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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

AFFAIRE KARAMAN c. TURQUIE

Tipologia: Sentenza
Importanza: 2
Articoli: 41, 29, P1-1
Numero: 6489/03/2008
Stato: Turchia
Data: 2008-01-15 00:00:00
Organo: Sezione Seconda
Testo Originale

Conclusione Violazione di P1-1; Soddisfazione equa riservata
SECONDA SEZIONE
CAUSA KARAMAN C. TURCHIA
( Richiesta no 6489/03)
SENTENZA
(fondo)
STRASBURGO
15 gennaio 2008
DEFINITIVO
15/04/2008
Questa sentenza diventer? definitiva nelle condizioni definite all’articolo 44 ? 2 della Convenzione. Pu? subire dei ritocchi di forma.

Nella causa Karaman c. Turchia,
La Corte europea dei Diritti dell’uomo, seconda sezione, riunendosi in una camera composta da:
Francesca Tulkens, presidentessa, Andr?s Baka, Riza T?rmen, Mindia Ugrekhelidze, Vladimiro Zagrebelsky, Antonella Mularoni, Dragoljub Popovic, giudici,
e di Sally Doll?, cancelliera di sezione,
Dopo avere deliberato in camera del consiglio il 11 dicembre 2007,
Rende la sentenza che ha, adottata in questa data,:
PROCEDIMENTO
1. All’origine della causa si trova una richiesta (no 6489/03) diretta contro la Repubblica della Turchia e in cui due cittadini di questo Stato, il Sig. Sig. K. e la Sig.ra N. K. (“i richiedenti”), hanno investito la Corte il 24 gennaio 2003 in virt? dell’articolo 34 della Convenzione di salvaguardia dei Diritti dell’uomo e delle Libert? fondamentali (“la Convenzione”).
2. I richiedenti sono rappresentati dinnanzi alla Corte da ?. Y., avvocato ad Istanbul. Il governo turco (“il Governo”) ? rappresentato dal suo agente.
3. I richiedenti si lamentano di un attentato ingiustificato al loro diritto al rispetto dei loro beni garantiti dall’articolo 1 del Protocollo no 1.
4. Il 19 dicembre 2005, la Corte ha deciso di comunicare la richiesta. Avvalendosi dell’articolo 29 ? 3, ha deciso che sarebbero state esaminate l’ammissibilit? e la fondatezza della causa allo stesso tempo.
IN FATTO
I. LE CIRCOSTANZE DELLO SPECIFICO
5. I richiedenti sono nati rispettivamente nel 1939 e 1949. Risiedono ad Istanbul.
6. Il 26 agosto 1997, i richiedenti procedettero al lottizzazione del loro terreno di una superficie di 13 625 m2 ubicato a Sultan?ifligi, Istanbul. Con un atto notarile, fecero da prima una cessione di 2 335,89 m2 di questo terreno per la costruzione di strade, conformemente al piano di urbanizzazione. Peraltro, cedettero un appezzamento di 3 165 m2 al municipio di Sultan?ifligi per la costruzione di una casa di cura.
7. Il 13 febbraio 1998, il municipio divise per?, l’appezzamento ceduto per la costruzione di una casa di cura in tre lotti. Il primo di 2 037 m2 fu venduto ad un terzo, il secondo di 127 m2 fu iscritto al registro fondiario a nome del municipio ed il terzo di 1 000 m2 venduto al Tesoro pubblico per la costruzione di una casa di cura.
8. Il 6 settembre 1999, basandosi sul capoverso 3 dell’articolo 244 del codice degli obblighi che regola la donazione condizionale, paragrafo 14 sotto, i richiedenti investirono la corte d’appello di ?sk?dar. Richiesero un’indennit? per il lotto venduto a terzi e chiesero la restituzione del titolo di propriet? del lotto iscritto a nome del municipio. Sostennero in particolare che questo ultimo non aveva rispettato le condizioni fissate per la cessione del bene in questione.
9. Con un giudizio del 29 giugno 2000, il tribunale diede integralmente guadagno di causa ai richiedenti. Per fare questo, consider? che la vendita di un lotto del terreno ad una terza persona e l’iscrizione di un altro a nome del municipio non poteva essere considerato conforme allo scopo fissato dalla parte richiedente che aveva ceduto questi beni all’amministrazione. Decise di conseguenza di ingiungere l’amministrazione di versare ai richiedenti la somma in compenso di 10 187 000 000 lire turche, associata a interessi moratori, del primo lotto venduto ad un terzo, e di annullare il titolo di propriet? del municipio sul secondo lotto e di iscriverlo a nome dei richiedenti.
10. In seguito ad un ricorso formato dl municipio, il 30 gennaio 2001, la Corte di cassazione annull? il giudizio di prima istanza. Consider? in particolare:
“(…) In virt? dell’articolo 35 della legge sull’espropriazione, i vecchi proprietari non possono pi? rivendicare un diritto di propriet? o un compenso in ragione del trasferimento del loro bene-a titolo della pianificazione-conformemente alla legislazione sull’urbanizzazione per la realizzazione di opere di interesse generale, come strade, spazi verdi, ecc. la stessa cosa vale per ci? che riguarda i beni che sono stati oggetto di una lottizzazione a titolo privato e sono stati ceduto all’uso dell’interesse pubblico col consenso del loro proprietario.
[Nello specifico,] allorch? il bene immobiliare controverso costituiva all’origine un terreno di 13 000 m2, ? stato l’oggetto di una pianificazione e la parte in questione ? stata ceduta col consenso del suo proprietario all’amministrazione convenuta. Una casa di cura ? stata costruita su una parte di questo terreno. La parte richiedente richiede un’indennit? per il lotto venduto a terzi e chiede anche l’annullamento del titolo di propriet? dell’altro lotto che appartiene al municipio e l’iscrizione sul registro fondiario a suo nome. Per?, un atto di lascito non poteva essere considerato come un dono condizionale. “
11. Il 6 luglio 2001, la Corte di cassazione respinse la domanda in revisione della sentenza.
12. Il 30 ottobre 2001, deliberando su rinvio, il tribunale si conform? alla sentenza di cassazione e respinse i richiedenti per ci? che concerneva la loro richiesta. Per fare questo, fece sue le considerazioni della Corte di cassazione.
13. Il 29 gennaio e l?11 novembre 2002, la Corte di cassazione conferm? il giudizio del 30 ottobre 2001 respingendo il ricorso e la domanda in revisione della sentenza.
II. IL DIRITTO E LA PRATICA INTERNI PERTINENTI
14. Il capoverso 3 dell’articolo 244 del codice degli obblighi dispone che, nella cornice della donazione condizionale, il donatore pu? revocare la sua donazione se il donatario non soddisfa, senza motivo legittimo, le condizioni sotto le quali donazione era stata fatta; pu? chiedere anche di ricuperarla in proporzione con l ‘arricchimento del donatario.
15. In virt? dell’articolo 35 della legge sull’espropriazione, i vecchi proprietari non possono pi? rivendicare un diritto di propriet? o un compenso in ragione del trasferimento del loro bene-a titolo della pianificazione-conformemente alla legislazione sull’urbanizzazione per la realizzazione di lavori di interesse generale, come strade, spazi verdi, ecc. La stessa cosa vale perci? che riguarda i beni che sono stati oggetto di un lottizzazione a titolo privato e sono stati ceduti all’uso dell’interesse pubblico col consenso del loro proprietario.
16. Il Governo si riferisce ad una serie di sentenze rese dalla Corte di cassazione concernenti l’applicazione dell’articolo 35 della legge sull’espropriazione (numero 1996/5090 del 28 maggio 1996, 2002/685 del 2 aprile 2002, 2001/3361 del 11 marzo 2001, 2000/8413 del 29 maggio 2000 e 2005/12736 del 24 novembre 2005). In queste sentenze, l’Alta giurisdizione ha sempre respinto la domanda in restituzione dei beni ceduti dai vecchi proprietari all’amministrazione.
IN DIRITTO
I. SULLA VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO NO 1
17. I richiedenti adducono una violazione dell’articolo 1 del Protocollo no 1, cos? formulato nella sua parte pertinente,:
“Ogni persona fisica o giuridica ha diritto al rispetto dei suoi beni. Nessuno pu? essere privato della sua propriet? se non a causa di utilit? pubblica e nelle condizioni previste dalla legge ed i principi generali del diritto internazionale. “
18. Il Governo si oppone a questa tesi.
A. Sull’ammissibilit?
19. La Corte constata che la richiesta non ? manifestamente male fondata al senso dell’articolo 35 ? 3 della Convenzione. Rileva peraltro che non si scontra contro nessuno altro motivo di inammissibilit?. Conviene dichiararla ammissibile dunque.
B. Sul merito
1. Argomenti delle parti
20. I richiedenti sottolineano che avevano ceduto un appezzamento corrispondente a 3 165 m2 del loro bene all’amministrazione per la realizzazione di un lavoro di interesse pubblico e che soli 1 000 m2 sono stati utilizzati a questo fine. Per?, basandosi sull’articolo 35 della legge sull’espropriazione, la Corte di cassazione non ha accolto la loro domanda che tendeva alla restituzione dei 127 m2 iscritti a nome del municipio ed all’ottenimento di un risarcimento risultante dalla vendita di 2 165 m2 del terreno ad una terza persona. Ai loro occhi, questa situazione non ? compatibile col diritto di propriet?.
21. Peraltro, sostengono che l’articolo 35 della legge sull’espropriazione non pu? trovare la sua applicazione nello specifico, nella misura in cui non chiedono la restituzione dei 2 335,89 m2 ceduti all’amministrazione per la costruzione di strade (paragrafo 6 sopra) n? quella dei 1 000 m2 sui quali ? stata costruita una casa di cura. A questo riguardo, sottolineano che, con un giudizio del 29 giugno 2000, la corte d’appello di ?sk?dar ha dato loro guadagno di causa. Fanno valere che in virt? dell’articolo 244 del codice degli obblighi, il donatore pu? revocare la sua donazione se il donatario non assolve, senza motivo legittimo, alle condizioni sotto le quali la donazione era stata fatta (paragrafo 14 sopra).
22. Secondo il Governo, i richiedenti non hanno n? “un bene” n? “una speranza legittima”, al senso della giurisprudenza della Corte, di ottenere il godimento del diritto di propriet? sul bene controverso. Sostiene che occorre solamente un’applicazione del diritto interno. A questo riguardo, secondo le giurisdizioni interne, ? l’articolo 35 della legge sull’espropriazione che doveva applicarsi al caso di specifico e non il codice civile. Di conseguenza, in dritto turco, un trasferimento di propriet? effettuato a favore dell’amministrazione allo scopo della realizzazione di un lavoro di interesse pubblico non pu? essere abbinato a una condizione ed il vecchio proprietario non pu? rivendicare un diritto di propriet? o un compenso risultante dal trasferimento di questo bene.
23. In appoggio delle sue tesi, il Governo si riferisce ad una serie di sentenze rese dalla Corte di cassazione concernenti l’applicazione dell’articolo 35 della legge sull’espropriazione (paragrafo 16 sopra) e sostiene che esiste una giurisprudenza stabilita in quanto all’applicazione della disposizione precitata. Ricorda che in primo luogo spetta alle giurisdizioni interne interpretare e applicare il diritto interno.
2. Valutazione della Corte
24. La Corte ricorda che l’articolo 1 del Protocollo no 1 protegge dei “beni”, nozione che pu? ricoprire tanto i “beni reali” che i valori patrimoniali, ivi compreso dei crediti, in virt? dei quali il richiedente pu? pretendere di avere almeno una “speranza legittima” di ottenere il godimento effettivo di un diritto di propriet?. Invece, non garantisce un diritto ad acquisire dei beni (Kopeck? c. Slovacchia [GC], no 44912/98, ? 35, CEDH 2004-IX). Quando c’? controversia sul punto di sapere se un richiedente ha un interesse patrimoniale che possa pretendere la protezione dell’articolo 1 del Protocollo no 1, la Corte ? chiamata a definire la situazione giuridica dell’interessato (Beyeler c. Italia [GC], no 33202/96, CEDH 2000-I).
25. A questo riguardo, la Corte ricorda la giurisprudenza manifesta degli organi della Convenzione secondo la quale dei “beni” al senso dell’articolo 1 del Protocollo no 1 possono essere o dei “beni esistenti” (vedere Van der Mussele c. Belgio, sentenza del 23 novembre 1983, serie A no 70, p. 23, ? 48; Malhous c. Repubblica ceca, d?c., no 33071/96, CEDH 2000-XII) o dei valori patrimoniali, ivi compreso dei crediti per i quali un richiedente pu? pretendere avere almeno una “speranza legittima” di vederli concretizzare (vedere, per esempio, Pressos Compania Naviera S.p.A. ed altri c. Belgio, sentenza del 20 novembre 1995, serie A no 332; Ouzounis ed altri c. Grecia, no 49144/99, ? 24, 18 aprile 2002). In compenso, non sono da considerare come “beni” al senso dell’articolo 1 del Protocollo no 1 la speranza di vedere rivivere un diritto di propriet? che si ? estinto da molto, n? un credito condizionale che si trova annullato in seguito alla mancata realizzazione della condizione.
26. Nel caso specifico, i richiedenti hanno innanzitutto ceduto un appezzamento del loro bene immobiliare all’amministrazione per la realizzazione di un lavoro di interesse pubblico, ossia una casa di cura. Per?, constatando che l’amministrazione si era accontentata di designare solamente una parte di questo bene a questo uso, hanno introdotto dinnanzi alle giurisdizioni civili un’azione che tendeva all’ottenimento, da una parte, di un’indennit? risultante dalla perdita di una parte della loro propriet? e, dall?altra parte, del titolo di propriet? del restante del bene. Per fare questo, si sono avvalsi delle disposizioni degli obblighi del codice.
27. Si pu? considerare certamente che l’oggetto del procedimento cos? impegnato non riguardava dei “beni esistenti” e che i richiedenti non avevano la qualit? di proprietari nel momento in cui hanno introdotto la loro azione civile (confrontare con Gratzinger e Gratzingerova c. Repubblica ceca, d?c.) [GC], no 39794/98, ? 69, CEDH 2002-VII). Per?, nella causa Beneficio Cappella Paolini c. San Marino, no 40786/98, ? 33, CEDH 2004-VIII che riguardava un bene regolarmente espropriato poi non utilizzato, la Corte ha giudicato che l’utilizzazione parziale dei terreni espropriati d? origine a un problema in quanto al rispetto del diritto di propriet?, avuta riguardo, tra l?altro, al cambiamento di destinazione conseguente all’approvazione del nuovo piano di occupazione dei suoli. E? la stessa cosa in quanto alla causa Motais di Narbonne c. Francia, no 48161/99, ? 19, 2 luglio 2002 nella quale la Corte ha giudicato contrario all’articolo 1 del Protocollo no 1 lo scorrimento di un lasso di tempo notevole tra la presa di una decisione che porta all?espropriazione di un bene e la realizzazione concreta del progetto di utilit? pubblica che fonda l’espropriazione.
28. Certo, nelle due cause precitate, si trattava di procedimenti di espropriazione, mentre nello specifico, il trasferimento del bene ha avuto luogo in seguito ad una cessione effettuata dai richiedenti stessi a profitto dell’amministrazione. Comunque sia, dal momento che questo trasferimento ? stato effettuato in vista della realizzazione di un lavoro di interesse pubblico, il ragionamento sviluppato dalla Corte nelle cause precitate pu? a fortiori applicarsi e questo qualunque sia il regime che regolamenta all’origine il trasferimento in questione (vedere, mutatis mutandis, Beneficio Cappella Paolini, precitata, ? 9; Motais di Narbonne, precitata, ? 9). Inoltre, nella causa Beneficio Cappella Paolini precitata (? 33), la Corte ha considerato che l’utilizzazione parziale dei terreni espropriati d? un problema in quanto al rispetto del diritto di propriet? avuto in particolare riguardo alla mancanza in diritto interno di una disposizione che contempla la restituzione dei terreni espropriati e non utilizzati per lo scopo di utilit? pubblica previsto all’epoca dell’espropriazione.
29. Nello specifico, la Corte ? del parere che i richiedenti possono sperare legittimamente la restituzione della porzione del bene in questione che non ? stato utilizzato n? per lo scopo di utilit? pubblica per il quale la cessione aveva avuto luogo n? per qualsiasi altro scopo di utilit? pubblica. Per la Corte, un diritto di questo genere pu? analizzarsi-almeno -in un “valore patrimoniale” e ha dunque il carattere di un bene, al senso della prima frase dell’articolo 1 del Protocollo no 1.
30. Per questo motivo, la Corte osserva che la Corte di cassazione ha considerato che le regole di diritto privato riguardanti una cessione condizionale non si applicavano ai beni trasferiti all’amministrazione allo scopo della realizzazione di un lavoro di interesse pubblico. Riferendosi all’articolo 35 della legge sull’espropriazione, ha concluso cos? che in quanto vecchi proprietari del bene controverso, i richiedenti non avevano nessuno diritto di rivendicarne la propriet?. A questo riguardo, la Corte ricorda che pu? conoscere solamente in modo limitato dei presunti errori di fatto o di diritto commessi dalle giurisdizioni interne alle quali spetta per prime di interpretare e di applicare il diritto interno (Garc?a Ruiz c. Spagna [GC], no 30544/96, ? 28, CEDH 1999-I). Essendo cos?, la Corte non giudica utile propendersi in materia in astratto sulla legge applicabile; deve verificare se il modo in cui il diritto interno ? stato interpretato ed applicato nei casi sottomessi al suo esame si concilia con la Convenzione (vedere, mutatis mutandis, Pla e Puncernau c. Andorra, no 69498/01, ? 46 in fini, CEDH 2004-VIII).
31. Non ? contestato tra le parti che i richiedenti hanno ceduto una parte del loro bene alla municipalit? per la realizzazione di lavoro di interesse pubblico e che una parte ? stata destinata solamente a questo fine. Peraltro, come sottolinea la corte d’appello di ?sk?dar nel suo giudizio del 29 giugno 2000 che fu annullato dalla Corte di cassazione, la non-destinazione di questo bene alla realizzazione di un lavoro di interesse pubblico non poteva considerarsi come conforme allo scopo fissato dalla parte richiedente che aveva ceduto il bene all’amministrazione (paragrafo 9 sopra).
32. Difatti, non si pu? considerare come giustificata la decisione di non-restituzione del bene in ragione della sua destinazione parziale alla realizzazione di un lavoro di interesse pubblico (vedere, nello stesso senso, Beneficio Cappella Paolini, precitata, ? 33) contrariamente alla condizione contemplata all’epoca della sua cessione all’amministrazione. L’autorit? pubblica che non ha invocato nessuno altro scopo di utilit? pubblica che possa giustificare la non-restituzione del bene, ha tratto cos? beneficio da un statuto creato dall’articolo 35 della legge sull’espropriazione che regolava lo statuto dei beni ceduti all’amministrazione “per la realizzazione di opere di interesse generale, come strade, spazi verdi, ecc.” o “all’uso dell’interesse pubblico”, (paragrafo 15 sopra).
33. Di conseguenza, l’interpretazione data dalla Corte di cassazione dell’articolo 35 della legge sull’espropriazione che consiste nel dire che i vecchi proprietari non possono pi? rivendicare un diritto di propriet? o un compenso in ragione del trasferimento dei loro beni all’amministrazione, nonostante la loro non-destinazione alla realizzazione di lavori di interesse pubblico, ? di natura tale da rompere il giusto equilibro tra le esigenze dell’interesse generale e gli imperativi della salvaguardia dei diritti individuali.
34. Alla luce delle considerazioni sopra ed alla vista dell’insieme degli elementi della pratica, l’applicazione dell’articolo 35 della legge sull’espropriazione non era compatibile con le esigenze dell’articolo 1 del Protocollo no 1. C’? stata dunque violazione di questa disposizione.
II. SULL’APPLICAZIONE DELL’ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
35. Ai termini dell’articolo 41 della Convenzione,
“Se la Corte dichiara che c’? stata violazione della Convenzione o dei suoi Protocolli, e se il diritto interno dell’Alta Parte contraente permette di cancellare solo imperfettamente le conseguenze di questa violazione, la Corte accorda alla parte lesa, se c’? luogo, una soddisfazione equa. “
A. Danno, oneri e spese
36. A titolo di danno, i richiedenti richiedono il versamento di un’indennit? che riflette il valore reale del bene in questione. Secondo loro, questo valore ammonta come minimo a 866 000 nuove lire turche (YTL) [circa 497 511 euro (EUR)], corrispondente al rapporto tra il prezzo reale al m2 applicato nella zona (da 400 a 500 YTL secondo loro) e la sua superficie (2 165 m2). Non hanno fatto domanda a titolo di oneri e spese.
37. Il Governo prega la Corte di respingere le pretese dei richiedenti.
38. Secondo la Corte, queste pretese tendono esclusivamente al risarcimento di un danno materiale. Stima che, nelle circostanze della causa, questo aspetto della questione dell’applicazione dell’articolo 41 non si trova in stato. C’? luogo dunque di riservarla tenendo conto dell’eventualit? di un accordo tra lo stato convenuto e gli interessati.
PER QUESTI MOTIVI, LA CORTE,
1. Dichiara, alla maggioranza, la richiesta ammissibile,;
2. Stabilisce, per sei voci contro una, che c’? stata violazione dell’articolo 1 del Protocollo no 1;
3. Stabilisce, all’unanimit?, che la domanda dell’applicazione dell’articolo 41 della Convenzione non si trova in stato per il danno relativo alla violazione dell’articolo 1 del Protocollo no 1;
perci?,
a) la riserva;
b) invita il Governo ed i richiedenti ad indirizzarle per iscritto, nel termine di sei mesi a contare dal giorno in cui la sentenza sar? diventata definitiva conformemente all’articolo 44 ? 2 della Convenzione, le loro osservazioni su questa questione ed in particolare a darle cognizione di ogni accordo al quale potrebbero arrivare;
c) riserva il procedimento ulteriore e delega alla presidentessa della camera la cura di fissarlo all’occorrenza.
Fatto in francese, comunicato poi per iscritto il 15 gennaio 2008 in applicazione dell’articolo 77 ?? 2 e 3 dell’ordinamento.
Sally Doll? Francesca Tulkens
Cancelliera Presidentessa
Alla presente sentenza si trova unita, conformemente agli articoli 45 ? 2 della Convenzione e 74 ? 2 dell’ordinamento, l’esposizione dell’opinione separata dissidente del giudice Popovi?.
F.T.
S.D.

OPINIONE DISSIDENTE DEL GIUDICE POPOVIC
Mi dispiace di non potere aderire all’opinione della maggioranza della camera in questa causa, e questo per le seguente ragioni.
1. Nella cornice del piano di sviluppo del territorio, i richiedenti hanno ceduto volontariamente un terreno edificabile all’amministrazione affinch? questa costruisse una casa di cura. L’amministrazione ha realizzato il compito previsto, ma ci? facendo ha venduto una parte del terreno-circa il 30%-ad un terza persona.
Per questa ragione, i richiedenti hanno investito le giurisdizioni nazionali per chiedere “la restituzione del titolo di propriet?” del lotto venduto a terzi. Queste giurisdizioni hanno concluso: a) che non si trattava nello specifico di un dono che dipendeva dal diritto privato, e b) che era applicabile la legge sull’espropriazione secondo la quale non c’era luogo ad indennizzo perch? non c’era stata espropriazione a causa del carattere volontario della cessione della propriet? del bene.
2. La maggioranza ha sostenuto nel giudizio: “i richiedenti possono legittimamente sperare la restituzione della porzione del bene in questione che non ? stato utilizzato n? per lo scopo di utilit? pubblica per il quale la cessione aveva avuto luogo n? per nessuno altro scopo di utilit? pubblica.” Per la maggioranza, “un diritto di questo genere pu? analizzarsi -almeno- in un “valore patrimoniale” e ha dunque il carattere di un bene al senso della prima frase dell’articolo 1 del Protocollo no 1. “
Contrariamente all’opinione maggioritaria, sono del parere che il “diritto” rivendicato dai richiedenti riguardava un bene che era appartenuto loro ma che non si trovava pi? nel loro patrimonio al momento della domanda e che non poteva analizzarsi di conseguenza in un “valore patrimoniale.” La propriet? dell’appezzamento che rappresentava l’oggetto della controversia tra l’amministrazione ed i richiedenti, era stata trasferita legalmente allo stato turco. In pi?, i richiedenti hanno loro stessi chiesto ai tribunali interni “la restituzione del titolo di propriet?” che avevano trasferito volontariamente.
I richiedenti non avevano neanche una speranza legittima al senso dell’articolo 1 del Protocollo no 1 perch? in dritto turco, il trasferimento di propriet? in favore dell’amministrazione in vista della realizzazione di un scopo di utilit? pubblica non pu? essere abbinato a nessuna condizione. Solo una condizione di questo genere avrebbe potuto essere suscettibile di provare l’esistenza di una speranza legittima al senso dell’articolo 1 del Protocollo no 1. Bisogna aggiungere tuttavia che l’amministrazione, costruendo la casa di cura, abbia realizzato lo scopo di utilit? pubblica che era all’origine del trasferimento di propriet? effettuato dai richiedenti e ne rappresentava il motivo.

3. Per riassumere il mio ragionamento, direi che la mia opinione si fonda su tre punti principali. Innanzitutto, non c’? stata espropriazione, considerato il fatto della cessazione volontaria della propriet? del bene in questione. Poi, i richiedenti hanno confessato loro stessi che non erano i proprietari del bene al momento dell’introduzione della loro domanda dinnanzi alla giustizia nazionale. Infine, non c’? luogo di concludere che i richiedenti avevano una speranza legittima al senso dell’articolo 1 del Protocollo no 1.
Il concetto di speranza legittima ? di origine giurisprudenziale ma, secondo me, questo concetto non pu? essere interpretato nel modo suggerito dalla maggioranza della camera. Per potere essere riconosciuta, la speranza legittima ha bisogno di essere radicata nel diritto positivo dello stato membro. Tale era il caso nelle cause classiche della giurisprudenza della Corte in materia. Per citare solamente due esempi, menzionerei le cause Pine Valley Developments Ltd ed altri c. Irland,( sentenza del 29 novembre 1991, serie A no 222) e Pressos Compania Naviera S.p.A. ed altri c. Belgio (sentenza del 20 novembre 1995, serie A no 332).
Nella causa Pine Valley, la Corte ha sostenuto la tesi dell’esistenza della speranza legittima a causa del fatto che l’acquirente di un bene si era fidato di un atto amministrativo esistente al momento dell’acquisizione del bene e fu poi revocato. Nella causa Pressos Compania Naviera, la Corte ha fondato la speranza legittima dei richiedenti sulla giurisprudenza della Corte di Cassazione belga, nell’occorrenza una giurisprudenza chiara e bene stabilita che andava nel senso della tesi dei richiedenti.
Nel caso presente, la giurisprudenza della Corte di cassazione turca ? perfettamente contraria ed in opposizione alla tesi dei richiedenti. Ci? vuole dire che questa ultima non pu? essere fondata in diritto nazionale e che, di conseguenza, non pu? servire da base alla nostra Corte per concludere che esisteva una speranza legittima al senso dell’articolo 1 del Protocollo no 1. Concludere all’esistenza di una speranza legittima senza stabilire almeno un legame o un punto di contatto con l’ordine giuridico nazionale mi sembra arbitrario e per questa ragione ingiustificato. Il fondamento della speranza legittima nel caso presente non pu? essere trovato n? nella legislazione, n? negli atti amministrativi, n? nella giurisprudenza interna. Tengo a sottolineare che mi risulta inaccettabile tentare di trovarlo nella pura speculazione della camera.
4. ? chiaro, a mio avviso, che i richiedenti non potevano godere della protezione della propriet? garantita dalle disposizioni della Convenzione per il semplice motivo che non erano pi? i proprietari nel momento in cui hanno introdotto la loro domanda dinnanzi alla giustizia nazionale. Non avevano beni, neanche speranza legittima, al senso richiesto dall’articolo 1 del Protocollo no 1. Di conseguenza, concludo che non c’? stata violazione della Convenzione nello specifico.

Testo Tradotto

Conclusion Violation de P1-1 ; Satisfaction ?quitable r?serv?e
DEUXI?ME SECTION
AFFAIRE KARAMAN c. TURQUIE
(Requ?te no 6489/03)
ARR?T
(fond)
STRASBOURG
15 janvier 2008
D?FINITIF
15/04/2008
Cet arr?t deviendra d?finitif dans les conditions d?finies ? l’article 44 ? 2 de la Convention. Il peut subir des retouches de forme.

En l’affaire Karaman c. Turquie,
La Cour europ?enne des Droits de l’Homme (deuxi?me section), si?geant en une chambre compos?e de :
Fran?oise Tulkens, pr?sidente,
Andr?s Baka,
Riza T?rmen,
Mindia Ugrekhelidze,
Vladimiro Zagrebelsky,
Antonella Mularoni,
Dragoljub Popovic, juges,
et de Sally Doll?, greffi?re de section,
Apr?s en avoir d?lib?r? en chambre du conseil le 11 d?cembre 2007,
Rend l’arr?t que voici, adopt? ? cette date :
PROC?DURE
1. A l’origine de l’affaire se trouve une requ?te (no 6489/03) dirig?e contre la R?publique de Turquie et dont deux ressortissants de cet ?tat, M. M. K. et Mme N. K. (? les requ?rants ?), ont saisi la Cour le 24 janvier 2003 en vertu de l’article 34 de la Convention de sauvegarde des Droits de l’Homme et des Libert?s fondamentales (? la Convention ?).
2. Les requ?rants sont repr?sent?s devant la Cour par Me ?. Y., avocat ? Istanbul. Le gouvernement turc (? le Gouvernement ?) est repr?sent? par son agent.
3. Les requ?rants se plaignent d’une atteinte injustifi?e ? leur droit au respect de leurs biens garantis par l’article 1 du Protocole no 1.
4. Le 19 d?cembre 2005, la Cour a d?cid? de communiquer la requ?te. Se pr?valant de l’article 29 ? 3, elle a d?cid? que seraient examin?s en m?me temps la recevabilit? et le bien-fond? de l’affaire.
EN FAIT
I. LES CIRCONSTANCES DE L’ESP?CE
5. Les requ?rants sont n?s respectivement en 1939 et 1949. Ils r?sident ? Istanbul.
6. Le 26 ao?t 1997, les requ?rants proc?d?rent ? la parcellisation de leur terrain d’une surface de 13 625 m2 sis ? Sultan?ifligi, Istanbul. Par un acte notari?, ils firent d’abord cession de 2 335,89 m2 de ce terrain pour la construction des routes, conform?ment au plan d’urbanisation. Par ailleurs, ils c?d?rent une parcelle de 3 165 m2 ? la mairie de Sultan?ifligi pour la construction d’un ?tablissement de sant?.
7. Cependant, le 13 f?vrier 1998, la mairie divisa la parcelle c?d?e pour la construction d’un ?tablissement de sant? en trois lots. Le premier de 2 037 m2 fut vendu ? un tiers, le deuxi?me de 127 m2 inscrit au registre foncier au nom de la mairie et le troisi?me de 1 000 m2 vendu au Tr?sor public pour la construction d’un ?tablissement de sant?.
8. Le 6 septembre 1999, se fondant sur l’alin?a 3 de l’article 244 du code des obligations qui r?git la donation conditionnelle (paragraphe 14 ci-dessous), les requ?rants saisirent le tribunal de grande instance d’?sk?dar. Ils r?clam?rent une indemnit? pour le lot vendu ? des tiers et demand?rent la restitution du titre de propri?t? du lot inscrit au nom de la mairie. Ils soutinrent notamment que cette derni?re n’avait pas respect? les conditions fix?es pour la cession du bien en question.
9. Par un jugement du 29 juin 2000, le tribunal donna int?gralement gain de cause aux requ?rants. Pour ce faire, il consid?ra que la vente d’un lot du terrain ? une tierce personne et l’inscription d’un autre au nom de la mairie ne pouvaient passer pour conformes au but fix? par la partie demanderesse qui avait c?d? ces biens ? l’administration. Il d?cida par cons?quent d’enjoindre l’administration de verser aux requ?rants la somme de 10 187 000 000 livres turques, assortie d’int?r?ts moratoires, en contrepartie du premier lot vendu ? un tiers, et d’annuler le titre de propri?t? de la marie sur le deuxi?me lot et de l’inscrire au nom des requ?rants.
10. A la suite d’un pourvoi form? par la marie, le 30 janvier 2001, la Cour de cassation infirma le jugement de premi?re instance. Elle consid?ra notamment :
? (…) En vertu de l’article 35 de la loi sur l’expropriation, les anciens propri?taires ne peuvent plus revendiquer un droit de propri?t? ou une compensation en raison du transfert de leur bien ? au titre de l’am?nagement ? conform?ment ? la l?gislation sur l’urbanisation pour la r?alisation d’?uvres d’int?r?t g?n?ral, tels que routes, espaces verts, etc. Il en va de m?me en ce qui concerne les biens qui ont fait l’objet d’une parcellisation ? titre priv? et ont ?t? c?d?s ? l’usage de l’int?r?t public avec le consentement de leur propri?taire.
[En l’esp?ce,] alors que le bien immobilier litigieux constituait ? l’origine un terrain de 13 000 m2, il a ?t? l’objet d’un am?nagement et la part en question a ?t? c?d?e avec le consentement de son propri?taire ? l’administration d?fenderesse. Un ?tablissement de sant? a ?t? b?ti sur une partie de ce terrain. La partie demanderesse r?clame une indemnit? pour le lot vendu ? des tiers et demande ?galement l’annulation du titre de propri?t? de l’autre lot appartenant ? la mairie et l’inscription sur le registre foncier ? son nom. Cependant, un acte d’abandon ne pouvait ?tre consid?r? comme un don conditionnel. ?
11. Le 6 juillet 2001, la Cour de cassation rejeta la demande en r?vision de l’arr?t.
12. Le 30 octobre 2001, statuant sur renvoi, le tribunal se conforma ? l’arr?t de cassation et d?bouta les requ?rants de leur demande. Pour ce faire, il fit siennes les consid?rations de la Cour de cassation.
13. Les 29 janvier et 11 novembre 2002, la Cour de cassation confirma le jugement du 30 octobre 2001 en rejetant le pourvoi et la demande en r?vision de l’arr?t.
II. LE DROIT ET LA PRATIQUE INTERNES PERTINENTS
14. L’alin?a 3 de l’article 244 du code des obligations dispose que, dans le cadre de la donation conditionnelle, le donateur peut r?voquer sa donation si le donataire n’ex?cute pas, sans motif l?gitime, les conditions sous lesquelles la donation avait ?t? faite ; il peut aussi demander de la r?cup?rer ? hauteur de l’enrichissement du donataire.
15. En vertu de l’article 35 de la loi sur l’expropriation, les anciens propri?taires ne peuvent plus revendiquer un droit de propri?t? ou une compensation en raison du transfert de leur bien ? au titre de l’am?nagement ? conform?ment ? la l?gislation sur l’urbanisation pour la r?alisation d’ouvrages d’int?r?t g?n?ral, tels que routes, espaces verts, etc. Il en va de m?me en ce qui concerne les biens qui ont fait l’objet d’une parcellisation ? titre priv? et ont ?t? c?d?s ? l’usage de l’int?r?t public avec le consentement de leur propri?taire.
16. Le Gouvernement se r?f?re ? une s?rie d’arr?ts rendus par la Cour de cassation concernant l’application de l’article 35 de la loi sur l’expropriation (nos 1996/5090 du 28 mai 1996, 2002/685 du 2 avril 2002, 2001/3361 du 11 mars 2001, 2000/8413 du 29 mai 2000 et 2005/12736 du 24 novembre 2005). Dans ces arr?ts, la Haute juridiction a toujours rejet? la demande en restitution des biens c?d?s par les anciens propri?taires ? l’administration.
EN DROIT
I. SUR LA VIOLATION ALL?GU?E DE L’ARTICLE 1 DU PROTOCOLE No 1
17. Les requ?rants all?guent une violation de l’article 1 du Protocole no 1, ainsi libell? dans sa partie pertinente :
? Toute personne physique ou morale a droit au respect de ses biens. Nul ne peut ?tre priv? de sa propri?t? que pour cause d’utilit? publique et dans les conditions pr?vues par la loi et les principes g?n?raux du droit international. ?
18. Le Gouvernement s’oppose ? cette th?se.
A. Sur la recevabilit?
19. La Cour constate que la requ?te n’est pas manifestement mal fond?e au sens de l’article 35 ? 3 de la Convention. Elle rel?ve par ailleurs qu’elle ne se heurte ? aucun autre motif d’irrecevabilit?. Il convient donc de la d?clarer recevable.
B. Sur le fond
1. Arguments des parties
20. Les requ?rants soulignent qu’ils avaient c?d? une parcelle correspondant ? 3 165 m2 de leur bien ? l’administration pour la r?alisation d’un ouvrage d’int?r?t public et que seuls 1 000 m2 ont ?t? utilis?s ? cette fin. Cependant, se fondant sur l’article 35 de la loi sur l’expropriation, la Cour de cassation n’a pas accueilli leur demande tendant ? la restitution des 127 m2 inscrits au nom de la mairie et ? l’obtention d’un d?dommagement r?sultant de la vente de 2 165 m2 du terrain ? une tierce personne. A leurs yeux, cette situation n’est pas compatible avec le droit de propri?t?.
21. Par ailleurs, ils soutiennent que l’article 35 de la loi sur l’expropriation ne peut trouver son application en l’esp?ce, dans la mesure o? ils ne demandent pas la restitution des 2 335,89 m2 c?d?s ? l’administration pour la construction des routes (paragraphe 6 ci-dessus) ni celle des 1 000 m2 sur lesquels un ?tablissement de sant? a ?t? b?ti. A cet ?gard, ils soulignent que, par un jugement du 29 juin 2000, le tribunal de grande instance d’?sk?dar leur a donn? gain de cause. Ils font valoir qu’en vertu de l’article 244 du code des obligations, le donateur peut r?voquer sa donation si le donataire n’ex?cute pas, sans motif l?gitime, les conditions sous lesquelles la donation avait ?t? faite (paragraphe 14 ci-dessus).
22. D’apr?s le Gouvernement, les requ?rants n’ont ni ? un bien ? ni ? une esp?rance l?gitime ?, au sens de la jurisprudence de la Cour, d’obtenir la jouissance du droit de propri?t? sur le bien litigieux. Il soutient qu’il ne s’agit que d’une application du droit interne. A cet ?gard, selon les juridictions internes, c’est l’article 35 de la loi sur l’expropriation qui devait s’appliquer au cas d’esp?ce et non le code civil. Par cons?quent, en droit turc, un transfert de propri?t? effectu? en faveur de l’administration dans le but de la r?alisation d’un ouvrage d’int?r?t public ne peut ?tre assorti d’une condition et l’ancien propri?taire ne peut revendiquer un droit de propri?t? ou une compensation r?sultant du transfert de ce bien.
23. A l’appui de ses th?ses, le Gouvernement se r?f?re ? une s?rie d’arr?ts rendus par la Cour de cassation concernant l’application de l’article 35 de la loi sur l’expropriation (paragraphe 16 ci-dessus) et soutient qu’il existe une jurisprudence ?tablie quant ? l’application de la disposition pr?cit?e. Il rappelle qu’il revient aux juridictions internes au premier chef d’interpr?ter et d’appliquer le droit interne.
2. Appr?ciation de la Cour
24. La Cour rappelle que l’article 1 du Protocole no 1 prot?ge des ? biens ?, notion qui peut recouvrir tant des ? biens actuels ? que des valeurs patrimoniales, y compris des cr?ances, en vertu desquelles le requ?rant peut pr?tendre avoir au moins une ? esp?rance l?gitime ? d’obtenir la jouissance effective d’un droit de propri?t?. Par contre, il ne garantit pas un droit ? acqu?rir des biens (Kopeck? c. Slovaquie [GC], no 44912/98, ? 35, CEDH 2004-IX). Lorsqu’il y a controverse sur le point de savoir si un requ?rant a un int?r?t patrimonial pouvant pr?tendre ? la protection de l’article 1 du Protocole no 1, la Cour est appel?e ? d?finir la situation juridique de l’int?ress? (Beyeler c. Italie [GC], no 33202/96, CEDH 2000-I).
25. A cet ?gard, la Cour rappelle la jurisprudence constante des organes de la Convention selon laquelle des ? biens ? au sens de l’article 1 du Protocole no 1 peuvent ?tre soit des ? biens existants ? (voir Van der Mussele c. Belgique, arr?t du 23 novembre 1983, s?rie A no 70, p. 23, ? 48 ; Malhous c. R?publique tch?que (d?c.), no 33071/96, CEDH 2000-XII), soit des valeurs patrimoniales, y compris des cr?ances, pour lesquelles un requ?rant peut pr?tendre avoir au moins une ? esp?rance l?gitime ? de les voir concr?tiser (voir, par exemple, Pressos Compania Naviera S.A. et autres c. Belgique, arr?t du 20 novembre 1995, s?rie A no 332 ; Ouzounis et autres c. Gr?ce, no 49144/99, ? 24, 18 avril 2002). En revanche, ne sont pas ? consid?rer comme des ? biens ? au sens de l’article 1 du Protocole no 1 l’espoir de voir revivre un droit de propri?t? qui s’est ?teint depuis longtemps, ni une cr?ance conditionnelle qui se trouve caduque par suite de la non-r?alisation de la condition.
26. Dans le cas d’esp?ce, les requ?rants ont tout d’abord c?d? une parcelle de leur bien immobilier ? l’administration pour la r?alisation d’un ouvrage d’int?r?t public, ? savoir un ?tablissement de sant?. Cependant, constatant que l’administration s’?tait content?e de n’affecter qu’une partie de ce bien ? cet usage, ils ont introduit devant les juridictions civiles une action tendant ? l’obtention, d’une part, d’une indemnit? r?sultant de la perte d’une partie de leur propri?t? et, d’autre part, du titre de propri?t? du restant du bien. Pour ce faire, ils se sont pr?valus des dispositions du code des obligations.
27. L’on peut certainement consid?rer que l’objet de la proc?dure ainsi engag?e ne portait pas sur des ? biens existants ? et que les requ?rants n’avaient pas la qualit? de propri?taires au moment o? ils ont introduit leur action civile (comparer avec Gratzinger et Gratzingerova c. R?publique tch?que (d?c.) [GC], no 39794/98, ? 69, CEDH 2002-VII). Cependant, dans l’affaire Beneficio Cappella Paolini c. Saint-Marin (no 40786/98, ? 33, CEDH 2004-VIII), qui portait sur un bien r?guli?rement expropri? puis non utilis?, la Cour a jug? que l’utilisation partielle des terrains expropri?s pose un probl?me quant au respect du droit de propri?t?, eu ?gard, entre autres, au changement de destination cons?cutif ? l’approbation du nouveau plan d’occupation des sols. Il en va de m?me quant ? l’affaire Motais de Narbonne c. France (no 48161/99, ? 19, 2 juillet 2002), dans laquelle la Cour a jug? contraire ? l’article 1 du Protocole no 1 l’?coulement d’un laps de temps notable entre la prise d’une d?cision portant expropriation d’un bien et la r?alisation concr?te du projet d’utilit? publique fondant l’expropriation.
28. Certes, dans les deux affaires pr?cit?es, il s’agissait de proc?dures d’expropriation, alors qu’en l’esp?ce, le transfert du bien a eu lieu ? la suite d’une cession effectu?e par les requ?rants eux-m?mes au profit de l’administration. Quoi qu’il en soit, d?s lors que ce transfert a ?t? effectu? en vue de la r?alisation d’un ouvrage d’int?r?t public, le raisonnement d?velopp? par la Cour dans les affaires pr?cit?es peut a fortiori trouver ? s’appliquer et ce quelque soit le r?gime qui r?glemente ? l’origine le transfert en question (voir, mutatis mutandis, Beneficio Cappella Paolini, pr?cit?, ? 9 ; Motais de Narbonne, pr?cit?, ? 9). Au surplus, dans l’affaire Beneficio Cappella Paolini pr?cit?e (? 33), la Cour a consid?r? que l’utilisation partielle des terrains expropri?s pose un probl?me quant au respect du droit de propri?t? eu ?gard en particulier ? l’absence en droit interne d’une disposition pr?voyant la restitution des terrains expropri?s et non utilis?s pour le but d’utilit? publique pr?vu lors de l’expropriation.
29. En l’esp?ce, la Cour est d’avis que les requ?rants peuvent l?gitimement esp?rer la restitution de la portion du bien en question, laquelle n’a ?t? utilis?e ni pour le but d’utilit? publique pour lequel la cession avait eu lieu ni pour tout autre but d’utilit? publique. Pour la Cour, un droit de ce genre peut s’analyser ? ? tout le moins ? en une ? valeur patrimoniale ? et a donc le caract?re d’un bien, au sens de la premi?re phrase de l’article 1 du Protocole no 1.
30. A ce sujet, la Cour observe que la Cour de cassation a consid?r? que les r?gles de droit priv? portant sur une cession conditionnelle ne s’appliquaient pas ? des biens transf?r?s ? l’administration dans le but de la r?alisation d’un ouvrage d’int?r?t public. Se r?f?rant ? l’article 35 de la loi sur l’expropriation, elle a ainsi conclu qu’en tant qu’anciens propri?taires du bien litigieux, les requ?rants n’avaient aucun droit d’en revendiquer la propri?t?. A cet ?gard, la Cour rappelle qu’elle ne peut conna?tre que de fa?on limit?e des erreurs de fait ou de droit pr?tendument commises par les juridictions internes, auxquelles il revient au premier chef d’interpr?ter et d’appliquer le droit interne (Garc?a Ruiz c. Espagne [GC], no 30544/96, ? 28, CEDH 1999-I). Ceci ?tant, la Cour ne juge pas utile de se pencher dans l’abstrait sur la loi applicable en la mati?re ; il lui incombe de v?rifier si la fa?on dont le droit interne a ?t? interpr?t? et appliqu? dans les cas soumis ? son examen se concilie avec la Convention (voir, mutatis mutandis, Pla et Puncernau c. Andorre, no 69498/01, ? 46 in fine, CEDH 2004-VIII).
31. Il n’est pas contest? entre les parties que les requ?rants ont c?d? une partie de leur bien ? la municipalit? pour la r?alisation d’ouvrage d’int?r?t public et qu’une partie seulement a ?t? affect?e ? cette fin. Par ailleurs, comme le souligne le tribunal de grande instance d’?sk?dar dans son jugement du 29 juin 2000, qui fut infirm? par la Cour de cassation, la non-affectation de ce bien ? la r?alisation d’un ouvrage d’int?r?t public ne pouvait passer pour conforme au but fix? par la partie demanderesse qui avait c?d? le bien ? l’administration (paragraphe 9 ci-dessus).
32. En effet, l’on ne peut consid?rer comme justifi?e la d?cision de non-restitution du bien en raison de son affectation partielle ? la r?alisation d’un ouvrage d’int?r?t public (voir, dans le m?me sens, Beneficio Cappella Paolini, pr?cit?, ? 33), contrairement ? la condition pr?vue lors de sa cession ? l’administration. L’autorit? publique, qui n’a invoqu? aucun autre but d’utilit? publique pouvant justifier la non-restitution du bien, a ainsi tir? b?n?fice d’un statut cr?? par l’article 35 de la loi sur l’expropriation, lequel r?gissait le statut des biens c?d?s ? l’administration ? pour la r?alisation d’?uvres d’int?r?t g?n?ral, telles que routes, espaces verts, etc. ? ou ? ? l’usage de l’int?r?t public ? (paragraphe 15 ci-dessus).
33. Par cons?quent, l’interpr?tation donn?e par la Cour de cassation de l’article 35 de la loi sur l’expropriation consistant ? dire que les anciens propri?taires ne peuvent plus revendiquer un droit de propri?t? ou une compensation en raison du transfert de leurs biens ? l’administration, nonobstant leur non-affectation ? la r?alisation d’ouvrages d’int?r?t public, est de nature ? rompre le juste ?quilibre entre les exigences de l’int?r?t g?n?ral et les imp?ratifs de la sauvegarde des droits individuels.
34. A la lumi?re des consid?rations ci-dessus et au vu de l’ensemble des ?l?ments du dossier, l’application de l’article 35 de la loi sur l’expropriation n’?tait pas compatible avec les exigences de l’article 1 du Protocole no 1. Il y a donc eu violation de cette disposition.
II. SUR L’APPLICATION DE L’ARTICLE 41 DE LA CONVENTION
35. Aux termes de l’article 41 de la Convention,
? Si la Cour d?clare qu’il y a eu violation de la Convention ou de ses Protocoles, et si le droit interne de la Haute Partie contractante ne permet d’effacer qu’imparfaitement les cons?quences de cette violation, la Cour accorde ? la partie l?s?e, s’il y a lieu, une satisfaction ?quitable. ?
A. Dommage, frais et d?pens
36. A titre de dommage, les requ?rants r?clament le versement d’une indemnit? refl?tant la valeur actuelle du bien en question. Selon eux, cette valeur s’?l?ve au minimum ? 866 000 nouvelles livres turques (YTL) [environ 497 511 euros (EUR)], correspondant au rapport entre le prix actuel du m2 appliqu? dans la zone (400 ? 500 YTL selon eux) et sa surface (2 165 m2). Ils n’ont pr?sent? aucune demande au titre des frais et d?pens.
37. Le Gouvernement prie la Cour de rejeter les pr?tentions des requ?rants.
38. Selon la Cour, ces pr?tentions tendent ? la r?paration d’un dommage exclusivement mat?riel. Elle estime que, dans les circonstances de la cause, cet aspect de la question de l’application de l’article 41 ne se trouve pas en ?tat. Il y a donc lieu de le r?server en tenant compte de l’?ventualit? d’un accord entre l’?tat d?fendeur et les int?ress?s.
PAR CES MOTIFS, LA COUR
1. D?clare, ? la majorit?, la requ?te recevable ;
2. Dit, par six voix contre une, qu’il y a eu violation de l’article 1 du Protocole no 1 ;
3. Dit, ? l’unanimit?, que la question de l’application de l’article 41 de la Convention ne se trouve pas en ?tat pour le dommage relatif ? la violation de l’article 1 du Protocole no 1 ;
en cons?quence,
a) la r?serve ;
b) invite le Gouvernement et les requ?rants ? lui adresser par ?crit, dans le d?lai de six mois ? compter du jour o? l’arr?t sera devenu d?finitif conform?ment ? l’article 44 ? 2 de la Convention, leurs observations sur cette question et notamment ? lui donner connaissance de tout accord auquel ils pourraient aboutir ;
c) r?serve la proc?dure ult?rieure et d?l?gue ? la pr?sidente de la chambre le soin de la fixer au besoin.
Fait en fran?ais, puis communiqu? par ?crit le 15 janvier 2008 en application de l’article 77 ?? 2 et 3 du r?glement.
Sally Doll? Fran?oise Tulkens
Greffi?re Pr?sidente
Au pr?sent arr?t se trouve joint, conform?ment aux articles 45 ? 2 de la Convention et 74 ? 2 du r?glement, l’expos? de l’opinion s?par?e dissidente du juge Popovic.
F.T.
S.D.

OPINION DISSIDENTE DU JUGE POPOVIC
Je regrette de ne pouvoir me rallier ? l’opinion de la majorit? de la chambre dans cette affaire, et ce pour les raisons suivantes.
1. Dans le cadre de l’am?nagement du territoire, les requ?rants ont volontairement c?d? un terrain ? b?tir ? l’administration afin que celle-ci y construise un ?tablissement de sant?. L’administration a r?alis? la t?che envisag?e, mais ce faisant elle a vendu une partie du terrain ? environ 30 % ? ? une tierce personne.
Pour cette raison, les requ?rants ont saisi les juridictions nationales afin de demander ? la restitution du titre de propri?t? ? du lot vendu au tiers. Ces juridictions ont conclu : a) qu’il ne s’agissait pas en l’esp?ce d’un don relevant du droit priv?, et b) qu’?tait applicable la loi sur l’expropriation, d’apr?s laquelle il n’y avait pas lieu ? indemnisation parce qu’il n’y avait pas eu expropriation ? cause du caract?re volontaire de la cession de la propri?t? du bien.
2. La majorit? a soutenu dans le jugement : ? les requ?rants peuvent l?gitimement esp?rer la restitution de la portion du bien en question, laquelle n’a ?t? utilis?e ni pour le but d’utilit? publique pour lequel la cession avait eu lieu ni pour aucun autre but d’utilit? publique ?. Pour la majorit?, ? un droit de ce genre peut s’analyser ? ? tout le moins ? en une ? valeur patrimoniale ? et a donc le caract?re d’un bien au sens de la premi?re phrase de l’article 1 du Protocole no 1. ?
Contrairement ? l’opinion majoritaire, je suis d’avis que le ? droit ? revendiqu? par les requ?rants concernait un bien qui leur avait appartenu mais qui ne se trouvait plus dans leur patrimoine au moment de la demande et qui ne pouvait par cons?quent s’analyser en une ? valeur patrimoniale ?. La propri?t? de la parcelle, qui repr?sentait l’objet du litige entre l’administration et les requ?rants, avait ?t? l?galement transf?r?e ? l’?tat turc. De plus, les requ?rants ont eux-m?mes demand? aux tribunaux internes ? la restitution du titre de propri?t? ? qu’ils avaient volontairement transf?r?.
Les requ?rants n’avaient pas non plus une esp?rance l?gitime au sens de l’article 1 du Protocole no 1 parce qu’en droit turc, le transfert de propri?t? en faveur de l’administration en vue de la r?alisation d’un but d’utilit? publique ne peut ?tre assorti d’aucune condition. Seule une condition de ce genre aurait pu ?tre susceptible de prouver l’existence d’une esp?rance l?gitime au sens de l’article 1 du Protocole no 1. Il faut toutefois ajouter que l’administration, en construisant l’?tablissement de sant?, a r?alis? le but d’utilit? publique qui ?tait ? l’origine du transfert de propri?t? effectu? par les requ?rants et en repr?sentait le motif.

3. Pour r?sumer mon raisonnement, je dirais que mon opinion repose sur trois points principaux. Tout d’abord, il n’y a pas eu d’expropriation, ne serait-ce que de fait, ? cause de la cessation volontaire de la propri?t? du bien en question. Ensuite, les requ?rants ont avou? eux-m?mes qu’ils n’?taient pas propri?taires du bien au moment de l’introduction de leur demande devant la justice nationale. Enfin, il n’y a pas lieu de conclure que les requ?rants avaient une esp?rance l?gitime au sens de l’article 1 du Protocole no 1.
Le concept d’esp?rance l?gitime est d’origine jurisprudentielle mais, ? mon sens, ce concept ne peut pas ?tre interpr?t? de la mani?re sugg?r?e par la majorit? de la chambre. Pour pouvoir ?tre reconnue, l’esp?rance l?gitime a besoin d’?tre enracin?e dans le droit positif de l’?tat membre. Tel ?tait le cas dans les affaires classiques de la jurisprudence de la Cour en la mati?re. Pour ne citer que deux exemples, je mentionnerais les affaires Pine Valley Developments Ltd et autres c. Irlande (arr?t du 29 novembre 1991, s?rie A no 222) et Pressos Compania Naviera S.A. et autres c. Belgique (arr?t du 20 novembre 1995, s?rie A no 332).
Dans l’affaire Pine Valley, la Cour a soutenu la th?se de l’existence de l’esp?rance l?gitime ? cause du fait que l’acqu?reur d’un bien avait fait confiance ? un acte administratif, qui existait au moment de l’acquisition du bien et fut ensuite r?voqu?. Dans l’affaire Pressos Compania Naviera, la Cour a fond? l’esp?rance l?gitime des requ?rants sur la jurisprudence de la Cour de Cassation belge, en l’occurrence une jurisprudence claire et bien ?tablie qui allait dans le sens de la th?se des requ?rants.
Dans le cas pr?sent, la jurisprudence de la Cour de cassation turque est parfaitement contraire et oppos?e ? la th?se des requ?rants. Cela veut dire que cette derni?re ne peut pas ?tre fond?e en droit national et que, par cons?quent, elle ne peut pas servir de base ? notre Cour pour conclure qu’il existait une esp?rance l?gitime au sens de l’article 1 du Protocole no 1. Conclure ? l’existence d’une esp?rance l?gitime sans ?tablir le moindre lien ou point de contact avec l’ordre juridique national me semble arbitraire et pour cette raison injustifi?. Le fondement de l’esp?rance l?gitime dans le cas pr?sent ne peut ?tre trouv? ni dans la l?gislation, ni dans les actes administratifs, ni dans la jurisprudence interne. Je tiens ? souligner qu’il me para?t inacceptable de tenter de la trouver dans la pure sp?culation de la chambre.
4. Il est clair, ? mon avis, que les requ?rants ne pouvaient pas jouir de la protection de la propri?t? garantie par les dispositions de la Convention pour le simple motif qu’ils n’?taient plus propri?taires au moment o? ils ont introduit leur demande devant la justice nationale. Ils n’avaient pas de biens, ni m?me d’esp?rance l?gitime, au sens exig? par l’article 1 du Protocole no 1. Par cons?quent, je conclus qu’il n’y a pas eu violation de la Convention en l’esp?ce.

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