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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

AFFAIRE LUORDO c. ITALIE

Tipologia: Sentenza
Importanza: 1
Articoli: 41, 08, P1-1, P4-2, P6-1, P8-2
Numero: 32190/96
Stato: Italia
Data: 2003-07-17 00:00:00
Organo: Sezione Prima
Testo Originale

Conclusione Violazione di P1-1; Violazione dell’art. 8; violazione dell’art. 6-1; violazione di P4-2; Danno materiale – domanda respinta; Danno morale – risarcimento pecuniario

PRIMA SEZIONE

CAUSA LUORDO C. ITALIA

( Richiesta no 32190/96)

SENTENZA

STRASBURGO

17 luglio 2003

DEFINITIVO

17/10/2003

Nella causa Luordo c. Italia,
La Corte europea dei Diritti dell’uomo, prima sezione, riunendosi in una camera composta di:
SIGG.. C.L. Rozakis, presidente,
P. Lorenzen,
G. Bonello,
Mmes F. Tulkens,
N. Vajić,
SIGG.. E. Levits, giudici,
G. Raimondi, giudice ad hoc,et
di M. S. Nielsen, cancelliere aggiunge di sezione,
Dopo avere deliberato in camera del consiglio il 26 giugno 2003,
Rende la sentenza che ha, adottata a quella data,:
PROCEDIMENTO
1. All’origine della causa si trova una richiesta (no 32190/96) diretta contro la Repubblica italiana e in cui un cittadino residente all’stareo di quello Stato, M. Giuseppe Luordo (“il richiedente”), aveva adito la Commissione europea dei Diritti dell’uomo (“la Commissione”) il 28 marzo 1996 in virt? del vecchio articolo 25 della Convenzione di salvaguardia dei Diritti dell’uomo e delle Libert? fondamentali (“la Convenzione”).
2. Il richiedente ? rappresentato davanti alla Corte da F. Fiandrotti, avvocato a Torino. Il governo italiano (“il Governo”) ? stato rappresentato successivamente dai suoi agenti, M. U. Leanza e M. I. M. Braguglia, e dai loro coagente rispettivi, M. V. Esposito e M. F. Crisafulli.
3. Il richiedente adduceva la violazione dell’articolo 1 del Protocollo no 1 nella misura in cui la dichiarazione di fallimento l’aveva privato di tutti i suoi beni. Il richiedente si lamentava anche che, dopo la dichiarazione di fallimento, tutta la corrispondenza che gli era inviata era stata consegnata al curatore (articolo 8 della Convenzione) e per il fatto che suddetta dichiarazione l’impediva di stare in giudizio per la difesa dei suoi interessi, articolo 6 ? 1. Infine, invocando l’articolo 2 del Protocollo no 4, il richiedente si lamentava dell’interdizione per il fallito di allontanarsi dal suo luogo di residenza.
4. La richiesta ? stata trasmessa alla Corte il 1 novembre 1998, data di entrata in vigore del Protocollo no 11 alla Convenzione, articolo 5 ? 2 suddetto Protocollo.
5. La richiesta ? stata assegnata alla prima sezione della Corte, articolo 52 ? 1 del regolamento. In seno a questa, la camera incaricata di esaminare la causa, articolo 27 ? 1 della Convenzione, ? stata costituita conformemente all’articolo 26 ? 1 del regolamento. In seguito all’astensione di M. V. Zagrebelsky, giudice eletto a titolo dell’Italia (articolo 28), il Governo ha designato M. G. Raimondi per riunirsi in qualit? di giudice ad hoc, articoli 27 ? 2 della Convenzione e 29 ? 1 del regolamento.
6. Il 1 novembre 2001, la Corte ha modificato la composizione delle sue sezioni, articolo 25 ? 1 del regolamento. La presente richiesta ? stata assegnata alla prima sezione cos? ricomposta, articolo 52 ? 1.
7. Da una decisione del 23 maggio 2002, la camera ha dichiarato la richiesta parzialmente accettabile.
8. Tanto il richiedente che il Governo hanno depositato delle osservazioni scritte sul merito della causa, articolo 59 ? 1 del regolamento.
IN EFFETTI
I. LE CIRCOSTANZE DEL CASO
9. Il richiedente ? nato in 1928 e ha risieduto a Druento (Torino).
10. Nel 1982, il tribunale di Asti pronunci? il fallimento della societ? in nome collettivo costituito nel 1980 dalla sposa del richiedente.
11. Il 16 novembre 1984, lo stesso tribunale pronunci? il fallimento personale del richiedente in quanto socio di fatto.
12. Ad una data non precisata, il curatore deposit? alla cancelleria lo stato dei crediti.
13. Il 21 novembre 1984, il giudice delegato (“il giudice”) autorizz? il curatore ad intervenire in un procedimento di esecuzione iniziata dall’istituto bancario SPT vertente sulla casa del richiedente.
14. Il 27 novembre 1984, il giudice autorizz? il curatore a presentare parecchi ricorsi contro l’amministrazione fiscale di Torino e di Asti davanti alla commissione incaricata di risolvere le dispute in materia fiscale (Commissione Tributaria) relativamente dei presunti crediti di suddette amministrazioni contro la societ? del richiedente.
15. Tra il 15 ed i 28 dicembre 1984, il giudice autorizz? il curatore a prelevare del conto corrente relativo al procedimento di fallimento delle somme per il pagamento, tra l?altro, del curatore stesso e di un perito.
16. Un primo tentativo di asta pubblica della casa del richiedente ebbe luogo ad una data non precisata dell’anno 1985, senza successo.
17. Il 26 marzo 1985, il curatore deposit? un rapporto e, il 28 marzo 1985, il presidente del tribunale ordin? la comparizione di G.Z. per valutare se quell’ultimo fosse il socio del richiedente. Il 26 aprile 1985, G.Z. ? sentito.
18. Il 10 giugno e 6 settembre 1985, il giudice autorizz? il curatore ad effettuare dei pagamenti in favore, tra l?altro, di un perito ed in regolamento di certe pubblicazioni.
19. Il 21 gennaio 1986, il giudice autorizz? la nomina di un avvocato per il procedimento di esecuzione suddetta relativa alla casa del richiedente.
20. Il 10 marzo 1986, il giudice autorizz? il richiedente ad incassare la sua pensione e, il 21 marzo 1986, il curatore a dedurre amichevolmente una causa che era stata iniziata da S.G. per ottenere la restituzione di un certo immobile incluso nel fallimento.
21. Il 6 agosto 1986, il giudice autorizz? il curatore a concludere un contratto di comodato relativo ad un immobile incluso nel fallimento.
22. Il 19 dicembre 1986, il giudice autorizz? la nomina di un avvocato per un procedimento di opposizione al passivo del fallimento che era stato iniziato da P.C.
23. Il 23 marzo e 3 dicembre 1987, il giudice autorizz? il pagamento di certe somme necessarie allo svolgimento del procedimento.
24. Il 16 dicembre 1987, il curatore chiese la sostituzione del presidente del comitato dei creditori che era deceduto nel frattempo.
25. Il 22 dicembre 1987, il giudice respinse una domanda di vendita da negoziato privato, vendita a trattativa privata, relativa ai beni immobili inclusi nel fallimento al motivo che la legge sul fallimento non contemplava quel tipo di vendita per i beni immobili.
26. Il 28 dicembre 1987, il giudice autorizz? la sposa del richiedente ad incassare un’indennit? di accompagnamento.
27. Il 21 gennaio 1988, il giudice autorizz? il curatore a restituire la cauzione che era stata versata in vista di suddetta vendita da negoziato privato.
28. Il 4 maggio 1988, il giudice fece diritto alla domanda presentata da O.D.S, socia del richiedente, per ottenere che gli siano restituite le somme versate in compenso dalla societ? CPI di un lavoro che questa aveva effettuato.
29. Il 28 giugno ed il 3 e 17 novembre 1988, il giudice autorizz? il pagamento della pubblicit? e delle tasse relative alla vendita di un immobile incluso nel fallimento.
30. Il 8 febbraio 1989, il giudice autorizz? il pagamento di una parte degli oneri dell’avvocato nominato nel procedimento di opposizione iniziata da P.C.
31. Il 3 marzo 1989, il giudice autorizz? il pagamento di una tassa e, il 2 giugno 1989, dei pagamenti relativi alla vendita dell? immobile suddetto.
32. Il 15 maggio 1991, il giudice autorizz? il pagamento degli oneri di avvocato afferente al procedimento di esecuzione relativa alla casa del richiedente e, il 7 giugno 1991, l’acquisizione all’attivo del fallimento di una somma che appartiene ad O.D.S.
33. Ad una data non precisata di settembre 1991, il curatore intervenne in un procedimento di esecuzione, procedura di esecuzione esattoriale, iniziata relativamente dall’ufficio delle entrate (Esattoria) di Druento alla vendita della casa del richiedente. Suddetta vendita non ebbe luogo alla fine e, il 13 novembre 1991, il giudice autorizz? il pagamento dell’avvocato nominato in suddetto procedimento.
34. Il 7 dicembre 1991, il giudice autorizz? il pagamento in favore del richiedente di una parte del suo premio di anzianit?, trattamento di fine rapporto.
35. Il 28 aprile 1992, il giudice nomin? un perito per la valutazione dei beni del richiedente ed autorizz? il pagamento degli oneri relativi il 4 luglio l993.
36. Il 12 maggio 1994, il giudice, alla domanda del curatore, nomin? un nuovo presidente del comitato dei creditori, la stessa domanda era stata fatta il 16 dicembre 1987.
37. Il 10 gennaio 1995, un altro tentativo di asta pubblica della casa del richiedente ebbe luogo, senza successo.
38. Il 14 febbraio 1995, il curatore, alla domanda del giudice, espose la situazione relativa allo stato del procedimento. In particolare, rilev? che tutti i beni inclusi nel fallimento erano stati venduti, eccetto la casa del richiedente. Lo stesso giorno, il curatore si riserv? di proporre una nuova asta pubblica.
39. Il 3 marzo 1995, il curatore, su una domanda del giudice che data del 17 febbraio 1995, indic? che una distribuzione parziale dell’attivo tra i creditori, ripartizione parziale, non era stata messa a posto perch? certi ricorsi introdotti davanti alla commissione incaricata di risolvere le dispute in materia fiscale erano ancora pendenti.
40. La casa del richiedente essendo stata occupata nel frattempo abusivamente da D.L. e S.B, il giudice, da una decisione, decreto di rilascio, del 13 aprile 1995, ne ordin? il trasloco e, il 14 aprile 1995, chiese al curatore di fornire un progetto di distribuzione parziale dell’attivo.
41. Il 15 maggio 1995, il curatore indic? avere ottenuto la vittoria della causa nei ricorsi introdotti davanti alla commissione incaricata di risolvere le dispute in materia fiscale e deposit? un progetto di distribuzione parziale dell’attivo. Due giorni pi? tardi, il giudice autorizz? il curatore a trasferire in un altro istituto bancario il conto corrente relativo al procedimento di fallimento.
42. Il 23 ottobre 1995, il giudice dichiar? che il progetto di distribuzione parziale dell’attivo poteva essere messo ad esecuzione.
43. L’indomani, il trasloco di D.L. ebbe luogo. Invece, S.B, avendo fatto opposizione alla decisione del giudice del 13 aprile 1995 nel frattempo, present? ad una data non precisata una domanda di accordo amichevole dove quella persona si impegnava ad acquistare la casa del richiedente.
44. Il 14 dicembre 1995, il curatore deposit? un rapporto.
45. Il 6 febbraio 1996, il giudice ordin? che un’asta pubblica della casa del richiedente si tenga il 19 aprile 1996.
46. Ad una data non precisata, il richiedente introdusse una domanda di concordato di fallimento. Quella domanda fu dichiarata irricevibile il 1 aprile 1996 al motivo che non assolveva le condizioni previste dall’articolo 124 della legge sul fallimento.
47. Il 5 aprile 1996, il richiedente chiese al giudice di adire la Corte costituzionale della questione della legittimit? del regime delle incapacit? patrimoniali e personali del fallito ed in particolare degli articoli 48, 49 e 50, capoverso 3, della legge sul fallimento, e 350, 393, 407, 2382, 2417, 2488 e 2516 del codice civile. Da una decisione del 17 aprile 1996, il giudice respinse la domanda del richiedente come manifestamente male fondata al motivo che la scelta del legislatore di privilegiare gli interessi patrimoniali dei creditori rispetto a quelli dello fallito non portava violazione di diritti garantiti dalla Costituzione a capo del debitore.
48. Da un atto depositato alla cancelleria il 17 aprile 1996, il richiedente chiese la sospensione dell’ordinanza di vendita del 6 febbraio 1996.
49. Il 19 aprile 1996, l’asta pubblica fu rinviata al 21 aprile 1996, data alla quale la casa del richiedente fu venduta.
50. Il 22 aprile 1996, il curatore rimise il suo incarico e, l’indomani, il tribunale nomin? un nuovo curatore. Il 11 ottobre 1996, quell’ultimo deposit? un rapporto.
51. Il 3 maggio 1996, il richiedente ricorse in cassazione. Chiese l’annullamento dell’ordinanza di vendita. Secondo le notizie fornite dal richiedente, quello ricorso fu respinto per tardivit?.
52. Il 12 dicembre 1996, il giudice nomin? un perito affinch? quell’ultimo procedesse ad una valutazione prima che la propriet? della casa del richiedente non fosse trasferita all’appaltatore. Suddetto trasferimento fu effettuato da una decisione del giudice del 7 luglio 1997.
53. Da un atto del 25 settembre 1998, il giudice approv? la resa dei conti presentati dal curatore.
54. Il 5 ottobre 1998, il giudice autorizz? il pagamento del curatore.
55. Il 23 marzo 1999, il giudice dichiar? esecutivo il progetto finale di distribuzione. Dopo la vendita della sua casa, il richiedente aveva in effetti dei mezzi sufficienti per onorare i suoi debiti in vista della chiusura del procedimento.
56. Il 17 luglio 1999, il giudice chiuse il procedimento di fallimento.
II. IL DIRITTO INTERNO PERTINENTE
57. Le disposizioni pertinenti della legge sul fallimento, decreto reale no 267 del 16 marzo 1942, si leggono cos?:
Articolo 42
“Il giudizio che dichiara il fallimento priva il fallito dell’amministrazione e della disponibilit? di beni esistenti alla data suddetto giudizio. (…) “
Articolo 43
“Il curatore di fallimento sta in giudizio per le dispute concernente le questioni patrimoniali che vertono su dei beni che fanno parte del fallimento.
Il fallito non pu? intervenire nel procedimento che per le questioni che riguardano un’imputazione di bancarotta al suo carico o nel caso in cui suddetta intervento ? previsto dalla legge. “
Articolo 48
“La corrispondenza inviata al fallito deve essere rimessa al curatore che ha il diritto di custodire quella relativa agli interessi patrimoniali. Il fallito pu? prendere conoscenza della corrispondenza. Il curatore deve custodire il segreto sul contenuto dalla corrispondenza che non riguarda suddetti interessi. “
Articolo 49
Lo fallito “non pu? lasciare il suo luogo di residenza senza autorizzazione del giudice e deve presentarsi al suddetto giudice, al curatore o al comitato dei creditori ogni volta che ? convocato, salvo i casi dove, a causa di un impedimento legittimo, il giudice l’autorizza a comparire tramite un curatore.
Il giudice pu? fare portare lo fallito dalla polizia se quell’ultimo non ubbidisce alla convocazione. “
Articolo 50
“Un registro pubblico ? tenuto alla cancelleria di ogni tribunale in che ? registrato i nomi dei falliti. Quelli nomi sono cancellati del registro in seguito ad un giudizio del tribunale. Lo fallito ? sottoposto alle incapacit? previste dalla legge finch? il suo nome sia cancellato del registro. “
Articolo 88
“L’amministrazione dei beni dello fallito ? confidata al curatore man mano che quell’ultimo redige l’inventario di suddetti beni “
58. Le disposizioni pertinenti del codice civile si leggono cos?:
Articolo 350
Non possono essere nominati tutori e, se gi? chiamati, devono abbandonare quella funzione:
(…) lo fallito di cui il nome non ? stato cancellato del registro dei falliti. “
59. L’articolo 393 contempla essenzialmente l’incapacit? dello fallito ad esercitare le funzioni di curatore finch? il suo nome ? annullato del registro dei falliti.
60. Gli articoli 2382, 2399, 2417 e 2516 del codice civile contemplano l’interdizione per lo fallito di essere nominato amministratore e curatore di una societ? commerciale o cooperativa, cos? come curatore degli obbligazionisti di societ? anonime.
61. L’articolo 2 del decreto del presidente della Repubblica no 223 del 20 marzo 1967, modificato dalla legge no 15 del 16 gennaio 1992, contempla essenzialmente la sospensione dei diritti elettorali dello fallito durante la durata del procedimento di fallimento e, in ogni caso, per un periodo non superiore a cinque anni a partire dalla dichiarazione di fallimento.
IN DIRITTO
I. SULLA VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO NO 1
62. Il richiedente si lamenta che la dichiarazione di fallimento l’abbia privato di tutti i suoi beni ed invoca a questo riguardo l’articolo 1 del Protocollo no 1, cos? formulato,:
“Ogni persona fisica o morale ha diritto al rispetto dei suoi beni. Nessuno pu? essere privato della sua propriet? se non a causa di utilit? pubblica e nelle condizioni previste dalla legge ed i principi generali del diritto internazionale.
Le disposizioni precedenti non recano offesa al diritto che possiedono gli Stati di mettere in vigore le leggi che giudicano necessari per regolamentare l’uso dei beni conformemente all’interesse generale o per assicurare il pagamento delle tasse o di altri contributi o delle multe. “
A. Argomenti delle parti
1. Il richiedente
63. Il richiedente denuncia la “morte economica dello fallito” decisa a causa della “cattiva gestione del suo patrimonio.” Fa valere anche che la durata del procedimento ha comportato degli effetti negativi sul suo patrimonio e la sua attivit? economica.
2. Il Governo
64. Il Governo afferma che, tenuto conto di ci? che il procedimento di fallimento ? previsto dalla legge ed insegue un scopo legittimo, ossia garantire ai creditori la riscossione al meno parziale dei loro crediti, la privazione dei beni che ne risulta non infrange l’articolo 1 del Protocollo no 1. In quanto alla durata del procedimento, il Governo sostiene che quell’ultima ? imputabile al fallimento dei tentativi di asta pubblica della casa in primo luogo del richiedente. Difatti, suddetta vendita sarebbe stata fissata ad una data non precisata del 1985, di 1991 e del 1995, senza successo, e, infine, al 19 aprile 1996 e rinviata al 21 aprile 1996. Secondariamente, la durata del procedimento sarebbe imputabile al comportamento del richiedente che avrebbe fatto ostacolo con ogni i mezzi alle attivit? di liquidazione. Il Governo indica che il richiedente ha fatto una domanda di concordato difatti, dichiarata irricevibile il 1 aprile 1996, ha chiesto il 5 aprile 1996 al giudice del fallimento di adire la Corte costituzionale, provocando cos? la sospensione del procedimento, e ha presentato il 17 aprile 1996 una domanda di sospensione dell’ordinanza di vendita che sarebbe stata respinta l’indomani, e, ad una data non precisata, un ricorso in cassazione che ha lo stesso oggetto.
B. Valutazione della Corte
1. Sull’esistenza di un’ingerenza
65. La Corte rileva che l’esistenza di un’ingerenza non ha prestato a controversia tra le parti.
2. La regola applicabile
66. La Corte ricorda che l’articolo 1 del Protocollo no 1 contiene tre norme distinte: la prima che si esprime nella prima frase del primo capoverso e riveste un carattere generale, enuncia il principio del rispetto della propriet?; la seconda, figurando nella seconda frase dello stesso capoverso, mira alla privazione di propriet? e la sottopone a certe condizioni; in quanto alla terza, registrata nel secondo capoverso, riconosce agli Stati contraenti il potere, tra l?altro, di regolamentare l’uso dei beni conformemente all’interesse generale. La seconda e la terza che hanno tratto esempi particolari di danni al diritto di propriet?, si devono interpretare alla luce del principio consacrato dalla prima (sentenze Iatridis c. Grecia [GC], no 31107/96, ? 55, CEDH 1999-II, ed Immobiliare Saffi c. Italia [GC], no 22774/93, ? 44, CEDH 1999-V).
67. La Corte nota che, in seguito al giudizio che dichiara il fallimento, il richiedente ? stato privato non della sua propriet? ma dell’amministrazione e della disponibilit? dei suoi beni di cui l’amministrazione ? stata confidata al curatore. L’ingerenza nel suo diritto al rispetto dei beni si analizza in una regolamentazione dell’uso dei beni al senso del secondo capoverso dunque dell’articolo 1 del Protocollo no 1.
3. Il rispetto delle condizioni del secondo capoverso
68. La Corte rileva che l’interdizione fatta allo fallito di amministrare i suoi beni e di disporne ha per scopo il pagamento dei creditori del fallimento. L’ingerenza in questione persegue un scopo legittimo e conforme all’interesse generale, ossia la protezione dei diritti altrui, dunque.
69. La Corte ricorda che una misura di ingerenza deve predisporre un “giusto equilibro” tra gli imperativi dell’interesse generale e quelli della salvaguardia dei diritti fondamentali dell’individuo. La ricerca di simile equilibrio si riflette nella struttura dell’articolo 1 tutto intero, dunque anche nel secondo capoverso: deve esistere un rapporto ragionevole di proporzionalit? tra i mezzi impiegati e lo scopo mirato. Controllando il rispetto di quell’esigenza, la Corte riconosce allo stato tanto un grande margine di valutazione per scegliere le modalit? di collocamento in opera che per giudicare se le loro conseguenze si trovano legittimate, nell’interesse generale, dalla preoccupazione di raggiungere l’obiettivo della legge in causa (sentenze Chassagnou ed altri c. Francia [GC], numeri 25088/94, 28331/95 e 28443/95, ? 75, CEDH 1999-III, ed Immobiliare Saffi precitato, ? 49).
70. La Corte fa osservare che la limitazione del diritto del richiedente al rispetto dei suoi beni non ? criticabile in s?, visto in particolare lo scopo legittimo mirato ed il margine di valutazione autorizzata dal secondo capoverso dell’articolo 1. Tuttavia, un tale sistema porta il rischio di imporre al richiedente un carico eccessivo in quanto alla possibilit? di disporre dei suoi beni, in particolare alla luce della durata di un procedimento che, come la presente, si ? stesa su quattordici anni ed otto mesi. Secondo il Governo, quella durata sarebbe da una parte imputabile al fallimento dei tentativi di asta pubblica della casa del richiedente e di altra parte al comportamento di quell’ultimo.
Innanzitutto, la Corte nota che ? vero che parecchi tentativi di asta pubblica della casa del richiedente hanno avuto luogo senza successo, ossia alle date non precisate degli anni 1985 e 1991 ed il 10 gennaio 1995. Tuttavia, la Corte nota che gli intervalli di circa sei anni (tra 1985 e 1991) e quattro anni (1991 ed il 10 gennaio 1995) sono trascorsi tra un tentativo di vendita e l’altro senza che ci fosse la minima iniziativa da parte degli organi del fallimento.
Per ci? che riguarda il comportamento del richiedente, la Corte osserva che quell’ultimo ha fatto una domanda di concordato di fallimento difatti, ad una data non precisata, una domanda per adire la Corte costituzionale, il 5 aprile 1996, una domanda di sospensione dell’ordinanza di vendita, il 17 aprile 1996, ed un ricorso in cassazione che ha lo stesso oggetto, il 3 maggio 1996. Tuttavia, la Corte considera che l’introduzione di quelle istanze non ha rallentato in modo determinante la marcia del procedimento di fallimento, da una parte a causa di questo che , fatta eccezione per la domanda di concordato di cui la data di introduzione non ? stata precisata, le altre domande non sono state introdotte che a partire dal 1996 e, altro parte, al motivo che le autorit? sollecitate hanno deliberato nei brevi termini, in particolare dodici giorni per la Corte costituzionale ed un giorno per il tribunale che ha troncato la domanda di sospensione dell’ordinanza di vendita.
Di pi?, la Corte rileva in particolare dei periodi di inattivit? giudiziale tra il 2 giugno 1989 ed i 15 maggio 1991, circa due anni tra il 28 aprile 1992 ed il 4 luglio 1993 (circa un anno e due mesi) e tra il 7 luglio 1997 ed i 25 settembre 1998 (circa un anno e due mesi).
Da allora, la Corte stima che la limitazione del diritto del richiedente al rispetto dei suoi beni non era giustificata tutto lungo il procedimento perch?, se in principio la privazione dell’amministrazione e della disponibilit? dei beni ? una misura necessaria per raggiungere lo scopo perseguito, la necessit? di quella misura si assottiglia col tempo. Del parere della Corte, la durata di quello procedimento ha provocato la rottura dell’equilibrio da predisporre tra gli interessi generali al pagamento dei creditori del fallimento e l’interesse individuale del richiedente al rispetto dei suoi beni dunque. L’ingerenza nel diritto del richiedente si rivela da allora sproporzionata all’obiettivo perseguito.
71. Alla visto di ci? che precede, la Corte deduce che c’? stata violazione del diritto del richiedente al rispetto dei suoi beni, come garantito dall’articolo 1 del Protocollo no 1.
II. SULLA VIOLAZIONE ADDOTTA DALL’ARTICOLO 8 DELLA CONVENZIONE
72. Il richiedente si lamenta poi che, dopo la dichiarazione di fallimento, tutta la corrispondenza che gli era inviata ? stata consegnata al curatore. Invoca l’articolo 8 della Convenzione, cos? formulata,:
“1. Ogni persona ha diritto al rispetto di suo corrispondenza.
2. Non pu? avere ingerenza di un’autorit? pubblica nell’esercizio di quello diritto che per quanto quell’ingerenza ? prevista dalla legge e che costituisce una misura che, in una societ? democratica, ? necessario alla sicurezza nazionale, alla sicurezza pubblica, al benessere economico del paese, alla difesa dell’ordine ed alla prevenzione delle infrazioni penali, alla protezione della salute o della morale, o alla protezione dei diritti e libert? di altrui. “
A. Argomenti delle parti
1. Il richiedente
73. Il richiedente afferma che il controllo controverso non si giustifica per niente. Secondo lui, il giudizio di fallimento essendo reso pubblico, in particolare con affissione al tribunale, le persone che desiderano corrispondere con lo fallito conoscono la sua situazione patrimoniale. Tutta la corrispondenza inviata allo fallito sarebbe di conseguenza esclusivamente personale e non riguarderebbe degli interessi patrimoniali che dipendono del procedimento in corso. Infine, l’obbligo di custodirei il segreto sul contenuto dalla posta personale imposta al curatore non impedirebbe, del parere del richiedente, la violazione dell’articolo 8.
2. Il Governo
74. Secondo il Governo, la restrizione del diritto del richiedente al rispetto della sua corrispondenza, derivando dell’articolo 48 della legge sul fallimento, ha per scopo la “realizzazione del giusto equilibro tra gli interessi pubblici” e quello del richiedente. Suddetta restrizione permetterebbe al curatore di procurarsi tutte le notizie utili relative alla situazione patrimoniale dello fallito per evitare che questo possa occultare o possa sottrarre delle somme di denaro allo scapito dei creditori. La limitazione del diritto al rispetto della corrispondenza attingerebbe il suo fondamento giuridico nelle eccezioni specifiche contemplate al paragrafo 2 dell’articolo 8 nella misura in cui ? fatto riferimento a “la protezione dei diritti di altrui.” Il Governo sottolinea il carattere temporaneo del controllo ed afferma che non si tratta di una sanzione. Di pi?, la legge obbligherebbe il curatore a trasmettere allo fallito la posta che non riguarda degli interessi patrimoniali ed imporrebbe al primo il segreto sul contenuto della corrispondenza personale del secondo.
B. Valutazione della Corte
1. Sull’esistenza di un’ingerenza
75. La Corte rileva che l’esistenza di un’ingerenza non si ? prestata a controversia tra le parti. Simile ingerenza ignora l’articolo 8 della Convenzione a meno che sia “prevista dalla legge”, non mirare uno o degli scopi legittimi in merito al paragrafo 2 dello stesso articolo e non possa passare per una misura “necessaria in una societ? democratica” (vedere, mutatis mutandis, la sentenza Labita c. Italia [GC], no 26772/95, ? 179, CEDH 2000-IV).
2. Legalit? e finalit? dell’ingerenza
76. La Corte nota che suddetta ingerenza era contemplata dalla legge (articolo 48 della legge sul fallimento). Di pi?, quell’ingerenza, siccome indicalo il Governo, mirava a raccogliere delle notizie relative alla situazione patrimoniale dello fallito per evitare che questo non devia il suo patrimonio allo scapito dai creditori. Inseguiva un scopo legittimo, ossia la protezione dei diritti altrui, dunque.
77. Resta da sapere se la misura in questione era necessaria in una societ? democratica.
3. Proporzionalit? dell’ingerenza
78. La Corte osserva che il collocamento in posto di un sistema di controllo della corrispondenza del richiedente non ? criticabile in s?. Tuttavia, simile sistema comporta il rischio di imporre al richiedente un carico eccessivo in quanto al diritto di quell’ultimo al rispetto della sua corrispondenza, in particolare a causa della durata di un procedimento che, tale quella seguita nel caso, si ? stesa su quattordici anni ed otto mesi. Difatti, riferendosi alle considerazioni relative all’articolo 1 del Protocollo no 1, la Corte considera che suddetta durata non ? imputabile, come il Governo afferma, al fallimento dei tentativi di asta pubblica della casa del richiedente n? al comportamento di quell’ultimo.
Da allora, la Corte stima che la limitazione del diritto dell’interessato al rispetto della sua corrispondenza non era giustificata tutto lungo il procedimento perch?, se in principio suddetto controllo ? una misura necessaria per raggiungere lo scopo perseguito, la necessit? di quella misura si assottiglia col tempo. Del parere della Corte, la durata di quello procedimento ha provocato la rottura dell’equilibrio da predisporre tra gli interessi generali al pagamento dei creditori del fallimento e l’interesse individuale del richiedente al rispetto della sua corrispondenza dunque. L’ingerenza nel diritto dell’interessato si rivela da allora sproporzionata all’obiettivo perseguito.
79. Allo vista di ci? che precede, la Corte deduce che c’? stata violazione del diritto del richiedente al rispetto della sua corrispondenza, come garantito dall’articolo 8 della Convenzione.
III. SULLA VIOLAZIONE ADDOTTA DALL’ARTICOLO 6 ? 1 DELLA CONVENZIONE
80. Il richiedente si lamenta anche che la dichiarazione di fallimento gli abbia impedito di stare in giudizio per la difesa dei suoi interessi. L’articolo 6 ? 1 della Convenzione ? formulato cos?:
“Ogni persona ha diritto a ci? che la sua causa sia sentita da un tribunale che decider? delle contestazioni sui suoi diritti ed obblighi di carattere civile “
A. Argomenti delle parti
1. Il richiedente
81. Il richiedente afferma che la perdita della capacit? di stare in giudizio in seguito al collocamento in fallimento provoca un danno importante per il fallito. Di pi?, fa valere che ci sarebbe un conflitto di interessi tra i rappresentanti di fallimento che stanno in giudizio al posto del fallito, e quell’ultimo.
2. Il Governo
82. Il Governo osserva che la perdita della capacit? dello fallito di stare in giudizio mira alla protezione di un diritto altrui, ossia “gli interessi dei creditori del fallimento”. Di pi?, suddetta limitazione riguarderebbe esclusivamente le questioni che dipendono dai suoi diritti patrimoniali e, perci?, non oltrepasserebbe il margine di valutazione riconosciuta allo stato. Il Governo fa valere anche che la rappresentazione in giudizio dello fallito ? assicurata comunque dal curatore. Infine, il Governo sostiene che, il richiedente avendo impegnato parecchie istanze durante il procedimento di fallimento(in particolare per ottenere l?immissione nel processo della Corte costituzionale, il 5 aprile 1996, e la sospensione dell’ordinanza di vendita, il 17 aprile 1996, non avrebbe subito nessuno danno.
B. Valutazione della Corte
83. La Corte considera da prima che la limitazione della capacit? del richiedente di stare in giudizio deve essere analizzata sotto l’angolo del diritto di accesso ad un tribunale. Ricorda che l’articolo 6 ? 1 garantisce ad ogni persona il diritto affinch? un tribunale conosca ogni contestazione relativa ai suoi diritti ed obblighi di carattere civile. Consacra in questo modo il “diritto ad un tribunale” in cui il diritto di accesso, ossia il diritto di adire il tribunale in materia civile, costituisca un aspetto ( Golder c. Regno Unito, sentenza del 21 febbraio 1975, serie Ha no 18, pp. 17-18, ?? 35-36). Quel diritto vale solamente per le “contestazioni” relative ai “diritti ed obblighi di carattere civile” che si possono dire, meno in modo difendibile, riconosciuti in dritto interno (vedere, tra l?altro, il sentenze James ed altri c. Regno Unito, 21 febbraio 1986, serie Ha no 98, pp. 46-47, ? 81, e Powell e Rayner c. Regno Unito, 21 febbraio 1990, serie Ha no 172, pp. 16-17, ? 36).
84. La Corte rileva che la limitazione della capacit? del richiedente di stare in giudizio riguarda delle dispute che vertono su delle questioni di ordine patrimoniale. L’anta civile dell’articolo 6 trova ad applicarsi dunque.
85. La Corte ricorda anche che il “diritto ad un tribunale” non ? assoluto; suscita le limitazioni implicitamente ammesse, in particolare per le condizioni di ammissibilit? di un ricorso, perch? richiama anche per la sua natura una regolamentazione dallo stato che gode a questo riguardo di un certo margine di valutazione (Ashingdane c. Regno Unito, sentenza del 28 maggio 1985, serie a no 93, pp. 24-25, ? 57). Quelle limitazioni non saprebbero restringere tuttavia l’accesso aperto ad un giudicabile di un modo o ad un punto tali che il suo diritto di accesso ad un tribunale se ne trova danneggiato nella sua sostanza stessa; infine, non si conciliano con l’articolo 6 ? 1 che se tendono ad un scopo legittimo e se esiste un rapporto ragionevole di proporzionalit? tra i mezzi impiegati e lo scopo mirato (Lievitazione Prestazioni Servizi c. Francia, sentenza del 23 ottobre 1996, Raccolta delle sentenze e decisioni 1996-V, p. 1543, ? 40).
86. La Corte considera che la limitazione della capacit? del richiedente di stare in giudizio mira a affidare al curatore la rappresentanza in giudizio per le questioni che dipendono dei diritti patrimoniali dello fallito. Difatti, il curatore, a partire dal deposito del giudizio di fallimento, si occupa dell’amministrazione dei beni dello fallito. ? evidente del resto, del parere della Corte che eventuali dispute su suddette questioni possono provocare degli effetti importanti sull’attivo ed il passivo del fallimento. La Corte stima, pertanto che suddetta limitazione tende alla protezione dei diritti ed interessi di altrui, ossia quelli dei creditori del fallimento. Resta da verificare se le conseguenze subite dal richiedente erano proporzionate allo scopo legittimo mirato.
87. La Corte fa osservare che la limitazione del diritto di accesso ad un tribunale nel capo del richiedente non ? criticabile in s?. Tuttavia, simile sistema comporta il rischio di imporre all’interessato un carico eccessivo in quanto al diritto di accesso ad un tribunale, in particolare alla luce della durata di un procedimento che, tale quello seguito nel caso, si ? steso su quattordici anni ed otto mesi. Difatti, riferendosi alle considerazioni relative all’articolo 1 del Protocollo no 1, la Corte considera che quella durata non ? imputabile, come il Governo afferma, al fallimento dei tentativi di asta pubblica della casa del richiedente n? al comportamento di quell’ultimo.
Da allora, la Corte stima che la limitazione del diritto di accesso ad un tribunale non era giustificata tutto lungo il procedimento perch?, se in principio la limitazione del diritto di stare in giudizio ? una misura necessaria per raggiungere lo scopo perseguito, la necessit? di quella misura si assottiglia col tempo. Del parere della Corte, la durata di quello procedimento ha provocato la rottura dell’equilibrio da predisporre tra gli interessi generali al pagamento dei creditori del fallimento e l’interesse individuale del richiedente all’accesso ad un tribunale dunque. L’ingerenza nel diritto dell’interessato si rivela da allora sproporzionata all’obiettivo perseguito.
88. Alla vista di ci? che precede, la Corte deduce che c’? stata violazione del diritto di accesso ad un tribunale, come garantito dall’articolo 6 ? 1 della Convenzione.
IV. SULLA VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ARTICOLO 2 DEL PROTOCOLLO NO 4
89. Infine, il richiedente si lamenta dell’interdizione fatta al fallito di allontanarsi dal suo luogo di residenza ed invoca l’articolo 2 del Protocollo no 4 che dispone:
“1. Chiunque si trovi regolarmente sul territorio di un Stato ha il diritto di circolare ivi liberamente e di scegliere liberamente la sua residenza.
2. Ogni persona ? libera di lasciare non importa quale paese, ivi compreso il suo.
3. L’esercizio di quei diritti non pu? essere oggetto di altre restrizioni che quelle che, previste dalla legge, costituiscono delle misure necessarie, in una societ? democratica, alla sicurezza nazionale, alla sicurezza pubblica, al mantenimento dell’ordine pubblico, alla prevenzione delle infrazioni penali, alla protezione della salute o della morale, o alla protezione dei diritti e libert? di altrui.
4. I diritti riconosciuti al paragrafo 1 possono anche, in certe determinate zone, essere oggetto di restrizioni che, previste dalla legge, sono giustificate dall’interesse pubblico in una societ? democratica. “
A. Argomenti delle parti
1. Il richiedente
90. Il richiedente stima che la limitazione della sua libert? di circolare ? ingiustificata, il curatore o, all’occorrenza, il curatore legale potendo sostituire il fallito per i bisogni del procedimento.
2. Il Governo
91. Secondo il Governo, la restrizione alla libert? di circolazione prevista all’articolo 49 della legge sul fallimento ? una misura temporanea, non assoluta -il richiedente avendo solamente l’obbligo di chiedere l’autorizzazione preliminare del giudice prima di lasciare il suo luogo di residenza -ed inseguendo un scopo legittimo: “assicurare che il fallito possa essere unito, e questo per ottenere le notizie indispensabili concernente i bisogni della gestione e della liquidazione del procedimento.”
B. Valutazione della Corte
1. Sull’esistenza di un’ingerenza
92. La Corte rileva che l’esistenza di una restrizione alla libert? di circolazione del richiedente non si ? prestata a controversia tra le parti.
93. Di pi?, considera che simile restrizione ignora l’articolo 2 del Protocollo no 4 salvo se ? prevista dalla legge, mira uno o degli scopi legittimi riguardo il paragrafo 3 dello stesso articolo e pu? passare per una misura “necessaria in una societ? democratica” (Raimondo c. Italia, sentenza del 22 febbraio 1994, serie a no 281-ha, p. 19, ? 39).
2. Legalit? e finalit? dell’ingerenza
94. La Corte nota che suddetta ingerenza ? contemplata dalla legge (articolo 49 della legge sul fallimento) e considera, come il Governo che questa ha per scopo di assicurare che lo fallito possa essere unito per facilitare lo svolgimento del procedimento. La Corte stima dal momento che suddetta restrizione mira la protezione dei diritti di altrui, ossia gli interessi dei creditori del fallimento.
95. Resta da sapere se suddetta misura ? necessaria in una societ? democratica.
3. Proporzionalit? dell’ingerenza
96. La Corte osserva al primo colpo che la limitazione della libert? di circolazione non ? criticabile in se. Tuttavia, un tale sistema porta il rischio di imporre al richiedente un carico eccessivo in quanto alla libert? di circolare liberamente, in particolare alla luce della durata di un procedimento che, come la presente, si ? stesa su quattordici anni ed otto mesi. Difatti, riferendosi alle considerazioni relative all’articolo 1 del Protocollo no 1, la Corte considera che suddetta durata non ? imputabile, come il Governo afferma, al fallimento dei tentativi di asta pubblica della casa del richiedente n? al comportamento di quell’ultimo.
Da allora, la Corte stima che la limitazione della libert? di circolazione dell’interessato non era giustificata tutto lungo il procedimento perch?, se in principio l’interdizione per il fallito di allontanarsi dal suo luogo di residenza ? una misura necessaria per raggiungere lo scopo perseguito, la necessit? di quella misura si assottiglia col tempo. Anche se non risalta dalla pratica che il richiedente ha voluto allontanarsi dal suo luogo di residenza o che l’autorizzazione gli ? stata rifiutata, del parere della Corte, la durata di quello procedimento ha provocato la rottura dell’equilibrio da predisporre tra gli interessi generali al pagamento dei creditori del fallimento e l’interesse individuale dell’interessato a circolare liberamente. L’ingerenza nella libert? del richiedente si rivela da allora sproporzionata all’obiettivo perseguito.
97. Allo vista di ci? che precede, la Corte deduce che c’? stata violazione della libert? di circolazione del richiedente, come garanzia dall’articolo 2 del Protocollo no 4.
V. SU L’APPLICAZIONE DELL’ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
98. Ai termini dell’articolo 41 della Convenzione:
“Se la Corte dichiara che c’? stata violazione della Convenzione o dei suoi Protocolli, e se il diritto interno dell’Alta Parte contraente non permette di cancellare che imperfettamente le conseguenze di quella violazione, la Corte accorda alla parte lesa, se c’? luogo, una soddisfazione equa. “
A. Dommage
99. Il richiedente afferma avere subito un danno e se ne rimette alla Corte affinch? ne stabilisca l’importo.
100. Il Governo stima che nessuna soddisfazione equa dovrebbe essere accordata al richiedente.
101. Nella misura in cui il richiedente chiede risarcimento di un danno materiale, la Corte considera che non c’? luogo di accogliere suddetta domanda per il fatto che il richiedente non si ? prosciolto dal carico della prova (vedere, tra gli altri, le sentenze Corigliano c. Italia, 10 dicembre 1982, serie a no 57, p. 17, ? 53, e Campbell e Cosans c. Regno Unito (articolo 50), 22 marzo 1983, serie a no 60, pp. 7-8, ? 11). Stima peraltro che il richiedente ha subito un torto morale certo. Avuto riguardo delle circostanze della causa e deliberando in equit? come lo vuole l’articolo 41 della Convenzione, decide di concedergli la somma di 31 000 euro.
B. Interessi moratori
102. La Corte giudica appropriata di ricalcare il tasso delle interessi moratori sul tasso di interesse della facilit? di prestito marginale della Banca centrale europea aumentata di tre punti di percentuale.
PER QUESTI MOTIVI, LA CORTE, ALL’UNANIMIT?,
1. Dice che c’? stata violazione dell’articolo 1 del Protocollo no 1;

2. Dice che c’? stata violazione dell’articolo 8 della Convenzione;

3. Dice che c’? stata violazione dell’articolo 6 ? 1 della Convenzione;

4. Dice che c’? stata violazione dell’articolo 2 del Protocollo no 4;

5. Dice
a) che lo stato convenuto deve versare al richiedente, nei tre mesi a contare del giorno dove la sentenza sar? diventata definitiva conformemente all’articolo 44 ? 2 della Convenzione, 31 000 EUR, trentuno mille euro, per danno morale, pi? tutte le somme dovute a titolo di tassa;
b) che a contare della scadenza suddetto termine e fino al versamento, quell’importo sar? da aumentare di un interesse semplice ad un tasso uguale a quello della facilit? di prestito marginale della Banca centrale europea applicabile durante quello periodo, aumentato di tre punti di percentuale.
Fatta in francese, poi comunicata per iscritto il 17 luglio 2003, in applicazione dell’articolo 77 ?? 2 e 3 del regolamento.
S?ren Nielsen Christos RozakisGreffier
aggiunto Presidente

Testo Tradotto

Conclusion Violation de P1-1 ; Violation de l’art. 8 ; Violation de l’art. 6-1 ; Violation de P4-2 ; Dommage mat?riel – demande rejet?e ; Pr?judice moral – r?paration p?cuniaire

PREMI?RE SECTION

AFFAIRE LUORDO c. ITALIE

(Requ?te no 32190/96)

ARR?T

STRASBOURG

17 juillet 2003

D?FINITIF

17/10/2003

En l’affaire Luordo c. Italie,
La Cour europ?enne des Droits de l’Homme (premi?re section), si?geant en une chambre compos?e de :
MM. C.L. ROZAKIS, pr?sident,
P. LORENZEN,
G. BONELLO,
Mmes F. TULKENS,
N. VAJIC,
MM. E. LEVITS, juges,
G. RAIMONDI, juge ad hoc,
et de M. S. NIELSEN, greffier adjoint de section,
Apr?s en avoir d?lib?r? en chambre du conseil le 26 juin 2003,
Rend l’arr?t que voici, adopt? ? cette date :
PROC?DURE
1. A l’origine de l’affaire se trouve une requ?te (no 32190/96) dirig?e contre la R?publique italienne et dont un ressortissant de cet Etat, M. Giuseppe Luordo (? le requ?rant ?), avait saisi la Commission europ?enne des Droits de l’Homme (? la Commission ?) le 28 mars 1996 en vertu de l’ancien article 25 de la Convention de sauvegarde des Droits de l’Homme et des Libert?s fondamentales (? la Convention ?).
2. Le requ?rant est repr?sent? devant la Cour par Me F. Fiandrotti, avocat ? Turin. Le gouvernement italien (? le Gouvernement ?) a ?t? repr?sent? successivement par ses agents, M. U. Leanza et M. I. M. Braguglia, et par leurs coagents respectifs, M. V. Esposito et M. F. Crisafulli.
3. Le requ?rant all?guait la violation de l’article 1 du Protocole no 1 dans la mesure o? la d?claration de faillite l’avait priv? de tous ses biens. Le requ?rant se plaignait ?galement que, apr?s la d?claration de faillite, toute la correspondance qui lui ?tait adress?e avait ?t? remise au syndic (article 8 de la Convention) et du fait que ladite d?claration l’emp?chait d’ester en justice pour la d?fense de ses int?r?ts (article 6 ? 1). Enfin, invoquant l’article 2 du Protocole no 4, le requ?rant se plaignait de l’interdiction pour le failli de s’?loigner de son lieu de r?sidence.
4. La requ?te a ?t? transmise ? la Cour le 1er novembre 1998, date d’entr?e en vigueur du Protocole no 11 ? la Convention (article 5 ? 2 dudit Protocole).
5. La requ?te a ?t? attribu?e ? la premi?re section de la Cour (article 52 ? 1 du r?glement). Au sein de celle-ci, la chambre charg?e d’examiner l’affaire (article 27 ? 1 de la Convention) a ?t? constitu?e conform?ment ? l’article 26 ? 1 du r?glement. A la suite du d?port de M. V. Zagrebelsky, juge ?lu au titre de l’Italie (article 28), le Gouvernement a d?sign? M. G. Raimondi pour si?ger en qualit? de juge ad hoc (articles 27 ? 2 de la Convention et 29 ? 1 du r?glement).
6. Le 1er novembre 2001, la Cour a modifi? la composition de ses sections (article 25 ? 1 du r?glement). La pr?sente requ?te a ?t? attribu?e ? la premi?re section ainsi remani?e (article 52 ? 1).
7. Par une d?cision du 23 mai 2002, la chambre a d?clar? la requ?te partiellement recevable.
8. Tant le requ?rant que le Gouvernement ont d?pos? des observations ?crites sur le fond de l’affaire (article 59 ? 1 du r?glement).
EN FAIT
I. LES CIRCONSTANCES DE L’ESP?CE
9. Le requ?rant est n? en 1928 et r?side ? Druento (Turin).
10. En 1982, le tribunal d’Asti pronon?a la faillite de la soci?t? en nom collectif constitu?e en 1980 par l’?pouse du requ?rant.
11. Le 16 novembre 1984, le m?me tribunal pronon?a la faillite personnelle du requ?rant en tant qu’associ? de fait.
12. A une date non pr?cis?e, le syndic d?posa au greffe l’?tat des cr?ances.
13. Le 21 novembre 1984, le juge d?l?gu? (? le juge ?) autorisa le syndic ? intervenir dans une proc?dure d’ex?cution entam?e par l’institut bancaire SPT portant sur la maison du requ?rant.
14. Le 27 novembre 1984, le juge autorisa le syndic ? pr?senter plusieurs recours contre l’administration fiscale de Turin et d’Asti devant la commission charg?e de r?soudre les diff?rends en mati?re fiscale (Commissione Tributaria) relativement ? de pr?tendues cr?ances desdites administrations ? l’encontre de la soci?t? du requ?rant.
15. Entre le 15 et le 28 d?cembre 1984, le juge autorisa le syndic ? pr?lever du compte courant relatif ? la proc?dure de faillite des sommes pour le payement, entre autres, du syndic m?me et d’un expert.
16. Une premi?re tentative de vente aux ench?res de la maison du requ?rant eut lieu ? une date non pr?cis?e de l’ann?e 1985, sans succ?s.
17. Le 26 mars 1985, le syndic d?posa un rapport et, le 28 mars 1985, le pr?sident du tribunal ordonna la comparution de G.Z. afin d’?valuer si ce dernier ?tait l’associ? du requ?rant. Le 26 avril 1985, G.Z. fut entendu.
18. Les 10 juin et 6 septembre 1985, le juge autorisa le syndic ? effectuer des payements en faveur, entre autres, d’un expert et en r?glement de certaines publications.
19. Le 21 janvier 1986, le juge autorisa la nomination d’un avocat pour la proc?dure d’ex?cution susmentionn?e relative ? la maison du requ?rant.
20. Le 10 mars 1986, le juge autorisa le requ?rant ? encaisser sa retraite et, le 21 mars 1986, le syndic ? conclure ? l’amiable une affaire qui avait ?t? entam?e par S.G. afin d’obtenir la restitution de certains meubles inclus dans la faillite.
21. Le 6 ao?t 1986, le juge autorisa le syndic ? conclure un contrat de commodat relatif ? un immeuble inclus dans la faillite.
22. Le 19 d?cembre 1986, le juge autorisa la nomination d’un avocat pour une proc?dure d’opposition au passif de la faillite qui avait ?t? entam?e par P.C.
23. Les 23 mars et 3 d?cembre 1987, le juge autorisa le payement de certaines sommes n?cessaires au d?roulement de la proc?dure.
24. Le 16 d?cembre 1987, le syndic demanda le remplacement du pr?sident du comit? des cr?anciers, qui ?tait entre-temps d?c?d?.
25. Le 22 d?cembre 1987, le juge rejeta une demande de vente par n?gociation priv?e (vendita a trattativa privata) relative ? des biens immeubles inclus dans la faillite au motif que la loi sur la faillite ne pr?voyait pas ce type de vente pour les biens immeubles.
26. Le 28 d?cembre 1987, le juge autorisa l’?pouse du requ?rant ? encaisser une indemnit? d’accompagnement.
27. Le 21 janvier 1988, le juge autorisa le syndic ? restituer la caution qui avait ?t? vers?e en vue de ladite vente par n?gociation priv?e.
28. Le 4 mai 1988, le juge fit droit ? la demande pr?sent?e par O.D.S., associ?e du requ?rant, afin d’obtenir que lui soient restitu?es les sommes vers?es par la soci?t? CPI en contrepartie d’un travail que celle-ci avait effectu?.
29. Le 28 juin et les 3 et 17 novembre 1988, le juge autorisa le payement de la publicit? et des taxes relatives ? la vente d’un immeuble inclus dans la faillite.
30. Le 8 f?vrier 1989, le juge autorisa le payement d’une partie des frais de l’avocat nomm? dans la proc?dure d’opposition entam?e par P.C.
31. Le 3 mars 1989, le juge autorisa le payement d’une taxe et, le 2 juin 1989, des payements relatifs ? la vente de l’immeuble susmentionn?.
32. Le 15 mai 1991, le juge autorisa le payement des frais d’avocat aff?rents ? la proc?dure d’ex?cution relative ? la maison du requ?rant et, le 7 juin 1991, l’acquisition ? l’actif de la faillite d’une somme appartenant ? O.D.S.
33. A une date non pr?cis?e de septembre 1991, le syndic intervint dans une proc?dure d’ex?cution (procedura di esecuzione esattoriale) entam?e par le bureau des recettes (Esattoria) de Druento relativement ? la vente de la maison du requ?rant. Ladite vente n’eut finalement pas lieu et, le 13 novembre 1991, le juge autorisa le payement de l’avocat nomm? dans ladite proc?dure.
34. Le 7 d?cembre 1991, le juge autorisa le payement en faveur du requ?rant d’une partie de sa prime d’anciennet? (trattamento di fine rapporto).
35. Le 28 avril 1992, le juge nomma un expert pour l’?valuation des biens du requ?rant et autorisa le payement des frais y relatifs le 4 juillet l993.
36. Le 12 mai 1994, le juge, ? la demande du syndic, nomma un nouveau pr?sident du comit? des cr?anciers (la m?me demande avait ?t? pr?sent?e le 16 d?cembre 1987).
37. Le 10 janvier 1995, une autre tentative de vente aux ench?res de la maison du requ?rant eut lieu, sans succ?s.
38. Le 14 f?vrier 1995, le syndic, ? la demande du juge, exposa la situation relative ? l’?tat de la proc?dure. En particulier, il releva que tous les biens inclus dans la faillite avaient ?t? vendus, ? l’exception de la maison du requ?rant. Le m?me jour, le syndic se r?serva de proposer une nouvelle vente aux ench?res.
39. Le 3 mars 1995, le syndic, sur une demande du juge datant du 17 f?vrier 1995, indiqua qu’une distribution partielle de l’actif entre les cr?anciers (ripartizione parziale) n’avait pas ?t? mise en place parce que certains recours introduits devant la commission charg?e de r?soudre les diff?rends en mati?re fiscale ?taient encore pendants.
40. La maison du requ?rant ayant entre-temps ?t? occup?e abusivement par D.L. et S.B., le juge, par une d?cision (decreto di rilascio) du 13 avril 1995, en ordonna le d?m?nagement et, le 14 avril 1995, il demanda au syndic de fournir un projet de distribution partielle de l’actif.
41. Le 15 mai 1995, le syndic indiqua avoir obtenu gain de cause dans les recours introduits devant la commission charg?e de r?soudre les diff?rends en mati?re fiscale et d?posa un projet de distribution partielle de l’actif. Deux jours plus tard, le juge autorisa le syndic ? transf?rer dans un autre institut bancaire le compte courant relatif ? la proc?dure de faillite.
42. Le 23 octobre 1995, le juge d?clara que le projet de distribution partielle de l’actif pouvait ?tre mis ? ex?cution.
43. Le lendemain, le d?m?nagement de D.L. eut lieu. Par contre, S.B., ayant entre-temps fait opposition ? la d?cision du juge du 13 avril 1995, pr?senta ? une date non pr?cis?e une demande d’accord ? l’amiable o? cette personne s’engageait ? acheter la maison du requ?rant.
44. Le 14 d?cembre 1995, le syndic d?posa un rapport.
45. Le 6 f?vrier 1996, le juge ordonna qu’une vente aux ench?res de la maison du requ?rant se tienne le 19 avril 1996.
46. A une date non pr?cis?e, le requ?rant introduisit une demande de concordat de faillite. Cette demande fut d?clar?e irrecevable le 1er avril 1996 au motif qu’elle ne remplissait pas les conditions pr?vues par l’article 124 de la loi sur la faillite.
47. Le 5 avril 1996, le requ?rant demanda au juge de saisir la Cour constitutionnelle de la question de la l?gitimit? du r?gime des incapacit?s patrimoniales et personnelles du failli et notamment des articles 48, 49 et 50, alin?a 3, de la loi sur la faillite, et 350, 393, 407, 2382, 2417, 2488 et 2516 du code civil. Par une d?cision du 17 avril 1996, le juge rejeta la demande du requ?rant comme manifestement mal fond?e au motif que le choix du l?gislateur de privil?gier les int?r?ts patrimoniaux des cr?anciers par rapport ? ceux du failli n’emportait pas violation de droits garantis par la Constitution dans le chef du d?biteur.
48. Par un acte d?pos? au greffe le 17 avril 1996, le requ?rant demanda la suspension de l’ordonnance de vente du 6 f?vrier 1996.
49. Le 19 avril 1996, la vente aux ench?res fut renvoy?e au 21 avril 1996, date ? laquelle la maison du requ?rant fut vendue.
50. Le 22 avril 1996, le syndic remit son mandat et, le lendemain, le tribunal nomma un nouveau syndic. Le 11 octobre 1996, ce dernier d?posa un rapport.
51. Le 3 mai 1996, le requ?rant se pourvut en cassation. Il demanda l’annulation de l’ordonnance de vente. Selon les informations fournies par le requ?rant, ce recours fut rejet? pour tardivet?.
52. Le 12 d?cembre 1996, le juge nomma un expert afin que ce dernier proc?de ? une ?valuation avant que la propri?t? de la maison du requ?rant ne soit transf?r?e ? l’adjudicataire. Ledit transfert fut effectu? par une d?cision du juge du 7 juillet 1997.
53. Par un acte du 25 septembre 1998, le juge approuva la reddition des comptes pr?sent?e par le syndic.
54. Le 5 octobre 1998, le juge autorisa le payement du syndic.
55. Le 23 mars 1999, le juge d?clara ex?cutoire le projet final de distribution. Apr?s la vente de sa maison, le requ?rant avait en effet des moyens suffisants pour honorer ses dettes en vue de cl?turer la proc?dure.
56. Le 17 juillet 1999, le juge cl?tura la proc?dure de faillite.
II. LE DROIT INTERNE PERTINENT
57. Les dispositions pertinentes de la loi sur la faillite (d?cret royal no 267 du 16 mars 1942) se lisent ainsi :
Article 42
? Le jugement qui d?clare la faillite prive le failli de l’administration et de la disponibilit? de biens existants ? la date dudit jugement. (…) ?
Article 43
? Le syndic de faillite este en justice pour les diff?rends concernant les questions patrimoniales portant sur des biens qui font partie de la faillite.
Le failli ne peut intervenir dans la proc?dure que pour des questions concernant une imputation de banqueroute ? son encontre ou bien au cas o? ladite intervention est pr?vue par la loi. ?
Article 48
? La correspondance adress?e au failli doit ?tre remise au syndic, qui a le droit de garder celle relative ? des int?r?ts patrimoniaux. Le failli peut prendre connaissance de la correspondance. Le syndic doit garder le secret sur le contenu de la correspondance qui ne concerne pas lesdits int?r?ts. ?
Article 49
? Le failli ne peut quitter son lieu de r?sidence sans autorisation du juge et doit se pr?senter audit juge, au syndic ou au comit? des cr?anciers chaque fois qu’il est convoqu?, sauf les cas o?, ? cause d’un emp?chement l?gitime, le juge l’autorise ? compara?tre par l’interm?diaire d’un repr?sentant.
Le juge peut faire amener le failli par la police si ce dernier n’ob?it pas ? la convocation. ?
Article 50
? Un registre public est tenu au greffe de chaque tribunal, dans lequel sont enregistr?s les noms des faillis. Ces noms sont ray?s du registre ? la suite d’un jugement du tribunal. Le failli est soumis aux incapacit?s pr?vues par la loi jusqu’? ce que son nom soit ray? du registre. ?
Article 88
? L’administration des biens du failli est confi?e au syndic au fur et ? mesure que ce dernier r?dige l’inventaire desdits biens (…) ?
58. Les dispositions pertinentes du code civil se lisent ainsi :
Article 350
? Ne peuvent pas ?tre nomm?s tuteurs et, si d?j? nomm?s, doivent abandonner cette fonction :
(…) le failli dont le nom n’a pas ?t? ray? du registre des faillis. ?
59. L’article 393 pr?voit essentiellement l’incapacit? du failli ? exercer les fonctions de syndic jusqu’? ce que son nom soit supprim? du registre des faillis.
60. Les articles 2382, 2399, 2417 et 2516 du code civil pr?voient l’interdiction pour le failli d’?tre nomm? administrateur et syndic d’une soci?t? commerciale ou coop?rative, ainsi que repr?sentant des obligataires de soci?t?s anonymes.
61. L’article 2 du d?cret du pr?sident de la R?publique no 223 du 20 mars 1967, modifi? par la loi no 15 du 16 janvier 1992, pr?voit essentiellement la suspension des droits ?lectoraux du failli pendant la dur?e de la proc?dure de faillite et, en tout cas, pour une p?riode non sup?rieure ? cinq ans ? partir de la d?claration de faillite.
EN DROIT
I. SUR LA VIOLATION ALL?GU?E DE L’ARTICLE 1 DU PROTOCOLE No 1
62. Le requ?rant se plaint que la d?claration de faillite l’a priv? de tous ses biens et invoque ? cet ?gard l’article 1 du Protocole no 1, ainsi libell? :
? Toute personne physique ou morale a droit au respect de ses biens. Nul ne peut ?tre priv? de sa propri?t? que pour cause d’utilit? publique et dans les conditions pr?vues par la loi et les principes g?n?raux du droit international.
Les dispositions pr?c?dentes ne portent pas atteinte au droit que poss?dent les Etats de mettre en vigueur les lois qu’ils jugent n?cessaires pour r?glementer l’usage des biens conform?ment ? l’int?r?t g?n?ral ou pour assurer le paiement des imp?ts ou d’autres contributions ou des amendes. ?
A. Arguments des parties
1. Le requ?rant
63. Le requ?rant d?nonce la ? mort ?conomique du failli ? d?cid?e en raison de la ? mauvaise gestion de son patrimoine ?. Il fait ?galement valoir que la dur?e de la proc?dure a comport? des effets n?gatifs sur son patrimoine et son activit? ?conomique.
2. Le Gouvernement
64. Le Gouvernement affirme que, compte tenu de ce que la proc?dure de faillite est pr?vue par la loi et poursuit un but l?gitime, ? savoir garantir aux cr?anciers le recouvrement au moins partiel de leurs cr?ances, la privation des biens qui en r?sulte n’enfreint pas l’article 1 du Protocole no 1. Quant ? la dur?e de la proc?dure, le Gouvernement soutient que cette derni?re est imputable en premier lieu ? l’?chec des tentatives de vente aux ench?res de la maison du requ?rant. En effet, ladite vente aurait ?t? fix?e ? une date non pr?cis?e de 1985, de 1991 et de 1995, sans succ?s, et, enfin, au 19 avril 1996 et renvoy?e au 21 avril 1996. Deuxi?mement, la dur?e de la proc?dure serait imputable au comportement du requ?rant, qui aurait fait obstacle par tous les moyens aux activit?s de liquidation. Le Gouvernement indique que le requ?rant a en effet pr?sent? une demande de concordat, d?clar?e irrecevable le 1er avril 1996, a demand? le 5 avril 1996 au juge de la faillite de saisir la Cour constitutionnelle, entra?nant ainsi la suspension de la proc?dure, et a pr?sent? le 17 avril 1996 une demande de suspension de l’ordonnance de vente (qui aurait ?t? rejet?e le lendemain) et, ? une date non pr?cis?e, un recours en cassation ayant le m?me objet.
B. Appr?ciation de la Cour
1. Sur l’existence d’une ing?rence
65. La Cour rel?ve que l’existence d’une ing?rence n’a pas pr?t? ? controverse entre les parties.
2. La r?gle applicable
66. La Cour rappelle que l’article 1 du Protocole no 1 contient trois normes distinctes : la premi?re, qui s’exprime dans la premi?re phrase du premier alin?a et rev?t un caract?re g?n?ral, ?nonce le principe du respect de la propri?t? ; la deuxi?me, figurant dans la seconde phrase du m?me alin?a, vise la privation de propri?t? et la soumet ? certaines conditions ; quant ? la troisi?me, consign?e dans le second alin?a, elle reconna?t aux Etats contractants le pouvoir, entre autres, de r?glementer l’usage des biens conform?ment ? l’int?r?t g?n?ral. La deuxi?me et la troisi?me, qui ont trait ? des exemples particuliers d’atteintes au droit de propri?t?, doivent s’interpr?ter ? la lumi?re du principe consacr? par la premi?re (arr?ts Iatridis c. Gr?ce [GC], no 31107/96, ? 55, CEDH 1999-II, et Immobiliare Saffi c. Italie [GC], no 22774/93, ? 44, CEDH 1999-V).
67. La Cour note que, ? la suite du jugement d?clarant la faillite, le requ?rant a ?t? priv? non pas de sa propri?t? mais de l’administration et de la disponibilit? de ses biens, dont l’administration a ?t? confi?e au syndic. L’ing?rence dans son droit au respect des biens s’analyse donc en une r?glementation de l’usage des biens au sens du second alin?a de l’article 1 du Protocole no 1.
3. Le respect des conditions du second alin?a
68. La Cour rel?ve que l’interdiction faite au failli d’administrer ses biens et d’en disposer a pour but le payement des cr?anciers de la faillite. L’ing?rence en question poursuit donc un but l?gitime et conforme ? l’int?r?t g?n?ral, ? savoir la protection des droits d’autrui.
69. La Cour rappelle qu’une mesure d’ing?rence doit m?nager un ? juste ?quilibre ? entre les imp?ratifs de l’int?r?t g?n?ral et ceux de la sauvegarde des droits fondamentaux de l’individu. La recherche de pareil ?quilibre se refl?te dans la structure de l’article 1 tout entier, donc aussi dans le second alin?a : il doit exister un rapport raisonnable de proportionnalit? entre les moyens employ?s et le but vis?. En contr?lant le respect de cette exigence, la Cour reconna?t ? l’Etat une grande marge d’appr?ciation tant pour choisir les modalit?s de mise en ?uvre que pour juger si leurs cons?quences se trouvent l?gitim?es, dans l’int?r?t g?n?ral, par le souci d’atteindre l’objectif de la loi en cause (arr?ts Chassagnou et autres c. France [GC], nos 25088/94, 28331/95 et 28443/95, ? 75, CEDH 1999-III, et Immobiliare Saffi pr?cit?, ? 49).
70. La Cour fait observer que la limitation du droit du requ?rant au respect de ses biens n’est pas critiquable en soi, vu notamment le but l?gitime vis? et la marge d’appr?ciation autoris?e par le second alin?a de l’article 1. Cependant, un tel syst?me emporte le risque d’imposer au requ?rant une charge excessive quant ? la possibilit? de disposer de ses biens, notamment ? la lumi?re de la dur?e d’une proc?dure qui, telle la pr?sente, s’est ?tal?e sur quatorze ans et huit mois. Selon le Gouvernement, cette dur?e serait imputable d’une part ? l’?chec des tentatives de vente aux ench?res de la maison du requ?rant et d’autre part au comportement de ce dernier.
Tout d’abord, la Cour remarque qu’il est vrai que plusieurs tentatives de vente aux ench?res de la maison du requ?rant ont eu lieu sans succ?s, ? savoir ? des dates non pr?cis?es des ann?es 1985 et 1991 et le 10 janvier 1995. Toutefois, la Cour note que des intervalles d’environ six ans (entre 1985 et 1991) et quatre ans (entre 1991 et le 10 janvier 1995) se sont ?coul?s entre une tentative de vente et l’autre sans qu’il y ait la moindre initiative de la part des organes de la faillite.
Pour ce qui concerne le comportement du requ?rant, la Cour observe que ce dernier a en effet pr?sent? une demande de concordat de faillite (? une date non pr?cis?e), une demande afin de saisir la Cour constitutionnelle (le 5 avril 1996), une demande de suspension de l’ordonnance de vente (le 17 avril 1996) et un recours en cassation ayant le m?me objet (le 3 mai 1996). Toutefois, la Cour consid?re que l’introduction de ces instances n’a pas ralenti de mani?re d?terminante la marche de la proc?dure de faillite, d’une part en raison de ce que, exception faite de la demande de concordat dont la date d’introduction n’a pas ?t? pr?cis?e, les autres demandes n’ont ?t? introduites qu’? partir de 1996 et, d’autre part, au motif que les autorit?s sollicit?es ont statu? dans de brefs d?lais (notamment douze jours pour la Cour constitutionnelle et un jour pour le tribunal qui a tranch? la demande de suspension de l’ordonnance de vente).
De plus, la Cour rel?ve des p?riodes d’inactivit? judiciaire en particulier entre le 2 juin 1989 et le 15 mai 1991 (environ deux ans), entre le 28 avril 1992 et le 4 juillet 1993 (environ un an et deux mois) et entre le 7 juillet 1997 et le 25 septembre 1998 (environ un an et deux mois).
D?s lors, la Cour estime que la limitation du droit du requ?rant au respect de ses biens n’?tait pas justifi?e tout au long de la proc?dure car, si en principe la privation de l’administration et de la disponibilit? des biens est une mesure n?cessaire afin d’atteindre le but poursuivi, la n?cessit? de cette mesure s’amenuise avec le temps. De l’avis de la Cour, la dur?e de cette proc?dure a donc entra?n? la rupture de l’?quilibre ? m?nager entre l’int?r?t g?n?ral au payement des cr?anciers de la faillite et l’int?r?t individuel du requ?rant au respect de ses biens. L’ing?rence dans le droit du requ?rant se r?v?le d?s lors disproportionn?e ? l’objectif poursuivi.
71. Au vu de ce qui pr?c?de, la Cour conclut qu’il y a eu violation du droit du requ?rant au respect de ses biens, tel que garanti par l’article 1 du Protocole no 1.
II. SUR LA VIOLATION ALL?GU?E DE L’ARTICLE 8 DE LA CONVENTION
72. Le requ?rant se plaint ensuite que, apr?s la d?claration de faillite, toute la correspondance qui lui ?tait adress?e a ?t? remise au syndic. Il invoque l’article 8 de la Convention, ainsi libell? :
? 1. Toute personne a droit au respect de sa (…) correspondance.
2. Il ne peut y avoir ing?rence d’une autorit? publique dans l’exercice de ce droit que pour autant que cette ing?rence est pr?vue par la loi et qu’elle constitue une mesure qui, dans une soci?t? d?mocratique, est n?cessaire ? la s?curit? nationale, ? la s?ret? publique, au bien ?tre ?conomique du pays, ? la d?fense de l’ordre et ? la pr?vention des infractions p?nales, ? la protection de la sant? ou de la morale, ou ? la protection des droits et libert?s d’autrui. ?
A. Arguments des parties
1. Le requ?rant
73. Le requ?rant affirme que le contr?le litigieux ne se justifie nullement. Selon lui, le jugement de faillite ?tant rendu public, notamment par affichage au tribunal, les personnes souhaitant correspondre avec le failli connaissent sa situation patrimoniale. Toute la correspondance adress?e au failli serait par cons?quent exclusivement personnelle et ne concernerait pas des int?r?ts patrimoniaux relevant de la proc?dure en cours. Enfin, l’obligation de garder le secret sur le contenu du courrier personnel impos?e au syndic n’emp?cherait pas, de l’avis du requ?rant, la violation de l’article 8.
2. Le Gouvernement
74. Selon le Gouvernement, la restriction du droit du requ?rant au respect de sa correspondance, d?coulant de l’article 48 de la loi sur la faillite, a pour but la ? r?alisation du juste ?quilibre entre l’int?r?t public ? et celui du requ?rant. Ladite restriction permettrait au syndic de se procurer toutes les informations utiles relatives ? la situation patrimoniale du failli afin d’?viter que celui-ci puisse occulter ou soustraire des sommes d’argent au d?triment des cr?anciers. La limitation du droit au respect de la correspondance puiserait son fondement juridique dans les exceptions sp?cifiques pr?vues au paragraphe 2 de l’article 8 dans la mesure o? il y est fait r?f?rence ? ? la protection des droits d’autrui ?. Le Gouvernement souligne le caract?re temporaire du contr?le et affirme qu’il ne s’agit pas d’une sanction. De plus, la loi obligerait le syndic ? transmettre au failli le courrier ne concernant pas des int?r?ts patrimoniaux et imposerait au premier le secret sur le contenu de la correspondance personnelle du second.
B. Appr?ciation de la Cour
1. Sur l’existence d’une ing?rence
75. La Cour rel?ve que l’existence d’une ing?rence n’a pas pr?t? ? controverse entre les parties. Pareille ing?rence m?conna?t l’article 8 de la Convention ? moins qu’elle ne soit ? pr?vue par la loi ?, ne vise un ou des buts l?gitimes au regard du paragraphe 2 du m?me article et ne puisse passer pour une mesure ? n?cessaire dans une soci?t? d?mocratique ? (voir, mutatis mutandis, l’arr?t Labita c. Italie [GC], no 26772/95, ? 179, CEDH 2000-IV).
2. L?galit? et finalit? de l’ing?rence
76. La Cour remarque que ladite ing?rence ?tait pr?vue par la loi (article 48 de la loi sur la faillite). De plus, cette ing?rence, comme l’indique le Gouvernement, visait ? recueillir des informations relatives ? la situation patrimoniale du failli afin d’?viter que celui-ci ne d?tourne son patrimoine au d?triment des cr?anciers. Elle poursuivait donc un but l?gitime, ? savoir la protection des droits d’autrui.
77. Il reste ? savoir si la mesure en question ?tait n?cessaire dans une soci?t? d?mocratique.
3. Proportionnalit? de l’ing?rence
78. La Cour observe que la mise en place d’un syst?me de contr?le de la correspondance du requ?rant n’est pas critiquable en soi. Cependant, pareil syst?me comporte le risque d’imposer au requ?rant une charge excessive quant au droit de ce dernier au respect de sa correspondance, notamment en raison de la dur?e d’une proc?dure qui, telle celle suivie en l’esp?ce, s’est ?tal?e sur quatorze ans et huit mois. En effet, se r?f?rant aux consid?rations relatives ? l’article 1 du Protocole no 1, la Cour consid?re que ladite dur?e n’est pas imputable, comme le Gouvernement l’affirme, ? l’?chec des tentatives de vente aux ench?res de la maison du requ?rant ni au comportement de ce dernier.
D?s lors, la Cour estime que la limitation du droit de l’int?ress? au respect de sa correspondance n’?tait pas justifi?e tout au long de la proc?dure car, si en principe ledit contr?le est une mesure n?cessaire afin d’atteindre le but poursuivi, la n?cessit? de cette mesure s’amenuise avec le temps. De l’avis de la Cour, la dur?e de cette proc?dure a donc entra?n? la rupture de l’?quilibre ? m?nager entre l’int?r?t g?n?ral au payement des cr?anciers de la faillite et l’int?r?t individuel du requ?rant au respect de sa correspondance. L’ing?rence dans le droit de l’int?ress? se r?v?le d?s lors disproportionn?e ? l’objectif poursuivi.
79. Au vu de ce qui pr?c?de, la Cour conclut qu’il y a eu violation du droit du requ?rant au respect de sa correspondance, tel que garanti par l’article 8 de la Convention.
III. SUR LA VIOLATION ALL?GU?E DE L’ARTICLE 6 ? 1 DE LA CONVENTION
80. Le requ?rant se plaint ?galement que la d?claration de faillite l’a emp?ch? d’ester en justice pour la d?fense de ses int?r?ts. L’article 6 ? 1 de la Convention est ainsi libell? :
? Toute personne a droit ? ce que sa cause soit entendue (…) par un tribunal (…) qui d?cidera (…) des contestations sur ses droits et obligations de caract?re civil (…) ?
A. Arguments des parties
1. Le requ?rant
81. Le requ?rant affirme que la perte de la capacit? d’ester en justice ? la suite de la mise en faillite entra?ne un dommage important pour le failli. De plus, il fait valoir qu’il y aurait un conflit d’int?r?ts entre le syndic de faillite, qui este en justice ? la place du failli, et ce dernier.
2. Le Gouvernement
82. Le Gouvernement observe que la perte de la capacit? du failli d’ester en justice vise la protection d’un droit d’autrui, ? savoir ? les int?r?ts des cr?anciers de la faillite ?. De plus, ladite limitation concernerait exclusivement les questions relevant de ses droits patrimoniaux et, de ce fait, n’outrepasserait pas la marge d’appr?ciation reconnue ? l’Etat. Le Gouvernement fait ?galement valoir que la repr?sentation en justice du failli est de toute mani?re assur?e par le syndic. Enfin, le Gouvernement soutient que, le requ?rant ayant engag? plusieurs instances pendant la proc?dure de faillite (notamment afin d’obtenir la saisine de la Cour constitutionnelle, le 5 avril 1996, et la suspension de l’ordonnance de vente, le 17 avril 1996), il n’aurait subi aucun pr?judice.
B. Appr?ciation de la Cour
83. La Cour consid?re d’abord que la limitation de la capacit? du requ?rant d’ester en justice doit ?tre analys?e sous l’angle du droit d’acc?s ? un tribunal. Elle rappelle que l’article 6 ? 1 garantit ? toute personne le droit ? ce qu’un tribunal connaisse de toute contestation relative ? ses droits et obligations de caract?re civil. Il consacre de la sorte le ? droit ? un tribunal ? dont le droit d’acc?s, ? savoir le droit de saisir le tribunal en mati?re civile, constitue un aspect (Golder c. Royaume-Uni, arr?t du 21 f?vrier 1975, s?rie A no 18, pp. 17-18, ?? 35-36). Ce droit ne vaut que pour les ? contestations ? relatives ? des ? droits et obligations de caract?re civil ? que l’on peut dire, au moins de mani?re d?fendable, reconnus en droit interne (voir, entre autres, les arr?ts James et autres c. Royaume-Uni, 21 f?vrier 1986, s?rie A no 98, pp. 46-47, ? 81, et Powell et Rayner c. Royaume-Uni, 21 f?vrier 1990, s?rie A no 172, pp. 16-17, ? 36).
84. La Cour rel?ve que la limitation de la capacit? du requ?rant d’ester en justice concerne des diff?rends portant sur des questions d’ordre patrimonial. Le volet civil de l’article 6 trouve donc ? s’appliquer.
85. La Cour rappelle aussi que le ? droit ? un tribunal ? n’est pas absolu ; il se pr?te ? des limitations implicitement admises, notamment pour les conditions de recevabilit? d’un recours, car il appelle de par sa nature m?me une r?glementation par l’Etat, qui jouit ? cet ?gard d’une certaine marge d’appr?ciation (Ashingdane c. Royaume-Uni, arr?t du 28 mai 1985, s?rie A no 93, pp. 24-25, ? 57). Ces limitations ne sauraient cependant restreindre l’acc?s ouvert ? un justiciable d’une mani?re ou ? un point tels que son droit d’acc?s ? un tribunal s’en trouve atteint dans sa substance m?me ; enfin, elles ne se concilient avec l’article 6 ? 1 que si elles tendent ? un but l?gitime et s’il existe un rapport raisonnable de proportionnalit? entre les moyens employ?s et le but vis? (Levages Prestations Services c. France, arr?t du 23 octobre 1996, Recueil des arr?ts et d?cisions 1996-V, p. 1543, ? 40).
86. La Cour consid?re que la limitation de la capacit? du requ?rant d’ester en justice vise ? confier au syndic la repr?sentation en justice pour les questions relevant des droits patrimoniaux du failli. En effet, le syndic, ? partir du d?p?t du jugement de faillite, s’occupe de l’administration des biens du failli. Il est d’ailleurs ?vident, de l’avis de la Cour, que d’?ventuels diff?rends sur lesdites questions peuvent entra?ner des effets importants sur l’actif et le passif de la faillite. La Cour estime, partant, que ladite limitation tend ? la protection des droits et int?r?ts d’autrui, ? savoir ceux des cr?anciers de la faillite. Il reste ? v?rifier si les cons?quences subies par le requ?rant ?taient proportionn?es au but l?gitime vis?.
87. La Cour fait observer que la limitation du droit d’acc?s ? un tribunal dans le chef du requ?rant n’est pas critiquable en soi. Cependant, pareil syst?me comporte le risque d’imposer ? l’int?ress? une charge excessive quant au droit d’acc?s ? un tribunal, notamment ? la lumi?re de la dur?e d’une proc?dure qui, telle celle suivie en l’esp?ce, s’est ?tal?e sur quatorze ans et huit mois. En effet, se r?f?rant aux consid?rations relatives ? l’article 1 du Protocole no 1, la Cour consid?re que cette dur?e n’est pas imputable, comme le Gouvernement l’affirme, ? l’?chec des tentatives de vente aux ench?res de la maison du requ?rant ni au comportement de ce dernier.
D?s lors, la Cour estime que la limitation du droit d’acc?s ? un tribunal n’?tait pas justifi?e tout au long de la proc?dure car, si en principe la limitation du droit d’ester en justice est une mesure n?cessaire afin d’atteindre le but poursuivi, la n?cessit? de cette mesure s’amenuise avec le temps. De l’avis de la Cour, la dur?e de cette proc?dure a donc entra?n? la rupture de l’?quilibre ? m?nager entre l’int?r?t g?n?ral au payement des cr?anciers de la faillite et l’int?r?t individuel du requ?rant ? l’acc?s ? un tribunal. L’ing?rence dans le droit de l’int?ress? se r?v?le d?s lors disproportionn?e ? l’objectif poursuivi.
88. Au vu de ce qui pr?c?de, la Cour conclut qu’il y a eu violation du droit d’acc?s ? un tribunal, tel que garanti par l’article 6 ? 1 de la Convention.
IV. SUR LA VIOLATION ALL?GU?E DE L’ARTICLE 2 DU PROTOCOLE No 4
89. Enfin, le requ?rant se plaint de l’interdiction faite au failli de s’?loigner de son lieu de r?sidence et invoque l’article 2 du Protocole no 4, qui dispose :
? 1. Quiconque se trouve r?guli?rement sur le territoire d’un Etat a le droit d’y circuler librement et d’y choisir librement sa r?sidence.
2. Toute personne est libre de quitter n’importe quel pays, y compris le sien.
3. L’exercice de ces droits ne peut faire l’objet d’autres restrictions que celles qui, pr?vues par la loi, constituent des mesures n?cessaires, dans une soci?t? d?mocratique, ? la s?curit? nationale, ? la s?ret? publique, au maintien de l’ordre public, ? la pr?vention des infractions p?nales, ? la protection de la sant? ou de la morale, ou ? la protection des droits et libert?s d’autrui.
4. Les droits reconnus au paragraphe 1 peuvent ?galement, dans certaines zones d?termin?es, faire l’objet de restrictions qui, pr?vues par la loi, sont justifi?es par l’int?r?t public dans une soci?t? d?mocratique. ?
A. Arguments des parties
1. Le requ?rant
90. Le requ?rant estime que la limitation de sa libert? de circuler est injustifi?e, le syndic ou, le cas ?ch?ant, le repr?sentant l?gal pouvant remplacer le failli pour les besoins de la proc?dure.
2. Le Gouvernement
91. Selon le Gouvernement, la restriction ? la libert? de circulation pr?vue ? l’article 49 de la loi sur la faillite est une mesure temporaire, non absolue ? le requ?rant ayant seulement l’obligation de demander l’autorisation pr?alable du juge avant de quitter son lieu de r?sidence ? et poursuivant un but l?gitime : ? assurer que le failli puisse ?tre joint, et ce pour obtenir les informations indispensables concernant les besoins de la gestion et de la liquidation de la proc?dure ?.
B. Appr?ciation de la Cour
1. Sur l’existence d’une ing?rence
92. La Cour rel?ve que l’existence d’une restriction ? la libert? de circulation du requ?rant n’a pas pr?t? ? controverse entre les parties.
93. De plus, elle consid?re que pareille restriction m?conna?t l’article 2 du Protocole no 4 sauf si elle est pr?vue par la loi, vise un ou des buts l?gitimes au regard du paragraphe 3 du m?me article et peut passer pour une mesure ? n?cessaire dans une soci?t? d?mocratique ? (Raimondo c. Italie, arr?t du 22 f?vrier 1994, s?rie A no 281-A, p. 19, ? 39).
2. L?galit? et finalit? de l’ing?rence
94. La Cour note que ladite ing?rence est pr?vue par la loi (article 49 de la loi sur la faillite) et consid?re, ? l’instar du Gouvernement, que celle-ci a pour but d’assurer que le failli puisse ?tre joint afin de faciliter le d?roulement de la proc?dure. La Cour estime d?s lors que ladite restriction vise la protection des droits d’autrui, ? savoir les int?r?ts des cr?anciers de la faillite.
95. Il reste ? savoir si ladite mesure est n?cessaire dans une soci?t? d?mocratique.
3. Proportionnalit? de l’ing?rence
96. La Cour observe d’embl?e que la limitation de la libert? de circulation n’est pas critiquable en soi. Cependant, un tel syst?me emporte le risque d’imposer au requ?rant une charge excessive quant ? la libert? de circuler librement, notamment ? la lumi?re de la dur?e d’une proc?dure qui, telle la pr?sente, s’est ?tal?e sur quatorze ans et huit mois. En effet, se r?f?rant aux consid?rations relatives ? l’article 1 du Protocole no 1, la Cour consid?re que ladite dur?e n’est pas imputable, comme le Gouvernement l’affirme, ? l’?chec des tentatives de vente aux ench?res de la maison du requ?rant ni au comportement de ce dernier.
D?s lors, la Cour estime que la limitation de la libert? de circulation de l’int?ress? n’?tait pas justifi?e tout au long de la proc?dure car, si en principe l’interdiction pour le failli de s’?loigner de son lieu de r?sidence est une mesure n?cessaire afin d’atteindre le but poursuivi, la n?cessit? de cette mesure s’amenuise avec le temps. M?me s’il ne ressort pas du dossier que le requ?rant a voulu s’?loigner de son lieu de r?sidence ou que l’autorisation lui a ?t? refus?e, de l’avis de la Cour, la dur?e de cette proc?dure a entra?n? la rupture de l’?quilibre ? m?nager entre l’int?r?t g?n?ral au payement des cr?anciers de la faillite et l’int?r?t individuel de l’int?ress? ? circuler librement. L’ing?rence dans la libert? du requ?rant se r?v?le d?s lors disproportionn?e ? l’objectif poursuivi.
97. Au vu de ce qui pr?c?de, la Cour conclut qu’il y a eu violation de la libert? de circulation du requ?rant, telle que garantie par l’article 2 du Protocole no 4.
V. SUR L’APPLICATION DE L’ARTICLE 41 DE LA CONVENTION
98. Aux termes de l’article 41 de la Convention :
? Si la Cour d?clare qu’il y a eu violation de la Convention ou de ses Protocoles, et si le droit interne de la Haute Partie contractante ne permet d’effacer qu’imparfaitement les cons?quences de cette violation, la Cour accorde ? la partie l?s?e, s’il y a lieu, une satisfaction ?quitable. ?
A. Dommage
99. Le requ?rant affirme avoir subi un pr?judice et s’en remet ? la Cour pour qu’elle en ?tablisse le montant.
100. Le Gouvernement estime qu’aucune satisfaction ?quitable ne devrait ?tre accord?e au requ?rant.
101. Dans la mesure o? le requ?rant demande r?paration d’un pr?judice mat?riel, la Cour consid?re qu’il n’y a pas lieu d’accueillir ladite demande du fait que le requ?rant ne s’est pas acquitt? de la charge de la preuve (voir, parmi beaucoup d’autres, les arr?ts Corigliano c. Italie, 10 d?cembre 1982, s?rie A no 57, p. 17, ? 53, et Campbell et Cosans c. Royaume-Uni (article 50), 22 mars 1983, s?rie A no 60, pp. 7-8, ? 11). Elle estime par ailleurs que le requ?rant a subi un tort moral certain. Eu ?gard aux circonstances de la cause et statuant en ?quit? comme le veut l’article 41 de la Convention, elle d?cide de lui octroyer la somme de 31 000 euros.
B. Int?r?ts moratoires
102. La Cour juge appropri? de calquer le taux des int?r?ts moratoires sur le taux d’int?r?t de la facilit? de pr?t marginal de la Banque centrale europ?enne major? de trois points de pourcentage.
PAR CES MOTIFS, LA COUR, ? l’UNANIMIT?,
1. Dit qu’il y a eu violation de l’article 1 du Protocole no 1 ;

2. Dit qu’il y a eu violation de l’article 8 de la Convention ;

3. Dit qu’il y a eu violation de l’article 6 ? 1 de la Convention ;

4. Dit qu’il y a eu violation de l’article 2 du Protocole no 4 ;

5. Dit
a) que l’Etat d?fendeur doit verser au requ?rant, dans les trois mois ? compter du jour o? l’arr?t sera devenu d?finitif conform?ment ? l’article 44 ? 2 de la Convention, 31 000 EUR (trente et un mille euros) pour dommage moral, plus tout montant pouvant ?tre d? ? titre d’imp?t ;
b) qu’? compter de l’expiration dudit d?lai et jusqu’au versement, ce montant sera ? majorer d’un int?r?t simple ? un taux ?gal ? celui de la facilit? de pr?t marginal de la Banque centrale europ?enne applicable pendant cette p?riode, augment? de trois points de pourcentage.
Fait en fran?ais, puis communiqu? par ?crit le 17 juillet 2003, en application de l’article 77 ?? 2 et 3 du r?glement.
S?ren NIELSEN Christos ROZAKIS
Greffier adjoint Pr?sident

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