A.N.P.T.ES. Associazione Nazionale per la Tutela degli Espropriati. Oltre 5.000 espropri trattati in 15 anni di attività.
Qui trovi tutto cio che ti serve in tema di espropriazione per pubblica utilità.

Se desideri chiarimenti in tema di espropriazione compila il modulo cliccando qui e poi chiamaci ai seguenti numeri: 06.91.65.04.018 - 340.95.85.515

Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

AFFAIRE S.V C. ITALIE

Tipologia: Sentenza
Importanza: 2
Articoli: 41,08
Numero: 55216/08/2018
Stato: Italia
Data: 2018-10-11 00:00:00
Organo: Sezione Prima
Testo Originale

Conclusioni:
Violazione dell? Articolo 8 – Diritto al rispetto della vita privata e famigliare (Articolo 8 – obblighi Positivi Articolo 8-1 – Riguardo per la vita privata)
Danno non-patrimoniale – trovando di violazione sufficiente (Articolo 41 – danno Non-patrimoniale Soddisfazione equa)

CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL?UOMO
PRIMA SEZIONE
CAUSA S.V. c. ITALIA
(Ricorso n. 55216/08)
SENTENZA
STRASBURGO
11 ottobre 2018
Questa sentenza diverr? definitiva nelle condizioni definite dall?articolo 44 ? 2 della Convenzione. Pu? subire modifiche di forma.
Nella causa S.V. c. Italia,
La Corte europea dei diritti dell?uomo (prima sezione), riunita in una camera composta da:
? Linos-Alexandre Sicilianos, presidente,
? Kristina Pardalos,
? Guido Raimondi,
? Ale? Pejchal,
? Ksenija Turkovi?,
? Armen Harutyunyan,
? Pauliine Koskelo, giudici,
? e da Abel Campos, cancelliere di sezione,
Dopo aver deliberato in camera di consiglio il 18 settembre 2018,
Emette la seguente sentenza, adottata in tale data:
PROCEDURA
1. All?origine della causa vi ? un ricorso (n. 55216/08) presentato contro la Repubblica italiana con cui una cittadina di tale Stato, la sig.ra S.V. (?la ricorrente?), ha adito la Corte il 13 novembre 2008 in virt? dell?articolo 34 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell?uomo e delle libert? fondamentali (?la Convenzione?). Il presidente della sezione ha accolto la richiesta della ricorrente di non divulgare la sua identit? (articolo 47 ? 4 del regolamento della Corte).
2. La ricorrente ? stata rappresentata dagli avvocati M. De Stefano e G. Guercio, del foro di Roma. Il governo italiano (?il Governo?) ? stato rappresentato dal suo agente, E. Spatafora.
3. Il 20 marzo 2016 il ricorso ? stato comunicato al Governo.
4. Il 19 settembre 2016, le organizzazioni non governative Alliance Defending Freedom e Unione Giuristi Cattolici Italiani sono state autorizzate ad intervenire congiuntamente nella procedura scritta (articolo 36 ? 2 della Convenzione e articolo 44 ? 3 del regolamento della Corte).
IN FATTO
I. LE CIRCOSTANZE DEL CASO DI SPECIE
5. La ricorrente ? nata nel 1965 e risiede a Ostia Lido.
6. Alla nascita, la ricorrente fu iscritta nel registro dello stato civile come persona di sesso maschile e fu chiamata ?L.?. Tuttavia, secondo lei, la sua identit? sessuale ? sempre stata femminile. L?interessata ha quindi condotto una vita sociale come donna sotto il nome di ?S.?. Ad esempio, la ricorrente, impiegata dal 1999 come funzionario pubblico, ? sempre stata chiamata ?S.? dai suoi colleghi. Sulla fotografia della sua carta d?identit?, rilasciata nell?agosto 2000, il suo aspetto ? quello di una donna.
7. Nel 1999, nell?ambito del suo percorso di transizione sessuale, la ricorrente inizi? un trattamento ormonale femminilizzante.
8. Il 9 novembre 2000 present? al tribunale civile di Roma una richiesta formulata in base all?articolo 3 della legge n. 164 del 1982 in cui dichiarava di voler concludere il suo percorso di transizione mediante la modifica definitiva dei suoi caratteri sessuali primari e chiedeva di essere autorizzata a ricorrere a una operazione chirurgica di conversione sessuale.
9. Con sentenza del 10 maggio 2001, il tribunale constat? che la ricorrente aveva avviato un percorso di transizione sessuale in modo responsabile e, preso atto della sua determinazione, l?autorizz? a ricorrere all?intervento chirurgico per armonizzare i suoi caratteri sessuali primari con la sua identit? di genere femminile.
10. Il 30 maggio 2001 la ricorrente, mentre era in attesa di poter effettuare l?intervento chirurgico autorizzato dal tribunale, chiese al prefetto di Roma il cambiamento del suo nome in base all?art. 89 del DPR n. 396 del 2000. Sosteneva che, considerato il suo percorso di transizione sessuale, avviato da diversi anni, e tenuto conto del suo aspetto fisico, l?indicazione di un nome maschile sui suoi documenti di identit? era un motivo di umiliazione e di imbarazzo continuo. Inoltre, affermava che i tempi di attesa per l?intervento chirurgico erano di circa quattro anni.
11. Con una decisione del 4 luglio 2001, il prefetto respinse la domanda della ricorrente in quanto, secondo il DPR n. 396 del 2000, il nome di una persona doveva corrispondere al suo sesso. Ora, secondo lui, in assenza di una decisione giudiziaria definitiva recante una rettifica dell?attribuzione del sesso ai sensi della legge n. 164 del 1982, il nome della ricorrente non poteva essere modificato.
12. La ricorrente impugn? la suddetta decisione dinanzi al tribunale amministrativo regionale (TAR) del Lazio. Nel suo ricorso chiedeva anche la sospensione cautelare della decisione del prefetto.
13. Il 23 luglio 2001 la ricorrente fu sottoposta ad una mammoplastica. Per quanto riguarda l?intervento chirurgico volto alla modifica dei suoi caratteri sessuali primari, il 6 settembre 2001 fu iscritta in una lista d?attesa della clinica universitaria di Trieste.
14. Il 21 febbraio 2002 le TAR respinse la richiesta di sospensiva della decisione del prefetto.
15. Il 3 febbraio 2003, mentre il procedimento dinanzi al TAR era ancora pendente nel merito, la ricorrente sub? un intervento chirurgico per modificare i suoi caratteri sessuali, da maschili a femminili. Chiese poi al tribunale civile di Roma, in una data non precisata, il riconoscimento giuridico del cambiamento di sesso sulla base dell?articolo 3 della legge n. 164 del 1982.
16. Con sentenza del 10 ottobre 2003, il tribunale di Roma accolse la domanda della ricorrente e ordin? al comune di Savona di modificare l?indicazione del sesso da maschile a femminile e il nome di ?L.? in ?S.?.
17. Con sentenza del 6 marzo 2008, depositata il 17 maggio 2008, il TAR respinse il ricorso proposto dalla ricorrente avverso la decisione del prefetto del 4 luglio 2001. Il TAR ritenne che l?articolo 89 del DPR n. 396 del 2000, relativo al cambiamento di nome, non fosse applicabile nel caso di specie, e che la questione rientrasse piuttosto nelle previsioni della legge n. 164 del 1982 sulla rettificazione di attribuzione di sesso. A tale riguardo, sottoline? che quest?ultima legge disponeva che la modifica dello stato civile di una persona transessuale doveva essere disposta dal tribunale che si pronunciava sulla conversione sessuale di tale persona. Pertanto, ritenne che il prefetto avesse correttamente respinto la domanda della ricorrente.
Quest?ultima non impugn? la suddetta sentenza.
II. IL DIRITTO E LA PRASSI INTERNI PERTINENTI
A. La legge n. 164 del 1982
18. La legge n. 164 del 1982 stabilisce le regole per la rettificazione di attribuzione di sesso. Secondo questa legge, in vigore al momento dei fatti, la rettificazione dell?attribuzione di sesso ? fatta in forza di una sentenza del tribunale passata in giudicato che attribuisca ad una persona sesso diverso da quello indicato nel suo atto di nascita, a seguito di intervenute modificazioni dei caratteri sessuali dell?interessato (articolo 1). Quando ? necessario, il giudice istruttore dispone con ordinanza l?acquisizione di una consulenza volta ad accertare le condizioni fisiche e psichiche dell?interessato. Con la sentenza che accoglie la domanda di rettificazione, il tribunale ordina all?ufficiale di stato civile del comune dove ? stato registrato l?atto di nascita di procedere alla modifica nel relativo registro (articolo 2).
19. Peraltro, l?articolo 3 della suddetta legge prevede quanto segue:
?Il tribunale, quando risulta necessario un adeguamento dei caratteri sessuali da realizzare mediante trattamento medico-chirurgico, lo autorizza con sentenza. In tal caso il tribunale, accertata la effettuazione del trattamento autorizzato, dispone la rettificazione in camera di consiglio.?
20. L?articolo 3 della legge n. 164 ? stato in seguito modificato dall?articolo 31, comma 4, del decreto legislativo n. 150 del 2011 nel senso che non ? pi? necessaria una seconda decisione in camera di consiglio per ottenere la rettificazione dell?attribuzione di sesso.
Il suddetto articolo 31, comma 4, recita:
?Quando risulta necessario un adeguamento dei caratteri sessuali da realizzare mediante trattamento medico-chirurgico, il tribunale lo autorizza con sentenza passata in giudicato.?
B. Il decreto del Presidente della Repubblica n. 396 del 2000 e il regio decreto n. 1238 del 1939
21. Ai sensi dell?articolo 35 del decreto del Presidente della Repubblica del 3 novembre 2000 (?il DPR n. 396?), il nome imposto ad un bambino deve corrispondere al sesso di costui. Secondo l?articolo 89 dello stesso decreto, fatte salve le disposizioni applicabili in materia di rettificazione dei registri di stato civile, la persona che desideri modificare il proprio nome o aggiungere un altro nome al proprio, o cambiare il cognome perch? vergognoso o ridicolo o perch? rivela la sua origine naturale, deve presentare una domanda al prefetto competente.
22. Prima dell?entrata in vigore del DPR n. 396, il potere di decidere sulle domande di cambiamento di cognome o di nome, allora disciplinato dagli articoli 158 e seguenti del regio decreto n. 1238 del 1939, era conferito al procuratore della Repubblica.
23. Con decisione n. 18 del 12 aprile 1999, il procuratore generale della Repubblica presso la corte d?appello di Roma accolse la domanda di modifica di nome presentata da un transessuale non operato, M.U., ai sensi dell?articolo 158 del regio decreto n. 1238. Dinanzi al procuratore, il richiedente, di sesso maschile, sostenne di avere sempre avuto una natura psicologica e un comportamento tipicamente femminili e dichiar? che il fatto di portare un nome maschile lo esponeva a problemi di integrazione sociale e a una grande sofferenza personale. Il procuratore ritenne ammissibile la domanda di M.U. e lo autorizz? a cambiare il nome.
C. La giurisprudenza della Corte di cassazione
24. Con la sentenza n. 15138 del 20 luglio 2015, facendo tra l?altro riferimento ai principi enunciati nella giurisprudenza della Corte, la Corte di cassazione ha stabilito che era escluso che l?articolo 3 della legge n. 164 del 1982 potesse essere interpretato nel senso che obbligava una persona transessuale a ricorrere all?intervento chirurgico per ottenere il riconoscimento della sua identit? di genere, poich? la corrispondenza tra orientamento sessuale e aspetto fisico poteva essere ottenuta attraverso trattamenti psicologici e medici che rispettino l?integrit? fisica della persona. La Suprema Corte ha cos? posto fine alla divergente interpretazione in questa materia tra i giudici di merito.
D. La giurisprudenza della Corte costituzionale
25. Con la sentenza n. 221 del 20 ottobre 2015, la Corte costituzionale ha respinto un?eccezione di incostituzionalit? degli articoli 1 e 3 della legge n. 164 del 1982. Facendo riferimento, tra l?altro, alla sentenza n. 15138 della Corte di cassazione, essa ha affermato innanzitutto che le disposizioni legislative in questione rappresentavano il risultato di una evoluzione culturale e giuridica volta al riconoscimento dell?identit? di genere come elemento costitutivo del diritto all?identit? personale. Ha aggiunto, interpretando l?assenza di un?indicazione esplicita delle modalit? di modifica dei caratteri sessuali alla luce dei diritti fondamentali della persona, che tale assenza portava ad escludere la necessit? di un trattamento chirurgico per ottenere una rettificazione giuridica dell?attribuzione di sesso, essendo questo soltanto una delle possibili tecniche per realizzare la trasformazione dell?aspetto di una persona.
III. IL DIRITTO INTERNAZIONALE
A. Le Nazioni Unite
26. Nella sua relazione al Consiglio per i diritti umani del 17 novembre 2011 intitolata ?leggi e prassi discriminatorie e atti di violenza di cui sono vittime delle persone a causa del loro orientamento sessuale o della loro identit? di genere? (A/HRC/19/41), l?Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani rileva, in particolare, che la normativa in vigore nei paesi che riconoscono il cambiamento di genere spesso subordina, implicitamente o esplicitamente, tale riconoscimento alla sterilizzazione (? 72). In particolare, raccomanda agli Stati (? 84 h):
?Di facilitare il riconoscimento giuridico del genere scelto dalle persone transgender e di adottare delle misure per consentire il rilascio di nuovi documenti di identit? in cui siano indicati il genere e il nome scelti, senza violare altri diritti umani.?
B. Il Comitato dei Ministri e l?Assemblea parlamentare del Consiglio d?Europa
27. Il 31 marzo 2010 il Comitato dei Ministri del Consiglio d?Europa ha adottato la raccomandazione CM/Rec(2010)5 sulle misure volte a combattere la discriminazione fondata sull?orientamento sessuale o sull?identit? di genere. Tale raccomandazione stabilisce in particolare che ?gli Stati membri dovrebbero adottare le misure appropriate per garantire il pieno riconoscimento giuridico dell?avvenuto cambiamento del sesso di una persona in tutte le sfere della vita, in particolare rendendo possibili le rettifiche dei dati anagrafici nei documenti ufficiali in modo rapido, trasparente e accessibile; gli Stati membri dovrebbero inoltre vigilare, ove necessario, affinch? i soggetti non statali riconoscano l?avvenuto cambiamento e provvedano alle rettifiche corrispondenti nei documenti importanti, quali i diplomi o i certificati di lavoro? (allegato, punto 21).
28. Nella risoluzione 1728 (2010), adottata il 29 aprile 2010, relativa alla discriminazione basata sull?orientamento sessuale e sull?identit? di genere, l?Assemblea parlamentare del Consiglio d?Europa invita gli Stati ?a garantire nella legislazione e nella prassi, i diritti [delle persone transgender] (…) a ottenere dei documenti ufficiali che riflettano l?identit? di genere scelta, senza obbligo preventivo di subire una sterilizzazione o altre procedure mediche quali una operazione di conversione sessuale o una terapia ormonale? (punto 16.11.2).
IN DIRITTO
I. SULLA DEDOTTA VIOLAZIONE DELL?ARTICOLO 8 DELLA CONVENZIONE
29. La ricorrente sostiene che il rigetto della sua richiesta di cambiamento di nome, motivato dal fatto che non aveva ancora effettuato l?operazione di conversione sessuale, ha leso il suo diritto al rispetto della vita privata garantito dall?articolo 8 della Convenzione, ai sensi del quale:
?1. Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza.
2. Non pu? esservi ingerenza di una autorit? pubblica nell?esercizio di tale diritto a meno che tale ingerenza sia prevista dalla legge e costituisca una misura che, in una societ? democratica, ? necessaria alla sicurezza nazionale, alla pubblica sicurezza, al benessere economico del paese, alla difesa dell?ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute e della morale, o alla protezione dei diritti e delle libert? altrui.?
30. La ricorrente invoca anche l?articolo 3 della Convenzione, cos? formulato:
?Nessuno pu? essere sottoposto a tortura n? a pene o trattamenti inumani o degradanti.?
31. Libera di qualificare giuridicamente i fatti, la Corte ritiene opportuno esaminare le affermazioni della ricorrente soltanto dal punto di vista dell?articolo 8 della Convenzione (A.P., Gar?on e Nicot c. Francia, nn. 79885/12 e altri 2, ? 149, CEDU 2017 (estratti) e Radomilja e altri c. Croazia [GC], nn. 37685/10 e 22768/12, ? 126).
A. Sulla ricevibilit?
1. Sulla qualit? di vittima
32. La ricorrente ritiene di essere ancora vittima della violazione dedotta dinanzi alla Corte nonostante la sentenza del tribunale di Roma del 10 ottobre 2003 l?abbia autorizzata a cambiare nome.
33. Sebbene il Governo non abbia sollevato alcuna eccezione relativa alla qualit? di vittima della ricorrente, nulla impedisce alla Corte di esaminare tale questione proprio motu dal momento che interessa la sua competenza (si vedano ad esempio Buzadji c. Repubblica di Moldavia [GC], n. 23755/07, ? 70, 5 luglio 2016 e Orlandi e altri c. Italia, nn. 26431/12 e altri 3, ? 117, 14 dicembre 2017).
34. La Corte rammenta che una decisione o una misura favorevole a un ricorrente ? sufficiente, in linea di principio, per privarlo della qualit? di ?vittima? ai fini dell?articolo 34 della Convenzione, soltanto se le autorit? nazionali hanno riconosciuto, espressamente o in sostanza, e poi riparato, la violazione della Convenzione (si vedano, ad esempio, Eckle c. Germania, 15 luglio 1982, ? 66, serie A n. 51, Dalban c. Romania [GC], n. 28114/95, ? 44, CEDU 1999 VI, Scordino c. Italia (n. 1) [GC], n. 36813/97, ?? 179-180, CEDU 2006 V, e G?fgen c. Germania [GC], n. 22978/05, ? 115, CEDU 2010). ? solo quando queste due condizioni sono soddisfatte che il carattere sussidiario del meccanismo di protezione della Convenzione preclude un esame del ricorso (Eckle, sopra citata, ?? 69 e segg.).
35. Nel caso di specie, le autorit? nazionali hanno certamente adottato una decisione favorevole alla ricorrente accordandole l?autorizzazione richiesta per modificare il suo nome. Tuttavia, la Corte non pu? ignorare il fatto che la situazione lamentata che ha dato origine al presente ricorso, vale a dire l?impossibilit? per la ricorrente di ottenere il cambiamento di nome a causa del rifiuto delle autorit? giudiziarie, sia persistita per pi? di due anni e mezzo. La Corte ritiene che la ricorrente abbia direttamente sub?to gli effetti di tale rifiuto nella sua vita privata durante questo periodo (si veda Y.Y. c. Turchia, n. 14793/08, ? 53, CEDU 2015 (estratti). Del resto, la sentenza del 10 ottobre 2003 e le altre decisioni interne relative al caso della ricorrente non contengono alcun riconoscimento espresso di una violazione dei diritti tutelati dalla Convenzione. Di conseguenza, neanche l?autorizzazione accordata alla ricorrente pu? essere interpretata sostanzialmente come un riconoscimento di una violazione del suo diritto al rispetto della vita privata (ibidem, ? 53).
36. Si deve pertanto concludere che la ricorrente pu? dichiarare di essere ?vittima? ai sensi dell?articolo 34 della Convenzione.
2. Sull?esaurimento delle vie di ricorso interne
37. Il Governo solleva un?eccezione di mancato esaurimento delle vie di ricorso interne in quanto la ricorrente non ha impugnato la sentenza del TAR dinanzi al Consiglio di Stato, sostenendo che il supremo tribunale amministrativo avrebbe potuto accogliere le argomentazioni della ricorrente e, quindi, annullare la decisione del prefetto.
38. La ricorrente replica che un ricorso dinanzi al Consiglio di Stato non avrebbe avuto alcuna possibilit? di successo, tenuto conto del diritto positivo in vigore in Italia, che impedisce qualsiasi modifica del nome prima della rettificazione dell?attribuzione di sesso decisa da un giudice. La ricorrente indica che, dall?entrata in vigore del DPR n. 396 del 2000, vale a dire dal momento in cui ? stata devoluta al prefetto la competenza decisionale per le domande di cambiamento di nome, non ? stata accolta nessuna domanda presentata da una persona transgender durante il periodo di transizione sessuale, cosa che, secondo lei, non avveniva in base alla prassi precedente, quando tale competenza era attribuita al procuratore della Repubblica. Nel suo ricorso, si avvale come prova di una decisione del 12 aprile 1999 emessa in un caso che ritiene simile al suo. La ricorrente indica, inoltre, che il Governo non ha dimostrato che un ricorso al Consiglio di Stato avrebbe dato luogo ad una decisione favorevole e che sarebbe stato quindi un rimedio da esperire.
39. La Corte rammenta che l?obbligo di esaurire i ricorsi interni impone ai ricorrenti di fare un uso normale dei ricorsi disponibili e sufficienti per consentire loro di ottenere un risarcimento per le violazioni denunciate. Questi ricorsi devono esistere con un sufficiente grado di certezza, in pratica come in teoria, altrimenti mancano loro l?effettivit? e l?accessibilit? richieste (Akdivar e altri contro Turchia, 16 settembre 1996, ? 66, Recueil des arr?ts et d?cisions 1996-IV). Inoltre, la regola dell?esaurimento delle vie di ricorso interne non consente un?applicazione automatica e non ha carattere assoluto: controllandone il rispetto, occorre avere in considerazione le circostanze della causa. Ci? significa, in particolare, che la Corte deve tener conto in modo realistico del contesto giuridico e politico in cui si inscrivono i ricorsi nonch? della situazione personale dei ricorrenti. (Mente? e altri c.Turchia, 28 novembre 1997, ? 58, Recueil 1997 VIII, e Gas e Dubois c. Francia (dec.), n. 25951/07, 31 agosto 2010).
40. La Corte rammenta poi che, per poter essere considerato effettivo, un ricorso deve essere in grado di porre direttamente rimedio alla situazione lamentata e presentare ragionevoli prospettive di successo (Balogh c. Ungheria, n. 47940/99, ? 30, 20 luglio 2004, e Sejdovic c. Italia [GC], n. 56581/00, ? 46, CEDU 2006-II). Tuttavia, il semplice fatto di nutrire dubbi sulle prospettive di successo di un determinato ricorso che non ? evidente che sia destinato a fallire non costituisce una ragione adeguata per giustificare il mancato utilizzo del ricorso in questione (Scoppola c. Italia (n. 2) [GC], n. 10249/03, ? 70, 17 settembre 2009).
41. Infine, la Corte rammenta che, per quanto riguarda l?onere della prova, spetta al Governo che eccepisce il mancato esaurimento convincerla che il ricorso era effettivo e disponibile sia in teoria che in pratica all?epoca dei fatti. Una volta dimostrato ci?, spetta al ricorrente dimostrare che il ricorso indicato dal Governo ? stato di fatto utilizzato o che, per qualsiasi motivo, non era n? adeguato n? effettivo tenuto conto dei fatti della causa, oppure che alcune circostanze particolari dispensavano l?interessato dall?esperirlo (McFarlane c. Irlanda [GC], n. 31333/06, ? 107, 10 settembre 2010, e Vu?kovi? e altri c. Serbia (eccezione preliminare) [GC], nn. 17153/11 e altri 29, ? 77, 25 marzo 2014).
42. Nella presente causa, la Corte osserva che la ricorrente ha cercato di poter cambiare il suo nome presentando una domanda al prefetto, conformemente all?art. 89 del DPR n. 396 del 2000, entrato in vigore circa sette mesi prima. Dinanzi alla Corte, l?interessata sostiene, sulla base di un esempio di giurisprudenza, che, prima dell?entrata in vigore di detta disposizione, il procuratore generale della Repubblica, che all?epoca era competente per decidere, aveva regolarmente accolto le domande di cambiamento di nome presentate da persone transessuali, anche in assenza di una decisione giudiziaria definitiva che rettificasse l?attribuzione di sesso. Per contro, la ricorrente sostiene di non conoscere alcuna decisione favorevole adottata dal prefetto ai sensi del nuovo decreto presidenziale, vale a dire il DPR n. 396 del 2000.
43. Per quanto riguarda il Governo, la Corte rileva che quest?ultimo si limita ad affermare che un ricorso dinanzi al Consiglio di Stato avrebbe costituito una via di ricorso in grado di consentire alla ricorrente di ottenere una riparazione per l?asserita violazione, senza tuttavia corroborare quanto affermato indicando una giurisprudenza e una prassi consolidate.
44. Di conseguenza, alla luce degli elementi di cui dispone, la Corte ritiene che, sebbene la ricorrente avrebbe potuto prevedere che la sua domanda sarebbe stata accolta al momento della sua introduzione nel 2001 tenuto conto della prassi esistente prima dell?entrata in vigore del nuovo DPR n. 396, la stessa poteva anche legittimamente dedurre dal contesto giuridico esistente nel 2008 che un ricorso dinanzi al Consiglio di Stato sarebbe stato destinato a fallire. Pertanto, l?eccezione del Governo deve essere respinta.
45. Peraltro, constatando che questo motivo di ricorso non ? manifestamente infondato ai sensi dell?articolo 35 ? 3 a) della Convenzione e che non incorre in nessun altro motivo di irricevibilit?, la Corte lo dichiara ricevibile.
B. Sul merito
1. Tesi delle parti
46. La ricorrente ritiene che il rifiuto delle autorit? nazionali di consentirle di cambiare nome prima dell?operazione chirurgica di conversione sessuale abbia violato il suo diritto al rispetto della sua vita privata.
47. La ricorrente sostiene che, con sentenza del 10 maggio 2001, il tribunale civile di Roma l?ha ufficialmente riconosciuta come transessuale. Di conseguenza, il diritto al rispetto della sua identit? di genere avrebbe meritato di essere tutelato, anche se la sua conversione sessuale non si era ancora conclusa con un intervento chirurgico. A tale riguardo, la ricorrente ritiene che il Governo abbia torto ad invocare il margine di apprezzamento degli Stati in questa materia, poich?, secondo lei, il sistema nazionale ha dimostrato rigidit? nonostante la legge n. 164 del 1982 non abbia mai menzionato l?intervento chirurgico tra le condizioni per ottenere il riconoscimento dell?identit? di genere delle persone transessuali. La ricorrente sostiene che le autorit? hanno interpretato la normativa nazionale in modo restrittivo e sono quindi venute meno ai loro obblighi positivi inerenti al rispetto dell?articolo 8 della Convenzione.
48. Nelle sue osservazioni, la ricorrente precisa peraltro che le sue doglianze riguardano esclusivamente il rifiuto delle autorit? di accordarle il cambiamento di nome e non mettono affatto in discussione il processo decisionale relativo alla rettificazione dell?attribuzione di sesso.
49. Il Governo replica che, con la sua domanda di cambiamento di nome, la ricorrente aveva come unico obiettivo quello di farsi riconoscere una nuova identit? sessuale senza subire un intervento chirurgico, e questo, a suo parere, in violazione delle disposizioni di legge vigenti. Il Governo sostiene che il diritto positivo italiano consente la rettifica del nome di una persona transessuale solo dopo che le autorit? abbiano verificato il suo vero stato psicologico e il suo comportamento. A questo proposito, sostiene che la ricorrente ha ottenuto la rettifica del suo nome e del suo sesso nel 2003, dopo aver completato il suo percorso di transizione sottoponendosi all?intervento chirurgico autorizzato dal tribunale. Pertanto, il Governo ritiene che le autorit? abbiano rispettato le pertinenti disposizioni di legge in vigore all?epoca dei fatti di causa e che le stesse abbiano consentito alla ricorrente di ottenere il riconoscimento della sua nuova identit? sessuale.
50. Infine, il Governo sostiene che la legge n. 164 del 1982 prevede una procedura in grado di garantire il rispetto dell?identit? di genere di ciascuno, consentendo cos? alle persone transessuali di ottenere la modifica del loro stato civile. Di conseguenza, a suo avviso, questo caso non ? paragonabile ai casi in cui gli Stati hanno limitato i diritti garantiti dall?articolo 8 della Convenzione rifiutando di riconoscere le nuove identit? sessuali di persone che avevano subito un intervento chirurgico genitale.
2. Osservazioni di terzi
51. I terzi intervenienti, le organizzazioni Alliance Defending Freedom e Unione Giuristi Cattolici Italiani, dichiarano che il regime speciale previsto dalla legge n. 164 del 1982 per ottenere il cambiamento dello stato civile delle persone transgender non considera la chirurgia come una condizione necessaria, ma solo come una delle possibili opzioni che possono essere raccomandate nel contesto del percorso di transizione sessuale della persona interessata. Spetterebbe quindi alle autorit? giudiziarie nazionali decidere caso per caso.
52. I terzi intervenienti ritengono che il fatto di impedire agli Stati di stabilire dei criteri oggettivi da prendere in considerazione in questo tipo di procedure equivarrebbe a conferire agli individui un potere di autodeterminazione incompatibile con gli interessi altrui.
53. Essi affermano che la giurisprudenza della Corte nel campo del riconoscimento dell?identit? di genere si concentra sulla legalit? delle restrizioni che lo ostacolano, e la Corte ha costantemente dichiarato che spetta agli Stati definire i meccanismi di tale riconoscimento tenendo conto dei diversi interessi in gioco. Aggiungono che ci? solleva questioni fondamentali di definizioni, che hanno ramificazioni nei campi dell?etica, della psicologia e della scienza medica, e per le quali deve essere dato un ampio margine di apprezzamento agli Stati. Indicano che il modo in cui gli Stati rispondono alla questione del transessualismo varia da un paese all?altro, a seconda delle specificit? di ciascun ambiente nazionale: secondo loro, ogni Stato definisce delle regole volte a raggiungere un equilibrio tra interessi privati e interessi pubblici concorrenti che si presentano al suo interno. Secondo i terzi intervenienti, questo approccio ? sostenuto dall?ampia divergenza che caratterizza le scelte legali degli Stati membri su tale questione.
3. Valutazione della Corte
a) Sull?applicabilit? dell?articolo 8 della Convenzione
54. La Corte rammenta che la nozione di ?vita privata? ? una nozione ampia, che non pu? essere definita in modo esaustivo e che comprende non solo l?integrit? fisica e morale della persona, ma talvolta anche alcuni aspetti dell?identit? fisica e sociale di quest?ultima. Elementi quali, ad esempio, l?identit? o l?identificazione sessuale, il nome, l?orientamento sessuale e la vita sessuale rientrano nella sfera personale tutelata dall?articolo 8 della Convenzione (si vedano, in particolare, Van K?ck c. Germania, n. 35968/97, ? 69, CEDU 2003-VII, Schlumpf c. Svizzera, n. 29002/06, ? 77, 8 gennaio 2009, e Y.Y. c. Turchia, gi? citata, ? 56, nonch? i riferimenti ivi citati).
55. La Corte rammenta anche che la nozione di autonomia personale riflette un importante principio che ? alla base dell?interpretazione delle garanzie dell?articolo 8 della Convenzione (Pretty c. Regno Unito, n. 2346/02, ? 61, CEDU 2002-III), fatto che l?ha indotta a riconoscere, nel contesto dell?applicazione di questa disposizione alla situazione delle persone transessuali, che essa comporta un diritto all?autodeterminazione (Van K?ck, ? 69, sopra citata, e Schlumpf, ? 100, sopra citata), di cui la libert? di definire il proprio orientamento sessuale ? uno degli elementi essenziali (Van K?ck, sopra citata, ? 73). La Corte ha inoltre indicato che il diritto allo sviluppo personale e all?integrit? fisica e morale delle persone transessuali ? garantito dall?articolo 8 (si vedano, in particolare, Van K?ck, ? 69, Schlumpf, ? 100, e Y.Y. c. Turchia, ? 58, sopra citate).
56. Le sentenze pronunciate ad oggi dalla Corte in questo ambito riguardano il riconoscimento giuridico dell?identit? sessuale delle persone transessuali che hanno sub?to una operazione di conversione sessuale (Rees c. Regno Unito, 17 ottobre 1986, serie A n. 106; Cossey c. Regno Unito, 27 settembre 1990, serie A n. 184; B. c. Francia, n. 13343/87, 25 marzo 1992, seria A n. 232-C, Christine Goodwin c. Regno Unito [GC], n. 28957/95, CEDU 2002 VI, I. c. Regno Unito [GC], n. 25680/94, 11 luglio 2002, Grant c. Regno Unito, n. 32570/03, CEDU 2006 VII, e H?m?l?inen c. Finlandia [GC], n. 37359/09, CEDU 2014), le condizioni di accesso ad una operazione simile (Van K?ck, sopra citata; Schlumpf, sopra citata; L. c. Lituania, n. 27527/03, CEDU 2007 IV e Y.Y. c. Turchia, sopra citata), o ancora il riconoscimento giuridico dell?identit? sessuale delle persone transgender che non hanno sub?to un trattamento di cambiamento di sesso riconosciuto dalle autorit? o che non desiderano sottoporsi a tale trattamento (A.P., Gar?on e Nicot, sopra citata).
57. La Corte fa notare che la presente causa riguarda l?impossibilit? per una persona transessuale di ottenere il cambiamento di nome prima del completamento definitivo del processo di transizione sessuale mediante l?operazione di conversione. Si tratta quindi di una problematica, che le persone transessuali possono incontrare, diversa da quelle che la Corte ha avuto l?opportunit? di esaminare fino ad oggi.
58. Resta tuttavia il fatto che tale problematica rientra appieno nell?ambito del diritto al rispetto della vita privata e quindi ricade senza dubbio nell?ambito di applicazione dell?articolo 8 della Convenzione, come peraltro la Corte ha pi? ampiamente affermato nelle cause riguardanti la scelta o il cambiamento di cognomi o nomi di persone fisiche (si vedano, tra molte altre, Golemanova c. Bulgaria, n. 11369/04, ? 37, 17 febbraio 2011, e Henry Kismoun c. Francia, n. 32265/10, ? 25, 5 dicembre 2013)
59. Pertanto l?articolo 8 della Convenzione si applica al caso di specie sotto il suo profilo ?vita privata?, fatto che, del resto, il Governo non contesta.
b) Sull?osservanza dell?articolo 8 della Convenzione
60. La Corte ribadisce che, se l?articolo 8 della Convenzione ha essenzialmente lo scopo di premunire l?individuo contro il rischio di ingerenze arbitrarie dei pubblici poteri, esso non si limita a imporre allo Stato di astenersi da simili ingerenze: a questo impegno negativo possono aggiungersi degli obblighi positivi inerenti a un rispetto effettivo della vita privata o famigliare. Il confine tra obblighi positivi e negativi dello Stato ai sensi dell?articolo 8 non si presta ad una definizione precisa, ma i principi applicabili nel caso dei primi sono analoghi a quelli validi per i secondi. Per stabilire se esista un obbligo – positivo o negativo -, occorre tener conto del giusto equilibrio da mantenere tra l?interesse generale e gli interessi dell?individuo (si veda, tra altre, S?derman c. Svezia [GC], n. 5786/08, ? 78, CEDU 2013).
61. Peraltro, la Corte riafferma che, nell?ambito della regolamentazione delle condizioni necessarie per cambiare i nomi delle persone fisiche, gli Stati contraenti godono di un ampio margine di apprezzamento. Pur ricordando che vi possono essere reali motivi che inducono un individuo a voler cambiare nome o cognome, la Corte ribadisce che alcune restrizioni legali di tale possibilit? possono essere giustificate dall?interesse pubblico, ad esempio per garantire una precisa registrazione della popolazione o per salvaguardare i mezzi di una identificazione personale e per collegare a una famiglia coloro che portano un determinato cognome (Golemanova, sopra citata, ? 39, e Henry Kismoun, sopra citata, ? 31).
62. Detto ci?, per quanto riguarda l?equilibrio degli interessi concorrenti, la Corte ha sottolineato la particolare importanza che assumono le questioni relative ad uno degli aspetti pi? intimi della vita privata, ossia il diritto all?identit? sessuale, nel quale gli Stati contraenti godono di un limitato margine di apprezzamento (H?m?l?inen, sopra citata, ? 67, e A.P., Gar?on e Nicot, sopra citata, ? 123).
63. La questione principale che si pone nel caso di specie ? stabilire se, tenuto conto del margine di apprezzamento di cui disponeva, l?Italia abbia mantenuto un giusto equilibrio nel ponderare l?interesse generale e l?interesse privato della ricorrente a che il suo nome corrisponda alla sua identit? di genere.
64. La Corte osserva anzitutto che la legge italiana consente il riconoscimento giuridico dell?identit? di genere delle persone transessuali tramite la modifica del loro stato civile conformemente alla legge n. 164 del 1982 (paragrafo 18 supra).
65. La Corte prende atto della posizione della ricorrente, che sostiene di aver dovuto attendere di sottoporsi all?operazione chirurgica di conversione sessuale per ottenere l?autorizzazione a modificare il suo nome. Essa osserva, inoltre, che l?interessata non sostiene di essere stata indotta a sottoporsi all?intervento chirurgico contro la sua volont? e al solo scopo di ottenere il riconoscimento giuridico della sua identit? sessuale. Al contrario, dai documenti della procedura interna risulta che la stessa desiderava ricorrere alla chirurgia per armonizzare il suo aspetto fisico con la sua identit? sessuale e che era stata autorizzata a farlo dal tribunale. Di conseguenza, a differenza della causa A.P., Gar?on e Nicot (sopra citata, ? 135), nel presente caso non ? in gioco una violazione dell?integrit? fisica della ricorrente contraria all?articolo 8 della Convenzione.
66. La Corte ? pertanto chiamata a valutare se il rifiuto delle autorit? di autorizzare la ricorrente a cambiare nome durante il processo di transizione sessuale e prima del completamento dell?operazione di conversione costituisca una violazione sproporzionata al diritto di quest?ultima al rispetto della sua vita privata.
67. La Corte rileva che, a seguito alla sentenza del tribunale del 10 maggio 2001, che aveva autorizzato l?intervento chirurgico, alla ricorrente ? stato rifiutato il cambiamento del suo nome per via amministrativa, in quanto qualsiasi modifica del registro di stato civile di una persona transgender doveva essere ordinata da un giudice nell?ambito della procedura di rettificazione di attribuzione di sesso. Di conseguenza, la ricorrente, conformemente all?articolo 3 della legge n. 164 del 2000, nella versione in vigore all?epoca, ha dovuto attendere che il tribunale constatasse che l?operazione era stata effettuata e si pronunciasse definitivamente sulla sua identit? sessuale, fatto avvenuto solo il 10 ottobre 2003.
68. La Corte sottolinea che il suo compito non ? quello di sostituirsi alle autorit? nazionali competenti per definire la politica pi? opportuna in materia di regolamentazione dei cambiamenti del nome delle persone transessuali, ma di valutare dal punto di vista della Convenzione le decisioni che esse hanno preso nell?esercizio del loro potere discrezionale.
69. Essa di per s? non rimette quindi in discussione la scelta del legislatore italiano di affidare all?autorit? giudiziaria piuttosto che all?autorit? amministrativa le decisioni relative al cambiamento del registro di stato civile delle persone transessuali. Inoltre, la Corte riconosce pienamente che il mantenimento del principio dell?indisponibilit? dello stato delle persone, della garanzia dell?affidabilit? e della coerenza dello stato civile e, pi? in generale, dell?esigenza di certezza del diritto ? di interesse generale e giustifica l?introduzione di procedure rigorose allo scopo, in particolare, di verificare le motivazioni profonde di una richiesta di cambiamento legale di identit? (si veda, mutatis mutandis, A.P., Gar?on e Nicot, sopra citata, ? 142).
70. Tuttavia, la Corte pu? solo constatare che il rigetto della domanda della ricorrente ? stato basato su argomenti puramente formali che non tenevano affatto conto della situazione specifica dell?interessata. Pertanto, le autorit? non hanno tenuto in considerazione il fatto che la stessa aveva intrapreso da anni un processo di transizione sessuale e che il suo aspetto fisico, cos? come la sua identit? sociale, era gi? femminile da molto tempo.
71. Nelle circostanze del caso di specie, la Corte ha difficolt? a comprendere quali ragioni di interesse generale abbiano potuto impedire per pi? di due anni e mezzo di adeguare il nome che figurava nei documenti ufficiali della ricorrente alla realt? della sua situazione sociale, nonostante fosse stata riconosciuta dal tribunale civile di Roma nella sentenza del 10 maggio 2001. A questo proposito, ribadisce il principio secondo il quale la Convenzione tutela dei diritti che non sono teorici o illusori, ma concreti ed effettivi.
72. Al contrario, la Corte rileva in ci? una rigidit? del processo giudiziario di riconoscimento dell?identit? sessuale delle persone transessuali in vigore all?epoca dei fatti, che ha posto la ricorrente per un periodo di tempo irragionevole in una situazione anormale che le ha ispirato sentimenti di vulnerabilit?, umiliazione e ansia (si veda, mutatis mutandis, Christine Goodwin, citata sopra, ?? 77-78).
73. La Corte fa riferimento alla Raccomandazione CM/Rec(2010)5 sulle misure volte a combattere la discriminazione basata sull?orientamento sessuale o sull?identit? di genere, nella quale il Comitato dei Ministri ha raccomandato agli Stati di consentire i cambiamenti di nome e di genere nei documenti ufficiali in modo rapido, trasparente e accessibile (paragrafo 25 supra).
74. Inoltre, la Corte rileva con interesse che il decreto legislativo n. 150 del 2011 ha modificato l?articolo 3 della legge n. 164 del 1982, in quanto non ? pi? necessaria una seconda decisione del tribunale nei procedimenti di rettificazione di attribuzione di sesso riguardante persone che sono state operate, poich? la rettificazione dello stato civile pu? essere ordinata dal giudice nella decisione che autorizza l?operazione (paragrafo 20 supra).
75. Di conseguenza, alla luce di quanto precede, la Corte ritiene che l?impossibilit? per la ricorrente di ottenere la modifica del suo nome per un periodo di due anni e mezzo per il motivo che il suo percorso di transizione non si era concluso con un?operazione di conversione sessuale costituisca, nelle circostanze del caso di specie, una violazione da parte dello Stato convenuto del suo obbligo positivo di garantire il diritto dell?interessata al rispetto della sua vita privata.
Pertanto vi ? stata violazione dell?articolo 8 della Convenzione.
II. SULLA DEDOTTA VIOLAZIONE DELL?ARTICOLO 14 DELLA CONVENZIONE
76. La ricorrente denuncia una violazione dell?articolo 14 in combinato disposto con l?articolo 8 della Convenzione.
77. La Corte, constatando che questa parte del ricorso non ? manifestamente infondata ai sensi dell?articolo 35 ? 3 a) della Convenzione e non incorre in altri motivi di irricevibilit?, la dichiara ricevibile. Ritiene, tuttavia, tenuto conto di quanto constatato in merito all?articolo 8 (paragrafo 74 supra), che non si debba esaminare se nel caso di specie vi sia stata violazione della disposizione invocata (A.P., Gar?on e Nicot, sopra citata, ? 158).
III. SULL?APPLICAZIONE DELL?ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
78. Ai sensi dell?articolo 41 della Convenzione,
?Se la Corte dichiara che vi ? stata violazione della Convenzione o dei suoi Protocolli e se il diritto interno dell?Alta Parte contraente non permette se non in modo imperfetto di rimuovere le conseguenze di tale violazione, la Corte accorda, se del caso, un?equa soddisfazione alla parte lesa.?
A. Danno
79. La ricorrente chiede 10.000 euro (EUR) per il danno morale che ritiene di avere sub?to.
80. Il Governo contesta tale richiesta.
81. La Corte ritiene che, nelle circostanze del caso di specie, la constatazione di violazione dell?articolo 8 della Convenzione alla quale essa ? giunta sia di per s? un?equa soddisfazione sufficiente.
B. Spese
82. La ricorrente chiede anche 1.200 EUR per le spese sostenute dinanzi ai tribunali nazionali e 10.000 EUR, o qualsiasi altra somma che la Corte ritenesse equa, per quelle sostenute per il procedimento svoltosi dinanzi ad essa.
83. Il Governo non ha presentato osservazioni al riguardo.
84. Secondo la giurisprudenza della Corte, un ricorrente pu? ottenere il rimborso delle spese sostenute solo nella misura in cui ne siano accertate la realt? e la necessit?, e il loro importo sia ragionevole. Nella fattispecie, tenuto conto dei documenti di cui dispone e della sua giurisprudenza, la Corte considera ragionevole la somma complessiva di 2.500 EUR per tute le spese e la accorda alla ricorrente.
C. Interessi moratori
85. La Corte ritiene appropriato basare il tasso degli interessi moratori sul tasso d?interesse delle operazioni di rifinanziamento marginale della Banca centrale europea maggiorato di tre punti percentuali.
PER QUESTI MOTIVI, LA CORTE, ALL?UNANIMIT?,
1. Dichiara il ricorso ricevibile;
2. Dichiara che vi ? stata violazione dell?articolo 8 della Convenzione;
3. Dichiara non necessario esaminare il motivo di ricorso relativo all?articolo 14 della Convenzione;
4. Dichiara che la constatazione di una violazione fornisce di per s? un?equa soddisfazione sufficiente per il danno morale sub?to dalla ricorrente;
5. Dichiara
a. che lo Stato convenuto deve versare alla ricorrente, entro tre mesi a decorrere dal giorno in cui la sentenza sar? divenuta definitiva conformemente all?articolo 44 ? 2 della Convenzione, la somma di 2.500 EUR (duemilacinquecento euro), pi? l?importo eventualmente dovuto dalla ricorrente a titolo di imposta per le spese;
b. che a decorrere dalla scadenza di detto termine e fino al versamento, tale importo dovr? essere maggiorato di un interesse semplice a un tasso equivalente a quello delle operazioni di rifinanziamento marginale della Banca centrale europea applicabile durante quel periodo, aumentato di tre punti percentuali;
6. Rigetta la domanda di equa soddisfazione per il resto.
Fatta in francese, poi comunicata per iscritto l?11 ottobre 2018, in applicazione dell?articolo 77 ?? 2 e 3 del regolamento della Corte
Abel Campos
Cancelliere
Linos-Alexandre Sicilianos
Presidente

Testo Tradotto

Conclusion(s)
Violation de l’article 8 – Droit au respect de la vie priv?e et familiale (Article 8 – Obligations positives
Article 8-1 – Respect de la vie priv?e)
Pr?judice moral – constat de violation suffisant (Article 41 – Pr?judice moral
Satisfaction ?quitable)

PREMI?RE SECTION

AFFAIRE S.V. c. ITALIE

(Requ?te no 55216/08)

ARR?T

STRASBOURG

11 octobre 2018

D?FINITIF

11/01/2019

Cet arr?t est devenu d?finitif en vertu de l?article 44 ? 2 de la Convention. Il peut subir des retouches de forme.

En l?affaire S.V. c. Italie,
La Cour europ?enne des droits de l?homme (premi?re section), si?geant en une chambre compos?e de :
Linos-Alexandre Sicilianos, pr?sident,
Kristina Pardalos,
Guido Raimondi,
Ale? Pejchal,
Ksenija Turkovi?,
Armen Harutyunyan,
Pauliine Koskelo, juges,
et de Abel Campos, greffier de section,
Apr?s en avoir d?lib?r? en chambre du conseil le 18 septembre 2018,
Rend l?arr?t que voici, adopt? ? cette date :
PROC?DURE
1. ? l?origine de l?affaire se trouve une requ?te (no 55216/08) dirig?e contre la R?publique italienne et dont une ressortissante de cet ?tat, Mme S.V. (? la requ?rante ?), a saisi la Cour le 13 novembre 2008 en vertu de l?article 34 de la Convention de sauvegarde des droits de l?homme et des libert?s fondamentales (? la Convention ?). Le pr?sident de la section a acc?d? ? la demande de non-divulgation de son identit? formul?e par la requ?rante (article 47 ? 4 du r?glement de la Cour).
2. La requ?rante a ?t? repr?sent?e par Mes M. De Stefano et G. Guercio, avocats exer?ant ? Rome. Le gouvernement italien (? le Gouvernement ?) a ?t? repr?sent? par son agent, Mme E. Spatafora.
3. Le 20 mars 2016, la requ?te a ?t? communiqu?e au Gouvernement.
4. Le 19 septembre 2016, les organisations non gouvernementales Alliance Defending Freedom et Unione Giuristi Cattolici Italiani, se sont vu accorder l?autorisation d?intervenir conjointement dans la proc?dure ?crite (article 36 ? 2 de la Convention et article 44 ? 3 du r?glement de la Cour).
EN FAIT
I. LES CIRCONSTANCES DE L?ESP?CE
5. La requ?rante est n?e en 1965 et r?side ? Ostia Lido.
6. ? sa naissance, la requ?rante fut inscrite sur les registres d??tat civil comme ?tant de sexe masculin et fut pr?nomm?e ? L. ?. Toutefois, son identit? sexuelle a d?apr?s elle toujours ?t? f?minine. L?int?ress?e a ainsi men? une vie sociale en tant que femme sous le pr?nom de ? S. ?. Par exemple, la requ?rante, employ?e depuis 1999 en tant que fonctionnaire publique, a toujours ?t? appel?e ? S. ? par ses coll?gues. Sur la photographie de sa carte d?identit?, ?dit?e en ao?t 2000, son apparence est celle d?une femme.
7. En 1999, dans le cadre de son parcours de transition sexuelle, la requ?rante d?buta un traitement hormonal f?minisant.
8. Le 9 novembre 2000, elle saisit le tribunal civil de Rome d?une demande fond?e sur l?article 3 de la loi no 164 de 1982. Elle y indiquait vouloir conclure son parcours de transition par la modification d?finitive de ses caract?res sexuels primaires et sollicitait l?autorisation de recourir ? une op?ration chirurgicale de conversion sexuelle.
9. Par un jugement du 10 mai 2001, le tribunal constata que la requ?rante avait entrepris un parcours de transition sexuelle de mani?re r?fl?chie et, ayant pris acte de sa d?termination, il l?autorisa ? recourir ? la chirurgie aux fins de mise en harmonie de ses caract?res sexuels primaires avec son identit? de genre f?minin.
10. Le 30 mai 2001, la requ?rante, en attendant de pouvoir effectuer l?intervention chirurgicale autoris?e par le tribunal, demanda au pr?fet de Rome le changement de son pr?nom sur le fondement de l?article 89 du d?cret pr?sidentiel no 396 de 2000. Elle soutenait que, ?tant donn? son parcours de transition sexuelle, entrepris depuis plusieurs ann?es, et compte tenu de son aspect physique, l?indication d?un pr?nom masculin sur ses documents d?identit? ?tait un motif d?humiliation et d?embarras permanent. De plus, elle affirmait que les d?lais d?attente pour l?intervention chirurgicale ?taient de quatre ans environ.
11. Par une d?cision du 4 juillet 2001, le pr?fet rejeta la demande de la requ?rante, au motif que, d?apr?s le d?cret pr?sidentiel no 396 de 2000, le pr?nom d?une personne devait correspondre ? son sexe. Or, selon lui, en l?absence d?une d?cision judiciaire d?finitive portant rectification de l?attribution du sexe au sens de la loi no 164 de 1982, le pr?nom de la requ?rante ne pouvait pas ?tre modifi?.
12. La requ?rante attaqua ladite d?cision devant le tribunal administratif r?gional (TAR) du Latium. Dans son recours, elle demandait ?galement la suspension ? titre provisoire de la d?cision du pr?fet.
13. Le 23 juillet 2001, la requ?rante subit une mammoplastie. Concernant l?intervention chirurgicale visant ? la modification de ses caract?res sexuels primaires, elle fut inscrite le 6 septembre 2001 sur une liste d?attente aupr?s de la clinique universitaire de Trieste.
14. Le 21 f?vrier 2002, le TAR refusa de suspendre ? titre provisoire la d?cision du pr?fet.
15. Le 3 f?vrier 2003, alors que la proc?dure devant le TAR ?tait toujours pendante au fond, la requ?rante subit une intervention chirurgicale de modification de ses caract?res sexuels, de masculins ? f?minins. Elle demanda ensuite au tribunal civil de Rome, ? une date non pr?cis?e, la reconnaissance l?gale du changement de sexe sur le fondement de l?article 3 de la loi no 164 de 1982.
16. Par un jugement du 10 octobre 2003, le tribunal de Rome fit droit ? la demande de la requ?rante et ordonna ? la municipalit? de Savone de modifier l?indication du sexe de masculin ? f?minin et le pr?nom de ? L. ? en ? S. ?.
17. Par un jugement du 6 mars 2008, d?pos? le 17 mai 2008, le TAR rejeta le recours introduit par la requ?rante contre la d?cision du pr?fet du 4 juillet 2001. Il jugea que l?article 89 du d?cret pr?sidentiel no 396 de 2000, concernant le changement de pr?nom, ne trouvait pas ? s?appliquer en l?esp?ce, et que celle-ci relevait plut?t de la loi no 164 de 1982 en mati?re de rectification de l?attribution du sexe. Il souligna, ? cet ?gard, que cette derni?re loi disposait que la modification de l??tat civil d?une personne transsexuelle devait ?tre ordonn?e par le tribunal qui statuait sur la conversion sexuelle de celle-ci. Il estima par cons?quent que le pr?fet avait ? juste titre rejet? la demande de la requ?rante.
Cette derni?re n?interjeta pas appel dudit jugement.
II. LE DROIT ET LA PRATIQUE INTERNES PERTINENTS
A. La loi no 164 de 1982
18. La loi no 164 de 1982 ?tablit les r?gles en mati?re de rectification de l?attribution du sexe (rettificazione di attribuzione di sesso). Selon cette loi, telle qu?en vigueur ? l??poque des faits, la rectification de l?attribution du sexe est effectu?e en vertu d?un jugement du tribunal rev?tu de l?autorit? de la chose jug?e conf?rant ? une personne un sexe diff?rent de celui indiqu? dans son acte de naissance, ? la suite de la modification des caract?res sexuels de l?int?ress? (article 1). Si n?cessaire, le tribunal ordonne une expertise tendant ? la v?rification des conditions physiques et psychiques du demandeur. Par le jugement qui accueille la demande de rectification, le tribunal ordonne ? la municipalit? aupr?s de laquelle a ?t? enregistr? l?acte de naissance d?effectuer la modification du registre de l??tat civil (article 2).
19. Par ailleurs, l?article 3 de ladite loi pr?voit ce qui suit :
? Lorsqu?une ad?quation des caract?res sexuels par le biais d?un traitement m?dico-chirurgical se r?v?le n?cessaire, le tribunal l?autorise par un jugement. Dans ce cas, le tribunal, [statuant] en chambre du conseil, ordonne la rectification de l?attribution du sexe apr?s avoir v?rifi? l?ex?cution du traitement autoris?. ?
20. L?article 3 de la loi no 164 a ?t? ensuite modifi? par le d?cret l?gislatif no 150 de 2011, sous l?article 31, alin?a 4, dans le sens o? une deuxi?me d?cision en chambre du conseil n?est plus n?cessaire pour obtenir la rectification de l?attribution de sexe.
Ledit article 31, alin?a 4, est ainsi r?dig? :
? Lorsqu?une ad?quation des caract?res sexuels par le biais d?un traitement m?dico-chirurgical se r?v?le n?cessaire, le tribunal l?autorise par un jugement ayant l?autorit? de la chose jug?e. ?
B. Le d?cret du pr?sident de la R?publique no 396 de 2000 et le d?cret royal n o 1238 de 1939
21. D?apr?s l?article 35 du d?cret du pr?sident de la R?publique no 396 du 3 novembre 2000 (? le DPR no 396 ?), le pr?nom attribu? ? un enfant doit correspondre au sexe de celui-ci. Selon l?article 89 du m?me d?cret, sans pr?judice des dispositions applicables en mati?re de rectification des registres d??tat civil, une personne souhaitant changer de pr?nom ou ajouter un autre pr?nom au sien, ou bien souhaitant changer son nom de famille, ? raison de son caract?re honteux ou ridicule ou parce qu?il r?v?le son origine naturelle, doit pr?senter une demande motiv?e aupr?s du pr?fet comp?tent.
22. Avant l?entr?e en vigueur du DPR no 396, la comp?tence pour d?cider des demandes de changement de nom ou de pr?nom, alors r?gie par les articles 158 et suivants du d?cret royal n o 1238 de 1939, relevait du procureur de la R?publique.
23. Par la d?cision no 18 du 12 avril 1999, le procureur g?n?ral de la R?publique pr?s la cour d?appel de Rome fit droit ? la demande de changement de nom introduite par un transsexuel non op?r?, M.U., au sens de l?article 158 du d?cret royal no 1238. Devant le procureur le demandeur, de sexe masculin, fit valoir avoir toujours eu une nature psychologique et un comportement typiquement f?minins et all?gua que le fait de porter un pr?nom masculin l?exposait ? des probl?mes d?int?gration sociale ainsi qu?? une grande souffrance personnelle. Le procureur consid?ra recevable la demande de M.U. et l?autorisa ? changer de pr?nom.
C. La jurisprudence de la Cour de cassation
24. Par son arr?t no 15138 du 20 juillet 2015, faisant r?f?rence entre autres aux principes d?gag?s par la jurisprudence de la Cour, la Cour de cassation a jug? qu?il ?tait exclu que l?article 3 de la loi no 164 de 1982 p?t ?tre interpr?t? comme imposant ? une personne transsexuelle de recourir ? la chirurgie pour obtenir la reconnaissance de son identit? de genre, la correspondance entre l?orientation sexuelle et l?apparence physique pouvant ?tre atteinte par le biais de traitements psychologiques et m?dicaux respectueux de l?int?grit? physique de la personne. La haute juridiction a ainsi mis fin ? la divergence d?interpr?tation existant en la mati?re entre les juridictions du fond.
D. La jurisprudence de la Cour constitutionnelle
25. Par son arr?t no 221 du 20 octobre 2015, la Cour constitutionnelle a rejet? une exception d?inconstitutionnalit? des articles 1 et 3 de la loi no 164 de 1982. Se r?f?rant entre autres ? l?arr?t no 15138 de la Cour de cassation, elle a affirm? tout d?abord que les dispositions l?gislatives en cause repr?sentaient le r?sultat d?une ?volution culturelle et juridique visant la reconnaissance de l?identit? de genre comme un ?l?ment constitutif du droit ? l?identit? personnelle. Elle a ajout?, en interpr?tant l?absence d?une indication explicite des modalit?s de modification des caract?res sexuels ? la lumi?re des droits fondamentaux de la personne, qu?une telle absence conduisait ? exclure la n?cessit? d?un traitement chirurgical aux fins de l?obtention de la rectification l?gale de l?attribution du sexe, celui-ci ?tant seulement l?un des traitements envisageables pouvant ?tre utilis?s pour parvenir ? la transformation de l?apparence d?une personne.
III. LE DROIT INTERNATIONAL
A. Les Nations unies
26. Dans son rapport au Conseil des droits de l?homme du 17 novembre 2011 intitul? ? lois et pratiques discriminatoires et actes de violence dont sont victimes des personnes en raison de leur orientation sexuelle ou de leur identit? de genre ? (A/HRC/19/41), la Haut-Commissaire des Nations unies aux droits de l?homme rel?ve en particulier que la r?glementation en vigueur dans les pays qui reconnaissent le changement de genre conditionne souvent, implicitement ou explicitement, cette reconnaissance ? la st?rilisation (? 72). Elle recommande notamment aux ?tats (? 84 h) :
? De faciliter la reconnaissance juridique du genre de pr?f?rence des personnes transgenres et de prendre des mesures pour permettre la d?livrance de nouveaux documents d?identit? faisant mention du genre de pr?f?rence et du nom choisi, sans qu?il soit port? atteinte aux autres droits de l?homme. ?
B. Le Comit? des Ministres et l?Assembl?e parlementaire du Conseil de l?Europe
27. Le Comit? des Ministres du Conseil de l?Europe a adopt? le 31 mars 2010 la Recommandation CM/Rec(2010)5 sur des mesures visant ? combattre la discrimination fond?e sur l?orientation sexuelle ou l?identit? de genre. Cette recommandation indique en particulier que ? les ?tats membres devraient prendre les mesures appropri?es pour garantir la reconnaissance juridique int?grale du changement de sexe d?une personne dans tous les domaines de la vie, en particulier en permettant de changer le nom et le genre de l?int?ress? dans les documents officiels de mani?re rapide, transparente et accessible ; les ?tats membres devraient ?galement veiller, le cas ?ch?ant, ? ce que les acteurs non ?tatiques reconnaissent le changement et apportent les modifications correspondantes dans les documents importants tels que les dipl?mes ou les certificats de travail ? (annexe, point 21).
28. Dans sa r?solution 1728 (2010), adopt?e le 29 avril 2010, relative ? la discrimination sur la base de l?orientation sexuelle et de l?identit? de genre, l?Assembl?e parlementaire du Conseil de l?Europe appelle les ?tats ? ? garantir dans la l?gislation et la pratique, les droits [des personnes transgenres] (…) ? des documents officiels refl?tant l?identit? de genre choisie, sans obligation pr?alable de subir une st?rilisation ou d?autres proc?dures m?dicales comme une op?ration de conversion sexuelle ou une th?rapie hormonale ? (point 16.11.2).
EN DROIT
I. SUR LA VIOLATION ALL?GU?E DE L?ARTICLE 8 DE LA CONVENTION
29. La requ?rante all?gue que le refus oppos? ? sa demande de changement de pr?nom au motif qu?elle n?avait pas encore effectu? l?op?ration de conversion sexuelle a port? atteinte ? son ?gard au droit au respect de la vie priv?e garanti par l?article 8 de la Convention, aux termes duquel :
? 1. Toute personne a droit au respect de sa vie priv?e et familiale, de son domicile et de sa correspondance.
2. Il ne peut y avoir ing?rence d?une autorit? publique dans l?exercice de ce droit que pour autant que cette ing?rence est pr?vue par la loi et qu?elle constitue une mesure qui, dans une soci?t? d?mocratique, est n?cessaire ? la s?curit? nationale, ? la s?ret? publique, au bien??tre ?conomique du pays, ? la d?fense de l?ordre et ? la pr?vention des infractions p?nales, ? la protection de la sant? ou de la morale, ou ? la protection des droits et libert?s d?autrui. ?
30. La requ?rante invoque ?galement l?article 3 de la Convention, ainsi libell? :
? Nul ne peut ?tre soumis ? la torture ni ? des peines ou traitements inhumains ou d?gradants. ?
31. Ma?tresse de la qualification juridique des faits, la Cour juge appropri? d?examiner les all?gations de la requ?rante sous l?angle du seul article 8 de la Convention (A.P., Gar?on et Nicot c. France, nos 79885/12 et 2 autres, ? 149, CEDH 2017 (extraits) et Radomilja et autres c. Croatie [GC], nos 37685/10 et 22768/12, ? 126).
A. Sur la recevabilit?
1. Sur la qualit? de victime
32. La requ?rante estime qu?elle est toujours victime de la violation all?gu?e devant la Cour malgr? le fait d?avoir ?t? autoris?e ? changer de nom par le jugement du tribunal de Rome du 10 octobre 2003.
33. Bien que le Gouvernement n?ait pas soulev? d?exception concernant la qualit? de victime de la requ?rante, rien n?emp?che la Cour d?examiner proprio motu cette question dans la mesure o? elle touche ? sa comp?tence (voir par exemple Buzadji c. R?publique de Moldova [GC], no 23755/07, ? 70, 5 juillet 2016 et Orlandi et autres c. Italie, nos 26431/12 et 3 autres, ? 117, 14 d?cembre 2017).
34. La Cour rappelle qu?une d?cision ou une mesure favorable au requ?rant ne suffit pas en principe ? le priver de la qualit? de ? victime ? aux fins de l?article 34 de la Convention, sauf si les autorit?s nationales reconnaissent, explicitement ou en substance, puis r?parent, la violation de la Convention (voir, par exemple, Eckle c. Allemagne, 15 juillet 1982, ? 66, s?rie A no 51, Dalban c. Roumanie [GC], no 28114/95, ? 44, CEDH 1999 VI, Scordino c. Italie (no 1) [GC], no 36813/97, ?? 179-180, CEDH 2006?V, et G?fgen c. Allemagne [GC], no 22978/05, ? 115, CEDH 2010). Ce n?est que lorsqu?il est satisfait ? ces deux conditions que la nature subsidiaire du m?canisme de protection de la Convention s?oppose ? un examen de la requ?te (Eckle, pr?cit?, ?? 69 et suivants).
35. En l?esp?ce, les instances nationales ont certes adopt? une d?cision favorable ? la requ?rante en lui accordant l?autorisation de changement de nom sollicit?e. Cela ?tant, la Cour ne saurait ignorer que la situation litigieuse ? l?origine de la pr?sente requ?te, ? savoir l?impossibilit? pour la requ?rante d?obtenir le changement de nom en raison du refus des instances judiciaires, a perdur? pendant plus de deux ans et demi. La Cour estime que la requ?rante a directement subi les effets de ce refus dans sa vie priv?e durant cette p?riode (voir Y.Y. c. Turquie, no 14793/08, ? 53, CEDH 2015 (extraits). Par ailleurs, ni le jugement du 10 octobre 2003, ni les autres d?cisions internes concernant l?affaire de la requ?rante, ne contiennent une reconnaissance expresse d?une violation de droits prot?g?s par la Convention. Aussi, l?autorisation accord?e ? la requ?rante ne saurait non plus ?tre interpr?t?e comme une reconnaissance, en substance, d?une violation de son droit au respect de la vie priv?e (ibidem, ? 53).
36. Il convient d?s lors de conclure que la requ?rante peut se pr?tendre ? victime ? au sens de l?article 34 de la Convention.
2. Sur l??puisement des voies de recours internes
37. Le Gouvernement soul?ve une exception de non-?puisement des voies de recours internes au motif que la requ?rante n?a pas attaqu? le jugement du TAR devant le Conseil d??tat. Il soutient que la haute juridiction administrative aurait pu accueillir les arguments de la requ?rante et annuler ainsi la d?cision du pr?fet.
38. La requ?rante r?plique qu?un appel devant le Conseil d??tat n?aurait eu aucune chance de succ?s, compte tenu du droit positif en vigueur en Italie, emp?chant toute modification du pr?nom avant la rectification de l?attribution du sexe d?cid?e par un juge. Elle indique que, depuis l?entr?e en vigueur du DPR no 396 de 2000, soit depuis la d?volution au pr?fet de la comp?tence d?cisionnelle en mati?re de demandes de changement de pr?nom, aucune demande introduite par une personne transgenre pendant la p?riode de transition sexuelle n?a ?t? accueillie, ce qui, ? ses dires, n??tait pas le cas sous l?empire de l?ancienne pratique, lorsque cette comp?tence revenait au procureur de la R?publique. Dans sa requ?te, elle en veut pour preuve une d?cision dat?e du 12 avril 1999 rendue dans une affaire selon elle similaire ? la sienne. La requ?rante indique de surcro?t que le Gouvernement n?a pas prouv? qu?un appel devant le Conseil d??tat aurait abouti ? une d?cision favorable et aurait donc constitu? un rem?de ? exercer.
39. La Cour rappelle que l?obligation d??puiser les recours internes impose aux requ?rants de faire un usage normal des recours disponibles et suffisants pour leur permettre d?obtenir r?paration des violations qu?ils all?guent. Ces recours doivent exister ? un degr? suffisant de certitude, en pratique comme en th?orie, sans quoi leur manquent l?effectivit? et l?accessibilit? voulues (Akdivar et autres c. Turquie, 16 septembre 1996, ? 66, Recueil des arr?ts et d?cisions 1996 IV). De plus, la r?gle de l??puisement des voies de recours internes ne s?accommode pas d?une application automatique et ne rev?t pas un caract?re absolu : en en contr?lant le respect, il faut avoir ?gard aux circonstances de la cause. Cela signifie notamment que la Cour doit tenir compte de mani?re r?aliste du contexte juridique et politique dans lequel les recours s?inscrivent ainsi que de la situation personnelle des requ?rants (Mente? et autres c.Turquie, 28 novembre 1997, ? 58, Recueil 1997?VIII, et Gas et Dubois c. France (d?c.), no 25951/07, 31 ao?t 2010).
40. La Cour rappelle ensuite que, pour pouvoir ?tre jug? effectif, un recours doit ?tre susceptible de rem?dier directement ? la situation incrimin?e et pr?senter des perspectives raisonnables de succ?s (Balogh c. Hongrie, no 47940/99, ? 30, 20 juillet 2004, et Sejdovic c. Italie [GC], no 56581/00, ? 46, CEDH 2006?II). Cependant, le simple fait de nourrir des doutes quant aux perspectives de succ?s d?un recours donn? qui n?est pas de toute ?vidence vou? ? l??chec ne constitue pas une raison propre ? justifier la non-utilisation du recours en question (Scoppola c. Italie (no 2) [GC], no 10249/03, ? 70, 17 septembre 2009).
41. La Cour rappelle enfin que, en ce qui concerne la charge de la preuve, il incombe au Gouvernement excipant du non-?puisement de la convaincre que le recours ?tait effectif et disponible tant en th?orie qu?en pratique ? l??poque des faits. Une fois cela d?montr?, c?est au requ?rant qu?il revient d??tablir que le recours ?voqu? par le Gouvernement a en fait ?t? employ? ou bien que, pour une raison quelconque, il n??tait ni ad?quat ni effectif compte tenu des faits de la cause, ou encore que certaines circonstances particuli?res dispensaient l?int?ress? de l?exercer (McFarlane c. Irlande [GC], no 31333/06, ? 107, 10 septembre 2010, et Vu?kovi? et autres c. Serbie (exception pr?liminaire) [GC], nos 17153/11 et 29 autres, ? 77, 25 mars 2014).
42. En l?esp?ce, la Cour observe que la requ?rante a essay? d?obtenir le changement de son pr?nom en d?posant une demande devant le pr?fet, conform?ment ? l?article 89 du DPR no 396 de 2000, entr? en vigueur environ sept mois plus t?t. Devant elle, l?int?ress?e soutient, en s?appuyant sur un exemple de jurisprudence, qu?avant l?entr?e en vigueur de ladite disposition le procureur g?n?ral de la R?publique, qui ?tait ? l??poque comp?tent pour d?cider, faisait r?guli?rement droit aux demandes de changement de pr?nom introduites par des personnes transsexuelles, m?me en l?absence d?une d?cision judiciaire d?finitive portant rectification de l?attribution du sexe. En revanche, la requ?rante dit ne conna?tre aucune d?cision favorable prise par le pr?fet sous l?empire du nouveau d?cret pr?sidentiel, ? savoir le DPR no 396 de 2000.
43. Quant au Gouvernement, la Cour rel?ve qu?il se borne ? plaider qu?un appel devant le Conseil d??tat aurait constitu? une voie de recours ? m?me de permettre ? la requ?rante d?obtenir r?paration de la violation all?gu?e, sans pour autant ?tayer son assertion par une jurisprudence et une pratique ?tablies.
44. Par cons?quent, eu ?gard aux ?l?ments dont elle dispose, la Cour consid?re que, si la requ?rante pouvait s?attendre ? ce que sa demande f?t accueillie lors de son introduction en 2001 compte tenu de la pratique existant avant l?entr?e en vigueur du nouveau DPR no 396, elle pouvait ?galement l?gitimement d?duire du contexte juridique existant en 2008 qu?un appel devant le Conseil d??tat ?tait vou? ? l??chec. Partant, il y a lieu de rejeter l?exception du Gouvernement.
45. Constatant par ailleurs que ce grief n?est pas manifestement mal fond? au sens de l?article 35 ? 3 a) de la Convention et qu?il ne se heurte par ailleurs ? aucun autre motif d?irrecevabilit?, la Cour le d?clare recevable.
B. Sur le fond
1. Th?ses des parties
46. La requ?rante consid?re que le refus des autorit?s nationales de lui permettre de changer de pr?nom avant la r?alisation de l?op?ration chirurgicale de conversion sexuelle a entrav? son droit au respect de sa vie priv?e.
47. La requ?rante expose que, par son jugement du 10 mai 2001, le tribunal civil de Rome l?a officiellement reconnue comme ?tant transsexuelle. De ce fait, son droit au respect de son identit? de genre aurait m?rit? d??tre prot?g?, bien que sa conversion sexuelle ne f?t pas encore conclue au moyen de l?intervention chirurgicale. ? ce propos, la requ?rante estime que le Gouvernement a tort d?invoquer la marge d?appr?ciation des ?tats en la mati?re, car, selon elle, le syst?me national a fait preuve de rigidit? bien que la loi no 164 de 1982 n?ait jamais mentionn? l?intervention chirurgicale parmi les conditions pour l?obtention de la reconnaissance de l?identit? de genre des personnes transsexuelles. Elle soutient que les autorit?s ont interpr?t? la l?gislation nationale de mani?re restrictive et ont ainsi failli ? leurs obligations positives inh?rentes au respect de l?article 8 de la Convention.
48. Dans ses observations, la requ?rante pr?cise par ailleurs que ses dol?ances ont trait uniquement au refus des autorit?s de lui accorder le changement de pr?nom et ne mettent gu?re en question le processus d?cisionnel relatif ? la rectification de l?attribution du sexe.
49. Le Gouvernement r?plique que, par sa demande de changement de pr?nom, la requ?rante avait comme seul objectif de se voir reconna?tre une nouvelle identit? sexuelle sans passer par la r?alisation d?une intervention chirurgicale, et ce, selon lui, en violation des dispositions l?gales en vigueur. Il soutient que le droit positif italien permet la rectification du pr?nom d?une personne transsexuelle seulement apr?s v?rification de la part des autorit?s du v?ritable ?tat psychologique et du comportement de celle ci. ? cet ?gard, il expose que la requ?rante a obtenu la rectification de son pr?nom et de son sexe en 2003, apr?s avoir compl?t? son parcours de transition en se soumettant ? la chirurgie autoris?e par le tribunal. Aussi estime-t-il que les autorit?s ont respect? les dispositions de loi pertinentes en vigueur ? l??poque des faits de l?esp?ce et qu?elles ont permis ? la requ?rante d?obtenir une reconnaissance de sa nouvelle identit? sexuelle.
50. Enfin, le Gouvernement argue que la loi no 164 de 1982 pr?voit une proc?dure ? m?me de garantir le respect de l?identit? de genre de chacun, permettant ainsi aux personnes transsexuelles d?obtenir la modification de leur ?tat civil. D?s lors, ? ses yeux, la pr?sente affaire n?est pas comparable aux affaires dans lesquelles les ?tats ont limit? les droits garantis par l?article 8 de la Convention en refusant de reconna?tre les nouvelles identit?s sexuelles de personnes qui s??taient soumises ? la chirurgie g?nitale.
2. Observations des tierces parties
51. Les tierces intervenantes, les organisations Alliance Defending Freedom et Unione Giuristi Cattolici Italiani, d?clarent que le r?gime sp?cial pr?vu par la loi no 164 de 1982 pour l?obtention du changement d??tat civil des personnes transgenres n?envisage pas la chirurgie comme une condition n?cessaire mais seulement comme l?une des possibles options pouvant ?tre pr?conis?es dans le cadre du parcours de transition sexuelle de la personne concern?e. Ainsi, il appartiendrait aux autorit?s judiciaires internes de d?cider au cas par cas.
52. Les tierces intervenantes consid?rent que le fait d?emp?cher les ?tats d??tablir des crit?res objectifs ? prendre en compte dans ce type de proc?dures reviendrait ? conf?rer aux individus un pouvoir d?autod?termination incompatible avec les int?r?ts d?autrui.
53. Elles exposent que la jurisprudence de la Cour dans le domaine de la reconnaissance de l?identit? de genre est centr?e sur la l?galit? des restrictions qui y font obstacle, la Cour jugeant avec constance qu?il appartient aux ?tats de d?finir les m?canismes de cette reconnaissance en tenant compte des diff?rents int?r?ts en jeu. Elles ajoutent que cela pose des questions fondamentales de d?finitions, qui ont des ramifications dans les domaines de l??thique, de la psychologie et de la science m?dicale, et pour lesquelles une large marge d?appr?ciation doit ?tre allou?e aux ?tats. Elles indiquent que la mani?re dont les ?tats r?pondent ? la question du transsexualisme varie de l?un ? l?autre, en fonction des sp?cificit?s de chaque environnement national : selon elles, chaque ?tat d?finit des r?gles visant ? l?obtention d?un ?quilibre entre les int?r?ts priv?s et les int?r?ts publics concurrents qui se pr?sentent en son sein. D?apr?s les tierces intervenantes, cette approche est confort?e par la grande divergence qui caract?rise les choix l?gaux des ?tats membres sur cette question.
3. Appr?ciation de la Cour
a) Sur l?applicabilit? de l?article 8 de la Convention
54. La Cour rappelle que la notion de ? vie priv?e ? est une notion large, non susceptible d?une d?finition exhaustive, qui recouvre non seulement l?int?grit? physique et morale de l?individu, mais aussi parfois des aspects de l?identit? physique et sociale de celui-ci. Des ?l?ments tels que, par exemple, l?identit? ou l?identification sexuelle, le nom, l?orientation sexuelle et la vie sexuelle rel?vent de la sph?re personnelle prot?g?e par l?article 8 de la Convention (voir, notamment, Van K?ck c. Allemagne, no 35968/97, ? 69, CEDH 2003?VII, Schlumpf c. Suisse, no 29002/06, ? 77, 8 janvier 2009, et Y.Y. c. Turquie, pr?cit?, ? 56, ainsi que les r?f?rences qui y sont indiqu?es).
55. La Cour rappelle ?galement que la notion d?autonomie personnelle refl?te un principe important qui sous-tend l?interpr?tation des garanties de l?article 8 de la Convention (Pretty c. Royaume-Uni, no 2346/02, ? 61, CEDH 2002?III), ce qui l?a conduite ? reconna?tre, dans le contexte de l?application de cette disposition ? la situation des personnes transsexuelles, qu?elle comporte un droit ? l?autod?termination (Van K?ck, ? 69, pr?cit?, et Schlumpf, ? 100, pr?cit?), dont la libert? de d?finir son appartenance sexuelle est l?un des ?l?ments les plus essentiels (Van K?ck, pr?cit?, ? 73). Elle rappelle aussi que le droit ? l??panouissement personnel et ? l?int?grit? physique et morale des personnes transsexuelles est garanti par l?article 8 (voir, notamment, Van K?ck, ? 69, pr?cit?, Schlumpf, ? 100, pr?cit?, et Y.Y. c. Turquie, pr?cit?, ? 58).
56. Les arr?ts rendus ? ce jour par la Cour dans ce domaine portent sur la reconnaissance l?gale de l?identit? sexuelle de personnes transsexuelles ayant subi une op?ration de conversion sexuelle (Rees c. Royaume-Uni, 17 octobre 1986, s?rie A no 106, Cossey c. Royaume-Uni, 27 septembre 1990, s?rie A no 184, B. c. France, no 13343/87, 25 mars 1992, s?rie A no 232?C, Christine Goodwin c. Royaume-Uni [GC], no 28957/95, CEDH 2002 VI, I. c. Royaume-Uni [GC], no 25680/94, 11 juillet 2002, Grant c. Royaume Uni, no 32570/03, CEDH 2006?VII, et H?m?l?inen c. Finlande [GC], no 37359/09, CEDH 2014), sur les conditions d?acc?s ? une telle op?ration (Van K?ck, pr?cit?, Schlumpf, pr?cit?, L. c. Lituanie, no 27527/03, CEDH 2007?IV, et Y.Y. c. Turquie, pr?cit?), ou encore sur la reconnaissance l?gale de l?identit? sexuelle des personnes transgenres qui n?ont pas subi un traitement de changement de sexe agr?? par les autorit?s ou qui ne souhaitent pas subir un tel traitement (A.P., Gar?on et Nicot, pr?cit?).
57. La Cour souligne que la pr?sente affaire concerne l?impossibilit? pour une personne transsexuelle d?obtenir le changement de pr?nom avant l?aboutissement d?finitif du processus de transition sexuelle par l?op?ration de conversion. Il s?agit l? d?une probl?matique pouvant ?tre rencontr?e par les personnes transsexuelles diff?rente de celles que la Cour a eu l?occasion d?examiner jusqu?? pr?sent.
58. Il n?en reste pas moins que cette probl?matique rel?ve pleinement du droit au respect de la vie priv?e et tombe d?s lors sans conteste dans le champ d?application de l?article 8 de la Convention, comme d?ailleurs la Cour l?a plus largement affirm? dans des affaires portant sur le choix ou le changement des noms ou des pr?noms de personnes physiques (voir, parmi beaucoup d?autres, Golemanova c. Bulgarie, no 11369/04, ? 37, 17 f?vrier 2011, et Henry Kismoun c. France, no 32265/10, ? 25, 5 d?cembre 2013).
59. Partant, l?article 8 de la Convention s?applique donc ? la pr?sente affaire sous son volet ? vie priv?e ?, ce que, du reste, le Gouvernement ne conteste pas.
b) Sur l?observation de l?article 8 de la Convention
60. La Cour r?affirme que, si l?article 8 de la Convention a essentiellement pour objet de pr?munir l?individu contre des ing?rences arbitraires des pouvoirs publics, il ne se contente pas d?astreindre l??tat ? s?abstenir de pareilles ing?rences : ? cet engagement n?gatif peuvent s?ajouter des obligations positives inh?rentes ? un respect effectif de la vie priv?e ou familiale. La fronti?re entre les obligations positives et les obligations n?gatives de l??tat au titre de l?article 8 ne se pr?te pas ? une d?finition pr?cise, mais les principes applicables dans le cas des premi?res sont comparables ? ceux valables pour les secondes. Pour d?terminer si une obligation ? positive ou n?gative ? existe, il faut prendre en compte le juste ?quilibre ? m?nager entre l?int?r?t g?n?ral et les int?r?ts de l?individu (voir, entre autres, S?derman c. Su?de [GC], no 5786/08, ? 78, CEDH 2013).
61. La Cour r?affirme par ailleurs que, dans le domaine de la r?glementation des conditions n?cessaires pour le changement des noms des personnes physiques, les ?tats contractants jouissent d?une large marge d?appr?ciation. Tout en rappelant qu?il peut exister de v?ritables raisons amenant un individu ? d?sirer changer de nom ou de pr?nom, la Cour r?p?te que des restrictions l?gales ? pareille possibilit? peuvent se justifier dans l?int?r?t public, par exemple afin d?assurer un enregistrement exact de la population ou de sauvegarder les moyens d?une identification personnelle et de relier ? une famille les porteurs d?un nom donn? (Golemanova, pr?cit?, ? 39, et Henry Kismoun, pr?cit?, ?, 31).
62. Cela ?tant, en ce qui concerne la mise en balance des int?r?ts concurrents, la Cour a soulign? l?importance particuli?re que rev?tent les questions touchant ? l?un des aspects les plus intimes de la vie priv?e, soit le droit ? l?identit? sexuelle, domaine dans lequel les ?tats contractants jouissent d?une marge d?appr?ciation restreinte (H?m?l?inen, pr?cit?, ? 67, et A.P., Gar?on et Nicot, pr?cit?, ? 123).
63. La question principale qui se pose en l?esp?ce est celle de savoir si, compte tenu de la marge d?appr?ciation dont elle disposait, l?Italie a m?nag? un juste ?quilibre dans la mise en balance entre l?int?r?t g?n?ral et l?int?r?t priv? de la requ?rante ? ce que son pr?nom corresponde ? son identit? de genre.
64. La Cour observe tout d?abord que la loi italienne permet la reconnaissance juridique de l?identit? de genre des personnes transsexuelles par le biais de la modification de leur ?tat civil conform?ment ? la loi no 164 de 1982 (paragraphe 18 ci-dessus).
65. La Cour prend note de la position de la requ?rante, qui all?gue avoir d? attendre de se soumettre ? l?op?ration chirurgicale de conversion sexuelle pour obtenir l?autorisation de changer son pr?nom. Elle observe par ailleurs que l?int?ress?e n?all?gue pas avoir ?t? amen?e ? se soumettre ? l?op?ration chirurgicale contre sa volont? et dans le seul but d?obtenir une reconnaissance l?gale de son identit? sexuelle. Au contraire, il ressort des documents de la proc?dure interne qu?elle a souhait? recourir ? la chirurgie afin d?harmoniser son aspect physique avec son identit? sexuelle et qu?elle y a ?t? autoris?e par le tribunal. D?s lors, contrairement ? l?affaire A.P., Gar?on et Nicot (pr?cit?e, ? 135), une atteinte au respect de l?int?grit? physique de la requ?rante contraire ? l?article 8 de la Convention n?est pas en jeu dans la pr?sente esp?ce.
66. La Cour est donc appel?e ? d?terminer si le refus des autorit?s d?autoriser la requ?rante ? changer de pr?nom au cours du processus de transition sexuelle et avant l?aboutissement de l?op?ration de conversion a constitu? une atteinte disproportionn?e au droit de celle-ci au respect de sa vie priv?e.
67. La Cour rel?ve que, ? la suite du jugement du tribunal du 10 mai 2001 ayant autoris? l?intervention chirurgicale, la requ?rante s?est vu refuser le changement de son pr?nom par la voie administrative au motif que toute modification du registre de l??tat civil d?une personne transgenre devait ?tre ordonn?e par un juge dans le cadre de la proc?dure concernant la rectification de l?attribution du sexe. Par cons?quent, la requ?rante, conform?ment ? l?article 3 de la loi no 164 de 2000 tel qu?en vigueur ? l??poque, a d? attendre que le tribunal constate la r?alisation de l?op?ration et se prononce d?finitivement sur son identit? sexuelle, ce qui a eu lieu seulement le 10 octobre 2003.
68. La Cour souligne qu?elle n?a point pour t?che de se substituer aux autorit?s nationales comp?tentes pour d?finir la politique la plus opportune en mati?re de r?glementation de changement des pr?noms des personnes transsexuelles, mais d?appr?cier sous l?angle de la Convention les d?cisions que celles-ci ont rendues dans l?exercice de leur pouvoir d?appr?ciation.
69. D?s lors, elle ne met pas en cause le choix du l?gislateur italien en soi de confier ? l?autorit? judiciaire plut?t qu?? l?autorit? administrative les d?cisions en mati?re de changement de registre d??tat civil des personnes transsexuelles. De plus, la Cour admet pleinement que la pr?servation du principe de l?indisponibilit? de l??tat des personnes, de la garantie de la fiabilit? et de la coh?rence de l??tat civil et, plus largement, de l?exigence de s?curit? juridique rel?ve de l?int?r?t g?n?ral et justifie la mise en place de proc?dures rigoureuses dans le but notamment de v?rifier les motivations profondes d?une demande de changement l?gal d?identit? (voir, mutatis mutandis, A.P., Gar?on et Nicot, pr?cit?, ? 142).
70. Toutefois, la Cour ne peut que constater que le rejet de la demande de la requ?rante a ?t? bas? sur des arguments purement formels ne prenant nullement en compte la situation concr?te de l?int?ress?e. Ainsi, les autorit?s n?ont pas consid?r? que celle-ci avait entrepris un parcours de transition sexuelle depuis des ann?es et que son apparence physique, de m?me que son identit? sociale, ?tait d?j? f?minine depuis longtemps.
71. Dans les circonstances de l?esp?ce, la Cour voit mal quelles raisons d?int?r?t g?n?ral ont pu emp?cher pendant plus de deux ans et demi la mise en ad?quation du pr?nom figurant sur les documents officiels de la requ?rante avec la r?alit? de la situation sociale de celle-ci, pourtant reconnue par le tribunal civil de Rome dans son jugement du 10 mai 2001. Elle r?it?re ? ce propos le principe selon lequel la Convention prot?ge des droits non pas th?oriques ou illusoires, mais concrets et effectifs.
72. En revanche, la Cour voit l? une rigidit? du processus judiciaire de reconnaissance de l?identit? sexuelle des personnes transsexuelles en vigueur ? l??poque des faits, qui a plac? la requ?rante pendant une p?riode d?raisonnable dans une situation anormale lui inspirant des sentiments de vuln?rabilit?, d?humiliation et d?anxi?t? (voir, mutatis mutandis, Christine Goodwin, pr?cit?, ?? 77-78).
73. La Cour se r?f?re ? la Recommandation CM/Rec(2010)5 sur des mesures visant ? combattre la discrimination fond?e sur l?orientation sexuelle ou l?identit? de genre, dans laquelle le Comit? des Ministres a pr?conis? aux ?tats de permettre le changement de nom et de genre dans les documents officiels de mani?re rapide, transparente et accessible (paragraphe 25 ci-dessus).
74. Par ailleurs, la Cour observe avec int?r?t que le d?cret l?gislatif no 150 de 2011 a modifi? l?article 3 de la loi no 164 de 1982 en ce sens qu?une deuxi?me d?cision du tribunal n?est plus n?cessaire dans les proc?dures de rectification de l?attribution du sexe concernant des personnes op?r?es, d?s lors que la rectification de l??tat civil peut ?tre ordonn?e par le juge lors de la d?cision qui autorise l?op?ration (paragraphe 20 ci-dessus).
75. Partant, compte tenu de ce que pr?c?de, la Cour consid?re que l?impossibilit? pour la requ?rante d?obtenir la modification de son pr?nom pendant une p?riode de deux ans et demi au motif que son parcours de transition ne s??tait pas conclu par une op?ration de conversion sexuelle s?analyse, dans les circonstances de l?esp?ce, en un manquement de l??tat d?fendeur ? son obligation positive de garantir le droit de l?int?ress?e au respect de sa vie priv?e.
Il y a donc eu violation de l?article 8 de la Convention.
II. SUR LA VIOLATION ALL?GU?E DE L?ARTICLE 14 DE LA CONVENTION
76. La requ?rante d?nonce une violation de l?article 14 combin? avec l?article 8 de la Convention.
77. La Cour constate que cette partie de la requ?te n?est pas manifestement mal fond?e au sens de l?article 35 ? 3 a) de la Convention et qu?elle ne se heurte par ailleurs ? aucun autre motif d?irrecevabilit?. Elle la d?clare donc recevable. Elle estime cependant, eu ?gard au constat relatif ? l?article 8 (paragraphe 74 ci-dessus), qu?il n?y a pas lieu d?examiner s?il y a eu, en l?esp?ce, violation de la disposition invoqu?e (A.P.,Gar?on et Nicot, pr?cit?, ? 158).
III. SUR L?APPLICATION DE L?ARTICLE 41 DE LA CONVENTION
78. Aux termes de l?article 41 de la Convention,
? Si la Cour d?clare qu?il y a eu violation de la Convention ou de ses Protocoles, et si le droit interne de la Haute Partie contractante ne permet d?effacer qu?imparfaitement les cons?quences de cette violation, la Cour accorde ? la partie l?s?e, s?il y a lieu, une satisfaction ?quitable. ?
A. Dommage
79. La requ?rante r?clame 10 000 euros (EUR) au titre du pr?judice moral qu?elle estime avoir subi.
80. Le Gouvernement conteste cette pr?tention.
81. La Cour consid?re que, dans les circonstances de l?esp?ce, le constat de violation de l?article 8 de la Convention auquel elle est parvenue constitue en soi une satisfaction ?quitable suffisante.
B. Frais et d?pens
82. La requ?rante demande ?galement 1 200 EUR pour les frais et d?pens engag?s devant les juridictions internes et 10 000 EUR, ou toute autre somme que la Cour jugerait ?quitable, pour ceux engag?s devant la Cour.
83. Le Gouvernement n?a pas pr?sent? d?observations sur ce point.
84. Selon la jurisprudence de la Cour, un requ?rant ne peut obtenir le remboursement de ses frais et d?pens que dans la mesure o? se trouvent ?tablis leur r?alit?, leur n?cessit? et le caract?re raisonnable de leur taux. En l?esp?ce, compte tenu des documents dont elle dispose et de sa jurisprudence, la Cour estime raisonnable la somme globale de 2 500 EUR tous frais confondus et l?accorde ? la requ?rante.
C. Int?r?ts moratoires
85. La Cour juge appropri? de calquer le taux des int?r?ts moratoires sur le taux d?int?r?t de la facilit? de pr?t marginal de la Banque centrale europ?enne major? de trois points de pourcentage.
PAR CES MOTIFS, LA COUR, ? L?UNANIMIT?,
1. D?clare la requ?te recevable ;

2. Dit qu?il y a eu violation de l?article 8 de la Convention ;

3. Dit qu?il n?y a pas lieu d?examiner le grief tir? de l?article 14 de la Convention ;

4. Dit que le constat d?une violation fournit en soi une satisfaction ?quitable suffisante pour le dommage moral subi par la requ?rante ;

5. Dit
a) que l??tat d?fendeur doit verser ? la requ?rante, dans les trois mois ? compter du jour o? l?arr?t sera devenu d?finitif conform?ment ? l?article 44 ? 2 de la Convention, la somme de 2 500 EUR (deux mille cinq cents euros), plus tout montant pouvant ?tre d? par la requ?rante ? titre d?imp?t, pour frais et d?pens ;
b) qu?? compter de l?expiration dudit d?lai et jusqu?au versement, ce montant sera ? majorer d?un int?r?t simple ? un taux ?gal ? celui de la facilit? de pr?t marginal de la Banque centrale europ?enne applicable pendant cette p?riode, augment? de trois points de pourcentage ;

6. Rejette la demande de satisfaction ?quitable pour le surplus.
Fait en fran?ais, puis communiqu? par ?crit le 11 octobre 2018, en application de l?article 77 ?? 2 et 3 du r?glement de la Cour.
Abel Campos Linos-Alexandre Sicilianos
Greffier Pr?sident

A chi rivolgersi e i costi dell'assistenza

Il Diritto dell'Espropriazione è una materia molto complessa e poco conosciuta, che "ingloba" parti importanti di molteplici rami del diritto. Per tutelarsi è quindi essenziale farsi assistere da un Professionista (con il quale si consiglia di concordare in anticipo i costi da sostenere, come ormai consentito dalle leggi in vigore).

Se l'espropriato ha già un Professionista di sua fiducia, può comunicagli che sul nostro sito trova strumenti utili per il suo lavoro.
Per capire come funziona la procedura, quando intervenire e i costi da sostenere, si consiglia di consultare la Sezione B.6 - Come tutelarsi e i Costi da sostenere in TRE Passi.

  • La consulenza iniziale, con esame di atti e consigli, è sempre gratuita
    - Per richiederla cliccate qui: Colloquio telefonico gratuito
  • Un'eventuale successiva assistenza, se richiesta, è da concordare
    - Con accordo SCRITTO che garantisce l'espropriato
    - Con pagamento POSTICIPATO (si paga con i soldi che si ottengono dall'Amministrazione)
    - Col criterio: SE NON OTTIENI NON PAGHI

Se l'espropriato è assistito da un Professionista aderente all'Associazione pagherà solo a risultato raggiunto, "con i soldi" dell'Amministrazione. Non si deve pagare se non si ottiene il risultato stabilito. Tutto ciò viene pattuito, a garanzia dell'espropriato, con un contratto scritto. è ammesso solo un rimborso spese da concordare: ad. es. 1.000 euro per il DAP (tutelarsi e opporsi senza contenzioso) o 2.000 euro per il contenzioso. Per maggiori dettagli si veda la pagina 20 del nostro Vademecum gratuito.

La data dell'ultimo controllo di validità dei testi è la seguente: 14/09/2024