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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

AFFAIRE COCCHIARELLA c. ITALIE

Tipologia: Sentenza
Importanza: 1
Articoli: 41, 13, 34, 35, 46, 17
Numero: 64886/01/2006
Stato: Italia
Data: 2006-03-29 00:00:00
Organo: Grande Camera
Testo Originale

Conclusione Eccezioni preliminari respinte (non-esaurimento delle vie di ricorso interne) (vittima); Violazione dell’art. 6-1; incompetenza per ci? che riguarda gli art. 13, 17 e 34 (lagnanze nuove); Danno morale – risarcimento pecuniario; Rimborso parziale oneri e spese – procedimento della Convenzione

GRANDE CAMERA
CAUSA COCCHIARELLA C. ITALIA
( Richiesta no 64886/01)
SENTENZA
STRASBURGO
29 marzo 2006
Questa sentenza ? definitiva. Pu? subire dei ritocchi di forma.

Nella causa Cocchiarella c. Italia,
La Corte europea dei Diritti dell’uomo, riunendosi in una Grande Camera composta da:
SIGG.. L. Wildhaber, presidente,
C.L. Rozakis, J. – P. Costa, Sir Nicolas Bratza, Sigg.. B.M. Zupančič, L. Caflisch, C. B?rsan, K. Jungwiert, il Sig. Pellonp??, la Sig.ra Sig. Tsatsa-Nikolovska,
Sigg.. R. Maruste, S. Pavlovschi, L. Garlicki, la Sig.ra A. Gyulumyan,
Sigg.. E. Myjer, S.E. Jebens, giudici, L. Ferrari Bravo,
giudice ad hoc, e del Sig. T.L. Early,
collaboratore del cancelliere della Grande Camera,
Dopo avere deliberato in camera del consiglio il 1 luglio 2005 e 18 gennaio 2006,
Rende la sentenza che ha, adottata a questa ultima, data:
PROCEDIMENTO
1. All’origine della causa si trova una richiesta (no 64886/01) diretta contro la Repubblica italiana ed in cui un cittadino di questo Stato, il Sig. G. C. (“il richiedente”), aveva investito la Commissione europea dei Diritti dell’uomo (“la Commissione”) il 22 dicembre 1997 in virt? del vecchio articolo 25 della Convenzione di salvaguardia dei Diritti dell’uomo e delle Libert? fondamentali (“la Convenzione”).
2. Il richiedente ? stato rappresentato dal Sig. S. di N. di Maria, avvocato a Benevento, per il procedimento dinnanzi alla camera, poi dal Sig. S. de N. de M., T. V., C. M., A. N. e V. C., avvocati a Benevento. Il governo italiano (“il Governo”) ? stato rappresentato successivamente dai suoi agenti, Sigg.. U. Leanza ed I.M. Braguglia, ed i suoi coagenti, Sigg.. V. Esposito e F. Crisafulli, cos? come dal suo coagente aggiunto il Sig. N. Lettieri.
3. Il richiedente adduceva la violazione dell’articolo 6 ? 1 della Convenzione in ragione della durata di un procedimento civile del quale era parte. In seguito, il richiedente ha indicato che non si lamentava del modo in cui la corte di appello aveva valutato i ritardi ma dell’importo irrisorio dei danni accordati.
4. La richiesta ? stata trasmessa alla Corte il 1 novembre 1998, data di entrata in vigore del Protocollo no 11 alla Convenzione (articolo 5 ? 2 del Protocollo no 11).
5. La richiesta ? stata assegnata ad una sezione della Corte (articolo 52 ? 1 dell’ordinamento). In seguito all’astensione del Sig. V. Zagrebelsky, giudice eletto a titolo dell’Italia (articolo 28), il Governo ha designato il Sig. L. Ferrari Bravo come giudice ad hoc per riunirsi al suo posto (articoli 27 ? 2 della Convenzione e 29 ? 1 dell’ordinamento).
6. Il 20 novembre 2003, la richiesta ? stata dichiarata accettabile da una camera della prima sezione, composta dai Sigg.. C.L. Rozakis, P. Lorenzen, G. Bonello, A. Kovler, la Sig.ra E. Steiner, il Sig. K. Hajiyev, giudici, dal Sig. L. Ferrari Bravo, giudice ad hoc, cos? come dal Sig. S. Nielsen, cancelliere aggiunto di sezione.
7. Il 10 novembre 2004, la stessa camera ha reso la sua sentenza nella quale concludeva all’unanimit? che c’era stata violazione dell’articolo 6 ? 1 della Convenzione.
8. Il 27 gennaio 2005, il governo italiano ha chiesto il rinvio della causa dinnanzi alla Grande Camera a titolo degli articoli 43 della Convenzione e 73 dell’ordinamento. Il 30 marzo 2005, un collegio della Grande Camera ha fatto diritto a questa domanda.
9. La composizione della Grande Camera ? stata stabilita conformemente agli articoli 27 ?? 2 e 3 della Convenzione e 24 dell’ordinamento. Il presidente della Corte ha deciso che nell’interesse di una buona amministrazione della giustizia la causa doveva essere assegnata alla stessa Grande Camera delle cause Riccardi Pizzati c. Italia, Musci c. Italia, Giuseppe Mostacciuolo c. Italia (no 1), Apicella c. Italia, Ernestina Zullo c. Italia, Giuseppina ed Orestina Procaccini c. Italia e Giuseppe Mostacciuolo c. Italia (no 2) (richieste nostri 62361/00, 64699/01, 64705/01, 64890/01, 64897/01, 65075/01 e 65102/01) (articoli 24, 42 ? 2 e 71 dell’ordinamento). A questo fine, il presidente ha ordinato alle parti di costituire un collegio di difesa (paragrafo 2 sopra).
10. Tanto il richiedente che il Governo hanno depositato un esposto. Alcune osservazioni sono state ricevute anche dai governi polacchi, cechi e slovacchi, che il presidente aveva autorizzato a intervenire nel procedimento scritto (articoli 36 ? 2 della Convenzione e 44 ? 2 dell’ordinamento). Il richiedente ha risposto a questi commenti ( articolo 44 ? 5 dell’ordinamento).
11. Un’udienza si ? svolta in pubblico al Palazzo dei Diritti dell’uomo, a Strasburgo, il 29 giugno 2005, articolo 59 ? 3 dell’ordinamento.
Sono comparsi:
-per il governo convenuto
Sig. N. Lettieri, coagente aggiunto;
-per il richiedente il
Sig. S. di N. di M., avvocato al foro di Benevento,
T. V., avvocato al foro di Benevento,
C. M., avvocato al foro di Benevento,
A. N., avvocato al foro di Benevento,
V. C., avvocato al foro di Benevento, consigliere.
La Corte ha ascoltato nelle loro dichiarazioni il Sig. S. de N. de M., T. V. ed il Sig. N. Lettieri, cos? come questo ultimo nelle sue risposte alle domande di giudici.
IN FATTO
I. LE CIRCOSTANZE DELLO SPECIFICO
12. Il richiedente ? nato nel 1942 e ha risieduto a Benevento.
A. Il procedimento principale
13. Il 15 luglio 1994, la Sig.ra P., madre del richiedente, deposit? un ricorso dinnanzi al giudice di istanza di Benevento, facente funzione di giudice del lavoro, in vista di ottenere la riconoscenza del suo diritto ad una pensione di invalidit? civile (pensione di inabilit?) ed ad un sussidio di aiuto a domicilio (indennit? di accompagnamento).
14. Il 23 luglio 1994, il giudice di istanza fiss? la prima udienza all? 11 marzo 1996. Questo giorno, il giudice nomin? un perito poi rimise i dibattimenti all’udienza del 9 aprile 1997.
15. Con un giudizio dello stesso giorno in cui il testo fu depositato alla cancelleria il 13 giugno 1997, il giudice respinse la domanda della Sig.ra P.
16. Il 29 luglio 1997, la Sig.ra P. interpose appello al giudizio dinnanzi al tribunale di Napoli. Il presidente del tribunale design? un giudice delatore e fiss? l’udienza delle arringhe al 30 aprile 2001.
17. Nel frattempo, nella stessa giornata del 29 luglio 1997, la Sig.ra P. decedette. Secondo le notizie fornite dal consigliere del richiedente il 18 marzo 1998, quando prov? a depositare alla cancelleria l’atto di costituzione del suo cliente in quanto erede, l’impiegato della cancelleria del tribunale di Napoli gli rispose di ripassare nell’anno 2000. Giustific? questa risposta col fatto che l’udienza era contemplata solamente nel 2001 e che avrebbe altrimenti perso parecchie ore a cercare nelle centinaia di pratiche previste per aprile 2001. Il 25 gennaio 2000, il richiedente si costitu? nel procedimento in quanto erede. Un’udienza fu fissata al 14 febbraio 2002.
18. Con un giudizio del 16 gennaio 2003 di cui il testo fu depositato alla cancelleria il 21 marzo 2003, il tribunale not? che il nuovo rapporto di perizia dimostrava che la Sig.ra P. soffriva di un insieme di patologie che escludevano ogni capacit? di lavorare e rendevano necessario l’assistenza permanente di una persona a domicilio. Pertanto, fece diritto alla domanda della Sig.ra P. a contare del 1 giugno 1996 fino alla data del suo decesso.
B. Il procedimento “Pinto”
19. Il 3 ottobre 2001, il richiedente investe la corte di appello di Roma conformemente alla legge no 89 del 24 marzo 2001, detta “legge Pinto”, per lamentarsi della durata eccessiva del procedimento descritto sopra. Il richiedente chiese alla corte di concludere alla violazione dell’articolo 6 ? 1 della Convenzione e di condannare il Governo al risarcimento del danno morale subito, che valutava a 30 000 000 lire italiane (15 493,71 euros (EUR)), pi? un importo non quantificato per oneri e spese.
20. Con una decisione del 7 marzo 2002 in cui il testo fu depositato alla cancelleria il 6 maggio 2002, la corte di appello constat? che la durata del procedimento era stata eccessiva, per i seguenti motivi:
“(…) Dato che il procedimento di prima istanza si ? concluso dopo circa tre anni, e che l’appello presentato nel 1997 ? ancora pendente;
Dato che si deve considerare come violato il principio della Convenzione che garantisce a tutte le persone che un procedimento sia esaminato in un termine ragionevole;
Che difatti la durata del procedimento in questione non corrisponde all’esigenza del termine ragionevole nella misura in cui non avrebbe dovuto superare-visto il suo oggetto-due anni in prima istanza e diciotto mesi in appello poich? la causa non ? complessa;
Dato che nessuno comportamento particolarmente ripetitivo che tende a prolungare il procedimento non pu? essere assegnato alla parte richiesta;
Che ? indiscutibile che il sistema giudiziale -a causa delle regole di procedimento contemplato e della mancanza di effettivo-non permette ai procedimenti giudiziali di concludersi velocemente, malgrado l’intervento del legislatore che ha introdotto delle riforme specifiche che non sono riuscite tuttavia ad avere un’incidenza determinante sulle “lentezze” della giustizia,;
Che avuto riguardo di ci? che precede si pu? riconoscere solamente che il richiedente ha subito un danno morale a causa del danno psicologico e dell’inevitabile stato di angoscia prolungata in cui si ? trovato durante il periodo di sette anni circa durante i quali ? stato obbligato ad aspettare la fine di un procedimento che ha per oggetto il diritto ad un’indennit? per un aiuto a domicilio;
Che stimando ad un anno il ritardo in prima istanza ed a tre anni quello in appello e valutandoli gi? sulla base degli elementi indicati, il danno pu? essere determinato in equit? come ammontando attualmente a 1 000 euro, pi? gli interessi a contare della data di deposito della presente decisione. “
La corte di appello accord? anche 800 EUR per oneri e spese. Questa decisione fu notificata il 20 dicembre 2002 e pass? in forza di cosa giudicata nel febbraio 2003.
21. Con una lettera del 8 gennaio 2003, il richiedente inform? la Corte del risultato del procedimento nazionale e gli chiese di riprendere l’esame della sua richiesta.
22. In mancanza di pagamento, il 26 maggio 2004 il richiedente sollecit? l’amministrazione a pagare la somma dovuta. Essendo restato senza risultato questo passo, inizi? un procedimento di sequestro che arriva il 12 maggio 2005 ad un’ordinanza di sequestro-attribuzione delle somme detenute dalla Banca d’Italia. Secondo le notizie fornite dal richiedente all’udienza del 29 giugno 2005, la decisione della corte di appello allora non era ancora stata eseguita.
II. IL DIRITTO E LE PRATICA INTERNI PERTINENTI
A. La legge no 89 del 24 marzo 2001, detta “legge Pinto”,
23. Concessione di una soddisfazione equa in caso di mancata osservanza del termine ragionevole e modifica dell’articolo 375 del codice di procedimento civile
Capitolo II -Soddisfazione equa
Articolo 2-Diritto ad una soddisfazione equa
“1. Ogni persona avendo subito un danno patrimoniale o extrapatrimoniale in seguito alla violazione della Convenzione di Salvaguardia dei Diritti dell’uomo e delle Libert? fondamentali, ratificato dalla legge no 848 del 4 agosto 1955, a ragione del mancata osservanza del “termine ragionevole” previsto all’articolo 6 ? 1 della Convenzione, ha diritto ad una soddisfazione equa.
2. Per valutare la violazione, il giudice prende in conto la complessit? della causa e, nella cornice di questa, il comportamento delle parti e del giudice incaricati del procedimento, cos? come il comportamento di ogni autorit? chiamata a partecipare o a contribuire al suo ordinamento.
3. Il giudice determina l’importo del risarcimento conformemente all’articolo 2056 del codice civile, rispettando le seguenti disposizioni:
a) pu? essere preso in conto solo il danno che pu? riferirsi al periodo che supera il termine ragionevole indicato al paragrafo 1;
b) il danno extrapatrimoniale ? riparato non solo dal versamento di una somma di denaro, ma anche con la pubblicazione della constatazione di violazione secondo le forme appropriate. “
Articolo 3-Procedimento
“1. La domanda di soddisfazione equa ? depositata presso la corte di appello in cui siede il giudice che, secondo l’articolo 11 del codice di procedimento penale, ? competente per le cause concernente i magistrati della giurisdizione dove il procedimento-a proposito del quale si adduce la violazione-si ? concluso o si ? estinto in quanto al merito, o ? pendente.
2. La domanda ? introdotta da un ricorso depositato alla cancelleria della corte di appello, con un avvocato munito di un incarico specifico contenente tutti gli elementi previsti dall’articolo 125 del codice di procedimento civile.
3. Il ricorso ? diretto contro il ministro della Giustizia se si tratta di procedimenti dinnanzi al giudice ordinario, il ministro della Difesa se si tratta di procedimenti dinnanzi al giudice militare, o il ministro delle Finanze se si tratta di procedimenti dinnanzi alle commissioni fiscali. In tutti gli altri casi, il ricorso ? diretto contro il presidente del Consiglio dei ministri.
4. La corte di appello delibera conformemente agli articoli 737 e seguenti del codice di procedimento civile. Il ricorso, cos? come la decisione di determinazione dei dibattimenti dinnanzi alla camera competente, ? notificato, con gli incarichi del richiedente, all’amministrazione convenuta domiciliata presso l’ufficio degli avvocati dello stato [Avvocatura dello Stato]. Un termine di almeno quindici giorni deve essere rispettato tra le date della notificazione e quella dei dibattimenti dinnanzi alla camera.
5. Le parti possono chiedere che la corte di appello ordini la produzione di tutto o parte degli atti e dei documenti del procedimento a proposito della quale si adduce la violazione prevista all’articolo 2, ed esse hanno il diritto di essere sentite, con i loro avvocati, in camera del consiglio se si presentano. Le parti possono depositare delle memorie e dei documenti fino a cinque giorni prima della data alla quale sono contemplati i dibattimenti dinnanzi alla camera, o fino alla scadenza del termine accordato dalla corte di appello su domanda delle parti.
6. La corte pronuncia, nei quattro mesi seguenti la formazione del ricorso, una decisione suscettibile di ricorso in cassazione. La decisione ? immediatamente esecutiva.
7. Il pagamento delle indennit? all’avente diritto ha luogo, nel limite delle risorse disponibili, a contare del 1 gennaio 2002. ”
Articolo 4-Termine e condizioni concernenti l’introduzione di una richiesta
“Domanda di risarcimento pu? essere fatta durante il procedimento a proposito della quale si adduce la violazione o, sotto pena di decadimento, entro sei mesi a partire dalla data alla quale la decisione che conclude suddetto procedimento ? diventata definitiva. “
Articolo 5-Comunicazioni
“La decisione che fa diritto alla domanda ? comunicata dalla cancelleria, non solo alle parti, ma anche al procuratore generale presso la Corte dei conti per permettere l’eventuale istruzione di un procedimento in responsabilit?, ed ai titolari dell’azione disciplinare dei funzionari riguardati dal procedimento. “
Articolo 6-Disposizioni transitorie
“1. Nei sei mesi a contare dalla data di entrata in vigore della presente legge, tutte le persone che hanno gi?, in tempo utile, introdotto una richiesta dinnanzi alla Corte europea dei Diritti dell’uomo per mancata osservanza del “termine ragionevole” previsto dall’articolo 6 ? 1 della Convenzione di salvaguardia dei Diritti dell’uomo e delle Libert? fondamentali, ratificato dalla legge no 848 del 4 agosto 1955, possono fare domanda prevista all’articolo 3 della presente legge nel caso in cui la Corte europea non avesse ancora dichiarato la richiesta accettabile. In questo caso, il ricorso presso la corte di appello deve indicare la data di introduzione della richiesta dinnanzi alla Corte europea.
2. La cancelleria del giudice investito informa senza ritardo il ministro delle Cause estere di ogni domanda presentata a titolo dell’articolo 3 e nel termine contemplato al paragrafo 1 del presente articolo. “
Articolo 7-Disposizioni finanziarie
“1. Il carico finanziario che deriva dal collocamento in opera della presente legge, valutata a 12 705 000 000 di lire italiane a partire dall’anno 2002, sar? coperto per mezzo dello sblocco dei fondi iscritti al bilancio triennale 2001-2003, nella cornice del capitolo delle previsioni di base della parte corrente dei “Fondi speciali” dello stato di previsione del ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione economica, per l’anno 2001. Per fare ci?, saranno utilizzate le scorte di suddetto ministero.
2. Il ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione economica ? autorizzato a portare, con decreto, le modifiche necessarie al bilancio. ”
B. Brani della giurisprudenza italiana
1. Il cambiamento improvviso di giurisprudenza del 2004
24. La Corte di cassazione plenaria (Sezioni Unite) investita di ricorso contro le decisioni rese dai corsi di appello nella cornice dei procedimenti “Pinto”, ha reso il 27 novembre 2003 quattro sentenze di cassazione con rinvio (numeri 1338, 1339, 1340 e 1341) di cui i testi furono depositati alla cancelleria il 26 gennaio 2004 ed nei quali ha affermato che “la giurisprudenza della Corte di Strasburgo si impone ai giudici italiani per ci? che riguarda l’applicazione della legge no 89/2001.”
Ha affermato in particolare nella sua sentenza no 1340 il principio secondo quale:
“la determinazione del danno extrapatrimoniale effettuato dalla corte di appello conformemente all’articolo 2 della legge n? 89/2001, sebbene con natura fondata sull’equit?, deve sopraggiungere in un ambito che ? definito dal diritto poich? bisogna riferirsi agli importi assegnati, nelle cause similari, dalla Corte di Strasburgo da cui ? permesso allontanarsi ma in modo ragionevole. “
25. Estratti della sentenza no 1339 dell’assemblea plenaria della Corte di cassazione depositata alla cancelleria il 26 gennaio 2004:
“(…) 2. La presente richiesta pone la questione essenziale della natura dell’effetto giuridico che deve essere assegnato-in applicazione della legge del 24 marzo 2001 no 89, in particolare in quanto all’identificazione del danno extrapatrimoniale che deriva dalla violazione della durata ragionevole del processo -alle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo, che siano prese in linea di massima come le direttive di interpretazione elaborata da questa Corte alla vista delle conseguenze di suddetta violazione, o da un riferimento all’ipotesi specifica secondo la quale la Corte europea ha avuto gi? l’occasione di pronunciarsi sul ritardo nella decisione di dato un processo. (…)
Come stipola l’articolo 2 ? 1 di suddetta legge, il fatto, giuridico, generatore del diritto al risarcimento previsto dal testo, ? costituito dalla “violazione della Convenzione di Salvaguardia dei Diritti dell’uomo e delle Libert? fondamentali, ratificato dalla legge no 848 del 4 agosto 1955, a ragione del mancata osservanza del termine ragionevole previsto all’articolo 6 ? 1 della Convenzione.” Cos?, la legge no 89/2001 identifica il fatto generatore del diritto ad indennizzo “con riferimento” ad una norma specifica della CEDH. Questa Convenzione ha istituito un Giudice, la Corte europea dei Diritti dell’uomo con sede a Strasburgo, per fare rispettare le sue disposizioni (articolo 19); ? la ragione per la quale non ha altra scelta che riconoscere a questo giudice il potere di determinare il significato di queste disposizioni e di interpretarle.
Poich? il fatto generatore del diritto definito dalla legge no 89/2001 consiste in una violazione della CEDH, incombe sul Giudice della CEDH di determinare gli elementi di questo fatto giuridico che finisce con essere “messo in conformit?” dalla Corte di Strasburgo la cui la giurisprudenza si impone dunque ai giudici italiani per ci? che riguarda l’applicazione della legge no 89/2001.
Non ? necessario dunque porsi il problema generale dei rapporti tra la CEDH e l’ordine giuridico interno, sui i quali il procuratore generale si ? fermato a lungo all’epoca dell’udienza. Qualunque sia l’opinione che si abbia su questo problema controverso, e dunque sul posto della CEDH nella cornice delle sorgenti del diritto interno, non fa nessuno dubbio che l’applicazione diretta di una norma della CEDH nell’ordine giuridico italiano, sancita dalla legge no 89/2001 (e dunque dall’articolo 6 ? 1, nella parte relativa al “termine ragionevole”), non pu? scostarsi dell’interpretazione che il giudice europeo d? di questa stessa norma.
La tesi contraria che permetterebbe delle divergenze importanti tra le applicazioni ritenute adeguate nell’ordine nazionale secondo la legge no 89/2001 e l’interpretazione data dalla Corte di Strasburgo al diritto ad un processo in un termine ragionevole, toglierebbe ogni giustificazione a suddetta legge no 89/2001 e condurrebbe lo stato italiano a violare l’articolo 1 della CEDH secondo il quale “Le Alte Parti contraenti riconoscono ad ogni persona che dipende dalle loro giurisdizione i diritti e libert? definite al titolo I della presente Convenzione” che comprende suddetto articolo 6 che definisce il diritto ad un processo in un termine ragionevole.
Le ragioni che hanno determinato l’adozione della legge no 89/2001 si fondano sulla necessit? di contemplare un ricorso giurisprudenziale interno contro le violazioni che tengono alla durata dei procedimenti, in modo da mettere in opera la sussidiariet? dell’intervento della Corte di Strasburgo, prevista espressamente dalla CEDH (articolo 35): “La Corte non pu? essere investita che dopo l’esaurimento delle vie di ricorso interne.” Il sistema europeo di protezione dei diritti dell’uomo si basa su questo principio di sussidiariet?. Ne deriva l’obbligo per gli Stati avendo ratificato la CEDH di garantire ai cittadini la protezione dei diritti riconosciuti dalla CEDH, particolarmente nella cornice dell’ordine giuridico interno e dinnanzi agli organi della giustizia nazionale. Questa protezione deve essere “effettiva” (articolo 13 della CEDH), in modo da aprire una via di ricorso senza investire la Corte di Strasburgo.
Il ricorso interno introdotto con la legge no 89/2001 non esisteva prima nell’ordine giuridico italiano. Di conseguenza, le richieste contro l’Italia per violazione dell’articolo 6 della CEDH “erano diventate sature”, termine utilizzato dal delatore Follieri all’epoca della seduta del Senato del 28 settembre 2000, il giudice europeo. La Corte di Strasburgo ha rilevato, prima della legge no 89/2001 che suddetti trasgressioni dell’Italia “riflettevano una situazione che perdura alla quale non ? stato portato ancora rimedio e per la quale i giudicabili non dispongono di nessuna via di ricorso interno. Questo accumulo di trasgressioni ?, da allora, costitutivo di una pratica incompatibile con la Convenzione” (vedere le quattro sentenze della Corte rese il 28 luglio 1999 nelle cause Bottazzi, Di Mauro, Ferrari ed A.P).).
La legge no 89/2001 costituisce la via di ricorso interno che la “vittima di una violazione”, come definita all’articolo 34 della CEDH, dall’articolo 6, in quanto alla mancata osservanza del termine ragionevole, deve esercitare, prima di rivolgersi alla Corte europea per sollecitare la “soddisfazione equa” contemplata all’articolo 41 della CEDH che, quando la violazione rimane, ? accordata unicamente dalla Corte “se il diritto interno dell’Alta Parte contraente non permette di cancellare che imperfettamente le conseguenze di questa violazione.” La legge no 89/2001 ha di conseguenza, permesso alla Corte europea di dichiarare irricevibili le richieste che le sono state presentate, in particolare prima dell’adozione di questa legge, e mirando ad ottenere la soddisfazione equa contemplata all’articolo 41 della CEDH relativo alla durata del processo (Brusco c. Italia, sentenza del 6 settembre 2001).
Questo meccanismo di applicazione della CEDH e di rispetto del principio di sussidiariet? dell’intervento della Corte europea di Strasburgo non funziona tuttavia quando questa considera che le presunte conseguenze della violazione della CEDH non sono state riparate nella cornice del diritto interno o sono state riparate “imperfettamente” perch?, in tali ipotesi, l’articolo 41 suddetto contempla l’intervento della Corte europea per proteggere la “vittima della violazione.” In questo caso, la richiesta individuale sottoposta alla Corte di Strasburgo al senso dell’articolo 34 della CEDH ? accettabile (Scordino ed altri c. Italia, decisione del 27 marzo 2003) e la Corte prende delle misure per proteggere direttamente il diritto della vittima che, secondo questa stessa Corte, non ? stato salvaguardato sufficientemente dal diritto interno.
Il giudice del carattere sufficiente o imperfetto della protezione che la vittima ha ottenuto in dritta interno ?, sicuramente, la Corte europea su cui incombe la responsabilit? di fare applicare l’articolo 41 della CEDH per stabilire, se, nella cornice della violazione della CEDH, il diritto interno ha permesso di riparare in modo esauriente le conseguenze di suddetta violazione.
La tesi secondo la quale il giudice italiano pu? avere, nella cornice dell’applicazione della legge no 89/2001, un’interpretazione differente da quella che la Corte europea ha dato alla norma dell’articolo 6 della CEDH in cui la violazione costituisce il fatto generatore del diritto ad indennizzo, definito con suddetta legge nazionale, implica che la vittima della violazione, se riceve nella cornice del procedimento nazionale un risarcimento giudicato insufficiente dalla Corte europea, deve ottenere da questo giudice la soddisfazione equa contemplata all’articolo 41 della CEDH. Ci? toglierebbe ogni utilit? al risarcimento previsto dal legislatore italiano nella legge no 89/2001 e recherebbe offesa al principio di sussidiariet? dell’intervento della Corte di Strasburgo.
Bisogna a dunque derire alla Corte europea dei diritti dell’uomo che, nella decisione precitata relativa al richiesta Scordino, concernente il carattere imperfetto della protezione accordata dal giudice italiano in applicazione della legge no 89/2001, ha affermato che “nella cornice del principio di sussidiariet?, le giurisprudenze nazionali devono interpretare e devono applicare, per quanto possibile, il diritto nazionale conformemente alla Convenzione.”
(…) I lavori preparatori della legge no 89/2001 sono ancora pi? espliciti. Nel suo rapporto sul progetto di legge (atto senatoriale no 3813 del 16 febbraio 1999) il senatore Pinto afferma che il meccanismo di risarcimento proposto da un’iniziativa legislativa, giudicata poi accettabile dalla legge suscitata, garantisca al richiedente “una protezione analoga a quella che riceverebbe nella cornice dell’istanza internazionale” poich? il riferimento diretto all’articolo 6 della CEDH permette di trasferire al livello interno “i limiti di applicabilit? di questa stessa disposizione che esiste al livello internazionale; limiti che dipendono essenzialmente dallo stato e dall’evoluzione della giurisprudenza degli organi di Strasburgo, particolarmente dalla Corte europea dei diritti dell’uomo da cui le sentenze dovranno guidare dunque il giudice interno nella definizione di questi limiti.”
(…) 6. Le considerazioni esposte nelle sezioni 3-5 di questo documento si riferiscono in generale all’importanza delle direttive di interpretazione della Corte europea sull’applicazione della legge no 89/2001 relativa al risarcimento del danno extrapatrimoniale.
Tuttavia, nello specifico, conviene considerare che il giudice nazionale ? nell’impossibilit? di escludere il danno extrapatrimoniale, anche una volta stabilita la violazione dell’articolo 6 della CEDH, perch? ne ? impedito dalla precedente decisione della Corte europea; in riferimento a questo stesso processo prefissato, la Corte ha giudicato difatti gi? che i ritardi ingiustificati sopraggiunti nel procedimento abbiano provocato delle conseguenze in quanto al danno extrapatrimoniale del richiedente, che ha soddisfatto per una parte del periodo. Deriva da questa sentenza della Corte europea che, una volta la violazione stabilita dal giudice nazionale per il periodo che ha seguito quello preso in considerazione dalla sentenza, il richiedente ha continuato a subire un danno extrapatrimoniale che deve essere indennizzato in applicazione della legge no 89/2001.
Non ? possibile affermare dunque -come ha fatto la corte di appello di Roma- che l’indennizzo ? ingiustificato a causa del debole valore della posta nella cornice del procedimento controverso. Questo motivo ? innanzitutto inadatto dato che la Corte europea ha giudicato gi? che il danno extrapatrimoniale rimanga nella cornice della durata eccessiva di questo stesso procedimento e, per di pi?, inesatto. Difatti, quando la mancata osservanza del termine ragionevole ? stato constatata, l’importo in gioco nel processo non pu? avere mai per effetto di escludere il danno extrapatrimoniale, visto che l’ansiet? e l’angoscia dovuta alla sospensione del procedimento si verificano generalmente, ivi compreso nei casi in cui l’importo in gioco ? minimo, e in cui questo aspetto potr? avere un effetto riduttore sull’importo dell’indennizzo, senza escluderlo totalmente.
7. In conclusione, la decisione attaccata deve essere annullata e la causa rinviata alla corte di appello di Roma che, composta differentemente, verser? al richiedente il danno extrapatrimoniale dovuto in ragione del mancata osservanza del termine ragionevole per il solo periodo consecutivo al 16 aprile 1996; si riferir? alle modalit? di ordinamento di questo tipo di danno adottate dalla Corte europea dei diritti dell’uomo dacui potr? scostarsi in una misura ragionevole (Corte DH, 27 marzo 2003, Scordino c. Italia. “)
2. Giurisprudenza in materia di trasmissione del diritto a risarcimento
a) Sentenza no 17650/02 della Corte di cassazione depositata alla cancelleria il 15 ottobre 2002
26. La Corte di cassazione si espresse cos?:
“(…) Il decesso di una persona vittima della durata eccessiva di un procedimento, sopraggiunto i prima dell’entrata n vigore della legge no 89 di 2001 [detta “legge Pinto”], rappresenta un ostacolo alla nascita del diritto [alla soddisfazione equa] ed alla sua trasmissione agli eredi, conformemente alla regola generale secondo la quale una persona deceduta non pu? diventare titolare di un diritto garantito da una legge posteriore alla sua morte “
b) Sentenza no 5264/03 della Corte di cassazione depositata alla cancelleria il 4 aprile 2003
27. Nella sua sentenza, la Corte di cassazione rileva che il diritto di ottenere risarcimento per la violazione del diritto ad un processo in un termine ragionevole trova la sua sorgente nella legge Pinto. Il meccanismo previsto dalla norma europea non costituisce un diritto che pu? essere rivendicato dinnanzi al giudice nazionale. Pertanto, il diritto ad una “soddisfazione equa” non pu? essere acquisizione n? trasmessa da una persona gi? deceduta all’epoca dell’entrata in vigore della legge Pinto. Il fatto che il defunto ha, nel suo tempo, presentato una richiesta dinnanzi alla Corte di Strasburgo non ? determinante. Contrariamente a ci? che pretendono i richiedenti, la disposizione dell’articolo 6 del legge Pinto non costituisce una norma procedurale che opera un trasferimento di competenze della Corte europea al giudice nazionale.
c) Ordinanza no 11950/04 della Corte di cassazione depositata alla cancelleria il 26 giugno 2004
28. In questa causa che tratta della possibilit? o no di trasmettere agli eredi il diritto al risarcimento che deriva dalla violazione dell’articolo 6 ? 1 a causa della durata del procedimento, la prima sezione della Corte di cassazione ha rinviato la causa dinnanzi all’assemblea plenaria, stimando che c’era un conflitto di giurisprudenza tra gli atteggiamenti restrittivi adottato dall’alta giurisdizione nelle precedenti sentenze in materia di successione allo sguardo del legge Pinto e le quattro sentenze rese dall’assemblea plenaria il 26 gennaio 2004, nella misura in cui un’interpretazione meno rigorosa permetteva di considerare che questo diritto al risarcimento esisteva dalla ratifica della Convenzione europea con l’Italia il 4 agosto 1955.
d) Brani della sentenza no 28507/05 dell’assemblea plenaria della Corte di cassazione depositata alla cancelleria il 23 dicembre 2005
29. Nella causa avente dato luogo all’ordinanza di rinvio rievocato sopra (vedere paragrafo precedente), l’assemblea plenaria ha proclamato in particolare i seguenti principi, mettendo cos? fine alle divergenze di giurisprudenza,:
-La legge no 848 del 4 agosto 1955 che ha ratificato e reso esecutivo la Convenzione, ha introdotto nell’ordine interno i diritti fondamentali, appartenenti alla categoria dei diritti soggettivi pubblici, previsti dal primo titolo della Convenzione e che coincidono in grande parte con quegli indicati nell’articolo 2 della Costituzione; a questo riguardo l’enunciato della Convenzione ha valore di conferma e di illustrazione. (…).
-Bisogna reiterare il principio secondo il quale il fatto costitutivo del diritto al risarcimento definito dalla legge nazionale coincide con la violazione della norma contenuta nell’articolo 6 della Convenzione che ? di applicabilit? immediata in diritto interno.
La distinzione tra i diritti ad un processo in un termine ragionevole, introdotto dalla Convenzione europea dei Diritti dell’uomo, o anche preesistente in quanto valore protetto dalla Costituzione, ed il diritto ad un risarcimento equo che sarebbe stato introdotto solamente dalla legge Pinto, non potrebbe essere ammessa nella misura in cui la protezione fornita dal giudice nazionale non si scosta da quell’offerta precedentemente dalla Corte di Strasburgo, i essendo tenuto l giudice nazionale di conformarsi alla giurisprudenza della Corte europea. (…)
-Ne risulta che il diritto ad un risarcimento equo del danno che deriva della durata eccessiva di un procedimento essendosi svolto prima della data di entrata in vigore della legge no 89 di 2001 devono essere riconosciuti anche dal giudice nazionale in favore degli eredi della parte avendo introdotto il procedimento controverso prima di questa data, l’unico limite ? che la domanda non sia gi? stata presentata alla Corte di Strasburgo e che questa non si sia pronunciata sulla sua ammissibilit?. (…)
3. Sentenza no 18239/04 della Corte di cassazione, depositata alla cancelleria il 10 settembre 2004, concernente il diritto al risarcimento delle persone morali
30. Questa sentenza della Corte di cassazione riguarda un ricorso del ministero della Giustizia che contesta la concessione da parte di una corte di appello di una somma a titolo del danno morale ad una persona morale. La Corte di cassazione ha ripreso il giurisprudenza Comingersoll c. Portogallo ([GC], no 35382/97, CEDH 2000-IV) e, dopo essersi riferita alle quattro sentenze dell’assemblea plenaria del 26 gennaio 2004, ha constatato che la sua propria giurisprudenza non era conforme a quella della Corte europea. Ha stimato che la concessione di una soddisfazione equa per le persone “giuridiche” secondo i criteri della Corte di Strasburgo non cozzava contro nessuno ostacolo normativo interno. Di conseguenza, la decisione della corte di appello che ? corretta, ha respinto il ricorso.
4. Sentenza no 8568/05 della Corte di cassazione, depositata alla cancelleria il 23 aprile 2005, concernente la presunzione di un danno morale
31. L’alta giurisdizione formul? le seguenti osservazioni:
“(…) [Considerando] che il danno extrapatrimoniale ? la conseguenza normale, ma non automatica, della violazione del diritto ad un processo in un termine ragionevole, in modo tale che sar? reputato esistere senza che vi sia bisogno di portarne la prova specifica (diretta o da presunzione) dal momento che questa violazione ? stata constatata obiettivamente, sotto riserva che non ci siano di circostanze particolari che ne sottolineano la mancanza nel caso concreto (Cass. A.P. 26 gennaio 2004 no 1338 e 1339);
-che la valutazione in equit? dell’indennizzo del danno extrapatrimoniale ? sottoposta, a causa del rinvio specifico dell’articolo 2 della legge del 24 marzo 2001 no 89 all’articolo 6 della Convenzione europea dei Diritti dell’uomo, ratificato dalla legge del 4 agosto 1955 no 848, al rispetto di suddetta Convenzione, conformemente all’interpretazione giurisprudenziale resa dalla Corte di Strasburgo in cui l’inosservanza porta violazione della legge, e deve dunque, per quanto possibile, conformarsi alle somme concesse nei casi similari dal giudice europeo, sul piano materiale e non semplicemente formale, con la facolt? di portare le derogazioni che implicano il caso specifico, purch? non siano prive di motivazione, eccessive o irragionevoli (Cass. A.P. 26 gennaio 2004 no 1340); (…)
-che la differenza tra i criteri di calcolo [tra le giurisprudenze della Corte e l’articolo 2 del legge Pinto] non tocca la capacit? globale della legge no 89 di 2001 di garantire un risarcimento serio per la violazione del diritto ad un processo in una durata ragionevole (capacit? riconosciuta dalla Corte europea tra altri, in una decisione del 27 marzo 2003 resa nella richiesta no 36813/97 Scordino c. Italia) e non autorizza dunque nessuno dubbio sulla compatibilit? di questa norma interna con gli impegni internazionali presi dalla Repubblica italiana col verso della ratifica della Convenzione europea e la riconoscenza formale, anche al livello costituzionale, del principio enunciato 6 ? 1 all’articolo di suddetta Convenzione, “
III. ALTRE DISPOSIZIONI PERTINENTI
A. Terzo rapporto annuo sulla durata eccessiva dei procedimenti giudiziali in Italia per l’anno 2003 (giustizia amministrativa, civile e penale)
32. In questo rapporto CM/Inf/DH(2004)23, rivisto il 24 settembre 2004, i delegati dei Ministri hanno indicato, per ci? che riguarda la valutazione del ricorso Pinto, ci? che segue,:
“(…) 11. Trattandosi del ricorso interno introdotto nel 2001 con la “legge Pinto”, resta un certo numero di mancanze da regolare, legate in particolare all’efficacia di questo ricorso ed alla sua applicazione in conformit? con la Convenzione: questa legge non sempre permette in particolare, di accelerare i procedimenti pendenti. (…)
109. Nella cornice del suo esame del 1 rapporto annuo, il Comitato dei Ministri ha espresso la sua perplessit? in quanto al fatto che questa legge non permettesse di ottenere l’accelerazione dei procedimenti contestati e che la sua applicazione poneva un rischio di aggravare il sovraccarico dei corsi di appello. (…)
112. ? ricordato che, nella cornice del suo esame del secondo rapporto annuo, il Comitato dei Ministri aveva preso nota con preoccupazione di questa mancanza di effetto diretto [della Convenzione e della sua giurisprudenza in Italia] ed aveva invitato di conseguenza le autorit? italiane ad intensificare in materia i loro sforzi al livello nazionale cos? come i loro contatti coi differenti organi del Consiglio dell’Europa competente. (…) “
B. Risoluzione Interinale ResDH(2005)114 concernente le sentenze della Corte europea dei Diritti dell’uomo e le decisioni del Comitato dei Ministri in 2 183 cause contro l’Italia relativa alla durata eccessiva dei procedimenti giudiziali
33. In questa risoluzione interinale, i delegati dei Ministri hanno indicato ci? che segue:
“Il Comitato dei Ministri
Notando
(…) il collocamento in posto di una via di ricorso interno che permette un indennizzo nei casi di durata eccessiva dei procedimenti, adottati nel 2001 (legge “Pinto”), e gli sviluppi recenti della giurisprudenza della Corte della cassazione, permettendo di aumentare l’effetto diretto della giurisprudenza della Corte europea in diritto interno, pure notando che questa via di ricorso non permette sempre l’accelerazione dei procedimenti in modo da ovviare infatti alla situazione delle vittime;
Sottolineando che il collocamento in posto di vie di ricorso interne non dispensa gli Stati dal loro obbligo generale di decidere i problemi strutturali alla base delle violazioni;
Constatando che in dispetto degli sforzi intrapresi, numerosi elementi indicano sempre che la soluzione a questo problema non sar? trovata a breve termine, cos? come dimostrato in particolare dai dati statistici, dalle nuove cause pendenti dinnanzi alle giurisdizioni nazionali e alla Corte europea, dalle notizie contenute nei rapporti annui sottoposti dal Governo al Comitato e nei rapporti del procuratore generale alla Corte della cassazione,; (…)
Sottolineando l’importanza che la Convenzione assegna al diritto ad un’amministrazione equa della giustizia in una societ? democratica e ricordando che il problema della durata eccessiva dei procedimenti giudiziali, in ragione della sua persistenza e della sua ampiezza, costituisce un reale pericolo per il rispetto dello stato di diritto in Italia; (…)
Prega Insistentemente le autorit? italiane di rinforzare il loro impegno politico e di fare del rispetto degli obblighi dell’Italia in virt? della Convenzione e delle sentenze della Corte una precedenza effettiva, per garantire il diritto ad un processo equo in un termine ragionevole ad ogni persona che dipende dalla giurisdizione dell’Italia; (…) “
C. La Commissione europea per l’efficacia della giustizia (CEPEJ)
34. La Commissione europea per l’efficacia della giustizia ? stata stabilita in seno al Consiglio dell’Europa dalla risoluzione Re (2002)12, con per obiettivo da una parte di migliorare l’efficacia ed il funzionamento del sistema giudiziale degli Stati membri per garantire che ogni persona che dipende dalla loro giurisdizione possa fare valere i suoi diritti in modo effettivo, in modo da rinforzare la fiducia dei cittadini nella giustizia, e d?altra parte di permettere di mettere meglio in opera gli strumenti giuridici internazionali del Consiglio dell’Europa relativi all’efficacia ed all’equit? della giustizia.
35. Nel suo programma-cornice (CEPEJ (2004) 19 Rev 2 ? 7) la CEPEJ ha notato che “i dispositivi limitati ad un indennizzo hanno un effetto di incitamento troppo debole sugli Stati per portarli a modificare il loro funzionamento e portano solamente un risarcimento a posteriori in caso di violazione accertata al posto di trovare una soluzione al problema della durata. “
IN DIRITTO
I. SULLE ECCEZIONI PRELIMINARI DEL GOVERNO
A. Il non-esaurimento delle vie di ricorso interni
1. Il governo convenuto
36. Il Governo chiede alla Corte di dichiarare la richiesta irricevibile per non-esaurimento delle vie di ricorso interne e dunque di ritornare sulla decisione dalla camera secondo la quale il ricorso in cassazione non ? una via di ricorso obbligatoria. Secondo lui, ? a torto che la Corte, nella sua decisione Scordino c. Italia (, d?c.), no 36813/97, CEDH 2003-IV) ha dichiarato che il ricorso in cassazione non era una via di ricorso interno da esaurire poich? nelle sue sentenze la Corte di cassazione ha sempre considerato le lagnanze relative alla misura dell’indennit? come dipendenti dalla valutazione dei fatti, riservati alla competenza del giudice del merito. ? vero che la Corte di cassazione, in quanto giudice del diritto, non pu? sovrapporre la sua propria valutazione sulle questioni di merito o la sua propria valutazione dei fatti e delle prove a quelle del giudice del merito. Ha per? il potere di constatare che la decisione del giudice del merito ? incompatibile con l’interpretazione corretta della legge o ? motivata in modo illogico o contraddittorio. In questo caso, pu? formulare il principio giuridico applicabile o tracciare la linea direttrice del ragionamento corretto e rinviare la causa dinnanzi al giudice del merito affinch? proceda ad una nuova valutazione dei fatti sulla base di queste indicazioni. Questa tesi ? stata confermata dalle quattro sentenze rese dall’assemblea plenaria della Corte di cassazione il 26 gennaio 2004 (numeri 1338 del resto, 1339, 1340 e 1341, paragrafi 24 e 25 sopra).
2. Il richiedente
37. Il richiedente stima che il Governo ? precluso a sollevare questa questione, che non aveva rievocato mai validamente dinnanzi alla camera. Ad ogni modo, il Governo si accontenta di sostenere delle tesi che sono state respinte gi? dalla camera all’epoca della decisione sull’ammissibilit? e nella sua sentenza sul merito della causa. Il richiedente osserva che fino al cambiamento improvviso di giurisprudenza della Corte di cassazione che ? sopraggiunto solamente dopo la decisione Scordino ( precitata) i giudici italiani non si sono sentiti legati dalla giurisprudenza della Corte che era citata dagli avvocati nei ricorsi, e che non ha cognizione di nessuna sentenza della Corte di cassazione anteriore a questo cambiamento improvviso di giurisprudenza in cui la Corte di cassazione ha accettato un ricorso che si basa unicamente sul fatto che l’importo accordato non era in rapporto con quello concesso dalla Corte europea. Rileva inoltre che per ci? che lo riguarda la decisione della corte di appello era diventata definitiva molto prima il cambiamento improvviso di giurisprudenza della Corte di cassazione e chiede dunque alla Corte di respingere l’eccezione del Governo e di confermare la sentenza del 10 novembre 2004 (paragrafi 14-16 della sentenza della camera).
3. Valutazione della Corte
38. In virt? dell’articolo 1, ai termini del quale “[L]e Alti Parti contraenti riconoscono ad ogni persona che dipende dalla loro giurisdizione i diritti e le libert? definite al titolo I della presente Convenzione”, il collocamento in opera e la sanzione dei diritti e delle libert? garantite dalla Convenzione ritornano al primo capo alle autorit? nazionali. Il meccanismo di lamento dinnanzi alla Corte riveste dunque un carattere sussidiario rispetto ai sistemi nazionali di salvaguardia dei diritti dell’uomo. Questa sussidiariet? si esprime negli articoli 13 e 35 ? 1 della Convenzione.
39. La finalit? dell’articolo 35 ? 1 che enuncia la regola dell’esaurimento delle vie di ricorso interne, ? di predisporre agli Stati contraenti l’occasione di prevenire o di risanare le violazioni addotte contro essi prima che la Corte ne non sia investita (vedere, tra altri, la sentenza Selmouni c. Francia [GC], no 25803/94, ? 74, CEDH 1999-V). La regola dell’articolo 35 ? 1 si basa sull’ipotesi, incorporata nell’articolo 13 con la quale presenta delle strette affinit?, che l’ordine interno offre un ricorso effettivo in quanto alla violazione addotta (Kudła c. Polonia [GC], no 30210/96, ? 152, CEDH 2000-XI).
40. Tuttavia, le disposizioni dell’articolo 35 della Convenzione non prescrivono che al tempo stesso l’esaurimento i ricorsi relativi alle violazioni incriminate, disponibili ed adeguati. Devono esistere non solo ad un grado sufficiente di certezza in teoria ma anche in pratica, manca loro altrimenti l’effettivit? e l’accessibilit? voluta (vedere, in particolare, le sentenze Vernillo c. Francia, sentenza del 20 febbraio 1991, serie a no 198, pp. 11?12, ? 27; Dalia c. Francia, sentenza del 19 febbraio 1998, Raccolta delle sentenze e decisioni 1998-I, pp. 87-88, ? 38; Mifsud c. Francia, d?c.) [GC], no 57220/00, CEDH 2002-VIII).
41. Adottando la legge Pinto, l’Italia ha introdotto un ricorso puramente indennizzante in caso di violazione del principio del termine ragionevole (paragrafo 23 sopra). La Corte ha gi? stimato che il ricorso dinnanzi ai corsi di appello introdotto dalla legge Pinto era accessibile e che niente permetteva di dubitare della sua efficacia (Brusco c. Italia, d?c.), no 69789/01, CEDH 2001-IX). Di pi?, alla vista della natura del legge Pinto e del contesto nel quale questa ? sopraggiunta, la Corte ha dichiarato in seguito che era giustificato di fare un’eccezione al principio generale secondo il quale la condizione dell’esaurimento deve essere valutata al momento dell’introduzione della richiesta. Ci? vale non solo per le richieste introdotte dopo la data di entrata in vigore della legge, ma anche per le richieste che, alla data in questione, erano iscritte gi? al ruolo della Corte. Aveva preso in particolare in considerazione la disposizione transitoria prevista dall’articolo 6 del legge Pinto (paragrafo 23 sopra) che offriva ai giudicabile italiani una reale possibilit? di ottenere una correzione della loro lagnanza al livello interno per tutte le richieste pendenti dinnanzi alla Corte e non ancora dichiarate accettabili (Brusco, ibidem).
42. Nella causa Scordino ( precitata) la Corte ha stimato che, quando un richiedente si lamenta unicamente dell’importo dell’indennizzo e dello scarto esistente tra questo e le somme che gli sarebbero state accordate a titolo dell’articolo 41 della Convenzione, l’interessato non ? tenuto ai fini dell’esaurimento delle vie di ricorso interne a ricorrere in cassazione contro la decisione della corte di appello. Per giungere a questa conclusione, si ? basata sull’esame di un centinaio di sentenze della Corte di cassazione tra le quali non ha trovato nessun caso in cui questa ultima aveva preso in considerazione una lagnanza che tiene al fatto che l’importo accordato dalla corte di appello era insufficiente rispetto al danno addotto o inadeguato rispetto alla giurisprudenza di Strasburgo.
43. Ora, la Corte rileva che, il 26 gennaio 2004, la Corte di cassazione, deliberando in plenaria, ha annullato quattro decisioni concernenti i casi in cui l’esistenza o l’importo del danno morale era contestato. Ci? facendo, ha posto il principio secondo il quale”la determinazione del danno extrapatrimoniale effettuata dalla corte di appello conformemente all’articolo 2 della legge n? 89/2001, sebbene con natura fondata sull’equit?, deve sopraggiungere in un ambito che ? definito dal diritto poich? bisogna riferirsi agli importi assegnati, nelle cause similari, dalla Corte di Strasburgo da cui ? permesso di allontanarsi ma in modo ragionevole” (paragrafo 24 sopra).
44. La Corte prende atto di questo cambiamento improvviso di giurisprudenza ed accoglie gli sforzi acconsentiti dalla Corte di cassazione per conformarsi alla giurisprudenza europea. Ricorda avere giudicato inoltre ragionevole di considerare che il cambiamento improvviso di giurisprudenza, ed in particolare la sentenza no 1340 della Corte di cassazione, non poteva pi? essere ignorato dal pubblico a partire dal 26 luglio 2004. Di conseguenza, ha considerato che a partire da questa data deve essere esatto dai richiedenti che utilizzano questo ricorso ai fini dell’articolo 35 ? 1 della Convenzione (Di Sante c. Italia ( d?c.), no 56079/00, 24 giugno 2004, e, mutatis mutandis, Broca e Texier-Micault c. Francia, numero 27928/02 e 31694/02, ? 20, 21 ottobre 2003).
45. Nello specifico, la Grande Camera, come la camera, constata che il termine per ricorrere in cassazione era scaduto prima del 26 luglio 2004 e stima che, in queste circostanze, il richiedente era dispensato dall’obbligo di esaurire le vie di ricorso interne. Di conseguenza, senza giudicare a priori la questione di sapere se il Governo pu? essere considerato come precluso, la Corte stima che questa eccezione deve essere respinta.
B. La valutazione della qualit? di “vittima”
1. La decisione della camera
46. Nella sua decisione sull’ammissibilit? del 20 novembre 2003, la camera ha seguito la sua giurisprudenza nel causa Scordino ( precitata) secondo la quale il richiedente poteva continuare a definirsi “vittima” al senso dell’articolo 34 della Convenzione quando la somma accordata dalla corte di appello non era considerata dalla camera come adeguata per riparare il danno e la violazione addotta. Nello specifico, la somma accordata al richiedente che non ? sufficiente per costituire una correzione adeguata, la camera ha stimato che poteva sempre definirsi vittima.
2. Le tesi delle parti a confronto
a) Il Governo
47. Secondo il governo convenuto, il richiedente non ? pi? “vittima” della violazione dell’articolo 6 ? 1 perch? ha ottenuto della corte di appello una constatazione di violazione ed una somma che deve essere considerata come adeguata a causa del comportamento dell’interessato -il decesso di colei che ha inoltrato domanda avrebbe provocato l’interruzione del procedimento ed il richiedente si sarebbe costituito solo tardivamente-, della durata e della complessit? della causa che ha necessitato una seconda perizia.
48. Il Governo ne approfitta per chiedere alla Corte di chiarire i differenti elementi del ragionamento che la conducono alle sue decisioni, tanto nelle sue parti concernenti la violazione che per ci? che riguarda la soddisfazione equa. Stima che come le giurisdizioni nazionali, la Corte dovrebbe indicare, in ogni caso di figura, il numero di anni prima di essere considerato come “normale” dal grado di procedimento, la durata che pu? essere accettabile in funzione della complessit? della causa, l’ampiezza dei ritardi imputabili ad ogni parte, il peso della posta del procedimento, la conclusione di questa ed il modo di calcolo della soddisfazione equa che deriva da questi elementi. Rimprovera alla camera di non avere esaminato in dettaglio il ragionamento del giudice nazionale nella sua sentenza del 10 novembre 2004. La camera si ? limitata ad affermare che la somma liquidata era insufficiente senza precisare le similitudini o le differenze tra i precedenti citati a titolo di paragone ed il procedimento controverso.
49. Secondo lui, la Corte deve predisporre un giusto equilibrio tra le esigenze di chiarezza ed il rispetto di principi come il margine di valutazione degli Stati ed il principio di sussidiariet?. La ricerca di questo equilibrio dovrebbe essere governata dalla regola generale presso la quale ad ogni elemento di valutazione in cui l’enunciato resta flessibile o vago nella giurisprudenza di Strasburgo deve corrispondere il pi? grande rispetto per il margine di valutazione corrispondente di cui ogni Stato ha il diritto di beneficiare, senza temere di essere rinnegato poi dalla Corte in ragione di una percezione differente di un fatto o della sua importanza. Il Governo stima che la riconoscenza dell’esistenza e la determinazione del danno fanno parte della valutazione delle prove che dipendono dalla competenza del giudice nazionale e sono in principio sottratti a quella del giudice sovranazionale. Se la Corte ha certo il potere di controllare che la decisione sottoposta al suo esame ? motivata in un modo che non ? n? manifestamente irragionevole n? arbitrario e che sia conforme alla logica ed agli insegnamenti dell’esperienza realmente verificata nel contesto sociale, non potrebbe imporre in compenso i suoi propri criteri e sostituire la sua propria convinzione a quella del giudice nazionale in quanto alla valutazione degli elementi di prova.
50. Il Governo tiene a spiegare i criteri utilizzati in dritto italiano e sottolinea che la constatazione di violazione ? indipendente dell’esistenza di un danno morale. La Corte di cassazione ha affermato per? che il danno morale era una conseguenza ordinaria della constatazione della violazione del termine ragionevole che il richiedente non aveva bisogno di dimostrare d’ora in poi. Secondo l’alta giurisdizione, sta allo stato di dimostrare all’occorrenza il contrario, questo cio? di fornire la prova, che il termine di attesa esorbitante di una decisione giudiziale non ha causato ansiet? e malessere, ma che ?, al contrario, stata proficua per la parte richiesta, o meglio che la parte richiesta era cosciente di avere impegnato un procedimento o meglio che ha dato prova di resistenza nella cornice di un’istanza sulla base di argomentazioni erronee (Corte di cassazione 29.3.-11.5.2004 no 8896) come, per esempio, quando sapeva per certo dall’inizio che non aveva nessuna fortuna di successo. In pi?, secondo l’articolo 41 la Corte accorda una soddisfazione equa quando ci? ? opportuno, dunque la constatazione di violazione pu? bastare. Cos?, la Corte non deve essere l’unica a potere modulare gli importi che d? fino a non accordare niente. Ricorda che secondo il diritto italiane solo gli anni che superano la durata ragionevole devono essere presi in considerazione per la valutazione del danno.
51. All’udienza, il Governo ha indicato che per ci? che riguardava gli oneri di procedimento, il richiedente aveva ottenuto il loro rimborso dal giudice. In quanto al ritardo nel versamento dell’indennit?, il Governo nota che la presente causa non ? stata comunicata che per ci? che riguarda la durata del procedimento civile e non per una questione di accesso al tribunale a causa del ritardo nel pagamento della somma accordata dalla corte di appello. Infine, riferendosi anche alle notizie fornite all’epoca dell’udienza nella causa Scordino (no 36813/97) lo stesso giorno, il Governo ha spiegato che l’importo della linea di bilancio assegnata al legge Pinto essendosi verificato insufficiente nel 2002 e 2003, la somma era stata aumentata in 2004 e 2005.
Per tutte queste ragioni, il Governo considera che il richiedente non deve pi? essere considerato come “vittima” della violazione tratta dall’articolo 6 ? 1 della Convenzione.
b) Il richiedente,
52. Il richiedente, per la sua parte, stima che ? sempre “vittima” della violazione nella misura in cui la somma che gli ? stata accordata dalla corte di appello ? non solo irrisoria ma non gli ? stata neanche versata. In risposta al Governo che sostiene che il richiedente si sarebbe dovuto costituire nel procedimento pi? presto, ricorda che non ha avuto la possibilit? di farlo perch? l’organizzazione della cancelleria della giurisdizione interna non glielo ha permesso (paragrafo 17 sopra). Rileva per di pi? che il ricorso Pinto ? unicamente indennizzante e non ha in niente accelerato il procedimento che gli concerne che era ancora pendente.
53. Il richiedente coglie questa occasione per sottolineare le altre lacune del legge Pinto alle quali ha dovuto fare a fronte:
-innanzitutto la corte di appello competente ? lontana dal luogo di residenza dei richiedenti; per ogni atto bisogna fare 300 km mentre con la Corte si pu? fare tutto per posta o fax;
-bisognava versare dei diritti di bolli e degli oneri di iscrizione al ruolo (decisione che ? stata presa dal ministero della Giustizia, dunque il convenuto, per mezzo di una circolare inviata alle cancellerie) e ci? fino ad un decreto del 7 marzo 2002;
-il procedimento Pinto ? assoggettato sempre, sia che si chiude con una vittoria o con una sconfitta, al pagamento di altri oneri ed in particolare all’onerosa tassa di registrazione della decisione;
-il ricorso comportava solamente un’istanza, senza possibilit? di ricorrere in cassazione in caso di errore di valutazione, fino al cambiamento improvviso di giurisprudenza del 26 gennaio 2004;
– l’utilizzazione del procedimento in camera del consiglio (camera di consiglio) al posto di un procedimento ordinario impedisce l’ammissione di mezzi di prova diversi dal deposito di documenti, ed il giudice pu? – ma senza essere obbligato – chiedere pi? di prove, la scelta di questo tipo di procedimento col legislatore aveva per scopo di limitare il pi? possibile l’importo dei risarcimenti dei danni che obbligano la camera competente a pronunciarsi nello stato della pratica,;
-i criteri interni di risarcimento dei danni differiscono completamente di quelli della Corte;
-si osserva una disuguaglianza di trattamento in quanto al pagamento degli oneri e spese poich?, quando il richiedente guadagna, le somme sono accordate dai corsi di appello sono minime, mentre, quando perde, le somme che devono essere versate allo stato sono molto pi? alte.
Di pi?, la legge Pinto contempla che il pagamento si fa nel limite delle risorse disponibili. La copertura finanziaria, circa 6 500 000 euro, nel 2002 era ridicola, considerando i migliaia di ricorsi che erano all’epoca pendenti dinnanzi alla Corte. Ancora gli importi fissati sono oggi inadeguati, da cui dei ritardi nel pagamento. Una volta ottenuta la decisione della corte di appello, lo stato non ubbidisce spontaneamente ed obbliga i richiedenti a notificare la decisione, ad aspettare i 120 giorni obbligatori previsti dalla legge a cominciare il procedimento di collocamento in opera in seguito ed eventualmente il procedimento di sequestro che non ? sempre fruttuoso per mancanza di fondi disponibili. Segue che tra le emissioni della decisione ed il pagamento effettivo trascorrono in media due anni, e ci? in modo perfettamente legittimo poich? la legge Pinto stessa contempla che “il pagamento si fa nel limite delle risorse disponibili”, questo cio? nel limite delle somme notoriamente insufficienti citate dallo stato annualmente.
54. Secondo il richiedente, un’analisi della legge Pinto e del modo di applicarla da parte dei giudici italiani dimostra che le misure prese dallo stato non hanno per oggetto di eliminare i ritardi ma di creare un ricorso che sia un ostacolo siccome scoragger? i richiedenti di intentare o di continuare questo ricorso. Il richiedente non ? dunque solamente vittima del ritardo cronico del procedimento ma anche di frustrazioni ulteriori che risultano dagli ostacoli istituiti dal ricorso Pinto. Inoltre, la legge Pinto ha aumentato il carico di lavoro dei corsi di appello senza che questo aumento si accompagni ad un incremento significativo dell?effettivo dei magistrati, ci? che pu? avere solamente delle conseguenze negative sul lavoro di questi.
55. In risposta alle critiche formulate dai differenti governi in quanto ai criteri enunciati dalla camera, il richiedente nota che la durata del procedimento fa talmente parte del sistema giudiziale italiano che il Governo ne dimentica di chiedere alla Corte ci? che dovrebbe modificare in questo sistema per eliminare i ritardi. Al posto di ci?, il Governo invita la Corte a codificare i parametri del danno o l’autorizzazione per i giudici di continuare ad utilizzare dei parametri totalmente differenti da quelli della Corte per potere continuare a gestire il sistema italiano senza portare l? alcuna modifica per accelerare i processi. Secondo il richiedente, il Governo commette un errore di valutazione poich? non sta alla Corte europea dei Diritti dell’uomo di evitare di mettersi in contraddizione con la legge interna ma sta al contrario alla legge nazionale di cui la legge Pinto, di non contraddire la Convenzione. Il ragionamento del Governo secondo il quale in certi casi la durata del procedimento in causa giova al richiedente quando resiste con i mezzi male fondati o quando la posta della controversia ? inferiore alla soddisfazione equa accordata sarebbe erroneo. Difatti, il diritto ad un processo in un termine ragionevole fatto astrazione del valore della controversia e l’articolo 6 non suppongono, per fare nascere un diritto al risarcimento, che il richiedente abbia avuto vincita di causa. Di pi?, il ragionamento del Governo suppone un’analisi posteriore alla fine del procedimento; ora, quando si comincia un procedimento, non si pu? sapere in anticipo quale ne sar? la conclusione. Anche quando si ? perso dopo vent’ anni di procedimento, il danno morale ? superiore poich?, se l’avesse saputo pi? presto, l’individuo avrebbe orientato probabilmente differentemente certi aspetti della sua vita.
56. In quanto alla sufficienza di una constatazione di violazione, questa affermazione potrebbe essere valida per un Stato che commette poche violazioni dovute del resto alle condizioni particolari in un sistema sano, ci? che non ? il caso per l’Italia che non fa niente per eliminare le violazioni. Ora si non pu? ricompensare certo la condotta di un tale Stato eliminando la soddisfazione equa. Al contrario, per costringere lo stato a prendere delle misure che permettono di evitare le violazioni, bisognerebbe aumentare l’importo delle condanne fino all’eliminazione dei motivi che provocano la durata eccessiva dei procedimenti.
57. Perci? che riguarda le osservazioni relative al principio di sussidiariet?, per il richiedente l’articolo 13 della Convenzione non potrebbe essere interpretato come permettendo ad un Stato di adottare un ricorso interno che determiner? la soddisfazione equa per le violazioni di diritti fondamentali riconosciuti dalla Corte in modo e secondo i criteri completamente differenti da quelli che la Corte utilizza. Questa ha il dovere di agire su queste decisioni nazionali per permettere dunque un completo risarcimento delle conseguenze delle violazioni dei diritti e libert? previste dalla Convenzione. L’intervento della Corte ? sempre possibile quando il giudice nazionale ha preso una decisione che reca offesa al carattere effettivo di questo ricorso interno.

Testo Tradotto

Conclusion Exceptions pr?liminaires rejet?es (non-?puisement des voies de recours internes, victime) ; Violation de l’art. 6-1 ; Incomp?tence en ce qui concerne les art. 13, 17 et 34 (griefs nouveaux) ; Pr?judice moral – r?paration p?cuniaire ; Remboursement partiel frais et d?pens – proc?dure de la Convention
GRANDE CHAMBRE

AFFAIRE COCCHIARELLA c. ITALIE

(Requ?te no 64886/01)

ARR?T

STRASBOURG

29 mars 2006

Cet arr?t est d?finitif. Il peut subir des retouches de forme.

En l?affaire Cocchiarella c. Italie,

La Cour europ?enne des Droits de l?Homme, si?geant en une Grande Chambre compos?e de :

MM. L. Wildhaber, pr?sident,
C.L. Rozakis,
J.-P. Costa,
Sir Nicolas Bratza,
MM. B.M. Zupančič,
L. Caflisch,
C. B?rsan,
K. Jungwiert,
M. Pellonp??,
Mme M. Tsatsa-Nikolovska,
MM. R. Maruste,
S. Pavlovschi,
L. Garlicki,
Mme A. Gyulumyan,
MM. E. Myjer,
S.E. Jebens, juges,
L. Ferrari Bravo, juge ad hoc,
et de M. T.L. Early, adjoint au greffier de la Grande Chambre,

Apr?s en avoir d?lib?r? en chambre du conseil les 1er juillet 2005 et 18 janvier 2006,

Rend l?arr?t que voici, adopt? ? cette derni?re date :

PROC?DURE

1. A l?origine de l?affaire se trouve une requ?te (no 64886/01) dirig?e contre la R?publique italienne et dont un ressortissant de cet Etat, M. G. C. (? le requ?rant ?), avait saisi la Commission europ?enne des Droits de l?Homme (? la Commission ?) le 22 d?cembre 1997 en vertu de l?ancien article 25 de la Convention de sauvegarde des Droits de l?Homme et des Libert?s fondamentales (? la Convention ?).

2. Le requ?rant a ?t? repr?sent? par Me S. de N. de M., avocat ? B?n?vent, pour la proc?dure devant la chambre, puis par Mes S. de N. de M., T. V., C. M., A. N. et V. C.e, avocats ? B?n?vent. Le gouvernement italien (? le Gouvernement ?) a ?t? repr?sent? successivement par ses agents, MM. U. Leanza et I.M. Braguglia, et ses coagents, MM. V. Esposito et F. Crisafulli, ainsi que par son coagent adjoint M. N. Lettieri.

3. Le requ?rant all?guait la violation de l?article 6 ? 1 de la Convention en raison de la dur?e d?une proc?dure civile ? laquelle il ?tait partie. Par la suite, le requ?rant a indiqu? qu?il ne se plaignait pas de la fa?on dont la cour d?appel avait ?valu? les retards mais du montant d?risoire des dommages accord?s.

4. La requ?te a ?t? transmise ? la Cour le 1er novembre 1998, date d?entr?e en vigueur du Protocole no 11 ? la Convention (article 5 ? 2 du Protocole no 11).

5. La requ?te a ?t? attribu?e ? une section de la Cour (article 52 ? 1 du r?glement). A la suite du d?port de M. V. Zagrebelsky, juge ?lu au titre de l?Italie (article 28), le Gouvernement a d?sign? M. L. Ferrari Bravo comme juge ad hoc pour si?ger ? sa place (articles 27 ? 2 de la Convention et 29 ? 1 du r?glement).

6. Le 20 novembre 2003, la requ?te a ?t? d?clar?e recevable par une chambre de la premi?re section, compos?e de MM. C.L. Rozakis, P. Lorenzen, G. Bonello, A. Kovler, Mme E. Steiner, M. K. Hajiyev, juges, de M. L. Ferrari Bravo, juge ad hoc, ainsi que de M. S. Nielsen, greffier adjoint de section.

7. Le 10 novembre 2004, la m?me chambre a rendu son arr?t dans lequel elle concluait ? l?unanimit? qu?il y avait eu violation de l?article 6 ? 1 de la Convention.

8. Le 27 janvier 2005, le gouvernement italien a demand? le renvoi de l?affaire devant la Grande Chambre au titre des articles 43 de la Convention et 73 du r?glement. Le 30 mars 2005, un coll?ge de la Grande Chambre a fait droit ? cette demande.

9. La composition de la Grande Chambre a ?t? arr?t?e conform?ment aux articles 27 ?? 2 et 3 de la Convention et 24 du r?glement. Le pr?sident de la Cour a d?cid? que dans l?int?r?t d?une bonne administration de la justice l?affaire devait ?tre attribu?e ? la m?me Grande Chambre que les affaires Riccardi Pizzati c. Italie, Musci c. Italie, Giuseppe Mostacciuolo c. Italie (no 1), Apicella c. Italie, Ernestina Zullo c. Italie, Giuseppina et Orestina Procaccini c. Italie et Giuseppe Mostacciuolo c. Italie (no 2) (requ?tes nos 62361/00, 64699/01, 64705/01, 64890/01, 64897/01, 65075/01 et 65102/01) (articles 24, 42 ? 2 et 71 du r?glement). A cette fin, le pr?sident a ordonn? aux parties de constituer un coll?ge de d?fense (paragraphe 2 ci-dessus).

10. Tant le requ?rant que le Gouvernement ont d?pos? un m?moire. Des observations ont ?galement ?t? re?ues des gouvernements polonais, tch?que et slovaque, que le pr?sident avait autoris?s ? intervenir dans la proc?dure ?crite (articles 36 ? 2 de la Convention et 44 ? 2 du r?glement). Le requ?rant a r?pondu ? ces commentaires (article 44 ? 5 du r?glement).

11. Une audience s?est d?roul?e en public au Palais des Droits de l?Homme, ? Strasbourg, le 29 juin 2005 (article 59 ? 3 du r?glement).

Ont comparu :

? pour le gouvernement d?fendeur
M. N. Lettieri, coagent adjoint ;

? pour le requ?rant
Mes S. de N. de M., avocat au barreau de B?n?vent,

T. V., avocat au barreau de B?n?vent,

C. M., avocat au barreau de B?n?vent,

A. N., avocat au barreau de B?n?vent,

V. C., avocat au barreau de B?n?vent, conseils.

La Cour a entendu en leurs d?clarations Mes S. de N. de M., T. V. et M. N. Lettieri, ainsi que ce dernier en ses r?ponses aux questions de juges.

EN FAIT

I. LES CIRCONSTANCES DE L?ESP?CE

12. Le requ?rant est n? en 1942 et r?side ? B?n?vent.

A. La proc?dure principale

13. Le 15 juillet 1994, Mme P., m?re du requ?rant, d?posa un recours devant le juge d?instance de B?n?vent, faisant fonction de juge du travail, en vue d?obtenir la reconnaissance de son droit ? une pension d?invalidit? civile (pensione di inabilit?) et ? une allocation d?aide ? domicile (indennit? di accompagnamento).

14. Le 23 juillet 1994, le juge d?instance fixa la premi?re audience au 11 mars 1996. Ce jour-l?, le juge nomma un expert puis remit les d?bats ? l?audience du 9 avril 1997.

15. Par un jugement du m?me jour, dont le texte fut d?pos? au greffe le 13 juin 1997, le juge rejeta la demande de Mme P.

16. Le 29 juillet 1997, Mme P. interjeta appel du jugement devant le tribunal de Naples. Le pr?sident du tribunal d?signa un juge rapporteur et fixa l?audience de plaidoiries au 30 avril 2001.

17. Entre-temps, dans la m?me journ?e du 29 juillet 1997, Mme P. d?c?da. Selon les informations fournies par le conseil du requ?rant le 18 mars 1998, lorsqu?il essaya de d?poser au greffe l?acte de constitution de son client en tant qu?h?ritier, l?employ? du greffe du tribunal de Naples lui r?pondit de repasser en l?an 2000. Il justifia cette r?ponse par le fait que l?audience n??tait pr?vue qu?en 2001 et qu?il aurait sinon perdu plusieurs heures ? chercher dans les centaines de dossiers pr?vus pour avril 2001. Le 25 janvier 2000, le requ?rant se constitua dans la proc?dure en tant qu?h?ritier. Une audience fut fix?e au 14 f?vrier 2002.

18. Par un jugement du 16 janvier 2003, dont le texte fut d?pos? au greffe le 21 mars 2003, le tribunal remarqua que le nouveau rapport d?expertise d?montrait que Mme P. souffrait d?un ensemble de pathologies qui excluaient toute capacit? de travailler et rendaient n?cessaire l?assistance permanente d?une personne ? domicile. Partant, il fit droit ? la demande de Mme P. ? compter du 1er juin 1996 jusqu?? la date de son d?c?s.

B. La proc?dure ? Pinto ?

19. Le 3 octobre 2001, le requ?rant saisit la cour d?appel de Rome conform?ment ? la loi no 89 du 24 mars 2001, dite ? loi Pinto ?, afin de se plaindre de la dur?e excessive de la proc?dure d?crite ci-dessus. Le requ?rant demanda ? la cour de conclure ? la violation de l?article 6 ? 1 de la Convention et de condamner le Gouvernement au d?dommagement du pr?judice moral subi, qu?il ?valuait ? 30 000 000 lires italiennes (15 493,71 euros (EUR)), plus un montant non quantifi? pour frais et d?pens.

20. Par une d?cision du 7 mars 2002, dont le texte fut d?pos? au greffe le 6 mai 2002, la cour d?appel constata que la dur?e de la proc?dure avait ?t? excessive, pour les motifs suivants :

? (…) Attendu que la proc?dure de premi?re instance s?est termin?e apr?s environ trois ans, et que l?appel pr?sent? en 1997 est encore pendant ;

Attendu que l?on doit consid?rer comme viol? le principe de la Convention qui assure ? toute personne qu?une proc?dure soit examin?e dans un d?lai raisonnable ;

Qu?en effet la dur?e de la proc?dure en question ne correspond pas ? l?exigence du d?lai raisonnable dans la mesure o? elle n?aurait pas d? d?passer ? vu son objet ? deux ans en premi?re instance et dix-huit mois en appel puisque l?affaire n?est pas complexe ;

Attendu qu?aucun comportement particuli?rement r?p?titif tendant ? prolonger la proc?dure ne peut ?tre attribu? ? la partie requ?rante ;

Qu?il est indiscutable que le syst?me judiciaire ? du fait des r?gles de proc?dure pr?vues et du manque d?effectif ? ne permet pas aux proc?dures judiciaires de se terminer rapidement, malgr? l?intervention du l?gislateur qui a introduit des r?formes sp?cifiques, lesquelles n?ont toutefois pas r?ussi ? avoir une incidence d?terminante sur les ? lenteurs ? de la justice ;

Qu?eu ?gard ? ce qui pr?c?de on ne peut que reconna?tre que le requ?rant a subi un dommage moral du fait du pr?judice psychologique et de l?in?vitable ?tat d?angoisse prolong? dans lequel il s?est trouv? pendant la p?riode de sept ans environ o? il a ?t? oblig? d?attendre la fin d?une proc?dure ayant pour objet le droit ? une indemnit? pour une aide ? domicile ;

Qu?en estimant ? un an le retard en premi?re instance et ? trois ans celui en appel et en les ?valuant sur la base des ?l?ments d?j? indiqu?s, le dommage peut ?tre d?termin? en ?quit? comme s??levant actuellement ? 1 000 euros, plus les int?r?ts ? compter de la date de d?p?t de la pr?sente d?cision. ?

La cour d?appel accorda ?galement 800 EUR pour frais et d?pens. Cette d?cision fut notifi?e le 20 d?cembre 2002 et passa en force de chose jug?e en f?vrier 2003.

21. Par une lettre du 8 janvier 2003, le requ?rant informa la Cour du r?sultat de la proc?dure nationale et lui demanda de reprendre l?examen de sa requ?te.

22. Faute de paiement, le 26 mai 2004 le requ?rant mit en demeure l?administration de payer les sommes dues. La d?marche ?tant rest?e sans r?sultat, il entama une proc?dure de saisie qui aboutit le 12 mai 2005 ? une ordonnance de saisie-attribution des sommes d?tenues par la Banque d?Italie. Selon les informations fournies par le requ?rant ? l?audience du 29 juin 2005, la d?cision de la cour d?appel n?avait alors pas encore ?t? ex?cut?e.

II. LE DROIT ET LA PRATIQUE INTERNES PERTINENTS

A. La loi no 89 du 24 mars 2001, dite ? loi Pinto ?

23. Octroi d?une satisfaction ?quitable en cas de non-respect du d?lai raisonnable et modification de l?article 375 du code de proc?dure civile

Chapitre II ? Satisfaction ?quitable

Article 2 ? Droit ? une satisfaction ?quitable

? 1. Toute personne ayant subi un pr?judice patrimonial ou extrapatrimonial ? la suite de la violation de la Convention de Sauvegarde des Droits de l?Homme et des Libert?s fondamentales, ratifi?e par la loi no 848 du 4 ao?t 1955, ? raison du non-respect du ? d?lai raisonnable ? pr?vu ? l?article 6 ? 1 de la Convention, a droit ? une satisfaction ?quitable.

2. Pour appr?cier la violation, le juge prend en compte la complexit? de l?affaire et, dans le cadre de celle-ci, le comportement des parties et du juge charg? de la proc?dure, ainsi que le comportement de toute autorit? appel?e ? participer ou ? contribuer ? son r?glement.

3. Le juge d?termine le montant de la r?paration conform?ment ? l?article 2056 du code civil, en respectant les dispositions suivantes :

a) seul le pr?judice qui peut se rapporter ? la p?riode exc?dant le d?lai raisonnable indiqu? au paragraphe 1 peut ?tre pris en compte ;

b) le pr?judice extrapatrimonial est r?par? non seulement par le versement d?une somme d?argent, mais aussi par la publication du constat de violation selon les formes appropri?es. ?

Article 3 ? Proc?dure

? 1. La demande de satisfaction ?quitable est d?pos?e aupr?s de la cour d?appel o? si?ge le juge qui, selon l?article 11 du code de proc?dure p?nale, est comp?tent pour les affaires concernant les magistrats du ressort o? la proc?dure ? au sujet de laquelle on all?gue la violation ? s?est achev?e ou s?est ?teinte quant au fond, ou est pendante.

2. La demande est introduite par un recours d?pos? au greffe de la cour d?appel, par un avocat muni d?un mandat sp?cifique contenant tous les ?l?ments vis?s par l?article 125 du code de proc?dure civile.

3. Le recours est dirig? contre le ministre de la Justice s?il s?agit de proc?dures devant le juge ordinaire, le ministre de la D?fense s?il s?agit de proc?dures devant le juge militaire, ou le ministre des Finances s?il s?agit de proc?dures devant les commissions fiscales. Dans tous les autres cas, le recours est dirig? contre le pr?sident du Conseil des ministres.

4. La cour d?appel statue conform?ment aux articles 737 et suivants du code de proc?dure civile. Le recours, ainsi que la d?cision de fixation des d?bats devant la chambre comp?tente, est notifi?, par les soins du demandeur, ? l?administration d?fenderesse domicili?e aupr?s du bureau des avocats de l?Etat [Avvocatura dello Stato]. Un d?lai d?au moins quinze jours doit ?tre respect? entre la date de la notification et celle des d?bats devant la chambre.

5. Les parties peuvent demander que la cour d?appel ordonne la production de tout ou partie des actes et des documents de la proc?dure au sujet de laquelle on all?gue la violation vis?e ? l?article 2, et elles ont le droit d??tre entendues, avec leurs avocats, en chambre du conseil si elles se pr?sentent. Les parties peuvent d?poser des m?moires et des documents jusqu?? cinq jours avant la date ? laquelle sont pr?vus les d?bats devant la chambre, ou jusqu?? l??ch?ance du d?lai accord? par la cour d?appel sur demande des parties.

6. La cour prononce, dans les quatre mois suivant la formation du recours, une d?cision susceptible de pourvoi en cassation. La d?cision est imm?diatement ex?cutoire.

7. Le paiement des indemnit?s aux ayants droit a lieu, dans la limite des ressources disponibles, ? compter du 1er janvier 2002. ?

Article 4 ? D?lai et conditions concernant l?introduction d?une requ?te

? La demande de r?paration peut ?tre pr?sent?e au cours de la proc?dure au sujet de laquelle on all?gue la violation ou, sous peine de d?ch?ance, dans un d?lai de six mois ? partir de la date ? laquelle la d?cision concluant ladite proc?dure est devenue d?finitive. ?

Article 5 ? Communications

? La d?cision qui fait droit ? la demande est communiqu?e par le greffe, non seulement aux parties, mais aussi au procureur g?n?ral pr?s la Cour des comptes afin de permettre l??ventuelle instruction d?une proc?dure en responsabilit?, et aux titulaires de l?action disciplinaire des fonctionnaires concern?s par la proc?dure. ?

Article 6 ? Dispositions transitoires

? 1. Dans les six mois ? compter de la date d?entr?e en vigueur de la pr?sente loi, toutes les personnes qui ont d?j?, en temps utile, introduit une requ?te devant la Cour europ?enne des Droits de l?Homme pour non-respect du ? d?lai raisonnable ? pr?vu par l?article 6 ? 1 de la Convention de sauvegarde des Droits de l?Homme et des Libert?s fondamentales, ratifi?e par la loi no 848 du 4 ao?t 1955, peuvent pr?senter la demande vis?e ? l?article 3 de la pr?sente loi au cas o? la Cour europ?enne n?aurait pas encore d?clar? la requ?te recevable. Dans ce cas, le recours aupr?s de la cour d?appel doit indiquer la date d?introduction de la requ?te devant la Cour europ?enne.

2. Le greffe du juge saisi informe sans retard le ministre des Affaires ?trang?res de toute demande pr?sent?e au titre de l?article 3 et dans le d?lai pr?vu au paragraphe 1 du pr?sent article. ?

Article 7 ? Dispositions financi?res

? 1. La charge financi?re d?coulant de la mise en ?uvre de la pr?sente loi, ?valu?e ? 12 705 000 000 de lires italiennes ? partir de l?ann?e 2002, sera couverte au moyen du d?blocage des fonds inscrits au budget triennal 2001-2003, dans le cadre du chapitre des pr?visions de base de la partie courante du ? Fonds sp?cial ? de l??tat de pr?vision du minist?re du Tr?sor, du Budget et de la Programmation ?conomique, pour l?ann?e 2001. Pour ce faire, les provisions dudit minist?re seront utilis?es.

2. Le minist?re du Tr?sor, du Budget et de la Programmation ?conomique est autoris? ? apporter, par d?cret, les modifications n?cessaires au budget. ?

B. Extraits de la jurisprudence italienne

1. Le revirement de jurisprudence de 2004

24. La Cour de cassation pl?ni?re (Sezioni Unite), saisie de recours contre des d?cisions rendues par des cours d?appel dans le cadre de proc?dures ? Pinto ?, a rendu le 27 novembre 2003 quatre arr?ts de cassation avec renvoi (nos 1338, 1339, 1340 et 1341), dont les textes furent d?pos?s au greffe le 26 janvier 2004 et dans lesquels elle a affirm? que ? la jurisprudence de la Cour de Strasbourg s?impose aux juges italiens en ce qui concerne l?application de la loi no 89/2001 ?.

Elle a notamment affirm? dans son arr?t no 1340 le principe selon lequel :

? la d?termination du dommage extrapatrimonial effectu?e par la cour d?appel conform?ment ? l?article 2 de la loi n? 89/2001, bien que par nature fond?e sur l??quit?, doit intervenir dans un environnement qui est d?fini par le droit puisqu?il faut se r?f?rer aux montants allou?s, dans des affaires similaires, par la Cour de Strasbourg, dont il est permis de s??loigner mais de fa?on raisonnable. ?

25. Extraits de l?arr?t no 1339 de l?Assembl?e pl?ni?re de la Cour de cassation d?pos? au greffe le 26 janvier 2004 :

? (…) 2. La pr?sente requ?te pose la question essentielle de la nature de l?effet juridique qui doit ?tre attribu? ? en application de la loi du 24 mars 2001 no 89, en particulier quant ? l?identification du dommage extrapatrimonial d?coulant de la violation de la dur?e raisonnable du proc?s ? aux arr?ts de la Cour europ?enne des droits de l?homme, qu?ils soient pris en r?gle g?n?rale comme des directives d?interpr?tation ?labor?es par cette Cour au vu des cons?quences de ladite violation, ou avec une r?f?rence ? l?hypoth?se sp?cifique selon laquelle la Cour europ?enne a d?j? eu l?occasion de se prononcer sur le retard dans la d?cision d?un proc?s donn?. (…)

Comme le stipule l?article 2 ? 1 de ladite loi, le fait (juridique) g?n?rateur du droit ? r?paration pr?vu par le texte, est constitu? par la ? violation de la Convention de Sauvegarde des Droits de l?Homme et des Libert?s fondamentales, ratifi?e par la loi no 848 du 4 ao?t 1955, ? raison du non-respect du d?lai raisonnable pr?vu ? l?article 6 ? 1 de la Convention ?. Ainsi, la loi no 89/2001 identifie le fait g?n?rateur du droit ? indemnisation ? par r?f?rence ? ? une norme sp?cifique de la CEDH. Cette Convention a institu? un Juge (la Cour europ?enne des Droits de l?Homme, qui si?ge ? Strasbourg) pour faire respecter ses dispositions (article 19) ; c?est la raison pour laquelle elle n?a pas d?autre choix que de reconna?tre ? ce juge le pouvoir de d?terminer la signification de ces dispositions et de les interpr?ter.

Puisque le fait g?n?rateur du droit d?fini par la loi no 89/2001 consiste en une violation de la CEDH, il incombe au Juge de la CEDH de d?terminer les ?l?ments de ce fait juridique, qui finit donc par ?tre ? mis en conformit? ? par la Cour de Strasbourg, dont la jurisprudence s?impose aux juges italiens pour ce qui touche ? l?application de la loi no 89/2001.

Il n?est donc pas n?cessaire de se poser le probl?me g?n?ral des rapports entre la CEDH et l?ordre juridique interne, sur lesquels le procureur g?n?ral s?est longuement arr?t? lors de l?audience. Quelle que soit l?opinion qu?on ait sur ce probl?me controvers?, et donc sur la place de la CEDH dans le cadre des sources du droit interne, il ne fait aucun doute que l?application directe d?une norme de la CEDH dans l?ordre juridique italien, sanctionn?e par la loi no 89/2001 (et donc par l?article 6 ? 1, dans la partie relative au ? d?lai raisonnable ?), ne peut pas s??carter de l?interpr?tation que le juge europ?en donne de cette m?me norme.

La th?se contraire, qui permettrait des divergences importantes entre l?application tenue pour appropri?e dans l?ordre national selon la loi no 89/2001 et l?interpr?tation donn?e par la Cour de Strasbourg au droit ? un proc?s dans un d?lai raisonnable, retirerait toute justification ? ladite loi no 89/2001 et conduirait l?Etat italien ? violer l?article 1 de la CEDH, selon lequel ? Les Hautes Parties contractantes reconnaissent ? toute personne relevant de leur juridiction les droits et libert?s d?finis au titre I de la pr?sente Convention ? (qui comprend l?article 6 susmentionn?, lequel d?finit le droit ? un proc?s dans un d?lai raisonnable).

Les raisons qui ont d?termin? l?adoption de la loi no 89/2001 reposent sur la n?cessit? de pr?voir un recours jurisprudentiel interne contre les violations tenant ? la dur?e des proc?dures, de fa?on ? mettre en ?uvre la subsidiarit? de l?intervention de la Cour de Strasbourg, pr?vue express?ment par la CEDH (article 35) : ? La Cour ne peut ?tre saisie qu?apr?s l??puisement des voies de recours internes ?. Le syst?me europ?en de protection des droits de l?homme se fonde sur ce principe de subsidiarit?. Il en d?coule l?obligation pour les Etats ayant ratifi? la CEDH de garantir aux citoyens la protection des droits reconnus par la CEDH, particuli?rement dans le cadre de l?ordre juridique interne et devant les organes de la justice nationale. Cette protection doit ?tre ? effective ? (article 13 de la CEDH), de fa?on ? ouvrir une voie de recours sans saisir la Cour de Strasbourg.

Le recours interne introduit par la loi no 89/2001 n?existait pas auparavant dans l?ordre juridique italien. Par cons?quent, les requ?tes contre l?Italie pour violation de l?article 6 de la CEDH avaient ? satur? ? (terme utilis? par le rapporteur Follieri lors de la s?ance du S?nat du 28 septembre 2000) le juge europ?en. La Cour de Strasbourg a relev?, avant la loi no 89/2001, que lesdits manquements de l?Italie ? refl?taient une situation qui perdure, ? laquelle il n?a pas encore ?t? port? rem?de et pour laquelle les justiciables ne disposent d?aucune voie de recours interne. Cette accumulation de manquements est, d?s lors, constitutive d?une pratique incompatible avec la Convention ? (voir les quatre arr?ts de la Cour rendus le 28 juillet 1999 dans les affaires Bottazzi, Di Mauro, Ferrari et A.P.).

La loi no 89/2001 constitue la voie de recours interne que la ? victime d?une violation ? (telle que d?finie ? l?article 34 de la CEDH) de l?article 6 (quant au non-respect du d?lai raisonnable) doit exercer, avant de s?adresser ? la Cour europ?enne pour solliciter la ? satisfaction ?quitable ? pr?vue ? l?article 41 de la CEDH, laquelle, lorsque la violation subsiste, est accord?e par la Cour uniquement ? si le droit interne de la Haute Partie contractante ne permet d?effacer qu?imparfaitement les cons?quences de cette violation ?. La loi no 89/2001 a par cons?quent, permis ? la Cour europ?enne de d?clarer irrecevables les requ?tes qui lui ont ?t? pr?sent?es (notamment avant l?adoption de cette loi) et visant ? obtenir la satisfaction ?quitable pr?vue ? l?article 41 de la CEDH relative ? la dur?e du proc?s (Brusco c. Italie, arr?t du 6 septembre 2001).

Ce m?canisme d?application de la CEDH et de respect du principe de subsidiarit? de l?intervention de la Cour europ?enne de Strasbourg ne fonctionne pourtant pas lorsque celle-ci consid?re que les cons?quences de la violation de la CEDH pr?sum?e n?ont pas ?t? r?par?es dans le cadre du droit interne ou ont ?t? r?par?es ? imparfaitement ? car, dans de telles hypoth?ses, l?article 41 susmentionn? pr?voit l?intervention de la Cour europ?enne pour prot?ger la ? victime de la violation ?. Dans ce cas, la requ?te individuelle soumise ? la Cour de Strasbourg au sens de l?article 34 de la CEDH est recevable (Scordino et autres c. Italie, d?cision du 27 mars 2003) et la Cour prend des mesures pour prot?ger directement le droit de la victime qui, selon cette m?me Cour, n?a pas ?t? suffisamment sauvegard? par le droit interne.

Le juge du caract?re suffisant ou imparfait de la protection que la victime a obtenue en droit interne est, sans aucun doute, la Cour europ?enne, ? qui incombe la responsabilit? de faire appliquer l?article 41 de la CEDH pour ?tablir, si, dans le cadre de la violation de la CEDH, le droit interne a permis de r?parer de mani?re exhaustive les cons?quences de ladite violation.

La th?se selon laquelle le juge italien peut avoir, dans le cadre de l?application de la loi no 89/2001, une interpr?tation diff?rente de celle que la Cour europ?enne a donn?e ? la norme de l?article 6 de la CEDH (dont la violation constitue le fait g?n?rateur du droit ? indemnisation, d?fini par ladite loi nationale) implique que la victime de la violation (si elle re?oit dans le cadre de la proc?dure nationale une r?paration jug?e insuffisante par la Cour europ?enne) doit obtenir de ce juge la satisfaction ?quitable pr?vue ? l?article 41 de la CEDH. Cela enl?verait toute utilit? ? la r?paration pr?vue par le l?gislateur italien dans la loi no 89/2001 et porterait atteinte au principe de subsidiarit? de l?intervention de la Cour de Strasbourg.

Il faut donc se rallier ? la Cour europ?enne des droits de l?homme qui, dans la d?cision pr?cit?e relative ? la requ?te Scordino (concernant le caract?re imparfait de la protection accord?e par le juge italien en application de la loi no 89/2001), a affirm? que ? dans le cadre du principe de subsidiarit?, les jurisprudences nationales doivent interpr?ter et appliquer, autant que possible, le droit national conform?ment ? la Convention ?.

(…) Les travaux pr?paratoires de la loi no 89/2001 sont encore plus explicites. Dans son rapport sur le projet de loi (acte s?natorial no 3813 du 16 f?vrier 1999), le s?nateur Pinto affirme que le m?canisme de r?paration propos? par une initiative l?gislative (jug? ensuite recevable par la loi suscit?e) assure au requ?rant ? une protection analogue ? celle qu?il recevrait dans le cadre de l?instance internationale ? puisque la r?f?rence directe ? l?article 6 de la CEDH permet de transf?rer au niveau interne ? les limites d?applicabilit? de cette m?me disposition qui existent au niveau international ; limites qui d?pendent essentiellement de l?Etat et de l??volution de la jurisprudence des organes de Strasbourg, particuli?rement de la Cour europ?enne des droits de l?homme, dont les arr?ts devront donc guider (…) le juge interne dans la d?finition de ces limites ?.

(…) 6. Les consid?rations expos?es dans les sections 3-5 de ce document se r?f?rent en g?n?ral ? l?importance des directives d?interpr?tation de la Cour europ?enne sur l?application de la loi no 89/2001 relative ? la r?paration du dommage extrapatrimonial.

N?anmoins, en l?esp?ce, il convient de consid?rer que le juge national est dans l?impossibilit? d?exclure le dommage extrapatrimonial (m?me une fois ?tablie la violation de l?article 6 de la CEDH) car il en est emp?ch? par la pr?c?dente d?cision de la Cour europ?enne ; en r?f?rence ? ce m?me proc?s pr??tabli, la Cour a en effet d?j? jug? que les retards injustifi?s survenus dans la proc?dure ont entra?n? des cons?quences quant au dommage extrapatrimonial du requ?rant, qu?elle a satisfait pour une partie de la p?riode. Il d?coule de cet arr?t de la Cour europ?enne que, une fois la violation ?tablie par le juge national pour la p?riode qui a suivi celle prise en consid?ration par l?arr?t, le requ?rant a continu? ? subir un dommage extrapatrimonial qui doit ?tre indemnis? en application de la loi no 89/2001.

Il n?est donc pas possible d?affirmer ? comme l?a fait la cour d?appel de Rome ? que l?indemnisation est injustifi?e du fait de la faible valeur de l?enjeu dans le cadre de la proc?dure litigieuse. Ce motif est tout d?abord inappropri? ?tant donn? que la Cour europ?enne a d?j? jug? que le dommage extrapatrimonial subsiste dans le cadre de la dur?e excessive de cette m?me proc?dure et, de surcro?t, inexact. En effet, lorsque le non-respect du d?lai raisonnable a ?t? constat?, le montant en jeu dans le proc?s ne peut jamais avoir pour effet d?exclure le dommage extrapatrimonial, vu que l?anxi?t? et l?angoisse dues ? la suspension de la proc?dure se v?rifient g?n?ralement, y compris dans les cas o? le montant en jeu est minime, et o? cet aspect pourra avoir un effet r?ducteur sur le montant de l?indemnisation, sans l?exclure totalement.

7. En conclusion, la d?cision attaqu?e doit ?tre cass?e et l?affaire renvoy?e ? la cour d?appel de Rome qui, compos?e diff?remment, versera au requ?rant le dommage extrapatrimonial d? en raison du non-respect du d?lai raisonnable pour la seule p?riode cons?cutive au 16 avril 1996 ; elle se r?f?rera aux modalit?s de r?glement de ce type de dommage adopt?es par la Cour europ?enne des droits de l?homme, dont elle pourra s??carter dans une mesure raisonnable (Cour DH, 27 mars 2003, Scordino c. Italie). ?

2. Jurisprudence en mati?re de transmission du droit ? r?paration

a) Arr?t no 17650/02 de la Cour de cassation d?pos? au greffe le 15 octobre 2002

26. La Cour de cassation s?exprima ainsi :

? (…) Le d?c?s d?une personne victime de la dur?e excessive d?une proc?dure, intervenu avant l?entr?e en vigueur de la loi no 89 de 2001 [dite ? loi Pinto ?], repr?sente un obstacle ? la naissance du droit [? la satisfaction ?quitable] et ? sa transmission aux h?ritiers, conform?ment ? la r?gle g?n?rale selon laquelle une personne d?c?d?e ne peut pas devenir titulaire d?un droit garanti par une loi post?rieure ? sa mort (…) ?

b) Arr?t no 5264/03 de la Cour de cassation d?pos? au greffe le 4 avril 2003

27. Dans son arr?t, la Cour de cassation rel?ve que le droit d?obtenir r?paration pour la violation du droit ? un proc?s dans un d?lai raisonnable trouve sa source dans la loi Pinto. Le m?canisme pr?vu par la norme europ?enne ne constitue pas un droit pouvant ?tre revendiqu? devant le juge national. Partant, le droit ? une ? satisfaction ?quitable ? ne peut ?tre ni acquis ni transmis par une personne d?j? d?c?d?e lors de l?entr?e en vigueur de la loi Pinto. Le fait que le d?funt a, en son temps, pr?sent? une requ?te devant la Cour de Strasbourg n?est pas d?terminant. Contrairement ? ce que pr?tendent les requ?rants, la disposition de l?article 6 de la loi Pinto ne constitue pas une norme proc?durale op?rant un transfert de comp?tences de la Cour europ?enne au juge national.

c) Ordonnance no 11950/04 de la Cour de cassation d?pos?e au greffe le 26 juin 2004

28. Dans cette affaire traitant de la possibilit? ou non de transmettre ? des h?ritiers le droit ? r?paration d?coulant de la violation de l?article 6 ? 1 du fait de la dur?e de la proc?dure, la premi?re section de la Cour de cassation a renvoy? l?affaire devant l?Assembl?e pl?ni?re, estimant qu?il y avait un conflit de jurisprudence entre l?attitude restrictive adopt?e par la haute juridiction dans les pr?c?dents arr?ts en mati?re de succession au regard de la loi Pinto et les quatre arr?ts rendus par l?Assembl?e pl?ni?re le 26 janvier 2004, dans la mesure o? une interpr?tation moins stricte permettait de consid?rer que ce droit ? r?paration existait depuis la ratification de la Convention europ?enne par l?Italie le 4 ao?t 1955.

d) Extraits de l?arr?t no 28507/05 de l?Assembl?e pl?ni?re de la Cour de cassation d?pos? au greffe le 23 d?cembre 2005

29. Dans l?affaire ayant donn? lieu ? l?ordonnance de renvoi ?voqu?e ci-dessus (voir paragraphe pr?c?dent), l?Assembl?e pl?ni?re a notamment proclam? les principes suivants, mettant ainsi fin ? des divergences de jurisprudence :

? La loi no 848 du 4 ao?t 1955, qui a ratifi? et rendu ex?cutoire la Convention, a introduit dans l?ordre interne les droits fondamentaux, appartenant ? la cat?gorie des droits subjectifs publics, pr?vus par le titre premier de la Convention et qui co?ncident en grande partie avec ceux indiqu?s dans l?article 2 de la Constitution ; ? cet ?gard l??nonc? de la Convention a valeur de confirmation et d?illustration. (…).

? Il faut r?it?rer le principe selon lequel le fait constitutif du droit ? r?paration d?fini par la loi nationale co?ncide avec la violation de la norme contenue dans l?article 6 de la Convention, qui est d?applicabilit? imm?diate en droit interne.

La distinction entre le droit ? un proc?s dans un d?lai raisonnable, introduit par la Convention europ?enne des Droits de l?Homme (ou m?me pr?existant en tant que valeur prot?g?e par la Constitution), et le droit ? une r?paration ?quitable, qui aurait ?t? introduit seulement par la loi Pinto, ne saurait ?tre admise dans la mesure o? la protection fournie par le juge national ne s??carte pas de celle pr?c?demment offerte par la Cour de Strasbourg, le juge national ?tant tenu de se conformer ? la jurisprudence de la Cour europ?enne. (…)

? Il en ressort que le droit ? une r?paration ?quitable du pr?judice d?coulant de la dur?e excessive d?une proc?dure s??tant d?roul?e avant la date d?entr?e en vigueur de la loi no 89 de 2001 doit ?tre reconnu par le juge national m?me en faveur des h?ritiers de la partie ayant introduit la proc?dure litigieuse avant cette date, la seule limite ?tant que la demande n?ait pas d?j? ?t? pr?sent?e ? la Cour de Strasbourg et que celle-ci ne se soit pas prononc?e sur sa recevabilit?. (…)

3. Arr?t no 18239/04 de la Cour de cassation, d?pos? au greffe le 10 septembre 2004, concernant le droit ? r?paration des personnes morales

30. Cet arr?t de la Cour de cassation concerne un pourvoi du minist?re de la Justice contestant l?octroi par une cour d?appel d?une somme au titre du dommage moral ? une personne morale. La Cour de cassation a repris la jurisprudence Comingersoll c. Portugal ([GC], no 35382/97, CEDH 2000-IV) et, apr?s s??tre r?f?r?e aux quatre arr?ts de l?Assembl?e pl?ni?re du 26 janvier 2004, a constat? que sa propre jurisprudence n??tait pas conforme ? celle de la Cour europ?enne. Elle a estim? que l?octroi d?une satisfaction ?quitable pour les personnes ? juridiques ? selon les crit?res de la Cour de Strasbourg ne se heurtait ? aucun obstacle normatif interne. Par cons?quent, la d?cision de la cour d?appel ?tant correcte, elle a rejet? le pourvoi.

4. Arr?t no 8568/05 de la Cour de cassation, d?pos? au greffe le 23 avril 2005, concernant la pr?somption d?un dommage moral

31. La haute juridiction formula les observations suivantes :

? (…) [Consid?rant] que le dommage extrapatrimonial est la cons?quence normale, mais pas automatique, de la violation du droit ? un proc?s dans un d?lai raisonnable, de telle sorte qu?il sera r?put? exister sans qu?il soit besoin d?en apporter la preuve sp?cifique (directe ou par pr?somption) d?s lors que cette violation a ?t? objectivement constat?e, sous r?serve qu?il n?y ait pas de circonstances particuli?res qui en soulignent l?absence dans le cas concret (Cass. A.P. 26 janvier 2004 no 1338 et 1339) ;

? que l??valuation en ?quit? de l?indemnisation du dommage extrapatrimonial est soumise, du fait du renvoi sp?cifique de l?article 2 de la loi du 24 mars 2001 no 89 ? l?article 6 de la Convention europ?enne des Droits de l?Homme (ratifi?e par la loi du 4 ao?t 1955 no 848), au respect de ladite Convention, conform?ment ? l?interpr?tation jurisprudentielle rendue par la Cour de Strasbourg (dont l?inobservation emporte violation de la loi), et doit donc, dans la mesure du possible, se conformer aux sommes octroy?es dans des cas similaires par le juge europ?en, sur le plan mat?riel et pas simplement formel, avec la facult? d?apporter les d?rogations qu?implique le cas d?esp?ce, ? condition qu?elles ne soient pas d?nu?es de motivation, excessives ou d?raisonnables (Cass. A.P. 26 janvier 2004 no 1340) ; (…)

? que la diff?rence entre les crit?res de calcul [entre la jurisprudence de la Cour et l?article 2 de la loi Pinto] ne touche pas ? la capacit? globale de la loi no 89 de 2001 ? garantir une r?paration s?rieuse pour la violation du droit ? un proc?s dans une dur?e raisonnable (capacit? reconnue par la Cour europ?enne, entre autres, dans une d?cision du 27 mars 2003 rendue dans la requ?te no 36813/97 Scordino c. Italie), et donc n?autorise aucun doute sur la compatibilit? de cette norme interne avec les engagements internationaux pris par la R?publique italienne par le biais de la ratification de la Convention europ?enne et la reconnaissance formelle, ?galement au niveau constitutionnel, du principe ?nonc? ? l?article 6 ? 1 de ladite Convention (…) ?

III. AUTRES DISPOSITIONS PERTINENTES

A. Troisi?me rapport annuel sur la dur?e excessive des proc?dures judiciaires en Italie pour l?ann?e 2003 (justice administrative, civile et p?nale)

32. Dans ce rapport CM/Inf/DH(2004)23, r?vis? le 24 septembre 2004, les d?l?gu?s des Ministres ont indiqu?, en ce qui concerne l??valuation du recours Pinto, ce qui suit :

? (…) 11. S?agissant du recours interne introduit en 2001 par la ? loi Pinto ?, il reste un certain nombre de d?faillances ? r?gler, notamment li?es ? l?efficacit? de ce recours et ? son application en conformit? avec la Convention : en particulier, cette loi ne permet toujours pas d?acc?l?rer les proc?dures pendantes. (…)

109. Dans le cadre de son examen du 1er rapport annuel, le Comit? des Ministres a exprim? sa perplexit? quant au fait que cette loi ne permettait pas d?obtenir l?acc?l?ration des proc?dures contest?es et que son application posait un risque d?aggraver la surcharge des cours d?appel. (…)

112. Il est rappel? que, dans le cadre de son examen du 2e rapport annuel, le Comit? des Ministres avait pris note avec pr?occupation de cette absence d?effet direct [de la Convention et de sa jurisprudence en Italie] et avait par cons?quent invit? les autorit?s italiennes ? intensifier leurs efforts au niveau national ainsi que leurs contacts avec les diff?rents organes du Conseil de l?Europe comp?tents en la mati?re. (…) ?

B. R?solution Int?rimaire ResDH(2005)114 concernant les arr?ts de la Cour europ?enne des Droits de l?Homme et les d?cisions du Comit? des Ministres dans 2 183 affaires contre l?Italie relatives ? la dur?e excessive des proc?dures judiciaires

33. Dans cette r?solution int?rimaire, les d?l?gu?s des Ministres ont indiqu? ce qui suit :

? Le Comit? des Ministres (…)

Notant (…)

(…) la mise en place d?une voie de recours interne permettant une indemnisation dans les cas de dur?e excessive des proc?dures, adopt?e en 2001 (loi ? Pinto ?), et les d?veloppements r?cents de la jurisprudence de la Cour de la cassation, permettant d?accro?tre l?effet direct de la jurisprudence de la Cour europ?enne en droit interne, tout en notant que cette voie de recours ne permet toujours pas l?acc?l?ration des proc?dures de mani?re ? rem?dier effectivement ? la situation des victimes ;

Soulignant que la mise en place de voies de recours internes ne dispense pas les Etats de leur obligation g?n?rale de r?soudre les probl?mes structuraux ? la base des violations ;

Constatant qu?en d?pit des efforts entrepris, de nombreux ?l?ments indiquent toujours que la solution ? ce probl?me ne sera pas trouv?e ? court terme (ainsi que d?montr? notamment par les donn?es statistiques, par les nouvelles affaires pendantes devant les juridictions nationales et la Cour europ?enne, par les informations contenues dans les rapports annuels soumis par le Gouvernement au Comit? et dans les rapports du procureur g?n?ral ? la Cour de la cassation) ; (…)

Soulignant l?importance que la Convention attribue au droit ? une administration ?quitable de la justice dans une soci?t? d?mocratique et rappelant que le probl?me de la dur?e excessive des proc?dures judiciaires, en raison de sa persistance et de son ampleur, constitue un r?el danger pour le respect de l?Etat de droit en Italie ; (…)

PRIE INSTAMMENT les autorit?s italiennes de renforcer leur engagement politique et de faire du respect des obligations de l?Italie en vertu de la Convention et des arr?ts de la Cour une priorit? effective, afin de garantir le droit ? un proc?s ?quitable dans un d?lai raisonnable ? toute personne relevant de la juridiction de l?Italie ; (…) ?

C. La Commission europ?enne pour l?efficacit? de la justice (CEPEJ)

34. La Commission europ?enne pour l?efficacit? de la justice a ?t? ?tablie au sein du Conseil de l?Europe par la r?solution Res (2002)12, avec pour objectif d?une part d?am?liorer l?efficacit? et le fonctionnement du syst?me judiciaire des Etats membres afin d?assurer que toute personne relevant de leur juridiction puisse faire valoir ses droits de fa?on effective, de mani?re ? renforcer la confiance des citoyens dans la justice, et d?autre part de permettre de mieux mettre en ?uvre les instruments juridiques internationaux du Conseil de l?Europe relatifs ? l?efficacit? et ? l??quit? de la justice.

35. Dans son programme-cadre (CEPEJ (2004) 19 Rev 2 ? 7) la CEPEJ a remarqu? que ? les dispositifs limit?s ? une indemnisation ont un effet incitatif trop faible sur les Etats pour les amener ? modifier leur fonctionnement et n?apportent qu?une r?paration a posteriori en cas de violation av?r?e au lieu de trouver une solution au probl?me de la dur?e. ?

EN DROIT

I. SUR LES EXCEPTIONS PR?LIMINAIRES DU GOUVERNEMENT

A. Le non-?puisement des voies de recours internes

1. Le gouvernement d?fendeur

36. Le Gouvernement demande ? la Cour de d?clarer la requ?te irrecevable pour non-?puisement des voies de recours internes et donc de revenir sur la d?cision de la chambre selon laquelle le pourvoi en cassation n?est pas une voie de recours obligatoire. Selon lui, c?est ? tort que la Cour, dans sa d?cision Scordino c. Italie ((d?c.), no 36813/97, CEDH 2003-IV), a d?clar? que le recours en cassation n??tait pas une voie de recours interne ? ?puiser car dans ses arr?ts la Cour de cassation a toujours consid?r? les griefs relatifs ? la mesure de l?indemnit? comme relevant de l?appr?ciation des faits, r?serv?s ? la comp?tence du juge du fond. Il est vrai que la Cour de cassation, en tant que juge du droit, ne peut pas superposer sa propre appr?ciation sur les questions de fond ou sa propre ?valuation des faits et des preuves ? celles du juge du fond. Elle a cependant le pouvoir de constater que la d?cision du juge du fond est incompatible avec l?interpr?tation correcte de la loi ou est motiv?e de fa?on illogique ou contradictoire. Dans ce cas, elle peut formuler le principe juridique applicable ou tracer la ligne directrice du raisonnement correct et renvoyer l?affaire devant le juge du fond afin qu?il proc?de ? une nouvelle appr?ciation des faits sur la base de ces indications. Cette th?se a d?ailleurs ?t? confirm?e par les quatre arr?ts rendus par l?Assembl?e pl?ni?re de la Cour de cassation le 26 janvier 2004 nos 1338, 1339, 1340 et 1341 (paragraphes 24 et 25 ci-dessus).

2. Le requ?rant

37. Le requ?rant estime que le Gouvernement est forclos ? soulever cette question, qu?il n?avait jamais ?voqu?e valablement devant la chambre. En tout ?tat de cause, le Gouvernement se contente de soutenir des th?ses qui ont d?j? ?t? rejet?es par la chambre lors de la d?cision sur la recevabilit? et dans son arr?t sur le fond de l?affaire. Le requ?rant observe que jusqu?au revirement de jurisprudence de la Cour de cassation, qui n?est intervenu que post?rieurement ? la d?cision Scordino (pr?cit?e), les juges italiens ne se sont pas sentis li?s par la jurisprudence de la Cour qui ?tait cit?e par les avocats dans les recours, et qu?il n?a connaissance d?aucun arr?t de la Cour de cassation ant?rieur ? ce revirement de jurisprudence o? la Cour de cassation a accept? un pourvoi se fondant uniquement sur le fait que le montant accord? n??tait pas en rapport avec ceux octroy?s par la Cour europ?enne. Il rel?ve en outre qu?en ce qui le concerne la d?cision de la cour d?appel ?tait devenue d?finitive bien avant le revirement de jurisprudence de la Cour de cassation et demande donc ? la Cour de rejeter l?exception du Gouvernement et de confirmer l?arr?t du 10 novembre 2004 (paragraphes 14-16 de l?arr?t de la chambre).

3. Appr?ciation de la Cour

38. En vertu de l?article 1, aux termes duquel ? [L]es Hautes Parties contractantes reconnaissent ? toute personne relevant de leur juridiction les droits et libert?s d?finis au titre I de la pr?sente Convention ?, la mise en ?uvre et la sanction des droits et libert?s garantis par la Convention revient au premier chef aux autorit?s nationales. Le m?canisme de plainte devant la Cour rev?t donc un caract?re subsidiaire par rapport aux syst?mes nationaux de sauvegarde des droits de l?homme. Cette subsidiarit? s?exprime dans les articles 13 et 35 ? 1 de la Convention.

39. La finalit? de l?article 35 ? 1, qui ?nonce la r?gle de l??puisement des voies de recours internes, est de m?nager aux Etats contractants l?occasion de pr?venir ou de redresser les violations all?gu?es contre eux avant que la Cour n?en soit saisie (voir, entre autres, l?arr?t Selmouni c. France [GC], no 25803/94, ? 74, CEDH 1999-V). La r?gle de l?article 35 ? 1 se fonde sur l?hypoth?se, incorpor?e dans l?article 13 (avec lequel elle pr?sente d??troites affinit?s), que l?ordre interne offre un recours effectif quant ? la violation all?gu?e (Kudła c. Pologne [GC], no 30210/96, ? 152, CEDH 2000-XI).

40. N?anmoins, les dispositions de l?article 35 de la Convention ne prescrivent l??puisement que des recours ? la fois relatifs aux violations incrimin?es, disponibles et ad?quats. Ils doivent exister ? un degr? suffisant de certitude non seulement en th?orie mais aussi en pratique, sans quoi leur manquent l?effectivit? et l?accessibilit? voulues (voir, notamment, les arr?ts Vernillo c. France, arr?t du 20 f?vrier 1991, s?rie A no 198, pp. 11?12, ? 27 ; Dalia c. France, arr?t du 19 f?vrier 1998, Recueil des arr?ts et d?cisions 1998-I, pp. 87-88, ? 38 ; Mifsud c. France (d?c.) [GC], no 57220/00, CEDH 2002-VIII).

41. En adoptant la loi Pinto, l?Italie a introduit un recours purement indemnitaire en cas de violation du principe du d?lai raisonnable (paragraphe 23 ci-dessus). La Cour a d?j? estim? que le recours devant les cours d?appel introduit par la loi Pinto ?tait accessible et que rien ne permettait de douter de son efficacit? (Brusco c. Italie (d?c.), no 69789/01, CEDH 2001-IX). De plus, au vu de la nature de la loi Pinto et du contexte dans lequel celle-ci est intervenue, la Cour a d?clar? par la suite qu?il ?tait justifi? de faire une exception au principe g?n?ral selon lequel la condition de l??puisement doit ?tre appr?ci?e au moment de l?introduction de la requ?te. Cela vaut non seulement pour les requ?tes introduites apr?s la date d?entr?e en vigueur de la loi, mais aussi pour les requ?tes qui, ? la date en question, ?taient d?j? inscrites au r?le de la Cour. Elle avait notamment pris en consid?ration la disposition transitoire pr?vue par l?article 6 de la loi Pinto (paragraphe 23 ci-dessus) qui offrait aux justiciables italiens une r?elle possibilit? d?obtenir un redressement de leur grief au niveau interne pour toutes les requ?tes pendantes devant la Cour et non encore d?clar?es recevables (Brusco, ibidem).

42. Dans l?affaire Scordino (pr?cit?e), la Cour a estim? que, lorsqu?un requ?rant se plaint uniquement du montant de l?indemnisation et de l??cart existant entre celui-ci et la somme qui lui aurait ?t? accord?e au titre de l?article 41 de la Convention, l?int?ress? n?est pas tenu aux fins de l??puisement des voies de recours internes de se pourvoir en cassation contre la d?cision de la cour d?appel. Pour parvenir ? cette conclusion, elle s?est bas?e sur l?examen d?une centaine d?arr?ts de la Cour de cassation, parmi lesquels elle n?a trouv? aucun cas o? cette derni?re avait pris en consid?ration un grief tenant au fait que le montant accord? par la cour d?appel ?tait insuffisant par rapport au pr?judice all?gu? ou inad?quat par rapport ? la jurisprudence de Strasbourg.

43. Or, la Cour rel?ve que, le 26 janvier 2004, la Cour de cassation, statuant en pl?ni?re, a cass? quatre d?cisions concernant des cas o? l?existence ou le montant du dommage moral ?taient contest?s. Ce faisant, elle a pos? le principe selon lequel ? la d?termination du dommage extrapatrimonial effectu?e par la cour d?appel conform?ment ? l?article 2 de la loi n? 89/2001, bien que par nature fond?e sur l??quit?, doit intervenir dans un environnement qui est d?fini par le droit puisqu?il faut se r?f?rer aux montants allou?s, dans des affaires similaires, par la Cour de Strasbourg, dont il est permis de s??loigner mais de fa?on raisonnable ? (paragraphe 24 ci-dessus).

44. La Cour prend bonne note de ce revirement de jurisprudence et salue les efforts consentis par la Cour de cassation pour se conformer ? la jurisprudence europ?enne. Elle rappelle en outre avoir jug? raisonnable de retenir que le revirement de jurisprudence, et notamment l?arr?t no 1340 de la Cour de cassation, ne pouvait plus ?tre ignor? du public ? partir du 26 juillet 2004. Par cons?quent, elle a consid?r? qu?? partir de cette date il doit ?tre exig? des requ?rants qu?ils usent de ce recours aux fins de l?article 35 ? 1 de la Convention (Di Sante c. Italie (d?c.), no 56079/00, 24 juin 2004, et, mutatis mutandis, Broca et Texier-Micault c. France, nos 27928/02 et 31694/02, ? 20, 21 octobre 2003).

45. En l?esp?ce, la Grande Chambre, ? l?instar de la chambre, constate que le d?lai pour se pourvoir en cassation avait expir? avant le 26 juillet 2004 et estime que, dans ces circonstances, le requ?rant ?tait dispens? de l?obligation d??puiser les voies de recours internes. Par cons?quent, sans pr?juger de la question de savoir si le Gouvernement peut ?tre consid?r? comme forclos, la Cour estime que cette exception doit ?tre rejet?e.

B. L?appr?ciation de la qualit? de ? victime ?

1. La d?cision de la chambre

46. Dans sa d?cision sur la recevabilit? du 20 novembre 2003, la chambre a suivi sa jurisprudence dans l?affaire Scordino (pr?cit?e) selon laquelle le requ?rant pouvait continuer ? se pr?tendre ? victime ? au sens de l?article 34 de la Convention lorsque la somme accord?e par la cour d?appel n??tait pas consid?r?e par la chambre comme ad?quate pour r?parer le pr?judice et la violation all?gu?s. En l?esp?ce, la somme accord?e au requ?rant n??tant pas suffisante pour constituer un redressement ad?quat, la chambre a estim? qu?il pouvait toujours se pr?tendre victime.

2. Les th?ses des comparants

a) Le Gouvernement

47. Selon le gouvernement d?fendeur, le requ?rant n?est plus ? victime ? de la violation de l?article 6 ? 1 car il a obtenu de la cour d?appel un constat de violation et une somme qui doit ?tre consid?r?e comme ad?quate du fait du comportement de l?int?ress? ? le d?c?s de la demanderesse aurait occasionn? l?interruption de la proc?dure et le requ?rant ne se serait constitu? que tardivement ?, de la dur?e et de la complexit? de la cause, qui a n?cessit? une deuxi?me expertise.

48. Le Gouvernement en profite pour demander ? la Cour d?expliciter les diff?rents ?l?ments du raisonnement qui la conduisent ? ses d?cisions, tant dans ses parties concernant la violation que pour ce qui est de la satisfaction ?quitable. Il estime qu?? l?instar des juridictions nationales, la Cour devrait indiquer, dans chaque cas de figure, le nombre d?ann?es devant ?tre consid?r? comme ? normal ? par degr? de proc?dure, la dur?e qui peut ?tre acceptable en fonction de la complexit? de l?affaire, l?ampleur des retards imputables ? chaque partie, le poids de l?enjeu de la proc?dure, l?issue de celle-ci et le mode de calcul de la satisfaction ?quitable d?coulant de ces ?l?ments. Il reproche ? la chambre de ne pas avoir examin? en d?tail le raisonnement du juge national dans son arr?t du 10 novembre 2004. La chambre s?est born?e ? affirmer que la somme liquid?e ?tait insuffisante sans pr?ciser les similitudes ou les diff?rences entre les pr?c?dents cit?s ? titre de comparaison et la proc?dure litigieuse.

49. Selon lui, la Cour doit m?nager un juste ?quilibre entre l?exigence de clart? et le respect de principes tels que la marge d?appr?ciation des Etats et le principe de subsidiarit?. La recherche de cet ?quilibre devrait ?tre gouvern?e par la r?gle g?n?rale d?apr?s laquelle ? tout ?l?ment d??valuation dont l??nonc? reste souple ou vague dans la jurisprudence de Strasbourg doit correspondre le plus grand respect pour la marge d?appr?ciation correspondante dont chaque Etat a le droit de b?n?ficier, sans crainte d??tre ensuite d?savou? par la Cour en raison d?une perception diff?rente d?un fait ou de son importance. Le Gouvernement estime que la reconnaissance de l?existence et la d?termination du dommage font partie de l??valuation des preuves qui rel?ve de la comp?tence du juge national et est en principe soustraite ? celle du juge supranational. Si la Cour a certes le pouvoir de contr?ler que la d?cision soumise ? son examen est motiv?e d?une mani?re qui n?est ni manifestement d?raisonnable ni arbitraire et qu?elle soit conforme ? la logique et aux enseignements de l?exp?rience r?ellement v?rifi?s dans le contexte social, elle ne saurait imposer en revanche ses propres crit?res et substituer sa propre conviction ? celle du juge national quant ? l?appr?ciation des ?l?ments de preuve.

50. Le Gouvernement tient ? expliquer les crit?res utilis?s en droit italien et souligne que le constat de violation est ind?pendant de l?existence d?un pr?judice moral. La Cour de cassation a cependant affirm? que le dommage moral ?tait une cons?quence ordinaire du constat de la violation du d?lai raisonnable que le requ?rant n?avait dor?navant pas besoin de d?montrer. Selon la haute juridiction, c?est ? l?Etat de d?montrer le contraire, c?est-?-dire de fournir la preuve, le cas ?ch?ant, que le d?lai d?attente exorbitant d?une d?cision judiciaire n?a pas caus? d?anxi?t? et de malaise, mais qu?elle a, au contraire, ?t? profitable pour la partie requ?rante, ou bien que la partie requ?rante ?tait consciente d?avoir engag? une proc?dure ou a fait preuve de r?sistance dans le cadre d?une instance sur la base d?argumentations erron?es (Cour de cassation 29.3.-11.5.2004 no 8896), comme, par exemple, lorsqu?elle savait pertinemment depuis le d?but qu?elle n?avait aucune chance de succ?s. De plus, selon l?article 41 la Cour accorde une satisfaction ?quitable lorsque cela est opportun, donc le constat de violation peut suffire. Ainsi, la Cour ne doit pas ?tre la seule ? pouvoir moduler les montants qu?elle donne jusqu?? ne rien accorder. Il rappelle que selon le droit italien seules les ann?es d?passant la dur?e raisonnable doivent ?tre prises en consid?ration pour l??valuation du dommage.

51. A l?audience, le Gouvernement a indiqu? qu?en ce qui concernait les frais de proc?dure, le requ?rant avait obtenu leur remboursement par le juge. Quant au retard dans le versement de l?indemnit?, le Gouvernement remarque que la pr?sente affaire n?a ?t? communiqu?e qu?en ce qui concerne la dur?e de la proc?dure civile et non pour une question d?acc?s au tribunal du fait du retard dans le paiement de la somme accord?e par la cour d?appel. Enfin, se r?f?rant ?galement aux informations fournies lors de l?audience en l?affaire Scordino (no 36813/97) le m?me jour, le Gouvernement a expliqu? que le montant de la ligne budg?taire attribu? ? la loi Pinto s??tant av?r? insuffisant en 2002 et 2003, la somme avait ?t? augment?e en 2004 et 2005.

Pour toutes ces raisons, le Gouvernement consid?re que le requ?rant ne doit plus ?tre consid?r? comme ? victime ? de la violation tir?e de l?article 6 ? 1 de la Convention.

b) Le requ?rant

52. Le requ?rant, pour sa part, estime qu?il est toujours ? victime ? de la violation dans la mesure o? la somme qui lui a ?t? accord?e par la cour d?appel est non seulement d?risoire mais ne lui a m?me pas ?t? vers?e. En r?ponse au Gouvernement qui soutient que le requ?rant aurait d? se constituer plus t?t dans la proc?dure, il rappelle qu?il n?a pas eu la possibilit? de le faire parce que l?organisation du greffe de la juridiction interne ne le lui a pas permis (paragraphe 17 ci-dessus). Il rel?ve de surcro?t que le recours Pinto est uniquement indemnitaire et n?a en rien acc?l?r? la proc?dure le concernant, qui ?tait encore pendante.

53. Le requ?rant saisit cette occasion pour souligner les autres lacunes de la loi Pinto, auxquelles il a lui-m?me d? faire face :

? tout d?abord la cour d?appel comp?tente est loin du lieu de r?sidence des demandeurs ; pour chaque acte il faut faire 300 km alors qu?avec la Cour tout peut se faire par courrier ou t?l?copie ;

? il fallait verser des droits de timbres et des frais d?inscription au r?le (d?cision qui a ?t? prise par le minist?re de la Justice, donc le d?fendeur, par le biais d?une circulaire envoy?e aux greffes), et cela jusqu?? un d?cret du 7 mars 2002 ;

? la proc?dure Pinto est toujours assujettie (qu?elle se solde par une victoire ou une d?faite) au paiement d?autres frais et notamment ? l?on?reuse taxe d?enregistrement de la d?cision ;

? le recours ne comportait qu?une instance, sans possibilit? de se pourvoir en cassation en cas d?erreur d??valuation, jusqu?au revirement de jurisprudence du 26 janvier 2004 ;

? l?utilisation de la proc?dure en chambre du conseil (camera di consiglio) au lieu d?une proc?dure ordinaire emp?che l?admission de moyens de preuve autres que le d?p?t de documents, et le juge peut – mais sans y ?tre oblig? – demander plus de preuves (le choix de ce type de proc?dure par le l?gislateur avait pour but de limiter le plus possible le montant des r?parations des dommages obligeant la chambre comp?tente ? se prononcer en l??tat du dossier) ;

? les crit?res internes de r?paration des dommages diff?rent compl?tement de ceux de la Cour ;

? on observe une in?galit? de traitement quant au paiement des frais et d?pens puisque, quand le demandeur gagne, les sommes accord?es par les cours d?appel sont minimes, alors que, lorsqu?il perd, les sommes devant ?tre vers?es ? l?Etat sont beaucoup plus ?lev?es.

De plus, la loi Pinto pr?voit que le paiement se fait dans la limite des ressources disponibles. La couverture financi?re (environ 6 500 000 euros) en 2002 ?tait ridicule, ?tant donn? les milliers de recours qui ?taient ? l??poque pendants devant la Cour. Aujourd?hui encore les montants fix?s sont inad?quats, d?o? des retards dans le paiement. Une fois obtenue la d?cision de la cour d?appel, l?Etat ne s?ex?cute pas spontan?ment et oblige les demandeurs ? notifier la d?cision, ? attendre les 120 jours obligatoires pr?vus par la loi puis ? commencer la proc?dure de mise en demeure et ?ventuellement la proc?dure de saisie qui n?est pas toujours fructueuse faute de fonds disponibles. Il s?ensuit qu?entre l??mission de la d?cision et le paiement effectif s??coulent en moyenne deux ans, et cela de fa?on parfaitement l?gitime puisque la loi Pinto elle-m?me pr?voit que ? le paiement se fait dans la limite des ressources disponibles ?, c?est-?-dire dans la limite des sommes notoirement insuffisantes assign?es annuellement par l?Etat.

54. Selon le requ?rant, une analyse de la loi Pinto et de la mani?re de l?appliquer des juges italiens d?montre que les mesures prises par l?Etat n?ont pas pour objet d??liminer les retards mais de cr?er un recours qui soit un obstacle tel qu?il d?couragera les demandeurs d?intenter ou de continuer ce recours. Le requ?rant n?est donc pas seulement victime du retard chronique de la proc?dure mais ?galement de frustrations ult?rieures r?sultant des obstacles institu?s par le recours Pinto. En outre, la loi Pinto a augment? la charge de travail des cours d?appel sans que cette augmentation s?accompagne d?un accroissement significatif de l?effectif des magistrats, ce qui ne peut qu?avoir des cons?quences n?gatives sur le travail de ceux-ci.

55. En r?ponse aux critiques formul?es par les diff?rents gouvernements quant aux crit?res ?nonc?s par la chambre, le requ?rant note que la dur?e de la proc?dure fait tellement partie du syst?me judiciaire italien que le Gouvernement en oublie de demander ? la Cour ce qu?il devrait modifier dans ce syst?me pour ?liminer les retards. Au lieu de cela, le Gouvernement invite la Cour ? codifier les param?tres du dommage ou l?autorisation pour les juges de continuer ? utiliser des param?tres totalement diff?rents de ceux de la Cour afin de pouvoir continuer ? g?rer le syst?me italien sans y apporter de modification pour acc?l?rer les proc?s. Selon le requ?rant, le Gouvernement commet une erreur d?appr?ciation puisque ce n?est pas ? la Cour europ?enne des Droits de l?Homme d??viter de se mettre en contradiction avec la loi interne mais c?est au contraire ? la loi nationale (dont la loi Pinto) de ne pas contredire la Convention. Le raisonnement du Gouvernement selon lequel dans certains cas la dur?e de la proc?dure en cause profite au requ?rant quand il r?siste par des moyens mal fond?s ou lorsque l?enjeu du litige est inf?rieur ? la satisfaction ?quitable accord?e serait erron?. En effet, le droit ? un proc?s dans un d?lai raisonnable fait abstraction de la valeur du litige et l?article 6 ne suppose pas, pour faire na?tre un droit ? r?paration, que le requ?rant ait eu gain de cause. De plus, le raisonnement du Gouvernement suppose une analyse post?rieure ? la fin de la proc?dure ; or, lorsque l?on commence une proc?dure, on ne peut savoir ? l?avance quelle en sera l?issue. M?me lorsque l?on a perdu apr?s vingt ans de proc?dure, le dommage moral est sup?rieur puisque, s?il l?avait su plus t?t, l?individu aurait probablement orient? diff?remment certains aspects de sa vie.

56. Quant ? la suffisance d?un constat de violation, cette affirmation pourrait ?tre valable pour un Etat qui commet peu de violations dues ? des conditions particuli?res dans un syst?me sain au demeurant, ce qui n?est pas le cas pour l?Italie qui ne fait rien pour ?liminer les violations. Or on ne peut certes pas r?compenser la conduite d?un tel Etat en ?liminant la satisfaction ?quitable. Au contraire, pour forcer l?Etat ? prendre des mesures permettant d??viter les violations, il faudrait augmenter le montant des condamnations jusqu?? l??limination des motifs provoquant la dur?e excessive des proc?dures.

57. En ce qui concerne les remarques relatives au principe de subsidiarit?, pour le requ?rant l?article 13 de la Convention ne saurait ?tre interpr?t? comme permettant ? un Etat d?adopter un recours interne qui d?terminera la satisfaction ?quitable pour des violations de droits fondamentaux reconnus par la Cour de mani?re et selon des crit?res compl?tement diff?rents de ceux que la Cour utilise. Celle-ci se doit donc d?agir sur ces d?cisions nationales afin de permettre une compl?te r?paration des cons?quences des violations des droits et libert?s pr?vus par la Convention. L?intervention de la Cour est toujours possible lorsque le juge national a pris une d?cision qui porte atteinte au caract?re effectif de ce recours interne. Accueillir totalement la th?se de la ? subsidiarit? ? reviendrait ? priver la Cour de sa fonction, qui consiste ? veiller ? l?application par les Etats contractants de la Convention et de ses protocoles.

3. Les parties intervenantes

a) Le gouvernement tch?que

58. Selon le gouvernement tch?que, la Cour devrait se limiter ? v?rifier la conformit? ? la Convention des cons?quences qui d?coulent des choix de politique jurisprudentielle op?r?s par les juridictions internes, cette v?rification devant ?tre plus ou moins rigoureuse en fonction de la marge d?appr?ciation que la Cour accorde aux autorit?s nationales. Elle devrait uniquement s?assurer que les autorit?s internes, conform?ment ? l?article 13 de la Convention, respectent les principes qui se d?gagent de sa jurisprudence ou appliquent les dispositions nationales de mani?re ? permettre aux int?ress?s de b?n?ficier d?un niveau de protection ? de leurs droits et libert?s garantis par la Convention ? sup?rieur ou ?quivalent ? celui dont ils b?n?ficieraient si les autorit?s internes appliquaient directement les dispositions de la Convention. La Cour ne devrait d?pas

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