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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

AFFAIRE SPORRONG ET L?NNROTH c. SUEDE

Tipologia: Sentenza
Importanza: 1
Articoli: 13, 14, 06, 17, 18, P1-1
Numero: 7151/75/1982
Stato: Svezia
Data: 1982-09-23 00:00:00
Organo: Grande Camera
Testo Originale

Conclusione Violazione di P1-1; Violazione dell’art. 6-1; non-violazione dell’art. 14+P1-1; Non luogo a procedere ad esaminare gli art. 18+P1-1, 17+P1-1 e 13; Soddisfazione equa riservata

CORTE (PLENARIA)
CAUSA SPORRONG E L?NNROTH C. SVEZIA
(Richiesta no 7151/75; 7152/75)
SENTENZA
STRASBURGO
23 settembre 1982

Nella causa Sporrong e L?nnroth,
La Corte europea dei Diritti dell’uomo, deliberando in seduta plenaria con applicazione dell’articolo 48 del suo ordinamento e composta dai giudici di cui segue nome:
SIGG.. G. WIARDA, presidente,
IL SIG. ZEKIA,
J. CREMONA,
TH?R VILHJ?LMSSON,
W. GANSHOF VAGLIO DER MEERSCH,
La Sig.ra D. BINDSCHEDLER-ROBERT,
SIGG.. G. LAGERGREN,
L. LIESCH,
F. G?LC?KL?,
F. MATSCHER,
J. PINHEIRO FARINHA,
E. GARCIA DI ENTERR?A,
L. – E. PETTITI,
B. WALSH,
Sir Vincent EVANS,
SIGG.. R. MACDONALD,
C. RUSSO,
R. BERNHARDT,
J. GERSING,
cos? come del Sig.. – A. EISSEN, cancelliere,
e H. PETZOLD, cancelliere aggiunto
Dopo avere deliberato in camera del consiglio il 24 e 25 febbraio, poi il 28 e 29 giugno 1982,
Rende la sentenza che ha, adottata a questa ultima, data:
PROCEDIMENTO
1. La causa Sporrong e L?nnroth ? stata deferita alla Corte dal governo del Regno della Svezia (“il Governo”) e la Commissione europea dei Diritti dell’uomo (“la Commissione”). Alla sua origine si trovano due richieste, no 7151/75 e 7152/75, dirette contro la Svezia e che gli eredi del Sig. E. S. e Sig.ra. I. il Sig. L., di nazionalit? svedese, avevano introdotto nel 1975, in virt? dell’articolo 25 (art. 25) della Convenzione di salvaguardia dei Diritti dell’uomo e delle Libert? fondamentali (“la Convenzione”), dinnanzi alla Commissione che ne ordin? la congiunzione nel 12 ottobre 1977.
2. La richiesta del Governo e la domanda della Commissione sono state depositate alla cancelleria della Corte nel termine di tre mesi aperti dagli articoli 32 paragrafo 1 e 47 (art. 32-1, art. 47) rispettivamente il 10 e 16 marzo 1981. La prima invita la Corte a deliberare sull’interpretazione e l’applicazione dell’articolo 13 (art. 13) alla luce dei fatti della causa. Il secondo rinvia agli articoli, 44 e 48 ( art. 44, art. 48) cos? come alla dichiarazione del Regno di Svezia che riconosce la giurisdizione obbligatoria della Corte articolo 46 (art. 46); mira ad ottenere una decisione di questa sul punto di sapere se c’? stato o no, da parte dello stato convenuto, una trasgressione agli obblighi che gli incombono ai termini degli articoli 6 paragrafo 1, 13, 14, 17 e 18 della Convenzione e 1 del Protocollo no 1 (art. 6-1, art. 13, art. 14, art. 17, art. 18, P1-1).
3. La camera di sette giudici da costituire comprendeva di pieno dritto Sig. G. Lagergren, giudice eletto di nazionalit? svedese (articolo 43 della Convenzione) (art. 43) ed il Sig. G. Wiarda, presidente della Corte (articolo 21 paragrafo 3b) dell’ordinamento. Il 25 aprile 1981, questo ha designato per estrazione, in presenza del cancelliere, gli altri cinque membri, ossia il Sig. R. Ryssdal, il Sig. D. Evrigenis, il Sig. F. Matscher, il Sig. L. – E. Pettiti ed il Sig. Sig. S?rensen (articoli 43 in fine della Convenzione e 21 paragrafo 4 dell’ordinamento) (art. 43).
4. Il Sig. Wiarda ha assunto la presidenza della Camera (articolo 21 paragrafo 5 dell’ordinamento). Tramite il cancelliere, ha raccolto l’opinione dell’agente del Governo, cos? come quella dei delegati della Commissione, a proposito del procedimento da seguire. L?8 maggio, ha deciso che l’agente avrebbe avuto tempo fino all? 8 agosto 1981 per presentare un esposto e che i delegati avrebbero potuto rispondere per iscritto nei due mesi dal giorno in cui il cancelliere l’avrebbe comunicato loro.
L’esposto del Governo ? giunto alla cancelleria il 31 luglio. Il 15 settembre, il segretario della Commissione ha informato il cancelliere che i delegati avrebbero risposto all’epoca dei dibattimenti e chiedevano il rinvio al 31 ottobre della scadenza del termine per inviargli delle osservazioni dei richiedenti. Il presidente ha acconsentito il 21 settembre.
5. In seguito alle dimissioni del Sig. S?rensen e di un impedimento del Sig. Wiarda, i Sigg.. Pinheiro Farinha e Garc?a di Enterr?a, all’epoca primo e secondo giudice supplente, sono stati chiamati a riunirsi a titolo di membri della Camera (articolo 22 paragrafo 1 dell’ordinamento) ed il Sig. Ryssdal ha assunto la presidenza (articolo 21 paragrafo 5.) Il 24 settembre, la Camera ha deciso, in virt? dell’articolo 48 dell’ordinamento, di disfarsi con effetto immediato al profitto della Corte plenaria, che “considera che la causa sollevava delle questioni gravi che toccavano l’interpretazione della Convenzione, in particolare sul terreno degli articoli 6 e 13 (art. 6, art. 13) “.
6. Le osservazioni del rappresentante dei richiedenti sono giunte alla cancelleria il 28 ottobre 1981 tramite il segretario aggiunto della Commissione.
7. Il 15 gennaio 1982, il presidente della Corte ha fissato al 23 febbraio la data di apertura del procedimento orale dopo avere consultato l?agente del Governo e i delegati della Commissione tramite il cancelliere.
Il 18 febbraio, ha incaricato questo ultimo di ottenere presso la Commissione un documento che ha prodotto il 3 marzo.
8. I dibattimenti si sono svolti in pubblico il 23 febbraio, al Palazzo dei Diritti dell’uomo a Strasburgo. La Corte aveva tenuto alla vigilia una riunione preparatoria.
Sono comparsi:
– per il Governo
Il Sig. H. DANELIUS, ambasciatore,
direttivo delle cause giuridiche e consolari al ministero delle cause estere, agente,
Il Sig. L. BECKMAN, capo di divisione
al ministero della giustizia,
Il Sig. G. R?gner, consigliere giuridico,
al ministero della giustizia, consiglieri;
– per la Commissione
IL SIG. J. FROWEIN,
Il Sig. T. OPSAHL, delegato,
Il Sig. HERNMARCK,
Il Sig. H. T., consigliere dei richiedenti
dinnanzi alla Commissione, assistente i delegati (articolo 29),
paragrafo 1, seconda frase, dell’ordinamento della Corte.
La Corte ha sentito nelle loro dichiarazioni, come nelle loro risposte alle sue domande ed a quelle di due dei suoi membri, il Sig. Frowein, il Sig. Opsahl ed il Sig. Hernmarck per la Commissione, il Sig. Danelius per il Governo.
FATTI
I. LE CIRCOSTANZE DELLO SPECIFICO
9. Le due richieste hanno munto alle conseguenze per gli eredi del Sig. S. e per la Sig.ra L., nel loro requisito di proprietari del permesso di espropriare di lunga durata e dell?interdizione a costruire.
A. La successione Sporrong
10. Dotata della personalit? giuridica, la “successione Sporrong” si costituisce dalla Sig.ra Sig. S., il Sig. C. – O. S.e la Sig.ra B. A., coeredi indivisi del Sig. E. S. e che vivono a Stoccolma o nelle vicinanze. E? il proprietaria a Stoccolma, nel quartiere centrale di Nedre Norrmalm, di un immobile chiamato “Riddaren no 8” e dove s?innalza un edificio che data gli anni 1860. All’epoca dell’esercizio fiscale 1975, il valore imponibile di questo immobile ammontava a 600.000 corone svedesi.
1. Il permesso di espropriare
11. Il 31 luglio 1956, in virt? dell’articolo 44 della legge di 1947 sulla costruzione ( byggnadslagen ? “la legge del 1947”), il governo accord? alla municipalit? di Stoccolma un permesso di espropriare (expropriationstillst?nd) per zona che colpiva 164 immobili tra cui quello della successione Sporrong. La citt? intendeva costruire un viadotto che avrebbe scavalcato una delle arterie commerciali del centro della capitale ed di cui uno dei pilastri si sarebbero fondati sull’isoletta “Riddaren.” Il nuovo lavoro d?arte produrrebbe una grande trasversale di sfogo, mentre il resto di “Riddaren” sarebbe pianificato in parcheggio per automobili.
In applicazione della legge di 1917 sull’espropriazione (expropriationslagen – “la legge di 1917”), il governo fiss? a cinque anni il termine durante il quale si sarebbe potuto procedere all’espropriazione; prima della fine di questo periodo, la municipalit? avrebbe dovuto citare i proprietari a comparire dinnanzi al tribunale fondiario (fastighetdomstolen,) per la determinazione delle indennit? (in mancanza della quale il permesso sarebbe nullo).
12. Nel luglio 1961, su richiesta della citt?, il governo prorog? questo termine fino al 31 luglio 1964. La sua decisione riguardava 138 immobili tra cui il “Riddaren no 8.” Agli immobili colpiti da espropriazione non corrispondeva all’epoca nessuno piano di urbanistica (stadsplan).
13. Il 2 aprile 1964, il governo consent? alla municipalit? una nuova proroga del permesso di espropriare; applicabile a 120 dei 164 immobili presi in considerazione alla partenza tra i quali il “Riddaren no 8”, era valida fino al 31 luglio 1969. La citt? aveva preparato un piano generale di pianificazione di Nedre Norrmalm, chiamato “Citt? 62” che privilegiava l’allargamento delle vie a favore dei mezzi di trasporto individuali e dei pedoni.
Ulteriormente, “Citt? 67″, piano generale rivisto di pianificazione di Nedre Norrmalm e di ?stermalm, altro quartiere della centro citt?, sottoline? la necessit? di migliorare i trasporti pubblici grazie ad una migliore rete di vie. Una parte dei terreni sarebbe servito all’allargamento delle carreggiate, ma prima di ogni decisione definitiva bisognava deliberare sull’utilizzazione degli altri appezzamenti. Secondo le stime, il piano rivisto che aveva la stessa natura del”Citato 62”, doveva essere eseguito prima del 1985.
14. Nel luglio 1969, la municipalit? sollecit? per certi immobili tra cui il “Riddaren no 8″, un terzo prolungamento del permesso di espropriare. Segnalava che i motivi di espropriazione enunciati nei piani ?Citt? 62” e “Citt? 67” rimanevano validi. Il 14 maggio 1971, il governo fiss? al 31 luglio 1979, o dieci anni a partire dalla data della domanda, il termine del termine di impegno del procedimento giudiziale che mira a fissare l’indennit?.
Nel maggio 1975, la municipalit? present? dei piani ricomposti di dopo dei quali non si doveva n? modificare l’uso di “Riddaren no 8” n? toccare l’edificio esistente.
Alla sua domanda, il governo annull?, il 3 maggio 1979, il permesso di espropriare (paragrafo 29 sotto).
15. La successione Sporrong non ha mai tentato di mettere in vendita il suo immobile.
2. L’interdizione a costruire
16. Fin dal 11 giugno 1954, il consiglio amministrativo di contea (l?nsstryrelsen) di Stoccolma aveva colpito “Riddaren no 8” con un’interdizione a costruire (byggnadsf?rbud), al motivo che il viadotto e la trasversale di sfogo progettati ne colpirebbero il godimento. In seguito prorog? l’interdizione fino al 1 luglio 1979.
17. La uccessione Sporrong benefici? nel 1970 di una derogazione all’interdizione per allargare la porta di entrata. Non ha sollecitato mai di altra derogazione.
18. Al totale, la durata del permesso ad espropriare e dell’interdizione a costruire concernente il “Riddaren no 8” ha raggiunto rispettivamente ventitre e venticinque anni.
B. la Sig.ra L?nnroth
19. La Sig.ra I. M. L?nnroth risiedente a Stoccolma dove ? il proprietaria per tre quarti di un immobile ubicato a “Barnhuset no 6”, nel quartiere di Nedre Norrmalm, e comprendente due edifici del 1887-1888 che danno uno sulla via, l’altro sulla parte posteriore. Il valore imponibile da parte del richiedente ammontava a 862.500 corone svedesi all’epoca dell’esercizio fiscale 1975.
1. Il permesso di espropriare
20. Il 24 settembre 1971, il governo autorizz? la municipalit? di Stoccolma ad espropriare 115 immobili tra cui “Barnhuset no 6”, e stabil? al 31 dicembre 1979, o dieci anni a partire dalla data della domanda della municipalit?, il termine del termine di impegno del procedimento giudiziale che mira a fissare l’indennit?. Giustificava la sua decisione col piano “Citt? 67” che contemplava la costruzione di un parcheggio a piani sull’area dell’immobile del richiedente.
21. Tuttavia, i lavori in questo quartiere furono differiti e dei nuovi piani messi allo studio. Stimando che il suo immobile aveva bisogno di riparazioni urgenti, la Sig.ra L. preg? il governo di togliere il permesso ad espropriare. La municipalit? rispose che i piani esistenti non autorizzavano nessuna derogazione ed il governo respinse la richiesta (il 20 febbraio 1975) al motivo che non poteva revocare il permesso senza il consenso espresso della municipalit?.
Il 3 maggio 1979, alla domanda di questa ultima, il governo annull? suddetto permesso (paragrafo 29 sotto).
22. La sua situazione finanziaria costrinse la Sig.ra L. a cercare di vendere il suo immobile. Lei si sforz? sette volte tra 1970 e 1975, ma gli appassionati si rifiutarono dopo avere consultato i servizi municipali. In quanto agli inquilini, gli capit? talvolta di far fatica a trovarne.
2. L’interdizione a costruire
23. Il 29 febbraio 1968, il consiglio amministrativo di contea di Stoccolma decise di colpire “Barnhuset no 6” con un’interdizione a costruire, essendo il terreno destinato ad un parcheggio. In seguito, rinnov? questa interdizione fino al 1 luglio 1980.
24. La Sig.ra L. ottenne nel 1970 una derogazione per i lavori di pianificazione al terzo piano; non ne ha chiesti mai altri.
Non riesci? a ottenere un prestito quando uno dei principali creditori ipotecari dell’immobile esigette, all’inizio degli anni 1970, il restauro della facciata.
25. In riassunto, l’immobile della Sig.ra L. ? rimasto sotto l’influenza di un permesso a espropriare e di un’interdizione a costruire durante rispettivamente otto e dodici anni.
C. La politica urbanistica della municipalit? di Stoccolma
26. Da parecchi decenni, il cuore di Stoccolma conosce un’evoluzione spettacolare, comparabile a quella di molte delle citt? ricostruite dopo essere state distrutte o danneggiate seriamente durante la seconda guerra mondiale.
27. Nedre Norrmalm ? un quartiere che raggruppava l’essenziale delle funzioni vitali – amministrative e commerciali – della capitale. Verso 1945, si stim? che doveva essere ristrutturato per potere assolverli correttamente. Occorreva, per esempio, dotarlo di una rete di vie adeguate. Inoltre, la maggior parte degli edifici erano vetusti e male tenuti. Si imponeva un’ampia operazione di riconversione tanto per fornire dei locali adeguati agli uffici e commerci che per creare una cornice di lavoro sano ed igienico. Introdotta da una legge del 1953 che modificava, tra altri, l’articolo 44 della legge del 1947, l’espropriazione per zona divent? la strumento chiave della realizzazione dei piani della municipalit?. In meno di dieci anni, si demolirono pi? di un centinaio di edifici. Certe aree cos? liberi furono utilizzati per il taglio di vie nuove, altri integrati negli insiemi pi? vasti e pi? pratici.
28. Durante gli anni 1970, la politica urbanistica a Stoccolma si ? evoluta considerevolmente. Lontano da preconizzare l’apertura di penetranti, i funzionari municipali si sforzano oramai di ridurre il numero delle automobili nella capitale. Adottato il 19 giugno 1978, il piano “Citt? 77” esprimono questa nuova politica. Prescrivono una rinnovazione urbana fondata innanzitutto su una ricostruzione progressiva che tenga conto del reale tessuto urbano. Considera la conservazione e la restauro della maggior parte degli edifici esistenti.
29. Il 3 maggio 1979, il governo soddisfece ad una domanda presentata dalla municipalit? nell’ottobre 1978: annull? per circa settanta immobili tra cui quello del richiedente, i permessi di espropriare rilasciati nel 1956 e 1971. Difatti, appariva improbabile d’ora in poi che la citt? avesse bisogno di acquisire questi immobili per realizzare il suo nuovo piano di urbanistica.
30. Nonostante le difficolt? create dall’esistenza di permesso di espropriare per zona, a Stoccolma settanta immobili toccati da tale permesso si sono potuti vendere.
II. LA LEGISLAZIONE IN CAUSA
A. Il diritto dell’urbanistica
31. La legge di 1947 costituisce il principale strumento giuridico della politica di urbanistica in Svezia. Contempla a questo fine degli schemi direttivi e dei piani di urbanistica.
32. Lo schema direttivo (generalplan) ? elaborato dalla municipalit? nella misura in cui si impone per definire i grandi orientamenti alle quali si conformeranno dei piani pi? dettagliati. La sua adozione dipende dal consiglio comunale (kommunfullm?ktige )che pu? investire, per ratifica, il consiglio amministrativo di contea (articolo 10) – prima del 1 gennaio 1973, il governo.
33. In quanto al piano di urbanistica, vale per quelle delle zone urbane dove si fa sentire il bisogno (articolo 24). Pi? dettagliato dello schema direttivo, definisce la vocazione dei diversi spazi – abitazioni, vie, piazze, spazi verdi, ecc. – e pu? comprendere anche delle indicazioni pi? precise a proposito della loro destinazione (articolo 25). Adottato dal consiglio comunale, deve essere approvato dal consiglio amministrativo di contea. Durante questo procedimento, i proprietari hanno a diverse riprese la facolt? di presentare i loro argomenti dinnanzi a parecchi organi poi, in ultima istanza, di attaccare la decisione di adozione del piano.
34. In certi casi, schemi direttivi e piani di urbanistica sono sottoposti al governo per decisione.
35. Congiuntamente a questi mezzi – o a prescindere da essi -, le autorit? svedesi possono ricorrere alle espropriazioni cos? come alle interdizioni a costruire, non avendo queste misure necessariamente un legame giuridico tra esse.
1. Le espropriazioni
36. In materia di espropriazioni, la legislazione applicabile nello specifico risultava principalmente dalla legge di 1917, sostituita a contare del 1 gennaio 1973 con la legge del 1972 sull’espropriazione (“la legge del 1972”). Si aggiungeva, su certi punti, la legge di 1947.
37. La decisione di autorizzare l’espropriazione appartiene al governo. Riveste la forma di un permesso a espropriare e si basa sulle diverse condizioni poste dalla legge. Il rilascio del permesso non provoca automaticamente una misura di esecuzione; abilita solamente un data autorit? pubblica (o, nei casi eccezionali, un individuo o una societ?) a procedere, all’occorrenza, all’espropriazione. Lasciando intatto il diritto del proprietario di vendere, di affittare o di ipotecare il suo immobile, ? abbinata ad un termine durante il quale chi espropria deve iniziare un procedimento giudiziale che mira a fissare l’indennit?, in mancanza della quale il permesso diventa nullo. La legge del 1971 restava muta sulla durata di questo termine o il prolungamento della validit? dei permessi.
L’esposizione dei motivi del progetto da dove ? uscita la legge del 1972 ha segnalato gli inconvenienti che i permessi a espropriare presentano per i proprietari – incertezza, riduzione delle possibilit? di disporre dei loro beni, difficolt? per impegnare degli oneri – e che si aggravano col tempo.
Questo ? perch? la legge del 1972 precisa nel suo capitolo 3, articolo 6 paragrafo 1 (traduzione dallo svedese):
“I permessi a espropriare devono prescrivere un termine di citazione a comparire in vista di un procedimento giudiziale. Pu? essere prorogato per i motivi particolari. Domanda di proroga deve essere fatta prima della scadenza del termine. Se il proprietario porta la prova di un danno fortemente aumentato per il fatto che la questione dell’espropriazione rimane pendente, il termine pu?, alla sua domanda, essere abbreviato. La decisione di accorciare il termine non potrebbe intervenire prima di un anno a decorrere dal rilascio del permesso a espropriare”.
L’espropriazione si conclude solamente una volta fissata e versata l’indennit?. Il tribunale fondiario ha competenza in materia; i suoi giudizi possono essere attaccati dinnanzi alla corte di appello e, in ultima istanza, alla Corte suprema.
38. Prima del 1 luglio 1953, l’espropriazione riguardava solamente dei determinati immobili; ogni domanda di permesso a espropriare indicava in dettaglio la destinazione che l?espropriante intendeva dare al bene espropriato.
Le presenti richieste riguardano un altro tipo di espropriazione, chiamata espropriazione per zona. Il testo applicabile fu promulgato nel 1953, per via di emendamento all’articolo 44 della legge di 1947, ed abrogato nel 1971 a contare del 1 gennaio 1972. Si leggeva cos? (traduzione dallo svedese):
“Se ? giudicato necessario, per i bisogni di trasporti pubblici o dell’urbanistica, procedere alla ripianificazione completa di un quartiere a forte densit? di popolazione, e se suddetta ripianificazione non pu? effettuarsi che sotto forma di ricostruzione del quartiere intero, il Re pu? – quando le misure di ripianificazione mettono in gioco l’adozione o la modifica di un piano di urbanistica per il quartiere interessato – accordare alla municipalit? il diritto di ricomprare i terreni necessari alla ripianificazione cos? come ogni terreno ubicato nello stesso quartiere o immediatamente vicino ed avendo delle probabilit? di beneficiare di un plusvalore considerevole in ragione della realizzazione del piano”.
Alcune disposizioni che corrispondono a questo articolo 44 furono inserite nella legge di 1917 dal 1 gennaio al 31 dicembre 1972; figurano oramai nella legge di 1972 (capitolo 2, articolo 1,).
Le espropriazioni per zone sono state concepite cos? come uno strumento dei grandi progetti di urbanistica. I permessi ai quali danno luogo possono essere rilasciati appena un nuovo piano di urbanistica si trova allo studio, questo cio? anche prima che le sue modalit? non siano state contemplate nel dettaglio.
39. Secondo l’articolo 11 delle clausole transitorie della legge del 1972, le domande di permesso a espropriare formulate prima dell’entrata in vigore di questa nuova legge restano regolate dall’anziana.
40. Tutto come quella del 1917, la legge del 1972 non considera nessuna possibilit? di indennizzo per i danni che derivano dalla durata o dalla non-utilizzazione dei permessi a espropriare. Il suo capitolo 5 ,articolo 16, causa tuttavia un’eccezione: danno luogo a un?indennit? i danni che risultano dal rilascio di un permesso a espropriare se l?espropriante ha impegnato un procedimento giudiziale che mira a fissare l’indennit?, poi vi ha rinunciato.
2. Le interdizioni a costruire
41. La legge del 1947 proibisce ogni nuova costruzione non conforme al piano di urbanistica (articolo 34). Anche prima e fino all’adozione di un tale piano da parte delle autorit? municipali ed alla sua approvazione da parte delle autorit? regionali, permette di vietare a titolo conservatorio ogni lavoro di costruzione, articolo 35 composto dagli articoli 14 e 15 della legge di 1947. Il suo articolo 15 contempla (traduzione dello svedese):
“Se si pone una questione relativa ad una domanda di adozione di un schema direttivo applicabile ad una data zona o di modifica di un schema direttivo gi? approvato, il consiglio amministrativo di contea pu?, alla domanda della municipalit?, vietare ogni nuova costruzione (nybyggnad) in questa zona. L’interdizione resta in vigore finch? il consiglio comunale non ha deliberato in materia, ma per una durata di un anno e di pi?. In caso di bisogno, il consiglio amministrativo di contea pu?, alla domanda della municipalit?, prolungare la durata di validit? dell’interdizione a costruire per i periodi che non superano due anni ciascuna.
Il consiglio amministrativo di contea o, secondo le regole stabilite dal governo, il Consiglio della costruzione (byggnadsn?mnd) pu? accordare delle derogazioni all’interdizione a costruire menzionata al primo paragrafo.”
Lo stesso principio si applica quando le autorit? hanno intenzione di adottare un nuovo piano di urbanistica o di modificare un piano che esiste (articolo 35 della legge di 1947). Riguarda solamente le costruzioni nuove. Tuttavia, l’articolo 158 della legge di 1947 contempla che le disposizioni relative a queste valgono anche “per ogni trasformazione di un edificio esistente che, secondo le regole stabilite dal governo, pu? essere classificata tra le costruzioni nuove.” Una regola di questo ordine figura all’articolo 75 del decreto del 1959 sulla costruzione (byggnadsstadgan), cos? formulata (traduzione dallo svedese):
“Per ?costruzione nuova ‘ si intende:
a) l’edificazione di un edificio interamente nuovo;
b) l’estensione laterale o verticale di un edificio esistente;
c) la ricostruzione o altra trasformazione, esterna o interna, di un edificio di cui l’importanza pu? essere assimilata ad una ricostruzione;
d) la pianificazione, totale o parziale, di un edificio in vista di un uso sostanzialmente differente da quello precedente;
e) ogni trasformazione di un edificio che lo rende non conforme allo schema direttivo adottato, al piano di urbanistica adottata o al piano di costruzione (byggnadsplan) adottato, o agli ordinamenti relativi alle attivit? di costruzione nelle zone non regolate dai piani di urbanistica o dai piani di costruzione; e
f) tutta altra trasformazione di un edificio che, nel suo stato presente, non ? conforme ai piani o suddetti ordinamenti, salvo se si tratta di un edificio di abitazione che comprende al massimo due alloggi, o delle dipendenze di questo ultimo.
Non si deve considerare per? come una ?costruzione nuova ‘ al senso del presente articolo l’installazione di un riscaldamento centrale, di gabinetti o di altre attrezzature sanitarie, effettuato in un edificio che, anche se una tale installazione non ? autorizzata, ? chiamato a rimanere in stato durante un periodo considerevole.”
42. Nel suo rapporto del 1967, l’ombudsman parlamentare (Justitieombudsmannen) ha menzionato le conseguenze delle prolungate interdizioni a costruire e ha considerato delle soluzioni (traduzione dallo svedese):
“Come possono indicare i fatti, nei casi di Bor?s e di ?stersund i proprietari non potevano aspettarsi di cogliere nessuno vantaggio dal piano di pianificazione urbana. Ci? notifica che questo piano non ha potuto procurare loro nessuno risarcimento per gli effetti dannosi che risultavano manifestamente dalle interdizioni di lunga durata. Se in tal caso non si istituisse una protezione per i proprietari contro questi effetti, cio? che – per rendere la realizzazione dei piani di pianificazione urbana meno costosa per le municipalit? – uno o parecchi proprietari dovranno loro stessi sopportare principalmente gli effetti di un’interdizione imposta nell’interesse della societ? e fortemente prolungata in ragione dell’incapacit? di questa a regolare, in un termine ragionevole, le questioni di pianificazione urbana. Un tale sistema ? incompatibile con ci? che dovrebbe prevalere in un Stato di diritto.
Senza un esame approfondito, non si pu? indicare come proteggere un proprietario contro gli effetti dannosi di interdizioni a costruire che restano in vigore durante un lungo periodo. Per?, una possibilit? consisterebbe in fissare un termine massimale per la validit? delle interdizioni temporanee. Non si potrebbe tuttavia comodamente considerare questa soluzione come soddisfacente le esigenze reali, perch? non sempre si pu? evitare dei lunghi termini imputabili alle difficolt? proprie alla pianificazione dello sviluppo urbano. Sarebbe dunque meglio accordare al proprietario il diritto di chiedere alla municipalit? sia il risarcimento del danno che pu? provare, o il riscatto del terreno quando l’interdizione ? rimasta in vigore al di l? di un certo periodo.
Ad una condizione, tuttavia: l’interdizione dovrebbe essere restata in vigore durante parecchio tempo ed avere avuto degli effetti dannosi importanti e non suscettibili di compenso dai vantaggi che i proprietari potrebbero aspettarsi di usufruire dal piano di pianificazione urbana.
Tenuto conto di ci? che precede, stimo che si impone di studiare se conviene contemplare una protezione del proprietario contro gli effetti dannosi di interdizioni a costruire temporanei ma di durata irragionevole.” Justitieombudsmannens ?mbetsber?ttelse 1967, pp. 478-479).
B. I ricorsi contro il potere pubblico
1. I ricorsi contro le decisioni dei consigli comunali
43. Nel momento in cui i richiedenti hanno investito la Commissione, la legge del 1953 sui comuni e, per la capitale, quella del 1957 sulla citt? di Stoccolma apriva e regolamentava un diritto di ricorso (kommunalbesv?r) contro le decisioni delle municipalit?. Autorizzavano ogni cittadino del comune – salvo eccezioni – ad attaccare le decisioni del consiglio comunale dinnanzi al consiglio amministrativo di contea.
Questo ricorso poteva basarsi solamente sui seguenti motivi: inosservanza delle forme legali, violazione della legge, eccesso di potere, attentato ai diritti propri del richiedente o deviazione di potere. Doveva giungere al consiglio amministrativo di contea nelle tre settimane dall’annuncio, sul pannello d?affissione municipale, dell’adozione del verbale della decisione; suddetto cartello indicava il luogo dove il verbale poteva essere consultato.
Salvo disposizioni contrarie, la decisione del consiglio amministrativo di contea poteva essere oggetto di una richiesta alla Corte amministrativa suprema (regeringsr?tten), nel termine di tre settimane a contare della sua notificazione al richiedente.
Delle disposizioni quasi identiche figurano oramai nel capitolo 7 della legge del 1977 sui comuni (kommunallagen). Sono state modificate leggermente nel 1980: a contare del 1 gennaio 1981, i ricorsi devono esercitarsi dinnanzi alla corte di appello amministrativo (kammarr?tten) e non pi? dinnanzi al consiglio amministrativo di contea.
44. Le regole si applicano alla decisione municipale di chiedere al governo il rilascio o proroga di un permesso a espropriare.
In compenso, non valgono per quella che invita il consiglio amministrativo di contea, a rilasciare o prorogare un’interdizione a costruire,: una tale domanda non ? suscettibile di ricorso dinnanzi ad una giurisdizione amministrativa difatti.
2. I ricorsi contro gli atti dell’amministrazione
a) I ricorsi amministrativi
45. In Svezia, le funzioni amministrative spettano per una larga parte alle autorit? amministrative il cui il meccanismo di decisione ? indipendente dal governo: queste autorit? non dipendono dai ministeri e n? il governo n? i differenti ministri non hanno il diritto di dar loro degli ordini o istruzioni sul modo in cui devono applicare la legge in tal o tal caso.
46. ? tuttavia, spesso possibile contestare le decisioni delle autorit? amministrative dinnanzi al governo.
Cos?, la decisione del consiglio amministrativo di contea di rilasciare o prorogare un’interdizione a costruire pu? essere attaccata tramite via di ricorso al governo (articolo 150 paragrafo 2 della legge di 1947).
b) I ricorsi contenziosi,
47. In generale, l’amministrazione svedese sfugge al controllo dei tribunali ordinari. Questi ultimi conoscono solamente ricorsi contro lo stato che in materia contrattuale e di responsabilit? extracontrattuale cos? come, secondo alcune leggi, di decisioni amministrative.
48. Il controllo giudiziale degli atti dell’amministrazione appartiene dunque innanzitutto alle giurisdizioni amministrative. Emanavano all’origine dall’amministrazione stessa e comprendono tre gradi: i tribunali amministrativi di contea (l?nsr?tterna); i corsi di appello amministrativo; la Corte amministrativa suprema, istituita in 1909 sul modello di certe istituzioni estere, come il Consiglio di stato francese, ma che se ne distingue su dei punti fondamentali. Composte da magistrati indipendenti ed inamovibili, queste giurisdizioni godono in principio di poteri distesi che permettono loro non solo di annullare degli atti amministrativi, ma anche di modificarli o sostituirli. In pratica, la legalit? di suddetti atti si vede contestata molto frequentemente.
Questo principio soffre tuttavia di un’importante eccezione: le decisioni del governo non sono suscettibili a ricorso.
3. I ricorsi contro gli atti del governo
49. Certe cause amministrative – pi? importanti politicamente o finanziariamente – dipendono, in prima ed ultima istanza, dal governo. Tale ? il caso dei permessi a espropriare (paragrafo 37 sopra).
Sebbene la legge del 1971 sull’amministrazione pubblica (f?rvaltningslagen) non si applica formalmente al procedimento dinnanzi al governo, questo ultimo deve osservare parecchi principi: diritto dell’interessato di accedere a tutti i documenti relativi alla causa; obbligo dell’autorit? di segnalare all’interessato ogni documento aggiunto alla pratica e di fornirgli l’occasione di esprimere il suo avviso al suo argomento; diritto dell’interessato di esporre oralmente i suoi punti di vista se lo desidera.
Prima che il governo si pronunci su una domanda di permesso a espropriare, questa ultima ? sottoposta al consiglio amministrativo di contea che prepara la pratica. Il consiglio ha in particolare per compito di offrire al proprietario la possibilit? di esporre i suoi punti di vista sulla richiesta; ascolta anche le autorit? pubbliche che possono avere un interesse nella causa. Una volta riuniti gli elementi necessari, li trasmette al governo che allora pu? troncare.
50. Le cause esaminate dal governo danno luogo a decisioni contro le quali non esiste, in principio, ricorso. Si pu? esercitare tuttavia, un ricorso straordinario nei casi particolari e di portata limitata, chiamato richiesta di riapertura del procedimento (resningsans?kan). Prima del 1 gennaio 1975, uguale richiesta – che pu? anche vidimare una decisione del governo che agisce in quanto organo di appello – era indirizzata alla Corte suprema. Da questa data, ? alla Corte amministrativa suprema (capitolo 11, articolo 11, della Costituzione,). I motivi di riapertura si trovano enumerati al capitolo 58 (articolo 1) del codice di procedimento giudiziale (r?tteg?ngsbalken), sebbene questa disposizione non lega formalmente la Corte amministrativa suprema (traduzione dallo svedese):
“Una volta un giudizio in una causa civile passa in forza di cosa giudicata, la riapertura nell’interesse di una o dell’altra parte pu? essere accordata:
1. se un membro o funzionario della giurisdizione si ? reso colpevole di un’infrazione penale o di una mancanza in rapporto col processo o se un’infrazione in rapporto col processo ? stata commessa da un avvocato o un rappresentante legale, e se si pu? supporre che l’infrazione o la mancanza abbiano influito sulla conclusione della causa;
2. se un documento prodotto quanto prova era falsificato o se una parte ascoltata sotto giuramento, un testimone, un perito o un interprete hanno fatto delle falsi dichiarazioni, e se si pu? supporre che questo documento o queste dichiarazioni hanno influito sulla conclusione della causa;
3. se si scopre dei fatti o degli elementi di prova che, se fossero stati precedentemente portati alla cognizione del tribunale, avrebbero modificato probabilmente la conclusione della causa; o
4. se l’applicazione della legge sulla quale si basa il giudizio ? manifestamente contraria alla legge lei stessa.
La riapertura del procedimento non pu? essere accordata per la ragione enunciata al paragrafo 3 che se la parte interessata stabilisce che secondo ogni probabilit? si trovava nell’incapacit? di avvalersi dei fatti o degli elementi di prova di cui si tratta dinnanzi alla giurisdizione di prima istanza o di appello, o se avesse un altro motivo valido per non farlo.”
Cos?, in una causa come questa, la Corte amministrativa suprema accetta di riaprire il procedimento, pu? o riesaminare lei stessa la causa, o rinviarlo al governo.
Le molte numerose decisioni prese ogni anno dal governo danno luogo a poche domande di riapertura del procedimento.
C. La responsabilit? del potere pubblico
51. Una volta, le decisioni degli organi dello stato e dei comuni nell’esercizio del potere pubblico non impegnavano la responsabilit? di suddetti organi e dunque non potevano suscitare indennizzo, sebbene la superficie di questa immunit? suscitasse alcuni dubbi. Il diritto svedese aveva per sorgente la giurisprudenza, delle leggi speciali e dei principi abituali.
52. Questo diritto si applica bene ancora su dei punti, ma il 1 luglio 1972 ? entrata in vigore la legge sulla responsabilit? civile (skadest?ndslagen). Codifica e sviluppa una parte del diritto che regola il risarcimento del danno, in materia extracontrattuale. Contempla che lo stato e le municipalit? non rispondono civilmente dei danni che risultano dai loro atti. Introduce tuttavia un cambiamento radicale: oramai, gli atti delle autorit? pubbliche possono aprire un diritto a risarcimento in caso di mancanza o di negligenza (capitolo 3, articolo 2,).
A questo principio nuovo, il legislatore ha portato una restrizione importante. Difatti, nessuna azione in responsabilit? non pu? esercitarsi in seguito alle decisioni del parlamento, del governo, della Corte suprema, della Corte amministrativa suprema e del Tribunale nazionale della Sicurezza sociale, a meno che siano state annullate o modificate (capitolo 3, articolo 7). Secondo i commenti che fanno autorit?, una tale azione deve essere dichiarata di ufficio inammissibile dal tribunale.
PROCEDIMENTO DINNANZI A LA COMMISSIONE
53. I richiedenti hanno investito la Commissione il 15 agosto 1975. Si lamentavano di un attentato ingiustificabile al diritto al rispetto dei loro beni, come lo garantisce l’articolo 1 del Protocollo no 1 (P1-1). Denunciavano inoltre una violazione dell’articolo 6 paragrafo 1 (art. 6-1) della Convenzione perch? le questioni di espropriazione e di indennizzo non erano state troncate, in un termine ragionevole, dai tribunali svedesi, cos? come dell’articolo 13 (art. 13) perch? nessuno ricorso effettivo dinnanzi ad un’istanza nazionale non si offriva ad essi per attaccare gli attentati causati ai loro diritti dai permessi a espropriare e le interdizioni a costruire. Infine, adducevano la violazione dell’articolo 14 (art. 14) e si appellavano agli articoli 17 e 18 (art. 17, art. 18).
54. La Commissione ha considerato le due richieste il 5 marzo 1979 dopo averle unite il 12 ottobre 1977 in virt? dell’articolo 29 del suo ordinamento interno.
55. Nel suo rapporto del 8 ottobre 1980 (articolo 31 della Convenzione) (art. 31) esprime l’avviso che c’? stata violazione dell’articolo 13 (art. 13) della Convenzione (dieci voci contro due, con quattro astensioni). Conclude in compenso alla mancanza di infrazione dell’articolo 1 del Protocollo no 1 (P1-1) (dieci voci contro tre) all’articolo 6 paragrafo 1 (art. 6-1) (undici voci contro cinque, ed agli articoli 14, 17 e 18 (art. 14, art. 17, art. 18) (unanimit?) della Convenzione.
Il rapporto contiene tre opinioni separate.
IN DIRITTO
I. SULLA VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO NO 1 (P1-1)
56. I richiedenti denunciano la lunga durata dei permessi a espropriare, abbinati a interdizioni a costruire che hanno colpito i loro immobili. Vedono un attentato illecito al loro diritto al rispetto dei loro beni, come lo garantisce l’articolo 1 del Protocollo no 1 (P1-1), cos? formulato,:
“Ogni persona fisica o morale ha diritto al rispetto dei suoi beni. Nessuno pu? essere privato della sua propriet? che a causa di utilit? pubblica e nelle condizioni previste dalla legge ed i principi generali del diritto internazionale.
Le disposizioni precedenti non recano offesa al diritto che possiedono gli Stati di mettere in vigore le leggi che giudicano necessarie per regolamentare l’uso dei beni conformemente all’interesse generale o per garantire il pagamento delle imposte o di altri contributi o delle multe.”
57. Con la sua sentenza Marckx del 13 giugno 1979, la Corte ha precisato l’oggetto di questo articolo (P1-1):
Riconoscendo a ciascuno il diritto al rispetto dei suoi beni, l’articolo 1 (P1-1) garantisce in sostanza il diritto di propriet?. Le parole “beni”, “propriet?”, “uso dei beni”, in inglese “possessions” e “use of property”, lo danno nettamente a pensare; dal loro lato i lavori preparatori lo confermano senza equivoco: i redattori non hanno smesso di parlare di “diritto di propriet?” per designare la materia dei progetti successivi da dove ? uscito il reale articolo 1 (P1-1). , serie a no 31, p. 27, paragrafo 63)
C’? luogo di determinare se i richiedenti possono lamentarsi di un’ingerenza in questo diritto e se, in caso affermativo, si giustificasse.
1. Sull’esistenza di un’ingerenza nel diritto di propriet? dei richiedenti.
58. I richiedenti non contestano la legalit? intrinseca dei permessi a espropriare n? delle interdizioni a costruirli concernente. In compenso, criticano la lunghezza dei termini accordati alla citt? di Stoccolma per iniziare il procedimento giudiziale che mira a fissare l’indennit? di espropriazione: cinque anni, prorogati per tre anni, poi per cinque ed infine per dieci, nel caso del successione Sporrong; dieci anni in quello della Sig.ra L. (paragrafi 11-14 e 20 sopra). Denunciano inoltre il mantenimento in vigore dei permessi a espropriare e delle interdizioni a costruire durante un lungo periodo: ventitre ed otto anni per i primi; venticinque e dodici anni per i secondi (paragrafi 18 e 25 sopra). Sottolineano gli effetti nefasti che avrebbero prodotto sul loro diritto di propriet? suddette misure cos? combinate. Avrebbero perso la possibilit? di vendere i loro immobili alle condizioni normali del mercato. Aggiungono che avrebbero preso dei rischi esagerati se avessero consacrato degli investimenti con i loro immobili e che se malgrado tutto avessero effettuato dei lavori dopo la concessione di un permesso di costruire, si sarebbero dovuti impegnare a non richiedere, dopo l?espropriazione, indennit? a titolo del plusvalore cos? realizzato. Sostengono inoltre che avrebbero provato delle difficolt? ad ottenere delle ipoteche se ne avessero chieste. Ricordano infine l’interdizione a edificare sul loro proprio terreno ogni “costruzione nuova.”
Senza pretendere di essere stati formalmente e definitivamente privati dei loro beni, la successione Sporrong e la Sig.ra L. adducono che i permessi e le interdizioni contenzioso imponevano al libero godimento e alla disposizione dei loro immobili delle limitazioni eccessive e non dando luogo a indennit?. Il loro diritto di propriet? si sarebbe trovato cos? svuotato della sua sostanza durante la durata di validit? delle misure in questione.
59. Il Governo ammette che in seguito al libero gioco del mercato, pu? diventare pi? arduo di vendere o affittare un immobile gravato di un permesso a espropriare e che questo inconveniente aumenta in funzione della durata di validit? del permesso. Riconosce anche che le interdizioni a costruire restringono l’esercizio normale del diritto di propriet?. Tuttavia, afferma che permessi ed interdizioni sono inerenti alla pianificazione urbana e non recano offesa al diritto dei proprietari “al rispetto dei loro beni”, al senso dell’articolo 1 del Protocollo no 1 (P1-1).
60. La Corte non potrebbe aderire a questa tesi.
Se lasciavano giuridicamente intatti il diritto degli interessati a disporre ed avvalersi dei loro beni, i permessi a espropriare ne riducevano anche in larga misura la possibilit? pratica di esercitarlo. Toccavano anche la sostanza stessa della propriet? per il fatto che riconoscevano in anticipo la legalit? di un’espropriazione ed autorizzavano la citt? di Stoccolma a procedere in ogni momento che avrebbe trovato opportuno. Il diritto di propriet? dei richiedenti diventava cos? precario e revocabile.
Del loro lato, le interdizioni di costruire limitavano indiscutibilmente il diritto dei richiedenti ad avvalersi dei loro beni.
La Corte stima inoltre che c’? luogo in principio di considerare insieme le decisioni controverse, a costo di distinguerle talvolta per i bisogni dell’analisi. Difatti, sebbene non avessero necessariamente legame giuridico tra esse (paragrafo 35 sopra) e che la loro durata di validit? differisse, completavano ed inseguivano un obiettivo identico: facilitare a questo riguardo la realizzazione dello sviluppo della citt? secondo i successivi piani preparati.
I richiedenti hanno dunque subito un’ingerenza nel loro diritto di propriet? di cui, la Commissione lo sottolinea a buon diritto, le conseguenze si sono aggravate indubbiamente dall’utilizzazione combinata dei permessi aespropriare e delle interdizioni a costruire durante un lungo periodo.
2. Sulla giustificazione dell’ingerenza nel diritto di propriet? dei richiedenti
61. Resta da ricercare se l’ingerenza cos? constatata infrange o no l’articolo 1 (P1-1).
Questo contiene tre norme distinte. La prima, di ordine generale, enuncia il principio del rispetto della propriet?; si esprime nella prima frase del primo capoverso. La seconda riguarda la privazione di propriet? e la sottopone a certe condizioni; figura nella seconda frase dello stesso capoverso. In quanto alla terza riconosce agli Stati il potere, tra altri, di regolamentare l’uso dei beni conformemente all’interesse generale e mettendo in vigore le leggi che giudicano necessarie a questa fine; risulta dal secondo capoverso.
La Corte deve assicurarsi dell’applicabilit? delle due ultime di queste norme prima di pronunciarsi sull’osservazione della prima.
a) Sull’applicabilit? della seconda frase del primo capoverso
62. Egli decide di ricordare da prima che le autorit? svedesi non hanno proceduto all’espropriazione degli immobili dei richiedenti. Questi ultimi non sono stati dunque mai formalmente “privati della loro propriet?”: potevano avvalersi del loro bene, venderlo, tramandarlo, darlo o ipotecarlo.
63. Nella mancanza di un’espropriazione formale, cio? di un trasferimento di propriet?, la Corte si stima tenuta a guardare al di l? delle apparenze e ad analizzare, le realt? della situazione controversa (vedere, mutatis mutandis, la sentenza Vaglio Droogenbroeck del 24 giugno 1982, serie A no 50, p. 20, paragrafo 38). Mirando la Convenzione a proteggere dei diritti “concreti ed effettivi” (sentenza Airey del 9 ottobre 1979, serie A no 32, p. 12, paragrafo 24) importa di ricercare se suddetta situazione non equivaleva ad un’espropriazione di fatto, come lo pretendono gli interessati.
Agli occhi della Corte, gli effetti incriminati (paragrafo 58 sopra) derivano tutti della diminuzione della disponibilit? dei beni in causa. Risultano da limitazioni portate al diritto di propriet?, diventato precario, cos? come dalle conseguenze di queste sul valore degli immobili. Tuttavia, sebbene abbia perso della sua sostanza il diritto in causa non ? sparito. Gli effetti delle misure in questione non sono assimilabili ad una privazione di propriet?. La Corte nota a questo argomento che i richiedenti hanno potuto continuare ad avvalersi dei loro beni e che se le vendite di immobili toccati a Stoccolma dai permessi a espropriare e delle interdizioni a costruire sono state rese pi? ardue, la possibilit? di vendere ? rimasta; secondo le informazioni fornite dal Governo, ci sono state parecchie decine di vendite (paragrafo 30 sopra).
La seconda frase del primo capoverso non trovava dunque ad applicarsi nello specifico.
b) Sull’applicabilit? del secondo capoverso,
64. Le interdizioni a costruire si analizzavano indiscutibilmente in una regolamentazione dell? “l’uso dei beni” degli interessati, al senso del secondo capoverso.
65. In compenso, i permessi a espropriare non intendevano limitare o controllare questo uso. Rappresentando una tappa iniziale nel processo di privazione di propriet?, non cadevano sotto l’influenza del secondo capoverso. Bisogna esaminarli allo sguardo della prima frase del primo.
c) Sull’osservazione della prima frase del primo capoverso per ci? che riguarda i permessi a espropriare
66. Le lagnanze dei richiedenti portano da prima sulla durata dei termini accordati alla citt? di Stoccolma; la giudicano tanto contraria al diritto svedese che alla Convenzione.
67. La legge del 1917 non conteneva nessuna disposizione sulla lunghezza del termine durante il quale l?espropriando doveva iniziare un procedimento giudiziale che mira a fissare l’indennit? di espropriazione; non ne racchiudeva di pi? in quanto al prolungamento della validit? dei permessi.
Secondo il successione Sporrong e la Sig.ra L.h, la pratica costante dall’entrata in vigore della legge voleva che il termine normale di citazione a comparire dinnanzi al tribunale fondiario fosse di un anno. Come nell’occorrenza ha raggiunto rispettivamente cinque e dieci anni, i permessi iniziali mancherebbero di base legale; ne andrebbe parimenti delle tre proroghe del permesso relativo all’immobile della successione Sporrong.
Lo stato convenuto risponde che il rilascio e la proroga dei permessi rispettavano il diritto svedese: abilitato a fissare la durata del permesso iniziale, il governo avrebbe anche competenza, in mancanza di testo in senso contrario, per prolungarli.
68. La Corte non stima dovere troncare questa controversia relativa all’interpretazione del diritto svedese. Anche se i permessi controversi non andavano contro questo ultimo, la loro conformit? ad esso non prova la loro compatibilit? col diritto garantito dall’articolo 1 (P1-1).
69. La circostanza che non dipende n? dalla seconda frase del primo capoverso n? dal secondo capoverso non implica che l’ingerenza in suddetti diritti infrangeva la norma enunciata alla prima frase del primo capoverso.
Ai fini di questa disposizione, la Corte deve ricercare se un giusto equilibrio ? stato mantenuto tra le esigenze dell’interesse generale della comunit? e gli imperativi della salvaguardia dei diritti fondamentali dell’individuo (vedere, mutatis mutandis, la sentenza del 23 luglio 1968 nella causa “linguistica belga”, serie A no 6, p. 32, paragrafo 5). Inerente all’insieme della Convenzione, la preoccupazione di garantire un tale equilibrio si riflette anche nella struttura dell’articolo 1 (P1-1).
L’agente del Governo ha riconosciuto la necessit? di simile equilibrio. Secondo la legge sull’espropriazione, ha sottolineato all’udienza della mattinata del 23 febbraio 1982, non si deve rilasciare permesso a espropriare se si pu? raggiungere con un altro mezzo lo scopo di interesse pubblico interessato; fatta questa valutazione, bisogna misurare pienamente gli interessi dell’individuo e l’interesse pubblico.
La Corte non perde di vista questa preoccupazione del legislatore. In pi?, giudica naturale che in un campo tanto complesso e difficile come la pianificazione delle grandi citt?, gli Stati contraenti godono di un grande margine di valutazione per condurre la loro politica urbanistica. Non potrebbe rinunciare per tanto al suo potere di controllo. Gli appartiene di verificare che l’equilibrio voluto ? stato preservato di un modo compatibile col diritto dei richiedenti “al rispetto dei (loro) beni”, al senso della prima frase dell’articolo 1 (P1-1).
70. La legislazione in vigore all’epoca si distingueva per la sua rigidit?. All’infuori del ritiro puro e semplice dei permessi a espropriare che esigeva l’accordo della municipalit?, non offriva nessuno mezzo di modificare in seguito la situazione dei proprietari riguardati. La Corte rileva a questo riguardo che i permessi accordati alla citt? di Stoccolma furono, nel caso della successione Sporrong, per cinque anni – misura prorogata per tre anni, poi per cinque ed infine per dieci – e, nel caso della Sig.ra L?nnroth, per dieci anni. In pratica, restarono in vigore rispettivamente durante ventitre ed otto anni. Durante tutto questo periodo, i richiedenti rimasero in un’incertezza completa in quanto alla sorte della loro propriet? e non ebbero dritto alla presa in conto, da parte del governo svedese, delle difficolt? che potevano incontrare. Il rapporto della Commissione ne d? un esempio. La Sig.ra L?nnroth aveva pregato il governo di togliere il permesso di espropriare. La municipalit? gli rispose che i piani esistenti non autorizzavano nessuna derogazione; in quanto al governo, respinse la richiesta al motivo che non poteva revocare il permesso senza il consenso espresso della municipalit? (paragrafo 21 sopra).
La Corte non ignora l’interesse che aveva la citt? di Stoccolma a piani. Tuttavia, non si spiega perch? la legislazione svedese doveva escludere la possibilit? di rivalutare, agli intervalli ragionevoli durante la lunga durata tramite cui ciascuno di questi permessi era accordato e mantenuto, gli interessi della citt? e quelli dei proprietari. Nello specifico, la mancanza di una tale possibilit? si rivela tanto meno soddisfacente dei progetti urbanistici all’origine dei permessi di espropriare, e con essi la destinazione data alle propriet? dei richiedenti, hanno cambiato a pi? riprese.
71. Come manifesta l’esposizione dei motivi del progetto da dove ? uscita la legge del 1972, il governo svedese ha concesso che “il sistema esistente presentava, a certi riguardi, degli inconvenienti per il proprietario”,:
?Il solo rilascio di un permesso di espropriare l’immerge, naturalmente, spesso nell’incertezza. In pratica, vede restringersi considerevolmente le sue possibilit? di disporre del suo immobile vendendolo, cedendo l’uso o facendovi costruire. Pu? trovarsi in difficolt? anche per decidere di impegnare degli oneri di manutenzione o di ammodernamento. Evidentemente, gli inconvenienti che risultano dal permesso si aggravano se un lungo termine trascorre prima del collocamento in strada del procedimento giudiziale.” ( Kungl. Maj:ts proposta nr. 109, 1972, p. 227)
La legge del 1972 tiene parzialmente conto di queste preoccupazioni. Certo, non contempla la concessione di un’indennit? ai proprietari che avrebbero subito un danno in ragione della durata di validit? del permesso, ma permette loro di beneficiare di un’abbreviazione del termine di citazione a comparire dinnanzi al tribunale fondiario, se forniscono la prova di un danno fortemente aumentato per il fatto che la questione dell’espropriazione rimane pendente ( paragrafo 37 sopra). Inapplicabile nello specifico (paragrafo 39 sopra) non ha potuto aiutare i richiedenti a sormontare le difficolt? che potevano provare.
72. La Corte constata inoltre che l’esistenza, durante tutto questo periodo, di interdizioni di costruire ha accentuato ancora le ripercussioni dannose della durata di validit? dei permessi. Il pieno godimento del diritto di propriet? dei richiedenti ? stato ostacolato totalmente durante venticinque anni per la successione Sporrong e dodici anni per la Sig.ra L. A questo riguardo, la Corte nota che nel 1967 l’ombudsman parlamentare ha stimato incompatibili con ci? che dovrebbe prevalere in un Stato di diritto gli effetti negativi che possono risultare, per i proprietari, da interdizioni prolungate (paragrafo 42 sopra).
73. Cos? combinate, le due serie di misure hanno creato una situazione che hanno rotto il giusto equilibrio dinnanzi a regnare tra la salvaguardia del diritto di propriet? e le esigenze dell’interesse generale:la successione Sporrong e la Sig.ra L. hanno sopportato un carico speciale ed esorbitante che avrebbe potuto rendere legittimo solo la possibilit? di richiedere l’abbreviamento dei termini o quella di chiedere risarcimento. Ora la legislazione svedese escludeva all’epoca uguali possibilit?; esclude sempre la seconda di esse.
Agli occhi della Corte, non c’? luogo, a questo stadio, di ricercare se i richiedenti hanno subito realmente un danno (vedere, mutatis mutandis, la sentenza Marckx precitato, serie A no 31, p. 13 (paragrafo 27): ? nella loro situazione giuridica stesso che l’equilibrio a preservare ? stato distrutto.
74. I permessi in causa in cui le interdizioni di costruire hanno dunque aggravato le conseguenze, hanno violato l’articolo 1 (P1-1), e questo nel capo dei due richiesti.
d) Sull’osservazione dell’articolo 1 (P1-1)per ci? che riguarda le interdizioni di costruire
75. Tenuto conto di ci? che precede, la Corte non stima necessario di determinare se le interdizioni di costruire, considerate in s?, infrangevano anche l’articolo 1 (P1-1).
II. SULLA VIOLAZIONE ADDOTTA DEGLI ARTICOLI 17 E 18 DELLA CONVENZIONE, COMBINATI CON L’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO NO 1 (ART. 17+P1-1, ART. 18+P1-1)
76. I richiedenti derivano anche argomento dagli articoli 17 e 18 (art. 17, art. 18) della Convenzione. Affermano avere sopportato nell’esercizio del loro diritto al rispetto dei loro beni “delle limitazioni pi? ampie di quelle contemplata” all’articolo 1 del Protocollo no 1 (P1-1) ed perseguendo uno “scopo” di cui non parla suddetto articolo.
La Commissione unanime conclude alla mancanza di violazione.
Avendo constatato che l’articolo 1 del Protocollo no 1 (P1-1) si trovava infranto, la Corte non giudica dovere mettersi in pi? sul terreno degli articoli 17 e 18 della Convenzione (art. 17, art. 18).
III. SU LA VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ARTICOLO 14 DELLA CONVENZIONE, COMBINATO CON L’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO NO 1 (ART. 14+P1-1)
77. Invocando l’articolo 14 della Convenzione, composto con l’articolo 1 del Protocollo no 1 (art. 14+P1-1) i richiedenti si definiscono vittime di una discriminazione rispetto a due categorie di proprietari: quelli di immobili non espropriati e quelli di immobili espropriati secondo le modalit? che quadrano col diritto svedese e la Convenzione.
La Corte non aderisce a questa tesi che nessuno documento della pratica viene a rinforzare.
IV. SULLA VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ARTICOLO 6 PARAGRAFO 1 DELLA CONVENZIONE (ART. 6-1)
78. Secondo i richiedenti, le loro lagnanze relative ai permessi di espropriare che colpiscono i loro immobili non sono state trattate dai tribunali svedesi, n? non potevano esserlo; adducono a questo riguardo la violazione dell’articolo 6 paragrafo 1 (art. 6-1) della Convenzione che si legge cos?:
“Ogni persona ha diritto a ci? che la sua causa sia equamente sentita, pubblicamente, ed in un termine ragionevole, da un tribunale indipendente ed imparziale, stabilito dalla legge che decider?, sia delle contestazioni sui suoi diritti ed obblighi di carattere civile, sia della fondatezza di ogni accusa in materia penale diretta contro lei”.
A. Sull’applicabilit? dell’articolo 6 paragrafo 1 (art. 6-1)
79. Il diritto di propriet? dei richiedenti riveste sicuramente un carattere civile che non si ? prestato a discussione nello specifico del resto. Resta da sapere se una “contestazione” ? sorta al suo argomento tra i richiedenti e le autorit? svedesi.
80. Pure riconoscendo che un procedimento di espropriazione tocca un diritto di carattere civile, la Commissione stima che i permessi a espropriare accordati in virt? della legge di 1917 non troncavano delle contestazioni sui diritti ed obblighi di carattere civile dei proprietari. Conclude che il procedimento amministrativo di rilascio poi di proroga dei permessi che colpiscono gli immobili dei richiedenti sfuggiva all’imperativo dell’articolo 6 paragrafo 1 (art. 6-1).
La Corte non saprebbe condividere questo avviso. Nella sua sentenza Le Compte, Van Leuven e De Meyere del 23 giugno 1981, ha precisato che l’articolo 6 paragrafo 1( art. 6-1) non vale solamente per un procedimento gi? iniziato: pu? invocarlo anche chiunque, stimando illegale un’ingerenza nell’esercizio di uno dei suoi diritti, di carattere civile, si lamenta di non avere avuto l’occasione di sottoporre uguale contestazione ad un tribunale che soddisfa le esigenze dell’articolo 6 paragrafo 1 (art. 6-1″) (serie A no 43, p. 20, paragrafo 44) con rinvio alla sentenza Golder del 21 febbraio 1975 (serie A no 18). Importa poco che la contestazione riguardi un atto amministrativo preso con l’autorit? competente ed in virt? di prerogative di potere pubblico (vedere, mutatis mutandis, la sentenza Ringeisen del 16 luglio 1971, serie A no 13, p. 39, paragrafo 94, e la sentenza K?nig del 28 giugno 1978, serie A no 27, p. 32, paragrafo 94).
Nell’occorrenza, gli interessati sottolineano che non hanno avuto la facolt? di investire un tribunale abilitato a deliberare sulla situazione creata dal rilascio o proroga dei permessi di espropriare.
81. A proposito della legalit? stessa di questo rilascio o proroga, la successione Sporrong e la Sig.ra L. invocano la pratica che voleva che il termine normale di citazione a comparire dinnanzi al tribunale fondiario fosse di un anno (paragrafo 67 sopra); sostengono che i lunghi termini accordati nel loro caso non erano compatibili con la legge svedese. In quanto al Governo, respinge questa interpretazione. La Corte ricorda che non stima dovere svuotare la controversia (paragrafo 68 sopra). L’esistenza ed la seriet? di questa mostrano tuttavia che si pone un problema allo sguardo dell’articolo 6 paragrafo 1 (art. 6-1). Dal momento che i richiedenti giudicavano illegali l’adozione o proroga di misure che raggiungono il loro diritto di propriet? ed in vigore per le durate come quelle osservate nello specifico, avevano diritto a ci? che un tribunale troncasse questa questione di diritto interno.
82. Gli interessati denunciano anche l’impossibilit? di ricercare in giustizia il risarcimento del danno causato dai permessi di espropriare, cos? come con le interdizioni di costruire. La Corte non giudica necessaria di esaminare questa tesi poich? ha appena concluso l’esistenza di una contestazione.
83. In riassunto, i permessi di espropriare che colpiscono gli immobili dei richiedenti avevano munto ad un diritto “di carattere civile” ed avevano dato luogo, per ci? che riguarda la loro durata di validit?, ad una “contestazione”, al senso dell’articolo 6 paragrafo 1 (art. 6-1).
B. Sull’osservazione dell’articolo 6 paragrafo 1 (art. 6-1)
84. La Corte deve assicurarsi che il diritto svedese accordava ai richiedenti il “diritto ad un tribunale” di cui uno degli aspetti ? il diritto di accesso, ossia il diritto di investire un tribunale competente in materia civile (sentenza Golder precitato, serie A no 18, p. 18, paragrafo 36). Gli occorre ricercare dunque se la successione Sporrong e la Sig.ra L?nnroth hanno potuto impegnare un procedimento giudiziale per contestare la legalit? delle decisioni del consiglio comunale e del governo nel campo del rilascio o proroga dei permessi di espropriare di lunga durata.
1. Il controllo della legalit? delle decisioni del consiglio comunale
85. Secondo il Governo, i richiedenti avrebbero potuto mettere in causa la regolarit? delle decisioni con le quali la municipalit? di Stoccolma chiedeva al governo di rilasciare o prorogare suddetti permessi.
Certo, per quanto ne avrebbero preso cognizione malgrado la mancanza, addotta da essi, di notificazione individuale, sarebbe stato loro lecito investire il consiglio amministrativo di contea poi, all’occorrenza, la Corte amministrativa suprema (paragrafo 43 sopra). Queste domande costituivano tuttavia, solamente delle misure preparatorie; in s?, non recavano ancora offesa ad un diritto di carattere civile. La loro legalit? non dipendeva inoltre, necessariamente dagli stessi criteri di quella delle decisioni definitive adottate a questo riguardo dal governo.
2. Il controllo della legalit? delle decisioni del governo
86. Le decisioni governative di rilascio e di proroga dei permessi, non sono suscettibili di ricorso dinnanzi alle giurisdizioni amministrative.
In verit?, i proprietari possono contestare la regolarit? invitando la Corte amministrativa suprema a riaprire il procedimento, ma devono in pratica basarsi su dei motivi identici o analoghi a quelli enumerati al capitolo 58, articolo 1, del codice di procedimento giudiziale (paragrafo 50 sopra). In pi?, si tratta di una via di ricorso straordinario – il Governo ne conviene – ed utilizzata raramente. La Corte amministrativa suprema non conosce del merito delle cause quando controlla l’ammissibilit? di un tale ricorso; a questo stadio dunque, non procede ad un esame completo di misure che toccano un diritto di carattere civile (vedere, mutatis mutandis, la sentenza Le Compte, Van Leuven e De Meyere precitata, serie A no 43, pp. 23, 24 e 26, paragrafo 51, 54 e 60). Pari esame non potrebbe avere luogo, dinnanzi a lei o una giurisdizione o autorit? di rinvio anteriormente investita se non tramite una richiesta dichiarata da lei accettabile. In breve, il ricorso non soddisfaceva alle esigenze dell’articolo 6 paragrafo 1 (art. 6-1).
87. In riassunto, la causa della successione Sporrong e della Sig.ra L.non ? potuta essere sentita da un tribunale che godeva della pienezza di giurisdizione. C’? stata dunque violazione dell’articolo 6 paragrafo 1 (art. 6-1) nel capo dei due richiesti.
V. SULLA VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ARTICOLO 13 (ART. 13) DELLA CONVENZIONE,
88. I richiedenti si affermano privati di ogni ricorso effettivo dinnanzi ad una “istanza” nazionale contro le violazioni che denunciano; invocano l’articolo 13 (art. 13) ai termini del quale
“Ciascuna persona di cui il diritto e libert? riconosciuti nella presente Convenzione sono stati violati, ha diritto alla concessione di un ricorso effettivo dinnanzi ad un’istanza nazionale, allora stesso che la violazione sarebbe stata commessa dalle persone che agiscono nell’esercizio delle loro funzioni ufficiali.”
Nel suo rapporto, la Commissione esprime l’avviso che c’? stata incomprensione di suddetto articolo (art. 13). Il Governo combatte questa opinione, soprattutto nel suo esposto del

Testo Tradotto

Conclusion Violation de P1-1 ; Violation de l’Art. 6-1 ; Non-violation de l’art. 14+P1-1 ; Non-lieu ? examiner des art. 18+P1-1, 17+P1-1 et 13 ; Satisfaction ?quitable r?serv?e
COUR (PL?NI?RE)

AFFAIRE SPORRONG ET L?NNROTH c. SUEDE

(Requ?te no 7151/75; 7152/75)

ARR?T

STRASBOURG

23 septembre 1982

En l?affaire Sporrong et L?nnroth,

La Cour europ?enne des Droits de l?Homme, statuant en s?ance pl?ni?re par application de l?article 48 de son r?glement et compos?e des juges dont le nom suit:

MM. G. WIARDA, pr?sident,

M. ZEKIA,

J. CREMONA,

TH?R VILHJ?LMSSON,

W. GANSHOF VAN DER MEERSCH,

Mme D. BINDSCHEDLER-ROBERT,

MM. G. LAGERGREN,

L. LIESCH,

F. G?LC?KL?,

F. MATSCHER,

J. PINHEIRO FARINHA,

E. GARCIA DE ENTERR?A,

L.-E. PETTITI,

B. WALSH,

Sir Vincent EVANS,

MM. R. MACDONALD,

C. RUSSO,

R. BERNHARDT,

J. GERSING,

ainsi que de MM. M.-A. EISSEN, greffier, et H. PETZOLD, greffier adjoint,

Apr?s avoir d?lib?r? en chambre du conseil les 24 et 25 f?vrier, puis les 28 et 29 juin 1982,

Rend l?arr?t que voici, adopt? ? cette derni?re date:

PROCEDURE

1. L?affaire Sporrong et L?nnroth a ?t? d?f?r?e ? la Cour par le gouvernement du Royaume de Su?de (“le Gouvernement”) et la Commission europ?enne des Droits de l?Homme (“la Commission”). A son origine se trouvent deux requ?tes (no 7151/75 et 7152/75) dirig?es contre la Su?de et que les h?ritiers de M. E. S. et Mme. I. M. L., de nationalit? su?doise, avaient introduites en 1975, en vertu de l?article 25 (art. 25) de la Convention de sauvegarde des Droits de l?Homme et des Libert?s fondamentales (“la Convention”), devant la Commission qui en ordonna la jonction le 12 octobre 1977.

2. La requ?te du Gouvernement et la demande de la Commission ont ?t? d?pos?es au greffe de la Cour dans le d?lai de trois mois ouvert par les articles 32 par. 1 et 47 (art. 32-1, art. 47), les 10 et 16 mars 1981 respectivement. La premi?re invite la Cour ? statuer sur l?interpr?tation et l?application de l?article 13 (art. 13) ? la lumi?re des faits de la cause. La seconde renvoie aux articles 44 et 48 (art. 44, art. 48) ainsi qu?? la d?claration du Royaume de Su?de reconnaissant la juridiction obligatoire de la Cour (article 46) (art. 46); elle vise ? obtenir une d?cision de celle-ci sur le point de savoir s?il y a eu ou non, de la part de l?Etat d?fendeur, un manquement aux obligations lui incombant aux termes des articles 6 par. 1, 13, 14, 17 et 18 de la Convention et 1 du Protocole no 1 (art. 6-1, art. 13, art. 14, art. 17, art. 18, P1-1).

3. La chambre de sept juges ? constituer comprenait de plein droit M. G. Lagergren, juge ?lu de nationalit? su?doise (article 43 de la Convention) (art. 43), et M. G. Wiarda, pr?sident de la Cour (article 21 par. 3b, du r?glement). Le 25 avril 1981, celui-ci a d?sign? par tirage au sort, en pr?sence du greffier, les cinq autres membres, ? savoir M. R. Ryssdal, M. D. Evrigenis, M. F. Matscher, M. L.-E. Pettiti et M. M. S?rensen (articles 43 in fine de la Convention et 21 par. 4 du r?glement) (art. 43).

4. M. Wiarda a assum? la pr?sidence de la Chambre (article 21 par. 5 du r?glement). Par l?interm?diaire du greffier, il a recueilli l?opinion de l?agent du Gouvernement, ainsi que celle des d?l?gu?s de la Commission, au sujet de la proc?dure ? suivre. Le 8 mai, il a d?cid? que l?agent aurait jusqu?au 8 ao?t 1981 pour pr?senter un m?moire et que les d?l?gu?s pourraient y r?pondre par ?crit dans les deux mois du jour o? le greffier le leur aurait communiqu?.

Le m?moire du Gouvernement est parvenu au greffe le 31 juillet. Le 15 septembre, le secr?taire de la Commission a inform? le greffier que les d?l?gu?s y r?pondraient lors des d?bats et demandaient le report au 31 octobre de l??ch?ance du d?lai afin de lui adresser des observations des requ?rants. Le pr?sident y a consenti le 21 septembre.

5. A la suite de la d?mission de M. S?rensen et d?un emp?chement de M. Wiarda, MM. Pinheiro Farinha et Garc?a de Enterr?a, ? l??poque premier et deuxi?me juges suppl?ants, ont ?t? appel?s ? si?ger ? titre de membres de la Chambre (article 22 par. 1 du r?glement) et M. Ryssdal a assum? la pr?sidence (article 21 par. 5). Le 24 septembre, la Chambre a r?solu, en vertu de l?article 48 du r?glement, de se dessaisir avec effet imm?diat au profit de la Cour pl?ni?re, “consid?rant que l?affaire soulev(ait) des questions graves qui touch(aient) ? l?interpr?tation de la Convention (…), en particulier sur le terrain des articles 6 et 13 (art. 6, art. 13)”.

6. Les observations du repr?sentant des requ?rants sont parvenues au greffe le 28 octobre 1981 par l?interm?diaire du secr?taire adjoint de la Commission.

7. Le 15 janvier 1982, le pr?sident de la Cour a fix? au 23 f?vrier la date d?ouverture de la proc?dure orale apr?s avoir consult? agent du Gouvernement et d?l?gu?s de la Commission par l?interm?diaire du greffier.

Le 18 f?vrier, il a charg? ce dernier d?obtenir un document aupr?s de la Commission qui l?a produit le 3 mars.

8. Les d?bats se sont d?roul?s en public le 23 f?vrier, au Palais des Droits de l?Homme ? Strasbourg. La Cour avait tenu la veille une r?union pr?paratoire.

Ont comparu:

– pour le Gouvernement

M. H. DANELIUS, ambassadeur,

directeur des affaires juridiques et consulaires au minist?re des affaires ?trang?res, agent,

M. L. BECKMAN, chef de division

au minist?re de la justice,

M. G. REGNER, conseiller juridique

au minist?re de la justice, conseils;

– pour la Commission

M. J. FROWEIN,

M. T. OPSAHL, d?l?gu?s,

Me M. HERNMARCK,

M. H. T., conseils des requ?rants

devant la Commission, assistant les d?l?gu?s (article 29

par. 1, seconde phrase, du r?glement de la Cour).

La Cour a entendu en leurs d?clarations, de m?me qu?en leurs r?ponses ? ses questions et ? celles de deux de ses membres, M. Frowein, M. Opsahl et Me Hernmarck pour la Commission, M. Danelius pour le Gouvernement.

FAITS

I. LES CIRCONSTANCES DE L?ESP?CE

9. Les deux requ?tes ont trait aux cons?quences pour les h?ritiers de M. S. et pour Mme L., en leur qualit? de propri?taires de permis d?exproprier de longue dur?e et d?interdictions de construire.

A. La succession Sporrong

10. Dot?e de la personnalit? juridique, la “succession Sporrong” se compose de Mme M. S., M. C.-O. S. et Mme B. A., coh?ritiers indivis de M. E. S. et qui vivent ? Stockholm ou dans les environs. Elle est propri?taire ? Stockholm, dans le quartier central de Nedre Norrmalm, d?un immeuble appel? “Riddaren no 8” et o? s??l?ve un b?timent datant des ann?es 1860. Lors de l?exercice fiscal 1975, la valeur imposable de cet immeuble se montait ? 600.000 couronnes su?doises.

1. Le permis d?exproprier

11. Le 31 juillet 1956, en vertu de l?article 44 de la loi de 1947 sur la construction (byggnadslagen – “la loi de 1947”), le gouvernement accorda ? la municipalit? de Stockholm un permis d?exproprier (expropriationstillst?nd) par zone qui frappait 164 immeubles dont celui de la succession Sporrong. La ville entendait construire un viaduc qui enjamberait l?une des art?res commer?antes du centre de la capitale et dont l?un des piliers reposerait sur l??lot “Riddaren”. Le nouvel ouvrage d?art d?boucherait sur une grande transversale de d?gagement, tandis que le reste de “Riddaren” serait am?nag? en parc de stationnement pour automobiles.

En application de la loi de 1917 sur l?expropriation (expropriationslagen – “la loi de 1917”), le gouvernement fixa ? cinq ans le d?lai pendant lequel on pourrait proc?der ? l?expropriation; avant la fin de cette p?riode, la municipalit? devrait citer les propri?taires ? compara?tre devant le tribunal foncier (fastighetdomstolen) pour la fixation des indemnit?s, faute de quoi le permis serait caduc.

12. En juillet 1961, ? la demande de la ville, le gouvernement prorogea ce d?lai jusqu?au 31 juillet 1964. Sa d?cision concernait 138 immeubles, dont “Riddaren no 8”. Aux immeubles frapp?s d?expropriation ne correspondait ? l??poque aucun plan d?urbanisme (stadsplan).

13. Le 2 avril 1964, le gouvernement consentit ? la municipalit? une nouvelle prorogation du permis d?exproprier; applicable ? 120 des 164 immeubles vis?s au d?part, parmi lesquels “Riddaren no 8”, elle ?tait valable jusqu?au 31 juillet 1969. La ville avait pr?par? un plan g?n?ral d?am?nagement de Nedre Norrmalm, appel? “Cit? 62”, qui privil?giait l??largissement des rues au b?n?fice des moyens de transport individuel et des pi?tons.

Ult?rieurement, “Cit? 67”, plan g?n?ral r?vis? d?am?nagement de Nedre Norrmalm et d??stermalm (autre quartier du centre ville), souligna la n?cessit? d?am?liorer les transports publics gr?ce ? un meilleur r?seau de rues. Une partie des terrains servirait ? l??largissement des chauss?es, mais avant toute d?cision d?finitive il fallait statuer sur l?utilisation des autres parcelles. Selon les estimations, le plan r?vis?, qui avait la m?me nature que “Cit? 62”, devait ?tre ex?cut? avant 1985.

14. En juillet 1969, la municipalit? sollicita pour certains immeubles, dont “Riddaren no 8″, une troisi?me prolongation du permis d?exproprier. Elle signalait que les motifs d?expropriation ?nonc?s dans les plans ” Cit? 62″ et “Cit? 67” demeuraient valables. Le 14 mai 1971, le gouvernement fixa au 31 juillet 1979, soit dix ans ? partir de la date de la demande, le terme du d?lai d?engagement de la proc?dure judiciaire visant ? fixer l?indemnit?.

En mai 1975, la municipalit? pr?senta des plans remani?s d?apr?s lesquels on ne devait ni modifier l?usage de “Riddaren no 8” ni toucher au b?timent existant.

A sa demande, le gouvernement annula, le 3 mai 1979, le permis d?exproprier (paragraphe 29 ci-dessous).

15. La succession Sporrong n?a jamais tent? de mettre en vente son immeuble.

2. L?interdiction de construire

16. D?s les 11 juin 1954, le conseil administratif de comt? (l?nsstryrelsen) de Stockholm avait frapp? “Riddaren no 8” d?une interdiction de construire (byggnadsf?rbud), au motif que le viaduc et la transversale de d?gagement projet?s en affecteraient la jouissance. Par la suite il prorogea l?interdiction jusqu?au 1er juillet 1979.

17. La succession Sporrong b?n?ficia en 1970 d?une d?rogation ? l?interdiction pour ?largir la porte d?entr?e. Elle n?a jamais sollicit? d?autre d?rogation.

18. Au total, la dur?e du permis d?exproprier et de l?interdiction de construire concernant “Riddaren no 8” a atteint vingt-trois et vingt-cinq ans respectivement.

B. Mme L?nnroth

19. Mme I. M. L?nnroth r?side ? Stockholm o? elle est propri?taire pour les trois quarts d?un immeuble sis “Barnhuset no 6”, dans le quartier de Nedre Norrmalm, et comportant deux b?timents de 1887-1888 donnant l?un sur la rue, l?autre sur l?arri?re. La valeur imposable de la part de la requ?rante s??levait ? 862.500 couronnes su?doises lors de l?exercice fiscal 1975.

1. Le permis d?exproprier

20. Le 24 septembre 1971, le gouvernement autorisa la municipalit? de Stockholm ? exproprier 115 immeubles, dont “Barnhuset no 6”, et arr?ta au 31 d?cembre 1979, soit dix ans ? partir de la date de la demande de la municipalit?, le terme du d?lai d?engagement de la proc?dure judiciaire visant ? fixer l?indemnit?. Il justifiait sa d?cision par le plan “Cit? 67” qui pr?voyait la construction d?un parc de stationnement ? ?tages sur l?emplacement de l?immeuble de la requ?rante.

21. Toutefois, les travaux dans ce quartier furent diff?r?s et de nouveaux plans mis ? l??tude. Estimant que son immeuble avait besoin de r?parations urgentes, Mme L. pria le gouvernement de retirer le permis d?exproprier. La municipalit? r?pondit que les plans existants n?autorisaient aucune d?rogation et le gouvernement rejeta la requ?te, le 20 f?vrier 1975, au motif qu?il ne pouvait r?voquer le permis sans le consentement expr?s de la municipalit?.

Le 3 mai 1979, ? la demande de cette derni?re, le gouvernement annula ledit permis (paragraphe 29 ci-dessous).

22. Sa situation financi?re contraignit Mme L. ? chercher ? vendre son immeuble. Elle s?y effor?a ? sept reprises entre 1970 et 1975, mais les amateurs se r?cus?rent apr?s avoir consult? les services municipaux. Quant aux locataires, il lui arriva parfois d?avoir de la peine ? en trouver.

2. L?interdiction de construire

23. Le 29 f?vrier 1968, le conseil administratif de comt? de Stockholm d?cida de frapper “Barnhuset no 6” d?une interdiction de construire, le terrain ?tant destin? ? un parc de stationnement. Par la suite, il renouvela cette interdiction jusqu?au 1er juillet 1980.

24. Mme L. obtint en 1970 une d?rogation pour des travaux d?am?nagement au troisi?me ?tage; elle n?en a jamais demand? d?autres.

Elle ne r?ussit pas ? contracter un pr?t lorsqu?un des principaux cr?anciers hypoth?caires de l?immeuble exigea, au d?but des ann?es 1970, le ravalement de la fa?ade.

25. En r?sum?, l?immeuble de Mme L.est demeur? sous le coup d?un permis d?exproprier et d?une interdiction de construire pendant huit et douze ans respectivement.

C. La politique urbanistique de la municipalit? de Stockholm

26. Depuis plusieurs d?cennies, le coeur de Stockholm conna?t une ?volution spectaculaire, comparable ? celle de bien des villes reconstruites apr?s avoir ?t? d?truites ou s?rieusement endommag?es, elles, pendant la deuxi?me guerre mondiale.

27. Nedre Norrmalm est un quartier qui regroupait l?essentiel des fonctions vitales – administratives et commerciales – de la capitale. Vers 1945, on estima qu?il devait ?tre restructur? pour pouvoir les remplir correctement. Il fallait, par exemple, le doter d?un r?seau de rues ad?quat. En outre, la plupart des b?timents ?taient v?tustes et mal entretenus. Une ample op?ration de reconversion s?imposait tant pour fournir des locaux appropri?s aux bureaux et commerces que pour cr?er un cadre de travail sain et hygi?nique. Introduite par une loi de 1953 qui modifiait, entre autres, l?article 44 de la loi de 1947, l?expropriation par zone devint l?instrument cl? de la r?alisation des plans de la municipalit?. En moins de dix ans, on d?molit plus d?une centaine d??difices. Certains emplacements ainsi d?gag?s furent utilis?s pour le percement de voies nouvelles, d?autres int?gr?s dans des ensembles plus vastes et plus pratiques.

28. Durant les ann?es 1970, la politique urbanistique ? Stockholm a consid?rablement ?volu?. Loin de pr?coniser l?ouverture de p?n?trantes, les ?diles s?efforcent d?sormais de r?duire le nombre des automobiles dans la capitale. Adopt? le 19 juin 1978, le plan “Cit? 77” exprime cette nouvelle politique. Il prescrit une r?novation urbaine fond?e avant tout sur une reconstruction progressive qui tienne compte de l?actuel tissu urbain. Il envisage la conservation et la restauration de la plupart des ?difices existants.

29. Le 3 mai 1979, le gouvernement satisfit ? une demande pr?sent?e par la municipalit? en octobre 1978: il annula pour quelque soixante-dix immeubles, dont ceux des requ?rant, les permis d?exproprier d?livr?s en 1956 et 1971. En effet, il apparaissait dor?navant improbable que la ville e?t besoin d?acqu?rir ces immeubles pour r?aliser son nouveau plan d?urbanisme.

30. Nonobstant les difficult?s cr??es pas l?existence de permis d?exproprier par zone, soixante-dix immeubles touch?s ? Stockholm par un tel permis ont pu se vendre.

II. LA L?GISLATION EN CAUSE

A. Le droit de l?urbanisme

31. La loi de 1947 constitue le principal instrument juridique de la politique d?urbanisme en Su?de. Elle pr?voit ? cette fin des sch?mas directeurs et des plans d?urbanisme.

32. Le sch?ma directeur (generalplan) est ?labor? par la municipalit? dans la mesure o? il s?impose pour d?finir les grandes orientations auxquelles se conformeront des plans plus d?taill?s. Son adoption rel?ve du conseil municipal (kommunfullm?ktige) qui peut saisir, pour ratification, le conseil administratif de comt? (article 10) – avant le 1er janvier 1973, le gouvernement.

33. Quant au plan d?urbanisme, il vaut pour celles des zones urbaines o? le besoin s?en fait sentir (article 24). Plus d?taill? que le sch?ma directeur, il d?finit la vocation des divers espaces – habitations, rues, places, espaces verts, etc. – et peut aussi comporter des indications plus pr?cises au sujet de leur destination (article 25). Adopt? par le conseil municipal, il doit ?tre approuv? par le conseil administratif de comt?. Au cours de cette proc?dure, les propri?taires ont ? diverses reprises la facult? de pr?senter leurs arguments devant plusieurs organes puis, en dernier ressort, d?attaquer la d?cision d?adoption du plan.

34. Dans certains cas, sch?mas directeurs et plans d?urbanisme sont soumis au gouvernement pour d?cision.

35. Conjointement avec ces moyens – ou ind?pendamment d?eux -, les autorit?s su?doises peuvent recourir aux expropriations ainsi qu?aux interdictions de construire, ces mesures n?ayant pas n?cessairement un lien juridique entre elles.

1. Les expropriations

36. En mati?re d?expropriations, la l?gislation applicable en l?esp?ce r?sultait principalement de la loi de 1917, remplac?e ? compter du 1er janvier 1973 par la loi de 1972 sur l?expropriation (“la loi de 1972”). S?y ajoutait, sur certains points, la loi de 1947.

37. La d?cision d?autoriser l?expropriation appartient au gouvernement. Elle rev?t la forme d?un permis d?exproprier et se fonde sur les diverses conditions pos?es par la loi. La d?livrance du permis n?entra?ne pas automatiquement une mesure d?ex?cution; elle habilite seulement une autorit? publique donn?e (ou, dans des cas exceptionnels, un particulier ou une soci?t?) ? proc?der, au besoin, ? l?expropriation. Laissant intact le droit du propri?taire de vendre, de louer ou d?hypoth?quer son immeuble, elle est assortie d?un d?lai durant lequel l?expropriant doit entamer une proc?dure judiciaire visant ? fixer l?indemnit?, faute de quoi le permis devient caduc. La loi de 1971 restait muette sur la dur?e de ce d?lai ou la prolongation de la validit? des permis.

L?expos? des motifs du projet d?o? est sortie la loi de 1972 a signal? les inconv?nients que pr?sentent pour les propri?taires les permis d?exproprier – incertitude, r?duction des possibilit?s de disposer de leurs biens, embarras pour engager des frais – et qui s?aggravent avec le temps.

C?est pourquoi la loi de 1972 pr?cise en son chapitre 3, article 6 par. 1 (traduction du su?dois):

“Les permis d?exproprier doivent prescrire un d?lai de citation ? compara?tre en vue d?une proc?dure judiciaire. Il peut ?tre prorog? pour des motifs particuliers. La demande de prorogation doit ?tre pr?sent?e avant l?expiration du d?lai. Si le propri?taire apporte la preuve d?un dommage fortement accru du fait que la question de l?expropriation demeure pendante, le d?lai peut, ? sa demande, ?tre abr?g?. La d?cision de raccourcir le d?lai ne saurait intervenir avant un an ? dater de la d?livrance du permis d?exproprier.”

L?expropriation ne s?ach?ve qu?une fois fix?e et vers?e l?indemnit?. Le tribunal foncier a comp?tence en la mati?re; ses jugements peuvent ?tre attaqu?s devant la cour d?appel et, en dernier ressort, la Cour supr?me.

38. Avant le 1er juillet 1953, l?expropriation ne portait que sur des immeubles d?termin?s; chaque demande de permis d?exproprier indiquait en d?tail la destination que l?expropriant entendait donner au bien expropri?.

Les pr?sentes requ?tes concernent un autre type d?expropriation, appel? expropriation par zone. Le texte applicable fut promulgu? en 1953, par voie d?amendement ? l?article 44 de la loi de 1947, et abrog? en 1971 ? compter du 1er janvier 1972. Il se lisait ainsi (traduction du su?dois):

“S?il est jug? n?cessaire, pour les besoins des transports publics ou de l?urbanisme, de proc?der au r?am?nagement complet d?un quartier ? forte densit? de population, et si ledit r?am?nagement ne peut s?effectuer que sous forme de reconstruction du quartier entier, le Roi peut – lorsque les mesures de r?am?nagement mettent en jeu l?adoption ou la modification d?un plan d?urbanisme pour le quartier int?ress? – accorder ? la municipalit? le droit de racheter les terrains n?cessaires au r?am?nagement ainsi que tout terrain sis dans le m?me quartier ou ? proximit? imm?diate et ayant des chances de b?n?ficier d?une plus-value consid?rable en raison de la r?alisation du plan (…).”

Des dispositions correspondant ? cet article 44 furent ins?r?es dans la loi de 1917 du 1er janvier au 31 d?cembre 1972; elles figurent d?sormais dans la loi de 1972 (chapitre 2, article 1).

Les expropriations par zones ont ainsi ?t? con?ues comme un instrument des grands projets d?urbanisme. Les permis auxquels elles donnent lieu peuvent ?tre d?livr?s d?s qu?un nouveau plan d?urbanisme se trouve ? l??tude, c?est-?-dire avant m?me que ses modalit?s n?aient ?t? pr?vues dans le d?tail.

39. Selon l?article 11 des clauses transitoires de la loi de 1972, les demandes de permis d?exproprier formul?es avant l?entr?e en vigueur de cette nouvelle loi restent r?gies par l?ancienne.

40. Tout comme celle de 1917, la loi de 1972 n?envisage aucune possibilit? d?indemnisation pour les dommages d?coulant de la dur?e ou de la non-utilisation des permis d?exproprier. Son chapitre 5, article 16, m?nage toutefois une exception: donnent lieu ? indemnit? les dommages r?sultant de la d?livrance d?un permis d?exproprier si l?expropriant a engag? une proc?dure judiciaire visant ? fixer l?indemnit?, puis y a renonc?.

2. Les interdictions de construire

41. La loi de 1947 prohibe toute nouvelle construction non conforme au plan d?urbanisme (article 34). Avant m?me et jusqu?? l?adoption d?un tel plan par les autorit?s municipales et ? son approbation par les autorit?s r?gionales, elle permet d?interdire ? titre conservatoire tous travaux de construction (article 35 combin? avec les articles 14 et 15 de la loi de 1947). Son article 15 pr?voit (traduction du su?dois):

“S?il se pose une question relative ? une demande d?adoption d?un sch?ma directeur applicable ? une zone donn?e ou de modification d?un sch?ma directeur d?j? approuv?, le conseil administratif de comt? peut, ? la demande de la municipalit?, interdire toute nouvelle construction (nybyggnad) dans cette zone. L?interdiction reste en vigueur tant que le conseil municipal n?a pas statu? en la mati?re, mais pour une dur?e d?un an au plus. En cas de besoin, le conseil administratif de comt? peut, ? la demande de la municipalit?, prolonger la dur?e de validit? de l?interdiction de construire pour des p?riodes n?exc?dant pas deux ans chacune.

Le conseil administratif de comt? ou, selon des r?gles ?tablies par le gouvernement, le Conseil de la construction (byggnadsn?mnd) peuvent accorder des d?rogations ? l?interdiction de construire mentionn?e au paragraphe premier.”

Le m?me principe s?applique lorsque les autorit?s envisagent d?adopter un nouveau plan d?urbanisme ou de modifier un plan existant (article 35 de la loi de 1947). Il ne concerne que les constructions nouvelles. Toutefois, l?article 158 de la loi de 1947 pr?voit que les dispositions relatives ? celles-ci valent aussi “pour toute transformation d?un b?timent existant qui, selon des r?gles ?tablies par le gouvernement, peut ?tre class?e parmi les constructions nouvelles”. Une r?gle de cet ordre figure ? l?article 75 du d?cret de 1959 sur la construction (byggnadsstadgan), ainsi libell? (traduction du su?dois):

“Par ?construction nouvelle? on entend:

a) l??dification d?un b?timent enti?rement nouveau;

b) l?extension lat?rale ou verticale d?un b?timent existant;

c) la reconstruction ou autre transformation, ext?rieure ou int?rieure, d?un b?timent, dont l?importance est telle qu?on peut l?assimiler ? une reconstruction;

d) l?am?nagement, total ou partiel, d?un b?timent en vue d?un usage substantiellement diff?rent de celui auquel il ?tait pr?c?demment affect?;

e) toute transformation d?un b?timent le rendant non conforme au sch?ma directeur adopt?, au plan d?urbanisme adopt? ou au plan de construction (byggnadsplan) adopt?, ou aux r?glements relatifs ? des activit?s de construction dans des zones non r?gies pas des plans d?urbanisme ou des plans de construction; et

f) toute autre transformation d?un b?timent qui, dans son ?tat pr?sent, n?est pas conforme aux plans ou r?glements susmentionn?s, sauf s?il s?agit d?un b?timent d?habitation comportant au maximum deux logements, ou des d?pendances de ce dernier.

On ne doit cependant pas consid?rer comme une ?construction nouvelle? au sens du pr?sent article l?installation d?un chauffage central, de cabinets ou d?autres ?quipements sanitaires, effectu?e dans un b?timent qui, m?me si une telle installation n?est pas autoris?e, est appel?e ? subsister en l??tat pendant une p?riode consid?rable.”

42. Dans son rapport de 1967, l?ombudsman parlementaire (Justitieombudsmannen) a mentionn? les cons?quences des interdictions de construire prolong?es et a envisag? des solutions (traduction du su?dois):

“Autant que peuvent l?indiquer les faits, dans les cas de Bor?s et d??stersund les propri?taires ne pouvaient s?attendre ? retirer aucun avantage du plan d?am?nagement urbain. Cela signifie que ce plan n?a pu leur procurer aucune r?paration pour les effets dommageables qui r?sultaient manifestement des interdictions de longue dur?e. Si dans de tels cas on n?institue pas une protection des propri?taires contre ces effets, cela veut dire que – afin de rendre la r?alisation des plans d?am?nagement urbain moins co?teuse pour les municipalit?s – un ou plusieurs propri?taires devront eux-m?mes supporter les effets d?une interdiction impos?e principalement dans l?int?r?t de la soci?t? et fortement prolong?e en raison de l?incapacit? de celle-ci ? r?gler, dans un d?lai raisonnable, les questions d?am?nagement urbain. Un tel syst?me est incompatible avec ce qui devrait pr?valoir dans un ?tat de droit.

Sans un examen approfondi, on ne peut gu?re indiquer comment prot?ger un propri?taire contre les effets dommageables d?interdictions de construire qui restent en vigueur pendant une longue p?riode. Cependant, une possibilit? consisterait ? fixer un d?lai maximal pour la validit? des interdictions temporaires. On ne saurait pourtant ais?ment consid?rer cette solution comme r?pondant aux exigences actuelles, car on ne peut pas toujours ?viter de longs d?lais imputables aux difficult?s propres ? la planification du d?veloppement urbain. Il vaudrait donc mieux accorder au propri?taire le droit de demander ? la municipalit? soit la r?paration du pr?judice qu?il peut prouver, soit le rachat du terrain quand l?interdiction est demeur?e en vigueur au-del? d?une certaine p?riode.

A une condition, toutefois: l?interdiction devrait ?tre rest?e en vigueur pendant assez longtemps et avoir eu des effets dommageables importants et non susceptibles de compensation par les avantages que les propri?taires pourraient s?attendre ? retirer du plan d?am?nagement urbain.

Compte tenu de ce qui pr?c?de, j?estime qu?il s?impose d??tudier s?il convient de pr?voir une protection du propri?taire contre les effets dommageables d?interdictions de construire temporaires mais de dur?e d?raisonnable.” Justitieombudsmannens ?mbetsber?ttelse 1967, pp. 478-479)

B. Les recours contre la puissance publique

1. Les recours contre les d?cisions des conseils municipaux

43. Au moment o? les requ?rants ont saisi la Commission, la loi de 1953 sur les communes et, pour la capitale, celle de 1957 sur la ville de Stockholm ouvraient et r?glementaient un droit de recours (kommunalbesv?r) contre les d?cisions des municipalit?s. Elles autorisaient tout citoyen de la commune – sauf exceptions – ? attaquer les d?cisions du conseil municipal devant le conseil administratif de comt?.

Ce recours ne pouvait se fonder que sur les motifs suivants: inobservation des formes l?gales, violation de la loi, exc?s de pouvoir, atteinte aux droits propres du requ?rant ou d?tournement de pouvoir. Il devait parvenir au conseil administratif de comt? dans les trois semaines de l?annonce, sur le panneau d?affichage municipal, de l?adoption du proc?s-verbal de la d?cision; ledit panneau indiquait le lieu o? le proc?s-verbal pouvait ?tre consult?.

Sauf dispositions contraires, la d?cision du conseil administratif de comt? pouvait faire l?objet d?une requ?te ? la Cour administrative supr?me (regeringsr?tten), dans le d?lai de trois semaines ? compter de sa notification au requ?rant.

Des dispositions presque identiques figurent d?sormais dans le chapitre 7 de la loi de 1977 sur les communes (kommunallagen). Elles ont ?t? l?g?rement modifi?es en 1980: ? compter du 1er janvier 1981, les recours doivent s?exercer devant la cour d?appel administrative (kammarr?tten) et non plus devant le conseil administratif de comt?.

44. Les r?gles ci-dessus s?appliquent ? la d?cision municipale de demander au gouvernement la d?livrance ou prorogation d?un permis d?exproprier.

En revanche, elles ne valent pas pour celle d?inviter le conseil administratif de comt?, ? d?livrer ou proroger une interdiction de construire: une telle demande est en effet insusceptible de recours devant une juridiction administrative.

2. Les recours contre les actes de l?administration

a) Les recours administratifs

45. En Su?de, les fonctions administratives incombent pour une large part ? des autorit?s administratives dont le m?canisme de d?cision est ind?pendant du gouvernement: ces autorit?s ne rel?vent pas des minist?res et ni le gouvernement ni les diff?rents ministres n?ont le droit de leur donner des ordres ou instructions sur la mani?re dont elles doivent appliquer la loi dans tel ou tel cas.

46. Pourtant, il est souvent possible de contester les d?cisions des autorit?s administratives devant le gouvernement.

Ainsi, la d?cision du conseil administratif de comt? de d?livrer ou proroger une interdiction de construire peut ?tre attaqu?e par voie de recours au gouvernement (article 150 par. 2 de la loi de 1947).

b) Les recours contentieux

47. D?une mani?re g?n?rale, l?administration su?doise ?chappe au contr?le des tribunaux ordinaires. Ces derniers ne connaissent des recours contre l??tat qu?en mati?re contractuelle et de responsabilit? extracontractuelle ainsi que, selon quelques lois, de d?cisions administratives.

48. Le contr?le judiciaire des actes de l?administration appartient donc avant tout ? des juridictions administratives. Elles ?manaient ? l?origine de l?administration elle-m?me et comportent trois degr?s: les tribunaux administratifs de comt? (l?nsr?tterna); les cours d?appel administratives; la Cour administrative supr?me, institu?e en 1909 sur le mod?le de certaines institutions ?trang?res, tel le Conseil d??tat fran?ais, mais qui s?en distingue sur des points fondamentaux. Compos?es de magistrats ind?pendants et inamovibles, ces juridictions jouissent en principe de pouvoirs ?tendus qui leur permettent non seulement d?annuler des actes administratifs, mais aussi de les modifier ou remplacer. En pratique, la l?galit? desdits actes se voit tr?s fr?quemment contest?e.

Ce principe souffre toutefois une importante exception: les d?cisions du gouvernement sont insusceptibles de recours.

3. Les recours contre les actes du gouvernement

49. Certaines affaires administratives – les plus importantes politiquement ou financi?rement – rel?vent, en premi?re et derni?re instance, du gouvernement. Tel est le cas des permis d?exproprier (paragraphe 37 ci-dessus).

Bien que la loi de 1971 sur l?administration publique (f?rvaltningslagen) ne s?applique pas formellement ? la proc?dure devant le gouvernement, cette derni?re doit observer plusieurs principes: droit de l?int?ress? d?acc?der ? tous les documents relatifs ? l?affaire; obligation de l?autorit? de signaler ? l?int?ress? tout document ajout? au dossier et de lui fournir l?occasion d?exprimer son avis ? son sujet; droit de l?int?ress? d?exposer ses vues oralement s?il le d?sire.

Avant que le gouvernement se prononce sur une demande de permis d?exproprier, cette derni?re est soumise au conseil administratif de comt? qui pr?pare le dossier. Le conseil a notamment pour t?che d?offrir au propri?taire la possibilit? d?exposer ses vues sur la demande; il entend aussi les autorit?s publiques qui peuvent avoir un int?r?t dans l?affaire. Une fois rassembl?s les ?l?ments n?cessaires, il les transmet au gouvernement qui peut alors trancher.

50. Les affaires examin?es par le gouvernement donnent lieu ? des d?cisions contre lesquelles il n?existe pas, en principe, de recours. Toutefois, dans des cas particuliers on peut exercer un recours extraordinaire et de port?e limit?e, appel? demande en r?ouverture de la proc?dure (resningsans?kan). Avant le 1er janvier 1975, pareille demande – qui peut aussi viser une d?cision du gouvernement agissant en tant qu?organe d?appel – ?tait adress?e ? la Cour supr?me. Depuis cette date, elle l?est ? la Cour administrative supr?me. Depuis cette date, elle l?est ? la Cour administrative supr?me (chapitre 11, article 11, de la Constitution). Les motifs de r?ouverture se trouvent ?num?r?s au chapitre 58, article 1, du code de proc?dure judiciaire (r?tteg?ngsbalken), bien que cette disposition ne lie pas formellement la Cour administrative supr?me (traduction du su?dois):

“Une fois un jugement dans une affaire civile pass? en force de chose jug?e, la r?ouverture dans l?int?r?t de l?une ou l?autre partie peut ?tre accord?e:

1. si un membre ou fonctionnaire de la juridiction s?est rendu coupable d?une infraction p?nale ou d?une faute en rapport avec le proc?s ou si une infraction en rapport avec le proc?s a ?t? commise par un avocat ou un repr?sentant l?gal, et si l?on peut supposer que l?infraction ou la faute a influ? sur l?issue de l?affaire;

2. si un document produit comme preuve ?tait falsifi? ou si une partie entendue sous serment, un t?moin, un expert ou un interpr?te a fait de fausses d?clarations, et si l?on peut supposer que ce document ou ces d?clarations ont influ? sur l?issue de l?affaire;

3. si l?on d?couvre des faits ou des ?l?ments de preuve qui, s?ils avaient ?t? port?s pr?c?demment ? la connaissance du tribunal, auraient probablement modifi? l?issue de l?affaire; ou

4. si l?application de la loi sur laquelle se fonde le jugement est manifestement contraire ? la loi elle-m?me.

La r?ouverture de la proc?dure ne peut ?tre accord?e pour la raison ?nonc?e au paragraphe 3 que si la partie int?ress?e ?tablit que selon toute probabilit? elle se trouvait dans l?incapacit? de se pr?valoir des faits ou des ?l?ments de preuve dont il s?agit devant la juridiction de premi?re instance ou d?appel, ou si elle avait un autre motif valable de ne pas le faire.”

Si, dans une affaire comme celle-ci, la Cour administrative supr?me accepte de rouvrir la proc?dure, elle peut soit r?examiner elle-m?me l?affaire, soit la renvoyer au gouvernement.

Les tr?s nombreuses d?cisions prises chaque ann?e par le gouvernement donnent lieu ? fort peu de demandes en r?ouverture de la proc?dure.

C. La responsabilit? de la puissance publique

51. Autrefois, les d?cisions des organes de l??tat et des communes dans l?exercice de la puissance publique n?engageaient pas la responsabilit? desdits organes et ne pouvaient donc pas pr?ter ? indemnisation, quoique l??tendue de cette immunit? suscit?t quelques doutes. Le droit su?dois avait pour source la jurisprudence, des lois sp?ciales et des principes coutumiers.

52. Ce droit s?applique encore sur bien des points, mais le 1er juillet 1972 est entr?e en vigueur la loi sur la responsabilit? civile (skadest?ndslagen). Elle codifie et d?veloppe une partie du droit r?gissant la r?paration du pr?judice, en mati?re extracontractuelle. Elle pr?voit que l??tat et les municipalit?s ne r?pondent pas civilement des dommages r?sultant de leurs actes. Elle introduit toutefois un changement radical: d?sormais, les actes des autorit?s publiques peuvent ouvrir un droit ? r?paration en cas de faute ou de n?gligence (chapitre 3, article 2).

A ce principe nouveau, le l?gislateur a apport? une restriction importante. En effet, aucune action en responsabilit? ne peut s?exercer ? la suite des d?cisions du parlement, du gouvernement, de la Cour supr?me, de la Cour administrative supr?me et du Tribunal national de la S?curit? sociale, ? moins qu?elles n?aient ?t? annul?es ou modifi?es (chapitre 3, article 7). Selon des commentaires faisant autorit?, une telle action doit ?tre d?clar?e d?office irrecevable par le tribunal.

PROCEDURE DEVANT LA COMMISSION

53. Les requ?rants ont saisi la Commission le 15 ao?t 1975. Ils se plaignaient d?une atteinte injustifiable au droit au respect de leurs biens, tel que le garantit l?article 1 du Protocole no 1 (P1-1). Ils d?non?aient en outre une violation de l?article 6 par. 1 (art. 6-1) de la Convention car les questions d?expropriation et d?indemnisation n?avaient pas ?t? tranch?es, dans un d?lai raisonnable, par les tribunaux su?dois, ainsi que de l?article 13 (art. 13) car aucun recours effectif devant une instance nationale ne s?offrait ? eux pour attaquer les atteintes caus?es ? leurs droits par les permis d?exproprier et les interdictions de construire. Enfin, ils all?guaient la violation de l?article 14 (art. 14) et s?appuyaient sur les articles 17 et 18 (art. 17, art. 18).

54. La Commission a retenu les deux requ?tes le 5 mars 1979 apr?s les avoir jointes le 12 octobre 1977 en vertu de l?article 29 de son r?glement int?rieur.

55. Dans son rapport du 8 octobre 1980 (article 31 de la Convention) (art. 31), elle exprime l?avis qu?il y a eu violation de l?article 13 (art. 13) de la Convention (dix voix contre deux, avec quatre abstentions). Elle conclut en revanche ? l?absence d?infraction ? l?article 1 du Protocole no 1 (P1-1) (dix voix contre trois) ? l?article 6 par. 1 (art. 6-1) (onze voix contre cinq) et aux articles 14, 17 et 18 (art. 14, art. 17, art. 18) (unanimit?) de la Convention.

Le rapport contient trois opinions s?par?es.

EN DROIT

I. SUR LA VIOLATION ALLEGUEE DE L?ARTICLE 1 DU PROTOCOLE No 1 (P1-1)

56. Les requ?rants d?noncent la longue dur?e des permis d?exproprier, assortis d?interdictions de construire, qui ont frapp? leurs immeubles. Ils y voient une atteinte illicite ? leur droit au respect de leurs biens, tel que le garantit l?article 1 du Protocole no 1 (P1-1), ainsi libell?:

“Toute personne physique ou morale a droit au respect de ses biens. Nul ne peut ?tre priv? de sa propri?t? que pour cause d?utilit? publique et dans les conditions pr?vues par la loi et les principes g?n?raux du droit international.

Les dispositions pr?c?dentes ne portent pas atteinte au droit que poss?dent les ?tats de mettre en vigueur les lois qu?ils jugent n?cessaires pour r?glementer l?usage des biens conform?ment ? l?int?r?t g?n?ral ou pour assurer le paiement des imp?ts ou d?autres contributions ou des amendes.”

57. Par son arr?t Marckx du 13 juin 1979, la Cour a pr?cis? l?objet de cet article (P1-1):

“En reconnaissant ? chacun le droit au respect de ses biens, l?article 1 (P1-1) garantit en substance le droit de propri?t?. Les mots “biens”, “propri?t?”, “usage des biens”, en anglais “possessions” et “use of property”, le donnent nettement ? penser; de leur c?t? les travaux pr?paratoires le confirment sans ?quivoque: les r?dacteurs n?ont cess? de parler de “droit de propri?t?” pour d?signer la mati?re des projets successifs d?o? est sorti l?actuel article 1 (P1-1).” (s?rie A no 31, p. 27, par. 63)

Il y a lieu de d?terminer si les requ?rants peuvent se plaindre d?une ing?rence dans ce droit et, dans l?affirmative, si elle se justifiait.

1. Sur l?existence d?une ing?rence dans le droit de propri?t? des requ?rants.

58. Les requ?rants ne contestent pas la l?galit? intrins?que des permis d?exproprier ni des interdictions de construire les concernant. En revanche, ils critiquent la longueur des d?lais accord?s ? la ville de Stockholm pour entamer la proc?dure judiciaire visant ? fixer l?indemnit? d?expropriation: cinq ans, prorog?s pour trois ans, puis pour cinq et enfin pour dix, dans le cas de la succession Sporrong; dix ans dans celui de Mme L. (paragraphes 11-14 et 20 ci-dessus). Ils d?noncent en outre le maintien en vigueur des permis d?exproprier et des interdictions de construire pendant une longue p?riode: vingt-trois et huit ans pour les premiers; vingt-cinq et douze ans pour les secondes (paragraphes 18 et 25 ci-dessus). Ils soulignent les effets n?fastes qu?auraient produits sur leur droit de propri?t? lesdites mesures ainsi combin?es. Ils auraient perdu la possibilit? de vendre leurs immeubles aux conditions normales du march?. Ils ajoutent qu?ils auraient pris des risques exag?r?s s?ils avaient consacr? des investissements ? leurs immeubles et que si malgr? tout ils avaient effectu? des travaux apr?s l?octroi d?un permis de construire, ils auraient d? s?engager ? ne pas r?clamer, apr?s expropriation, d?indemnit? au titre de la plus-value ainsi r?alis?e. Ils soutiennent en outre qu?ils auraient ?prouv? des difficult?s ? obtenir des hypoth?ques s?ils en avaient demand?. Ils rappellent enfin l?interdiction d??difier sur leur propre terrain toute “construction nouvelle”.

Sans pr?tendre avoir ?t? formellement et d?finitivement priv?s de leurs biens, la succession Sporrong et Mme L. all?guent que les permis et interdictions litigieux imposaient ? la libre jouissance et disposition de leurs immeubles des limitations excessives et ne donnant pas lieu ? indemnit?. Leur droit de propri?t? se serait ainsi trouv? vid? de sa substance pendant la dur?e de validit? des mesures en question.

59. Le Gouvernement admet que par suite du libre jeu du march?, il peut devenir plus malais? de vendre ou louer un immeuble grev? d?un permis d?exproprier et que cet inconv?nient s?accro?t en fonction de la dur?e de validit? du permis. Il reconna?t aussi que les interdictions de construire restreignent l?exercice normal du droit de propri?t?. Toutefois, il affirme que permis et interdictions sont inh?rents ? l?am?nagement urbain et ne portent pas atteinte au droit des propri?taires “au respect de (leurs) biens”, au sens de l?article 1 du Protocole no 1 (P1-1).

60. La Cour ne saurait souscrire ? cette th?se.

S?ils laissaient juridiquement intact le droit des int?ress?s ? disposer et user de leurs biens, les permis d?exproprier n?en r?duisaient pas moins dans une large mesure la possibilit? pratique de l?exercer. Ils touchaient aussi ? la substance m?me de la propri?t? en ce qu?ils reconnaissaient par avance la l?galit? d?une expropriation et autorisaient la ville de Stockholm ? y proc?der ? tout moment qu?elle trouverait opportun. Le droit de propri?t? des requ?rants devenait ainsi pr?caire et r?vocable.

De leur c?t?, les interdictions de construire limitaient sans conteste le droit des requ?rants ? user de leurs biens.

La Cour estime en outre qu?il y a lieu en principe de consid?rer ensemble les d?cisions litigieuses, quitte ? les distinguer parfois pour les besoins de l?analyse. En effet, bien qu?elles n?eussent pas n?cessairement de lien juridique entre elles (paragraphe 35 ci-dessus) et que leur dur?e de validit? diff?r?t, elles se compl?taient et poursuivaient un objectif identique: faciliter la r?alisation du d?veloppement de la cit? selon les plans successifs pr?par?s ? cet ?gard.

Les requ?rants ont donc subi une ing?rence dans leur droit de propri?t?, dont, la Commission le souligne ? juste titre, les cons?quences se sont sans nul doute aggrav?es par l?utilisation combin?e des permis d?exproprier et des interdictions de construire pendant une longue p?riode.

2. Sur la justification de l?ing?rence dans le droit de propri?t? des requ?rants

61. Reste ? rechercher si l?ing?rence ainsi constat?e enfreint ou non l?article 1 (P1-1).

Celui-ci contient trois normes distinctes. La premi?re, d?ordre g?n?ral, ?nonce le principe du respect de la propri?t?; elle s?exprime dans la premi?re phrase du premier alin?a. La deuxi?me vise la privation de propri?t? et la soumet ? certaines conditions; elle figure dans la seconde phrase du m?me alin?a. Quant ? la troisi?me elle reconna?t aux Etats le pouvoir, entre autres, de r?glementer l?usage des biens conform?ment ? l?int?r?t g?n?ral et en mettant en vigueur les lois qu?ils jugent n?cessaires ? cette fin; elle ressort du deuxi?me alin?a.

La Cour doit s?assurer de l?applicabilit? des deux derni?res de ces normes avant de se prononcer sur l?observation de la premi?re.

a) Sur l?applicabilit? de la seconde phrase du premier alin?a

62. Il ?chet de rappeler d?abord que les autorit?s su?doises n?ont pas proc?d? ? l?expropriation des immeubles des requ?rants. Ces derniers n?ont donc ? aucun moment ?t? formellement “priv?s de leur propri?t?”: ils pouvaient user de leur bien, le vendre, le l?guer, le donner ou l?hypoth?quer.

63. En l?absence d?une expropriation formelle, c?est-?-dire d?un transfert de propri?t?, la Cour s?estime tenue de regarder au-del? des apparences et d?analyser, les r?alit?s de la situation litigieuse (voir, mutatis mutandis, l?arr?t Van Droogenbroeck du 24 juin 1982, s?rie A no 50, p. 20, par. 38). La Convention visant ? prot?ger des droits “concrets et effectifs” (arr?t Airey du 9 octobre 1979, s?rie A no 32, p. 12, par. 24), il importe de rechercher si ladite situation n??quivalait pas ? une expropriation de fait, comme le pr?tendent les int?ress?s.

Aux yeux de la Cour, les effets incrimin?s (paragraphe 58 ci-dessus) d?rivent tous de la diminution de la disponibilit? des biens en cause. Ils r?sultent de limitations apport?es au droit de propri?t?, devenu pr?caire, ainsi que des cons?quences de celles-ci sur la valeur des immeubles. Pourtant, bien qu?il ait perdu de sa substance le droit en cause n?a pas disparu. Les effets des mesures en question ne sont pas tels qu?on puisse les assimiler ? une privation de propri?t?. La Cour note ? ce sujet que les requ?rants ont pu continuer ? user de leurs biens et que si les ventes d?immeubles touch?s ? Stockholm par des permis d?exproprier et des interdictions de construire ont ?t? rendues plus malais?es, la possibilit? de vendre a subsist?; selon les renseignements fournis par le Gouvernement, il y a eu plusieurs dizaines de ventes (paragraphe 30 ci-dessus).

La seconde phrase du premier alin?a ne trouvait donc pas ? s?appliquer en l?esp?ce.

b) Sur l?applicabilit? du deuxi?me alin?a

64. Les interdictions de construire s?analysaient sans conteste en une r?glementation de “l?usage des biens” des int?ress?s, au sens du deuxi?me alin?a.

65. En revanche, les permis d?exproprier n?entendaient pas limiter ou contr?ler cet usage. Repr?sentant une ?tape initiale dans le processus de privation de propri?t?, ils ne tombaient pas sous le coup du deuxi?me alin?a. Il faut les examiner au regard de la premi?re phrase du premier.

c) Sur l?observation de la premi?re phrase du premier alin?a en ce qui concerne les permis d?exproprier

66. Les griefs des requ?rants portent d?abord sur la dur?e des d?lais accord?s ? la ville de Stockholm; ils la jugent contraire tant au droit su?dois qu?? la Convention.

67. La loi de 1917 ne contenait aucune disposition sur la longueur du d?lai pendant lequel l?expropriant devait entamer une proc?dure judiciaire visant ? fixer l?indemnit? d?expropriation; elle n?en renfermait pas davantage quant ? la prolongation de la validit? des permis.

Selon la succession Sporrong et Mme L., la pratique constante depuis l?entr?e en vigueur de la loi voulait que le d?lai normal de citation ? compara?tre devant le tribunal foncier f?t d?un an. Comme en l?occurrence il a atteint respectivement cinq et dix ans, les permis initiaux manqueraient de base l?gale; il en irait de m?me des trois prorogations du permis relatif ? l?immeuble de la succession Sporrong.

L??tat d?fendeur r?pond que la d?livrance et la prorogation des permis respectaient le droit su?dois: habilit? ? fixer la dur?e du permis initial, le gouvernement aurait aussi comp?tence, en l?absence de texte en sens contraire, pour la prolonger.

68. La Cour n?estime pas devoir trancher cette controverse relative ? l?interpr?tation du droit su?dois. M?me si les permis litigieux n?allaient pas ? l?encontre de ce dernier, leur conformit? avec lui ne prouve pas leur compatibilit? avec le droit garanti par l?article 1 (P1-1).

69. La circonstance qu?ils ne relevaient ni de la seconde phrase du premier alin?a ni du deuxi?me alin?a n?implique pas que l?ing?rence dans ledit droit enfreignait la norme ?nonc?e ? la premi?re phrase du premier alin?a.

Aux fins de cette disposition, la Cour doit rechercher si un juste ?quilibre a ?t? maintenu entre les exigences de l?int?r?t g?n?ral de la communaut? et les imp?ratifs de la sauvegarde des droits fondamentaux de l?individu (voir, mutatis mutandis, l?arr?t du 23 juillet 1968 dans l?affaire “linguistique belge”, s?rie A no 6, p. 32, par. 5). Inh?rent ? l?ensemble de la Convention, le souci d?assurer un tel ?quilibre se refl?te aussi dans la structure de l?article 1 (P1-1).

L?agent du Gouvernement a reconnu la n?cessit? de pareil ?quilibre. Selon la loi sur l?expropriation, a-t-il soulign? ? l?audience de la matin?e du 23 f?vrier 1982, on ne doit pas d?livrer de permis d?exproprier si l?on peut atteindre par un autre moyen le but d?int?r?t public vis?; cette ?valuation faite, il faut mesurer pleinement les int?r?ts de l?individu et l?int?r?t public.

La Cour ne perd pas de vue cette pr?occupation du l?gislateur. De plus, elle juge naturel que dans un domaine aussi complexe et difficile que l?am?nagement des grandes cit?s, les ?tats contractants jouissent d?une grande marge d?appr?ciation pour mener leur politique urbanistique. Elle ne saurait renoncer pour autant ? son pouvoir de contr?le. Il lui appartient de v?rifier que l??quilibre voulu a ?t? pr?serv? d?une mani?re compatible avec le droit des requ?rants “au respect de (leurs) biens”, au sens de la premi?re phrase de l?article 1 (P1-1).

70. La l?gislation en vigueur ? l??poque se caract?risait par sa rigidit?. En dehors du retrait pur et simple des permis d?exproprier, qui exigeait l?accord de la municipalit?, elle n?offrait aucun moyen de modifier apr?s coup la situation des propri?taires concern?s. La Cour rel?ve ? cet ?gard que les permis accord?s ? la ville de Stockholm le furent, dans le cas de la succession Sporrong, pour cinq ans – mesure prorog?e pour trois ans, puis pour cinq et enfin pour dix – et, dans le cas de Mme L?nnroth, pour dix ans. En pratique, ils rest?rent en vigueur pendant vingt-trois et huit ans respectivement. Durant toute cette p?riode, les requ?rants demeur?rent dans une incertitude compl?te quant au sort de leur propri?t? et n?eurent pas droit ? la prise en compte, par le gouvernement su?dois, des difficult?s qu?ils pouvaient rencontrer. Le rapport de la Commission en donne un exemple. Mme L?nnroth avait pri? le gouvernement de retirer le permis d?exproprier. La municipalit? lui r?pondit que les plans existants n?autorisaient aucune d?rogation; quant au gouvernement, il rejeta la requ?te au motif qu?il ne pouvait r?voquer le permis sans le consentement expr?s de la municipalit? (paragraphe 21 ci-dessus).

La Cour ne m?conna?t pas l?int?r?t qu?avait la ville de Stockholm ? plans. Toutefois, elle ne s?explique pas pourquoi la l?gislation su?doise devait exclure la possibilit? de r?appr?cier, ? des intervalles raisonnables pendant la longue dur?e pour laquelle chacun de ces permis ?tait accord? et maintenu, les int?r?ts de la ville et ceux des propri?taires. En l?esp?ce, l?absence d?une telle possibilit? se r?v?le d?autant moins satisfaisante que les projets urbanistiques ? l?origine des permis d?exproprier, et avec eux la destination donn?e aux propri?t?s des requ?rants, ont chang? ? plusieurs reprises.

71. Comme en t?moigne l?expos? des motifs du projet d?o? est sortie la loi de 1972, le gouvernement su?dois a conc?d? que “le syst?me existant pr?sent[ait], ? certains ?gards, des inconv?nients pour le propri?taire”:

“Naturellement, la seule d?livrance d?un permis d?exproprier le plonge souvent dans l?incertitude. En pratique, il voit se restreindre consid?rablement ses possibilit?s de disposer de son immeuble en le vendant, en en c?dant l?usage ou en y faisant construire. Il peut aussi se trouver embarrass? pour d?cider d?engager des frais d?entretien ou de modernisation. ?videmment, les inconv?nients r?sultant du permis s?aggravent si un long d?lai s??coule avant la mise en route de la proc?dure judiciaire.” (Kungl. Maj:ts proposition nr. 109, 1972, p. 227)

La loi de 1972 tient partiellement compte de ces pr?occupations. Certes, elle ne pr?voit pas l?octroi d?une indemnit? aux propri?taires qui auraient subi un pr?judice en raison de la dur?e de validit? du permis, mais elle leur permet de b?n?ficier d?un abr?gement du d?lai de citation ? compara?tre devant le tribunal foncier, s?ils fournissent la preuve d?un pr?judice fortement accru du fait que la question de l?expropriation demeure pendante (paragraphe 37 ci-dessus). Inapplicable en l?esp?ce (paragraphe 39 ci-dessus), elle n?a pu aider les requ?rants ? surmonter les difficult?s qu?ils pouvaient ?prouver.

72. La Cour constate en outre que l?existence, pendant toute cette p?riode, d?interdictions de construire a encore accentu? les r?percussions dommageables de la dur?e de validit? des permis. La pleine jouissance du droit de propri?t? des requ?rants a ?t? entrav?e au total pendant vingt-cinq ans pour la succession Sporrong et douze ans pour Mme L.. A cet ?gard, la Cour note qu?en 1967 l?ombudsman parlementaire a estim? incompatibles avec ce qui devrait pr?valoir dans un ?tat de droit les effets n?gatifs pouvant r?sulter, pour les propri?taires, d?interdictions prolong?es (paragraphe 42 ci-dessus).

73. Ainsi combin?es, les deux s?ries de mesure ont cr?? une situation qui a rompu le juste ?quilibre devant r?gner entre la sauvegarde du droit de propri?t? et les exigences de l?int?r?t g?n?ral: la succession Sporrong et Mme L. ont support? une charge sp?ciale et exorbitante que seules auraient pu rendre l?gitime la possibilit? de r?clamer l?abr?gement des d?lais ou celle de demander r?paration. Or la l?gislation su?doise excluait ? l??poque pareilles possibilit?s; elle exclut toujours la seconde d?entre elles.

Aux yeux de la Cour, il n?y a pas lieu, ? ce stade, de rechercher si les requ?rants ont r?ellement subi un pr?judice (voir, mutatis mutandis, l?arr?t Marckx pr?cit?, s?rie A no 31, p. 13, par. 27): c?est dans leur situation juridique m?me que l??quilibre ? pr?server a ?t? d?truit.

74. Les permis en cause, dont les interdictions de construire ont aggrav? les cons?quences, ont donc viol? l?article 1 (P1-1), et ce dans le chef des deux requ?rants.

d) Sur l?observation de l?article 1 (P1-1) en ce qui concerne les interdictions de construire

75. Compte tenu de ce qui pr?c?de, la Cour n?estime pas n?cessaire de d?terminer si les interdictions de construire, envisag?es en soi, enfreignaient ?galement l?article 1 (P1-1).

II. SUR LA VIOLATION ALLEGUEE DES ARTICLES 17 ET 18 DE LA CONVENTION, COMBINES AVEC L?ARTICLE 1 DU PROTOCOLE No 1 (art. 17+P1-1, art. 18+P1-1)

76. Les requ?rants tirent aussi argument des articles 17 et 18 (art. 17, art. 18) de la Convention. Ils affirment avoir support? dans l?exercice de leur droit au respect de leurs biens “des limitations plus amples que celles pr?vues” ? l?article 1 du Protocole no 1 (P1-1) et poursuivant un “but” dont ledit article ne parle pas.

La Commission unanime conclut ? l?absence de violation.

Ayant constat? que l?article 1 du Protocole no 1 (P1-1) se trouvait enfreint, la Cour ne juge pas devoir se placer de surcro?t sur le terrain des articles 17 et 18 de la Convention (art. 17, art. 18).

III. SUR LA VIOLATION ALLEGUEE DE L?ARTICLE 14 DE LA CONVENTION, COMBINE AVEC L?ARTICLE 1 DU PROTOCOLE No 1 (art. 14+P1-1)

77. Invoquant l?article 14 de la Convention, combin? avec l?article 1 du Protocole no 1 (art. 14+P1-1), les requ?rants se pr?tendent victimes d?une discrimination par rapport ? deux cat?gories de propri?taires: ceux d?immeubles non expropri?s et ceux d?immeubles expropri?s selon des modalit?s cadrant avec le droit su?dois et la Convention.

La Cour ne souscrit pas ? cette th?se qu?aucune pi?ce du dossier ne vient ?tayer.

IV. SUR LA VIOLATION ALLEGUEE DE L?ARTICLE 6 PAR. 1 DE LA CONVENTION (art. 6-1)

78. D?apr?s les requ?rants, leurs griefs relatifs aux permis d?exproprier frappant leurs immeubles n?ont pas ?t? trait?s par les tribunaux su?dois, ni ne pouvaient l??tre; ils all?guent ? cet ?gard la violation de l?article 6 par. 1 (art. 6-1) de la Convention, qui se lit ainsi:

“Toute personne a droit ? ce que sa cause soit entendue ?quitablement, publiquement, et dans un d?lai raisonnable, par un tribunal ind?pendant et impartial, ?tabli par la loi, qui d?cidera, soit des contestations sur ses droits et obligations de caract?re civil, soit du bien-fond? de toute accusation en mati?re p?nale dirig?e contre elle (…).”

A. Sur l?applicabilit? de l?article 6 par. 1 (art. 6-1)

79. Le droit de propri?t? des requ?rants rev?t sans aucun doute un caract?re civil, qui d?ailleurs n?a pas pr?t? ? discussion en l?esp?ce. Resta ? savoir si une “contestation” a surgi ? son sujet entre les requ?rants et les autorit?s su?doises.

80. Tout en reconnaissant qu?une proc?dure d?expropriation touche un droit de caract?re civil, la Commission estime que les permis d?exproprier accord?s en vertu de la loi de 1917 ne tranchaient pas des contestations sur les droits et obligations de caract?re civil des propri?taires. Elle conclut que la proc?dure administrative de d?livrance puis de prorogation des permis frappant les immeubles des requ?rants ?chappait ? l?empire de l?article 6 par. 1 (art. 6-1).

La Cour ne saurait partager cet avis. Dans son arr?t Le Compte, Van Leuven et De Meyere du 23 juin 1981, elle a pr?cis? que l?article 6 par. 1 (art. 6-1) “ne vaut pas seulement pour une proc?dure d?j? entam?e: peut aussi l?invoquer quiconque, estimant ill?gale une ing?rence dans l?exercice de l?un de ses droits (de caract?re civil), se plaint de n?avoir pas eu l?occasion de soumettre pareille contestation ? un tribunal r?pondant aux exigences de l?article 6 par. 1 (art. 6-1)” (s?rie A no 43, p. 20, par. 44, avec renvoi ? l?arr?t Golder du 21 f?vrier 1975, s?rie A no 18). Il importe peu que la contestation concerne un acte administratif pris par l?autori? comp?tente et en vertu de pr?rogatives de puissance publique (voir, mutatis mutandis, l?arr?t Ringeisen du 16 juillet 1971, s?rie A no 13, p. 39, par. 94, et l?arr?t K?nig du 28 juin 1978, s?rie A no 27, p. 32, par. 94).

En l?occurrence, les int?ress?s soulignent qu?ils n?ont pas eu la facult? de saisir un tribunal habilit? ? statuer sur la situation cr??e par la d?livrance ou prorogation des permis d?exproprier.

81. Au sujet de la l?galit? m?me de cette d?livrance ou prorogation, la succession Sporrong et Mme L. invoquent la pratique qui voulait que le d?lai normal de citation ? compara?tre devant le tribunal foncier f?t d?un an (paragraphe 67 ci-dessus); ils soutiennent que les longs d?lais accord?s dans leur cas n??taient pas compatibles avec la loi su?doise. Quant au Gouvernement, il rejette cette interpr?tation. La Cour rappelle qu?elle n?estime pas devoir vider la controverse (paragraphe 68 ci-dessus). L?existence et le s?rieux de celle-ci montrent toutefois qu?un probl?me se posait au regard de l?article 6 par. 1 (art. 6-1). D?s lors que les requ?rants jugeaient ill?gales l?adoption ou prorogation de mesures atteignant leur droit de propri?t? et en vigueur pour des dur?es telles que celles observ?es en l?esp?ce, ils avaient droit ? ce qu?un tribunal tranch?t cette question de droit interne.

82. Les int?ress?s d?noncent aussi l?impossibilit? de rechercher en justice la r?paration du pr?judice caus? par les permis d?exproprier, ainsi que par les interdictions de construire. La Cour ne juge pas n?cessaire d?examiner cette th?se puisqu?elle vient de conclure ? l?existence d?une contestation.

83. En r?sum?, les permis d?exproprier frappant les immeubles des requ?rants avaient trait ? un droit “de caract?re civil” et donnaient lieu, en ce qui concerne leur dur?e de validit?, ? une “contestation”, au sens de l?article 6 par. 1 (art. 6-1).

B. Sur l?observation de l?article 6 par. 1 (art. 6-1)

84. La Cour doit s?assurer que le droit su?dois accordait aux requ?rants le “droit ? un tribunal”, dont l?un des aspects est le droit d?acc?s, ? savoir le droit de saisir un tribunal comp?tent en mati?re civile (arr?t Golder pr?cit?, s?rie A no 18, p. 18, par. 36). Il lui faut donc rechercher si la succession Sporrong et Mme L?nnroth ont pu engager une proc?dure judiciaire pour contester la l?galit? des d?cisions du conseil municipal et du gouvernement dans le domaine de la d?livrance ou prorogation des permis d?exproprier de longue dur?e.

1. Le contr?le de la l?galit? des d?cisions du conseil municipal

85. Selon le Gouvernement, les requ?rants auraient pu mettre en cause la r?gularit? des d?cisions par lesquelles la municipalit? de Stockholm demandait au gouvernement de d?livrer ou proroger lesdits permis.

Certes, pour autant qu?ils en auraient pris connaissance malgr? l?absence, all?gu?e par eux, de notification individuelle, il leur e?t ?t? loisible de saisir le conseil administratif de comt? puis, au besoin, la Cour administrative supr?me (paragraphe 43 ci-dessus). Toutefois, ces demandes ne constituaient que des mesures pr?paratoires; en soi, elles ne portaient pas encore atteinte ? un droit de caract?re civil. En outre, leur l?galit? ne d?pendait pas n?cessairement des m?mes crit?res que celle des d?cisions d?finitives adopt?es ? cet ?gard par le gouvernement.

2. Le contr?le de la l?galit? des d?cisions du gouvernement

86. Les d?cisions gouvernementales de d?livrance et de prorogation des permis, elles, ne sont pas susceptibles de recours devant les juridictions administratives.

A la v?rit?, les propri?taires peuvent en contester la r?gularit? en invitant la Cour administrative supr?me ? rouvrir la proc?dure, mais ils doivent en pratique se fonder sur des motifs identiques ou analogues ? ceux ?num?r?s au chapitre 58, article 1, du code de proc?dure judiciaire (paragraphe 50 ci-dessus). De plus, il s?agit d?une voie de recours extraordinaire – le Gouvernement en convient – et rarement utilis?e. La Cour administrative supr?me ne conna?t pas du fond des affaires quand elle contr?le la recevabilit? d?un tel recours; ? ce stade, elle ne proc?de donc pas ? un examen complet de mesures touchant ? un droit de caract?re civil (voir, mutatis mutandis, l?arr?t Le Compte, Van Leuven et De Meyere pr?cit?, s?rie A no 43, pp. 23, 24 et 26, par. 51, 54 et 60). Pareil examen ne saurait avoir lieu, devant elle ou une juridiction ou autorit? de renvoi ant?rieurement saisie, que pour une demande d?clar?e par elle recevable. Bref, le recours ne satisfaisait pas aux exigences de l?article 6 par. 1 (art. 6-1).

87. En r?sum?, la cause de la succession Sporrong et de Mme L. n?a pu ?tre entendue par un tribunal jouissant de la pl?nitude de juridiction. Il y a donc eu violation de l?article 6 par. 1 (art. 6-1) dans le chef des deux requ?rants.

V. SUR LA VIOLATION ALLEGUEE DE L?ARTICLE 13 (art. 13) DE LA CONVENTION

88. Les requ?rants s?affirment priv?s de tout recours effectif devant une “instance” nationale contre les violations qu?ils d?noncent; ils invoquent l?article 13 (art. 13) aux termes duquel

“Toute personne dont les droit et libert?s reconnus dans la pr?sente Convention ont ?t? viol?s, a droit ? l?octroi d?un recours effectif devant une instance nationale, alors m?me que la violation aurait ?t? commise par des personnes agissant dans l?exercice de leurs fonctions officielles.”

Dans son rapport, la Commission exprime l?avis qu?il y a eu m?connaissance dudit article (art. 13). Le Gouvernement combat cette opinion, surtout dans son m?moire du 31 juillet 1981 exclusivement consacr? au probl?me.

Eu ?gard ? sa d?cision relative ? l?article 6 par. 1 (art. 6-1), la Cour estime qu?il n?y a pa

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Il Diritto dell'Espropriazione è una materia molto complessa e poco conosciuta, che "ingloba" parti importanti di molteplici rami del diritto. Per tutelarsi è quindi essenziale farsi assistere da un Professionista (con il quale si consiglia di concordare in anticipo i costi da sostenere, come ormai consentito dalle leggi in vigore).

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