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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

AFFAIRE DI COLA c. ITALIE

Tipologia: Sentenza
Importanza: 3
Articoli: 41, P1-1
Numero: 44897/98/2005
Stato: Italia
Data: 2005-12-15 00:00:00
Organo: Sezione Terza
Testo Originale

Conclusione Violazione di P1-1; Soddisfazione equa riservata
TERZA SEZIONE
CAUSA DI COLA C. ITALIA
( Richiesta no 44897/98)
SENTENZA
STRASBURGO
15 dicembre 2005
DEFINITIVO
15/03/2006
Questa sentenza diventer� definitiva nelle condizioni definite all’articolo 44 � 2 della Convenzione. Pu� subire dei ritocchi di forma.

Nella causa di Cola c. Italia,
La Corte europea dei Diritti dell’uomo, terza sezione, riunendosi in una camera composta da:
SIGG. B.M. Zupancic, presidente,
J. Hedigan, C. B�rsan, V. Zagrebelsky, la Sig.ra A. Gyulumyan, il
Sig. Davide Th�r Bj�rgvinsson, la Sig.ra I. Ziemele, giudici,
e del Sig. V. Berger, cancelliere di sezione
Dopo avere deliberato in camera del consiglio il 24 novembre 2005,
Rende la sentenza che ha, adottata a questa data,:
PROCEDIMENTO
1. All’origine della causa si trova una richiesta (no 44897/98) diretta contro la Repubblica italiana e in cui una cittadina di questo Stato, la Sig.ra C. D. C. (“il richiedente”), ha investito la Corte il 21 novembre 1998 in virt� dell’articolo 34 della Convenzione di salvaguardia dei Diritti dell’uomo e delle Libert� fondamentali (“la Convenzione”). � deceduta il 4 maggio 2000. Con una lettera del 5 ottobre 2000, D. A., R. A., P. A., A. A., D. A. e G. A., i suoi figli ed eredi, hanno informato la cancelleria che desideravano proseguire il procedimento dinnanzi alla Corte. Il terzo richiedente � deceduto il 3 maggio 2004. Con una lettera del 25 gennaio 2005, A. M. P., F. A. ed A. A. hanno informato la cancelleria del fatto che avevano ereditato dal terzo richiedente e che desideravano costituirsi nel procedimento dinnanzi alla Corte.
2. I richiedenti sono rappresentati dal Sig. R., avvocato a L’Aquila. Il governo italiano (“il Governo”) � rappresentato dai suoi agenti successivi, rispettivamente Sigg. U. Leanza ed I.M. Braguglia ed i suoi coagenti successivi, rispettivamente. V. Esposito, F. Crisafulli e dal suo coagente aggiunto, il Sig. N. Lettieri.
3. I richiedenti adducevano in particolare un attentato ingiustificato al loro diritto al rispetto dei loro beni.
4. La richiesta � stata assegnata alla prima sezione della Corte, articolo 52 � 1 dell’ordinamento. In seno a questa, la camera incaricata di esaminare la causa, articolo 27 � 1 della Convenzione, � stata costituita conformemente all’articolo 26 � 1 dell’ordinamento.
5. Con una decisione del 29 aprile 2004 la camera ha dichiarato la richiesta ammissibile
6. Il Governo ha depositato delle osservazioni scritte sul merito della causa, ma non i richiedenti, articolo 59 � 1 dell’ordinamento.
7. Il 1 novembre 2004, la Corte ha modificato la composizione delle sue sezioni, articolo 25 � 1 dell’ordinamento. La presente richiesta � stata assegnata alla terza sezione cos� ricomposta, articolo 52 � 1.
IN FATTO
I. LE CIRCOSTANZE DELLO SPECIFICO
8. I richiedenti sono nati nel 1943, 1941, 1934, 1938, 1936, 1950, 1979 e 1983 e risiedono a Pescara.
9. I richiedenti hanno ereditato un terreno di 1093 metri quadrati ubicato a Pescara e registrato al catasto, foglio 31, appezzamento 273. Questo terreno era sottoposto ad un permesso adi espropriare in vista di costruire delle abitazioni.
10. Con un’ordinanza del 2 gennaio 1981, la municipalit� di Pescara ordin� l’occupazione di emergenza di 495 metri quadrati del terreno dei richiedenti, per un periodo massimale di tre anni, in vista della sua espropriazione a causa di utilit� pubblica.
11. Il 7 febbraio 1981, la municipalit� procedette all’occupazione materiale del terreno ed inizi� i lavori di costruzione.
12. Con un’ordinanza del 16 gennaio 1984, la municipalit� di Pescara prorog� di due anni l’occupazione di emergenza del terreno.
13. Con una decisione del 9 agosto 1985, la municipalit� di Pescara autorizz� l’occupazione di 100 metri quadrati supplementari. Questa parte del terreno fu occupata materialmente il 22 ottobre 1985.
14. Tuttavia, con una decisione del 9 gennaio 1986, il comitato regionale di controllo degli atti delle collettivit� locali, Commissione Regionale di Controllo-CO.RE.CO, di Pescara annull� suddetta decisione.
15. Con un atto notificato il 2 agosto 1989, il de cujus dei richiedenti introdusse un’azione in danno-interessi contro la municipalit� di Pescara dinnanzi al tribunale civile di Pescara.
16. Faceva valere che l’occupazione del terreno era abusiva – da una parte poich� non era stata autorizzata regolarmente, dall�altra parte poich� era proseguita al di l� del periodo autorizzato – e che i lavori di costruzione si erano conclusi senza che si fosse proceduto all’espropriazione formale del terreno ed al pagamento di un’indennit�. Inoltre, adduceva che la costruzione del lavoro pubblico aveva reso inutilizzabile la parte restante del terreno.
17. Il collocamento in stato della causa cominci� il 26 ottobre 1989.
18. Il 4 maggio 2000, il de cujus dei richiedenti decedette. In seguito, gli altri richiedenti si costituirono nel procedimento ed il giudice rinvi� la causa al 9 maggio 2001.
19. Il perito nominato dal tribunale indic� che l’occupazione del terreno aveva riguardato 893 metri quadrati e che era diventata senza titolo a contare dal 1985. Il valore del terreno a questa epoca era di 98 528 000 ITL.
20. Con un giudizio del 28 dicembre 2001 il cui testo � stato depositato alla cancelleria il 18 gennaio 2002, il tribunale di Pescara afferm� che il diritto di propriet� dei richiedenti era stato neutralizzato e c’era luogo di considerare che la propriet� del terreno era passata ab origine alla municipalit�. Dato che il trasferimento di propriet� aveva avuto luogo nella cornice di un’occupazione di terreno diventata senza titolo, il richiedente aveva diritto ai danno-interessi calcolati sulla base della legge no 662 del 1996 entrata in vigore durante il procedimento, condann� la municipalit� di Pescara a pagare ai richiedenti a titolo di danno-interessi una somma di 40 000 000 ITL per la perdita della propriet� del terreno da indicizzare di conseguenza a partire da febbraio 1986.
21. Ad una data non precisata, i richiedenti interposero appello a questo giudizio dinnanzi alla corte di appello di L’Aquila. Risulta dala pratica che il procedimento � sempre pendente in appello.
II. IL DIRITTO E LA PRATICA INTERNI PERTINENTI
a) L’occupazione di emergenza di un terreno
22. In dritto italiano, il procedimento accelerato di espropriazione permette all’amministrazione di occupare un terreno e di costruire prima dell’espropriazione. Una volta dichiarato di utilit� pubblica il lavoro da realizzare ed adottato il progetto di costruzione, l’amministrazione pu� decretare l’occupazione di emergenza delle zone da espropriare per una durata determinata che non supera cinque anni, articolo 20 della legge no 865 del 1971. Questo decreto diventa nullo se l’occupazione materiale del terreno non ha luogo nei tre seguenti mesi la sua promulgazione. Prima della fine del periodo di occupazione autorizzata, un decreto di espropriazione formale deve essere preso.
23. L’occupazione autorizzata di un terreno d� diritto ad un’indennit� di occupazione. La Corte costituzionale ha riconosciuto, nella sua sentenza no 470 del 1990, un diritto di accesso immediato ad un tribunale ai fini di richiedere l’indennit� di occupazione appena il terreno � occupato materialmente, senza bisogno di aspettare che l’amministrazione proceda ad un’offerta di indennizzo.
b) Il principio dell’espropriazione indiretta (“occupazione acquisitiva” o “accessione invertita”)
24. Negli anni 1970, parecchie amministrazioni locali procedettero ad occupazioni di emergenza di terreni che non furono seguite da decreti di espropriazione. Le giurisdizioni italiane si trovarono di fronte a casi in cui il proprietario di un terreno aveva perso di facto la disponibilit� di questo in ragione dell’occupazione e del compimento di lavori di costruzione di un lavoro pubblico. Restava da sapere se, semplicemente per effetto dei lavori effettuati, l’interessato aveva perso anche la propriet� terreno.
1. La giurisprudenza prima della sentenza no 1464 del 1983 della Corte di cassazione
25. La giurisprudenza era molto divisa sul punto di sapere quale erano gli effetti della costruzione di un lavoro pubblico su un terreno occupato illegalmente. Per occupazione illegale, bisogna intendere un’occupazione illegale ab initio, o un’occupazione inizialmente autorizzata e diventata in seguito senza titolo, essendo stato annullato il titolo o proseguendo l’occupazione al di l� della scadenza autorizzata senza che un decreto di espropriazione fosse intervenuto.
26. Secondo una prima giurisprudenza, il proprietario del terreno occupato dall’amministrazione non perdeva la propriet� terreno dopo il completamento del lavoro pubblico. Tuttavia, non poteva chiedere una rimessa in stato del terreno e poteva impegnare unicamente un’azione in danni ed interessi per occupazione abusiva, non sottoposta ad un termine di prescrizione poich� l’illegalit� derivante dall’occupazione era permanente. L’amministrazione poteva adottare in ogni momento una decisione formale di espropriazione; in questo caso, l’azione in danno-interessi si trasformava in controversia riguardante l’indennit� di espropriazione ed i danno-interessi erano dovuti solamente per il periodo anteriore al decreto di espropriazione per il non-godimento del terreno (vedere, tra altri, le sentenze della Corte di cassazione no 2341 del 1982, no 4741 di 1981, no 6452 e no 6308 del 1980).
27. Secondo una seconda giurisprudenza, il proprietario del terreno occupato dall’amministrazione non perdeva la propriet� del terreno e poteva chiederne la rimessa in stato, quando l’amministrazione aveva agito senza che ci fosse stata utilit� pubblica (vedere, per esempio, Corte di cassazione, sentenza no 1578 del 1976, sentenza no 5679 del 1980).
28. Secondo una terza giurisprudenza, il proprietario del terreno occupato dall’amministrazione perdeva automaticamente la propriet� terreno nel momento della trasformazione irreversibile del bene, ovvero nel momento del completamento del lavoro pubblico. L’interessato aveva il diritto di chiedere dei danno-interessi (vedere la sentenza no 3243 del 1979 della Corte di cassazione).
2. La sentenza no 1464 del 1983 della Corte di cassazione
29. Con una sentenza del 16 febbraio 1983, la Corte di cassazione, deliberando in camere riunite, risolse il conflitto di giurisprudenza ed adott� la terza soluzione. Cos� fu consacrato il principio dell’espropriazione indiretta, accessione invertita od occupazione acquisitiva. In virt� di questo principio, il potere pubblico acquista ab origine la propriet� di un terreno senza procedere ad un’espropriazione formale quando, dopo l’occupazione del terreno, ed a prescindere dalla legalit� dell’occupazione, il lavoro pubblico � stato realizzato. Quando l’occupazione � ab initio senza titolo, il trasferimento di propriet� ha luogo nel momento del completamento del lavoro pubblico. Quando l’occupazione del terreno � stata autorizzata inizialmente, il trasferimento di propriet� ha luogo alla scadenza del periodo di occupazione autorizzata. Nella stessa sentenza, la Corte di cassazione precis� che, in ogni caso di espropriazione indiretta, l’interessato ha diritto ad un risarcimento integrale, del terreno avendo avuto luogo senza titolo l’acquisizione. Questo risarcimento non � versato tuttavia, automaticamente; incombe sull’interessato di richiedere dei danno-interessi. Inoltre, il diritto a risarcimento � abbinato al termine di prescrizione contemplata in caso di responsabilit� da delitto, ovvero cinque anni, che cominciano a decorrere dal momento della trasformazione irreversibile del terreno.
3. La giurisprudenza dopo la sentenza no 1464 del 1983 della Corte di cassazione
a) La prescrizione
30. In un primo tempo, la giurisprudenza considerava che nessuno termine di prescrizione doveva applicarsi, poich� l’occupazione senza titolo del terreno costituiva un atto illegale continuo. La Corte di cassazione, nella sua sentenza no 1464 del 1983, afferm� che il diritto a risarcimento era sottoposto ad un termine di prescrizione di cinque anni. In seguito, la prima sezione della Corte di cassazione afferm� che un termine di prescrizione di dieci anni doveva applicarsi, sentenze no 7952 di 1991 e no 10979 del 1992. Con una sentenza del 22 novembre 1992, la Corte di cassazione deliberando in camere riunite ha troncato definitivamente la questione, stimando che il termine di prescrizione � di cinque anni e che comincia a decorrere dal momento della trasformazione irreversibile del terreno.
b) La sentenza no 188 del 1995 della Corte costituzionale
31. In questa sentenza, la Corte costituzionale ha giudicato compatibile con la Costituzione il principio dell’espropriazione indiretta, nella misura in cui questo principio si � radicato in una disposizione legislativa, ovvero l’articolo 2043 del codice civile che regola la responsabilit� da delitto. Secondo questa sentenza, il fatto che l’amministrazione diventi proprietaria di un terreno traendo utile dal suo comportamento illegale non d� nessun problemi sul piano costituzionale, poich� l’interesse pubblico, ovvero la conservazione del lavoro pubblico, prevale sull’interesse dell’individuo, e dunque sul diritto di propriet� di questo ultimo. La Corte costituzionale ha giudicato compatibile con la Costituzione l’applicazione all’azione in risarcimento del termine di prescrizione di cinque anni, come previsto dall’articolo 2043 del codice civile per responsabilit� da delitto.
c) Caso di mancata applicazione del principio dell’espropriazione indiretta
32. Gli sviluppi della giurisprudenza mostrano che il meccanismo con il quale la costruzione di un lavoro pubblico provoca il trasferimento di propriet� del terreno a favore dell’amministrazione conosce delle eccezioni.
33. Nella sua sentenza no 874 del 1996, il Consiglio di stato ha affermato che non c’� espropriazione indiretta quando le decisioni dell’amministrazione ed il decreto di occupazione di emergenza sono state annullate dalle giurisdizioni amministrative; se cos� non fosse, la decisione giudiziale sarebbe svuotata di sostanza.
34 Nella sua sentenza no 1907 del 1997, la Corte di cassazione deliberando in camere riunite ha affermato che l’amministrazione non diventa proprietaria di un terreno quando le decisioni che ha adottato e la dichiarazione di utilit� pubblica devono essere considerat4 come nulli ab initio. In questo caso, l’interessato mantiene la propriet� dal terreno e pu� chiedere la restitutio in integrum. Pu�, come alternativa, chiedere dei danno-interessi. L’illegalit� in questi casi ha un carattere permanente e nessuno termine di prescrizione viene applicato.
35. Nella sentenza no 6515 del 1997, la Corte di cassazione deliberanodo in camere riunite ha affermato che non c’� trasferimento di propriet� quando la dichiarazione di utilit� pubblica � stata annullata dalle giurisdizioni amministrative. In questo caso, il principio dell’espropriazione indiretta non si applica dunque. L’interessato mantenendo la propriet� dal terreno, ha la possibilit� di chiedere la restitutio in integrum. L’introduzione di una domanda in danno-interessi provoca una rinuncia alla restitutio in integrum. Il termine di prescrizione di cinque anni comincia a decorrere dal momento in cui la decisione del giudice amministrativo diventa definitiva.
36. Nella sentenza no 148 del 1998, la prima sezione della Corte di cassazione ha seguito la giurisprudenza delle camere riunite e ha affermato che il trasferimento di propriet� per effetto dell’espropriazione indiretta non ha luogo quando la dichiarazione di utilit� pubblica alla quale il progetto di costruzione era abbinato � stata considerata come invalida ab initio.
37. Nella sentenza no 5902 del 2003, la Corte di cassazione in camere riunite ha riaffermato che non c’� trasferimento di propriet� in mancanza di dichiarazione di utilit� pubblica valida.
38. Conviene confrontare questa giurisprudenza con la legge no 458 del 1988 e col Repertorio delle disposizioni sull’espropriazione, entrati in vigore il 30 giugno 2003, paragrafo 46 sotto.
4. La legge no458 del 27 ottobre 1988
39. Ai termini dell’articolo 3 di questa legge, “Il proprietario di un terreno, utilizzato per la costruzione di edifici pubblici e di case popolari, ha diritto al risarcimento del danno subito, in seguito ad un’espropriazione dichiarata illegale tramite una decisione passata in forza di cosa giudicata, ma non pu� pretendere alla restituzione del suo bene. Ha anche dritto, ne pi� del risarcimento del danno, alle somme dovute in ragione del deprezzamento monetario ed a queste menzionate all’articolo 1224 � 2 del codice civile e questo a contare dal giorno dell’occupazione illegale.”
40. Interpretando l’articolo 3 della legge di 1988, la Corte costituzionale, nella sua sentenza del 12 luglio 1990 (n� 384), ha considerato: “Con la disposizione attaccata, il legislatore, tra gli interessi dei proprietari dei terreni – ottenere in caso di espropriazione illegale la restituzione dei terreni – e l’interesse pubblico – concretizzato dalla destinazione di questi beni alle finalit� di costruzioni residenziali pubbliche alle condizioni favorevoli o convenzionate – ha dato la precedenza a questo ultimo interesse.”
5. L’importo del risarcimento in caso di espropriazione indiretta
41. Secondo la giurisprudenza di 1983 della Corte di cassazione in materia di espropriazione indiretta, un risarcimento integrale del danno subito, sotto forma di danno-interessi per la perdita del terreno, era dovuta all’interessato in compenso della perdita di propriet� che provoca l’occupazione illegale.
42. La legge di bilancio del 1992, articolo 5 bis della decreto-legge no 333 del 11 luglio 1992, modific� questa giurisprudenza, nel senso che l’importo dovuto in caso di espropriazione indiretta non poteva superare l’importo dell’indennit� contemplata per il caso di un’espropriazione formale. Con la sentenza no 369 del 1996, la Corte costituzionale dichiar� incostituzionale questa disposizione.
43. In virt� della legge di bilancio no 662 del 1996 che segu� la disposizione dichiarata incostituzionale, l’indennizzo integrale non poteva essere accordato per un’occupazione di terreno che aveva avuto luogo prima del 30 settembre 1996. In questa ottica, l’indennizzo equivaleva all’importo dell’indennit� contemplata nel caso di un’espropriazione formale, nell’ipotesi pi� favorevole al proprietario, mediante un aumento del 10%.
44. Con la sentenza no 148 del 30 aprile 1999, la Corte costituzionale ha giudicato simile indennit� compatibile con la Costituzione. Tuttavia, nella stessa sentenza, la Corte ha precisato che un’indennit� integrale, a concorrenza del valore venale del terreno, pu� essere richiesta quando l’occupazione e la privazione del terreno non hanno avuto luogo a causa di utilit� pubblica.
6. La giurisprudenza dopo le sentenze della Corte del 30 maggio 2000 nelle cause Belvedere Alberghiera e Carbonara e Ventura
45. Con le sentenze no 5902 e 6853 del 2003, la Corte di cassazione in camere riunite si � pronunciata di nuovo sul principio dell’espropriazione indiretta, facendo riferimento alle due sentenze precitate della Corte.
46. Alla vista della constatazione di violazione dell’articolo 1 del protocollo no 1 nelle cause sopra, la Corte di cassazione ha affermato che il principio dell’espropriazione indiretta sostiene un ruolo importante nella cornice del sistema giuridico italiano e che � compatibile con la Convenzione.
47. Pi� specificamente, la Corte di cassazione-dopo avere analizzato la storia del principio dell’espropriazione indiretta – ha detto che in materia dell’uniformit� della giurisprudenza, il principio dell’espropriazione indiretta deve essere considerato come pienamente “prevedibile” a contare del 1983. Per questo fatto, l’espropriazione indiretta deve essere considerata come rispettosa del principio di legalit�. In quanto alle occupazioni di terreno che hanno luogo senza dichiarazione di utilit� pubblica, la Corte di cassazione ha affermato che queste non sono atte a trasferire la propriet� del bene allo stato. In quanto all’indennizzo, la Corte di cassazione ha affermato che, anche se � inferiore al danno subito dall’interessato, ed in particolare al valore del terreno, l’indennizzo dovuto in caso di espropriazione indiretta � sufficiente per garantire un “giusto equilibrio” tra le esigenze dell’interesse generale della comunit� e gli imperativi della salvaguardia dei diritti fondamentali dell’individuo.
48. Investito di un ricorso in esecuzione di una decisione giudiziale definitiva che annulla la dichiarazione di utilit� pubblica riguardante un procedimento di espropriazione, vista la domanda della parte richiesta che tende ad ottenere la restituzione del terreno occupato e trasformato nel frattempo, il Consiglio di stato, nella sua sentenza no 2/2005 del 29 aprile 2005 resa in seduta plenaria, si � pronunciato sul punto di sapere se la trasformazione irreversibile di suddetto terreno in seguito alla costruzione del lavoro “pubblico” poteva costituire una ragione di diritto che impedisce la restituzione del terreno. Il Consiglio di stato ha risposto negativamente. Ci� facendo, ha:
a) riconosciuto che il principio giurisprudenziale dell’espropriazione indiretta � inadempiente in quanto al bisogno di sicurezza giuridica, per ci� che riguarda tra altri il punto di sapere in quale data il lavoro pubblico deve essere considerato come “realizzato” e dunque in quale data ci sia stato trasferimento di propriet� a favore dello stato;
b) reso omaggio alla giurisprudenza della Corte, ed in particolare alla sentenza Belvedere Alberghiera Srl c. Italia, affermando che, a fronte di una domanda di restituzione di un bene illegalmente occupato e trasformato, il lavoro realizzato dalle autorit� pubbliche non pu�, in quanto tale, costituire un ostacolo assoluto alla restituzione,;
c) interpretato l’articolo 43 del Repertorio, paragrafo 46 sotto, nel senso in cui la non-restituzione di un terreno pu� essere ammessa solamente in casi eccezionali, ovvero quando l’amministrazione invoca un interesse pubblico particolarmente contrassegnato dalla conservazione del lavoro;
d) affermato, in questo contesto, che l’espropriazione indiretta non potrebbe costituire un’alternativa (“una mera alternativa”) ad un procedimento di espropriazione in buona e dovuta forma.
7. Il Repertorio delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione a causa di utilit� pubblica, qui di seguito “il Repertorio,
49. Il 30 giugno 2003 � entrato in vigore il Decreto Presidenziale no 327 del 8 giugno 2001, modificato dal Decreto legislativo no 302 del 27 dicembre 2002, e che regola il procedimento di espropriazione. Il Repertorio codifica le disposizioni e la giurisprudenza esistenti in materia. In particolare, codifica il principio dell’espropriazione indiretta. Il Repertorio che non si applica ai casi di occupazione sopraggiunti anteriormente al 1996 e non si applica dunque nello specifico, si � sostituito, a partire dalla sua entrata in vigore, all’insieme della legislazione di espropriazione della giurisprudenza precedente in materia.
50. Al suo articolo 43, il Repertorio contempla che in mancanza di un decreto di espropriazione, o in mancanza di dichiarazione di utilit� pubblica, un terreno trasformato in seguito alla realizzazione di un lavoro pubblico � acquisito al patrimonio dell’autorit� che l’ha trasformato; dei danno-interessi sono accordati in compenso. L’autorit� pu� acquisire un bene anche quando o il piano di urbanistica o la dichiarazione di utilit� pubblica sono stati annullati. Il proprietario pu� chiedere al giudice la restituzione del terreno. L’autorit� in causa si pu� opporre. Quando il giudice decide di non ordinare la restituzione del terreno, il proprietario ha diritto ad un risarcimento.
IN DIRITTO
I. SULLA VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO NO 1
51. I richiedenti si lamentano di essere stati privati del loro terreno in modo incompatibile con l’articolo 1 del Protocollo no 1. Fanno valere che il loro terreno � stato occupato in modo abusiva e costruisce nella mancanza di un’ordinanza di espropriazione e che hanno ricevuto un’indennit� insufficiente e calcolata in funzione della legge no 662 del 1996. Secondo essi, questa situazione ha recato offesa al loro diritto al rispetto dei loro beni garantiti all’articolo 1 del Protocollo no 1, cos� redatto,:
“Ogni persona fisica o giuridica ha diritto al rispetto dei suoi beni. Nessuno pu� essere privato della sua propriet� se non a causa di utilit� pubblica e nelle condizioni previste dalla legge e dai principi generali del diritto internazionale.
Le disposizioni precedenti non recano offesa al diritto che possiedono gli Stati di mettere in vigore le leggi che giudicano necessarie per regolamentare l’uso dei beni conformemente all’interesse generale o per garantire il pagamento delle imposte o di altri contributi o delle multe. “
A. Tesi delle parti
1. I richiedenti
52. Per il richiedente vi � stata perdita totale di padronanza del terreno senza ordinanza di espropriazione n� indennizzo cos� che si ritorna in sostanza ad un’espropriazione di fatto.
2. Il Governo
53. Il Governo fa osservare che nel caso specifico, si tratta di un’occupazione “sine titulo”, fondata su una dichiarazione di utilit� pubblica. Ammette che il procedimento di espropriazione non � stato messo in opera nei termini previsti dalla legge, nella misura in cui l’ordinanza di espropriazione � senza effetto. Ad ogni modo, i richiedenti sono stati privati del loro bene per effetto della realizzazione dei lavori pubblici, e della trasformazione irreversibile del terreno che questi hanno provocato. Questa privazione di bene � solamente la conseguenza del principio dell’espropriazione indiretta, applicata, nello specifico, con le giurisdizioni nazionali.
54. Il Governo sostiene che questa situazione � conforme all’articolo 1 del Protocollo no 1.
55. Primariamente, ci sarebbe utilit� pubblica, il che non � stato rimesso in causa dalle giurisdizioni nazionali.
56. Secondariamente, la privazione del bene come risulta dell’espropriazione indiretta sarebbe “contemplata dalla legge.” Secondo il Governo, il principio dell’espropriazione indiretta deve essere considerato come facente parte del diritto positivo a contare al pi� tardi dalla sentenza della Corte di cassazione no 1464 del 1983. La giurisprudenza ulteriore avrebbe confermato questo principio ed avrebbe precisato certi aspetti della sua applicazione e, inoltre, questo principio sarebbe stato riconosciuto dalla legge no 458 del 27 ottobre 1988 e con la legge di bilancio no 662 del 1996.
57. Il Governo conclude che a partire dal 1983, le regole dell’espropriazione indiretta erano perfettamente prevedibili, chiare ed accessibili a tutti i proprietari di terreni.
58. In quanto alla qualit� della legge, il Governo chiede alla Corte di dichiarare che il meccanismo dell’espropriazione indiretta che si basa su una dichiarazione di illegalit� da parte del giudice, � conforme all’articolo 1 del Protocollo no 1.
59. Il Governo definisce l’espropriazione indiretta come il risultato di un’interpretazione sistematica da parte del giudice di principi esistenti, che tende a garantire che l’interesse generale prevalga sull’interesse degli individui, quando il lavoro pubblico � stato realizzato (trasformazione del terreno) e che questo risponda all’utilit� pubblica.
60. Trattandosi della condizione di utilit� pubblica, il Governo sottolinea che la giurisprudenza si � evoluta nel senso del non applicazione del principio dell’espropriazione indiretta quando la dichiarazione di utilit� pubblica � stata annullata. Di questo fatto, invita la Corte a fare una distinzione tra le situazioni di illegalit� con dichiarazione di utilit� pubblica di queste senza dichiarazione di utilit� pubblica.
61. In quanto all’indennizzo, il Governo osserva che secondo la giurisprudenza del 1983 della Corte di cassazione in materia di espropriazione indiretta, in compenso delle irregolarit� commesse dalla municipalit�, questa � tenuta ad indennizzare integralmente l’individuo. Per�, il Governo sostiene che l’indennizzo da accordare pu� essere inferiore al danno subito dall’interessato, visto che l’espropriazione indiretta risponde ad un interesse collettivo e che l’illegalit� commessa dalla municipalit� riguarda solamente la forma, ossia una trasgressione alle regole che presiedono al procedimento amministrativo.
62. In quanto all’indennizzo ottenuto dai richiedenti, il Governo ammette che i richiedenti non sono stati indennizzati interamente e che, per effetto della legge no 662 del 1996, l’indennit� accordata � inferiore al valore del terreno.
63. Tuttavia, visto che l’espropriazione indiretta risponde ad un interesse collettivo, il Governo sostiene che l’importo dell’indennit� in causa rientra nel margine di valutazione lasciata agli Stati per fissare un indennizzo che sia ragionevolmente in rapporto col valore del bene. A questo riguardo, il Governo sostiene che l’indennit� come plafonata dalla legge in causa � in ogni caso superiore a quella che sarebbe stata accordata se l’espropriazione fosse stata regolare, l’espropriazione indiretta � in ogni caso vantaggiosa per gli interessati.
64. Alla luce di queste considerazioni, il Governo conclude che il giusto equilibrio � stato rispettato.
B. Valutazione della Corte
65. La Corte ricorda al primo colpo che il procedimento dinnanzi alle giurisdizioni interne � sempre pendente in seconda istanza.
66. Le parti si accordano per dire che c’� stata “privazione di propriet�.”
67. La Corte ricorda che, per determinare se c’� stata privazione dei beni al senso della seconda frase del primo capoverso dell’articolo 1 del Protocollo no 1, bisogna esaminare non solo se ci sono state spodestamento o espropriazione formale, ma ancora guardare al di l� delle apparenze ed analizzare la realt� della situazione controversa. Mirando la Convenzione a proteggere dei diritti “concreti ed effettivi”, importa ricercare se suddetta situazione equivale ad un’espropriazione di fatto (Sporrong e L�nnroth c. Svezia, sentenza del 23 settembre 1982, serie A no 52, pp. 24-25, � 63).
68. Ricorda che l’articolo 1 del Protocollo no 1 esige, innanzitutto e soprattutto, che un’ingerenza dell’autorit� pubblica nel godimento del diritto al rispetto dei beni sia legale. La preminenza del diritto, uno dei principi fondamentali di una societ� democratica, � inerente all’insieme degli articoli della Convenzione (Iatridis c. Grecia [GC], no 31107/96, � 58, CEDH 1999-II). Il principio di legalit� notifica l’esistenza di norme di diritto interno sufficientemente accessibili, precise e prevedibili (Hentrich c. Francia, sentenza del 22 settembre 1994, serie A no 296-a, pp. 19-20, � 42, e Lithgow ed altri c. Regno Unito, sentenza del 8 luglio 1986, serie A no 102, p. 47, � 110).
69. La Corte resta convinta che l’esistenza, in quanto tale, di una base legale non basta a soddisfare al principio di legalit� e stima utile di propendersi sulla domanda della qualit� della legge.
70. La Corte prende nota dell’evoluzione giurisprudenziale che ha condotto all’elaborazione del principio dell’espropriazione indiretta. Rileva anche che questo principio � stato trasposto nei testi di legge, come la legge no 458 del 1988, e, ultimamente, nel Repertorio delle disposizioni in materia di espropriazione. Essendo cos�, la Corte non perde di vista le applicazioni contraddittorie rilevate nella cronistoria della giurisprudenza, e nota anche delle contraddizioni tra la giurisprudenza ed i suddetti testi di legge. Questo punto di vista � stato adottato dal Consiglio di stato del resto, paragrafo 48 sopra che, nella sua sentenza no 2 di 2005 resa in seduta plenaria, ha riconosciuto che il principio giurisprudenziale dell’espropriazione indiretta non ha mai dato adito a regolamentazione stabile, completa e prevedibile.
71. Inoltre, la Corte constata che, in ogni caso, l’espropriazione indiretta tende ad interinare una situazione che di fatto deriva delle illegalit� commesse dall’amministrazione, mira a regolare le conseguenze per l’individuo e l’amministrazione, e permette a questa ultima di trarre utile dal suo comportamento illegale. Che sia in virt� di un principio giurisprudenziale o di un testo di legge come l’articolo 43 del Repertorio, l’espropriazione indiretta non potrebbe dunque costituire un’alternativa ad un’espropriazione in buona e dovuta forma (vedere, su questo punto anche, la posizione del Consiglio di stato, al paragrafo 48 sopra).
72. Ad ogni modo, la Corte � chiamata a verificare se il modo di cui il diritto interno � interpretato ed applicato prodotto degli effetti conformi ai principi della Convenzione.
73. La Corte constata che nello specifico i richiedenti hanno perso la padronanza del terreno che � stato occupato nel 1981 e che � stato trasformato in modo irreversibile nel 1982. Secondo il tribunale di Pescara l’occupazione � diventata senza titolo a contare dal 1985 e, in questa stessa data, i richiedenti sono stati privati del loro bene. Il procedimento, pendente in appello, riguarda in particolare la domanda di sapere se la municipalit� di Pescara pu� essere tenuta per responsabile della situazione denunciata.
74. A difetto di un atto formale di trasferimento di propriet�, ed in mancanza di un giudizio nazionale dichiarante che un tale trasferimento deve passare per avendo avuto luogo, Carbonara e Ventura, precitato, � 80, e chiarendo una volta per tutte le circostanze esatte da questo, la Corte stima che la perdita di ogni padronanza del terreno in questione, combinata con l’impossibilit� fino ad ora di ovviare alla situazione incriminata, ha generato delle conseguenze abbastanza gravi per le quali i richiedenti hanno subito un’espropriazione di fatto incompatibile col loro diritto al rispetto dei loro beni, Papamichalopoulos ed altri c. Grecia, sentenza del 24 giugno 1993, serie A no 260-B, � 45, e non conforme al principio di preminenza del diritto.
75. In conclusione � ci stata violazione dell’articolo 1 del Protocollo no 1.
II. SULL’APPLICAZIONE DELL’ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
76. Ai termini dell’articolo 41 della Convenzione,
“Se la Corte dichiara che c’� stata violazione della Convenzione o dei suoi Protocolli, e se il diritto interno dell’Alta Parte contraente permette di cancellare solo imperfettamente le conseguenze di questa violazione, la Corte accorda alla parte lesa, se c’� luogo, una soddisfazione equa. “
77. I richiedenti sollecitano il versamento di un’indennit� di 408 043,47 EUR a titolo del danno materiale, corrispondente al valore venale del terreno controverso rivalutato ed abbinato ad interessi.
78. I richiedenti chiedono il versamento di un’indennit� di 91 956, 53 EUR a titolo di danno morale.
79. Infine, i richiedenti richiedono 25 000,00 EUR a titolo di rimborso degli oneri incorsi dinnanzi alla Corte, senza valutarli tuttavia.
80. In quanto al danno materiale, il Governo osserva al primo colpo che i richiedenti non possono aspirare ad un risarcimento integrale del danno e contesta l’applicazione al caso di specifico del metodo utilizzato dalla Corte nella causa Carbonara e Ventura c. Italia (, soddisfazione equa, no 24638/94, 11 dicembre 2003).
81. Per di pi�, il Governo fa valere che la somma chiesta dai richiedenti � eccessiva.
82. In quanto al danno morale, il Governo fa valere che questo dipende dalla durata eccessiva del procedimento dinnanzi alle giurisdizioni nazionali. Di conseguenza, sostiene che il versamento di una qualsiasi somma a titolo di indennizzo del danno morale � subordinato all’esaurimento del rimedio Pinto.
83. In pi�, sottolinea che la somma chiesta dai richiedenti � eccessiva e che questi ultimi hanno quantificato una tale indennit� in modo vago ed impreciso.
84. Infine, in quanto agli oneri del procedimento a Strasburgo, il Governo arguisce che i richiedenti non hanno valutato le loro pretese e che ad ogni modo la somma chiesta � eccessiva.
85. La Corte stima che la questione dell’applicazione dell’articolo 41 non si trova in stato. Perci�, la riserva e fisser� il procedimento ulteriore, tenuto conto della possibilit� che il Governo ed i richiedenti giungano ad un accordo.
PER QUESTI MOTIVI, LA CORTE, ALL’UNANIMIT�,
1. Stabilisce che c’� stata violazione dell’articolo 1 del Protocollo no 1;
2. Stabilisce che la questione dell’applicazione dell’articolo 41 della Convenzione non si trova in stato;
perci�,
a) la riserva per intero;
b) invita il Governo ed il richiedente ad indirizzarle per iscritto, nel termine di tre mesi a contare dal giorno in cui la sentenza sar� diventata definitiva conformemente all’articolo 44 � 2 della Convenzione, le loro osservazioni su questa questione ed in particolare a darle cognizione di ogni accordo al quale potrebbero arrivare;
c) riserva il procedimento ulteriore e delega al presidente della camera la cura di fissarlo all’occorrenza.
Fatto in francese, comunicato poi per iscritto il 15 dicembre 2005 in applicazione dell’articolo 77 �� 2 e 3 dell’ordinamento.
Vincent Pastore Bo�tjan Sig. Zupancic
Cancelliere Presidente

Testo Tradotto

Conclusion Violation de P1-1 ; Satisfaction �quitable r�serv�e
TROISI�ME SECTION
AFFAIRE DI COLA c. ITALIE
(Requ�te no 44897/98)
ARR�T
STRASBOURG
15 d�cembre 2005
D�FINITIF
15/03/2006
Cet arr�t deviendra d�finitif dans les conditions d�finies � l�article 44 � 2 de la Convention. Il peut subir des retouches de forme.

En l�affaire di Cola c. Italie,
La Cour europ�enne des Droits de l�Homme (troisi�me section), si�geant en une chambre compos�e de :
MM. B.M. Zupancic, pr�sident,
J. Hedigan,
C. B�rsan,
V. Zagrebelsky,
Mme A. Gyulumyan,
M. David Th�r Bj�rgvinsson,
Mme I. Ziemele, juges,
et de M. V. Berger, greffier de section
Apr�s en avoir d�lib�r� en chambre du conseil le 24 novembre 2005,
Rend l�arr�t que voici, adopt� � cette date :
PROC�DURE
1. A l�origine de l�affaire se trouve une requ�te (no 44897/98) dirig�e contre la R�publique italienne et dont une ressortissante de cet Etat, Mme C. D. C. (� la requ�rante �), a saisi la Cour le 21 novembre 1998 en vertu de l�article 34 de la Convention de sauvegarde des Droits de l�Homme et des Libert�s fondamentales (� la Convention �). Elle est d�c�d�e le 4 mai 2000. Par une lettre du 5 octobre 2000, D. A., R. A., P. A., A. A., D. A. et G. A., ses enfants et h�ritiers, ont inform� le greffe qu�ils souhaitaient poursuivre la proc�dure devant la Cour. Le troisi�me requ�rant est d�c�d� le 3 mai 2004. Par une lettre du 25 janvier 2005, A. M. P., Fabio A. et A. A. ont inform� le greffe de ce qu�ils avaient h�rit� du troisi�me requ�rant et qu�ils souhaitaient se constituer dans la proc�dure devant la Cour.
2. Les requ�rants sont repr�sent�s par Me R., avocat � L�Aquila. Le gouvernement italien (� le Gouvernement �) est repr�sent� par ses agents successifs, respectivement MM. U. Leanza et I.M. Braguglia et ses coagents successifs, respectivement. V. Esposito, F. Crisafulli et par son coagent adjoint, M. N. Lettieri.
3. Les requ�rants all�guaient en particulier une atteinte injustifi�e � leur droit au respect de leurs biens.
4. La requ�te a �t� attribu�e � la premi�re section de la Cour (article 52 � 1 du r�glement). Au sein de celle-ci, la chambre charg�e d�examiner l�affaire (article 27 � 1 de la Convention) a �t� constitu�e conform�ment � l�article 26 � 1 du r�glement.
5. Par une d�cision du 29 avril 2004 la chambre a d�clar� la requ�te recevable
6. Le Gouvernement a d�pos� des observations �crites sur le fond de l�affaire, mais non les requ�rants (article 59 � 1 du r�glement).
7. Le 1er novembre 2004, la Cour a modifi� la composition de ses sections (article 25 � 1 du r�glement). La pr�sente requ�te a �t� attribu�e � la troisi�me section ainsi remani�e (article 52 � 1).
EN FAIT
I. LES CIRCONSTANCES DE L�ESP�CE
8. Les requ�rants sont n�s en 1943, 1941, 1934, 1938, 1936, 1950, 1979 et 1983 et r�sident � Pescara.
9. Les requ�rants ont h�rit� d�un terrain de 1093 m�tres carr�s sis � Pescara et enregistr� au cadastre, feuille 31, parcelle 273. Ce terrain �tait soumis � un permis d�exproprier en vue de construire des habitations.
10. Par un arr�t� du 2 janvier 1981, la municipalit� de Pescara ordonna l�occupation d�urgence de 495 m�tres carr�s du terrain des requ�rants, pour une p�riode maximale de trois ans, en vue de son expropriation pour cause d�utilit� publique.
11. Le 7 f�vrier 1981, la municipalit� proc�da � l�occupation mat�rielle du terrain et entama les travaux de construction.
12. Par un arr�t� du 16 janvier 1984, la municipalit� de Pescara prorogea de deux ans l�occupation d�urgence du terrain.
13. Par une d�cision du 9 ao�t 1985, la municipalit� de Pescara autorisa l�occupation de 100 m�tres carr�s suppl�mentaires. Cette partie du terrain fut mat�riellement occup�e le 22 octobre 1985.
14. Toutefois, par une d�cision du 9 janvier 1986, le comit� r�gional de contr�le des actes des collectivit�s locales (Commissione Regionale di Controllo � CO.RE.CO) de Pescara annula ladite d�cision.
15. Par un acte notifi� le 2 ao�t 1989, la de cujus des requ�rants introduisit une action en dommages-int�r�ts � l�encontre de la municipalit� de Pescara devant le tribunal civil de Pescara.
16. Elle faisait valoir que l�occupation du terrain �tait abusive – d�une part puisqu�elle n�avait pas �t� r�guli�rement autoris�e, d�autre part puisqu�elle s��tait poursuivie au-del� de la p�riode autoris�e – et que les travaux de construction s��taient termin�s sans qu�il f�t proc�d� � l�expropriation formelle du terrain et au paiement d�une indemnit�. En outre, elle all�guait que la construction de l�ouvrage public avait rendu inutilisable la partie restante du terrain.
17. La mise en �tat de l�affaire commen�a le 26 octobre 1989.
18. Le 4 mai 2000, la de cujus des requ�rants d�c�da. Par la suite, les autres requ�rants se constitu�rent dans la proc�dure et le juge remit l�affaire au 9 mai 2001.
19. L�expert nomm� par le tribunal indiqua que l�occupation du terrain avait concern� 893 m�tres carr�s et qu�elle �tait devenue sans titre � compter de 1985. La valeur du terrain � cette �poque �tait de 98 528 000 ITL.
20. Par un jugement du 28 d�cembre 2001, dont le texte a �t� d�pos� au greffe le 18 janvier 2002, le tribunal de Pescara affirma que le droit de propri�t� des requ�rants avait �t� neutralis� et il y avait lieu de consid�rer que la propri�t� du terrain �tait pass�e ab origine � la municipalit�. Etant donn� que le transfert de propri�t� avait eu lieu dans le cadre d�une occupation de terrain devenue sans titre, la requ�rante avait droit � des dommages-int�r�ts calcul�s sur la base de la loi no 662 de 1996, entr�e en vigueur en cours de proc�dure.Par cons�quent il condamna la municipalit� de Pescara � payer aux requ�rants au titre de dommages-int�r�ts une somme de 40 000 000 ITL pour la perte de la propri�t� du terrain � indexer � partir de f�vrier 1986.
21. A une date non pr�cis�e, les requ�rants interjet�rent appel de ce jugement devant la cour d�appel de L�Aquila. Il ressort du dossier que la proc�dure est toujours pendante en appel.
II. LE DROIT ET LA PRATIQUE INTERNES PERTINENTS
A. L�occupation d�urgence d�un terrain
22. En droit italien, la proc�dure acc�l�r�e d�expropriation permet � l�administration d�occuper un terrain et d�y construire avant l�expropriation. Une fois l�ouvrage � r�aliser d�clar� d�utilit� publique et le projet de construction adopt�, l�administration peut d�cr�ter l�occupation d�urgence des zones � exproprier pour une dur�e d�termin�e n�exc�dant pas cinq ans (article 20 de la loi no 865 de 1971). Cet arr�t� devient caduc si l�occupation mat�rielle du terrain n�a pas lieu dans les trois mois suivant sa promulgation. Avant la fin de la p�riode d�occupation autoris�e, un arr�t� d�expropriation formelle doit �tre pris.
23. L�occupation autoris�e d�un terrain donne droit � une indemnit� d�occupation. La Cour constitutionnelle a reconnu, dans son arr�t no 470 de 1990, un droit d�acc�s imm�diat � un tribunal aux fins de r�clamer l�indemnit� d�occupation d�s que le terrain est mat�riellement occup�, sans besoin d�attendre que l�administration proc�de � une offre d�indemnisation.
B. Le principe de l�expropriation indirecte (� occupazione acquisitiva � ou � accessione invertita �)
24. Dans les ann�es 1970, plusieurs administrations locales proc�d�rent � des occupations d�urgence de terrains qui ne furent pas suivies d�arr�t�s d�expropriation. Les juridictions italiennes se trouv�rent confront�es � des cas o� le propri�taire d�un terrain avait perdu de facto la ma�trise de celui-ci en raison de l�occupation et de l�accomplissement de travaux de construction d�un ouvrage public. Restait � savoir si, simplement par l�effet des travaux effectu�s, l�int�ress� avait perdu �galement la propri�t� du terrain.
1. La jurisprudence avant l�arr�t no 1464 de 1983 de la Cour de cassation
25. La jurisprudence �tait tr�s partag�e sur le point de savoir quels �taient les effets de la construction d�un ouvrage public sur un terrain occup� ill�galement. Par occupation ill�gale, il faut entendre une occupation ill�gale ab initio, ou bien une occupation initialement autoris�e et devenue sans titre par la suite, le titre �tant annul� ou bien l�occupation se poursuivant au-del� de l��ch�ance autoris�e sans qu�un arr�t� d�expropriation ne soit intervenu.
26. Selon une premi�re jurisprudence, le propri�taire du terrain occup� par l�administration ne perdait pas la propri�t� du terrain apr�s l�ach�vement de l�ouvrage public. Toutefois, il ne pouvait pas demander une remise en l��tat du terrain et pouvait uniquement engager une action en dommages et int�r�ts pour occupation abusive, non soumise � un d�lai de prescription puisque l�ill�galit� d�coulant de l�occupation �tait permanente. L�administration pouvait � tout moment adopter une d�cision formelle d�expropriation ; dans ce cas, l�action en dommages-int�r�ts se transformait en litige portant sur l�indemnit� d�expropriation et les dommages-int�r�ts n��taient dus que pour la p�riode ant�rieure au arr�t�d�expropriation pour la non-jouissance du terrain (voir, entre autres, les arr�ts de la Cour de cassation no 2341 de 1982, no 4741 de 1981, no 6452 et no 6308 de 1980).
27. Selon une deuxi�me jurisprudence, le propri�taire du terrain occup� par l�administration ne perdait pas la propri�t� du terrain et pouvait demander la remise en l��tat, lorsque l�administration avait agi sans qu�il y ait utilit� publique (voir, par exemple, Cour de cassation, arr�t no 1578 de 1976, arr�t no 5679 de 1980).
28. Selon une troisi�me jurisprudence, le propri�taire du terrain occup� par l�administration perdait automatiquement la propri�t� du terrain au moment de la transformation irr�versible du bien, � savoir au moment de l�ach�vement de l�ouvrage public. L�int�ress� avait le droit de demander des dommages-int�r�ts (voir l�arr�t no 3243 de 1979 de la Cour de cassation).
2. L�arr�t no 1464 de 1983 de la Cour de cassation
29. Par un arr�t du 16 f�vrier 1983, la Cour de cassation, statuant en chambres r�unies, r�solut le conflit de jurisprudence et adopta la troisi�me solution. Ainsi fut consacr� le principe de l�expropriation indirecte (accessione invertita ou occupazione acquisitiva). En vertu de ce principe, la puissance publique acquiert ab origine la propri�t� d�un terrain sans proc�der � une expropriation formelle lorsque, apr�s l�occupation du terrain, et ind�pendamment de la l�galit� de l�occupation, l�ouvrage public a �t� r�alis�. Lorsque l�occupation est ab initio sans titre, le transfert de propri�t� a lieu au moment de l�ach�vement de l�ouvrage public. Lorsque l�occupation du terrain a initialement �t� autoris�e, le transfert de propri�t� a lieu � l��ch�ance de la p�riode d�occupation autoris�e. Dans le m�me arr�t, la Cour de cassation pr�cisa que, dans tous les cas d�expropriation indirecte, l�int�ress� a droit � une r�paration int�grale, l�acquisition du terrain ayant eu lieu sans titre. Toutefois, cette r�paration n�est pas vers�e automatiquement ; il incombe � l�int�ress� de r�clamer des dommages-int�r�ts. En outre, le droit � r�paration est assorti du d�lai de prescription pr�vu en cas de responsabilit� d�lictuelle, � savoir cinq ans, commen�ant � courir au moment de la transformation irr�versible du terrain.
3. La jurisprudence apr�s l�arr�t no 1464 de 1983 de la Cour de cassation
a) La prescription
30. Dans un premier temps, la jurisprudence consid�rait qu�aucun d�lai de prescription ne trouvait � s�appliquer, puisque l�occupation sans titre du terrain constituait un acte ill�gal continu. La Cour de cassation, dans son arr�t no 1464 de 1983, affirma que le droit � r�paration �tait soumis � un d�lai de prescription de cinq ans. Par la suite, la premi�re section de la Cour de cassation affirma qu�un d�lai de prescription de dix ans devait s�appliquer (arr�ts no 7952 de 1991 et no 10979 de 1992). Par un arr�t du 22 novembre 1992, la Cour de cassation statuant en chambres r�unies a d�finitivement tranch� la question, estimant que le d�lai de prescription est de cinq ans et qu�il commence � courir au moment de la transformation irr�versible du terrain.
b) L�arr�t no 188 de 1995 de la Cour constitutionnelle
31. Dans cet arr�t, la Cour constitutionnelle a jug� compatible avec la Constitution le principe de l�expropriation indirecte, dans la mesure o� ce principe est ancr� dans une disposition l�gislative, � savoir l�article 2043 du code civil r�gissant la responsabilit� d�lictuelle. Selon cet arr�t, le fait que l�administration devienne propri�taire d�un terrain en tirant b�n�fice de son comportement ill�gal ne pose aucun probl�me sur le plan constitutionnel, puisque l�int�r�t public, � savoir la conservation de l�ouvrage public, l�emporte sur l�int�r�t du particulier, et donc sur le droit de propri�t� de ce dernier. La Cour constitutionnelle a jug� compatible avec la Constitution l�application � l�action en r�paration du d�lai de prescription de cinq ans, tel que pr�vu par l�article 2043 du code civil pour responsabilit� d�lictuelle.
c) Cas de non-application du principe de l�expropriation indirecte
32. Les d�veloppements de la jurisprudence montrent que le m�canisme par lequel la construction d�un ouvrage public entra�ne le transfert de propri�t� du terrain au b�n�fice de l�administration conna�t des exceptions.
33. Dans son arr�t no 874 de 1996, le Conseil d�Etat a affirm� qu�il n�y a pas d�expropriation indirecte lorsque les d�cisions de la municipalit� et l�arr�t� d�occupation d�urgence ont �t� annul�s par les juridictions administratives ; si tel n��tait pas le cas, la d�cision judiciaire serait vid�e de substance.
34. Dans son arr�t no 1907 de 1997, la Cour de cassation statuant en chambres r�unies a affirm� que l�administration ne devient pas propri�taire d�un terrain lorsque les d�cisions qu�elle a adopt�es et la d�claration d�utilit� publique doivent �tre consid�r�es comme nulles ab initio. Dans ce cas, l�int�ress� garde la propri�t� du terrain et peut demander la restitutio in integrum. Il peut, comme alternative, demander des dommages-int�r�ts. L�ill�galit� dans ces cas a un caract�re permanent et aucun d�lai de prescription ne trouve application.
35. Dans l�arr�t no 6515 de 1997, la Cour de cassation statuant en chambres r�unies a affirm� qu�il n�y a pas de transfert de propri�t� lorsque la d�claration d�utilit� publique a �t� annul�e par les juridictions administratives. Dans ce cas, le principe de l�expropriation indirecte ne trouve donc pas � s�appliquer. L�int�ress�, qui garde la propri�t� du terrain, a la possibilit� de demander la restitutio in integrum. L�introduction d�une demande en dommages-int�r�ts entra�ne une renonciation � la restitutio in integrum. Le d�lai de prescription de cinq ans commence � courir au moment o� la d�cision du juge administratif devient d�finitive.
36. Dans l�arr�t no 148 de 1998, la premi�re section de la Cour de cassation a suivi la jurisprudence des chambres r�unies et affirm� que le transfert de propri�t� par effet de l�expropriation indirecte n�a pas lieu lorsque la d�claration d�utilit� publique � laquelle le projet de construction �tait assorti a �t� consid�r�e comme invalide ab initio.
37. Dans l�arr�t no 5902 de 2003, la Cour de cassation en chambres r�unies a r�affirm� qu�il n�y a pas de transfert de propri�t� en l�absence de d�claration d�utilit� publique valide.
38. Il convient de comparer cette jurisprudence avec la loi no 458 de 1988 et avec le R�pertoire des dispositions sur l�expropriation, entr� en vigueur le 30 juin 2003 (paragraphe 46 ci-dessous).
4. La loi no458 du 27 octobre 1988
39. Aux termes de l�article 3 de cette loi :
� Le propri�taire d�un terrain, utilis� pour la construction de b�timents publics et de logements sociaux, a droit � la r�paration du dommage subi, � la suite d�une expropriation d�clar�e ill�gale par une d�cision pass�e en force de chose jug�e, mais ne peut pr�tendre � la restitution de son bien. Il a �galement droit, en plus de la r�paration du dommage, aux sommes dues en raison de la d�pr�ciation mon�taire et � celles mentionn�es � l�article 1224 � 2 du code civil et ceci � compter du jour de l�occupation ill�gale.�
40. Interpr�tant l�article 3 de la loi de 1988, la Cour constitutionnelle, dans son arr�t du 12 juillet 1990 (n? 384), a consid�r� :
� Par la disposition attaqu�e, le l�gislateur, entre l�int�r�t des propri�taires des terrains – obtenir en cas d�expropriation ill�gale la restitution des terrains – et l�int�r�t public – concr�tis� par la destination de ces biens � des finalit�s de constructions r�sidentielles publiques � des conditions favorables ou conventionn�es – a donn� la priorit� � ce dernier int�r�t.�
5. Le montant de la r�paration en cas d�expropriation indirecte
41. Selon la jurisprudence de 1983 de la Cour de cassation en mati�re d�expropriation indirecte, une r�paration int�grale du pr�judice subi, sous forme de dommages-int�r�ts pour la perte du terrain, �tait due � l�int�ress� en contrepartie de la perte de propri�t� qu�entra�ne l�occupation ill�gale.
42. La loi budg�taire de 1992 (article 5 bis du d�cret-loi no 333 du 11 juillet 1992) modifia cette jurisprudence, dans le sens que le montant d� en cas d�expropriation indirecte ne pouvait d�passer le montant de l�indemnit� pr�vue pour le cas d�une expropriation formelle. Par l�arr�t no 369 de 1996, la Cour constitutionnelle d�clara inconstitutionnelle cette disposition.
43. En vertu de la loi budg�taire no 662 de 1996, qui fit suite � la disposition d�clar�e inconstitutionnelle, l�indemnisation int�grale ne peut �tre accord�e pour une occupation de terrain ayant eu lieu avant le 30 septembre 1996. Dans cette optique, l�indemnisation �quivaut au montant de l�indemnit� pr�vue pour le cas d�une expropriation formelle, dans l�hypoth�se la plus favorable au propri�taire, moyennant une augmentation de 10 %.
44. Par l�arr�t no 148 du 30 avril 1999, la Cour constitutionnelle a jug� une telle indemnit� compatible avec la Constitution. Toutefois, dans le m�me arr�t, la Cour a pr�cis� qu�une indemnit� int�grale, � concurrence de la valeur v�nale du terrain, peut �tre r�clam�e lorsque l�occupation et la privation du terrain n�ont pas eu lieu pour cause d�utilit� publique.
6. La jurisprudence apr�s les arr�ts de la Cour europ�enne des Droits de l�Homme du 30 mai 2000 dans les affaires Belvedere Alberghiera et Carbonara et Ventura
45. Par les arr�ts no 5902 et 6853 de 2003, la Cour de cassation en chambres r�unies s�est � nouveau prononc�e sur le principe de l�expropriation indirecte, en faisant r�f�rence aux deux arr�ts pr�cit�s de la Cour europ�enne des Droits de l�Homme.
46. Au vu du constat de violation de l�article 1 du Protocole no 1 dans les affaires ci-dessus, la Cour de cassation a affirm� que le principe de l�expropriation indirecte joue un r�le important dans le cadre du syst�me juridique italien et qu�il est compatible avec la Convention.
47. Plus sp�cifiquement, la Cour de cassation � apr�s avoir analys� l�histoire du principe de l�expropriation indirecte � a dit qu�au vu de l�uniformit� de la jurisprudence en la mati�re, le principe de l�expropriation indirecte doit passer pour pleinement � pr�visible � � compter de 1983. De ce fait, l�expropriation indirecte doit �tre consid�r�e comme �tant respectueuse du principe de l�galit�. S�agissant des occupations de terrains ayant lieu sans d�claration d�utilit� publique, la Cour de cassation a affirm� que celles-ci ne sont pas aptes � transf�rer la propri�t� du bien � l�Etat. Quant � l�indemnisation, la Cour de cassation a affirm� que, m�me si elle est inf�rieure au pr�judice subi par l�int�ress�, et notamment � la valeur du terrain, l�indemnisation due en cas d�expropriation indirecte est suffisante pour garantir un � juste �quilibre � entre les exigences de l�int�r�t g�n�ral de la soci�t� et les imp�ratifs de la sauvegarde des droits fondamentaux de l�individu.
48. Saisi d�un recours en ex�cution d�une d�cision judiciaire d�finitive annulant la d�claration d�utilit� publique concernant une proc�dure d�expropriation, vu la demande de la partie requ�rante tendant � obtenir la restitution du terrain entre-temps occup� et transform�, le Conseil d�Etat, dans son arr�t no 2/2005 du 29 avril 2005 rendu en s�ance pl�ni�re, s�est prononc� sur le point de savoir si la transformation irr�versible dudit terrain � la suite de la construction de l�ouvrage � public � pouvait constituer une raison de droit emp�chant la restitution du terrain. Le Conseil d�Etat a r�pondu par la n�gative. Ce faisant, il a :
a) reconnu que le principe jurisprudentiel de l�expropriation indirecte est d�faillant quant au besoin de s�curit� juridique, en ce qui concerne entre autres le point de savoir � quelle date l�ouvrage public doit �tre consid�r� comme � r�alis� � et donc � quelle date il y a eu transfert de propri�t� au b�n�fice de l�Etat ;
b) salu� la jurisprudence de la Cour, et notamment l�arr�t Belvedere Alberghiera Srl c. Italie, en affirmant que, face � une demande en restitution d�un bien ill�galement occup� et transform�, l�ouvrage r�alis� par les autorit�s publiques ne peut pas, en tant que tel, constituer un obstacle absolu � la restitution ;
c) interpr�t� l�article 43 du R�pertoire (paragraphe 55 ci-dessous) dans le sens o� la non-restitution d�un terrain ne peut �tre admise que dans des cas exceptionnels, � savoir lorsque l�administration invoque un int�r�t public particuli�rement marqu� � la conservation de l�ouvrage ;
d) affirm�, dans ce contexte, que l�expropriation indirecte ne saurait constituer une alternative (� una mera alternativa �) � une proc�dure d�expropriation en bonne et due forme.
7. Le R�pertoire des dispositions l�gislatives et r�glementaires en mati�re d�expropriation pour cause d�utilit� publique (� le R�pertoire �)
49. Le 30 juin 2003 est entr� en vigueur le d�cret pr�sidentiel no 327 du 8 juin 2001, modifi� par le d�cret l�gislatif no 302 du 27 d�cembre 2002, et qui r�git la proc�dure d�expropriation. Le R�pertoire codifie les dispositions et la jurisprudence existantes en la mati�re. En particulier, il codifie le principe de l�expropriation indirecte. Le R�pertoire, qui ne s�applique pas aux cas d�occupation survenus ant�rieurement � 1996 et ne s�applique donc pas en l�esp�ce, s�est substitu�, � partir de son entr�e en vigueur, � l�ensemble de la l�gislation et de la jurisprudence pr�c�dente en mati�re d�expropriation.
50. A son article 43, le R�pertoire pr�voit qu�en l�absence d�un arr�t� d�expropriation, ou en l�absence de d�claration d�utilit� publique, un terrain transform� � la suite de la r�alisation d�un ouvrage public est acquis au patrimoine de l�autorit� qui l�a transform� ; des dommages-int�r�ts sont accord�s en contrepartie. L�autorit� peut acqu�rir un bien m�me lorsque le plan d�urbanisme ou la d�claration d�utilit� publique ont �t� annul�s. Le propri�taire peut demander au juge la restitution du terrain. L�autorit� en cause peut s�y opposer. Lorsque le juge d�cide de ne pas ordonner la restitution du terrain, le propri�taire a droit � un d�dommagement.
EN DROIT
I. SUR LA VIOLATION ALL�GU�E DE L�ARTICLE 1 DU PROTOCOLE No 1
51. Les requ�rants se plaignent d�avoir �t� priv�s de leur terrain de mani�re incompatible avec l�article 1 du Protocole no 1. Ils font valoir que leur terrain a �t� occup� de mani�re abusive et construit en l�absence d�un arr�t� d�expropriation et qu�ils ont re�u une indemnit� insuffisante et calcul�e en fonction de la loi no 662 de 1996. Selon eux, cette situation a port� atteinte � leur droit au respect de leurs biens garanti � l�article 1 du Protocole no 1, ainsi r�dig� :
� Toute personne physique ou morale a droit au respect de ses biens. Nul ne peut �tre priv� de sa propri�t� que pour cause d�utilit� publique et dans les conditions pr�vues par la loi et les principes g�n�raux du droit international.
Les dispositions pr�c�dentes ne portent pas atteinte au droit que poss�dent les Etats de mettre en vigueur les lois qu�ils jugent n�cessaires pour r�glementer l�usage des biens conform�ment � l�int�r�t g�n�ral ou pour assurer le paiement des imp�ts ou d�autres contributions ou des amendes. �
A. Th�ses des parties
1. Les requ�rants
52. Pour le requ�rants il y a eu perte totale de ma�trise du terrain sans arr�t� d�expropriation ni indemnisation si bien qu�elle revient en substance � une expropriation de fait.
2. Le Gouvernement
53. Le Gouvernement fait observer que dans le cas d�esp�ce, il s�agit d�une occupation � sine titulo �, reposant sur une d�claration d�utilit� publique. Il admet que la proc�dure d�expropriation n�a pas �t� mise en �uvre dans les termes pr�vus par la loi, dans la mesure o� l�arr�t� d�expropriation est sans effet. En tout �tat de cause, les requ�rants ont �t� priv�s de leur bien par l�effet de la r�alisation des travaux publics, et de la transformation irr�versible du terrain que ceux-ci ont entra�n�. Cette privation de bien n�est que la cons�quence du principe de l�expropriation indirecte, appliqu�, en l�esp�ce, par les juridictions nationales.
54. Le Gouvernement soutient que cette situation est conforme � l�article 1 du Protocole no 1.
55. Premi�rement, il y aurait utilit� publique, ce qui n�a pas �t� remis en cause par les juridictions nationales.
56. Deuxi�mement, la privation du bien telle que r�sultant de l�expropriation indirecte serait � pr�vue par la loi �. Selon le Gouvernement, le principe de l�expropriation indirecte doit �tre consid�r� comme faisant partie du droit positif � compter au plus tard de l�arr�t de la Cour de cassation no 1464 de 1983. La jurisprudence ult�rieure aurait confirm� ce principe et pr�cis� certains aspects de son application et, en outre, ce principe aurait �t� reconnu par la loi no 458 du 27 octobre 1988 et par la loi budg�taire no 662 de 1996.
57. Le Gouvernement en conclut qu�� partir de 1983, les r�gles de l�expropriation indirecte �taient parfaitement pr�visibles, claires et accessibles � tous les propri�taires de terrains.
58. S�agissant de la qualit� de la loi, le Gouvernement demande � la Cour de d�clarer que le m�canisme de l�expropriation indirecte, qui se fonde sur une d�claration d�ill�galit� de la part du juge, est conforme � l�article 1 du Protocole no 1.
59. Le Gouvernement d�finit l�expropriation indirecte comme le r�sultat d�une interpr�tation syst�matique par le juge de principes existants, tendant � garantir que l�int�r�t g�n�ral pr�vale sur l�int�r�t des particuliers, lorsque l�ouvrage public a �t� r�alis� (transformation du terrain) et que celui-ci r�pond � l�utilit� publique.
60. S�agissant de la condition d�utilit� publique, le Gouvernement souligne que la jurisprudence a �volu� dans le sens de la non application du principe de l�expropriation indirecte lorsque la d�claration d�utilit� publique a �t� annul�e. De ce fait, il invite la Cour � faire une distinction entre les situations d�ill�galit� avec d�claration d�utilit� publique de celles sans d�claration d�utilit� publique.
61. S�agissant de l�indemnisation, le Gouvernement observe que selon la jurisprudence de 1983 de la Cour de cassation en mati�re d�expropriation indirecte, en contrepartie des irr�gularit�s commises par la municipalit�, celle-ci est tenue d�indemniser int�gralement le particulier. Cependant, le Gouvernement soutient que l�indemnisation � accorder peut �tre inf�rieure au pr�judice subi par l�int�ress�, vu que l�expropriation indirecte r�pond � un int�r�t collectif et que l�ill�galit� commise par la municipalit� ne concerne que la forme, � savoir un manquement aux r�gles qui pr�sident � la proc�dure administrative.
62. Quant � l�indemnisation obtenue par les requ�rants, le Gouvernement admet que les requ�rants n�ont pas �t� enti�rement indemnis�s et que, par l�effet de la loi no 662 de 1996, l�indemnit� accord�e est inf�rieure � la valeur du terrain.
63. Toutefois, vu que l�expropriation indirecte r�pond � un int�r�t collectif, le Gouvernement soutient que le montant de l�indemnit� en cause rentre dans la marge d�appr�ciation laiss�e aux Etats pour fixer une indemnisation qui soit raisonnablement en rapport avec la valeur du bien. A cet �gard, le Gouvernement soutient que l�indemnit� telle que plafonn�e par la loi en cause �tant en tout cas sup�rieure � celle qui aurait �t� accord�e si l�expropriation avait �t� r�guli�re, l�expropriation indirecte est en tout cas avantageuse pour les int�ress�s.
64. A la lumi�re de ces consid�rations, le Gouvernement conclut que le juste �quilibre a �t� respect�.
B. Appr�ciation de la Cour
65. La Cour rappelle d�embl�e que la proc�dure devant les juridictions internes est toujours pendante en deuxi�me instance.
66. Les parties s�accordent pour dire qu�il y a eu � privation de propri�t� �.
67. La Cour rappelle que, pour d�terminer s�il y a eu privation de biens au sens de la deuxi�me phrase du premier alin�a de l�article 1 du Protocole no 1, il faut non seulement examiner s�il y a eu d�possession ou expropriation formelle, mais encore regarder au-del� des apparences et analyser la r�alit� de la situation litigieuse. La Convention visant � prot�ger des droits � concrets et effectifs �, il importe de rechercher si ladite situation �quivalait � une expropriation de fait (Sporrong et L�nnroth c. Su�de, arr�t du 23 septembre 1982, s�rie A no 52, pp. 24-25, � 63).
68. Elle rappelle que l�article 1 du Protocole no 1 exige, avant tout et surtout, qu�une ing�rence de l�autorit� publique dans la jouissance du droit au respect des biens soit l�gale. La pr��minence du droit, l�un des principes fondamentaux d�une soci�t� d�mocratique, est inh�rente � l�ensemble des articles de la Convention (Iatridis c. Gr�ce [GC], no 31107/96, � 58, CEDH 1999-II). Le principe de l�galit� signifie l�existence de normes de droit interne suffisamment accessibles, pr�cises et pr�visibles (Hentrich c. France, arr�t du 22 septembre 1994, s�rie A no 296-A, pp. 19-20, � 42, et Lithgow et autres c. Royaume-Uni, arr�t du 8 juillet 1986, s�rie A no 102, p. 47, � 110).
69. La Cour reste convaincue que l�existence, en tant que telle, d�une base l�gale ne suffit pas � satisfaire au principe de l�galit� et estime utile de se pencher sur la question de la qualit� de la loi.
70. La Cour prend note de l��volution jurisprudentielle qui a conduit � l��laboration du principe de l�expropriation indirecte. Elle rel�ve �galement que ce principe a �t� transpos� dans des textes de loi, tels que la loi no 458 de 1988, et, tout derni�rement, dans le R�pertoire des dispositions en mati�re d�expropriation. Ceci �tant, la Cour ne perd pas de vue les applications contradictoires relev�es dans l�historique de la jurisprudence, et note �galement des contradictions entre la jurisprudence et les textes de loi susmentionn�s. Ce point de vue a d�ailleurs �t� adopt� par le Conseil d�Etat (paragraphe 48 ci-dessus) qui, dans son arr�t no 2 de 2005 rendu en s�ance pl�ni�re, a reconnu que le principe jurisprudentiel de l�expropriation indirecte n�a jamais donn� lieu � une r�glementation stable, compl�te et pr�visible.
71. En outre, la Cour constate que, dans tous les cas, l�expropriation indirecte tend � ent�riner une situation de fait d�coulant des ill�galit�s commises par l�administration, vise � r�gler les cons�quences pour le particulier et l�administration, et permet � cette derni�re de tirer b�n�fice de son comportement ill�gal. Que ce soit en vertu d�un principe jurisprudentiel ou d�un texte de loi comme l�article 43 du R�pertoire, l�expropriation indirecte ne saurait donc constituer une alternative � une expropriation en bonne et due forme (voir, sur ce point �galement, la position du Conseil d�Etat, au paragraphe 48 ci-dessus).
72. En tout �tat de cause, la Cour est appel�e � v�rifier si la mani�re dont le droit interne est interpr�t� et appliqu� produit des effets conformes aux principes de la Convention.
73. La Cour constate qu�en l�esp�ce les requ�rants ont perdu la ma�trise du terrain qui a �t� occup� en 1981 et qui a �t� transform� de mani�re irr�versible en 1982. Selon le tribunal de Pescara l�occupation est devenue sans titre � compter du 1985 et, � cette m�me date, les requ�rants ont �t� priv�s de leur bien. La proc�dure, pendante en appel, concerne notamment la question de savoir si la municipalit� de Pescara peut �tre tenue pour responsable de la situation d�nonc�e.
74. A d�faut d�un acte formel de transfert de propri�t�, et � d�faut d�un jugement national d�clarant qu�un tel transfert doit passer pour ayant eu lieu (Carbonara et Ventura, pr�cit�, � 80) et �claircissant une fois pour toutes les circonstances exactes de celui-ci, la Cour estime que la perte de toute ma�trise du terrain en question, combin�e avec l�impossibilit� jusqu�� ici de rem�dier � la situation incrimin�e, a engendr� des cons�quences assez graves pour que les requ�rants aient subi une expropriation de fait incompatible avec leur droit au respect de leurs biens (Papamichalopoulos et autres c. Gr�ce, arr�t du 24 juin 1993, s�rie A no 260-B, � 45) et non conforme au principe de pr��minence du droit.
75. En conclusion il y a eu violation de l�article 1 du Protocole no 1.
II. SUR L�APPLICATION DE L�ARTICLE 41 DE LA CONVENTION
76. Aux termes de l�article 41 de la Convention,
� Si la Cour d�clare qu�il y a eu violation de la Convention ou de ses Protocoles, et si le droit interne de la Haute Partie contractante ne permet d�effacer qu�imparfaitement les cons�quences de cette violation, la Cour accorde � la partie l�s�e, s�il y a lieu, une satisfaction �quitable. �
77. Les requ�rants sollicitent le versement d�une indemnit� de 408 043,47 EUR � titre du pr�judice mat�riel, correspondant � la valeur v�nale du terrain litigieux r��valu�e et assortie d�int�r�ts.
78. Les requ�rants demandent le versement d�une indemnit� de 91 956, 53 EUR � titre de pr�judice moral.
79. Enfin, les requ�rants r�clament 25 000,00 EUR � titre de remboursement des frais encourus devant la Cour, sans toutefois les chiffrer.
80. Quant au dommage mat�riel, le Gouvernement observe d�embl�e que les requ�rants ne peuvent pas aspirer � un d�dommagement int�gral du pr�judice et conteste l�application au cas d�esp�ce de la m�thode utilis�e par la Cour dans l�affaire Carbonara et Ventura c. Italie ((satisfaction �quitable) no 24638/94, 11 d�cembre 2003).
81. De surcro�t, le Gouvernement fait valoir que la somme demand�e par les requ�rants est excessive.
82. S�agissant du dommage moral, le Gouvernement fait valoir que celui-ci d�pend de la dur�e excessive de la proc�dure devant les juridictions nationales. Par cons�quent, il soutient que le versement d�une quelconque somme � titre d�indemnisation du dommage moral est subordonn� � l��puisement du rem�de Pinto.
83. De plus, il souligne que la somme demand�e par les requ�rants est excessive et que ces derniers ont quantifi� une telle indemnit� de mani�re vague et impr�cise.
84. Enfin, quant aux frais de la proc�dure � Strasbourg, le Gouvernement argue que les requ�rants n�ont pas chiffr� leurs pr�tentions et qu�en tout �tat de cause la somme demand�e est excessive.
85. La Cour estime que la question de l�application de l�article 41 ne se trouve pas en �tat. En cons�quence, elle la r�serve et fixera la proc�dure ult�rieure, compte tenu de la possibilit� que le Gouvernement et les requ�rants parviennent � un accord.
PAR CES MOTIFS, LA COUR, � l�UNANIMIT�,
1. Dit qu�il y a eu violation de l�article 1 du Protocole no 1 ;
2. Dit que la question de l�application de l�article 41 de la Convention ne se trouve pas en �tat ;
en cons�quence,
a) la r�serve en entier ;
b) invite le Gouvernement et la requ�rante � lui adresser par �crit, dans le d�lai de trois mois � compter du jour o� l�arr�t sera devenu d�finitif conform�ment � l�article 44 � 2 de la Convention, leurs observations sur cette question et notamment � lui donner connaissance de tout accord auquel ils pourraient aboutir ;
c) r�serve la proc�dure ult�rieure et d�l�gue au pr�sident de la chambre le soin de la fixer au besoin.
Fait en fran�ais, puis communiqu� par �crit le 15 d�cembre 2005 en application de l�article 77 �� 2 et 3 du r�glement.
Vincent Berger Bo�tjan M. Zupancic
Greffier Pr�sident

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