Conclusioni: Parzialmente inammissibile, Articolo 35-3 – Ratione personae,
Violazione dell’articolo 2 – Diritto alla vita (Risvolto patrimoniale)
Violazione dell’articolo 2 – Diritto alla vita, Articolo 2-1 – Inchiesta efficace, (Risvolto procedurale, Violazione dell’articolo 3 – Interdizione della tortura, Articolo 3 – Trattamento disumano, (Risvolto patrimoniale, Violazione dell’articolo 3 – Interdizione della tortura, Articolo 3 – Inchiesta efficace, (Risvolto procedurale,
Violazione dell’articolo 3 – Interdizione della tortura, Articolo 3-Inchiesta efficace, (Risvolto procedurale, No-violazione dell’articolo 1 del Protocollo n? 1 – Protezione della propriet?, articolo 1 al. 1 del Protocollo n? 1 – Rispetto dei beni, Danno patrimoniale – domanda respinta, Articolo 41 – Danno materie Soddisfazione equa, Danno giuridico – risarcimento, Articolo 41 – Danno morale Soddisfazione equa,
SECONDA SEZIONE
CAUSA KAVAKLIOLU ?ED ALTRI C. TURCHIA
(Richiesta no 15397/02)
SENTENZA
STRASBURGO
6 ottobre 2015
Questa sentenza diventer? definitiva nelle condizioni definite all’articolo 44 ? 2 della Convenzione. Pu? subire dei ritocchi di forma.
Nel causa Kavaklolu ?ed altri c. Turchia,
La Corte europea dei diritti dell’uomo, seconda sezione, riunendosi in una camera composta di:
Paul Lemmens, presidente,
Egli ?Karaka?,
Neboj?a Vuini?,
Ksenija Turkovi,
Egidijus Kris?,
Robert Spano,
Jon Fridrik Kj?lbro, giudici,
e di Abele Campos, cancelliere aggiunge di sezione,
Dopo avere deliberato in camera del consiglio il 8 settembre 2015,
Rende la sentenza che ha, adottata a questa ultima, dato:
PROCEDIMENTO
1. All’origine della causa si trova una richiesta (no 15397/02) diretta contro la Repubblica della Turchia e di cui settantaquattro cittadini di questo Stato (“i richiedenti”), hanno investito la Corte il 23 settembre 2000 in virt? dell’articolo 34 della Convenzione di salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libert? fondamentali (“la Convenzione”).
2. I richiedenti sono stati rappresentati da un gruppo di dieci avvocati di cui il portavoce ? Io Kazm ?Bayraktar, del foro di Ankara. Il governo turco (“il Governo”) ? stato rappresentato dal suo agente.
3. Riferendosi alle circostanze avendo cinto l’operazione anti-ammutinamento lanciato il 26 settembre 1999 nella prigione centrale di Ulucanlar (“Ulucanlar”), ad Ankara, i richiedenti-a sapere i nove prossimi degli otto detenuti deceduti ed i sessantacinque detenuti feriti all’epoca del raid-invocavano gli articoli 2, 3, 6, 13 e 14 della Convenzione cos? come l’articolo 1 del Protocollo no 1 alla Convenzione. Adducevano in particolare che l’operazione controversa ridursi ad un’azione premeditata di carneficina e di tortura. Deploravano peraltro un’insufficienza delle investigazioni penali condotte a proposito dei loro lamenti.
4. Con una decisione del 5 gennaio 2010, ?aban Kavaklolu ?e 73 altri c. Turchia, d?c.), no 15397/02, 5 gennaio 2010, la camera-dopo avere unito al fondo l’esame dell’eccezione che il Governo aveva tratto dal carattere prematuro della richiesta-ha giudicato che i motivi di appello tratti dagli articoli 6 e 13 della Convenzione erano ad esaminare sotto il solo angolo del risvolto procedurale dell’articolo 2 et/ou dell’articolo 3, decisione ?aban Kavaklolu ?e 73 altri, precitata, ?? 44, 54 e 55.
Ha dichiarato la richiesta inammissibile in ci? che riguardava cinque richiesti, il Sig.re D?nd? ?zer ed Arife Doan ?Tayan?, e Sigg. Arnese G?nel, ?smail Balc ?e Feyzullah Koca, per incompatibilit? ratione personae con le disposizioni della Convenzione, articolo 35 ?? 3 e 4, e l’ha cancellata del ruolo in quanto riguardava fuoco i richiesti Hatice Y?rekli e Fatma H?lya Tumgan cos? come fuoco i richiesti Cafer Tayyar Bekta, ?Gazi Arco ?e Cemal ?akmak, in applicazione dell’articolo 37 ? 1 c, della Convenzione (idem, ?? 48-53. La richiesta ? stata dichiarata ammissibile nel capo degli altri richiedenti.
Per?, si ? rivelato in seguito che questa doveva essere allontanato anche in quanto riguardava la Sig.ra Saime ?rs a ragione del difetto della qualit? di vittima, articolo 35 ?? 3 e 4, per i motivi che saranno esposti qui dopo, paragrafo 152 sotto.
5. Le informazione attualizzate concernente i sessantatre richiesti per che il procedimento ? mantenuto figurano all’allegato I. Questa contiene due elenchi: l’Elenco Ad enumero il nuovo richiesto che agisce tanto nel loro proprio nome che al nome degli otto detenuti deceduti all’epoca dell’operazione controversa e l’Elenco B enumerano i cinquantaquattro richiedenti feriti all’epoca della stessa operazione ed agendo nel loro proprio nome.
6. Tanto i richiedenti che il Governo ha depositato delle osservazioni scritte complementari, articolo 59 ? 1 dell’ordinamento.
IN FATTO
I. LE CIRCOSTANZE DI LO SPECIFICO
A. La genesi della causa
7. Se lei presente causa porta, per l’essenziale, sull’operazione anti-ammutinamento del 26 settembre 1999, questa costituisce in realt? il parossismo di una serie di conflitti vecchi tra i personali penitenziari di Ulucanlar ed una parte dei 170 prigionieri, uomini e mogli, condannati per appartenenza alle organizzazioni illegali di estremo sinistro (“i detenuti sinistroidi”).
Risulta dei vecchi scritti archiviati confidenziali che sono stati scambiati tra le procure penitenziarie presso Ulucanlar (“la procura”), il prefetto di Ankara (“il prefetto”) ed i differenti precetti regionali della gendarmeria di cui in particolare quello di Ankara (“il CDGA”), che le ostilit? tra le amministrazioni ed i detenuti risalivano a 1996, paragrafo 8 sotto. Da allora, le autorit? erano al fatto dei problemi, in particolare di sovrappopolazione, di vetust? e di inadeguatezza della pianificazione del complesso di Ulucanlar che era supposto servire di casa di sentenza del resto e non accogliere dei condannati. Risulta delle differenti informazione che l’insufficienza dello spazio di vita nei “dormitori” sembra essere stato al c?ur delle rivendicazioni e delle azioni iniziate dai detenuti sinistroidi, agendo insieme in dispetto dei loro divergenze politici e dei conflitti di interessi personali.
Per contornare meglio la presente controversia, c’? luogo di ricapitolare gli elementi di cui fanno stato gli scritti suddetti cos? come i fatti rilevati dalla sottocommissione composta di cinque deputati che sono stati costituiti in seno alla Commissione di inchiesta dei diritti dell’uomo presso l’assemblea nazionale della Turchia (“la sottocommissione”) per istruire e di stabilire le circostanze avendo cinto gli incidenti denunciati nello specifico.
1. Il primo piano di azione
8. Il 5 gennaio 1996, sotto l’egida del prefetto, la procura, il CDGA, la compagnia della gendarmeria in guardia ad Ulucanlar (“il CGP”) e gli altri precetti elaborarono un piano, detto “di intervento no 1 contro l’ammutinamento nella prigione”. Queste istanze erano convinte che i detenuti sinistroidi progettavano un’evasione collettiva che, per giungere, provocherebbero probabilmente intra muros una crisi tra i differenti raggruppamenti fractionnistes di estremi sinistro, e che scaverebbero delle gallerie, abbatterebbero dei muri, investirebbero i tetti, provocherebbero degli incendi e, infine, scatenerebbero un’insurrezione contro l’amministrazione penitenziaria. Stimarono che, il CGP che non ha la capacit? operativa per ornare con le tali eventualit?, bisognava agire in modo concertata per identificare gli sbarazzini e di garantire carcerario p?renne una sicurezza.
Il 16 seguente gennaio, il prefetto avall? il piano secondo che il CGP doveva essere sostenuto dalle forze ausiliari, o due ufficiali e venti soldati ad inviare di altri precetti, corredati della polizia locale.
9. Questo piano non pot? essere messo per? in ?uvre come previsto.
Il 31 luglio 1996, le autorit? si riunirono anche, esse per rivalutare la situazione e mettere a punto un nuovo piano di azione, conformemente alla direttiva del 12 novembre 1993 del Primo ministro concernente la repressione degli atti insurrezionali nelle prigioni.
Il 2 agosto 1996, il segretario generale del Consiglio di sicurezza nazionale esort? i ministeri e parecchi istanze d?cisionnelles cos? come le prefetture ad eseguire senza tardare questo nuovo piano fondato su dei mezzi coercitivi pi? mirati. Nelle sue grandi linee e nelle sue parti pertinenti per l’esame della presente causa, questo piano si fondava su delle azioni a campo e mezzo termini di cui il seguiamo:
“-negare tutti compromessi con le organizzazioni “terroristiche” sotto pena di vedere esigerli l’impossibile;
-riaffermare la determinazione dello stato a lottare contro i tali movimenti propagandistici;
-mirare a r?instaurer l’autorit? dello stato nelle prigioni ed a riformare la legislazione relativa alla loro sorveglianza interna;
-trasferire i sobillatore delle organizzazioni “terroristici” versi altre prigioni adeguate;
-contemplare dei programmi teletrasmessi che implicano degli specialisti capaci di analizzare e di valutare lo stato psichico dei detenuti insorti cos? come le difficolt? incontrate dalle forze dell’ordine nella cornice della lotta antiterroristica;
-fare relativamente della contropropaganda nei confronti certi media instrumentalis?s con le “organizzazioni terroristiche” alle condizioni di detenzione;
-fare delle dichiarazioni pubbliche proprie a rompere l’impatto delle propagande che sporcano e scoraggiano i membri delle forze dell’ordine, ed a sottolineare la determinazione dei ministeri, di li partii politici e degli alti funzionari a combattere ogni atto insurrezionale. “
2. La prima operazione di perquisizione e di perquisizione
10. Un passo concreto intervenne per?, solamente tardi due anni pi?, avuto in particolare riguardo alla scalata della criminalit? durante il periodo del 1 gennaio al 1 agosto 1998 ad Ulucanlar, dove avevano avuto luogo un omicidio con arma da fuoco, un omicidio con arma minima, un incendio doloso, un tentativo di evasione, una presa in ostaggio di custodi e quattro casi di colpi e lesioni gravi.
Il 7 agosto 1998, il CDGA allert?, lettera no HRK: 0621-3094-98 / ASY ?(7476)) le autorit? sui rischi incorsi in ragione del situazione susd?crite, a fronte alla quale il personale penitenziario non avrebbe avuto pi? nessuna autorit?. Secondo il CDGA, se la sicurezza esterna della determinazione era garantita debitamente dalle forze della gendarmeria, “l’eruzione del vulcano era all’interno solamente una questione di tempo.”
Cos? avveduto, il prefetto attir? l’attenzione dei ministri della Giustizia e dell’interno cos? come della procura sul seguente constatazioni che, secondo lui, necessitavano un’azione urgente e che possono riepilogare cos?:
“-Ulucanlar ? una vecchia determinazione che non risponde pi? agli standard e la sua struttura incoraggia i tentativi di evasione con la via di gallerie, sapendo che il cinta degli edifici, in particolare le aree di vita, contiene della vegetazione e degli alberi che tappa la vista, ci? che facilita l’erosione delle tali gallerie e la dissimulazione dei calcinacci,;
-i passaggi tra i dormitori che si fanno via le aree di vita, ci? rende difficile l’intervento dei custodi in caso di bisogno; la contiguit? dei dormitori facilita l’instaurazione di una gerarchia tra i prigionieri, la dispensa di formazioni ideologiche, il racket e tutte le forme di comunicazione con l’esterno;
-i medici penitenziari, sotto la pressione dei detenuti sinistroidi, ricorrono ai pretesti dietetici per fare entrare non importo quale alimento o medicinale nella prigione; del suo lato, il personale penitenziaria mancanza anche di scrupoli; certi servono di messaggeri e di passatore; il controllo dei dormitori coi sorveglianti ? sottoposto al buono volere dei detenuti;
-i detenuti sinistroidi si permettono di porre dei cartelli ideologici nelle aree di vita; le porte dei dormitori e delle aree che restano aperte tra due controlli delle presenze, i detenuti rimangono liberi di rendersi nell’edificio ovunque, ivi compreso nel dormitorio delle mogli, ed essi ammontano anche delle guardie per sorvegliare i luoghi;
-? notorio che ad Ulucanlar i detenuti dispongono di armi, di telefoni portabili, di pale e di zappe, di barre di ferro, di bastoni e di pietre, facilmente utilizzabili in caso di ammutinamento; all’epoca delle ultime perquisizioni, tre pistole, due telefoni portabili e cinque carte SIM sono stati scoperti nella determinazione. “
11. A partire da settembre 1998, i detenuti sinistroidi presero progressivamente il controllo del settore no 3 di Ulucanlar. Questo settore riparava i dormitori i nostri 4 e 5 degli uomini e quello delle mogli, locali che, dal 1996, non erano praticamente pi? oggetto di ispezioni di routine.
Secondo le autorit?, nessuna concessione era a fare a questi individui di cui le rivendicazioni, relative in particolare all’insufficienza dello spazio di vita nei dormitori, erano solamente un’illusione.
Gli sviluppi principali avendo segnato questo periodo possono riepilogare come segue.
12. Il 4 settembre 1998, alla domanda della procura di Ankara, lettera no 119083, le forze della gendarmeria emisero l’ordine, no HRK,: 3590 553-98/ASY ?(8221)) di procedere alle perquisizioni cos? come ai trasferimenti, impossibilitati fino ad allora, dei detenuti sinistroidi.
13. Il 6 seguente settembre, verso le 5, un’operazione di perquisizione fu lanciata ad Ulucanlar. Tuttavia, conformemente all’istruzione esplicita della Direzione generale delle prigioni e delle case di sentenza presso il ministero della Giustizia (“il DGPM”) e della procura, i dormitori i nostri 4 e 5 ed il dormitorio delle mogli, cos? come il dormitorio riservato agli ex parlamentari, furono allontanati delle perquisizioni. Il motivo sottostante a questa istruzione rimane sconosciuto.
Al termine di questa operazione, il trasferimento di 104 detenuti fu effettuato e le autorit? scoprirono, entra altri, 19 frecciata e spiedi, 5 grandi chiodi, 24 coltelli a frutto, 7 cutters, 1 pacco di lame di cutter, 2 daghe, 2 temperini, 5 bastoni, 5 grammi di canape indiane e 2 telefoni portabili coi loro accessori.
14. Il 9 settembre 1998, il prefetto trasmise ai ministri della Giustizia e dell’interno una lettera archiviata segreto del CDGA, no HRK,: 0621-3356-98 / ASY ?8373 che faceva stato delle disfunzioni osservate ad Ulucanlar all’epoca dell’operazione del 6 settembre e dei risultati di questa, e che pu? riepilogare come segue:
“-alla fine dell’operazione, i condannati per terrorismo hanno costretto le finestre ed i portali dei loro dormitori e hanno cominciato a circolare liberamente nell’edificio, in vista di protestare contro la perquisizione ed il trasferimento dei loro compagni,;
-il 7 settembre, gli stessi individui hanno installato nei corridoi delle barricate sormontate di gonfalone che portano l’iscrizione “nessuno saprebbe asservire i prigionieri rivoluzionari”; certi hanno annullato i massimale dei dormitori e sono ammontati sui tetti, mentre di altri hanno cominciato a vagare, con piccoli gruppi, coi bastoni nelle mani,;
-il 8 settembre, i detenuti hanno chiesto ad intrattenersi con l’amministrazione, ci? che non si ? fatto, perch? hanno rifiutato la perquisizione corporale e hanno scatenato volontariamente, a due riprese, l’allarme manuale della prigione;
-fino all’indomani mattina, i detenuti hanno posto altre barricate, costituite di reti e di pezzi di porte e di finestre; hanno saccheggiato anche la cucina, il dispensario e la mensa, e hanno ricuperato o tutto il cibo cos? come tutti gli strumenti taglienti piccanti per immagazzinarli nei dormitori i nostri 4 e 5. “
15. L’incontro menzionato in questa lettera aveva avuto luogo alla fine il 9 settembre, verso le 10. Una delegazione formata di un tenente-colonnello del CDGA, del procuratore, del direttore della prigione cos? come del comandante del CGP aveva inteso il portavoce dei dormitori i nostri 4 e 5 ed il portavoce del dormitorio delle mogli, a sapere rispettivamente i richiesti Sadk ?T?rk e Halil T?rker ed il richiesto Fatime Akaln.? Deplorando essere stato non informato non a priori dell’operazione di perquisizione, questi ultimi hanno in particolare:
“-richiesto il ritorno del loro leader K.?, trasferito alla prigione di tipo E di Eskiehir,;?
-chiesto che nessuna sanzione disciplinare sia imposta al personale penitenziario in ragione degli incidenti sopraggiunti;
-sollecitato l’autorizzazione di intrattenersi con gli avvocati Z.R. e K.B. e le famiglie che questi ultimi designerebbero;
-denunciato i cattivi trattamenti inflitti e le restrizioni di visita imposta coi carabinieri ai loro compagni ricoverati cos? come le perquisizioni corporali di cui dicevano che andavano bene al di l? di un’ispezione esterna dei vestiti. “
La pratica ? muta sulla reazione dell’autorit? faccia a queste esigenze.
16. Un secondo serie di perquisizioni fu pianificata per il 10 settembre 1998, alle 14.
Alla domanda del direttore della prigione e della procura, i dormitori i nostri 4 e 5 e quello delle mogli fu esentato di nuovo di perquisizione, al motivo che i custodi si occuperebbero di questa parte del compito. Oro nessuno di questi dormitori non fu ispezionato.
Al termine di questa seconda operazione, i carabinieri confiscarono nel restante dei locali:
“-1 pistola semiautomatico Browning di 7.65 mm, serie no 999666, 1 pistola semiautomatico Browning di 7.65 mm, senza numero, col suo caricatore e 7 palle, 1 pistola di 7.65 mm che portano l’iscrizione “Fovmar Harsformp Polcon Faoil Sotm”, serie no 4443, con 25 palle di 7.65 mm,;
-1 grande pugnale, 6 coltelli, 1 dispositivo d’arresto, 6 lame artigianali e 10 spiedi,
-3 bastoni, 2 metri di cavo, delle bottiglie di siero contenente delle mescolanze per bottiglie Molotov e dei pezzi di barra di ferro;
-5 carte SIM, 2 telefoni portabili ed i loro accessori. “
Peraltro, il conto reso, invalso immediatamente coi carabinieri, faceva stato dei seguenti elementi:
“-le finestre di accesso ai tetti erano state smontate,
-dei bastoni e dei pezzi di pietre erano stati depositati tutto lungo i corridoi,
-dei preparativi per la fabbricazione di bottiglie Molotov erano stati iniziati nei colmi,
-delle barricate erano state fabbricate vicino ai punti di accesso con l’aiuto di tubi di stufa a legna e dei vecchie armadi, e
-sui tetti, le cisterne vuote erano state sconnesse e spostate in modo da ostruire l’accesso. “
Il 28 ottobre 1998, il CDGA allert?, in vano, i ministeri della Giustizia e dell’interno sulla necessit? assoluta di arginare le circostanze che avevano trasformato Ulucanlar in “un’unit? di formazione al terrore.”
3. La scalata delle ostilit?
17. A partire da gennaio 1999, la gendarmeria locale cominci? di ricevere delle denunce secondo che i detenuti erano sempre in possesso di armi da fuoco ed aveva cominciato a scavare una galleria nel dormitorio delle mogli. Simili denunce proseguirono fino nel luglio 1999, dove dei custodi furono presi in ostaggio durante alcune ore.
Fino ad allora, le forze della gendarmeria avevano parecchie volte proposte di intervenire, ci? che le autorit? amministrative avevano rifiutato trattandosi sempre dei dormitori i nostri 4 e 5 e del dormitorio delle mogli.
Le informazione principali che riguardano questo episodio sono riassunte qui sotto.
18. Il 19 febbraio 1999, il CDGA scrisse alle autorit? riguardate per esprimerloro ci? che segue:
“-nella mancanza di una sorveglianza efficace ad Ulucanlar, i condannati per terrorismo rimangono liberi di fare ci? che buono sembro loro;
-all’epoca dell’ispezione delle fogne del dormitorio delle mogli, degli ammassi di calcinacci sono stati scoperti e l’amministrazione ne ? stato avvisato; cos?, il 21 gennaio 1999, un abbozzo di galleria di 18 m ? stato scoperto poi condannato;
-ci sono delle ragioni di sospettare che i lavori simili sono stati intrapresi anche nei dormitori i nostri 4 e 5;
-? conosciuto peraltro che i “terroristi” incarcerati in differenti determinazioni penitenziarie comunicano tra essi con l’aiuto di telefoni portabili, introdotti clandestinamente, e che mettono a punto con questo mezzo le loro azioni comuni;
-per di pi?, dei messaggi faxati trasmessi a partire da apparecchi ufficiali dimostrano che queste persone hanno anche accesso alle mezzi burotiche per sviluppare le loro strategie. “
19. Nessuno altro avvenimento non sopraggiunse fino al 19 luglio 1999, verso 16 h 45, quando i detenuti dei dormitori nostro 1 a 3, pretendendo avere messo fine alle loro azioni di protesta, lasciarono entrare il direttore aggiunge di Ulucanlar ed il custode in capo e considerarono questi funzionari in ostaggio fino a 17 h 15. Nessuna lesione fu deplorata.
20. L’indomani, il CGP inform?, messaggio no HRK: 0621-2533-99, il CDGA ed i precetti regionali di questo incidente, al seguito del quale i ribelli avrebbero tentato di prendere il controllo dei tetti in c’aderendo con le vie di aerazione e forzato i sorveglianti in guardia a trincerarsi; avrebbero trafugato anche una damigiana di gas e dissimulato nei loro dormitori delle barre di ferro e dei bastoni, probabilmente, secondo il CGP, per rispondere contro un eventuale intervento delle forze dell’ordine.
Il 20 luglio 1999, il CDGA riport? sempre, messaggio no HRK: 0621-2540-99, che il settore no 3 riservato ai detenuti sinistroidi riparava 32 individui nel dormitorio no 4, 81 nel dormitorio no 5 e 43 nel dormitorio delle mogli, o al totale 156 condannati di cui 47 membri del PKK. Secondo il CGP, questi ultimi non sosterrebbero il maneggi degli altri e si dissocerebbero faccia alle forze di intervento, la popolazione dei dormitori nostro 1, 2, 3, 6, 7, 10 e 14 e quella del dormitorio dei funzionari non presentava neanche un rischio qualsiasi. In compenso, secondo il CGP, i detenuti sinistroidi erano potenzialmente pericolosi, perch? sarebbe stato conosciuto che, a differenti occasioni, avevano ricuperato del solvente, della colla, della nafta e delle bottiglie di siero per fabbricare delle bottiglie Molotov, destinati ad essere utilizzati contro un eventuale raid dei carabinieri.
21. L’indomani, il CGP scrisse derechef al CDGA, messaggio no HRK: 0621-752-99, per informarlo che, all’epoca della recente prende in ostaggio di custodi, gli aggressori si erano impossessati delle uniformi delle loro vittime e che bisognava aspettarsi di ci? che tentassero di evadere vestito di queste uniformi dunque. Questo messaggio fu trasmesso, messaggio no HRK: 0621-2548-99, a tutte le istanze e tutti i funzionari riguardati.
22. Durante il periodo compreso entro il 1 agosto ed il 1 settembre 1999, il CGP avverte ogni giorno il CDGA, telegrafi i nostri HRK: 0621 e segue, del rifiuto continuo dei detenuti dei dormitori i nostri 4 e 5 e di quello delle mogli di sottoporsisi al controllo delle presenze, al coprifuoco ed alla chiusura delle porte. Ogni messaggio era trasmesso immediatamente alle altre istanze.
23. Il 2 settembre 1999, secondo i fax distribuiti dal CDGA, messaggi i nostri HRK: 0621-3128-99 e segue, ed il CGP, messaggi i nostri HRK: 0621-879-99 e 880-99, i detenuti sinistroidi demolirono il muro dell’area del dormitorio no 7 contiguo al loro, ne espulsero gli occupanti ed investirono i luoghi. Dopo che cosa, avrebbero opposto ancora pi? vivamente al controllo delle presenze, avrebbero perturbato le ronde di sorveglianza ed impossibilitato i custodi di esercitare le loro funzioni. Questa situazione sarebbe durata una ventina di giorni.
Nel frattempo, i servizi dell’informazione avevano confermato che questi stessi detenuti disponevano di almeno tre armi da fuoco, di telefoni portabili e di stupefacenti in ogni genere; avevano rilevato anche i nomi di certi custodi corrotti che avrebbero facilitato l’introduzione nella prigione di oggetti e di prodotti proibiti.
24. Il 2 settembre 1999, la direzione di Ulucanlar, sostenuto dal DGPM, denunci? sempre di nuovo dei maneggi criminali dei detenuti sinistroidi dei dormitori i nostri 4 e 5 e sollecit? l’intervento delle forze della gendarmeria per ristabilire l’ordine, lettera no M-1999/2-12.
Per?, immediatamente dopo questo appello, il ministro della Giustizia ordin? che nessuna operazione di questo genere non sia lanciata.
Il CGP inform? allora il CDGA, telegrafia no 1999/2-12, dell’annullamento dell’operazione, mentre l’occupazione del dormitorio no 7 perdurava e che i detenuti sinistroidi continuavano ad opporre al controllo delle presenze della sera. Le guardie e le pattuglie della gendarmeria in stazione ad Ulucanlar furono rinforzate a titolo di precauzione.
Il 3 seguente settembre, tutte le autorit? riguardate furono informate dal CDGA di questo annullamento, messaggio no HRK: 0621-3138-99.
L’indomani, i servizi dell’informazione della gendarmeria informarono il CDGA, messaggio no ISTH: 3590-747-99, cos? come i precetti regionali che, nell’insieme delle determinazioni carcerarie, i condannati per terrorismo si preparavano ad organizzare differenti prendevamo atto insurrezionali nel caso dove lo stato tenterebbe di intervenire in non importo quale delle prigioni dove erano detenuti.
25. Fino al 20 settembre 1999, il CGP continu? a tenere quotidianamente il CDGA informato della situazione ad Ulucanlar, le telegrafie c’afferenti essendo trasmessa sempre a tutte le istanze riguardate. Risulta di questi messaggi che, tutto lungo questo periodo, i detenuti dei dormitori nostri 4, 5 e di quello delle mogli aveva continuato ad occupare il dormitorio no 7 ed a negare di sottoporsisi al controllo delle presenze, e che le porte di accesso ai dormitori, ai corsi ed alle aree di vita erano restati aperte nella mancanza di ogni sorveglianza.
26. Il 20 settembre 1999, la direzione penitenziaria chiese alla procura di Ankara di fare perquisire i dormitori i nostri 4 e 5 e quello delle mogli, risparmiate fino ad allora. Lo stesso giorno, il direttore aggiunge?. D. fu attaccato al lanciafiamme artigianale mentre toglieva i cartoni posti dai detenuti sulle zone di aerazione del tetto.
Cinque giorni pi? tardi, le autorit? giunsero alla conclusione che la situazione che regna ad Ulucanlar non era un caso isolato: i sobillatore incarcerati in differenti determinazioni comunicavano liberamente tra essi grazie ai loro telefoni portabili e pianificavano una serie di ammutinamenti e di evasioni simultanee. Gli elementi factuels relativi a questo episodio risultano in particolare dei rapporti interni dei 7, 13, rapporto no HRK: 0627-926-99/877, e 21 settembre 1999, preparati col CGP ed il CDGA, poi trasmessi, entra altri, al ministero della Giustizia ed alla procura di Ankara.
27. Secondo questi scritti, nei dormitori dei detenuti sinistroidi, restati molto tempo senza controllo, c’erano due pistole di esemplari sconosciuto e, nel dormitorio no 2, una pistola di tipo Astra di calibro 9 mm; in tutti gli altri locali, si dissimulava delle grandi quantit? di canapa indiana, introdotta dai sorvegliati D.S, F.D, H.U, A.D, D.A, P.G, S.K,. e G.? che li avrebbe dissimulati nei loro indumenti intimi; infine, i carte SIM erano forniti dal sorvegliante G.S. Del parere del CGP e del CDGA, bisognava dimettere immediatamente questo personale delle sue funzioni reali e lederlo ad altre determinazioni penitenziarie.
28. Sempre secondo questi rapporti, la sorveglianza del dormitorio no 7-sotto controllo degli insorti dal 2 settembre 1999-non era pi? possibile ed i suoi occupanti erano oramai in posizione di impegnare ogni tipo di azioni. Di pi?, nessuna autorit? che non pu? essere esercitata nel settore no 3, paragrafo 11 sopra, era probabile, secondo i rapporti, che i detenuti riprenderebbero i lavori di erosione di gallerie in vista di un’evasione massiccia.
A questo riguardo, i rapporti precisavano che, tra i detenuti che risiedevano nei dormitori dei “terroristi”, 73 erano dei prigionieri che sarebbero stati trasferiti ad Ankara per ricevere delle cure mediche. Ubbidendo alle consegne delle organizzazioni illegali di cui rimanevano membri, questi individui sarebbero riusciti ad evitare il loro ritorno e sarebbero restati raggruppati nel settore no 3. I rapporti indicavano che era capitale di trasferire di emergenza questi 73 detenuti nelle prigioni dove sarebbero dovuti essere normalmente, mancanza di cui bisognava aspettarsi ogni momento di un’insurrezione ed agli affrontamenti.
B. L’operazione del 26 settembre 1999
1. I preparativi
29. Allo visto di ci? che precede, il 25 settembre 1999, la direzione di Ulucanlar sollecit? l’assistenza del CDGA per proteggere il personale penitenziario che sarebbe missionn? per ispezionare i tre dormitori dei detenuti sinistroidi.
A questo riguardo, un piano di azione no 15541, archiviato segreto, fu elaborato comunicato ai precetti regionali poi, al prefetto, alla procura, alla direzione della sicurezza di Ankara ed alla Direzione nazionale dei servizi segreti. Secondo questo piano, il 26 settembre 1999, a partire dalle 4, Ulucanlar sarebbe investito e soggetta ad una perquisizione generale, e, se il procuratore lo chiedeva, i trasferimenti fino ad allora impossibilitati dei detenuti sinistroidi versi altre determinazioni sarebbero garantite anche.
30. Nelle sue parti pertinenti nello specifico, questo piano si fondava sugli elementi che hanno:
“-la forza di intervento sarebbe composta di 10 soldati del CGP, di 5 nugoli di commando, di 1 nugolo di coniatura urgente, di 1 nugolo di operazione speciale cos? come di 16 ufficiali, 22 sottoufficiali e 21 sergenti contrattuali, e di 201 soldati che rilevano dei precetti regionali della gendarmeria;
-in seno ad ogni precetto fornitore, i soldati sarebbero formati al procedimento di perquisizione ed alla ricerca degli oggetti delittuosi;
-i custodi chiamati a partecipare all’operazione sarebbero sottoposti agli ordini dei comandanti militari;
-per garantire la sicurezza delle squadre di perquisizione e di intervenire in caso di resistenza armata, i soldati graduati opererebbero con le loro armi di servizio e prenderebbero le misure necessarie per non essere spossessati;
-all’epoca delle perquisizioni, i passaggi tra i dormitori sarebbero bloccati, tutti gli accessi esterni alla prigione ed i mezzi di comunicazione sarebbero controllati, e nessuno sarebbe autorizzato ad entrare o uscire salvo i procuratori ed i comandanti;
-durante le ricerche, la precedenza sarebbe data ai dormitori nostri 4, 5 e 7 ed al dormitorio delle mogli;
-nessuno discuterebbe coi detenuti n? non si lascerebbe incitare ad un’azione qualunque sia con questi ultimi, ed un atteggiamento fermo e rigoroso sarebbe adottata per stabilire una pressione psicologica;
-nei dormitori, i detenuti chiamati “capigruppo” sarebbero sorvegliati particolarmente ed impossibilitati di provocare gli altri;
-tutti gli oggetti delittuosi scoperti sui luoghi sarebbero inventariati e conservati;
-i detenuti eventualmente feriti all’epoca dell’operazione sarebbero di prima curati al dispensario penitenziario poi trasferito in un ospedale cos? necessario. “
31. In quanto alla forza ausiliare, il piano contemplava che doveva comprendere 1 ufficiale, 4 sottoufficiali, 4 sergenti contrattuali e 50 soldati, cos? come 1 truppa di commando della gendarmeria, accompagnata di sufficientemente di poliziotti, e che questi elementi si riunirebbero al quartiere generale del CGP tenendosi prestiti ad agire.
Peraltro, era contemplato che due squadre della direzione dell’informazione della gendarmeria, disponendo di due videocamere e di un apparecchio fotografico, sarebbero state presenti; uno dei cam?ramans lavorerebbe sulla torre no 3, gli altri cam?raman ed il fotografo opererebbero all’interno. Dovevano essere anche presenti 4 nugoli della direzione delle forze speciali, 1 squadra di d?samor?age di bomba e l’insieme del personale del criminalistique e dell’anti-narcotico.
32. Le consegne concernente l’operazione erano il seguiamo:
“-il personale in missione doveva essere vestito dei costumi di servizio e doveva essere disposto di tutte le armi di servizio e le munizioni e di tutte le attrezzature di cui dei manganelli, scudi e caschi in fibra di bicchiere;
-ogni truppa doveva disporre anche del numero massimo di torce e di almeno una massa, una zappa ed un bulino;
-i precetti riguardati erano tenuti di fornire delle attrezzature come dei bielletta, almeno dieci paia con precetto, degli scudi e delle maschere antigas cos? come degli estintori, almeno due con precetto, per il caso dove un incendio si manifesterebbe;
-la missione che ? suscettibile di prolungarsi, una quantit? sufficiente di razioni alimentari doveva essere garantita;
-un’ora prima dell’operazione, un’ambulanza con un medico ed i suoi assistenti, doveva essere messa a disposizione del precetto dipartimentale. “
2. L’operazione
33. Il 26 settembre 1999 alla mattina, verso le 4-o, secondo certi detenuti, verso 3 h 30-, le unit? di intervento della gendarmeria, collocate sotto gli ordini del tenente-colonnello A.?z, investirono Ulucanlar. Gli agenti della polizia restarono esterno per s?curiser l’esterno dell’edificio.
Malgrado le intimazioni-di cui l’esistenza ed il tenore rimangono controverse tra le parti-informando i detenuti delle perquisizioni contemplate nei dormitori i nostri 4 e 5 ed in quello delle mogli, ci fu una scalata di violenza che si tramut? velocemente in ammutinamento.
Cos?, Ulucanlar fu la scena di affrontamenti tra le forze della gendarmeria ed i detenuti sinistroidi, in particolare quelli tagliato nella zona del dormitorio no 4. Il seguente racconto ? la sintesi di ci? che ? riferito, sebbene con alcune incertezze, nei cinque verbali addestrati dopo l’operazione, entra 17 e 18 ore.
ha, L’intrusione
34. Una volta all’interno, verso 4 h 15, i carabinieri presero posizione nei turni di guardia situata entro i tetti dei dormitori nostri 4, 5 e 6; intravidero due “terroristici” facendo la guardia alla fine di ogni corridoio; alla vista dei soldati, questi ultimi gridarono “traditore! ” al custode che aveva aperto la porta ai carabinieri poi fuggirono verso i loro dormitori.
I “terroristi” chiusero dietro essi i portali di accesso del corridoio centrale, del dormitorio delle mogli “terroristiche” e delle aree interne dei dormitori nostri 4, 5 e 7. I carabinieri tentarono in vani di convincere gli sbarazzini che non capiterebbe loro niente se li lasciassero procedere alle perquisizioni. Questi ultimi risposero scandendo: “I prigionieri rivoluzionari non possono essere asserviti! -Venite dunque se avete della tacca! -Viva la nostra lotta di indipendenza! “
Dinnanzi al secondo portale, i carabinieri incaricati di proteggere le unit? di perquisizione furono attaccati in particolare alle bottiglie Molotov e con gli zampilli di pezzi di cemento. L’uniforme del sottoufficiale M.E. si impiglia fuoco, il suo nome non figura per? tra i feriti dell’allegato II.
Allo visto della degradazione della situazione, tutto il personale penitenziario si trincer? dietro le unit? della gendarmeria.
I “terroristi”, facendo infischiarsene degli avvertimenti del comandante A.?z, continuarono a scandire: “I prigionieri non saranno asserviti mai-resisteranno fino alla morte. ” Una mezz’ora pi? attaccarono tardi, artigianalmente i carabinieri coi lanciafiamme fabbricati con le damigiane di gas. Questi ultimi reagirono con forza per ornare questo assalto.
b, Il controllo del dormitorio delle mogli
35. Sotto gli zampilli di pietre, di ceppi e di pezzi di carbone, i carabinieri smontarono delle barricate del corridoio centrale sfondarono prima poi a forza di massa il portale di accesso al dormitorio delle mogli.
Mentre i soldati si preparavano ad investire l’area di vita del dormitorio, quattro o cinque insorte provarono a colpirli con le barre di ferro, li previdero con un lanciafiamme artigianale, ci? che scaten? il fuoco, poi. Le forze dell’ordine si avvalsero di bombe lacrimogene per respingere le insorte nel loro dormitorio. Una volta l’area investita, i carabinieri intesero certo detenute avviare degli slogan al piano superiore. Queste negarono di sottoporsisi e risposero con le bottiglie Molotov.
I carabinieri smontarono tutte le barricate in questa zona ed ispezionarono i luoghi prima di dirigersi verso le scale che conducono al piano superiore. Le insorte che avevano barricato queste scale con gli armadi, lanciarono delle pietre. Proteggendosi coi loro scudi, i carabinieri riuscirono a liberare queste scale. Quando tentarono di rientrare nei dormitori, furono spruzzati con la candeggina e furono il bersaglio di zampilli di pietre, di coccio di bicchiere e di maiolica, e di vasi alimentari.
Le detenute che avevano bloccato l’entrata con le sedie, dei tavoli e delle reti, continuarono a lanciare delle pietre e delle bottiglie Molotov. Riflettono il fuoco ai materassi ammucchiati fuori, ci? che indusse difficile un incendio a dominare, tutta la zona essendo oscurata totalmente dal fumo. I carabinieri chiamarono all’aiuto i pompieri esposti sui tetti.
A questo istante, un responsabile dice ai carabinieri che c’erano all’interno quattro membri del PKK che bisognava evacuare, ma che le insorte negavano di liberare. Le intimazioni furono un nuove volte vane e le mogli “terroristiche” diventarono pi? aggressive; cominciarono, attraverso la porta in faccia delle scale, a prevedere direttamente i visi dei carabinieri coi lanciafiamme, spiedi e cocci di bicchiere. All’epoca di questo episodio, il sottoufficiale S.D, carico del registrazione video, fu ferito alla mano con un scoppio di bicchiere. I carabinieri sfondarono la porta del documento vicino per investire l’altro documento, in un angolo della quale le insorte-sotto l’effetto del gas lacrimogeno e degli zampilli di acqua dei pompieri-si erano raggruppate; all’entrata dei carabinieri, le insorte si concederono ad un ultimo assalto con le barre di ferro, delle pietre e degli spiedi, che fa sempre infischiarsene degli appelli alla resa.
I carabinieri ebbero ricorso alla forza per contenere questo attacco. Certe mogli furono ferite leggermente, tutto come lo chiamato K.U?a che fu toccato all’anca con un spiedo, e li chiamati A.G?k. e M.Ayd, feriti rispettivamente al ventre ed alla mano dritta.
Verso 7 h 15, le detenute furono costrette ad uscire un’ad una. Parecchie armi minime furono scoperte nel loro dormitorio e furono filmate. Secondo i documenti, durante questo episodio, n? le detenute n? i carabinieri non si avvalsero di armi da fuoco.
c, Il controllo dei dormitori nostri 4, 5 e 7,
36. Mentre tentavano di allontanare le barricate dietro i portali dei dormitori nostri 4, 5 e 7, le altre unit? di intervento si urtarono ad una resistenza molto violenta. Mentre i carabinieri si evolvevano verso la zona del dormitorio no 7, dei “terroristi” barricati aprirono il fuoco, lanciarono delle bottiglie Molotov e delle pietre poi si trincerarono nel dormitorio no 4. Questo ritiro permise ai carabinieri di evacuare del dormitorio no 5 29 detenuti, membri del PKK che avevano fatto sapere prima all’amministrazione penitenziaria che si dissocerebbero degli insorti.
Gli sbarazzini, cos? confinati nei locali del dormitorio no 4, tentarono di ammontare sui tetti, ma ne furono impediti a forza di manganello. Giunsero tuttavia a provocare un incendio in questo dormitorio mettendo il fuoco ai materassi. Certi carabinieri essendo falliti essere asfissiati, dei rinforzi furono chiesti per controllare questa zona; parecchie bombe lacrimogene furono lanciate l?, costrittivo cos? un gruppo di “terroristi” a fuggire verso l’area di suddetto dormitorio. Malgrado gli annunci di resa, i “terroristi” accerchiati fecero fuoco, scandendo,: “Fascisti, si va a tutto uccidervi! -Portate i lanciafiamme, bruciateli! ” Una palla fer? il sergente specialista M..? al livello del ventre.
I carabinieri imbucati sul tetto dei dormitori i nostri 6 e 7 e nella torre di guardia no 3 risposero con le bombe lacrimogene e con le loro armi di servizio, mentre i pompieri progettavano dei violenti zampilli di acqua e di schiuma carbonica. In seguito, i carabinieri girano i “terroristi” fare dei ceffoni tra l’area ed i dormitori per spostare i corpi dei loro compagni; quelli particolarmente assegnati col gas e la schiuma ed accovacciati nei recessi dell’area furono fermati facilmente.
Malgrado la debole visibilit? dovuta ai gas, i carabinieri girano certi “terroristici” avvicinarsi all’uscita per rendersi; allo stesso momento, le grida “Traditrici! Derivate sui vigliacchi! ” sarebbero stati seguiti da “tiri in raffiche” dentro al dormitorio. Soli due o tre “terroristi” riuscirono ad uscire ne; sei o sette altri sarebbero stati abbattuti dai loro propri compagni.
Il restante degli insorti, di nuovo barricati dietro il portale del dormitorio no 4, prov? a raggiungere i carabinieri con le pietre, barre di ferro, bastoni e lanciafiamme; rinviavano loro le bombe lacrimogene che raccoglievano per terra. All’epoca delle baruffe, i sottoufficiali E.A. e N.K. ? ferito dalle pietre, rispettivamente al braccio ed al naso; il sergente C.D. ? toccato al livello dell’arcata sourcili?re dritto, e li chiamati A.?. e M.A. sopporta rispettivamente una frattura dell’auricolare diritto ed un trauma sull’arcata dritta.
Posizionati dinnanzi a questo portale, i carabinieri girano un sbarazzini minacciarli, una pistola alla mano, con una delle finestre al piano superiore. Quando i carabinieri ammontarono a questo piano e si avvicinarono alla porta, i “terroristi” di cui quello che sar? identificato pi? come essendo Mu.G?k tardi, fecero fuoco al caso a partire da queste finestre. All’epoca di questo attacco, una delle palle fer? gravemente il sottoufficiale ?.S, ed un’altro trapass? il casco del sergente A.E. e mise questo in stato di shock; i “terroristi” ferirono anche con palla il capitano Z.E. ed il sergente H.S.
Verso le 10, i carabinieri presero il controllo del dormitorio no 4, mentre gli insorti tentavano di fuggire questa zona; il prigioniero A.D. trova la morte verso 11 h 30, alla conclusione-secondo i detenuti-di un tiro in raffiche.
Questo incidente segn? la fine dell’operazione.
C. Dopo l’operazione
1. Il bilancio delle morti e dei feriti
37. Durante i primi dieci minuti dell’assalto dato al dormitorio no 4, i detenuti Halil T?rker ed Abuzer ?at, dei prossimi dei richiesti Selame T?rker e Hasan e H?seyin ?at, furono uccisi; le loro spoglie furono scoperte nell’area di vita di questo dormitorio. In quanto a ?mit Altnta (?uno vicino al richiesto Melek Altnta), trov? la morte circa una mezz’ora pi? tardi, dentro a questo stesso dormitorio.
Secondo gli argomenti dei richiedenti e dei detenuti, ?nder Gen?aslan, figlio del richiedente Ali Gen?aslan, Mahir Emsalsiz (figlio del richiesto Mehiyet Emsalsiz) e Zafer Krbyk (?fratello del richiesto Firdevs Krbyk) perirono alle loro lesioni pi? tardi, nel caos.
38. Secondo la versione ufficiale, Nevzat ?ift?i, sposo del richiesto Hanm ??ift?i, ferito alla gamba con palla, ? deceduto all’ospedale dove era stato condotto. Secondo la parte richiesti e certi testimoni, il Sig. ?ift?i e ?smet Kavaklolu, ?figlio del richiedente ?aban Kavaklolu, sono ?stati picchiati poi eseguiti in un documento isolato, dopo l’operazione; parecchi detenuti avrebbero inteso gli urla di ?smet Kavaklolu ?nella sala di docce. Un certo A.S che non aveva nessuna lesione con arma da fuoco, avrebbe subito la stessa sorte, dopo essere stato trascinato anche egli nelle docce.
Il Governo contesta queste affermazioni, tenendo si alla versione ufficiale suddetta dei fatti.
39. Il bilancio fu come segue: del lato dei detenuti, ci furono dieci morti e circa settanta feriti di cui quattro per che il pronostico vitale fu impegnato; le forze dell’ordine ebbero a deplorare quindici soldati feriti di cui un gravemente.
Secondo la versione ufficiale, una volta la situazione totalmente dominata, i detenuti indenni furono posti nelle unit?. I carabinieri condussero diciotto “terroristi” feriti, i nomi non sono indicati, al dispensario della prigione. Gli altri di cui parecchi richiesti, Elenco B, furono mantenuti durante le sei nella sala di docce, dove riceverono le prime cure prima di essere trasferiti in differenti ospedali.
Secondo i richiedenti feriti, tuttavia, ? in questo locale e sui 200 m che conducono che sarebbero stati trascinati, calpestati e picchiati di colpi coi carabinieri e custodi allineati di parte e di altro. Nella sala di docce, questi li avrebbero costretti a svestirsi ed a stendersi a livello del suolo, pure assestandoloro dei colpi o colpendoli sulle loro piaghe e tenendo dei propositi come: “Perch? non ? scoppiato ancora questo tipo? -Si ? abbattuto tre dei tuoi compagni, ? il tuo turno adesso! -Non di ospedale per quello, si va a finirlo sul posto! .” I carabinieri avrebbero spinto i feriti nelle scale o li avrebbero posti su delle barelle per fare cadere subito apposta essi. Tra questi torturatori, ci sarebbero stati degli agenti dell’ufficio anti-DHKP-C della polizia di Ankara, bene conosciuta dei condannati per la loro appartenenza a questa organizzazione.
Alla fine dell’operazione, i trasferimenti del restante dei detenuti versi altre determinazioni furono messe anche in ?uvre.
40. Le informazione mediche relative agli agenti feriti all’epoca dell’operazione sono ricapitolate nell’allegato II.
Risulta della pratica che nello specifico i carabinieri, al posto di essere condotti all’istituto m?dicol?gal di Ankara-ci? che era la pratica corrente-, sono stati esaminati all’ospedale militare di Rovin? che ha emesso i rapporti medici li concernente.
Secondo questi rapporti, lo stato dei carabinieri M.l, ?H.Sar. e ?.Soy, feriti con palla, necessitava delle sentenze di convalescenza di dieci, dieci e venticinque giorni rispettivamente, sapendo che la vita di ?.Soy. era in pericolo.
Contrariamente al rapporto medico concernente lo chiamato Z.Eng, l’atto di accusa no 1999/79635 del 1 dicembre 1999, paragrafo 136 qui sotto, cita questo soldato tra gli agenti feriti da arma da fuoco.
Sempre secondo i rapporti, lo stato dei soldati A.Er, A.G?k. e K.U?a. non necessitava nessuna sentenza di lavoro. Il numero di giorni di incapacit? prescritta per gli altri carabinieri era di tre per C.Do, ?M.Abd. e M.Ayd, di cinque per N.Kar, S.Da.? e?. S?m, e di sette per E.Ayd. e M.?zk.
41. L’insieme degli elementi medici concernente gli otto prossimi deceduti dei richiedenti, Elenco A, si trovano riassunti nell’allegato III.
Secondo questi elementi, questi ultimi erano periti tutti alle lesioni con palle che provengono dai differenti tipi di armi da fuoco. Allo visto sopra di questo fatto, la sottocommissione, paragrafo 7 in fini, missionna un comitato di cinque medici giuristi ne che chiede loro di pronunciarsi sull’adeguamento dei procedimenti di autopsia e di esplorazioni patologiche seguito nello specifico. Suddetto comitato conclude alla mancanza di trasgressioni gravi imputabili al personale medico implicato in questi esami, conto tenuto in particolare di sotto-effettivi e delle cattive condizioni di lavoro. Per?, rilev? che, al disprezzo dei principi posti dal “Protocollo di autopsia del Minnesota”, i giuristi avevano omesso di sezionare la pelle ed i tessuti soldi cutanei delle spoglie e di fare dei prelevamenti sulle lesioni traumatiche e sulle bruciature alle fini di ricerche histopathologiques. Emettendo dei dubbi sull’origine di queste bruciature, ha causato a priori dagli agenti chimici, il comitato deplor? che i n?cropsies pi? mirati fossero stati non previste non, di tanto quanto una parte delle lesioni osservate sui cadaveri si trovavano in correlazione con gli atti generalmente qualificati di atti l?taux o di tortura.
42. Per ci? che ? dei richiedenti feriti, Elenco B di cui i quadri clinici sono descritti nell’allegato IV, c’? luogo di notare relativamente la mancanza di prove mediche al Sig.re Fatime Akaln, ?Sibel Aktan (Aksoan), ?erife Ar?z, ?G?n?l Aslan, Esmahan Ekinci, Zeynep G?ng?rmez, Baak ?Otlu, Fadime ?zkan, Derya ?imek ?ed Edibe Tozlu, ed a Sigg. Aydn ??nar, Murasse Ekinci, Murasse G?ne?, G?rhan Hzmay?, Erturul ?Kaya e Cemaat Ocak. Peraltro, il rapporto medico che riguarda il Sig. ?nan ?zg?r Bahar, ottenuto susseguentemente al lamento depositato il 9 giugno 2000, data di circa undici mesi dopo l’incidente, paragrafo 110 sotto.
I conclusioni dell’istituto m?dicol?gal in quanto a questi richiedenti hanno dato anche adito a certi commenti da parte del comitato suddetto, paragrafo 41 sopra,:
“(…) 1. Una parte delle alterazioni traumatiche descritte a casa i feriti si apparentarsi alle lesioni che risultano da un trauma dovuto ad un oggetto contundente; avuto riguardo alla loro ripartizione ed il loro orientamento sul corpo cos? come alla loro forma e la loro ampiezza, queste lesioni potrebbero partire essere stata causata all’epoca delle baruffe o delle catture, ma non ? da un punto di vista medico concepibile che siano apparse tutte durante l’operazione; una parte di queste lesioni consiste nelle “ecchimosi in linee parallele” e, quando si tiene conto della loro lunghezza, caratterizzano delle lesioni che risultano da colpi diretti ass?n?s con uno o degli oggetti contundenti lunghi e di un profilo convesso, arrotondato,;
2. La cicatrizzazione delle lesioni che dipendono dalla loro natura, della loro area e delle particolarit? fisiche di ogni individuo, non ? possibile emettere un parere medico sulla questione di sapere quali delle lesioni con armi da fuoco o delle alterazioni traumatiche sono state provocate i primi. (…) “
43. L’allegato IV permette anche di identificare sette categorie di richiedenti, Elenco B, secondo il numero di giorni di sentenza di lavoro prescritto. Si tratta:
“-di un giorno, per Halil Doan ?e Veysel Erolu,;
-di cinque giorni, per Mustafa Sel?uk, ?zg?r Soylu, Cem ?ahin, Sadk ?T?rk, Kemal Yarar e Yahya Yldz,;
-di sette giorni, per Cenker Aslan, Resul Ayaz, Song?l Garip, Aynur Sz, ?Cemile S?nmez, Sevin? ?ahing?z, Bar ?G?n?len, con la menzione “guarigione fra dieci giorni”) e Devrim Turan;
-di dieci giorni, per G?rc? ?akmak, B?lent ??t??, Yldrm ?Doan, ?di quindici giorni, secondo l’atto di accusa del 25 dicembre 2000-paragrafo 113 sotto, Filiz G?lkokuer, Hayriye Kesgin, Mehmet Kansu Keskinkan, ?nder Mercan, di tre giorni, secondo l’atto di accusa precitata, Duygu Mutlu e Filiz Uzal (Soylu),;
-di quindici giorni per Ercan Akpnar?, Serdar Atak, K???k Hasan ?oban, ?lhan Emrah, Erdal G?kolu?, Sava ?K?r, Behsat ?rs ed Ertan ?zkan; e
-di venticinque giorni per Haydar Baran ed Enver Yank ?di cui i pronostici vitali si trovavano impegnati, e per Nihat Konak e ?zg?r Saltk.? “
2. Gli oggetti delittuosi scoperti sui luoghi
44. Risulta dei primi due verbali di perquisizione che era stato deciso, avuto riguardo al loro numero considerevole, di filmare gli oggetti delittuosi scoperti nei dormitori per potere innalzare l’inventario pi? tardi, e che gli ufficiali avevano rimproverato i sorveglianti, accusandoli di essere responsabili dell’introduzione di armi ad Ulucanlar. L’inventario in questione enumerava i seguenti oggetti:
“-1 fucile di assalto AMD-65, serie no EO 3841, ed il suo caricatore con 4 palle, 1 fucile da caccia a cannone decorre di calibro 16 e le sue 8 cartucce di cui 3 vuoti, 1 pistola “Saddam Baretta”, serie no 31302622, ed i suoi 2 caricatori, 1 pistola “Baretta a 14 colpi”, serie no 245PY74657, ed il suo caricatore, 1 pistola semiautomatico Mab, serie no D 561777, ed i suoi 3 caricatori, 2 pistola-penne artigianali, 2 “silenziosi”, 76 bossoli di Kalachnikov, 113 palle di pistola 9 mm di cui 56 utilizzati, 90 bossoli di fucile G-3, 25 palle 7.65 mm di cui 10 utilizzati, 3 palle a bianco di 8 mm, 35 proiettili, 2 astucci di caricatore;
-29 coltelli, 24 cutters, 73 frecciata, 2 machete, 1 daga in legna, 97 oggetti contundenti diversi, 1 barra di ferro, 1 mazza in legna, 2 bastoni, 15 fionde,;
-3 bottiglie Molotov non utilizzate, 7 damigiane di gas, 18 maschere antigas artigianali, 15 pacchi di polvere esplosiva, 1 bomba lacrimogena artigianale, diversa dissolvente e combustibile,;
-1 stazione a saldare, 1 foratrice, 10 bulini, 30 chiodi, 6 forbici, 39 seghe delle differenti tagliano, 1 cacciavite, 1 sberla a mortaio;
-15 armi (Kalachnikov, M-16 e revolver, e 17 bombe, 1 cannocchiale, 2 manganelli, 3 bastoni finti di addestramento;
-3 telefoni portabili ed i loro accessori, 1 libro finto con una cavit? segreta e 7 chiavi stereotipate. “
45. I terzo e quarto verbali, innalzati pi? nella giornata tardi, precisavano sebbene la pistola semiautomatico Tarq, ?serie no 31302622, suddetto era stato utilizzato dal detenuto Mu.G?k che-dopo avere derivato sette od otto palle-si sarebbe trincerato nel dormitorio no 4, paragrafo 36 in fini sopra. Due altri verbali redatti l’indomani menzionavano la scoperta di una pistola semiautomatica Star di 9 mm con una palla nel suo caricatore.
46. Quattro altre perquisizioni furono effettuate tra il 2 ed i 6 ottobre 1999 che permisero di scoprire di pi?:
“-1 coltello di caccia con una lama di 21 cm ed il suo astuccio, 2 ottobre,;
-20 taschini di cemento di 500 a 1 000 g, 8 pacchi di pavimentazione, 2 pacchi di gesso, 4 lame e profili in ferro;
-20 m di cavo telefonico, 4 ottobre,; e
-4 tubi in ferro di 54 cm, saldato alle lame di 19 cm, cos? trasformati in pioche/hache, 5 ottobre. “
47. Allo visto di ci? che precede, importa di ricordare sotto le dichiarazioni del colonnello K.B, comandando del CDGA, dinnanzi alla sottocommissione,:
“(…) Abbiamo elaborato il nostro piano e siamo arrivati ad Ulucanlar la mattina del 26 settembre; i detenuti hanno risposto con le armi da fuoco e dei lanciafiamme, e noi sono stati attaccati con le armi bianche; abbiamo utilizzato allora, anche le nostre armi in virt? del potere conferito dalla legge no 2803 [relativa all’organizzazione della gendarmeria nazionale]. I miei uomini sono stati feriti e, purtroppo, nell’altro campo anche delle persone ? stato ferito o sono decedute. La loro morte mi rattrista sinceramente. Sono triste, perch? non doveva avere armi laggi?. Se non ci fosse stato, non ci sarebbero stati affrontamenti e queste persone non sarebbero morte ed i miei uomini non sarebbero stati feriti. Dopo questo avvenimento, il ministero della Giustizia ha decretato la direttiva del 5 ottobre 1999. Prima di questa data, i carabinieri, non eravamo abilitati a perquisire i sorveglianti che entravano nella determinazione; erano i sorveglianti che perquisivano i sorveglianti. Immaginate che facciamo i due sorveglianti e che abbiamo dei legami coi condannati. Di quale tipo di legami pu? trattarsi? Potrebbero essere di natura patrimoniale, pecuniaria o ideologica, o essere basati sulla paura. Dunque, se l’organizzazione “terroristica” diceva a questi due sorveglianti che qualcuno dell’esterno andava a portare una pistola e che dovevano darlo [al suo destinatario], allora ? sicuro che ubbidirebbero. Rientro nella prigione e questo ? [il mio proprio compagno] che mi perquisisco, non un carabiniere. Un avvocato arriva e nessuno lo perquisisce. Si intrattiene da solo a solo col detenuto o il condannato, poi riparte; dopo che cosa si accompagna il detenuto o il condannato nella sua unit?, sempre senza perquisirlo. Normalmente, dei tali oggetti non sarebbero dovuti essere introdotti in questa prigione. Questa determinazione ha un’altra particolarit?, ? adiacente alla sezione della prigione aperta. Nella prigione aperta, gli individui escono, passeggiano, fanno tutto ci? che vogliono e possono venire a gettare facilmente tutto ci? che vogliono sopra il muro. C’? stato pieno di incidenti di questo genere. Innalzavamo un verbale ed informavamo l’amministrazione penitenziaria che un pacco era stato gettato all’interno; [i custodi] cercavano, ma non trovavano niente. Non potevamo immischiarceci ugualmente nella gestione della prigione! (…) “
48. Del suo lato, il tenente-colonnello A.?z, comandando delle forze di intervento, si era espresso cos?:
“Da sei o sette anni nessuna perquisizione era stata effettuata nella sezione che ripara i condannati per terrorismo. Aveva avuto non ci nessuna domanda in questo senso e non abbiamo fatto niente perch? il procuratore non ci ha sollecitato mai. Siccome lo sapete, (…) non possiamo intervenire all’interno che se la procura o il direttore della prigione lo chiede. (…) “
49. Relativamente a questo aspetto, la testimonianza del capitano D.Y, comandando del CGP, pu? riepilogare cos?:
“Questa storia non ha cominciato il 2 settembre [1999]; i suoi inizi risalgono ad una lontananza passata. Non solo ad Ulucanlar, ma in tutte le prigioni che riparano dei “terroristi”, le amministrazioni penitenziarie non dominavano in nessun modo le sezioni riservate a questi ultimi; ? un fatto notorio. In queste sezioni, ? la parola dei “terroristi” che faceva legge ; si lo ? visto alla televisione e nei media: il procuratore dello stato si mette a tavolo coi detenuti e negozi con essi, poi prendono degli ostaggi ed ottengono tutto ci? che vogliono. Sebbene lo si nega, delle pagine intere dei tali accordi sono state pubblicate nei giornali. (…) ; era evidente che molte armi e di telefoni portabili circolavano nella prigione; all’epoca delle perquisizioni corporali ordinarie, anche se i sorveglianti sfioravano un’arma, con paura nessuno osava confiscarla Era certo che un incidente sarebbe esploso si dei soldati facevano irruzione nei dormitori dei “terroristi” (…) perch? da sei o sette anni nessuno soldato era entrato non ci per una perquisizione. Numero di personali ? stato preso in flagrante di introduzione nella prigione di armi, di droghe, “
3. Gli abbozzi di “gallerie di evasione”
50. Il 2 ottobre 1999, i carabinieri scoprirono, nel mezzo del suolo in cemento del dormitorio no 5, a 135 cm del muro, un taglio di 50 cm?, di una profondit? di 10-15 cm che, secondo i carabinieri, era l’entrata di una futura galleria. L’interno era colmato coi pezzi di boschi e delle coperte.
Il 4 seguente ottobre, i carabinieri ispezionarono il suolo del dormitorio no 7. Nell’angolo-cucina, sotto il piano di lavoro, constatarono che una zona di 85 x 35 cm era stato chiuso dai mattoni ed era stato rintonacato per fondersi nel colore dei muri. I carabinieri ruppero i mattoni e girano mentre la terra era stata scavata ad una profondit? di 20 cm. Ne dedussero che si trattava di un abbozzo di galleria.
Il 6 seguente ottobre, ? il suolo dell’area di vita del dormitorio no 5 che fu esaminato. I carabinieri scavarono nella terra, al piede dei due pioppi, e scoprirono una trappola in contreplaqu? di 45 x 75 cm, coprendo un’entrata di galleria di 50 cm x 100 cm; questa conduceva ad una galleria di circa 7 m di lunghezza, arzillo verso l’interno del dormitorio no 5, in direzione della taglio suddetta. Nella galleria fu ritrovata quattro zappe artigianali in ferro, una borsa che contiene 15-20 kg di coccio di cavit? ed una borsa di 15-20 kg di calcinacci.
51. Dinnanzi alla sottocommissione, le autorit? ministeriali hanno sostenuto che l’occupazione del dormitorio no 7 mirava a facilitare solamente la preparazione di un’evasione collettiva; ? nello stesso scopo che gli insorti avrebbero impedito anche fino ad allora i custodi di aderire ai dormitori e di procedere al controllo delle presenze; l’abbozzo di galleria scoperta dopo l’operazione ne sarebbe stato la prova. Secondo queste autorit?, entra il 2 ed il 26 settembre 1999, l’amministrazione penitenziaria aveva cercato vanamente di mettere fine a questa occupazione dei locali. Questi passi non essendo arrivati e le denunce concernente l’imminenza di un’evasione essendo moltiplicate si, lanciare un’operazione sarebbe diventato inevitabile.
La sottocommissione ammise che le denunce concernente l’erosione di gallerie avevano sostenuto certo un ruolo importante nella decisione di intervenire; per?, secondo lei, la natura delle aree mostrate nella zona dei dormitori i nostri 5 e 7 come essendo degli abbozzi di gallerie era soggetta a garanzia. La sottocommissione indic? che la prima pretesa galleria di 7 m cominciava nell’area del dormitorio no 5 e si prolungava fino dentro a questo dormitorio. Ora, ai suoi occhi, non era plausibile che i detenuti si fossero azzardati a scavare una galleria in una corte aperta e vigilata dai turni di guardia. In quanto alla seconda erosione osservata dietro il piano di lavoro della cucina del dormitorio no 7, non corrispondeva, secondo la sottocommissione, a quello di una galleria di evasione.
D. I procedimenti sollecitati nello specifico
1. L’inchiesta parlamentare
52. Tra il 14 ottobre ed i 2 novembre 1999, la sottocommissione fu inviata ad Ulucanlar e condusse delle manutenzioni con numero di detenuti-di cui certi dei richiedenti-, il personale penitenziario, degli ufficiali e di altri responsabile governativi e non governativi. Nel suo rapporto di 120 pagine di cui 79 riservati all’operazione controversa, la sottocommissione fece di numerose osservazioni opprimenti.
53. Cominciava con enumerare gli ostacoli incontrati all’epoca delle investigazioni. Indic? che il procuratore della Repubblica di Ankara carica di istruire la causa non si era presentato alla riunione prevista e che, per di pi?, gli istanze m?dicol?gales e penitenziari avevano rifiutato di produrre certe prove patrimoniali, come il registrazioni video effettuato all’epoca dell’operazione e le fotografie prese all’epoca delle autopsie. Notava che, se le autorit? militari-limitandosi a produrre alcune fotografie prese molto dopo gli incidenti-avevano negato l’esistenza di un tale materiale audiovisivo, non ne rimaneva meno di parecchie persone interrogate avevano affermato che lo svolgimento dell’operazione aveva bello e buoni stato registrato e che, del resto, “il sottoufficiale che effettuava il registrazione video era stato ferito alla mano.”
Secondo la sottocommissione, questa situazione rinforzava i sospetti di dissimulazione di prove, tanto pi? che l’amministrazione avrebbe negato di autorizzare gli avvocati delle vittime a partecipare alle autopsie, al disprezzo secondo lei della necessit? di rassicurare l’opinione pubblica in una causa cos? sensibile.
54. Il rapporto comprendeva parecchi capitoli specifici, conducendo insieme ad una valutazione generale dalla situazione incriminata sulla base di testimonianze e di altri elementi probanti disponibili.
ha, L’occupazione del dormitorio no 7
55. Secondo i prigionieri che non hanno partecipato attivamente alla sommossa, l’occupazione del dormitorio no 7 mirava in particolare a protestare contro una troppo debole capacit? dei dormitori dopo il fallimento di tentativi di trattare questo problema con l’amministrazione.
56. Del parere della sottocommissione, i detenuti dei dormitori i nostri 4 e 5 erano contravvenuti certamente alla legge, infrange i diritti dei loro compagni del dormitorio no 7 e contribuito alla scalata della tensione negando di mettere fine alla loro azione. Ci? dice, la sottocommissione precisava che, ad Ulucanlar, sui diciannove dormitori disponibili, soli cinque erano riservati ai detenuti sinistroidi e che c’era un reale problema di sovrappopolazione suscettibile di mobilitare gli interessati.
Stimava che, se il dormitorio no 7 era stato investito il 2 settembre 1999, niente spiegava perch? le autorit? avevano aspettato ventiquattro giorni per lanciare un’operazione di questa portata, senza cercare di intervenire in tempo utile di un qualsiasi modo. Indicava inoltre che niente permetteva di comprendere neanche perch?, al parossismo della tensione, il procuratore della prigione aveva preso disdetta n? perch? l’operazione era stata lanciata il giorno dove il Primo ministro era partito in visita ufficiale agli Stati Uniti.
b, Lo scopo adiacente alla reazione delle forze dell’ordine
57. Secondo la versione ufficiale, prima di entrare nei dormitori, i carabinieri avevano intimato debitamente gli sbarazzini di rendersi, ma questi avevano risposto con le armi da fuoco, degli esplosivi artigianali, delle damigiane di gas trasformato in lanciafiamme e diversi attrezzi taglienti ed appuntiti. A questo riguardo, i detenuti no insorti precisarono che c’erano stati effettivamente degli annunci come “Appuntamento! Quelli che si renderanno non saranno maltrattati! “, ma che queste si erano immischiate al rumore dei tiri. Del loro lato, le forze di sicurezza dissero avere provato a contenere gli attacchi con l’aiuto di bombe lacrimogene e di zampilli di schiuma, ma che ci? non aveva arrestato i detenuti che si erano attrezzati di maschere artigianali.
58. Secondo la sottocommissione, contrariamente a questa versione ufficiale, gli incidenti del 26 settembre non potevano riepilogare alla resistenza degli occupanti di un dormitorio contro i responsabile penitenziari assistiti delle forze della gendarmeria. Parimenti, la morte