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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

AFFAIRE GUNAYDIN TURIZM VE INSAAT TICARET ANONIM SIRKETI c. TURQUIE

Tipologia: Sentenza
Importanza: 2
Articoli: 41, 37
Numero: 71831/01/2011
Stato: Turchia
Data: 2011-06-21 00:00:00
Organo: Sezione Seconda
Testo Originale

Conclusione Radiazione dal ruolo (soluzione della controversia, art. 41)
SECONDA SEZIONE
CAUSA GÜNAYDIN TURİZM VE İNŞAAT TİCARET ANONİM ŞİRKETİ C. TURCHIA
(Richiesta no 71831/01)
SENTENZA
( Soddisfazione equa – ordinamento amichevole)
STRASBURGO
21 giugno 2011
Questa sentenza è definitiva. Può subire dei ritocchi di forma.

Nella causa Günaydın Turizm ve İnşaat Ticaret Anonim Şirketi c. Turchia,
La Corte europea dei diritti dell’uomo, seconda sezione, riunendosi una camera composta da:
Francesca Tulkens, presidentessa,
Danutë Jočienė,
Davide Thór Björgvinsson, Dragoljub Popović, Andrįs Sajó,
Işıl Karakaş, Guido Raimondi, giudici, e da Stanley Naismith, cancelliere di sezione,
Dopo avere deliberato in camera del consiglio il 31 maggio 2011,
Rende la sentenza che ha adottata in questa data:
PROCEDIMENTO
1. All’origine della causa si trova una richiesta (no 71831/01) diretta contro la Repubblica della Turchia e in cui una società anonima di dritto turco, OMISSIS (“la società richiedente”), aveva investito la Corte l’ 11 aprile 2000 in virtù dell’articolo 34 della Convenzione di salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (“la Convenzione”).
2. Con una sentenza del 2 giugno 2009 (“la sentenza al principale”), la Corte ha giudicato che nello specifico, il trasferimento senza indennizzo della proprietà di Villa Zarifi al Tesoro pubblico non poteva essere qualificato come sufficientemente prevedibile e non era, di conseguenza, compatibile col principio di legalità; ha concluso anche alla violazione del diritto al rispetto dei beni dell’interessata allo sguardo dell’articolo 1 del Protocollo no 1 (Günaydın Turizm Ve İnşaat Ticaret Anonim Şirketi c. Turchia, no 71831/01, §§ 106 e 107, 2 giugno 2009).
3. Appellandosi all’articolo 41 della Convenzione, la società richiedente richiedeva, a titolo principale, la restituzione di Villa Zarifi così come il versamento di un importo di 5 500 000 euro (EUR), abbinato ad interessi moratori, per il compenso della perdita di redditi locativi subiti dal 16 febbraio 1995. A titolo accessorio, chiedeva il versamento di un’indennità equivalente al valore reale minimo del bene controverso, o 10 060 475 EUR, più la somma suddetta relativa alla perdita addotta di redditi locativi.
Inoltre, la società richiesta richiedeva 1 000 000 EUR per il danno morale che avrebbe subito il suo fondatore e socio principale, il Sig. OMISSIS (ibidem, §§ 111-113).
4. Non essendo matura la questione dell’applicazione dell’articolo 41, la Corte l’ha riservata e ha invitato le parti a sottoporle per iscritto, entro sei mesi, le loro osservazioni su suddetta questione ed in particolare a darle cognizione di ogni accordo al quale sarebbero potuti arrivare (ibidem, § 119, e punto 4 del dispositivo). Questo termine fu prorogato in seguito, a più riprese, tenuto conto della complessità dei negoziati che si imponevano ai fini di un ordinamento amichevole della causa.
5. Il 29 marzo 2011, il Governo ha informato la Corte -documenti ufficiali in appoggio-di essere arrivato ad un accordo, ai termini del quale la proprietà del bene che è stata oggetto della sentenza al principale erano stati trasferiti alla società richiedente ed il debito di questa verso il Tesoro pubblico per occupazione illecita di suddetto bene (ibidem, § 36) era stato cancellato.
6. Il 5 aprile 2011, la Corte ha ricevuto, da parte della società richiedente, la seguente dichiarazione, intitolata “Conferma della risoluzione amichevole della controversia”,:
“Nella cornice della sentenza del 02.06.2009 della Corte ed in virtù dell’articolo 41 della Convenzione relativa alla questione della soddisfazione equa, confermiamo di essere giunti ad un accordo, [ai termini del quale] il bene immobiliare oggetto della nostra richiesta c’è stato restituito dal Tesoro pubblico ed il nostro debito per occupazione indebita dei luoghi è stato annullato, e che, di conseguenza, le nostre richieste a titolo dell’articolo 41 della Convenzione sono state soddisfatte e che la nostra causa è chiusa in modo amichevole dunque “
IN DIRITTO
7. Dalla sua sentenza al principale, la Corte è stata informata che la controversia è stata decisa tra il Governo e le società richiedente, in quanto alle pretese di questa ultima a titolo dell’articolo 41 della Convenzione.
Tenuto conto delle misure adeguate adottate dal Governo e della dichiarazione della parte richiedente, la Corte constata che l’accordo in questione si analizza in un ordinamento amichevole che riveste certo un carattere equo ai sensi dell’articolo 75 § 4 del suo ordinamento, e che si ispira al rispetto dei diritti dell’uomo come riconosciuti dalla Convenzione o dai suoi Protocolli, articoli 37 § 1 in fine della Convenzione e 62 § 3 dell’ordinamento.
8. Perciò, la Corte ne prende atto e stima appropriato cancellare il restante della causa dal suo ruolo.
PER QUESTI MOTIVI, LA CORTE, ALL’UNANIMITÀ,
1. Decide di cancellare il restante della causa dal ruolo;
2. Prende atto dell’impegno delle parti di non chiedere il rinvio della causa alla Grande Camera.
Fatto in francese, poi comunicato per iscritto il 21 giugno 2011, in applicazione dell’articolo 77 §§ 2 e 3 dell’ordinamento.
Stanley Naismith Francesca Tulkens
Cancelliere Presidentessa

Testo Tradotto

Conclusion Radiation du rôle (solution du litige, art. 41)
DEUXIÈME SECTION
AFFAIRE GÜNAYDIN TURİZM VE İNŞAAT TİCARET ANONİM ŞİRKETİ c. TURQUIE
(Requête no 71831/01)
ARRÊT
(Satisfaction équitable – règlement amiable)
STRASBOURG
21 juin 2011
Cet arrêt est définitif. Il peut subir des retouches de forme.

En l’affaire Günaydın Turizm ve İnşaat Ticaret Anonim Şirketi c. Turquie,
La Cour européenne des droits de l’homme (deuxième section), siégeant une chambre composée de :
Françoise Tulkens, présidente,
Danutė Jočienė,
David Thór Björgvinsson,
Dragoljub Popović,
András Sajó,
Işıl Karakaş,
Guido Raimondi, juges,
et de Stanley Naismith, greffier de section,
Après en avoir délibéré en chambre du conseil le 31 mai 2011,
Rend l’arrêt que voici, adopté à cette date :
PROCÉDURE
1. A l’origine de l’affaire se trouve une requête (no 71831/01) dirigée contre la République de Turquie et dont une société anonyme de droit turc, OMISSIS (« la société requérante »), avait saisi la Cour le 11 avril 2000 en vertu de l’article 34 de la Convention de sauvegarde des droits de l’homme et des libertés fondamentales (« la Convention »).
2. Par un arrêt du 2 juin 2009 (« l’arrêt au principal »), la Cour a jugé qu’en l’espèce, le transfert sans indemnisation de la propriété de la Villa Zarifi au Trésor public ne pouvait être qualifié de suffisamment prévisible et n’était, par conséquent, pas compatible avec le principe de légalité ; aussi a-t-elle conclu à la violation du droit au respect des biens de l’intéressée au regard de l’article 1 du Protocole no 1 (Günaydın Turizm Ve İnşaat Ticaret Anonim Şirketi c. Turquie, no 71831/01, §§ 106 et 107, 2 juin 2009).
3. En s’appuyant sur l’article 41 de la Convention, la société requérante réclamait, à titre principal, la restitution de la Villa Zarifi ainsi que le versement d’un montant de 5 500 000 euros (EUR), assorti d’intérêts moratoires, pour la compensation de la perte de revenus locatifs subie depuis le 16 février 1995. A titre subsidiaire, elle demandait le versement d’une indemnité équivalant à la valeur actuelle minimum du bien litigieux, soit 10 060 475 EUR, plus la somme susmentionnée relative à la perte alléguée de revenus locatifs.
En outre, la société requérante réclamait 1 000 000 EUR pour le préjudice moral qu’aurait subi son fondateur et associé principal, OMISSIS (ibidem, §§ 111-113).
4. La question de l’application de l’article 41 ne se trouvant pas en état, la Cour l’a réservée et a invité les parties à lui soumettre par écrit, dans les six mois, leurs observations sur ladite question et notamment à lui donner connaissance de tout accord auquel elles pourraient aboutir (ibidem, § 119, et point 4 du dispositif). Ce délai fut prorogé par la suite, à plusieurs reprises, compte tenu de la complexité des négociations qui s’imposaient aux fins d’un règlement à l’amiable de l’affaire.
5. Le 29 mars 2011, le Gouvernement a informé la Cour – documents officiels à l’appui – avoir abouti à un accord, aux termes duquel la propriété du bien ayant fait l’objet de l’arrêt au principal avait été transférée à la société requérante et la dette de celle-ci envers le Trésor public pour occupation illicite dudit bien (ibidem, § 36) avait été effacée.
6. Le 5 avril 2011, la Cour a reçu, de la part de la société requérante, la déclaration suivante, intitulée « Confirmation de la résolution à l’amiable du litige » :
« Dans le cadre de l’arrêt du 02.06.2009 de la Cour et en vertu de l’article 41 de la Convention relatif à la question de la satisfaction équitable, nous confirmons être parvenus à un accord, [aux termes duquel] le bien immobilier objet de notre requête nous a été restitué par le Trésor public et notre dette pour occupation indue des lieux a été annulée, et que, par conséquent, nos demandes au titre de l’article 41 de la Convention ont été satisfaites et que notre affaire est donc clôturée à l’amiable (…) »
EN DROIT
7. Depuis son arrêt au principal, la Cour a été informée que le litige a été résolu entre le Gouvernement et la société requérante, quant aux prétentions de cette dernière au titre de l’article 41 de la Convention.
Compte tenu des mesures adéquates adoptées par le Gouvernement et de la déclaration de la partie requérante, la Cour constate que l’accord en question s’analyse en un règlement amiable qui revêt assurément un caractère équitable au sens de l’article 75 § 4 de son règlement, et qui s’inspire du respect des droits de l’homme tels que les reconnaissent la Convention ou ses Protocoles (articles 37 § 1 in fine de la Convention et 62 § 3 du règlement).
8. En conséquence, la Cour en prend acte et estime approprié de rayer le restant de l’affaire de son rôle.
PAR CES MOTIFS, LA COUR, À L’UNANIMITÉ,
1. Décide de rayer le restant de l’affaire du rôle ;
2. Prend acte de l’engagement des parties de ne pas demander le renvoi de l’affaire à la Grande Chambre.
Fait en français, puis communiqué par écrit le 21 juin 2011, en application de l’article 77 §§ 2 et 3 du règlement.
Stanley Naismith Françoise Tulkens
Greffier Présidente

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