69. Les requ?rants exposent ensuite que les arr?ts no 138 de 2010 de la Cour constitutionnelle (paragraphe 64 ci-dessus) et no 4184 de 2012 de la Cour de cassation (paragraphe 66 ci-dessus) ont ?tabli, en faveur des couples homosexuels stables, un droit ? un traitement comparable ? celui des couples mari?s. Ils d?plorent que, en d?pit de ces progr?s jurisprudentiels, le l?gislateur italien ne soit pas intervenu pour r?glementer ce droit dans le cadre de ? situations internes ? comme la leur.
70. ? l?instar des tiers intervenants (paragraphes 74-80 ci-dessous), les requ?rants expliquent que r?server, dans des pays o? le mariage n?est pas ouvert aux couples homosexuels, certains droits aux seuls couples h?t?rosexuels mari?s s?analyse en principe en une discrimination indirecte bas?e sur l?orientation sexuelle. Cette conclusion a, selon eux, ?t? confirm?e par le rapport intitul? ? Homophobie et discrimination fond?e sur l?orientation sexuelle dans les ?tats membres de l?UE, Partie I ? Analyse juridique ?, publi? en juin 2008 par l?Agence pour les droits fondamentaux de l?UE (FRA) ; selon cette agence, les dispositions internationales en mati?re de droits de l?homme recommandent soit que les couples de m?me sexe puissent avoir acc?s ? une forme de partenariat enregistr? leur donnant les m?mes avantages que le mariage, soit que leur relation de facto durable leur donne acc?s ? ces avantages.
71. Les requ?rants invoquent ?galement l?arr?t rendu le 14 d?cembre 2009 par le Judicial Committee of the Privy Council du Royaume-Uni dans l?affaire Rodriguez v. Minister of Housing ([2009] UKPC 52 ? Privy Council Appeal no 0028 de 2009) qualifiant de discriminatoire une politique qui exclurait les couples de m?me sexe ayant une relation stable de longue dur?e de l?acc?s aux contrats de location joints (joint tenancies). Ils indiquent en outre que, dans son opinion du 15 juillet 2010 dans l?affaire R?mer c. Freie und Hansestadt Hamburg (affaire C-147/08), l?avocat g?n?ral de la CJUE a estim? que le fait de n?admettre aucune forme d?union l?galement reconnue ouverte aux personnes de m?me sexe pourrait ?tre consid?r? comme constitutif d?une discrimination li?e ? l?orientation sexuelle. Ils soutiennent qu?un consensus ?merge dans les soci?t?s d?mocratiques qui veut, selon eux, qu?un gouvernement ne puisse pas r?server un certain droit ou avantage aux couples mari?s et en nier l?acc?s aux couples homosexuels sous pr?texte que les personnes en question ne sont pas mari?es.
72. Les requ?rants d?clarent en outre que 24 ?tats membres du Conseil de l?Europe ont adopt? des lois permettant aux couples de m?me sexe d?enregistrer leur relation (une ?tude sur ce point, qui aurait ?t? actualis?e au 30 juin 2015, figure dans l?arr?t Oliari et autres, pr?cit?, ?? 53 ? 55), et que la possibilit? d?obtenir un permis de s?jour, pour un partenaire homosexuel non ressortissant de l?UE, existe dans 31 ?tats au moins. Ils estiment que le consensus europ?en sur ce point est donc aujourd?hui sup?rieur ? celui qui avait ?t? constat? ? l??poque de l?adoption des arr?ts Schalk et Kopf et Gas et Dubois (pr?cit?s).
73. Les requ?rants pr?cisent enfin que le but de leur requ?te n?est d?obtenir ni un droit au mariage ni l?acc?s ? une forme de partenariat enregistr?. Ils expliquent qu?ils demandent simplement ? la Cour de d?velopper la jurisprudence Karner c. Autriche (no 40016/98, CEDH 2003 IX) et d?affirmer qu?exclure les couples de m?me sexe du droit au permis de s?jour pour raison familiale est discriminatoire. Ils consid?rent que, en ce qui concerne d?autres droits reconnus aux couples mari?s, la Cour pourra d?cider au cas par cas, distinguant, par exemple, le droit ? l?obtention du permis de s?jour du droit ? l?adoption. Ainsi, selon eux, conclure ? une violation de l?article 14 de la Convention en l?esp?ce ne serait pas incompatible avec les conclusions auxquelles la Cour est parvenue dans son arr?t Gas et Dubois (pr?cit?).
iii. Les tiers intervenants
?) International Commission of Jurists (ICJ), International Lesbian, Gay, Bisexual Trans and Intersex Association (ILGA) Europe et Network of European LGBT Families (NELFA)
74. L?ICJ, l?ILGA-Europe et le NELFA ont produit des informations tendant ? d?montrer que plusieurs juridictions dans le monde consid?rent le partenaire d?un couple de m?me sexe engag? dans une relation stable et durable comme un ? membre de la famille ?, et ce ind?pendamment du fait que le couple a ou non la possibilit? de se marier ou d?obtenir une autre forme de reconnaissance l?gale.
75. Les tiers intervenants d?clarent avoir d?abord examin? la l?gislation et la pratique de plusieurs ?tats non europ?ens (Afrique du Sud, Australie, Br?sil, Canada, Colombie, Isra?l et Nouvelle-Z?lande) qui permettent aux partenaires de m?me sexe d??migrer et de r?sider dans leurs pays d?origine respectifs, avant d?aborder le concept de ? familles fonctionnelles ? (functional families). Ce concept, au lieu de se focaliser sur l?identit? et le genre des individus engag?s dans une relation, viserait ? ?tablir si cette relation rev?t ou non certaines caract?ristiques essentielles (coop?ration ?conomique, participation aux responsabilit?s domestiques, existence de liens affectifs). Selon eux, gr?ce ? ce concept, les juridictions de certains pays (Afrique du Sud, Australie, Canada, Colombie, ?tats-Unis, Isra?l et Royaume-Uni) ont reconnu les couples homosexuels non mari?s comme ?tant des ? familles ? ou des ? ?poux de facto ? afin de leur donner acc?s ? certains b?n?fices (de nature ?conomique ou autre).
76. Enfin, l?ICJ, l?ILGA-Europe et le NELFA ont indiqu? que la diff?rence de traitement entre les couples homosexuels n?ayant pas acc?s au mariage et les couples mari?s a ?t? consid?r?e par les juridictions sud-africaines, canadiennes et am?ricaines comme une forme de discrimination indirecte (c?est-?-dire une discrimination d?coulant des r?percussions n?gatives que des lois d?apparence neutre peuvent avoir pour un groupe d?termin? m?ritant protection). Ils pr?cisent que, en particulier lorsque les couples de m?me sexe ne peuvent pas se marier, leur situation ne doit pas ?tre compar?e ? celle des couples h?t?rosexuels non mari?s mais ? celle des couples h?t?rosexuels mari?s. Cela ressortirait ?galement de la pratique du Comit? des droits de l?homme des Nations unies, qui a soulign? que les couples h?t?rosexuels peuvent librement d?cider de se marier.
77. ? la lumi?re de ce qui pr?c?de, l?ICJ, l?ILGA-Europe et le NELFA estiment qu?il existe, au niveau mondial, une ? tendance significative ? (? significant trend ?) en faveur de la reconnaissance aux partenaires de m?me sexe de la qualit? de ? membres de la famille ?, de leur droit de vivre ensemble ainsi que des autres droits et b?n?fices dont jouissent les couples h?t?rosexuels.
?) European Commission on Sexual Orientation Law (ECSOL)
78. L?ECSOL indique tout d?abord qu?une analyse du droit de l?UE montre l?importance qu?il y a ? accorder priorit? aux relations et ? la r?unification familiales au motif que la libert? de mouvement doit ?tre exerc?e selon des conditions objectives de libert? et de dignit?. Ainsi, selon l?ESCOL, les ?tats membres doivent au moins faciliter l?entr?e et le s?jour dans le pays d?accueil du partenaire du m?me sexe, en s?effor?ant d?identifier les r?percussions qu?un ?ventuel refus d?octroyer un permis de s?jour pourrait avoir in concreto sur la vie priv?e et familiale des individus concern?s.
79. L?ECSOL a ensuite pr?sent? une ?tude de droit compar? quant ? la possibilit?, pour des partenaires homosexuels, d?obtenir un permis de s?jour dans des pays d?accueil. Cette ?tude portait sur la l?gislation de 32 ?tats membres du Conseil de l?Europe (Allemagne, Autriche, Belgique, Bosnie-Herz?govine, Bulgarie, Chypre, Danemark, Espagne, Estonie, Finlande, France, G?orgie, Gr?ce, Hongrie, Islande, Irlande, Italie, Lettonie, Liechtenstein, Luxembourg, Malte, Norv?ge, Pays-Bas, Pologne, Portugal, R?publique tch?que, Royaume-Uni, Roumanie, Russie, Serbie, Su?de et Suisse). Il en ressort :
? qu?au moins 24 ?tats n?op?rent aucune discrimination fond?e sur l?orientation sexuelle dans l?octroi des permis de s?jour et pr?voient des m?canismes ? cet effet (tout en laissant, dans certains cas, une marge d?appr?ciation aux autorit?s internes comp?tentes) ;
? que 22 ?tats reconnaissent, au moins dans une certaine mesure, le droit au permis de s?jour aux partenaires de m?me sexe non mari?s et n?ayant pas conclu un partenariat civil enregistr? ;
? que certaines juridictions ont estim? que, lorsqu?une union formelle, notamment un mariage, ne peut pas ?tre enregistr?e dans le pays d?origine, une relation stable d?ment prouv?e peut conduire ? l?octroi par les autorit?s du permis de s?jour ;
? qu?une discrimination indirecte peut r?sulter de l?absence de traitement diff?renci? de situations diff?rentes (par exemple, le refus de reconna?tre l?existence d?obstacles l?gaux au mariage pour les couples de m?me sexe) ;
? que les tribunaux de certains ?tats ont reconnu que, en mati?re d?immigration du partenaire de facto du m?me sexe, la Convention jouait un r?le dans la protection de la vie priv?e et familiale des personnes concern?es ;
? qu?un consensus europ?en ?merge en mati?re d?immigration, qui veut que l?union entre personnes de m?me sexe soit consid?r?e comme une ? vie familiale ?.
80. De l?avis de l?ECSOL, un refus g?n?ralis? et aprioriste de reconna?tre ? un couple homosexuel binational le droit de r?sider dans le pays d?accueil viole l?article 8 de la Convention pris isol?ment ou combin? avec l?article 14. En outre, pour l?ESCOL, les couples de m?me sexe subissent une discrimination fond?e sur leur orientation sexuelle, au motif que, dans plusieurs ?tats membres du Conseil de l?Europe, il leur est interdit de se marier.
b) Appr?ciation de la Cour
i. Sur le point de savoir s?il y a eu diff?rence de traitement entre des personnes se trouvant dans des situations similaires ou traitement ?gal de personnes se trouvant dans des situations sensiblement diff?rentes
81. Selon la jurisprudence bien ?tablie de la Cour, une question ne peut se poser au regard de l?article 14 que lorsqu?il existe une diff?rence dans le traitement de personnes plac?es dans des situations comparables (H?m?l?inen, pr?cit?, ? 108), ou lorsque les ?tats n?appliquent pas un traitement diff?rent ? des personnes dont les situations sont sensiblement diff?rentes (Thlimmenos, pr?cit?, ? 44 in fine). ? ce dernier ?gard, la Cour rappelle que l?article 14 n?interdit pas ? un ?tat membre de traiter des groupes de mani?re diff?renci?e pour corriger des ? in?galit?s factuelles ? entre eux ; de fait, dans certaines circonstances, l?absence d?un traitement diff?renci? pour corriger une in?galit? peut en soi emporter violation de la disposition en cause (Affaire ? relative ? certains aspects du r?gime linguistique de l?enseignement en Belgique ? c. Belgique (fond), 23 juillet 1968, ? 10, s?rie A no 6, Stec et autres c. Royaume-Uni [GC], nos 65731/01 et 65900/01, ? 51, CEDH 2006 VI, et Mu?oz Diaz c. Espagne, no 49151/07, ? 48, CEDH 2009). De plus, la Cour a d?j? admis qu?une politique ou une mesure g?n?rale qui ont des effets pr?judiciables disproportionn?s sur un groupe de personnes peuvent ?tre consid?r?es comme discriminatoires m?me si elles ne visent pas sp?cifiquement ce groupe et s?il n?y a pas d?intention discriminatoire. Une telle situation s?analyse en une ? discrimination indirecte ?. Il n?en va toutefois ainsi que si cette politique ou cette mesure manquent de justification ? objective et raisonnable ? (voir, entre autres, Baio c. Danemark [GC], no 38590/10, ? 91, 26 mai 2016 ; S.A.S. c. France [GC], no 43835/11, ? 161, CEDH 2014 (extraits) ; D.H. et autres c. R?publique tch?que [GC], no 57325/00, ? 184, CEDH 2007-IV ; et Hugh Jordan c. Royaume-Uni, no 24746/94, ? 154, 4 mai 2001).
82. En l?esp?ce, aux yeux de la Cour, il n?appara?t pas que les requ?rants, un couple homosexuel non mari?, aient ?t? trait?s diff?remment d?un couple h?t?rosexuel non mari?. La qualit? de ? membre de la famille ? ?tant reconnue par le droit interne seulement ? l?? ?poux ?, et non au concubin (paragraphes 27-28 ci-dessus), il est raisonnable de penser que, ? l?instar du deuxi?me requ?rant, un partenaire h?t?rosexuel non ressortissant de l?UE aurait pu lui aussi se voir refuser un permis de s?jour pour raison familiale en Italie. En effet, comme la Cour de cassation l?a soulign? (paragraphe 22 ci dessus), l?exclusion des partenaires non mari?s du droit ? obtenir le permis en question concernait tant les couples de m?me sexe que ceux de sexe oppos?. Les requ?rants ne le contestent d?ailleurs pas.
83. Cela dit, la situation des requ?rants ne saurait cependant ?tre consid?r?e comme analogue ? celle d?un couple h?t?rosexuel non mari?. ? la diff?rence de ce dernier, les int?ress?s n?ont pas, en Italie, la possibilit? de se marier. Ils ne peuvent donc pas ?tre qualifi?s d?? ?poux ? selon le droit national. D?s lors, une interpr?tation restrictive de la notion de ? membre de la famille ? ne constitue un obstacle insurmontable ? l?octroi du permis de s?jour pour raison familiale que pour les couples homosexuels. Ces derniers ne pouvaient pas non plus obtenir un mode de reconnaissance juridique autre que le mariage, ?tant donn? qu?? l??poque des faits, e syst?me juridique italien ne pr?voyait pas, pour les couples homosexuels ou h?t?rosexuels engag?s dans une relation stable, la possibilit? d?avoir acc?s ? une union civile ou ? un partenariat enregistr? attestant leur statut et leur garantissant certains droits essentiels. Par ailleurs, la Cour rappelle avoir indiqu? dans son arr?t Oliari et autres (pr?cit?, ? 170) que, en d?pit des d?veloppements de la jurisprudence interne en la mati?re (expos?s par les parties dans la pr?sente affaire ? paragraphes 64, 66 et 69 ci-dessus), la situation des couples de m?me sexe en Italie demeurait incertaine dans certains domaines. En tout ?tat de cause, la Cour observe que le Gouvernement n?a pas soutenu que les d?veloppements en question allaient jusqu?? reconna?tre, en mati?re d?immigration, un statut analogue ? celui de l?? ?poux ? aux membres d?une relation homosexuelle stable et durable.
84. La Cour note ?galement que les requ?rants avaient obtenu le statut de couple non mari? en Nouvelle-Z?lande (paragraphe 8 ci-dessus) et que, une fois install?s dans un ?tat reconnaissant le droit au mariage entre personnes de m?me sexe (les Pays-Bas), ils ont d?cid? de se marier (paragraphe 25 ci-dessus). D?s lors, leur situation ne saurait pas non plus ?tre compar?e ? celle d?un couple h?t?rosexuel qui, pour des raisons d?ordre personnel, ne souhaite pas s?engager dans un mariage ou dans une union civile.
85. L?ensemble des consid?rations qui pr?c?dent am?nent la Cour ? conclure que les requ?rants, un couple homosexuel, ont ?t? trait?s, en ce qui concerne l?octroi d?un permis de s?jour pour raison familiale, de la m?me fa?on que des personnes se trouvant dans une situation sensiblement diff?rente de la leur ? ? savoir des partenaires h?t?rosexuels ayant d?cid? de ne pas r?gulariser leur situation.
86. Il reste ? ?tablir si le fait ne pas avoir appliqu? un traitement diff?renci? en l?esp?ce pouvait se justifier sous l?angle de l?article 14 de la Convention.
ii. Sur le point de savoir s?il existait une justification objective et raisonnable
?) Principes g?n?raux
87. La Cour rappelle qu?une diff?rence de traitement de situations analogues ou un traitement comparable de situations diff?rentes sont discriminatoires s?ils ne reposent pas sur une justification objective et raisonnable, c?est-?-dire s?ils ne poursuivent pas un but l?gitime ou s?il n?y a pas un rapport raisonnable de proportionnalit? entre les moyens employ?s et le but vis? (voir, mutatis mutandis, H?m?l?inen, pr?cit?, ? 108). De plus, l?interdiction de discrimination consacr?e par l?article 14 de la Convention n?a de sens que si, dans chaque cas particulier, la situation personnelle du requ?rant par rapport aux crit?res ?num?r?s dans cette disposition est prise en compte telle quelle. Une approche contraire viderait l?article 14 de sa substance (Andrejeva c. Lettonie [GC], no 55707/00, ? 91, CEDH 2009).
88. Les ?tats contractants jouissent d?une certaine marge d?appr?ciation pour d?terminer si et dans quelle mesure des distinctions de traitement se justifient (voir, mutatis mutandis, Burden c. Royaume-Uni [GC], no 13378/05, ? 60, CEDH 2008, et Schalk et Kopf, pr?cit?, ? 96). L??tendue de cette marge varie selon les circonstances, le domaine et le contexte ; la pr?sence ou l?absence d?un d?nominateur commun aux syst?mes juridiques des ?tats contractants peut constituer un facteur pertinent ? cet ?gard (Petrovic c. Autriche, 27 mars 1998, ? 38, Recueil 1998 II, et H?m?l?inen, pr?cit?, ? 109).
89. La Cour rappelle encore que l?orientation sexuelle rel?ve du champ d?application de l?article 14. Elle a maintes fois d?clar? que, comme les diff?rences fond?es sur le sexe, celles fond?es sur l?orientation sexuelle doivent ?tre justifi?es par des motifs imp?rieux ou, autre formule parfois utilis?e, par des ? raisons particuli?rement solides et convaincantes ? (X et autres c. Autriche, pr?cit?, ? 99 ; voir, par exemple, Smith et Grady c. Royaume-Uni, nos 33985/96 et 33986/96, ? 90, CEDH 1999 VI, Lustig Prean et Beckett c. Royaume-Uni, nos 31417/96 et 32377/96, ? 82, 27 septembre 1999, L. et V. c. Autriche, nos 39392/98 et 39829/98, ? 45, CEDH 2003 I, E.B. c. France, pr?cit?, ? 91, Karner, pr?cit? ? 37, et Vallianatos et autres, pr?cit?, ? 77), notamment lorsqu?il s?agit de droits tombant sous l?empire de l?article 8. Les diff?rences motiv?es uniquement par des consid?rations tenant ? l?orientation sexuelle sont inacceptables au regard de la Convention (Salgueiro da Silva Mouta c. Portugal, no 33290/96, ? 36, CEDH 1999 IX, E.B. c. France, pr?cit?, ?? 93 et 96, et X et autres c. Autriche, pr?cit?, ? 99).
90. Enfin, en ce qui concerne la charge de la preuve sur le terrain de l?article 14 de la Convention, la Cour consid?re que, lorsqu?un requ?rant a ?tabli l?existence d?un traitement comparable de situations sensiblement diff?rentes, il incombe au Gouvernement de d?montrer que cette approche ?tait justifi?e (voir, mutatis mutandis, D.H. et autres, pr?cit?, ? 177).
?) Application de ces principes en l?esp?ce
91. La Cour doit donc d?abord d?terminer si, dans le cadre de la proc?dure visant ? l?obtention du permis de s?jour pour raison familiale, le fait d

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